La professione di informatico per la tutela degli asset digitali

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Opportunità ed esigenze nella regolamentazione della professione di informatico: la tutela dei nuovi assets digitali dei cittadini e della società moderna. Sintesi Viene proposto un approccio graduale nella regolamentazione per aree omogenee di attività: dalle più critiche a quelle più di nicchia. Viene identificata e discussa l’area della terzietà per definire i criteri di appartenenza dei soggetti fisici e di riflesso societari. Sono illustrate, infine, delle modalità di creazione del valore aggiunto alla professione di informatico attraverso l’uso combinato di strumenti del web 2.0 ________________________ Il Forum delle competenze digitali (www.forumcompetenzedigitali.org ) è una straordinaria opportunità per concepire delle proposte di regolamentazione del settore ICT ed in particolare della professione di informatico che tengano conto delle esigenze di tutti gli attori ed in primo luogo dei cittadini delle nuove società digitali. E’ sotto l’occhio di tutti quanto l’innovazione tecnologica abbia profondamente cambiato, negli ultimi 10 anni, molte abitudini e modi di fare radicati nella società civile. I social networks e le reti mobili a larga banda sono solo alcune delle ultime novità che hanno ridefinito i rapporti sociali e di comunicazione nella moderna società digitale. Attualmente i cittadini si ritrovano ad avere nella loro identità sempre più “assets” digitali di valore crescente (*) e sempre più si trovano a spendere risorse e tempo per garantirne l’integrità, l’accessibilità e la riservatezza. Sui social network quali Facebook è finito il “loro onore”, nella firma digitale la loro “identità giuridica”, nei conti bancari “on line” la loro sicurezza finanziaria, nei supporti ottici e magnetici i loro ricordi più cari e si potrebbe continuare. La stessa società nel suo complesso dipende dai sistemi digitali sia per il suo funzionamento sia per la sua tutela e protezione. Si avverte l’esigenza di una quarta forza armata che presidi la nuova dimensione digitale e gli assets al loro interno in aggiunta alle tre tradizionali di mare, terra ed aria: gli stessi sistemi di difesa tradizionali hanno sempre più spesso un controllo digitale che necessita adeguata protezione onde evitare che semplici e remoti hacker lo possano utilizzare contro noi stessi! C’è dunque una crescente esigenza di tutela di tali assets e nel contempo di maggiore informazione/formazione di tutti i soggetti coinvolti in questa progressiva digitalizzazione. Attualmente questa rivoluzione è portata avanti da una moltitudine di soggetti organizzati nelle forme più disparate: si va dalle imprese multinazionali ai singoli esperti con la partita iva, dal plurilaureato e titolato con tanto di cattedra accademica allo “smanettone geniale” che non appena mette le mani sul problema e/o sistema lo risolve quasi per magia. Risulta pertanto necessario proporre una maggiore regolamentazione del settore suddetto nell’interesse primario della società civile e dei cittadini e dipoi degli stessi soggetti attori. Anche nel settore degli amministratori di sistema a forte impatto sulla “riservatezza” delle informazioni l’autority garante dei dati personali e altre istituzioni hanno a gran voce espresso la necessità di un “albo” o almeno di una “lista” dei soggetti abilitati per “regolamentare” le criticità dell’attività di gestione dei dati degli utenti: sapendo tutte le navigazioni e le ricerche effettuate, il traffico e il contenuto delle email e le applicazioni utilizzate si può tracciare un profilo molto affidabile e spesso inaspettato del soggetto spiato! Ma come regolamentare il settore e la professione di informatico? Il compito non è dei più semplici in quanto il comparto ICT che coinvolge l’informatica e le telecomunicazioni è caratterizzato da un altissimo grado di complessità sia “spaziale” per la numerosità dei prodotti e servizi, sia “temporale” per la rapidità della loro nascita ed obsolescenza. Invero molte delle maggiori “semplificazioni” introdotte recentemente nelle altre attività umane sono state spesso raggiunte con l’introduzione della nuova “complessità digitale”: si pensi al mutamento delle attività notarili con la disponibilità di banche dati aggiornate in tempo reale, alle attività dello stesso ingegnere edile con la disponibilità dei programmi software di progettazione, e cosi via. Tale complessità rende molto difficile pensare e attuare una regolamentazione generale del comparto capace di tener conto di tutte le fattispecie e delle dinamiche evolutive in atto: pertanto si propone qui di iniziare per gradi identificando dapprima le tipologie di attività più critiche per tutto il comparto che possano

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Opportunità ed esigenze nella regolamentazione della professione di informatico: la tutela dei nuovi assets digitali dei cittadini e della società moderna.

