La prevenzione incendi nell’industria e nell’artigianato · 10 marzo 1998 relativo ai criteri...

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La prevenzione incendi nell’industria e nell’artigianato Criteri generali di sicurezza antincendio e di gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro Giacomo Elifani, Gioacchino Giomi Giunto alla VI edizione questo volume si conferma uno strumento indispensa- bile per tutti coloro che si occupano di prevenzione incendi. Linguaggio sem- plice, tanti grafici, una ricca serie di tabelle e figure: tutto per dare il massimo delle informazioni possibile con il minimo sforzo per chi deve acquisirle. E si tratta di una platea molto vasta dal momento che la legge 46/90, il D.Lgs. 626/94 e il D.P.R. 37/98 hanno rivoluzionato il concetto di sicurezza. Affidando nuove e più ampie responsabilità al datore di lavoro, al responsabile del servizio di prevenzione e protezione e ai professionisti incaricati di predisporre le autocertificazioni. Tutte figure che ora devono analizzare l’azienda, valutare i pericoli, individuare le misure preventive e protetti- ve. In una parola, fare tutto quello che è necessario per ridurre o eliminare il rischio di incendio. Il volume offre un quadro completo non solo della normativa in vigore ma anche delle soluzioni più vantaggiose e compatibili con i diversi settori produttivi. Un testo fondamentale non solo per chi deve applicare il decreto ministeriale del 10 marzo 1998 relativo ai criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze sui luoghi di lavoro. Ma anche per chi deve affrontare le problematiche relative alla progettazione per ottenere l’autocer- tificazione in base al D.p.r. del 12 gennaio 1998, n. 37. Una norma decisamente ostica da applicare in settori, come quello dell’industria e dell’artigianato, estremamente carenti di regole tecniche di prevenzione incendi.

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La prevenzione incendinell’industria e nell’artigianatoCriteri generali di sicurezza antincendio e di gestionedell’emergenza nei luoghi di lavoro

Giacomo Elifani, Gioacchino Giomi

Giunto alla VI edizione questo volume si conferma uno strumento indispensa-bile per tutti coloro che si occupano di prevenzione incendi. Linguaggio sem-plice, tanti grafici, una ricca serie di tabelle e figure: tutto per dare il massimodelle informazioni possibile con il minimo sforzo per chi deve acquisirle. E sitratta di una platea molto vasta dal momento che la legge 46/90, il D.Lgs.626/94 e il D.P.R. 37/98 hanno rivoluzionato il concetto di sicurezza.

Affidando nuove e più ampie responsabilità al datore di lavoro, al responsabile del servizio di prevenzione eprotezione e ai professionisti incaricati di predisporre le autocertificazioni. Tutte figure che ora devono analizzare l’azienda, valutare i pericoli, individuare le misure preventive e protetti-ve. In una parola, fare tutto quello che è necessario per ridurre o eliminare il rischio di incendio. Il volume offreun quadro completo non solo della normativa in vigore ma anche delle soluzioni più vantaggiose e compatibilicon i diversi settori produttivi. Un testo fondamentale non solo per chi deve applicare il decreto ministeriale del10 marzo 1998 relativo ai criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze sui luoghidi lavoro. Ma anche per chi deve affrontare le problematiche relative alla progettazione per ottenere l’autocer-tificazione in base al D.p.r. del 12 gennaio 1998, n. 37. Una norma decisamente ostica da applicare in settori,come quello dell’industria e dell’artigianato, estremamente carenti di regole tecniche di prevenzione incendi.

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Criteri di progettazione

Il D.P.R. 29 luglio 1982, n. 577 stabilisce che i Comandi Provincialidei vigili del fuoco accertino che i progetti delle attività soggette al lorocontrollo siano rispondenti alle vigenti norme di sicurezza o, in man-canza, ai criteri tecnici di prevenzione incendi, tenendo presenti le fi-nalità ed i principi di base sanciti dall’articolo 3 e le esigenzefunzionali e costruttive degli insediamenti, delle attività e degli impian-ti. Pertanto, nel caso specifico di attività soggette ai controlli dei vigilidel fuoco per le quali non esistono delle norme tecniche di prevenzioneadottate dal Ministero dell’interno mediante decreto od altra disposi-zione, i progettisti devono riferirsi ai citati principi di base. Tali prin-cìpi tendono a conseguire gli obiettivi di sicurezza della vita umana edincolumità delle persone, nonché la tutela dei beni e dell’ambiente, sifondano sul condizionamento del processo di combustione sia allo sta-to potenziale, mediante misure di prevenzione propriamente dette, chedurante lo svolgimento dell’incendio mediante misure di protezione alfine di: prevenirne l’insorgenza, contenerne lo sviluppo, arrestarne lareazione.

In particolare come si è avuto modo di dire nelle pagine precedenti:

i metodi di prevenzione incendi, diretti alla modificazione delle con-dizioni limiti del sistema di combustione allo stato potenziale perprevenirne l’insorgenza, ritenuta probabile, rivolgono particolareattenzione ai fattori influenzanti le cause di incendio;

i metodi di protezione, diretti alla modificazione delle condizionilimiti di propagazione della fiamma e al ritardo del periodo di igni-zione di sistemi di combustione allo stato potenziale d’incendio eallo stato di combustione, mirano a contenere, entro limiti accetta-bili, le energie liberate dagli incendi nello spazio e nel tempo.

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Le misure di protezione svolgono il ruolo di protezione passiva eprotezione attiva.

La protezione passiva persegue lo scopo di contenere i danni allestrutture entro limiti riferibili ad una soglia di intensità degli incendicorrelata al sistema potenziale di combustione e di evitare o limitaregli effetti nocivi dei prodotti della combustione; essa è esprimibile intermini di comportamento al fuoco delle strutture, di isolamento, dicompartimentazione e sezionamento dell’edificio, di sistemi di ventila-zione e rimozione dei prodotti della combustione, di pianificazionedell’evacuazione d’emergenza.

La protezione attiva persegue lo scopo di abbassare la frequenzadegli incendi di intensità superiore ad una certa soglia a mezzo dellaloro rivelazione precoce e della estinzione rapida nella prima fase delloro sviluppo.

Nell’applicazione delle misure di protezione, la filosofia predomi-nante nella normativa italiana usa dare maggiore credito alle misurepassive rispetto a quelle attive.

Per il conseguimento del livello ottimale di protezione, la scelta delsistema passivo o del sistema attivo o della combinazione di entrambideve essere guidata da criteri basati sull’analisi dei rischi e sulla valu-tazione dei costi e dei danni presunti.

Dalla valutazione di questi parametri emerge la possibilità di indi-viduare le situazioni che richiedono l’applicazione di un particolare si-stema di protezione o la combinazione di essi.

È importante notare che, dopo il rilascio del certificato di preven-zione incendi, il titolare dell’attività a cui è stato rilasciato tale docu-mento è tenuto ad osservare ed a far osservare le limitazioni, i divieti e,in generale, le condizioni di esercizio indicate nel certificato stesso,nonché a curare il mantenimento dell’efficienza dei sistemi, dei dispo-sitivi e delle attrezzature espressamente finalizzati alla prevenzione in-cendi. L’attività di prevenzione incendi quindi non termina con ilrilascio del C.P.I. ma continua ad opera del responsabile dell’ordina-ria gestione dell’attività che incide in maniera preponderante, con ilsuo operato, sulle misure di prevenzione propriamente detta e sulle mi-sure di protezione attiva.

I suddetti concetti, che sono alla base della prevenzione incendi so-no stati sanciti anche dalla direttiva del Consiglio d’Europa del

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21.12.1988 (89/106/CEE) che, fra i requisiti essenziali dei prodotti dacostruzione annovera anche la sicurezza in caso di incendio.

Per soddisfare questa esigenza, la direttiva stabilisce che gli edificie le opere di ingegneria devono essere concepiti e costruiti in modo chein caso di incendio siano garantiti:

- la stabilità degli elementi portanti per un tempo utile ad assicu-rare il soccorso degli occupanti;

- la limitata propagazione del fuoco e dei fumi, anche riguardoalle opere vicine;

- la possibilità che gli occupanti lascino l’opera indenni o che glistessi siano soccorsi in altro modo;

- la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizionidi sicurezza.

I suddetti parametri costituiscono nient’altro che gli obiettivi di si-curezza in materia di prevenzione degli incendi che il DPR 577/82 indi-vidua più genericamente in misure atte ad evitare l’insorgenza di unincendio e a limitarne le conseguenze.

Le misure, i provvedimenti, gli accorgimenti e i modi di azione, nor-malmente noti come misure preventive e protettive, da porre in atto peril perseguimento dei suddetti obiettivi costituiscono la strategia antin-cendio.

Nelle pagine seguenti, anche se in maniera schematica, verrà forni-ta una guida progettuale che consentirà di verificare secondo un pianostrategico preordinato le scelte operate correlandole con gli obiettivi disicurezza assunti.

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STRATEGIA DI SICUREZZA

Come è stato accennato nell’introduzione del presente capitolo, laprevenzione incendi tende alla salvaguardia della incolumità delle per-sone ed alla tutela dei beni e dell’ambiente (D.P.R. 29 luglio 1982, n.577 “approvazione del regolamento concernente l’espletamento dei ser-vizi di prevenzione e vigilanza antincendi” art. 1).

Per conseguire tali finalità l’attività deve essere progettata e costruitain modo che in caso di incendio vengano garantiti i seguenti requisitiessenziali (D.P.R. 21 aprile 1993, n. 246 “regolamento di attuazione del-la direttiva 89/106/Cee relativa ai prodotti da costruzione” allegato Apunto 2):

– stabilità delle strutture portanti per un tempo utile ad assicurare ilsoccorso agli occupanti;

– limitata produzione e propagazione del fuoco e dei fumiall’interno delle opere e la limitata propagazione del fuoco alleopere vicine;

– possibilità che gli occupanti lascino l’opera indenni o che glistessi siano soccorsi in altro modo;

– possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni disicurezza.

A tali requisiti deve essere anteposto l’obiettivo fondamentale dellaprevenzione propriamente detta, rappresentato dalla riduzione al mini-mo possibile delle occasioni di rischio di incendio

Per conseguire l’insieme dei suddetti obiettivi occorre individuareuna strategia basata sulla adozione di idonee misure di sicurezza chesono state ampiamente illustrate nel precedente capitolo e che per faci-lità di individuazione sono state raggruppate nella seguente tabella asso-ciandole a ciascun obiettivo.

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OBIETTIVI E MISURE DI PREVENZIONE INCENDI

Obiettivi Misure

Minimizzazione delle occasioni d’incendio

– sistemi di rivelazione di miscele infiammabili;– sistemi di soppressione delle esplosioni;– sistemi di ventilazione;– norme di esercizio e procedure manutentive;

Minimizzazione delle occasioni d’incendio

– sistemi di controllo dei parametri di processo;– sistemi di messa a terra e di protezione dalle scariche

atmosferiche;– modalità di stoccaggio dei prodotti pericolosi;– disposizione degli impianti;– cautele nella movimentazione dei prodotti;– sistemi e dispositivi di sicurezza;– sistemi di allarme e blocchi di emergenza;– impianti a regola d’arte;

Stabilità delle strutture

– resistenza al fuoco degli elementi portanti con o senza fun-zione separante (pareti, pavimenti, coperture, colonne,travi, scale);

– comportamento al fuoco di vincoli, giunti, connessioni frai singoli elementi di cui sopra;

– comportamento statico della struttura in caso di cedimentodi singoli elementi;

Limitata produ-zione e propaga-zione del fuoco e dei fumi all’interno delle opere e limitata propagazione del fuoco ad opere vicine

nell’ambiente di origine:

– mezzi fissi o manuali di controllo e spegnimentodell’incendio nella fase iniziale;

– impianti sprinkler;– impianti a pioggia di spegnimento, raffreddamento o prote-

zione (cortine);– impianti di spegnimento a gas (anidride carbonica, halon o

equivalenti);– impianti di spegnimento a pioggia;– impianti di spegnimento a polvere;– impianti di spegnimento a schiuma;– sistemi manuali di allarme;– sistema automatico di rivelazione e allarme;– sistemi di evacuazione fumi e calore;

278 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Limitata produ-zione e propaga-zione del fuoco e dei fumi all’interno delle opere e limitata propagazione del fuoco ad opere vicine

al di fuori dell’ambiente di origine:

– elementi di partizione resistenti al fuoco;– protezione delle aperture con elementi resistenti al fuoco;– appropriato disegno delle facciate;– impianti di estinzione;– sistemi di evacuazione fumi e calore;– barriere antifumo;– serrande tagliafuoco sui canali di ventilazione;– ambienti in sovrappressione o in depressione per control-

lare il moto dei fumi;– intercettazioni e sistemi di blocco dell’impianto in caso di

emergenza;

misure per limitare la propagazione dell’incendio alle opere vicine:

– distanze di sicurezza esterna;– resistenza al fuoco degli elementi costruttivi;– limitazione delle aperture in facciata;– reazione al fuoco degli elementi di finitura

della facciata;– impianti di spegnimento;

Evacuazione degli occupanti in casodi emergenza

– sistemi di rivelazione e allarme;– sistema di vie di uscita verso un luogo sicuro;– protezione delle vie di fuga dal fuoco e dal fumo– sistemi di controllo dei fumi;– comportamento al fuoco dei materiali costruttivi

e di finitura;– piano di sfollamento– istruzioni per l’emergenza;– sistemi di controllo dei fumi– previsione di luoghi sicuri interni o esterni;– supporti alle squadre di emergenza (accessibilità all’area,

accessibilità nell’edificio, ascensori antincendio);

– sistemi di comunicazione in emergenza;

(segue)

OBIETTIVI E MISURE DI PREVENZIONE INCENDI

Obiettivi Misure

CRITERI DI PROGETTAZIONE 279

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INCENDIO

La scelta delle misure più idonee, fra quelle elencate, per conseguiregli obiettivi primari della prevenzione incendi passa necessariamenteattraverso una analisi delle condizioni di rischio legate all’attività stes-sa.

Per operare tale valutazione può essere presa a riferimento la seguen-te griglia (e la conseguente esplicitazione delle singole voci) che devecomunque essere ampliata o diminuita per adattarla alle specifichesituazioni.

Caratteristiche e quantità delle sostanze

Sostanze, preparati e materiali utilizzati nel ciclo di produzione:

– composizione chimico-fisica;

– stato fisico di aggregazione, pressione, temperatura nelle variefasi del ciclo produttivo;

– classificazione di pericolosità in base alle vigenti norme, schededi sicurezza;

Sicurezzadelle squadre di soccorso

– postazioni protette interne/esterne di attacco all’incendio;– riserve idriche supplementari/idranti esterni;– luoghi/scale/ascensori antincendio;– attacchi antincendio/tubazioni a secco/attacchi schiuma;– sistemi di evacuazione fumi e calore;– alimentazioni elettriche di emergenza;– intercettazioni e sistemi di blocco dell’impianto in caso di

emergenza; – installazioni per le comunicazioni in emergenza;– marcatura sostanze pericolose;– segnaletica di supporto per i soccorritori;– piano di emergenza interno.

(segue)

OBIETTIVI E MISURE DI PREVENZIONE INCENDI

Obiettivi Misure

280 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

– quantitativi in deposito e in lavorazione;

Carico d’incendio nelle varie aree dell’edificio.

Layout, centri di pericolo, aree a rischio specifico

– Schema produttivo dell’attività;

– impianti di processo e/o macchinari di produzione, posizione emodalità di lavorazione;

– luoghi di possibile rilascio di prodotti infiammabile o combusti-bile; fonti di innesco; impianti di produzione a rischio specificod’incendio;

– depositi e magazzini; modalità di stoccaggio dei prodotti (mate-rie prime, intermedi e prodotti finiti), tipo, forma e caratteristichedegli imballaggi, sistemi di caricamento e modalità di trasferi-mento all’interno dell’attività;

– incompatibilità delle sostanze e dei preparati in deposito e/o inlavorazione, tra loro e con l’acqua;

– ubicazione e caratteristica delle sostanze radioattive; loro moda-lità d’impiego e di deposito;

– ubicazione e caratteristiche delle materie esplodenti; loro moda-lità d’impiego e di deposito;

– impianti di produzione di calore, gruppi elettrogeni, autori-messe, ecc.

In presenza di “impianti di processo”, anche:

– schemi di flusso con indicazioni sulla strumentazione, sui sistemidi intercettazione, di controllo e di blocco in condizioni ordinariee di emergenza;

– modalità di gestione dell’impianto in condizioni ordinarie e diemergenza;

– accessibilità della strumentazione e degli organi di controllo emanovra in particolare durante le condizioni di emergenza;

– scarichi funzionali e di emergenza;

– sistemi di abbattimento.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 281

Ubicazione

Requisiti dell’area

Ubicazione della attività in relazione al territorio circostante:– destinazione urbanistica dell’area;– destinazione d’uso dei principali insediamenti civili, commerciali

e industriali al contorno;– caratteristiche geologiche, morfologiche e meteoclimatiche che

possano costituire significativo aggravio del rischio incendio.

Distanze di sicurezza

Distanze degli elementi pericolosi dell’attività da edifici circostanti,da fabbricati aperti al pubblico, ferrovie strade, aree fabbricabili gasdot-ti oleodotti linee elettriche aeree AT e MT. Distanze degli elementi peri-colosi dalla recinzione e dal confine di proprietà.

Accessibilità

Possibilità di avvicinamento e/o accesso all’area da parte dei mezzidi soccorso, di accosto ai fabbricati e di manovra degli stessi mezzi disoccorso.

Caratteristiche architettoniche e costruttive

Distribuzione planovolumetrica dell’attività

Distribuzione delle aree e dei volumi, indicazione delle distanze frale singole parti del complesso produttivo, distanze reciproche tra gli ele-menti pericolosi dell’attività.

Resistenza e reazione al fuoco

Tipologia del fabbricato con particolare riguardo alla resistenza alfuoco degli elementi costruttivi.

Classificazione degli elementi costruttivi dal punto di vista della rea-zione al fuoco.

Reazione al fuoco dei tendaggi e dei materiali di arredo e finitura neilocali con elevata affluenza di persone o in altri ambienti particolari.

282 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Compartimentazione e separazioni

Compartimenti e separazioni antincendio ed eventuali attraversa-menti strutturali e impiantistici degli stessi.

Ventilazione naturale o forzata

Sistemi di ventilazione, naturale o forzata, mirata alla diluizione dipossibili miscele esplosive all’interno dell’ambiente: posizione, caratte-ristiche e modalità di funzionamento.

Sistemi di evacuazione fumi e calore

Superfici disponibili (a parete o a soffitto) per l’evacuazione dei fumie del calore in caso di incendio, eventuali riscontri d’aria in basso emodalità di apertura di dette superfici.

