la Procreazione Medicalmente Assistita...In Italia, le Linee guida in materia di Procreazione...
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L’importanza del supporto psicologico come parte integrante del lavoro di équipe nei centri specializzati per l’infertilità e
la Procreazione Medicalmente Assistita
Dal “curare” al “prendersi cura”: un approccio globale centrato sul paziente
La sofferenza generata dall’incapacità di diventare genitori in modo
naturale viene spesso affrontata dalle coppie in segreto, a causa dei
sentimenti di colpa e di vergogna che gli individui provano, sentendosi “non
normali”, in quanto non in grado di portare a termine con successo un
“compito evolutivo” considerato semplice e naturale dal punto di vista
socio-culturale. La letteratura scientifica in materia di infertilità documenta
che tale esperienza di non concepimento ha un forte
impatto non solo sulla salute psicofisica dell’individuo,
ma anche sulla qualità della relazione di coppia e delle
relazioni allargate (1;2;3). All‘interno dei fattori
emozionali inevitabilmente associati alla condizione di
infertilità, un ruolo particolare viene riconosciuto allo
stress. Le conseguenze dell’esperienza di un percorso di
Procreazione Medicalmente Assistita (di seguito, PMA)
sulla vita dell’individuo e della coppia sono descritte da
numerosi lavori di ricerca internazionali, che evidenziano il profondo
disagio psicologico e sociale sperimentato dalle persone coinvolte, che varia
dalla presenza di sintomi ansioso-depressivi, a vissuti di fallimento, colpa e
vergogna, alla percezione di perdere il controllo della propria vita, ad alti
livelli di stress, fino alla strutturazione di veri e propri quadri psicopatologici
(4;5;6;7;8;9;10;11;12;13;14;15). Inoltre, gli stessi trattamenti di PMA
risultano notevolmente gravosi e stressanti per i pazienti, in quanto basati
su procedure complesse che comportano radicali cambiamenti nel loro stile
di vita, nonché un’alternanza di sentimenti di speranza e disperazione (16).
Alcuni studi indicano come tali trattamenti possono, talvolta,
indurre più stress dell‘esperienza di infertilità stessa e questo avviene
specialmente per le donne, che devono sostenere numerose visite mediche
durante ogni ciclo di trattamento (17;18;19). Risposte emotive negative,
come vissuti di estrema ansia, sofferenza e disagio, possono esitare in
alcuni casi anche in un’interruzione precoce del trattamento, diminuendo
così le probabilità di gravidanza: a tal proposito in diversi studi il 35% circa
delle coppie che interrompono il trattamento hanno indicato lo stress come
causa principale alla base della loro decisione (20;21;22).
Altri studi presenti in letteratura dimostrano una
connessione significativa tra lo stress infertilità-correlato
e lo scarso successo dei trattamenti (23;24;25). A
conferma delle evidenze scientifiche vi sono anche i
risultati di alcune indagini CENSIS del 2008 e del 2016,
che pongono l’attenzione sui bisogni informativi delle
coppie infertili evidenziando che il livello di soddisfazione
delle stesse, pur essendo molto elevato nella complessità
del trattamento, risulta, invece, basso rispetto agli aspetti comunicativi-
relazionali (44%) e alla mancanza di un punto di riferimento unico (42%). Il
15% degli utenti sottolinea la mancanza di un supporto psicologico
associato all’iter terapeutico di PMA. In linea con questi dati anche i rilievi
di un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) del 2008 che ha
esplorato gli stati d’animo più frequenti tra le coppie infertili (solitudine e
stigmatizzazione, difficoltà a conciliare terapia e lavoro, medicalizzazione di
aspetti intimi e personale percezione di diversità dalle altre coppie, idee
poco chiare su come si agirà in caso di insuccesso, informazioni
incomplete…) ed ha raccolto informazioni circa la qualità del personale e
delle tecniche utilizzate e le caratteristiche dei trattamenti nei centri
Le coppie supportate da uno psicologo
migliorano il loro vissuto emotivo e la
sintomatologia psicofisica in modo
significativo rispetto a coloro che non
hanno ricevuto assistenza, e aumentano
le possibilità che i trattamenti abbiano
un esito positivo, comportando, dunque,
una gravidanza.