Transcript of La professione di informatico per la tutela degli asset digitali

Opportunità ed esigenze nella regolamentazione della

professione di informatico: la tutela dei nuovi assets digitali

dei cittadini e della società moderna.

Sintesi

Viene proposto un approccio graduale nella regolamentazione per aree omogenee di attività: dalle più critiche a quelle

più di nicchia. Viene identificata e discussa l’area della terzietà per definire i criteri di appartenenza dei soggetti fisici e

di riflesso societari. Sono illustrate, infine, delle modalità di creazione del valore aggiunto alla professione di

informatico attraverso l’uso combinato di strumenti del web 2.0

________________________

Il Forum delle competenze digitali

(www.forumcompetenzedigitali.org) è una

straordinaria opportunità per concepire delle proposte

di regolamentazione del settore ICT ed in particolare

della professione di informatico che tengano conto

delle esigenze di tutti gli attori ed in primo luogo dei

cittadini delle nuove società digitali.

E’ sotto l’occhio di tutti quanto l’innovazione

tecnologica abbia profondamente cambiato, negli

ultimi 10 anni, molte abitudini e modi di fare radicati

nella società civile. I social networks e le reti mobili a

larga banda sono solo alcune delle ultime novità che

hanno ridefinito i rapporti sociali e di comunicazione

nella moderna società digitale.

Attualmente i cittadini si ritrovano ad avere nella loro

identità sempre più “assets” digitali di valore crescente

(*) e sempre più si trovano a spendere risorse e tempo

per garantirne l’integrità, l’accessibilità e la

riservatezza. Sui social network quali Facebook è finito

il “loro onore”, nella firma digitale la loro “identità

giuridica”, nei conti bancari “on line” la loro sicurezza

finanziaria, nei supporti ottici e magnetici i loro ricordi

più cari e si potrebbe continuare.

La stessa società nel suo complesso dipende dai sistemi

digitali sia per il suo funzionamento sia per la sua

tutela e protezione. Si avverte l’esigenza di una quarta

forza armata che presidi la nuova dimensione digitale e

gli assets al loro interno in aggiunta alle tre tradizionali

di mare, terra ed aria: gli stessi sistemi di difesa

tradizionali hanno sempre più spesso un controllo

digitale che necessita adeguata protezione onde evitare

che semplici e remoti hacker lo possano utilizzare

contro noi stessi!

C’è dunque una crescente esigenza di tutela di tali

assets e nel contempo di maggiore

informazione/formazione di tutti i soggetti coinvolti in

questa progressiva digitalizzazione.

Attualmente questa rivoluzione è portata avanti da una

moltitudine di soggetti organizzati nelle forme più

disparate: si va dalle imprese multinazionali ai singoli

esperti con la partita iva, dal plurilaureato e titolato con

tanto di cattedra accademica allo “smanettone geniale”

che non appena mette le mani sul problema e/o sistema

lo risolve quasi per magia.

Risulta pertanto necessario proporre una maggiore

regolamentazione del settore suddetto nell’interesse

primario della società civile e dei cittadini e dipoi degli

stessi soggetti attori. Anche nel settore degli

amministratori di sistema a forte impatto sulla

“riservatezza” delle informazioni l’autority garante dei

dati personali e altre istituzioni hanno a gran voce

espresso la necessità di un “albo” o almeno di una

“lista” dei soggetti abilitati per “regolamentare” le

criticità dell’attività di gestione dei dati degli utenti:

sapendo tutte le navigazioni e le ricerche effettuate, il

traffico e il contenuto delle email e le applicazioni

utilizzate si può tracciare un profilo molto affidabile e

spesso inaspettato del soggetto spiato!

Ma come regolamentare il settore e la professione di

informatico?

Il compito non è dei più semplici in quanto il comparto

ICT che coinvolge l’informatica e le telecomunicazioni

è caratterizzato da un altissimo grado di complessità sia

“spaziale” per la numerosità dei prodotti e servizi, sia

“temporale” per la rapidità della loro nascita ed

obsolescenza. Invero molte delle maggiori

“semplificazioni” introdotte recentemente nelle altre

attività umane sono state spesso raggiunte con

l’introduzione della nuova “complessità digitale”: si

pensi al mutamento delle attività notarili con la

disponibilità di banche dati aggiornate in tempo reale,

alle attività dello stesso ingegnere edile con la

disponibilità dei programmi software di progettazione,

e cosi via.