Impianti tecnologici di servizio

Impianti elettrici

Classificazione del sistema elettrico secondo le tensioni nominali eil modo di collegamento a terra; trasformazione della tensione; distribu-zione e suddivisione dei circuiti; protezione delle condutture da sovra-correnti, correnti verso terra e cortocircuiti; individuazione dei “centridi pericolo”, classificazione delle aree e determinazione degli impiantiAD; protezione dalle scariche atmosferiche; impianti ausiliari, illumi-nazione di sicurezza, alimentazione di emergenza; passaggio di cavielettrici, comportamento al fuoco degli isolamenti in funzione dei luo-ghi di passaggio e delle quantità.

Impianti distribuzione di gas combustibili

Punto di consegna, eventuali stoccaggi interni, contabilizzazione,rete di distribuzione con relative intercettazioni (manuali e/o automati-che) sino alle utenze; regimi di pressione e portata del gas.

Impianti di condizionamento e ventilazione

Centrale trattamento aria (posizione, caratteristiche), natura del flui-do refrigerante, canali di distribuzione e ripresa, sezionamenti, attraver-samenti di strutture tagliafuoco, caratteristiche costruttive ecomportamento al fuoco dei componenti.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 283

Impianti di sollevamento e trasporto

Caratteristiche impiantistiche, protezione antincendio del vano corsae degli accessi ai piani; ventilazione del vano corsa; caratteristichecostruttive, accesso e ventilazione del vano macchina; attraversamentidi strutture tagliafuoco.

Altri impianti tecnologici e/o di servizio

Distribuzione azoto, aria compressa, vapore acqueo, olio e gas com-bustibile, ecc., rete di distribuzione, sezionamenti e attraversamenti distrutture tagliafuoco.

Vie di esodo

Massimo affollamento ipotizzabile (da ogni singolo ambiente edall’intero edificio); caratteristiche dei percorsi di esodo; ubicazione ecaratteristiche delle uscite e relativi serramenti (verso e modalità diapertura); segnaletica di sicurezza; illuminazione (normale e di emer-genza); scale e vani scala; numero, distribuzione e caratteristiche geo-metriche delle scale e dei vani scala e loro tipologia in relazione allaprotezione antincendio.

Presidi antincendio

Estintori portatili e carrellati; rete idrica antincendio: alimentazione,caratteristiche della rete di distribuzione dell’acqua, idranti e loro distri-buzione; impianti di raffreddamento; impianti fissi manuali e/o automa-tici di spegnimento; impianti manuali e/o automatici di rivelazione esegnalazione incendio.

Gestione della sicurezza

Esercizio

Servizio di sicurezza, norme e criteri di esercizio dell’insediamento,divieti e limitazioni adottati ai fini specifici della sicurezza antincendio,sistemi di vigilanza antincendio.

284 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Procedure in emergenza

Scenari incidentali di riferimento, pianificazione degli interventi disoccorso, piano di emergenza interno squadre aziendali di primo inter-vento, formazione e addestramento del personale, elementi di riferi-mento per il piano di emergenza esterno.

PROGETTO DI SICUREZZA ANTINCENDIO

Dopo aver effettuato la valutazione delle condizioni di rischio legateal tipo di attività deve essere verificata l’esistenza di specifiche disposi-zioni di prevenzione incendi, al fine di applicarle, per l’attività nel suocomplesso ovvero per le attività secondarie ed aree a rischio specifico inessa ricadenti.

Infine, sulla scorta di un piano preordinato, devono essere individua-te in aggiunta alle eventuali disposizioni cogenti, le misure necessarieper il conseguimento degli obiettivi generali di sicurezza.

Per facilitare la progettazione e la conseguente stesura della relazio-ne tecnica si propone uno schema del predetto piano preordinato e siconsiglia, comunque, di leggere l’allegato I al D.M. 4.5.1998

(vedipagina 424)

relativo alla documentazione tecnica da allegare al pareredi conformità sui progetti. Il D.M. 4.5.1998 è riportato nell’appendicelegislativa

(vedi pagina 418)

.

Condizioni al contorno

Requisiti d’areaDistanze di sicurezzaIsolamentoAccessibilità

Caratteristiche costruttive

Stabilità al fuoco della struttura portanteCompartimentazioneReazione al fuoco dei materiali costruttiviVentilazioneSistemi di evacuazione di fumo e di calore a tiraggio naturale o mec-canico

CRITERI DI PROGETTAZIONE 285

Impianti tecnici

Impianto elettricoImpianto di protezione dalle scariche atmosfericheImpianto di condizionamento e ventilazioneImpianto di distribuzione gas o liquidi infiammabili o combustibiliApparecchi a gasImpianti di sollevamento e trasporto

Evacuazione degli occupanti in caso di emergenza

Vie di esodo

Presidi antincendio

Sistemi manuali di segnalazione di allarmeSistemi fissi automatici di rivelazione di incendioSistemi di rivelazione di miscele esplosiveEstintori d’incendioRete idrantiImpianti fissi di estinzione manuali/automatici ad acqua frazionataImpianti fissi di estinzione automatica a pioggia (sprinkler)Impianti fissi di estinzione manuali/automatici a schiumaImpianti fissi di estinzione manuali/automatici a CO

2

Impianti fissi di estinzione manuali/automatici a clean agentsImpianti fissi di estinzione manuali/automatici a polvereImpianti fissi di estinzione manuali/automatici a vapore acqueoImpianti fissi di raffreddamentoSistemi di protezione delle condotte di trasporto pneumaticoSistemi di protezione contro le esplosioni (sistemi di soppressione)

Gestione della sicurezza

Servizio di sicurezzaEsercizioFormazione del personaleCollaudi e verifiche periodicheManutenzioneSquadra di emergenza internaPiano di emergenza interno

286 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

LINEE GUIDA PER LE ATTIVITA’ INDUSTRIALI, ARTIGIANALI E SIMILI

Un ulteriore supporto per affrontare correttamente la progettazionedi attività industriali ed artigianali soggette al rilascio del certificato diprevenzione incendi, ma non regolamentate da una specifica disposizio-ne di prevenzione incendi, viene offerto dalle “Linee guida per le attivitàindustriali, artigianali e simili”. Tali linee guida furono elaborate nel1994 dal Comitato centrale tecnico scientifico di prevenzione incendidel Ministero dell’interno quale supporto e documento di unificazionedei gruppi di lavoro che avrebbero dovuto predisporre le regolamenta-zioni di settore.

L’elaborato predisposto dal suddetto Comitato che viene integral-mente riportato nelle pagine seguenti, costituisce un valido strumento dilavoro per affrontare la progettazione antincendio; è comunque neces-sario applicare le linee guida tenendo presente gli aspetti innovativi sta-biliti dai decreti 10 marzo 1998 e 4 maggio 1998 che sono stati giàanticipati nelle pagine precedenti.

Premessa

Le disposizioni legislative comunitarie e nazionali hanno posto daultimo numerosi e innovativi riferimenti procedurali e di contenuto an-che in materia di sicurezza contro gli incendi.

Il presente lavoro, tenuto conto del vecchio e del nuovo corpo normati-vo, ha inteso costituire la sintesi organica ed integrata dei relativi dispostinormativi e dei criteri di sicurezza della “regola d'arte” per una coerenteprogettazione della sicurezza antincendio degli insediamenti industriali.

Esso si rivolge quindi ai “progettisti”, ma anche ai “controllori” del-la sicurezza per una necessaria uniformità di linguaggio e per una so-stanziale unità di intenti nel rispetto delle competenze degli specificiruoli. Infatti, se da una parte gli “obiettivi”, le “regole”, le “norme” so-no una prerogativa irrinunciabile dello “Stato”, inteso, nel contesto eu-ropeo, come entità comunitaria sopranazionale, spetta ai “fabbricanti”,analizzati gli specifici rischi delle attività, scegliere coerentemente la“strategia” per perseguire quegli obiettivi nel rispetto delle regole e del-le norme.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 287

Spetta infatti ai progettisti della sicurezza scegliere in responsabileautonomia misure, provvedimenti, comportamenti e modi di azione damettere in atto per il perseguimento dei prefissati obiettivi.

Un siffatto modo di procedere richiede primariamente alle parti,progettisti e controllori, accresciute e complementari conoscenze deiproblemi e competenza nell'uso degli strumenti atti alla riduzione delleoccasioni di rischio ed alla mitigazione delle conseguenze.

Il D.P.R. 21.4.1993, n. 246 “Regolamento di attuazione della Direttiva89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione (

G.U. n. 170 del 22.7.1993

)indica i principali “obiettivi” di sicurezza in caso di incendio che devonoessere presi in considerazione nella progettazione degli insediamenti.

A questi obiettivi che potremmo definire di “protezione” deve essereanteposto il fondamentale “obiettivo” della “prevenzione propriamentedetta” che può sostanziarsi nella affermazione che devono essere in ognicaso ridotte al minimo possibile le occasioni del rischio di incendio.

Alla luce di quanto sopra le nuove “regole antincendio” dovrannoindicare, per ogni attività:

– gli “obiettivi” di sicurezza, preventivi e protettivi, che devono casoper caso essere presi in considerazione;

– le caratteristiche e gli standards delle misure preventive e protettivedi cui si compone la “strategia” antincendio indicando anche, afronte di ciascun obiettivo, quello ritenuto irrinunciabile per il suoperseguimento;

– le “norme” armonizzate in sede CEE relative ai “prodotti da costruzione”cui deve essere fatto riferimento e le modalità per la loro certificazione.

In ogni caso, fermi restando gli obiettivi irrinunciabili di cui sopra,la strategia antincendio da adottarsi non potrà non tenere nel dovutoconto la classificazione degli insediamenti per:

– attività esistenti;

– attività in occasione di ristrutturazione;

– attività di nuova realizzazione.

Si auspica che il presente lavoro favorisca un approccio alla preven-zione degli incendi mirato ed allo stesso tempo flessibile e graduale peruna sicurezza più incisiva ed efficace.

288 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Riportiamo in questo capitolo:

1. Generalità

(Pag. 289)

2. Prevenzione incendi

(Pag. 292)

3. Elementi conoscitivi del rischio incendio

(Pag. 297)

4. Misure di prevenzione e protezione contro gli incendi

(Pag. 303)

5. Criteri di sicurezza per impianti o aree a rischio specifico

(Pag. 367)

.

Nelle

GENERALITÀ

sono indicati lo scopo del documento, il suocampo di applicazione e un breve glossario di termini “chiave” per unacorretta e univoca comprensione del testo.

Nella

PREVENZIONE INCENDI

vengono individuati gli obietti-vi primari e tracciato il percorso da seguire, in funzione della particola-re attività in esame, per il loro conseguimento.

Negli

ELEMENTI CONOSCITIVI

del rischio incendio viene po-sta l'attenzione sul primo aspetto da affrontare per lo studio della sicu-rezza: la descrizione della attività.

A tal fine viene proposta una sequenza logica di aspetti da considerareed illustrare (con elaborati grafici e relazioni) per delineare lo scenario diriferimento da cui partire per la scelta delle misure di sicurezza antincendi.

Nelle

MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE CON-TRO GLI INCENDI

sono presentate le principali misure di sicurezza.Ciascuna di esse viene esaminata definendone le caratteristiche essen-ziali, lo scopo, gli elementi di scelta, i vincoli legislativi, le norme di ri-ferimento e gli indirizzi di buona tecnica realizzativa.

Nei

CRITERI DI SICUREZZA PER IMPIANTI O AREE ARISCHIO SPECIFICO

sono considerati quei luoghi o impianti aiquali, in caso di incendio, sia associabile un particolare livello di ri-schio.

Per ciascuno di essi vengono forniti:

una definizione,

una strategia di sicurezza rispetto agli obiettivi particolari,

gli aspetti di sicurezza da considerare per la scelta delle misure disicurezza e gli eventuali riferimenti legislativi o normativi applica-bili al caso di specie.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 289

1. GENERALITÀ

Presentazione

Le seguenti indicazioni hanno per oggetto gli aspetti generali dellepresenti linee guida.

Vengono infatti presentati, di seguito, lo scopo, il campo di applica-zione ed un breve glossario dei termini particolarmente significativi perla comprensione del testo.

1.1. Scopo

Le presenti linee guida costituiscono un documento di indirizzo peruna corretta progettazione e/o verifica della sicurezza antincendio.

1.2. Campo di applicazione

Il presente documento è rivolto alle attività industriali, artigianali esimili (compresi i depositi commerciali) per le quali non esistano dispo-sizioni specifiche di costruzione e di esercizio ai fini della prevenzioneincendi.

Lo stesso, con eventuali integrazioni, potrà essere utilizzato anchenel settore civile e commerciale, nell'ambito delle attività a rischio diincidente rilevante di cui al D.P.R. 175/88 e succ. mod. e int. e in quelleattività che presentino, in caso di incendio, tipologie di rischio di naturaparticolare, come per esempio:

– impianti di estrazione idrocarburi;

– gallerie stradali e ferroviarie;

– trasporti di materiali;

– installazioni militari.

1.3. Glossario

Sono riportate, di seguito, alcune definizioni necessarie per una cor-retta e univoca comprensione del testo.

290 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Qualora si tratti di definizioni già fissate da provvedimenti legislati-vi o regolamentari si riportano, in margine, gli estremi del provvedi-mento stesso.

TERMINE DEFINIZIONE RIFERIMENTO

COMPONENTI

Elementi costitutivi di una misura disicurezza coincidenti, in qualchecaso, con i “prodotti” antincendio.

FINALITÀ (DELLAPREVENZIONEINCENDI)

Scopo ultimo al quale sono ordinati tuttigli aspetti della “prevenzione incendi”;sicurezza della vita umana e tutela deibeni e dell'ambiente secondo criteriapplicativi uniformi sul territorio nazio-nale.

DPR 577/82 art. 1

MISURE DI SICUREZZAANTINCENDIO

Requisiti d'area, strutturali, architetto-nico-distributivi, impiantistici, gestio-nali, espressamente finalizzati allaprotezione dai fenomeni legati a rila-sci incontrollati di energia sotto formadi incendio o di esplosione.

NORMA

Specificazione tecnica approvata da unorganismo riconosciuto ed abilitato ademanare atti di normalizzazione la cuiosservanza non è obbligatoria.

Legge 317/86

OPERE DI COSTRUZIONE

Edifici e opere di ingegneria civile. DPR 246/93 art. 1

PREVENZIONEINCENDI

Materia di rilevanza interdisciplinarenel cui ambito vengono promossi, stu-diati, predisposti e sperimentati misure,provvedimenti, accorgimenti e modi diazione intesi ad evitare, secondo lenorme emanate dagli organi compe-tenti, l'insorgenza di un incendio e alimitarne le conseguenze.

DPR 577/82 art. 2

PRODOTTI DA COSTRUZIONE

Ogni prodotto fabbricato al fine diessere incorporato o assemblato inmodo permanente negli edifici o nellealtre opere di ingegneria civile.

DPR 246/93 art. 1

CRITERI DI PROGETTAZIONE 291

In generale si può fare riferimento a:

– termini e definizioni di prevenzione incendi di cui al D.M. 30/11/83;

– termini e definizioni contenute nei singoli provvedimenti normativie legislativi;

– termini e definizioni riportate in allegato al Documento Interpreta-tivo per il R.E. n. 2 “Sicurezza in caso di Incendio” della Direttivadel Consiglio 89/106/CEE sui prodotti di costruzione.

REGOLATECNICA

Specifica tecnica ivi compresa ognidisposizione che ad essa si applichi,la cui osservanza sia obbligatoria perla commercializzazione o l'utilizza-zione, ad eccezione delle disposizionifissate dalle autorità locali.

Legge 317/86

SPECIFICATECNICA

Specifica normativa contenuta in undocumento che definisce le caratteri-stiche di un prodotto e concernente inparticolare i livelli di qualità o di uti-lizzazione, la sicurezza, le dimen-sioni, nonché le prescrizioniapplicabili al prodotto stesso perquanto riguarda la terminologia, isimboli, le prove ed i metodi di prova,l'imballaggio, la marchiatura e l'eti-chettatura. (Legge 317/86 di recepi-mento della Direttiva 83/189/CEErelativa alla procedura di informa-zione nel settore delle norme e rego-lamentazioni tecniche).

Legge 317/86

STRATEGIADI SICUREZZA

Piano generale di intervento costituitoda una o più misure di sicurezza preor-dinate, nel caso specifico, al consegui-mento di uno o più obiettivi primari disicurezza antincendio.

(segue)

TERMINE DEFINIZIONE RIFERIMENTO

292 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

2. PREVENZIONE INCENDI

Presentazione

Le seguenti indicazioni hanno per oggetto la procedura da seguirenella progettazione antincendio secondo la logica degli obiettivi cogenti.

Tali obiettivi, definiti nel primo paragrafo, costituiscono il riferi-mento primario di buona tecnica antincendio mentre la strategia di si-curezza, proposta nel secondo paragrafo, costituisce lo strumento per laloro realizzazione.

2.1. Finalità

La sicurezza antincendio costituisce uno dei requisiti essenziali aiquali debbono rispondere le opere di costruzione (DPR 246/93).

Tale “dovere” di sicurezza è orientato alla salvaguardia dell'incolu-mità delle persone ed alla tutela dei beni e dell'ambiente (DPR 577/82).

Per conseguire questa finalità ogni attività deve essere concepita erealizzata in modo tale da garantire, nei confronti del pericolo incendio,i seguenti obiettivi primari:

2.2. Strategie

Per conseguire gli obiettivi primari si opera con la predisposizionedi idonee misure di sicurezza.

OBIETTIVI PRIMARI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO

– la minimizzazione delle occasioni di incendio;

– la stabilità delle strutture portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso aglioccupanti;

– la limitata produzione e propagazione del fuoco e dei fumi all'interno delle opere ela limitata propagazione del fuoco alle opere vicine;

– la possibilità che gli occupanti lascino l'opera indenni o che gli stessi siano soc-corsi in altro modo;

– la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.(D.P.R. 246/93).

CRITERI DI PROGETTAZIONE 293

Nella tabella che segue sono riportate, a scopo indicativo, alcunemisure di sicurezza associate a ciascun obiettivo.

La scelta delle misure più idonee per conseguire gli obiettivi di sicu-rezza si compie in successive fasi:

– il primo passo è quello di analizzare l'attività dal punto di vista del“rischio incendio”: possibilità di innesco, possibilità di propaga-zione e sviluppo, situazioni di pericolo per l'uomo, per i beni e perl'ambiente indotte dall'incendio stesso (cap. 3);

– il secondo passo è quello di verificare l'esistenza di specifichedisposizioni antincendio di natura cogente per l'attività in esame edi porle in atto. Tali disposizioni possono riguardare aspetti di sicu-rezza di carattere generale e/o specifici relativi a determinati centridi pericolo inseriti nell'attività in esame (cap. 4);

– il terzo passo riguarda eventuali misure che il progettista sceglie, inaggiunta a quelle di legge, secondo un determinato piano strategicopreordinato al conseguimento degli obiettivi generali di sicurezzaantincendio. A supporto del progettista per la definizione del sud-detto piano sono state predisposte apposite schede (cap. 5).

