La Prima Moneta Datata Di Reggio Emilia

2
La prima moneta datata di Reggio Emilia di Lorenzo Bellesia da Panorama Numismatico nr.232/Settembre 2008 In un lotto di vecchi cataloghi ne ho trovato uno con uno scudo doro di Reggio Emilia di estremo interesse. Il catalogo è quello della vendita organizzata a Parigi il 6 e 7 maggio 1955 dagli esperti P. Ciani e J. Vinchon col titolo Collection de monnaies en or et en argent. Al lotto 158 fu presentato lo scudo d’oro così descritto: D/ (croce) · REGIVM · LEPIDI · M · D · L · LII ·Stemma di Reggio Emilia R/ (croce) · CVIVS · CRVORE · SANATI · SVMVS · – · 1 Cristo stante di fronte si tocca il costato con la mano destra e stringe la croce con la sinistra, dal costato zampilla il sangue in una coppa AU – g 3,29 Questa moneta è eccezionale nella serie reggiana per due motivi. Fig.1 Il primo riguarda la data. Il 25 febbraio 1553 2 era iniziata una nuova locazione della zecca di Reggio Emilia e la cospicua produzione che ne uscirà negli anni a seguire porterà il millesimo. Fino a quel momento gli scudi d’oro (fig. 1), i bianchi e le altre monete coniate non lo avevano e le emissioni erano individuate grazie a piccoli simboli come scudetti e fogliette. La data 1552, apposta con cifre latine e non arabe come lo sarà sempre in seguito, permette con certezza di assegnare questo scudo a Gasparo Scaruffi, uomo eclettico che fu anche banchiere e scrittore. La sua gestione, durante la quale furono battuti soltanto scudi doro e bianchi, iniziò il 1 febbraio e terminò il 15 novembre. La grande novità dellinserimento della data rientra perfettamente nella sua filosofia di innovazione della moneta reggiana 3 .

description

Reggio Emilia

Transcript of La Prima Moneta Datata Di Reggio Emilia

  • La prima moneta datata di Reggio Emilia

    di Lorenzo Bellesia da Panorama Numismatico nr.232/Settembre 2008

    In un lotto di vecchi cataloghi ne ho trovato uno con uno scudo doro di Reggio Emilia di estremo interesse. Il catalogo quello della vendita organizzata a Parigi il 6 e 7 maggio 1955 dagli esperti P. Ciani e J. Vinchon col titolo Collection de monnaies en or et en argent. Al lotto 158 fu presentato lo scudo doro cos descritto:

    D/ (croce) REGIVM LEPIDI M D L LII Stemma di Reggio Emilia

    R/ (croce) CVIVS CRVORE SANATI SVMVS 1

    Cristo stante di fronte si tocca il costato con la mano destra e stringe la croce con la sinistra, dal costato zampilla il sangue in una coppaAU g 3,29

    Questa moneta eccezionale nella serie reggiana per due motivi.

    Fig.1

    Il primo riguarda la data. Il 25 febbraio 1553 2 era iniziata una nuova locazione della zecca di

    Reggio Emilia e la cospicua produzione che ne uscir negli anni a seguire porter il millesimo. Fino a quel momento gli scudi doro (fig. 1), i bianchi e le altre monete coniate non lo avevano e le emissioni erano individuate grazie a piccoli simboli come scudetti e fogliette.La data 1552, apposta con cifre latine e non arabe come lo sar sempre in seguito, permette con certezza di assegnare questo scudo a Gasparo Scaruffi, uomo eclettico che fu anche banchiere e scrittore. La sua gestione, durante la quale furono battuti soltanto scudi doro e bianchi, inizi il 1 febbraio e termin il 15 novembre. La grande novit dellinserimento della

    data rientra perfettamente nella sua filosofia di innovazione della moneta reggiana 3.

  • Fig.2

    Il secondo motivo per cui questo scudo si stacca da tutto il resto della produzione dellepoca riguarda la leggenda del diritto che passa dal consueto REGII LOMBARDIAE a REGII LEPIDI proprio come per il bianco la cui leggenda del rovescio passa da REGII LOMBARDIAE a MONETA REGII LEPIDI (fig. 2). Un altro particolare che sicuramente fa collegare questo scudo doro con il bianco la croce allinizio della leggenda.Dopo la gestione dello Scaruffi, dei cambiamenti da lui imposti rimarr solo la data anche se in numeri arabi.

    Note

    1. Dalla fotografia non chiaro ma probabilmente i punti e la linea devono essere interpretati

    come una foglia.

    2. L. Bellesia, Ricerche su zecche emiliane. III. Reggio Emilia, Serravalle 1998, p. 204 e

    segg.

    3. L. Bellesia, Ricerche cit., p. 202