Tale complessità rende molto difficile pensare e attuare

una regolamentazione generale del comparto capace di

tener conto di tutte le fattispecie e delle dinamiche

evolutive in atto: pertanto si propone qui di iniziare

per gradi identificando dapprima le tipologie di

attività più critiche per tutto il comparto che possano

esser regolamentate agilmente con beneficio di tutti i

soggetti.

Nel mercato italiano sono state censite dalla

Confindustria circa 20.000 stazioni appaltanti e la

stessa si è spesso lamentata della scarsa qualità di

professionalità e competenza tecnica all’interno delle

commissioni di gara che alla fine finisce per deprimere

il potenziale dell’offerta e premiare le offerte

economiche più “minimaliste” delle ditte meno

tecnologiche invece di quelle “economicamente più

vantaggiose” delle aziende hi-tech.

Pertanto l’attività e il ruolo di “commissario di gara”

esperto e competente dell’oggetto dell’appalto è

sicuramente una delle attività critiche e fondamentali a

beneficio di tutto l’indotto dell’offerta e della stessa

domanda pubblica che può svolgere come in USA un

ruolo trainante per tutto il mondo privato.

Estendendo tale attività possiamo identificare tutto

l’universo delle attività di terzietà dove la

professionalità e l’indipendenza rappresentano i valori

aggiunti principali.

In questo universo possiamo classificare senza alcuna

pretesa esaustiva anche i “collaudi” cosi critici per il

buon esito delle forniture, gli studi di fattibilità cosi

fondamentali per definire i budget e i tempi dei

progetti, le congruità tecnico/economiche e le stime

cosi importanti per dirimere i contenziosi o i

cambiamenti delle esigenze e le ottimizzazioni

contrattuali che con una sapiente negoziazione possono

portare subito forti risparmi alle aziende.

Riguardo questa specifica tipologia di attività già da

molti anni c’è una regolamentazione fatta dall’AIPA,

di poi CNIPA ed ora Digit PA, che ha emesso

specifiche circolari istituendo delle liste riservate alle

società denominate di monitoraggio per i progetti di

“grande rilievo”.

Tale regolamentazione, nei fatti e a dire degli stessi

attori, non sempre ha raggiunto gli obiettivi sperati La

garanzia della terzietà ed indipendenza a livello

“societario” e non individuale, richiede un continuo

controllo dei requisiti sia dell’impresa sia di ogni sua

specifica offerta in gara che non sembra compatibile

con il forte ridimensionamento dell’organico che Digit

PA ha subito di recente. Son cronaca di tutti i giorni i

contenziosi legali sollevati fra le società per la presunta

assenza dei suddetti requisiti dei loro concorrenti. Ad

esempio se una società di monitoraggio riesce a vincere

una gara con ribassi notevoli grazie al fatto che alloca

al progetto quasi tutte figure non dipendenti di basso

costo prese al momento sul mercato quanto possono

valere le garanzie di professionalità ed indipendenza

attribuite alla società in quanto iscritta alla lista

ristretta?

A proprio modesto avviso si propone che la

professionalità e l’indipendenza vadano predicate “in

primis” a livello della persona “fisica” che poi può

anche partecipare o appartenere ad un’organizzazione

superiore con altri suoi “simili” che può offrire

maggiori garanzie.

Studi ben noti effettuali nel settore hanno dimostrato

che la produttività di un addetto ICT può variare da 1 a

10 in funzione della competenza, degli strumenti a

disposizione e della motivazione dello stesso e di certo

il compenso correlato non ha la stessa varianza. Risulta

pertanto critico concentrarsi sul valore del capitale

umano, cosi ricco in Italia e soprattutto nel suo sud, e

regolamentare le sue forme di certificazione,

motivazione e sviluppo/formazione.

Al riguardo sul mercato convivono posizioni variegate.

Se da una parte gli ordini professionali spingono per il

riconoscimento della figura dell’ingegnere

dell’informazione (DPR 328/2001) cercando di

identificare delle “riserve” di attività, è vero pure che

non è ammissibile lasciar “fuori” tutti quei soggetti

competenti spesso con vari decenni di esperienza la cui

unica colpa è stata quella di studiare in un periodo nel

quale non c’era l’ingegneria dell’informazione come

percorso di studi.

Nell’ottica della regolamentazione “graduale”

possiamo iniziare ad identificare i criteri di

appartenenza alle liste di competenza tenendo conto di

tutte le esigenze degli attori in campo. Possiamo

pubblicizzare tali criteri e lasciare che gli stessi

utenti/clienti certificati possano esprimere

pubblicamente (almeno quelle positive) le loro

valutazioni sulle singole prestazioni secondo un

approccio di “crowdsourcing” che genera un notevole

valore aggiunto e mette al riparo da ogni approccio

troppo centralizzato.