Operare con questa metodologia, in assenza di specifiche disposi-zioni, permette:

– una maggiore consapevolezza del rischio incendio;

– una più razionale scelta delle singole misure di sicurezza e dellivello loro richiesto;

– la possibilità di scegliere, in una effettiva logica di sicurezza equiva-lente, le misure più efficaci ed economiche.

I successivi capitoli costituiscono dunque una guida progettuale, odi verifica, della sicurezza antincendio in una logica nella quale la stes-sa sicurezza non è l'esito del confronto con un modello di accettabilitàfissato dalla legge ma viene “costruita”, caso per caso, con un metodoche, per quanto possibile, permetta anche un confronto sulle scelte ef-fettuate a parità di obiettivi e in contesti similari.

294 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Tabella OBIETTIVI/MISURE

(La presente tabella ha valore puramente esemplifi-cativo e le misure riportate non sono esaustive).

OBIETTIVI MISURE

MINIMIZZAZIONEDELLE OCCASIONID'INCENDIO

– sistemi di rivelazione di miscele infiammabili, sistemidi soppressione delle esplosioni, sistemi di ventila-zione;

– norme di esercizio e procedure manutentive;– sistemi di controllo dei parametri di processo;– sistemi di messa a terra e di protezione dalle scariche

atmosferiche;– modalità di stoccaggio dei prodotti pericolosi;– disposizione degli impianti;– cautele nella movimentazione dei prodotti;– sistemi e dispositivi di sicurezza;– sistemi di allarme e blocchi di emergenza;– impianti a regola d'arte;

STABILITÀ DELLE STRUTTURE

– resistenza al fuoco degli elementi portanti con o senzafunzione separante (pareti, pavimenti, coperture,colonne, travi, scale);

– comportamento al fuoco di vincoli, giunti, connessionifra i singoli elementi di cui sopra;

– comportamento statico della struttura in caso di cedi-mento di singoli elementi;

LIMITATAPRODUZIONE E PROPAGAZIONEDEL FUOCOE DEI FUMIALL'INTERNODELLE OPEREE LIMITATAPROPAGAZIONEDEL FUOCO ADOPERE VICINE

nell'ambiente di origine:– mezzi fissi o manuali di controllo e spegnimento

dell'incendio nella fase iniziale– impianti sprinkler– impianti a pioggia di spegnimento, raffreddamento o

protezione (cortine)– impianti di spegnimento a gas (anidride carbonica,

halon o equivalenti) – impianti di spegnimento a pioggia – impianti di spegnimento a polvere – impianti di spegnimento a schiuma – sistemi manuali di allarme – sistema automatico di rivelazione e allarme – sistemi di evacuazione fumi e calore

CRITERI DI PROGETTAZIONE 295

segue

LIMITATAPRODUZIONE E PROPAGAZIONEDEL FUOCOE DEI FUMIALL'INTERNODELLE OPEREE LIMITATAPROPAGAZIONEDEL FUOCO ADOPERE VICINE

al di fuori dell'ambiente di origine: – elementi di partizione resistenti al fuoco– protezione delle aperture con elementi resistenti al

fuoco – appropriato disegno delle facciate – impianti di estinzione – sistemi di evacuazione fumi e calore – barriere antifumo – serrande tagliafuoco sui canali di ventilazione – ambienti in sovrapressione o in depressione per control-

lare il moto dei fumi – intercettazioni e sistemi di blocco dell'impianto in caso

di emergenza (emergency shut down systems)

misure per limitare la propagazione dell'incendio alleopere vicine: – distanze di sicurezza esterna – resistenza al fuoco degli elementi costruttivi – limitazione delle aperture in facciata – reazione al fuoco degli elementi di finitura della facciata – impianti di spegnimento

EVACUAZIONEDEGLI OCCUPANTIIN CASODI EMERGENZA

– sistemi di rivelazione e allarme- sistema di vie di uscita verso un luogo sicuro – protezione delle vie di fuga dal fuoco e dal fumo – sistemi di controllo dei fumi – comportamento al fuoco dei materiali costruttivi e di

finitura – piano di sfollamento – istruzioni per l'emergenza – sistemi di controllo dei fumi – previsione di luoghi sicuri interni o esterni – supporti alle squadre di emergenza (accessibilità

all'area, accessibilità nell'edificio, ascensori antincen-dio)

– sistemi di comunicazione in emergenza

(segue) Tabella OBIETTIVI/MISURE (La presente tabella ha valore puramenteesemplificativo e le misure riportate non sono esaustive).

OBIETTIVI MISURE

296 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

SICUREZZADELLE SQUADREDI SOCCORSO

– postazioni protette interne/esterne di attacco all'incen-dio

– riserve idriche supplementari/idranti esterni – luoghi/scale/ascensori antincendio – attacchi antincendio/tubazioni a secco/attacchi schiuma – sistemi di evacuazione fumi e calore – alimentazioni elettriche di emergenza – intercettazioni e sistemi di blocco dell'impianto in caso

di emergenza (emergency shut down systems) – installazioni per le comunicazioni in emergenza – marcatura sostanze pericolose – segnaletica di supporto per i soccorritori – piano di emergenza interno

(segue) Tabella OBIETTIVI/MISURE (La presente tabella ha valore puramenteesemplificativo e le misure riportate non sono esaustive).

OBIETTIVI MISURE

CRITERI DI PROGETTAZIONE 297

3. ELEMENTI CONOSCITIVI DEL RISCHIO INCENDIO

Presentazione

Le seguenti indicazioni hanno per oggetto gli elementi che concor-rono alla valutazione del rischio incendio dell'attività in esame.

I suddetti elementi costituiscono una griglia dettagliata ma non ne-cessariamente esaustiva, rientra infatti nelle competenze e responsabili-tà proprie del progettista inserire ogni altra indicazione che, caso percaso, fosse necessaria per una migliore comprensione delle problemati-che di sicurezza antincendio.

L'articolazione dei paragrafi parte dall'analisi delle condizioni di ri-schio legate alle sostanze in deposito e lavorazione ed al processo pro-duttivo, per proseguire prendendo in esame le caratteristiche del sito edel fabbricato nel cui ambito l'attività a rischio di incendio si va ad in-serire.

3.1. Caratteristiche e quantità delle sostanze

Sostanze, preparati e materiali utilizzati nel ciclo di produzione:

– composizione chimico-fisica;

– stato fisico di aggregazione, pressione, temperatura nelle varie fasidel ciclo produttivo;

– classificazione di pericolosità in base alle vigenti norme, schede disicurezza;

– quantitativi in deposito e in lavorazione;

Carico d'incendio nelle varie aree dell'edificio.

3.2. Layout, centri di pericolo, aree a rischio specifico

– Schema produttivo dell'attività;

– impianti di processo e/o macchinari di produzione, posizione emodalità di lavorazione;

298 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

– luoghi di possibile rilascio di prodotto infiammabile o combustibile,fonti di innesco; impianti di produzione a rischio specifico d'incen-dio;

– depositi e magazzini; modalità di stoccaggio dei prodotti (materieprime, intermedi e prodotti finiti), tipo, forma e caratteristiche degliimballaggi, sistemi di caricamento e modalità di trasferimentoall'interno dell'attività;

– incompatibilità delle sostanze e dei preparati in deposito e/o in lavo-razione, tra loro e con l'acqua;

– ubicazione e caratteristica delle sostanze radioattive; lodo modalitàd'impiego e di deposito;

– ubicazione e caratteristica delle materie esplodenti, loro modalitàd'impiego e di deposito;

– impianti di produzione di calore, gruppi elettrogeni, autorimesse, ecc.

In presenza di “impianti di processo”, anche:

– schemi di flusso con indicazioni sulla strumentazione, sui sistemi diintercettazione, di controllo e di blocco in condizioni ordinarie e diemergenza;

– modalità di gestione dell'impianto in condizioni ordinarie e di emer-genza;

– accessibilità della strumentazione e degli organi di controllo emanovra in particolare durante le condizioni di emergenza;

– scarichi funzionali e di emergenza;

– sistemi di abbattimento.

3.3. Ubicazione

Requisiti dell'area

Ubicazione della attività in relazione al territorio circostante:

– destinazione urbanistica dell'area;

CRITERI DI PROGETTAZIONE 299

– destinazione d'uso dei principali insediamenti civili, commerciali eindustriali al contorno;

– caratteristiche geologiche, morfologiche e meteoclimatiche chepossano costituire significativo aggravio del rischio incendio.

Distanze di sicurezza

Distanze degli elementi pericolosi (1) dell'attività da edifici circo-stanti, da fabbricati aperti al pubblico, ferrovie strade, aree fabbricabiligasdotti oleodotti linee elettriche aeree AT e MT. Distanze degli ele-menti pericolosi dalla recinzione e dal confine di proprietà.

Accessibilità

Possibilità di avvicinamento e/o accesso all'area da parte dei mezzidi soccorso (APS, AS, ecc...), di accosto ai fabbricati e di manovra de-gli stessi mezzi di soccorso.

3.4. Caratteristiche architettoniche e costruttive

Distribuzione planovolumetrica dell'attività

Distribuzione delle aree e dei volumi, indicazione delle distanze frale singole parti del complesso produttivo, distanze reciproche tra glielementi pericolosi dell'attività.

Resistenza e reazione al fuoco

Tipologia del fabbricato con particolare riguardo alla resistenza alfuoco degli elementi costruttivi.

Classificazione degli elementi costruttivi dal punto di vista della re-azione al fuoco.

Reazione al fuoco dei tendaggi e dei materiali di arredo e finituranei locali con elevata affluenza di persone o in altri ambienti particolari.

1. Elementi pericolosi = aree o impianti dell'attività a maggior rischio in caso di incen-dio, singoli “centri di pericolo”.

300 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Compartimentazione e separazioni

Compartimenti e separazioni antincendio ed eventuali attraversa-menti strutturali e impiantistici degli stessi.

Ventilazione naturale o forzata

Sistemi di ventilazione, naturale o forzata, mirata alla diluizione dipossibili miscele esplosive all'interno dell'ambiente: posizione, caratte-ristiche e modalità di funzionamento.

Sistemi di evacuazione fumi e calore

Superfici disponibili (a parete o a soffitto) per l'evacuazione dei fu-mi e del calore in caso di incendio, eventuali riscontri d'aria in basso emodalità di apertura di dette superfici.

3.5. Impianti tecnologici di servizio

Impianti elettrici

Classificazione del sistema elettrico secondo le tensioni nominali eil modo di collegamento a terra; trasformazione della tensione, distri-buzione e suddivisione dei circuiti, protezione delle condutture da so-vracorrenti, correnti verso terra e cortocircuiti, individuazione dei“centri di pericolo”, classificazione delle aree e determinazione degliimpianti AD; protezione dalle scariche atmosferiche, impianti ausiliari,illuminazione di sicurezza, alimentazione di emergenza, passaggio dicavi elettrici, comportamento al fuoco degli isolamenti in funzione deiluoghi di passaggio e delle quantità.

Impianti distribuzione di gas combustibili

Punto di consegna, eventuali stoccaggi interni, contabilizzazione,rete di distribuzione con relative intercettazioni (manuali e/o automati-che) sino alle utenze; regimi di pressione e portata del gas.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 301

Impianti di condizionamento e ventilazione

Centrale trattamento aria (posizione, caratteristiche), natura del flui-do refrigerante, canali di distribuzione e ripresa, sezionamenti, attraver-samenti di strutture tagliafuoco, caratteristiche costruttive ecomportamento al fuoco dei componenti.

Impianti di sollevamento e trasporto

Caratteristiche impiantistiche, protezione antincendio del vano cor-sa e degli accessi ai piani; ventilazione del vano corsa; caratteristichecostruttive, accesso e ventilazione del vano macchina; attraversamentidi strutture tagliafuoco.

Altri impianti tecnologici e/o di servizio

Distribuzione azoto, aria compressa, vapore acqueo, olio e gas com-bustibile, ecc.: rete di distribuzione, sezionamenti e attraversamenti distrutture tagliafuoco.

3.6. Vie di esodo

Massimo affollamento ipotizzabile (da ogni singolo ambiente edall'intero edificio); caratteristiche dei percorsi di esodo; ubicazione ecaratteristiche delle uscite e relativi serramenti (verso e modalità diapertura); segnaletica di sicurezza; illuminazione (normale e di emer-genza); scale e vani scala, numero, distribuzione e caratteristiche geo-metriche delle scale e dei vani scala e loro tipologia in relazione allaprotezione antincendio.

3.7. Presidi antincendio

Presidi antincendio

Estintori portatili e carrellati; rete idrica antincendio; alimentazione,caratteristiche della rete di distribuzione dell'acqua, idranti e loro distri-buzione; impianti di raffreddamento; impianti fissi manuali e/o auto-

302 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

matici di spegnimento; impianti manuali e/o automatici di rivelazione esegnalazione incendio.

3.8. Gestione della sicurezza

Esercizio

Servizio di sicurezza, norme e criteri di esercizio dell'insediamento,divieti e limitazioni adottate ai fini specifici della sicurezza antincen-dio, sistemi di vigilanza antincendio.

Procedure in emergenza

Scenari incidentali di riferimento, pianificazione degli interventi disoccorso, piano di emergenza interno squadre aziendali di primo inter-vento, formazione e addestramento del personale, elementi di riferi-mento per il piano di emergenza esterno.

Per completezza si ricorda che, ai soli fini del dimensionamento degli im-pianti elettrici, la valutazione degli ambienti a maggior rischio in caso di in-cendio viene effettuata secondo le indicazioni di cui alle Norme CEI 64-8.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 303

4. MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE CONTROGLI INCENDI

Presentazione

Nella presente sezione vengono illustrate le principali misure di sicu-rezza utilizzabili per conseguire gli obiettivi della prevenzione incendi.

Per ciascuna misura, in forma sintetica, vengono presentati gli elementiche le caratterizzano (descrizione, scopo, elementi di scelta, vincoli legisla-tivi, norme di riferimento, suggerimenti) precisati nella tabella che segue.L'articolazione dei paragrafi, per coerenza con l'impostazione della restanteparte del lavoro, segue la consueta logica per aspetti.

In questo caso però l'articolato non costituisce il criterio di scelta perchélo stesso resta legato al rapporto fra le misure e gli obiettivi primari della si-curezza antincendio attraverso la strategia scelta dal progettista.

Campo Contenuto

OGGETTO Nome della misura di sicurezza trattata nella scheda

DESCRIZIONE Definizione della misura e descrizione sommaria dellastessa, con riferimento alle eventuali diverse tipologie olivelli di prestazione.

SCOPO A cosa serve e quali sono le finalità e gli obiettivi dellamisura di sicurezza in rapporto alle primarie esigenze di sal-vaguardia della vita umana e di tutela dell'ambiente.

ELEMENTIDI SCELTA

Parametri e fattori che incidono sulla valutazione dellanecessità e della consistenza o del livello della misura disicurezza.

VINCOLILEGISLATIVI

Disposizioni nazionali di applicazione obbligatoria.

NORMEDI RIFERIMENTO

Norme, specifiche tecniche e standard nazionali relativi allaprogettazione, costruzione ed uso della misura di sicurezzadi applicazione non obbligatoria.

SUGGERIMENTI Indirizzi di buona tecnica per il dimensionamento, il posi-zionamento, la realizzazione e l'installazione della misura inesame, non contenute nelle disposizioni o norme di cui aiprecedenti campi.

304 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.1. Ubicazione

4.1.1. Scheda “UBICAZIONE” (1)

OGGETTO REQUISITI D'AREA

DESCRIZIONE Caratteristiche dell'area potenzialmente vincolanti l'ubica-zione della attività in esame o la sua stessa presenza.

SCOPO

ELEMENTIDI SCELTA

VINCOLILEGISLATIVI

limitatamente a quelli espressamente previsti per ragioni disicurezza antincendio

Omissis

NORMEDI RIFERIMENTO

SUGGERIMENTI Valutare e/o verificare la presenza di:– vincoli d'area definiti dal piano regolatore comunale o da

altre disposizioni legislative di pianificazione urbanistico-territoriale;

– fasce di rispetto dovute a “servitù passive” per la presenza, inprossimità, di attività ad elevato rischio potenziale (p.e.depositi esplosivi, depositi gas tossici, aziende a rischio diincidente rilevante, distributori stradali di GPL, ecc.);

– fasce di rispetto dovute a “servitù passive” per la pre-senza, in prossimità, di linee di trasporto di energia o disostanze pericolose; (p.e. metanodotti, oleodotti, lineeelettriche aeree, linee ferroviarie);

– contesto urbano delle aree limitrofe e loro destinazioned'uso in rapporto alle eventuali distanze di sicurezza dagarantire rispetto alla attività o sua parte (vedasi scheda“distanze di sicurezza”);

– licenze o altro atto autorizzativo, rilasciato dagli enti com-petenti per le attività “pericolose” al contorno può infattiaccadere che esistano problemi di servitù passive indottedalle prescrizioni dell'ente autorizzatore ma non riportatenel piano regolatore o comunque segnalate al proprietariodell'area destinata al nuovo insediamento produttivo).

Valutare l'esposizione al rischio sismico e idrogeologico.

(1) La compatibilità dell'area con l'attività prevista, pur essendo un aspetto importante del pro-getto sicurezza, non costituisce una “misura” in senso proprio; nella fattispecie pertanto icampi “scopo” e “elementi di scelta” non sono compilati.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 305

4.1.2. Scheda “UBICAZIONE”

OGGETTO DISTANZE DI SICUREZZA

DESCRIZIONE Le distanze di sicurezza rappresentano il valore minimo delledistanze, misurate orizzontalmente, fra il perimetro in pianta diciascun elemento pericoloso di un'attività ed il perimetrodell'elemento da tutelare (p.e. altri centri di pericolo, edifici,opere pubbliche, ferrovie, ecc.).

In ambito antincendio le distanze di sicurezza si differenziano in:

DI SICUREZZA ESTERNA

quando l'elemento da tutelare è rappre-sentato da fabbricati esterni, altre operepubbliche o private, ovvero confini diaree edificabili.

DI PROTEZIONE quando l'elemento di riferimento è costi-tuito dalla recinzione dello stabilimentoo dal confine dell'area su cui sorge l'atti-vità.

DI SICUREZZA INTERNA

quando l'elemento da tutelare è costitu-ito da uno degli altri elementi pericolosi– o comunque da proteggere – dell'atti-vità.

Inoltre, per una migliore comprensione della presente schedavalgono le seguenti definizioni:

ELEMENTO PERICOLOSO = Luogo o apparecchiatura conpericolo di incendio per la presenza di sostanze infiammabili ocombustibili in deposito o in lavorazione.

CENTRO DI PERICOLO = Possibile punto di rilascio disostanze infiammabili o combustibili connesso con un ele-mento pericoloso (vedi CEI 64-2).