specializzati in infertilità e PMA (26). Tali dati, che tendono ancora una
volta ad avvalorare la necessità di un sostegno psicologico, evidenziano
chiaramente l’importanza per i pazienti non soltanto di ricevere
informazioni, ma comunicazioni che (sempre secondo quanto espresso
dall’utenza nel corso dell’indagine) dovrebbero basarsi su accoglienza,
ascolto ed empatia (27;28;29). Sulla base delle evidenze scientifiche
precedentemente citate e della normativa vigente1 relativamente al vissuto
emotivo della coppia nei percorsi di PMA l’impegno degli ambulatori e dei
centri specialistici dovrebbe essere sempre più orientato non soltanto ad
“erogare una cura”, ma a “prendersi cura” dell’utente in maniera globale,
ispirandosi al modello teorico biopsicosociale (30;31); tale modello mira a
sviluppare una “cura centrata sul paziente” (32) attraverso uno stile
comunicativo empatico, rispettoso e supportivo, capace di adattarsi alle
caratteristiche, ai bisogni ed ai valori dell’utente stesso (33). Alcuni studi
hanno dimostrato che tale approccio è risultato influenzare il benessere
percepito durante il trattamento di fecondazione in vitro diminuendo le
preoccupazioni, i sintomi depressivi e ansiosi e promuovendo così le
capacità di tolleranza del trattamento stesso, e presumibilmente, anche le
possibilità di successo delle procedure utilizzate (34). L‘intervento dello
psicologo avrebbe l’obiettivo di creare uno spazio emotivo che permetta
accoglienza, ascolto, contenimento e sostegno alla coppia che si sottopone
alle tecniche di PMA, fornendo un aiuto prezioso nell‘affrontare la
complessità dei trattamenti e l‘eventuale possibile fallimento degli stessi.
L‘intervento si configurerebbe, inoltre, quale possibile spazio dedicato alla
1 In Italia, le Linee guida in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (2015), fanno riferimento
alla legge 19 febbraio 2004, n. 40 la quale riconosce il beneficio dell’attività di consulenza, prescrivendo
che ogni centro di PMA preveda la possibilità di fornire consulenza e/o un supporto psicologico per le
donne, gli uomini e le coppie che ne sentano la necessità, a prescindere dal tipo di trattamento
intrapreso e in tutte le fasi dell’iter ed, eventualmente, anche dopo che il trattamento è stato
completato, a prescindere dall’esito delle tecniche applicate.
coppia per parlare delle proprie problematiche, rompendo così il silenzio e
l‘atmosfera di segreto che spesso accompagnano la decisione di affrontare
un trattamento di PMA (35;36;37;38). I centri specializzati in infertilità e
procreazione medicalmente assistita dovrebbero, dunque, mirare a
considerare adeguatamente i bisogni psicologici ed emotivi degli utenti,
oltre agli aspetti strettamente medici. Tale obiettivo può essere raggiunto
garantendo loro che l’assistenza psicologica venga fornita durante
l’esperienza di PMA, affinché i pazienti comprendano le implicazioni del
loro trattamento, ricevano sufficiente supporto emotivo e possano
affrontare in modo sano le conseguenze dell’esperienza di infertilità. Un
approccio olistico e multidisciplinare alla presa in carico della coppia si
prefigge, pertanto, di migliorare gli esiti di salute, accrescere la
soddisfazione dei pazienti e dello staff di operatori, ridurre le reazioni
psicosociali negative ed aiutare gli utenti a “fare i conti” con le loro
esperienze (39). Diverse analisi della letteratura (40;41) e studi sull’efficacia
degli interventi psicologici nell‘infertilità (42;43) evidenziano la loro
importanza, siano essi individuali, di coppia o di gruppo, e il loro positivo
impatto quale parte integrante di un approccio multidisciplinare al
trattamento dell‘infertilità (44). Chiaramente, come anche riportato dalle
“Linee guida per la Consulenza nell’Infertilità” (45), le attività di sostegno
psicologico alla coppia in ambito di infertilità dovrebbero essere svolte da
personale con una formazione specifica, in grado di adattare le proprie
competenze da una parte alla eterogeneità dell’utenza e dall’altra alla
specificità dei trattamenti proposti dal centro, conoscendone, dunque, le
procedure di base, con il duplice scopo di accogliere al meglio le richieste
dell’utente e di lavorare sinergicamente e proficuamente in équipe con le
altre diverse figure professionali.