Ad esempio se una stazione appaltante deve fare una

gara per un “call center” gli può esser molto utile

trovare una lista di soggetti che non solo soddisfano dei

criteri di massima di competenza ma che hanno erogato

nell’ultimo periodo prestazioni similari con piena

soddisfazione dei relativi committenti. E se un esperto

non “risponde pienamente” ai suddetti criteri ma

comunque le sue prestazioni “storiche” sono state

sempre valutate molto positivamente, ritengo che sia

giusto inserirlo nella “lista” proprio per dar maggior

valore aggiunto a lui e ai potenziali clienti che

potrebbero aver difficoltà a trovarne simili per

competenze e referenze.

Nell’attuale economia del valore aggiunto le

“preferenze espresse” o referenze sono la nuova forma

di manifestazione del “valore” e pertanto ritengo

sarebbe anche giusto che i soggetti riconoscano tale

valore pagando il servizio erogato dal sistema pubblico

delle preferenze. Come esempio di massima che può

aiutare a capire si pensi ad Ebay e al suo sistema

ricorsivo di referenze per costruire la fiducia in rete.

Alcuni possono obiettare che invero i committenti e le

stesse stazioni appaltanti non hanno un proprio

interesse a ricorrere a soggetti “indipendenti”. Si è

sentita la stessa obiezione tante volte per lo stesso

monitoraggio che da una parte è un’attività di controllo

dell’operato dell’amministrazione dall’altra è pagato e

scelto dalla stessa con un potenziale conflitto di

interesse. Simili problematiche vi sono anche nel

mercato delle certificazioni di qualità, dei bilanci e

similari.

A tali obiezioni si risponde ricordando che a differenza

degli anni ’60, ’70 e ’80 oggi l’ICT è sempre più

interposta fra l’azienda e il cliente finale. Un tempo

serviva il back office mentre adesso entra nelle case,

nei pc, negli smartphone in ogni momento e definisce

l’immagine e la comunicazione della stessa azienda od

organizzazione. Non è un caso che l’attuale governo ha

deciso tutta una serie di misure per la digitalizzazione

della PA e sicuramente se queste non dovessero

funzionare sarebbe un grande boomerang in termini di

immagine e di consenso. Provate ad immaginare

soltanto la firma digitale e la possibilità che alcuni

cittadini si trovino improvvisamente privati dei loro

beni per firme digitali irrevocabili fatte a loro insaputa.

Oppure una compromissione del sistema finanziario

con bonifici “pazzi” fra i vari conti.

Invero gli utenti finali, i cittadini grazie alle evoluzioni

dell’informatica individuale e ad internet sono sempre

più esigenti dai servizi “on-line” e le amministrazioni e

le aziende si trovano sempre più costrette a rincorrere

tali esigenze per salvaguardare la loro immagine ed il

rapporto con il mercato. Il CIO o responsabile dei

servizi informativi che dovesse fare una gara “poco

trasparente” al primo disservizio significativo del

sistema fornito si troverebbe a fronteggiare tutto il

CDA e il CEO per garantire la sua poltrona. In sintesi

l’efficienza dei sistemi informativi sta diventando

sempre più critica e pubblica per poter esser preferita a

forniture tradizionali più “locali”. Ad esempio una

volta fornire del software significava dare un nastro che

non era sempre installato, ora con il cloud computing

significa fornire servizi immediati e performanti sotto

gli occhi di tutti.

L’ICT sta sempre più svolgendo un ruolo strategico e

di comunicazione di immagine e di efficienza

dell’organizzazione.

In sintesi la nostra proposta è quella di procedere

gradualmente con interventi di regolamentazione

graduale per aree omogenee di attività: dalle più

critiche a quelle più di nicchia.

Ad esempio, identificata l’area della terzietà, definire i

criteri di appartenenza dei soggetti e solo di riflesso a

questi dei soggetti giuridici correlati, pubblicare le

attività su uno specifico sito, ospitare le liste dei

soggetti che vogliono esser li riportati autocertificando

la loro adeguatezza ai criteri e pagando il servizio,

definire delle linee guida per i criteri di fatturazione dei

servizi e di accordo degli stessi con i committenti

Si rimane a disposizione per ogni ulteriore

approfondimento.

Francesco Marinuzzi

Presidente AIRIN

ww.airin.it

www.marinuzzi.it

(*) Dal Blog caffeit.airin.it