ZONA DI RISPETTO = Zona attorno ad un centro di pericoloovvero ad elemento pericoloso entro la quale devono esserecontrollate le possibili fonti di innesco.

306 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

SCOPO Ridurre le conseguenze in caso di incendio o esplosione.Tale obiettivo generale si declina, per le singole distanze, comesegue:– per le DSE: ridurre la probabilità di danneggiamento o coin-

volgimento dei beni esterni in caso d'incendio o esplosione;– per le DP: limitare la probabilità di danno per persone e cose

occasionalmente presenti in prossimità dei confini di proprietà;– per le DSI: limitare la probabilità di danneggiamento o coinvolgi-

mento di determinati beni interni in caso di incendio o esplosione.La zona di rispetto è finalizzata a limitare la probabilità di innescoin prossimità dei centri di pericolo e degli elementi pericolosi.

ELEMENTIDI SCELTA

– probabilità di innesco e consistenza dell'area di fuoco (incen-dio di riferimento);

– tipo di impatto sulle persone ed i beni da proteggere;– possibilità e tempi di intervento con i mezzi di protezione;– vulnerabilità dei beni da tutelare;– valore dei beni da tutelare in termini economici, artistici,

ambientali, sociali.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDI RIFERIMENTO

Modelli matematici per la valutazione dell'irraggiamento edell'onda d'urto.

SUGGERIMENTI – tenere conto delle aree di deposito esterno (temporaneo opermanente)

– per sostanze con caratteristiche fisico-chimiche simili aquelle per le quali esiste specifica normativa può farsi riferi-mento a questa

– per la definizione delle zone di rispetto utilizzare i criteririportati dalle CEI 64-2 e 64-8V2

(segue) 4.1.2. Scheda “UBICAZIONE”

OGGETTO DISTANZE DI SICUREZZA

CRITERI DI PROGETTAZIONE 307

4.1.3 Scheda “UBICAZIONE”

OGGETTO ISOLAMENTO

DESCRIZIONE Grado di separazione dell'attività rispetto a locali, edifici oimpianti di terzi.Tale separazione può essere ottenuta mediante:– idonee distanze di sicurezza (vedasi scheda relativa)– attività in edificio ad uso esclusivo– strutture di separazione (orizzontale e verticale) di adeguata

resistenza al fuoco

SCOPO – evitare la propagazione dell'incendio alle opere vicine– evitare che l'attività in esame sia interessata dall'incendio di

opere vicine

ELEMENTIDI SCELTA

– pericolosità propria dell'attività– pericolosità relativa dell'attività in esame rispetto quelle

adiacenti in termini di carico d'incendio, possibilità diesplosione, occupanti, importanza artistica, economica,sociale.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI – non promiscuità di attività con ragione sociale diversa inuno stesso edificio qualora una o più di tali attività presentipericolo di esplosione con gravi conseguenze potenziali;

– per attività con ragione sociale diversa nello stesso edificio,accessi separati e diretti dall'esterno; eventuale promiscuitàdei percorsi di uscita adottabile purché tali percorsi costitui-scano compartimenti dotati di illuminazione di sicurezza edi aperture di ventilazione permanente o facilmente apribiliin caso di necessità;

– comunicazioni funzionali fra attività con ragione socialediversa a mezzo di filtri;

– strutture di separazione verticale di almeno 1 m superiorialla copertura adiacente se questa è realizzata con materialecombustibile ovvero se presenta aperture nel raggio 3 m dalcolmo della suddetta struttura tagliafuoco

308 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.1.4. Scheda “UBICAZIONE”

OGGETTO ACCESSIBILITÀ

DESCRIZIONE Accessibilità dell'edificio ai mezzi ed alle squadre di soccorso espegnimento.L'accessibilità riguarda in genere:– l'accostabilità alle aperture perimetrali dell'edificio da parte di

mezzi di soccorso e spegnimento su aree carrabili interne oesterne alla proprietà;

– l'accostabilità alle facciate esterne da parte dell'autoscala;

SCOPO Favorire l'operatività delle squadre e dei mezzi di soccorso espegnimento

ELEMENTIDI SCELTA

– localizzazione degli accessi o delle aperture di ingresso inemergenza;

– altezza dell'edificio;– esigenze operative delle squadre esterne secondo la strategia

di sicurezza da adottare

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Per le caratteristiche di accessibilità all'area dove sorgono gliedifici, si può fare riferimento al DM 246/87, p.to 2.2:accessi all'area:larghezza: 3,50 maltezza libera: 4,00 mraggio di volta: 13,00mpendenza: non superiore al 10%resistenza al carico: almeno 20 tonnellate (8 sull'asse anterioree 12 sull'asse posteriore, passo 4,00 m)accostabilità autoscale:da verificare in base alle possibilità operative dell'automezzodei vigili del fuoco indicate nello schema riportato nella paginaseguente.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 309

SUGGERIMENTI – Evitare il posizionamento degli idranti esterni in prossimitàdegli ingressi carrai qualora la sosta del primo mezzo di soc-corso possa ostacolare l'accesso ai successivi;

– Verificare le aree carrabili effettivamente fruibili in caso diemergenza tenendo conto dei parcheggi esterni, dei deposititemporanei di materiale o altro;

– Verificare la possibilità di utilizzo di alimentazioni idrichealternative.

(segue) 4.1.4. Scheda “UBICAZIONE”

OGGETTO ACCESSIBILITÀ

3,40 4,50

6,50

8,90

10,00

90°

0°13,40

13,70

14,30

15,50

17,40

20,8

0

23,3

0

26,8

029,3

0

20,0

0

29,8

0

Allegato

rapp. 1:100

Datirelativi

allosviluppoautoscala

310 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.2. Caratteristiche costruttive

4.2.1 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE”

OGGETTO STABILITÀ AL FUOCO DELLA STRUTTURAPORTANTE

DESCRIZIONE Capacità della struttura portante, espressa in minuti primi, diconservare durante l'incendio la propria stabilità.Tale capacità si considera soddisfatta, per convenzione,quando la “resistenza al fuoco” dei singoli elementi è dimo-strata essere non inferiore a quella richiesta e le connessionistrutturali non ne riducono la stabilità.

SCOPO – Garantire la stabilità della struttura in caso di incendio perla salvaguardia degli occupanti e delle squadre di soccorso;

– Evitare il collasso generale dell'edificio per un tempo pre-determinato.

ELEMENTIDI SCELTA

– Grado di pericolosità dell'incendio generalizzato per lastruttura valutabile in funzione di carico d'incendio, caratte-ristiche e distribuzione dei materiali combustibili, condi-zioni di ventilazione, geometria e dimensioni dell'ambiente,caratteristiche tecniche delle strutture di contenimento;

– situazione di pericolo per gli occupanti e i beni contenuti incaso di crolli parziali o totali della struttura;

– grado di deterioramento strutturale accettabile, tempi diripristino;

– affidabilità ed efficacia delle misure di protezione attiva, inessa comprese le eventuali squadre di emergenza interne.

VINCOLILEGISLATIVI

È richiesta la resistenza al fuoco per alcuni luoghi a rischiospecifico, quali, per esempio la centrale termica, il gruppoelettrogeno, i depositi di infiammabili, le autorimesse.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 311

NORMEDIRIFERIMENTO

La resistenza al fuoco dei singoli elementi della struttura sipuò verificare in modo sperimentale, analitico, tabellaresecondo le norme vigenti.Per valutare la resistenza al fuoco dei singoli elementi:

Metodi sperimentali- Circ. M.I. n. 91/61

Metodi analitici• UNI 9502 (elementi costruttivi di conglomerato cementizio

armato)• UNI 9503 (elementi costruttivi di acciaio)• UNI 9504 (elementi costruttivi di legno)

Una possibile valutazione semplificata della REI si basa sulconfronto con tabelle costruite interpolando e estrapolando idati emersi da una serie mirata di indagini sperimentali. Talitabelle sono contenute per esempio anche nelle citate normeUNI e nella Circ. MI 91/61.La stabilità globale della struttura, legata all'interazione fra isingoli elementi può essere stimata, da parte del progettista,considerando il comportamento a caldo delle connessioni,nonché le azioni indirette come conseguenza della dilata-zione termica, delle inflessioni e/o cedimenti di singoli ele-menti.Per tali valutazioni si può fare riferimento ai nuovi Euroco-dici sulle strutture in pubblicazione come EN (norme euro-pee) o ENV (norme europee volontarie).

(segue) 4.2.1 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE”

OGGETTO STABILITÀ AL FUOCO DELLA STRUTTURAPORTANTE

312 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

SUGGERIMENTI – Resistenza al fuoco delle strutture delimitanti le vie di fugaper almeno 30 minuti;

– stabilità della pannellatura verticale autoportante di tipoprefabbricato;

– resistenza al fuoco delle strutture delimitanti le eventualivie appositamente predisposte per l'accesso dei soccorritoriper almeno 60 minuti;

– stabilità della struttura portante anche in caso di cedimentodi singoli elementi dell'orditura primaria e secondaria;

– sicurezza della struttura portante nei confronti di un even-tuale collasso a catena (p.e. garantendo comunque la stabi-lità della struttura verticale);

– resistenza al fuoco degli edifici multipiano non inferiore a60 minuti salvo per la copertura;

– protezione minima (solo i tempi di sfollamento) per la strut-tura di edifici monopiano (o le coperture degli edifici multi-piano) con:

– carico d'incendio limitato;– assenza di pericoli specifici da centralizzare (impianto

da porre in sicurezza, sostanze pericolose da portarefuori, ecc.);

– buone condizioni di evacuazione fumi e calore nellaparte alta dell'edificio;

– presenza di impianto di spegnimento automatico e/osquadre di emergenza interne almeno durante l'attivitàlavorativa;

– nessuna verifica di resistenza al fuoco negli edifici la cuiperdita, compreso il contenuto, non comporti danni econo-mici ed occupazionali di rilievo purché sia comunque assi-curata la salvaguardia degli occupanti.

(segue) 4.2.1 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE”

OGGETTO STABILITÀ AL FUOCO DELLA STRUTTURAPORTANTE

CRITERI DI PROGETTAZIONE 313

4.2.2 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE” OGGETTO COMPARTIMENTAZIONE

DESCRIZIONE Divisione dell'edificio in parti delimitate da elementi costruttividi resistenza al fuoco predeterminata e organizzata per rispon-dere alle esigenze della prevenzione incendi.(DM 30/11/83 p.to 1.5)La compartimentazione può essere ottenuta con elementi strut-turali di partizione privi di aperture o varchi.In presenza di quest'ultimi la compartimentazione può esserecomunque garantita, a seconda dei casi, utilizzando porte oaltri elementi di chiusura di tipo tagliafuoco normalmentechiusi o a chiusura automatica comandata da sistema di rivela-zione incendio o calore.In generale, salvo casi particolari previsti dalle disposizioni, siaccetta l'ipotesi che l'incendio non possa manifestarsi contem-poraneamente in due comparti diversi e, di conseguenza, uncompartimento possa considerarsi luogo sicuro dinamicorispetto a quello adiacente interessato dall'incendio.

SCOPO – Limitare i danni dell'incendio ad un ambiente di dimensioniprefissate.

– Consentire la realizzazione di vie di fuga protette all'internodell'edificio

– Agevolare le operazioni di spegnimento consentendo l'inter-vento manuale di spegnimento da zona protetta.

– Limitare il rischio di propagazione dell'incendio verso terzi.– Separare, dal punto di vista antincendio, aree a maggior

rischio di incendio o a maggior rischio in caso di incendio.– Costituire corridoi protetti di ingresso nel fabbricato per

favorire le operazioni di salvataggio e spegnimento.

ELEMENTIDI SCELTA

– danno massimo accettabile immediato e/o differito– dimensioni dell'edificio e numero di piani– lay-out produttivo– carico di incendio e caratteristiche dei combustibili– presenza di impianti automatici di spegnimento o di efficaci

sistemi di evacuazione fumi e calore in copertura– difficoltà o pericolosità di sfollamento e/o di accesso all'area

interessata dall'incendio (p.e. piani superiori al primo).

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

314 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

NORMEDIRIFERIMENTO

Il requisito di resistenza al fuoco dei singoli elementi costrut-tivi che costituiscono le strutture di compartimentazione siverifica con metodi sperimentali o analitici secondo quantoindicato dalla Circolare MI 91/61 e dalle norme UNI 9723(porte tagliafuoco).Per valutare la resistenza al fuoco dei singoli elementi:Metodi sperimentali– Circ. MI. n. 91/61– UNI 9723 (porte resistenti al fuoco)Metodi analitici• UNI 9502 (elementi costruttivi di conglomerato cementizio

armato)• UNI 9503 (elementi costruttivi di acciaio)• UNI 9504 (elementi costruttivi di legno).Una possibile valutazione semplificata della REI si basa sulconfronto con tabelle costruite interpolando e estrapolando idati emersi da una serie mirata di indagini sperimentali. Talitabelle sono contenute per esempio anche nelle citate normeUNI e nella Circ. MI 91/61.Per tali valutazioni si può fare riferimento ai nuovi Eurocodicisulle strutture in pubblicazione come EN (norme europee) oENV (norme europee volontarie).

SUGGERIMENTI – per edifici industriali monopiano compartimentazione ogni2000-3000 mq;

– per edifici industriali a più piani, sia per ragioni di evacuazioneche di accessibilità per lo spegnimento, protezione delle scale;

– compartimentazione delle aree di deposito e/o utilizzo diinfiammabili o gas combustibili in reparti con rilevantecarico di incendio;

– compartimentazione di luoghi non pericolosi in se dove fumie calore potrebbero causare un danno relativamente elevato;

– compartimentazione delle aree dove la presenza di prodottiparticolari (chimici, radioattivi…) consiglia l'uso di tecnichedi intervento diverse da quelle usuali;

– compartimentazione dei tradizionali luoghi o impianti arischio specifico (centrali termiche, cabine elettriche, gruppielettrogeni, silos, ecc.)

– compartimentazione delle mense e dei locali ad uso collettivo;– disegni e struttura delle pareti esterne.

(segue) 4.2.2 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE” OGGETTO COMPARTIMENTAZIONE

CRITERI DI PROGETTAZIONE 315

4.2.3 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE”

OGGETTO REAZIONE AL FUOCO DEGLI ELEMENTICOSTRUTTIVI E DI FINITURA

DESCRIZIONE Grado di partecipazione dei materiali combustibili costruttivio di finitura al fuoco al quale sono sottoposti (DM 30/11/83p.to 1.10).N.B.– Per il problema dei materiali di rivestimento e arredo sulle

vie di fuga vedasi “sicurezza degli occupanti”.

SCOPO – evitare che i materiali da costruzione aggravino il rischio diincendio.

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche delle sostanze combustibili o infiammabilipresenti all'interno

– caratteristiche degli elementi costruttivi– presenza di impianti o apparecchiature con pericoli specifici

in caso di intervento (p.e. cabine elettriche)– elementi di copertura con aggravio di rischio di incendio per

gocciolamento delle parti accese.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

D.M. 26/6/84

SUGGERIMENTI Strutture incombustibili o di classe I:

– negli ambienti con presenza o possibilità di formazione dimiscele esplosive

– negli ambienti con macchinari o lavorazioni con fiammelibere o presenza di punti molto caldi

– negli ambienti con presenza di beni di elevato valore speci-fico.

Finiture con una determinata reazione al fuoco– per esigenze particolari.

316 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.2.4 Scheda “CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE” OGGETTO VENTILAZIONE

DESCRIZIONE Condizioni di ricambio dell'aria ambiente garantite dalla per-meabilità dei serramenti normalmente chiusi (ventilazioneimpedita), da apposite aperture di ventilazione permanente(ventilazione naturale) da impianti di ventilazione meccanica(ventilazione forzata) o da sistemi misti.

SCOPO – ridurre il rischio di formazione di miscele esplosive inambienti con presenza o rischio di emissione in ambiente digas o vapori infiammabili o polveri.

ELEMENTIDI SCELTA

– presenza di polveri combustibili, gas combustibili, infiamma-bili o rischio di emissione degli stessi in ambiente e lorocaratteristiche;

– tempi di permanenza e numero degli occupanti nello stessoambiente;

– rischi per le persone e i beni in caso di deflagrazione o esplo-sione della miscela.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Norme UNINorme CEI

SUGGERIMENTI – valori minimi di superfici areanti in rapporto alla superficie inpianta dei locali;

– valore minimo di superfici da mantenere costantementeaperte;

– contrapposizione delle aperture per agevolare il ricambiodell'aria;

– posizionamento sia in alto che in basso per favorire i moticonvettivi dell'aria incrementando il ricambio dell'aria stessa;

– in caso di locali seminterrati o comunque con areazioni poste nellasola parte superiore delle pareti, dimensionamento e posiziona-mento delle aperture in modo tale da favorire i moti convettivi;

– affacciare le aperture su spazi a cielo libero;– in caso di ventilazione affidata ad impianti di ventilazione

meccanica, garantire la possibilità di aerazione naturale peralmeno una quota parte con serramenti normalmente aperti oapribili automaticamente in caso di necessità.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 317

4.2.5 Scheda “CARATTERISTICHE TECNICHE”

OGGETTO SISTEMI DI EVACUAZIONE DI FUMO E DI CALOREA TIRAGGIO NATURALE O MECCANICO

DESCRIZIONE a) I sistemi a tiraggio naturale sono costituiti da:– evacuatori di fumo ad apertura automatica e manuale posti a

soffitto o nella parte alta delle pareti perimetrali di un locale;– camini di ventilazione, in alternativa o in aggiunta agli eva-

cuatori, con bocche di aspirazione ad apertura automatica emanuale, poste a soffitto o nella parte alta delle pareti peri-metrali dei locali;

– dispositivi a comando manuale di apertura degli evacuatori odelle bocche di aspirazione dei camini, in aggiunta a quelliautomatici;

– eventuali cortine pendenti a soffitto per delimitare il volumedella parte alta dei locali in compartimenti a tenuta di fumo(la funzione delle cortine può essere svolta da elementi strut-turali di altezza idonea);

– aperture di ingresso dell'aria nella parte bassa dei locali (pos-sono essere costituite dalle normali aperture di aerazione e dipassaggio se in misura idonea);

b) I sistemi a tiraggio meccanico sono costituiti da:– estrattori ad avviamento automatico e manuale;– eventuali condotti facenti capo agli estrattori;– eventuali bocche di aspirazione ad apertura automatica e

manuale;– eventuali cortine pendenti a soffitto (ved. sopra);– aperture di ingresso dell'aria (ved. sopra).I sistemi possono essere formati da una combinazione diestrattori e ventilatori di immissioni.

c) I sistemi misti sono costituiti da una combinazione dei pre-cedenti.

318 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

SCOPO Protezione attiva di locali contro l'incendio atta a:– agevolare lo sfollamento delle persone e l'azione dei soccor-

ritori nella fase iniziale di un incendio, evitando che la coltredi fumo nei locali scenda al di sotto di una predeterminataaltezza;

– agevolare l'intervento di spegnimento;– proteggere le strutture e le merci, almeno per un certo tempo,

contro l'azione del fumo e dei gas caldi;– ritardare o evitare situazioni di incendio generalizzato (flash over).

