La prima guerra mondiale Lo Stato regolatore (1914-1932)

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La prima guerra mondiale

Lo Stato regolatore (1914-1932)

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La mobilitazione industriale

• Con la Grande guerra si raggiunge il punto di non ritorno nel processo di industrializzazione. Il contrastato ingresso del Paese nel conflitto impone l’asservimento della produzione alle necessità della macchina bellica, un passo reso più urgente dalla strutturale insufficienza degli armamenti-

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La mobilitazione industriale

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La mobilitazione industriale

Le “bardature di guerra e il controllo pubblico dell’economia

Nel 1915 nell’ambito del Sottosegretariato per le armi e munizioni si dà vita alla Mobilitazione industriale (più tardi, nel 1917, diverrà ministero)

Di fatto si individuano gli stabilimenti ausiliari allo sforzo bellico a cui assegnare prioritariamente commesse, energia, materie prime ecc. -

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La mobilitazione industriale• Lo stato si dimostra un committente attento a

soddisfare le necessità della macchina bellica e non bada a spese. Le commesse statali sono all’origine di un vero e proprio boom economico che una volta di più interessa essenzialmente, anche se non solo, l’industria del Nord

• Il coordinamento delle operazioni è centralizzato, ma l’organizzazione degli stabilimenti e la gestione delle produzioni rimangono agli imprenditori che lucrano mediamente profitti doppi rispetto all’anteguerra-

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La mobilitazione industriale

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1915 1916 1917 1918

Stabilimentiausiliari

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L’organizzazione della mobilitazione industriale

Comitato centraleROMA

Comitati regionali7 poi 11

Stabilimenti Ausiliari

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La crescita delle grandi imprese

• L’emergenza della guerra e i cospicui flussi finanziari che gli imprenditori ritraggono grazie alle commesse statali e il reinvestimento dei profitti (per evitare la tassazione) li spingono verso la scivolosa china di una crescita dimensionale finalizzata ad acquisire una posizione di forza da cui negoziare col potere politico. Con la fine della guerra emergono i limiti di questo modello-

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La formazione dei grandi poli industriali

• Le concentrazioni industriali divengono un problema sociale

• Genova resta indissolubilmente legata all’industria pesante: il caso dell’Ansaldo (armi e navi)

• Torino e Milano hanno un apparato industriale più flessibile e in grado di riconvertirsi per affrontare le produzioni di pace

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Il dualismo si accentua

• La crisi dell’agricoltura durante la guerra• Cresce il divario Nord Ovest e Sud• Il “lungo” declino di Trieste: anche in questo

caso il la città diviene tributaria delle commesse pubbliche (il caso dei C.R.D.A.)

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Lo Stato totalitario

• Dal 1925 con le leggi “fascistissime” e ancor più con il “Codice Rocco” e la “Carta del Lavoro (1926) prende forma il progetto organico del “nuovo” Stato totalitario

• Lo Stato etico (Giovanni Gentile) presiede e indirizza l’intera vita nazionale (economia, politica e società). I destini individuali hanno un senso solo se in inseriscono nel solco della collettività nazionale

• Il sistema corporativo• Le politiche di intervento come miti di mobilitazione

(quota 90, demografia, bonifica integrale, battaglia del grano, autarchia)

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I nuovi orizzonti della pianificazione pubblica (demografia, economia, società)• I nuovi enti statali per il finanziamento e la

gestione dell’economia• Opera Nazionale Combattenti (ONC)• Gli istituti “Beneduce”: ICIPU, CREDIOP,

Credito Navale• Il fallimento della Banca di Sconto e la

ristrutturazione dell’Ansaldo (privati e CSVI)• Il salvataggio del Banco di Roma (Banca

d’Italia)

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Le bonifiche integrali: la pianificazione territoriale (metropoli e campagne)

• La “ricollocazione” geografica della popolazione e la creazione di nuovi poli economici

La politica di “quota 90”• La battaglia del grano• La bonifica integrale: un progetto organico di

intervento dello Stato per la messa a coltura di nuove terre, dalla eliminazione delle paludi alla creazione dei nuovi centri urbani e agricoli, appoderati

• Come Corrado Gini per la demografia, un altro tecnocrate al servizio del regime: Arrigo Serpieri

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Le bonifiche integrali: la pianificazione territoriale (metropoli e campagne)

• Coniugare l’autarchia agricola alla trasformazione dell’ecosistema e alla politica demografica

• Coniugare agricoltura e industria per evitare le “degenerazioni” del sistema capitalistico e dell’urbanizzazione

• La selezione politica e biofisica dei coloni. L’Opera Nazionale Combattenti

• Un altro “tecnocrate” che offre i suoi servigi al regime per costruire le nuove città di questa “civiltà in cammino”: Le Corbusier

• La localizzazione di nuove città e villaggi a fianco di aree agricole (Agro Pontino), minerarie (Istria e Sardegna) e industriali (ferrarese, ravennate)

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Le bonifiche integrali: la pianificazione territoriale (metropoli e campagne)

• L’autarchia, come già durante la I g.m., determina una nuova geografia di insediamenti e di poli economici (nuove industrie chimiche e metallurgiche, es. l’alluminio)

• La scelta autarchica va valutata secondo due punti di vista:

• a) la disintegrazione del sistema economico internazionale

• b) la politica “bellicista” dello Stato Totalitario (Mussolini:”le importazioni si pagano con valuta pregiata[oro], le materie prime nazionali con carta moneta”)

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