Lo psicologo come parte integrante dell’équipe in un approccio multidisciplinare all’infertilità
L’inserimento della figura dello psicologo all’interno del centro che si
occupa di infertilità e procreazione medicalmente assistita, risulta dunque
fondamentale ai fini di:
- Offrire alle coppie uno spazio di supporto, confronto e riflessione
consapevole in cui esse possano sentirsi libere di esprimere le proprie
emozioni, convinzioni e preoccupazioni relative alla “crisi” di infertilità,
al percorso di PMA e ad eventuali fallimenti o problematiche relazionali
e/o di coppia, lontano da un contesto strettamente e puramente
“medico”;
- Aiutare la coppia nell’elaborazione adeguata dei vissuti relativi alla
diagnosi e agli eventuali insuccessi precedenti alla
richiesta di aiuto;
- Valutare i fattori di stress precedenti, concomitanti e
postumi rispetto al trattamento;
- Supportare la coppia durante tutto il percorso, in
particolare nei momenti di difficoltà correlati sia all’iter
di PMA che agli aspetti personali, relazionali e sociali;
- Favorire il processo di adattamento all’iter diagnostico-terapeutico,
tenendo sempre in considerazione le differenze tra le coppie e tra i
partner e dunque fornendo un intervento personalizzato;
- Minimizzare il forte impatto degli eventi medici e fisici inevitabilmente
implicati nel trattamento;
- Potenziare le risorse in possesso della coppia al fine di dotarle di
strumenti efficaci per fronteggiare eventi di vita sfavorevoli e per
gettare le basi per una serena genitorialità;
- Rafforzare il legame di coppia e preservarne la coesione, fornendo loro
strumenti idonei al fine di affrontare i momenti di crisi e difficoltà;
- In caso di successo, supportare la coppia nel delicato momento di
transizione dalla generatività alla genitorialità;
- In caso di insuccesso, offrire alla coppia uno spazio in cui il dolore possa
essere accolto ed elaborato, aiutandola a considerare e valutare le
nuove possibili direzioni del trattamento e, più in generale, di vita;
- Collaborare con l’équipe in modo da offrire all’utenza il miglior servizio
possibile, “personalizzato” non solo rispetto alle procedure mediche,
ma anche rispetto alle caratteristiche, ai bisogni e ai valori dell’utente
stesso;
- Supportare l’équipe nella presa in carico globale del paziente,
offrendole strumenti comunicativi adeguati ed efficaci;
- Fornire uno spazio di ascolto, elaborazione e
supporto alla stessa équipe, in modo da “sgravarla” del
forte carico emotivo che inevitabilmente l’utenza e le
caratteristiche delle procedure comportano.
Un’adeguata collaborazione professionale, che terrà conto
anche degli aspetti psicologici, andrà di fatto a favorire
l’adattamento degli utenti al percorso proposto, rendendoli più sereni e
consapevoli e fornendo loro un aiuto concreto nell’elaborazione dei vissuti
psicologici/emotivi personali, relazionali e sociali ad esso correlati. Di
conseguenza, gli utenti stessi saranno muniti di risorse personali e
strumenti adeguati per affrontare al meglio l’iter diagnostico-terapeutico e,
verosimilmente, questo comporterà una maggiore aderenza ai trattamenti
e una diminuzione della percentuale di abbandono, che porteranno dunque
nell’insieme ad un aumento delle probabilità di ottenere maggiori
percentuali di successo e dunque un maggior numero di gravidanze e
concepimenti.
L’inserimento dello psicologo
all’interno dello staff di operatori
specializzati mira ad elevare nel
complesso lo standard del centro e
fornire all’utenza un miglior servizio.
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It.