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività;– natura degli incendi ragionevolmente prevedibili e loro velo-

cità di sviluppo;– caratteristiche strutturali e geometriche dei locali;– tempi di intervento dei soccorritori;– condizioni metereologiche.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

– UNI 9494 “Evacuatori di fumo e di calore - Caratteristiche,dimensionamento e prove”;

– UNI 9795 “Sistemi fissi automatici di rivelazione e di segna-lazione manuale di incendio”;

– © NFPA Code 204M “Guide for Smoke and Heat Venting” -1991 Edition

SUGGERI-MENTI

Sistemi a tiraggio naturale:– occorre fissare l'altezza della zona libera da fumo in modo

ragionevole, al fine di soddisfare i requisiti di sicurezza postisenza costi sproporzionati (la superficie di evacuazioneaumenta con il crescere dell'altezza della zona libera dafumo);

– nei corridoi e nei vani scale la differenza di pressione pro-dotta dal sistema di evacuazione deve evitare l'accumulo pertempi sufficienti allo sfollamento;

– occorre prevedere in modo realistico (anche in condizioninon ottimali) i tempi di intervento dei mezzi di spegnimento.

(segue) 4.2.5 Scheda “CARATTERISTICHE TECNICHE”

OGGETTO SISTEMI DI EVACUAZIONE DI FUMO E DI CALOREA TIRAGGIO NATURALE O MECCANICO

CRITERI DI PROGETTAZIONE 319

4.3. Impianti tecnici

4.3.1 Scheda “IMPIANTI TECNICI”

OGGETTO IMPIANTO ELETTRICO

DESCRIZIONE Insieme di componenti elettrici, elettricamente associati alfine di soddisfare scopi specifici e aventi caratteristiche coor-dinate.Fanno parte dell'impianto elettrico i componenti non alimen-tati tramite prese a spina e gli apparecchi utilizzatori alimen-tati tramite prese a spina.

OBIETTIVIDI SICUREZZADACONSIDERARE

L'impianto elettrico deve essere realizzato in modo tale che:– non costituisca innesco di incendio o di esplosione;– non contribuisca attivamente all'incendio;– non costituisca esso stesso oggetto di incendio;– non favorisca la propagazione dell'incendio;– non costituisca pericolo per le squadre di soccorso;– in caso di incendio sia possibile intervenire con specifiche

misure di protezione attiva.

CRITERIDI SCELTADELLE MISURE

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Norme CEI

SUGGERIMENTI In aggiunta alle Norme CEI, e per i soli fini di sicurezzaantincendio:– possibilità di sezionare l'impianto da luoghi facilmente

accessibili e segnalati;– negli ambienti con rischio di esplosione o a maggiore

rischio in caso di incendio, limitare i componenti elettriciallo stretto necessario.

320 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.3.2 Scheda “IMPIANTI TECNICI”

OGGETTO IMPIANTO DI PROTEZIONE DALLE SCARICHEATMOSFERICHE

DESCRIZIONE Insieme di dispositivi idonei a realizzare la protezione diuna struttura contro i fulmini

SCOPODELLA MISURA

Proteggere le costruzioni, i loro contenuti e gli occupantidagli effetti e dai pericoli derivanti dalle fulminazionidirette o da altre manifestazioni di elettricità atmosfe-rica, nonché da fulminazioni indirette.

CRITERI DI SCELTADELLA MISURA

– ubicazione della struttura;– destinazione d'uso e contenuto della struttura;– articolazione volumetrica della struttura.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDI RIFERIMENTO

CEI 81-1

SUGGERIMENTI

CRITERI DI PROGETTAZIONE 321

4.3.3 Scheda “IMPIANTI TECNICI”

OGGETTO IMPIANTO DI CONDIZIONAMENTOE VENTILAZIONE

DESCRIZIONE Insieme di condotte e canali collegati tra loro e con altriaccessori atti alla distribuzione in vari locali di aria

OBIETTIVIDI SICUREZZADACONSIDERARE

– evitare che l'impianto possa consentire la propagazionedelle fiamme o del fumo da un compartimento antincendioad un altro;

– evitare che i componenti dell'impianto, se innescati, pos-sano contribuire attivamente all'incendio

CRITERIDI SCELTADELLE MISURE

– tipologia dei locali asserviti;– massimo affollamento ipotizzabile nei locali asserviti;– qualità e quantità di materiale infiammabile e/ combustibile

in deposito e/o utilizzo nei locali asserviti o attraversatidalle condotte dell'aria

VINCOLILEGISLATIVI

Omisiss

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI – utilizzo di componenti incombustibili o dotati di un gradodi reazione al fuoco predeterminato;

– realizzazione di condotte di alimentazione e ripresadell'aria separate per ogni compartimento antincendio,senza aperture, e resistenti al fuoco se attraversanti altricompartimenti;

– realizzazione di serrande tagliafuoco di resistenza al fuocopredeterminata ad azionamento comandato da elementisensibili al calore e/o al fumo; le serrande tagliafuoco pos-sono essere ubicate:

– in corrispondenza degli attraversamenti delle pareti didelimitazione dei compartimenti antincendio;

– in corrispondenza delle bocche di mandata e ripresadell'aria (solo se le condotte di alimentazione e ripresadell'aria sono resistenti al fuoco)

322 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.3.4 Scheda “IMPIANTI TECNICI”

OGGETTO IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE DI GAS O DI LIQUIDI INFIAMMABILI O COMBUSTIBILI

DESCRIZIONE Complesso di tubazioni ed accessori che distribuiscono ilgas o il liquido infiammabile o combustibile da un sistema distoccaggio o da un elemento di contabilizzazione, agli appa-recchi di utilizzazione

OBIETTIVIDI SICUREZZADACONSIDERARE

– evitare rilasci di prodotto causati da errori di progetta-zione, costruzione od utilizzo;

– consentire in caso di rilascio una rapida intercettazionedella linea;

– consentire in caso di rilascio una agevole diluizione e/orecupero del prodotto rilasciato;

– limitare la possibilità di inneschi in corrispondenza deicentri di pericolo dell'impianto.

CRITERIDI SCELTADELLE MISURE

– natura e quantità del prodotto trasportato;– caratteristiche dei luoghi attraversati;– pressione di esercizio della linea;– materiale utilizzato per la realizzazione delle tubazioni.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Norme UNI-CIG (per impianti a gas)

NORME UNI

SUGGERIMENTI – non attraversare luoghi a maggior rischio di incendio oprotezione con controtubo;

– corretto posizionamento valvole di intercettazione;– sistemi di rilevazione di vapori e gas infiammabili;– collocazione dei centri di pericolo (valvole, flangiature,

ecc.) in ambienti ventilati e lontano da fonti di accensione.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 323

4.3.5 Scheda “IMPIANTI TECNICI”

OGGETTO IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO E TRASPORTO(ASCENSORI E MONTACARICHI)

DEFINIZIONE apparecchi elevatori con installazione fissa che servono pianidefiniti, comprendenti una cabina che permette l'accesso allepersone, (ascensore) e/o merci (montacarichi) che si spostatra guide verticali o inclinate meno di 15° rispetto alla verti-cale.

OBIETTIVIDI SICUREZZADACONSIDERARE

– evitare che i vani-corsa degli impianti costituiscano veicolodi propagazione verticale dell'incendio e del fumo;

– evitare che i locali macchine costituiscano pericolo di pro-pagazione di incendio e di fumo in altri ambienti.

CRITERIDI SCELTADELLE MISURE

– caratteristiche di utilizzo dei locali da cui si accede agliimpianti di sollevamento;

– altezza ai fini antincendio del fabbricato;– destinazione d'uso del fabbricato;– esistenza di comunicazioni con i piani interrati.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORME DIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI – vano-corsa di tipo protetto;– vano-corsa areato in sommità; – locali macchina separati, areati dall'esterno ed accessibili

con porte metalliche piene e/o resistenti al fuoco e dotate dicongegni di autochiusura.

324 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.4. Evacuazione degli occupanti in caso di emergenza

4.4.1. Scheda “EVACUAZIONE DEGLI OCCUPANTI IN CASO DI EMERGENZA”

OGGETTO VIE DI ESODO

DESCRIZIONE Insieme dei percorsi utilizzabili dalle persone presenti in unedificio per raggiungere un'area sicuraPer una migliore comprensione della presente scheda sirimanda alle definizioni di cui al DM 30/11/83 All. A p.to 3 ealle seguenti:PERCORSO NORMALEPercorso che unisce la singola postazione di lavoro, ordinariao occasionale, al percorso di sicurezza.PERCORSO DI SICUREZZAPercorso espressamente destinato a via di fuga, segnalato ecostantemente sgombro da materiali, macchinari o altropotenziale ostacolo al deflusso.Area sicuraLuogo sicuro.Zona coperta:– compartimentata rispetto all'area da evacuare con strutture

di separazione di adeguata resistenza al fuoco;– comunicante con la stessa area tramite porte resistenti al

fuoco;– collegata, tramite percorsi illuminanti e segnalati, con zone

esterne atte a consentire un sicuro e tempestivo allontana-mento delle persone.

USCITA DI SICUREZZAVedasi Uscita (DM 30/11/83 p.to 3.12)SCALE SICUREScale del tipo “a prova di fumo”, “a prova di fumo interna” o“protetto” sfocianti direttamente all'esterno o in area sicura.Si considerano sicure anche le scale esterne (scale aperte sudue o più lati) con le seguenti caratteristiche:– strutture e materiali di finitura incombustibili (salvo even-

tuali strisce antisdrucciolo sui gradini);– distanza dalle aperture non protette dell'edificio di almeno

2,5 m e porte di accesso alla scala, dall'interno, di adeguataresistenza al fuoco, normalmente chiuse e con dispositivodi autochiusura.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 325

SCOPO – consentire agli occupanti dell'edificio di raggiungere un'areasicura in tempi ragionevolmente brevi rispetto alla propaga-zione dell'incendio o dei suoi prodotti (fumi e calore)

– favorire l'opera di spegnimento o di soccorso facilitandol'accesso all'edificio da posizioni contrapposte e rapida-mente raggiungibili in caso di necessità

(segue) 4.4.1. Scheda “EVACUAZIONE DEGLI OCCUPANTI IN CASO DI EMERGENZA”

OGGETTO VIE DI ESODO

326 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

ELEMENTIDI SCELTA

– occupanti: numero e caratteristiche– tipologia edilizia– numero e caratteristiche dei piani– destinazione dei locali– natura del contenuto– presenza di impianti di rivelazione e/o spegnimento incendi

e/o evacuazione fumi e calore

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDI RIFERIMENTO

Segnaletica di sicurezza D.Lgs. 493/96

SUGGERIMENTI PERCORSI– porte scorrevoli ad azionamento automatico solo se apribili

comunque anche a spinta o automaticamente in caso dimancanza di alimentazione elettrica;

– pavimenti non sdrucciolevoli;– costantemente sgombri di materiale;– privi di specchi sulle pareti;– eventuali tendaggi o materiali di rivestimento e finitura

delle strutture verticali di tipo incombustibile o di classe 1di reazione al fuoco;

– lunghezza del percorso totale (compreso quello normale)da valutare in funzione delle caratteristiche dell'edificio,della potenziale pericolosità dell'incendio e della presenzadi impianti di rivelazione, estinzione o evacuazione fumi,dei tempi di sfollamento;

– uscite ragionevolmente contrapposte;– lunghezza massima dei corridoi ciechi indicativamente pari alla

metà dei percorsi massimi stabiliti con un massimo di 30 m circa.

(segue) 4.4.1. Scheda “EVACUAZIONE DEGLI OCCUPANTI IN CASO DI EMERGENZA”

OGGETTO VIE DI ESODO

CRITERI DI PROGETTAZIONE 327

segueSUGGERIMENTI

SCALE E RAMPE– singole rampe con numero di gradini non superiore a 15 e

pianerottoli di interruzione di larghezza coordinata alla lar-ghezza della scala

– larghezza minima di un modulo– gradini con pedata minima e alzata massima di 25 cm– ringhiere o balaustre alte almeno 1 m atte a sopportare le

sollecitazioni che possano derivare da un rapido e disordi-nato deflusso delle persone

– presenza di almeno un corrimano– utilizzo nel caso di numero ridotto di occupanti (max 3

unità) ed in installazioni particolari (p.e. impianti chimici)di scale fisse a pioli come seconda uscita di sicurezza

ASCENSORI E MONTACARICHI– espresso divieto di utilizzo come via di fuga in emergenza– gli “ascensori antincendio” sono progettati per lo specifico

utilizzo in caso di emergenza; può farsi riferimento allespecifiche tecniche indicate nel DM 9.4.94 punti 6.8 e 9.

SEGNALETICA E ILLUMINAZIONE– illuminazione di sicurezza con i seguenti requisiti minimi• intervento dell'alimentazione sussidiaria di allarmi e segna-

letica di sicurezza in meno di 0,5 sec.• autonomia minima di 30 min per segnalazione e allarme, di

1 h per la illuminazione di sicurezza ed eventuali ascensoriantincendio

• livello di illuminamento non inferiore a 5 lux ad un metroda terra sulle vie di fuga

• nel caso di utilizzo di lampade autoalimentate, installare lalinea elettrica di alimentazione con cavi resistenti al fuoco

– cartellonistica correttamente dimensionata, facilmente indi-viduabile da ogni punto della attività, in posizione relativa-mente bassa in modo da evitare che sia coperta dai primifumi dell'incendio, idoneamente illuminata tramite impiantoelettrico normale e, ove previsto, di sicurezza

(segue) 4.4.1. Scheda “EVACUAZIONE DEGLI OCCUPANTI IN CASO DI EMERGENZA”

OGGETTO VIE DI ESODO

328 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

segue SUGGERIMENTI

USCITE

NUMERO E UBICAZIONE– in funzione di:

massimo affollamento ipotizzabilecapacità di deflussomassima lunghezza dei percorsimassima lunghezza dei corridoi ciechicontrapposizione

CARATTERISTICHE– larghezza minima netta non inferiore ad un modulo– accessi carrabili purché sicuramente fruibili in caso di

necessità– facile apertura dall'interno

USCITE CONTRAPPOSTEUscite comprese entro un angolo superiore a 45° rispetto aqualunque punto accessibile del locale stesso.

(segue) 4.4.1. Scheda “EVACUAZIONE DEGLI OCCUPANTI IN CASO DI EMERGENZA”

OGGETTO VIE DI ESODO

CRITERI DI PROGETTAZIONE 329

4.5. Presidi antincendio

4.5.1 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI MANUALI DI SEGNALAZIONED'ALLARME

DESCRIZIONE Sistemi costituiti da:– segnalatori ad azionamento manuale (pulsanti di allarme)– rete di collegamento– centrale di controllo e allarme;– segnalatori di allarme;– alimentazione elettrica;– eventuali funzioni complementari.

SCOPO Permettere ai presenti di attivare un segnale di allarme, inmodo agevole, rapido ed affidabile per l'avvio dei provvedi-menti opportuni

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività;– destinazione dell'allarme;– punti di attivazione;– zone da allertare;– livello di affidabilità delle trasmissioni di allarme;– natura ed intelleggibilità dei messaggi di allarme;– livello di affidabilità delle alimentazioni.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

UNI 9795 “Sistemi fissi automatici di rivelazione e di segna-lazione manuale di incendio”.

© NFPA 72 “National Fire Alarm Code” - 1993 Edition

SUGGERIMENTI – prevedere segnalazioni di allarme tali da evitare, per quantopossibile, situazioni di panico o reazioni non commisurateall'effettivo rischio (per es. sfollamento di un intero edificioa fronte di un incendio modesto);

– inviare le segnalazioni di allarme in luoghi dai quali siapossibile prendere tempestivamente i provvedimenti delcaso ed avviare il piano di intervento nei tempi previsti;

– verificare periodicamente che il piano di intervento possaessere effettuato con il desiderato grado di affidabilità.

330 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.2 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI FISSI AUTOMATICI DI RIVELAZIONE DI INCENDIO

DESCRIZIONE Sistemi costituiti da:– rivelatori automatici di incendio;– rete di collegamento alla centrale di controllo e allarme;– segnalatori di allarme;– alimentazione elettrica;– eventuali funzioni complementari.

SCOPO Rivelare e segnalare un principio di incendio, in un temporagionevolmente breve ed in modo affidabile, al fine di:– avviare un tempestivo piano di sfollamento, ove necessario;– attivare i piani di intervento;– attivare eventuali sistemi di sicurezza ad esso asserviti.

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività e dei princìpi di incendio ragionevol-mente prevedibili;

– destinazione della segnalazione e dell'allarme;– zone da tenere sotto controllo;– zone da allertare;– livello di affidabilità della trasmissione delle segnalazioni e

degli allarmi;– natura ed intellegibilità dei messaggi di allarme;– livello di affidabilità delle alimentazioni.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

– UNI 9795 “Sistemi fissi automatici di rivelazione e disegnalazione manuale di incendio”;

– per i sistemi non trattati dalla norma UNI 9795 fare riferi-mento:

- ai criteri di installazione indicati dai costruttori;- alla norma © NFPA 72 “National Fire Alarm Code” - 1993

Edition– ad altre normative di buona tecnica.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 331

SUGGERIMENTI – prevedere segnalazioni di allarme tali da evitare, per quantopossibile, situazioni di panico o reazioni non commisuratecon l'effettivo rischio (per es. sfollamento di un intero edifi-cio a fronte di un incendio modesto);

– concepire il sistema di rivelazione in modo da limitare ilrischio di falsi allarmi, soprattutto quando il sistema azionaimpianti di spegnimento o è collegato ad altre funzioni;

– tenere presente il rischio di falsi allarmi in occasione dioperazioni non contemplate nell'attività normalmentesvolta nell'area tenuta sotto controllo (per es. esecuzione disaldature in un magazzino);

– inviare le segnalazioni di allarme in luoghi dai quali siapossibile prendere tempestivamente i provvedimenti delcaso ed avviare il piano di intervento nei tempi previsti;

– verificare periodicamente che il piano di intervento possaessere attuato con il desiderato grado di affidabilità;

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la congru-ità del sistema con gli enti protetti.

(segue) 4.5.2 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI FISSI AUTOMATICI DI RIVELAZIONE DI INCENDIO

332 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.3 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI DI RIVELAZIONE DI MISCELEESPLOSIVE

DESCRIZIONE Sistemi costituiti da:– rivelatori di miscele di gas o vapori infiammabili in grado

di segnalare il raggiungimento di concentrazioni perico-lose (limite inferiore di esplosione o una percentuale diesso) nell'ambiente tenuto sotto controllo;

– rete di collegamento alle centrali di controllo e allarme;– centrale di controllo e allarme;– eventuali funzioni complementari.

SCOPO – rilevare la presenza di gas o vapori infiammabili prima chela concentrazione degli stessi diventi pericolosa;

– dare i necessari segnali di allarme;– attivare eventuali misure protettive; tra queste le più

comuni sono l'avvio o l'aumento della ventilazione, l'inter-cettazione dell'afflusso del gas o vapore infiammabile.

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività;– gas o vapore da tenere sotto controllo;– volumi da proteggere;– affidabilità del sistema.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

NFPA

SUGGERIMENTI – scegliere la o le soglie di allarme in modo da disporre deltempo sufficiente per l'attivazione delle opportune misuredi protezione;

– installare i rivelatori in tutta l'area da proteggere nei puntiove è prevedibile la formazione di miscele pericolose,tenendo conto in particolare della loro densità rispettoall'aria in condizioni sia normali sia anomale (correntid'aria, riscaldamento);

CRITERI DI PROGETTAZIONE 333

segueSUGGERIMENTI

– collocare la centrale di allarme in posizione protetta dadanneggiamenti meccanici, manomissioni ed incendi. Aifini della funzionalità dell'impianto non è necessario che lacentrale sia protetta in modo specifico anche dagli incendiche si possono sviluppare nella zona sorvegliata, se la cen-trale serve solo tale zona;

– prevedere dispositivi di allarme in posizione e con segnala-zioni (acustiche e luminose) tali da essere immediatamenterecepite dal personale in grado di prendere i provvedimentidel caso.

Frequentemente il sistema è concepito in modo:– da dare un preallarme al raggiungimento di una concentra-

zione di gas nettamente al di sotto del limite inferiore diesplosione (per es. 30%) e da attivare le prime misure diprotezione (per es. la ventilazione);

– da dare l'allarme al raggiungimento di concentrazioni piùvicine al limite inferiore di esplosione e da avviare ulteriorimisure di protezione;

– prevedere, in caso di assenza di personale o di tempi brevia disposizione per l'intervento successivo, l'avvio automa-tico delle misure di protezione previste;

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la con-gruità del sistema con gli enti protetti.

(segue) 4.5.3 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI DI RIVELAZIONE DI MISCELEESPLOSIVE

334 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.4 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO ESTINTORI DI INCENDIO (SISTEMA DI)

DEFINIZIONE Insieme di apparecchi mobili (portatili o carrellati), “conte-nenti un agente estinguente che può essere proiettato ediretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna”,collocati nell'ambiente protetto.La pressione dei singoli apparecchi può essere fornita da unacompressione preliminare, da una reazione chimica o dallaliberazione di un gas ausiliare.

SCOPODELLAMISURA

Assicurare, per numero, caratteristiche e ubicazione, unprimo efficace intervento su un principio di incendio o unincendio di limitate proporzioni.

CRITERIDI SCELTADELLA MISURA

– caratteristiche fisico-chimiche delle sostanze presenti;– personale in grado di utilizzare gli apparecchi;– dimensioni e uso dell'edificio;– numero massimo di persone presenti;– tipo attrezzature presenti;– condizioni ambientali; – pericoli per la salute e la sicurezza;– possibilità che si verifichi l'incendio in punti dell'ambiente

di difficile raggiungimento;– dimensione del focolaio in funzione del tipo di intervento;– incompatibilità delle sostanze presenti con l'agente estin-

guente;

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Norme UNI EN

CRITERI DI PROGETTAZIONE 335

SUGGERIMENTI – distribuzione uniforme nell'area da proteggere e, comun-que, di preferenza, in prossimità degli accessi/uscite: invicinanza di aree di maggior pericolo;

– ubicazione in posizione agevolmente e sicuramente acces-sibile e ben segnalata da apposita cartellonistica visibileanche a distanza;

– installazione in numero proporzionale alla superficie inpianta, al numero e ubicazione delle zone a maggiore peri-colo, alla posizione degli operatori, comunque, di regola,non inferiore a 2;

– numerazione dei singoli apparecchi per la univoca indivi-duazione degli stessi in corso di interventi vigilanza omanutentivi;

– ubicazione a distanza reciproca inferiore a un valore prefis-sato e a distanza massima prefissata dai potenziali opera-tivi;

– ancoraggio fisso alla parete o altro supporto con possibilitàdi agevole e rapido sgancio senza necessità di supportiausiliari (scalette, chiavi, ecc.);

– compatibilità dell'agente estinguente con le sostanze pre-senti;

– capacità estinguente proporzionale alla quantità e tipo disostanze presenti;

– ubicazione in posizione protetta da urti accidentali, cadutadi oggetti etc.

(segue) 4.5.4 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO ESTINTORI DI INCENDIO (SISTEMA DI)

336 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.5 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”OGGETTO RETE IDRANTI

DESCRIZIONE Impianto ad acqua costituito da:– apparecchi mobili ad azionamento manuale.Questi possono essere idranti a muro, idranti a colonna, idrantisottosuolo, naspi, cannoni idrici. Gli idranti sono composti da ungruppo fisso (valvola) collegato alla rete, da una tubazione flessi-bile lunga 20 m e da una lancia a getto pieno e/o variabile con osenza valvole di intercettazione.I naspi sono composti da un gruppo fisso (valvola), da una tuba-zione semirigida lunga 20 m avvolta su apposito tamburo rotante,da una lancia a getto pieno e/o variabile e valvola di intercetta-zione.I cannoni idrici sono costituiti da un corpo dotato di lancia agetto pieno collegato rigidamente o tramite tubazione flessibilealla rete.Possono far parte della rete idranti anche cannoni idrici in posta-zioni fisse, eventualmente azionabili anche a distanza;– rete fissa di tubazioni di alimentazione degli apparecchi di cui

sopra, di norma tenuta costantemente in pressione;– una o più alimentazioni idriche.

In speciali soluzioni gli apparecchi possono essere alimentatianche con schiumogeno ed erogare acqua o schiuma. Lo schiu-mogeno è contenuto in contenitori, in genere mobili, ed aspiratodirettamente dagli idranti e dai cannoni tramite dispositivi dosa-tori.

SCOPO Protezione attiva degli edifici, del loro contenuto, di entiall'aperto tramite:– azione di spegnimento, o di contenimento di un incendio;– raffreddamento delle strutture;– dispersione di nubi di gas e vapori infiammabili.

Protezione attiva dei soccorritori tramite:– raffreddamento delle strutture;– formazione di barriere d'acqua nebulizzata.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 337

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività;– natura degli incendi ragionevolmente prevedibili e loro velocità

di sviluppo;– aree da proteggere e loro geometria;– oggetti da proteggere e loro conformazione;– personale in grado di intervenire e tempi di intervento ipotizzabili;– affidabilità delle alimentazioni.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Norme UNI- 8478 “Apparecchiature per estinzione incendi. Lance a getto

pieno. Dimensioni, requisiti e prove”- 9485 “Apparecchiature per estinzione incendi. Idranti a colonna

soprasuolo di ghisa”- 9486 “Apparecchiature per estinzione incendi. Idranti sotto-

suolo di ghisa”- 9487 “Apparecchiature per estinzione incendi. Tubazioni flessibili

antincendio di DN45 e 70 per pressioni di esercizio fino a 1,2 Mpa”- 9488 “Apparecchiature per estinzione incendi. Tubazioni semi-

rigide di DN 20 e 25 per naspi antincendio”.Per le fonti di alimentazione idrica si può fare riferimento alla

norma UNI:- 9490 “Apparecchiature per estinzione incendi. Alimentazioni

idriche per impianti automatici antincendio”.Un’altra valida norma di riferimento è: - © NFPA Code 14 “Standard for the Installation of Standpipe

and Hose Systems”

SUGGERIMENTI a) impianti all’interno degli edifici:- utilizzare idranti muro DN 45, naspi DN 20,32,45;- installare gli apparecchi ad ogni piano dell’edificio ed in ciascun

compartimento, distribuiti in modo da permettere un interventocorretto in ogni punto dell’area protetta (di preferenza senza unirepiù tubazioni flessibili), tenendo conto degli ostacoli presenti e dinon vanificare la compartimentazione durante l’impiego;

- al fine del dimensionamento della rete e dell’alimentazione,considerate contemporaneamente operativi solo gli apparecchiche possono essere effettivamente utilizzati in una fase inizialedi incendio o in una fase successiva di contenimento.Agli apparecchi DN 45 e 32 contemporaneamente operativiassicurare una pressione di solito non inferiore a 3-4 bar, ainaspi DN 20 non inferiore a 2 bar;

(segue) 4.5.5 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”OGGETTO RETE IDRANTI

338 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

segueSUGGERIMENTI

- nel caso di incendi di liquidi infiammabili, considerare l’opportu-nità di installare apparecchi alimentabili anche con schiumogeno.

b) impianti all’esterno degli edifici:- utilizzare idranti DN 45, DN 71, DN 100 a muro e/o a colonna

e/o sottosuolo e/o cannoni idrici;- per la protezione degli edifici installare gli apparecchi, per quanto

possibile, ad una certa distanza dagli stessi (in genere 5-10 m), inposizione raggiungibile dai mezzi e dal personale di soccorso ed inmodo da consentire interventi in ogni punto lungo l’intero perime-tro dell’edificio e, in particolare, in corrispondenza degli eccessi.Per il fabbisogno d’acqua considerare gli apparecchi contempora-neamente in fase di scarica (in genere 3 o 4) con adeguate pres-sioni alle lance (in genere 5-6 bar);

- per la protezione di installazioni di merci all’aperto distribuiregli apparecchi in modo da consentire un intervento corretto inogni punto e su ogni ente protetto tenendo conto della suaaltezza e degli ostacoli presenti.

A volte, in aggiunta agli idranti, conviene utilizzare cannoni idricimobili o in postazioni fisse eventualmente in posizione elevata. Deter-minare i fabbisogni d'acqua e le pressioni caso per caso in funzionedelle caratteristiche dell'impianto e degli enti da proteggere;– nel caso di incendi di liquidi infiammabili, considerare l'opportu-

nità di installare apparecchi alimentabili anche con schiumogeno.c) rete di alimentazione:Prevedere una rete ad esclusivo uso antincendio, dimensionatatenendo conto del fabbisogno globale, calcolato in base alleutenze antincendio prevedibili in contemporanea fase di scarica.d) fonti di alimentazione:Prevedere alimentazioni con:– grado di affidabilità commisurato alla natura dell'insediamento

da proteggere ed ai rischi connessi: persone presenti, conse-guenze di un incendio parziale o totale, anche ai fini ambien-tali, valori in gioco ecc.;

– una potenzialità in grado di assicurare il fabbisogno globale delleutenze antincendio prevedibili in fase di scarica contemporaneaper un tempo sufficiente: in genere non meno di 12 ore.

e) protezione dell'ambiente:Ove opportuno (per esempio presenza di sostanze tossiche) perridurre il rischio di danni all'ambiente, prevedere idonei sistemidi raccolta delle acque antincendio eventualmente inquinate.

(segue) 4.5.5 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”OGGETTO RETE IDRANTI

CRITERI DI PROGETTAZIONE 339

4.5.6 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO” OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE

MANUALI/AUTOMATICI AD ACQUA FRAZIONATA

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori aperti la per nebulizzazione dell'acqua in gocce di

dimensioni differenti in funzione della natura dell'ente da pro-teggere; si distinguono in erogatori a bassa pressione (≥ 0,5bar), media pressione (≥ 1,4 bar), alta pressione (≥ 2,8 bar).

Nota: gli impianti dotati di erogatori aperti a bassa pressionesono denominati correntemente “impianti a diluvio”;– rete di tubazioni di alimentazione degli erogatori mantenuta in

pressione sino alle valvole di immissione dell'acqua e vuota avalle di queste;

– valvole di immissione a comando manuale, oppure motoriz-zate e comandate a distanza manualmente e/o automatica-mente dal sistema di rivelazione;

– sistema automatico di rivelazione di incendio nel caso degliimpianti ad azionamento automatico;

– eventuali dispositivi manuali per l'azionamento dell'impiantoa distanza;

– eventuale dispositivo di allarme azionato in modo automaticodall'impianto quando entra in fase di scarica;

– alimentazioni idriche;– alimentazioni elettriche eventuali;– eventuali funzioni complementari.Nota:in alcuni casi gli impianti possono essere realizzati in modo daerogare in una prima fase schiuma e successivamente acqua (peres. protezione degli hangar per aerei).

SCOPO Protezione attiva degli edifici, del loro contenuto, di entiall'aperto, di enti singoli (protezione di oggetto) tramite:– lo spegnimento di un incendio in fase iniziale o il suo conteni-

mento;– raffreddamento;– dispersione di nubi di gas e vapori pericolosi (infiammabili,

nocivi, corrosivi).L'intervento dell'impianto consiste nella scarica contemporaneada tutti gli erogatori su una determinata superficie (o oggetto) eper un certo tempo di una prestabilita quantità di acqua nebuliz-zata (o schiuma e acqua).– suddividere l'impianto in aree operative (agevolmente individua-

bili) in base alla conformazione degli enti da proteggere (una sud-divisione più spinta permette di ridurre il fabbisogno d'acqua);

340 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche degli enti da proteggere (natura, estensione,ecc.);

– idoneità e compatibilità dell'estinguente;– ubicazione dei dispositivi di azionamento;– destinazione dell'eventuale segnalazione di allarme.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Per impianti acqua/schiuma©NFPA Code 15 “Standard for Water Spray Fixed Systems forFire Protection”©NFPA Code 16 “Standard on Deluge Foam-Water Sprinklerand Foam-Water Spray Systems”Per le alimentazioni idriche si può far riferimento alla normaUNI 9490

SUGGERIMENTI – disporre di dispositivi di azionamento manuale in posizioniprotette e raggiungibili agevolmente dal personale nei tempiprevisti;

– prevedere densità di scarica atte a spegnere/ tenere sotto con-trollo l'incendio (normalmente tra 10 e 15 l/m2/min);

– considerare contemporaneamente in azione le aree operativeche si prevede possano essere interessate da uno stesso incen-dio in una fase iniziale (per es. in un locale suddiviso indiverse aree, considerare almeno due oppure tre aree adia-centi, scegliendo quelle con i maggiori fabbisogni d'acqua);

– prevedere una durata di scarica idonea in considerazione dellanatura degli enti da proteggere (normalmente tra 20 e 90min.);

– scegliere le alimentazioni in modo da assicurare i fabbisogniper la durata necessaria con un grado di affidabilità commisu-rato alla natura e all'importanza degli enti da proteggere;

– prevedere adeguati sistemi di raccolta dell'acqua scaricata e dieventuali liquidi dispersi;

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la congruitàdell'impianto con gli enti protetti, cioè che questi non abbianosubìto variazioni tali da compromettere l'efficacia della prote-zione (per es. aumento dell'altezza di impilamento dellemerci, diversa natura dei prodotti).

(segue) 4.5.6 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO” OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE

MANUALI/AUTOMATICI AD ACQUA FRAZIONATA

CRITERI DI PROGETTAZIONE 341

4.5.7 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE AUTOMATICI A PIOGGIA (SPRINKLER)

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori chiusi da elementi termosensibili;– rete di tubazione costantemente in pressione per l'alimenta-

zione degli erogatori;– alimentazioni idriche;– alimentazione elettrica eventuale.

SCOPO – proteggere edifici, loro contenuto, enti singoli (protezionedi oggetto) tramite la rilevazione e lo spegnimento automa-tici di un incendio nel suo stadio iniziale, ovvero il mante-nimento dello stesso sotto controllo al fine di permetternelo spegnimento con altri mezzi.

L'intervento dell'impianto consiste nella graduale aperturadegli erogatori e nella scarica su una superficie limitata pre-determinata (area operativa) e per un certo tempo di una pre-stabilita quantità d'acqua nebulizzata (eventualmenteadditivata);– segnalare un principio di incendio.

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività;– natura degli incendi ragionevolmente prevedibili e loro

velocità di sviluppo;– zone da proteggere;– oggetti da proteggere;– destinazione delle segnalazioni di allarme;– livello di affidabilità della trasmissione delle segnalazioni e

degli allarmi;– livello di affidabilità delle alimentazioni.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

– UNI 9489 “Impianti fissi di estinzione automatici a pioggia- sprinkler”;

– UNI 9490 “Alimentazioni idriche per impianti automaticiantincendio”;

– ©NFPA Code 13 “Standard for the installation of SprinklerSystems”

– ©NFPA Code 231 “Standard for General Storage”– ©NFPA Code 213C “Standard for Rack Storage of Materials”

342 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

SUGGERIMENTI – estendere l'impianto sprinkler ad un intero edificio o ad unintero compartimento (o locale).

In locali molto ampi ed in casi particolari da valutare di voltain volta, gli impianti possono essere limitati solo ad una partedi essi; in tali circostanze occorre che l'area protetta sia sepa-rata dalla restante tramite ampi corridoi tenuti costantementesgomberi, anch'essi protetti dallo sprinkler, e che nell'areanon protetta il rischio di incendio sia assai modesto;– scegliere le alimentazioni in modo da assicurare il fabbiso-

gno per la durata necessaria con un grado di affidabilità (senon già fissato da regolamenti vigenti) commisurato allanatura ed all'importanza dei locali e degli enti da proteg-gere;

– prevedere adeguati sistemi di raccolta dell'acqua scaricata edi eventuali liquidi dispersi;

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la congru-ità dell'impianto con gli enti protetti.

(segue) 4.5.7 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE AUTOMATICI A PIOGGIA (SPRINKLER)

CRITERI DI PROGETTAZIONE 343

4.5.8 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO” OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE

MANUALI/AUTOMATICI A SCHIUMA

DESCRIZIONE In base alle caratteristiche della schiuma erogata, si suddivi-dono in:– impianti a schiuma a bassa espansione (rapporto di espan-

sione da 5 a 20);– impianti a schiuma a media espansione (rapporto di espan-

sione da 20 a 200);– impianti a schiuma ad alta espansione (rapporto di espan-

sione da 200 a 1000).Qualunque sia il tipo, gli impianti sono costituiti da:❒ erogatori, in cui si forma la schiuma per aerazione della

soluzione schiumogena oppure, come nel caso di erogazioneall'interno di serbatoi, da versatori ai quali la schiuma giungegià formata. Negli impianti a schiuma ad alta espansione glierogatori possono essere sostituiti da speciali apparecchi“versatori” con elevata portata di schiuma;

❒ rete di tubazioni di alimentazione della soluzione di schiu-mogeno o della schiuma agli erogatori/versatori. La rete èvuota a valle della valvola di immissione della soluzione dischiumogeno o della schiuma;

❒ valvole di immissione della soluzione schiumogeno/schiuma a comando manuale, oppure motorizzate e coman-date a distanza manualmente e/o automaticamente dalsistema di rivelazione;

❒ gruppo di produzione e alimentazione della soluzione dischiumogeno/schiuma;

❒ alimentazione idrica del gruppo di produzione e alimenta-zione della soluzione di schiumogeno/schiuma;

❒ alimentazione idrica del gruppo di produzione e alimenta-zione della soluzione di schiumogeno/schiuma;

❒ eventuali dispositivi manuali per l'azionamentodell'impianto a distanza;

❒ sistema automatico di rivelazione di incendio nel caso diimpianti di estinzione automatici;

❒ eventuale dispositivo di allarme azionato in modo automa-tico dell'impianto quando entra in fase di scarica;

❒ eventuali funzioni complementari.

344 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

SCOPO Protezione attiva degli edifici, del loro contenuto o di enti sin-goli (protezione di oggetto), di enti all'aperto tramite;– lo spegnimento di un incendio in fase iniziale;– il raffreddamento dei prodotti e delle parti investiti dalle

fiamme, in modo da evitare riaccensioni una volta esauritol'effetto della schiuma (rottura della coltre di schiuma, suaeliminazione);

– in fase preventiva su pozze di liquidi infiammabili o tossici(anche se non in fiamme), al fine di limitarne l'evaporazioneed il rischio di accensione.

L'intervento dell'impianto consiste nella formazione di unacoltre di schiuma (a bassa e media espansione), relativamentepersistente, sulla superficie in fiamme in modo da formare unabarriera tra il combustibile e l'ossigeno dell'aria. Nel caso diimpianti con schiuma ad alta espansione, questa riempiel'intero volume protetto.

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche degli enti da proteggere;– idoneità e compatibilità dell'estinguente;– numero ed ubicazione dei dispositivi di azionamento

manuale;– destinazione del segnale di allarme.

VINCOLILEGISLATIVI Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

©NFPA Code 11 “Standard for Low Expansion Foam”©NFPA code 11a “standard for medium and high-expansion

foam systems”

(segue) 4.5.8 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO” OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE

MANUALI/AUTOMATICI A SCHIUMA

CRITERI DI PROGETTAZIONE 345

SUGGERI-MENTI

– dimensionare l'impianto in modo che le aree o i volumi pro-tetti siano coperti o riempiti in tempi brevi (normalmente 5-10 mint.; 10-15 min., 2-6 min. rispettivamente per schiuma abassa, media, alta espansione) con ragionevoli margini disicurezza;

– prevedere tempi di mantenimento della schiuma sulle aree onei volumi protetti sufficientemente lunghi (in genere 15-30min.);

– prevedere quantitativi maggiori di schiuma quando viene uti-lizzata per la sua formazione aria inquinata dai fumidell'incendio;

– concepire l'impianto in modo che l'azionamento dei varidispositivi a valle anche del comando manuale di interventoavvenga in modo automatico;

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la congru-ità dell'impianto con gli enti protetti, cioè che questi nonabbiano subìto variazioni tali da compromettere l'efficaciadell'impianto (per es. presenza di prodotti polari)

– alcoli, esteri, eteri, ecc. -in precedenza non previsti).

(segue) 4.5.8 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO” OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE

MANUALI/AUTOMATICI A SCHIUMA

346 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.9 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONEMANUALI/AUTOMATICI A CO2 E SIMILI

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori aperti;– rete di tubazioni di alimentazione degli erogatori mantenuta

vuota a valle delle valvole di distribuzione dell'estinguente;– valvole di immissione dell'estinguente manuali oppure

motorizzate e comandate a distanza manualmente e/o auto-maticamente dal sistema di rivelazione;

– eventuali valvole direzionali motorizzate;– temporizzatori per ritardare la scarica di CO2 nel caso di

presenza di persone nel locale protetto;– segnalatori di allarme;– dispositivi di azionamento a comando manuale e dispositivi

di blocco di emergenza;– sistema automatico di rivelazione di incendio nel caso degli

impianti di estinzione automatici;– contenitori dell'estinguente. (Negli impianti a CO2 molto

estesi questa è contenuta in serbatoi refrigerati);– eventuali funzioni complementari.

Nota:anche negli impianti manuali l'azionamento (apertura e chiu-sura valvole, allarmi ecc.) a valle del comando di interventoavviene in modo automatico.

SCOPO Protezione attiva degli edifici, del loro contenuto, di singolienti (protezione di oggetto).L'intervento dell'impianto consiste nella scarica contempora-nea da tutti gli erogatori di un quantitativo predeterminato diestinguente, in modo da ridurre il contenuto di ossigenonell'ambiente protetto (oppure attorno o nell'oggetto) a valoritali da estinguere l'incendio.Nel caso di impianti a CO2 posti a protezione di ambiente, le

concentrazioni raggiunte sono tali da risultare letali per lepersone, è quindi necessario garantire il loro sfollamentoprima della scarica; nel caso di impianti ad uso localizzato, losfollamento può non essere necessario.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 347

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche degli enti da proteggere (natura, estensione,tenuta, aperture non otturabili ecc.);

– idoneità e compatibilità dell'estinguente;– destinazione delle segnalazioni di allarme;– presenza di persone.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

©NFPA Code 12 “standard on carbon dioxide extinguishingsystems”©NFPA Code 2001 “Standard on Clean Agent Fire Extin-guishing Systems”

SUGGERIMENTI – nella protezione di locali con co2 valutare attentamente leeffettive possibilità di sfollamento dei presenti nell'inter-vallo di tempo tra l'allarme di incendio e l'inizio della sca-rica;

– nella protezione di ambiente, tener conto delle aperture nonotturabili al momento della scarica;

– verificare in fase di collaudo la funzionalità con scariche suscala reale misurando le concentrazioni raggiunte a diffe-renti livelli, i tempi impiegati ed i tempi di permanenzadell'estinguente nell'ambiente;

– accertare che la CO2 non possa penetrare in ambienti confi-nanti (in particolare sottostanti) con quelli protetti, conpericolo per le persone;

– predisporre le misure necessarie per la bonifica degliambienti dopo la scarica di CO2;

– attrezzare ed addestrare degli addetti per intervenire negliambienti contenenti la CO2 dopo la scarica (salvataggiopersone, rimozione materiali, verifica avvenuto spegni-mento ecc.);

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, lacongruità dell'impianto con gli enti protetti (per es.aumento della superficie delle aperture non otturabili).

(segue) 4.5.9 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONEMANUALI/AUTOMATICI A CO2 E SIMILI

348 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.10 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONEMANUALI/AUTOMATICI A GAS SOSTITUTIVI

DELL'HALON (in via di eliminazione ai sensi della Legge n. 179 del 16/6/97)

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori aperti;– rete di tubazioni di alimentazione degli erogatori mantenuta

vuota a valle delle valvole di immissione dell'estinguente;– valvole di immissione dell'estinguente manuali oppure

motorizzate e comandate a distanza manualmente e/o auto-maticamente dal sistema di rivelazione;

– eventuali valvole direzionali motorizzate;– eventuali temporizzatori per ritardare la scarica nel caso di

presenza di persone nel locale protetto;– segnalatori di allarme;– dispositivi di azionamento a comando manuale e dispositivi

di blocco di emergenza;– sistema automatico di rivelazione di incendio nel caso degli

impianti di estinzione automatici;- contenitori dell'estinguente in pressione;– eventuali funzioni complementari.

Nota:anche negli impianti manuali l'azionamento (apertura e chiu-sura valvole, allarmi ecc.) a valle del comando di interventoavviene in modo automatico.

SCOPO Protezione attiva degli edifici, del loro contenuto, di singolienti (protezione di oggetto).L'intervento dell'impianto consiste nella scarica contempora-nea da tutti gli erogatori di un quantitativo predeterminato diestinguente nell'ambiente protetto (oppure attorno enell'oggetto protetto); l'estinguente inibisce le reazioni acatena che si verificano durante la combustione.

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche degli enti da proteggere (natura, estensione,tenuta, aperture non otturabili ecc.);

– idoneità e compatibilità dell'estinguente;– destinazione delle segnalazioni di allarme;– presenza di persone.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

CRITERI DI PROGETTAZIONE 349

NORMEDIRIFERIMENTO

– Impianti con estinguenti sostitutivi:© NFPA Code 2001 “Standard on Clean Agent Fire Extin-

guishing Systems”

SUGGERIMENTI – nella protezione di locali, valutare l'opportunità di sfolla-mento dei presenti prima della scarica;

– nella protezione di ambiente tener conto delle aperture nonotturabili al momento della scarica;

– accertare che l'estinguente non possa penetrare in ambienticonfinanti (in particolare sottostanti) con quelli protetti conpericolo per le persone;

– predisporre le misure necessarie per la bonifica degliambienti dopo la scarica dell'estinguente;

– attrezzare ed addestrare degli addetti per intervenire negliambienti contenenti l'estinguente dopo la scarica (salvatag-gio persone, rimozione materiali, verifica avvenuto spegni-mento ecc.);

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la congru-ità dell'impianto con gli enti protetti.

(segue) 4.5.10 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONEMANUALI/AUTOMATICI A GAS SOSTITUTIVI

DELL'HALON (in via di eliminazione ai sensi della Legge n. 179 del 16/6/97)

350 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.11 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONEMANUALI/AUTOMATICI A POLVERE

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori aperti;– rete di tubazioni di alimentazione degli erogatori mantenuta

vuota a valle delle valvole di immissione dell'estinguente;– valvole di immissione dell'estinguente, manuali oppure motoriz-

zate comandate a distanza manualmente e/o automaticamente;– eventuali valvole direzionali motorizzate;– eventuali temporizzatori per ritardare la scarica nel caso di

presenza di persone nel locale protetto;– segnalatori di allarme;– dispositivi di azionamento a comando manuale ed eventuali

dispositivi di blocco di emergenza;– sistema automatico di rivelazione di incendio nel caso di

impianti di estinzione automatici;– contenitori della polvere pressurizzati;– eventuali funzioni complementari.

SCOPO Protezione attiva di locali di limitate dimensioni, del loro conte-nuto, di singoli enti (protezione di oggetto).L'intervento dell'impianto consiste nella scarica contemporaneada tutti gli erogatori della sezione di impianto interrate di unquantitativo predeterminato di polvere.

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche degli enti da proteggere (natura, estensione,tenuta, aperture non otturabili, ecc.);

– idoneità e compatibilità dell'estinguente;– destinazione del segnale di allarme;– presenza di persone.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

©NFPA Code 17 “Standard for Dry Chemical ExtinguishingSystems”

SUGGERIMENTI – nei locali protetti limitare le aperture non otturabili (in generenon più del 15%) delle superfici totali pareti + pavimento +soffitto; – prevedere quantitativi di polvere non inferiori a 0,6kg/m3 oltre a quelli necessari per compensare le perdite delleaperture non otturabili; – verificare periodicamente, oltre allafunzionalità, la congruità dell'impianto con gli enti protetti.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 351

4.5.12 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”.

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONEMANUALI/AUTOMATICI A VAPORE ACQUEO

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori aperti;– rete di tubazioni di alimentazione degli erogatori mantenuta

vuota a valle delle valvole di immissione. La rete è derivatada quella principale di distribuzione del vapore a bassapressione;

– valvole di immissione manuali oppure motorizzate ecomandate a distanza manualmente o, più di rado, automa-ticamente dal sistema di rivelazione;

– sistema automatico di rivelazione di incendio nel caso degliimpianti di estinzione automatici;

– eventuali funzioni complementari.

SCOPO Protezione attiva di macchinari (protezione di oggetto).L'intervento dell'impianto consiste nella scarica contempora-nea da tutti gli erogatori, posti a protezione di un macchinarioo di una sua parte, di vapore acqueo per tempi relativamentelunghi, sino al soffocamento del principio di incendio.

ELEMENTIDI SCELTA

– disponibilità di vapore acqueo;– idoneità e compatibilità del vapore acqueo;– caratteristiche dell'ente da proteggere.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI

352 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.13 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO IMPIANTI FISSI DI RAFFREDDAMENTO

DESCRIZIONE Impianti costituiti da:– erogatori aperti per la nebulizzazione dell'acqua in gocce di

dimensioni relativamente grosse;– rete di alimentazione degli erogatori mantenuta in pressione sino

alle valvole di immissione dell'acqua e vuota a valle di queste;– valvole di immissione a comando manuale oppure motoriz-

zate comandate a distanza manualmente o automaticamentedal sistema di rivelazione;

– sistema automatico di rivelazione nel caso di impianti ad azio-namento automatico;

– eventuali dispositivi manuali per l'azionamento dell'impiantoa distanza;

– alimentazioni idriche;– alimentazioni elettriche eventuali.

SCOPO Ridurre il riscaldamento di strutture e di contenitori e spostiall'incendio.

ELEMENTIDI SCELTA

– caratteristiche degli enti da proteggere;– incendi prevedibili e loro durata.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

©NFPA Code 15 “Standard for Water Spray Fixed Systems forFire Protection”

SUGGERIMENTI – prevedere il funzionamento dell'impianto per tutta la duratadegli incendi ragionevolmente ipotizzabili;

– disporre di quantitativi d'acqua per il raffreddamento degli enti(strutture, serbatoi, macchinari, ecc.) che possono essere contem-poraneamente esposti al calore irraggiato dall'incendio.

In genere:

serbatoi

strutture orizzontalistrutture verticalifasci di tubi su unlivello

10 l/min/m2 di superficie non isolataesposta;4 l/min/m2 superficie bagnata;10 l/min/m2 superficie bagnata;10 l/min/m2 in pianta;

– verificare periodicamente, oltre alla funzionalità, la congruitàdell'impianto con gli enti protetti.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 353

4.5.14 Scheda “PRESIDI ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI DI PROTEZIONE DELLE CONDOTTE DI TRASPORTO PNEUMATICO

DESCRIZIONE Sistemi installati lungo le condotte costituiti da:– rivelatori di scintille;– quadro di controllo e allarme;– eventuali sistemi di spegnimento ad acqua o a gas azionati

automaticamente dai rivelatori di scintille;– eventuali funzioni complementari (chiusura valvole, deri-

vazione flusso, ecc.).

SCOPO Protezione attiva delle condotte atta ad evitare che particellein combustione possano innescare un incendio nella condottamedesima e propagarlo ad altri macchinari ad essa collegati(sili, filtri a maniche, macchinari serviti, ecc.).

ELEMENTIDI SCELTA

– Natura dei materiali trasportati;– estensione dell'impianto di trasporto pneumatico;– velocità di trasporto;– macchinari serviti;– dislocazione degli impianti all'interno dell'azienda.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI

354 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.5.15 Scheda “Presidi ANTINCENDIO”

OGGETTO SISTEMI DI PROTEZIONE CONTROLE ESPLOSIONI (SISTEMI DI SOPPRESSIONE)

DESCRIZIONE Sistemi costituiti da:– rivelatori di esplosione che, sensibili alle variazioni provo-

cate da un principio di esplosione di uno o più parametriambientali (pressione, temperatura e/o radiazioni) attivano isoppressori;

– soppressori, cioè dispositivi contenenti un agente estin-guente che è immesso nel volume protetto per bloccarel'esplosione.

SCOPO Protezione attiva per rilevare ed arrestare, nello stadio ini-ziale, un principio di esplosione in un volume chiuso o prati-camente chiuso, mantenendo l'aumento di pressione entro unvalore sicuro e prefissato, tale da evitare o ridurre al minimo idanni.

ELEMENTIDI SCELTA

– Natura ed esplosività del materiale combustibile;– condizioni ambientali (temperatura, pressione, turbolenza,

flusso del prodotto, ecc.);– geometria del recipiente;– efficacia dell'agente soppressore di esplosioni;– efficacia dell'apparecchiatura di soppressione.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Norma UNI EN 26184: “Sistemi di protezione contro leesplosioni”NFPA 69 “Explosion Prevention Systems”

SUGGERIMENTI

CRITERI DI PROGETTAZIONE 355

4.6. Gestione della sicurezza

4.6.1 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA SERVIZIO DI SICUREZZA (626)

DESCRIZIONE Uno o più lavoratori che si occupano delle attività di prote-zione e delle attività di prevenzione dei rischi professionalinell'impresa e/o nello stabilimento con l'eventuale ausilio dicompetenze (persone o servizi) esterne all'impresa e/o allostabilimento.

SCOPO Assistere e consigliare il datore di lavoro e, nella misura diloro competenza, i lavoratori o i loro delegati, nell'elabora-zione e messa in opera di una politica di sicurezza e d'igienedel lavoro rivolta a eliminare, prevenire o ridurre i pericolofisici, meccanici, chimici e, all'occorrenza, biologici ai qualile attività di un'azienda possono esporre la vita o la salute deilavoratori dipendenti da tale impresa;– migliorare i metodi e le condizioni di lavoro, adattando il

lavoro all'uomo in funzione delle attitudini fisiche e mentalidello stesso;

– contribuire alla conoscenza dei problemi di sicurezza ed'igiene del lavoro e a far progredire le tecniche inerentialla soluzione dei problemi stessi;

- tenendo conto dei princìpi generali di prevenzione di cui alD.Lgs 626;

– evitare i rischi;– valutare i rischi che non possono essere evitati;– combattere i rischi alla fonte;– adeguare il lavoro all'uomo;– tener conto del grado di evoluzione della tecnica;– sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso

o che è meno pericoloso;– programmare la prevenzione, mirando ad un complesso

coerente che integri nella medesima, la tecnica, l'organizza-zione del lavoro, le condizioni di lavoro, le relazioni socialie l'influenza dei fattori dell'ambiente di lavoro;

– dare priorità alle misure di protezione collettiva rispetto allemisure di protezione individuale;

– impartire adeguate istruzioni ai lavoratori.

356 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

ELEMENTIDI SCELTA

– rischi connessi all'attività– dimensioni dell'attività– ripartizione dei rischi nell'insieme dell'impresa e/o stabili-

mento– numero di addetti– mezzi di prevenzione e protezione previsti– possibilità di interventi rapidi di soccorso e/o spegnimento

da parte di enti esterni.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Risoluzione del Cons. d'Europa 1976, adottata dal Consigliodei Ministri il 20/1/76

SUGGERIMENTI vedansi: – Direttiva 89/391/CEE - D.Lgs. 626– Risoluzione Consiglio d'Europa del 1976.

(segue) 4.6.1 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA SERVIZIO DI SICUREZZA (626)

CRITERI DI PROGETTAZIONE 357

4.6.2 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA” MISURA ESERCIZIO

DESCRIZIONE Misure di esercizio quali divieti, limitazioni, procedure opera-tive, organizzazione del lavoro, espressamente finalizzate allasicurezza

SCOPO Garantire un prefissato livello di sicurezza attraverso la norma-zione di “comportamenti umani” legati all'esercizio della atti-vità nelle varie fasi di avviamento, funzionamento, fermata.

ELEMENTIDI SCELTA

– tipologia dei rischi associati all'impresa e/o stabilimento– tipologia produttiva

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

………(limitatamente ai permessi di lavoro e le certificazioni disvincolo per i lavori da eseguire sull'impianto vedansi normeUNI 10144, 10145, 10146, 10148 e le altre in corso di emis-sione)

SUGGERIMENTI in generale– attuare una politica di sicurezza secondo un approccio inte-

grato che coinvolga la gestione finanziaria, la progettazione ol'acquisto di nuove attrezzature tecniche, la manutenzione, lagestione delle risorse umane, la predisposizione degli inter-venti di emergenza;

– formazione e istruzione del personale interno ed esterno suirischi generali e particolari e le relative misure di sicurezza;

– disporre di un regolamento interno con le norme di sicurezzagenerali adeguatamente pubblicizzato;

– disporre di procedure di sicurezza specifiche per ogni attivitàlavorativa;

– vigilare, con apposite procedure di “housekeeping”sull'ordine e la pulizia all'interno e all'esterno dello stabili-mento;

– controllo di qualità nell'acquisto e/o progettazione di nuovicomponenti, apparecchiature, impianti;

– collaudi e verifiche periodiche di componenti, apparecchia-ture, impianti (vedi scheda collaudi e verifiche periodiche);

– mettere in atto un piano di manutenzione programmata (vedischeda manutenzione);

– regolamentare l'accesso allo stabilimento (riconoscimento dellepersone, registrazione e localizzazione presenze estranee, norme disicurezza per i visitatori) e la vigilanza contro accessi non autoriz-zati, azioni vandaliche, attentati ecc. (security);

358 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

segueSUGGERIMENTI

– predisporre regolari verifiche (quantitative e non) da parte distrutture centrali aziendali o di strutture esterne indipendenti,sulla applicazione e sull'efficienza del sistema di gestionedella sicurezza.

in particolare– regolamentare i “permessi di lavoro” sia in caso di interventi

di ditte esterne che di servizi interni– evidenziare con apposita cartellonistica di sicurezza solo le

norme di esercizio più importanti (per evitare la ridondanza diinformazioni)

– disporre, per gli impianti più pericolosi, di manuali operativiche tengano conto anche di:a) fasi attività normale, anomala, prove, avviamenti, arresto;b) fermate di emergenza, prove programmate;c) procedure di manutenzione e sicurezza; d) descrizione sintetica del processo e/o delle operazioni conti-

nue e discontinue e di movimentazione;e) descrizione delle procedure discontinue per prelievo cam-

pioni, svuotamento, spurgo, bonifica e drenaggio conteni-tori e tubazioni;

f) schede di sicurezza delle sostanze;g) strumentazione fissa e mobile da controllare in caso del

manifestarsi di varie situazioni anomale;h) elenco sistemi e dispositivi di allarme e blocco e relativi

valori di taratura, tabelle di taratura della strumentazione;i) elenco di misure di protezione individuali e collettive dispo-

nibili;l) fogli di marcia degli impianti;m) schemi e planimetrie con indicazioni di interesse;n) funzione di reparti da interessare in caso di anomalie;o) registrazione di dati inerenti gestione, anomalie, emergenze e

manutenzioni.– istituire una procedura di registrazione dei guasti e degli inci-

denti, anche evitati, con relative valutazioni ed eventualiinterventi correttivi

– controllo degli scarichi avviati all'impianto trattamento refluiall'esterno

– controllo delle fonti di rischio mobili (sorgenti di innesco,accessibilità aree pericolose).

(segue) 4.6.2 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA” MISURA ESERCIZIO

CRITERI DI PROGETTAZIONE 359

4.6.3 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA FORMAZIONE DEL PERSONALE

DESCRIZIONE Piano didattico, in termini di formazione e/o istruzione pratica,rivolto ai lavoratori dipendenti e a quelli esterni che interven-gano nell'attività

SCOPO 1 - INFORMARE i lavoratori e/o i loro rappresentantinell'impresa e/o nello stabilimento, su tutto quanto riguarda:

a) i rischi per la sicurezza e la salute, nonché le misure e leattività di prevenzione e protezione riguardanti sial'impresa e/o lo stabilimento in generale, sia ciascun tipodi posto di lavoro e/o di funzione;

b) le particolari misure prese in materia di pronto soccorso,lotta antincendio ed evacuazione dei lavoratori;

2 - INFORMARE i lavoratori che sono o possono essere espostial rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischiostesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di pro-tezione;

3 - FORMARE ciascun lavoratore, in tema di sicurezza e salute,con appropriate informazioni e istruzioni relative, in partico-lare, al suo posto di lavoro o alla sua funzione almeno in occa-sione:

a) della assunzioneb) di trasferimento o cambiamento di funzionec) di introduzione di cambiamento di attrezzature di lavorod) di introduzione di nuove tecnologie

4 - INFORMARE i lavoratori delle imprese e/o degli stabili-menti esterni che intervengono nella attività sui rischi e lemisure di sicurezza di cui al p.to 1 e ISTRUIRLI circa i rischiper la sicurezza e la salute durante la loro attività nell'impresae/o nello stabilimento.

5 - FORMARE in modo adeguato i rappresentanti dei lavoratoriche abbiano una funzione specifica in materia di protezionedella sicurezza e della salute dei lavoratori.

ELEMENTIDI SCELTA

– rischi connessi all'attività– dimensioni dell'attività– ripartizione dei rischi nell'insieme dell'impresa e/o stabili-

mento– numero di addetti– mezzi di prevenzione e protezione previsti– possibilità di interventi rapidi di soccorso e/o spegnimento da

parte di enti esterni

360 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI …Utilizzare appositi strumenti quali per esempio:– redazione periodica di fogli informativi (newsletters);– distribuzione e commento di opuscoli generali o specifici su

tematiche della sicurezza;– affissione di manifesti specifici di richiamo, ad esempio in

occasione del varo di “campagne di sicurezza”;– organizzazione di corsi di formazione per il personale ai vari

livelli, eventualmente raggruppato per mansioni omogenee,con utilizzo delle tecniche multimediali.

Promuovere in particolare l'attività di formazione effettuata daipreposti “sul campo” ovvero sui posti di lavoro, specificamenteincentrata sui fattori di rischio presenti.Al riguardo possono essere individuati efficaci strumenti quali,per esempio:– redazione di istruzioni di lavoro specifiche per il corretto uti-

lizzo dei mezzi produttivi nelle diverse situazioni o per il cor-retto svolgimento di attività pericolose (“schede macchina”)

– registrazione degli interventi “informali” di informazione,sensibilizzazione e formazione attuati dai preposti nel corsodell'attività quotidiana, su appositi supporti cartacei (“diarioprevenzionale del capo”).

Documentare e conservare i vari elementi del sistema di preven-zione in un “manuale della prevenzione” contenente almeno:– il documento di politica aziendale in materia;– il rapporto conclusivo dell'analisi iniziale della situazione;– i verbali delle riunioni programmatiche;– i piani annuali di prevenzione;– la documentazione relativa alle iniziative di informazione e

formazione del personale;– i rapporti relativi agli “audit” o alle ispezioni periodiche cui il

sistema di sicurezza è stato sottoposto.

(segue) 4.6.3 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA FORMAZIONE DEL PERSONALE

CRITERI DI PROGETTAZIONE 361

segueSUGGERIMENTI

Conservare in archivio copia della seguente documentazione(elenco non esaustivo):– disposizioni normative sulla sicurezza;– autorizzazioni, denunce e registri obbligatori per legge;– verbali di ispezione effettuati dagli enti di controllo;– scadenziario aziendale degli adempimenti amministrativi

obbligatori;– rapporti di collaudo di nuovi mezzi produttivi, prodotti, o

mezzi individuali di protezione;– dichiarazioni di conformità rilasciate dai fornitori di prodotti o

dalle imprese installatrici;– schede di sicurezza dei prodotti;– schede di manutenzione preventiva di sicurezza.

(segue) 4.6.3 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA FORMAZIONE DEL PERSONALE

362 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.6.4. Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

OGGETTO COLLAUDI E VERIFICHE PERIODICHE

DESCRIZIONE Serie di provvedimenti di controllo iniziale e periodico suapparecchiature, componenti e parti di impianto

SCOPO Verifica di rispondenza di apparecchiature, componenti eparti di impianto agli standard di progetto

ELEMENTIDI SCELTA

– misura o componente da collaudare o verificare;– importanza relativa del componente ai fini della sicurezza.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

Nel solo ambito antincendio esistono norme per alcunemisure particolari per esempio: impianti e sistemi fissi e auto-matici di spegnimento (UNI 9489, UNI 9490) rivelazioneincendi (UNI 9795) ed evacuazione fumi e calore (UNI9494).

SUGGERIMENTI – Verifiche periodiche fissate da disposizioni normative suapparecchi a pressione e impianti elettrici.

– Verifiche supplementari su apparecchiature critiche (ad es.per la presenza di sostanze corrosive, ovvero sostanze peri-colose; ovvero per la presenza di atmosfera e/o ambientecorrosivi; etc. al fine di accertare lo stato di conservazione edi stabilire il periodo di “vita utile” residua.

– Verifiche mirate su sistemi; di esercizio e su dispositiviessenziali ai fini della sicurezza. Es. blocco in emergenza(shut down); valvole di sicurezza (PSV); sistemi allarme eblocco automatici o manuali; gruppi elettrogeni; utilities,ecc.

– Controlli periodici relativi a depositi di residui (fondamen-tali in presenza di sostanze instabili) assenza di perdite,sfiati.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 363

4.6.5 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA MANUTENZIONE

DESCRIZIONE DESCRIZIONEDoc. Interpretativo, pto 1.3.3Serie di provvedimenti preventivi o di altra natura applicatiagli edifici, impianti, apparecchiature, attrezzature e serviziin modo che essi soddisfino tutte le loro funzioni per l'interavita di esercizio. Fra queste la pulizia, l'assistenza, la riverni-ciatura, la riparazione, la sostituzione delle parti delle misureche lo richiedano, ecc. Gli interventi manutentivi si classificano, di regola comesegue:

MANUTENZIONE ORDINARIA = interventi di lubrifica-zione, controllo, taratura della strumentazione, serraggiodelle tenute, sostituzione delle cinghie e dei giunti di trasmis-sione, sostituzione dei teli e delle maniche filtranti, bonifica epulizia degli impianti, delle apparecchiature e delle attrezza-ture.

MANUTENZIONE PROGRAMMATA = interventi che pos-sono essere collocati nei periodi di fermata dell'attività pro-duttiva: fermata settimanale, fermata estiva, fermatainvernale.

MANUTENZIONE PREVENTIVA = interventi che vengonoeseguiti sulla base di evidenze anomale nella fase di funzio-namento delle apparecchiature

MANUTENZIONE INTERVENTISTICA (PRONTOINTERVENTO) = interventi eseguiti al verificarsi di incon-venienti non prevedibili quali guasti, arresti, anomalie, ecc.

SCOPO Mantenimento e ripristino della funzionalità e dell'efficienzadi edifici, impianti, apparecchiature e servizi in particolareper gli aspetti legati alla sicurezza.

ELEMENTIDI SCELTA

– misura o componente da manutentare– importanza relativa del componente ai fini della sicurezza.

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

364 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

NORMEDIRIFERIMENTO

Nel solo ambito antincendio esistono norme per alcunemisure particolari P.E.– Estintori portatili e carrelatiUNI 9994 “Estintori d'incendio”– Mezzi di estinzioneDPR 547/55 art. 34 “verifica semestrale da personale

esperto”– Impianti e sistemi fissi automatici di spegnimento, rivela-

zione ed evacuazione fumi e calore UNI 9489-9490, UNI9795, UNI 9494

SUGGERIMENTI – servizio interno indipendente dal servizio sicurezza– utilizzo dei permessi giornalieri di lavoro– controlli e vigilanza sui lavori effettuati e sulla osservanza

delle procedure da parte di ditte esterne– idonei requisiti e criteri di scelta delle ditte appaltatrici– addestramento del personale delle ditte “esterne”– diversa importanza dei singoli elementi ai fini della sicu-

rezza secondo il criterio della criticità delle “situazioni diguasto” legata ai tempi di intervento, al valore dell'ele-mento, al conseguente potenziale danno

(segue) 4.6.5 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA MANUTENZIONE

CRITERI DI PROGETTAZIONE 365

4.6.6. Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA”

MISURA SQUADRA DI EMERGENZA INTERNA

DESCRIZIONE Squadra composta da due o più unità appositamente istruita eperiodicamente addestrata per effettuare operazioni di primointervento in caso di emergenza.

SCOPO – intervenire, in caso di emergenza, per incendio, esplosione oaltro grave incidente, secondo una procedura prestabilita, perallertare, soccorrere, spegnere o attuare ogni altra azione aprotezione delle persone e dei beni;

ELEMENTIDI SCELTA

– natura dell'attività– organizzare e gestire, in caso di emergenza, i necessari rap-

porti con i servizi esterni in materia di pronto soccorso, assi-stenza medica di emergenza, salvataggio, lotta antincendio

– dimensioni dell'impresa e/o dello stabilimento– tipologia dei rischi ragionevolmente prevedibili– personale presente

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI – organico minimo non inferiore a…– materiali, impianti e attrezzature già in esercizio presso lo sta-

bilimento e positivamente valutati con i VVF– caratteristiche tecniche e organizzazione del servizio:

a) personale addetto anche ad altri compiti purché compati-bili con una pronta ed efficace reperibilità;

b) idonea istruzione iniziale e addestramento secondo pro-grammi valutati con i VVF in funzione di predeterminateipotesi incidentali;

c) istruzione specifica per consentire la necessaria integra-zione dei VVF nelle operazioni di soccorso e spegni-mento;

d) verifiche periodiche dei VVF sul grado di preparazionedella squadra, sull'efficienza delle attrezzature e la prati-cabilità delle procedure in emergenza;

e) esecuzione e registrazione prove antincendio.

366 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

4.6.7 Scheda “GESTIONE DELLA SICUREZZA” MISURA PIANO DI EMERGENZA INTERNO

DESCRIZIONE Procedura di mobilitazione di mezzi e persone atte a fronteg-giare una determinata condizione di emergenza attribuibiliallo sviluppo anomalo e incontrollato di una deviazione dellecondizioni standard di processo e/o lavorazione e/o deposito

SCOPO Gestire delle risorse umane e strumentali disponibili in caso diemergenza in modo da limitare le conseguenze di danno per lepersone ed i beni

ELEMENTIDI SCELTA

– tipologia e caratteristiche delle situazioni incidentali previ-ste

– localizzazione dello stabilimento– attività…

VINCOLILEGISLATIVI

Omissis

NORMEDI RIFERIMENTO

…D.P.R. 175/88.........

SUGGERIMENTI I piani di emergenza interni contengono:– analisi dei centri di pericolo,– analisi delle possibili situazioni di guasto,– valutazione delle conseguenze delle situazioni di guasto ipo-

tizzate,– procedure relative alle azioni da adottare per interrompere le

sequenze accidentali individuate,– procedure di intervento per la mitigazione delle conseguenze,– elenco nominativo del personale responsabile a vari livelli

delle emergenze,– procedure di revisione ed aggiornamento periodici,– procedure per la verifica dell'efficienza degli impianti e di

registrazione delle prove svolte,– elementi per la predisposizione dei piani di emergenza

esterni quali:- tipo di incidente- localizzazione dell'incidente,- quantità di energia e massa rilasciata,- effetti sull'impianto,- effetti al di fuori dell'impianto,- stima delle probabilità dell'evento incidentale (o suo livello),- modalità di allarme alle autorità preposte,- sistemi di comunicazione in emergenza.

CRITERI DI PROGETTAZIONE 367

5. Criteri di sicurezza per impianti o aree a rischio specifico

5.1 Scheda “CRITERI DI SICUREZZA PER IMPIANTI O AREEA RISCHIO SPECIFICO”

MISURA MISURE PER LA PREVENZIONE E LA PROTEZIONEDA INCENDI ED ESPLOSIONI NEGLI IMPIANTI

DI PROCESSO

DESCRIZIONE Adottare, per quanto tecnicamente possibile, in relazione allecaratteristiche proprie di pericolosità delle sostanze, i provvedi-menti più adeguati ad attenuarne gli effetti nocivi (es: in pre-senza di polveri esplosive può essere umidificato l'ambiente;reagenti con pericolo di reazioni esotermiche o difficili da con-trollare possono essere impiegati in forma diluita; la liquefa-zione di gas può essere effettuata per refrigerazione in luogodella pressurizzazione, la fase vapore è da preferirsi alla faseliquida).

Adottare schemi di impianto il più semplici possibili per ridurreal minimo la probabilità di verificarsi di rilasci di sostanza.Compatibilmente con le necessità produttive ricorrere adimpianti destinati ad un unico tipo di produzione in luogo diimpianti impiegati per differenti tipi di produzioni.Adottare opportune disposizioni, accoppiamenti e giunzioni alfine di ridurre la possibilità di errore nei montaggi e nelle manu-tenzioni.

Prendere in esame le conseguenze di operazioni di conduzione emanutenzione eseguite in modo scorretto e adottare, per quantopossibile, misure di contenimento delle conseguenze.

Tenere in conto le conseguenze di rilasci per perdita di tenute eadottare i provvedimenti idonei a ridurre le portate conseguenti.

Preferire, per quanto tecnicamente possibile, cicli di temperaturae di pressione a basso gradiente ed intrinsecamente sicuri, cioètali che, in caso di funzionamento anomalo, il ciclo evolva auto-maticamente verso condizioni sicure.

368 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

segueDESCRIZIONE

Adottare organi e dispositivi di comando e di manovra tali daessere:azionabili in sicurezza;accessibili senza pericolo e difficoltà;direttamente verificabili nel loro funzionamento, quando ciò nonsia possibile adottare provvedimenti alternativi; provvisti di indicazione relativa al loro funzionamento, aperturae chiusura, direzione di manovra.

Nel caso di impianti a gestione automatizzata prendere in esameil problema della interfaccia macchina-uomo nella conduzionenormale e di emergenza in modo che le segnalazioni, i comandied i provvedimenti da adottare siano sempre il più possibilechiari ed eseguibili.In particolare limitare le segnalazioni di allarme a quelle stretta-mente necessarie e tenere conto della affidabilità umana e dellemacchine in condizioni di emergenza.

Disporre e mantenere la strumentazione in modo che le indica-zioni fornite siano chiaramente visibili da parte degli addetti.Nelle aree di impianto in cui esistono pericoli specifici di incen-dio:non impiegare, per quanto tecnicamente possibile, materiali oattrezzature la cui temperatura superficiale o di una parte puòessere causa di innesco;predisporre attrezzature e mezzi di estinzione idonei ad interve-nire con efficacia su un principio di incendio o su un rilascio, gliagenti estinguenti devono essere compatibili con le sostanze inlavorazione e con le parti di impianto;la disposizione dell'impianto deve consentire l'agevole e rapidoallontanamento degli addetti.

Nelle aree di impianto ed in prossimità delle apparecchiature chepresentano pericolo di incendio e di esplosione, rendere disponi-bili manuali operativi, concernenti anche le procedure di sicu-rezza, sui quali gli addetti devono essere stati precedentementeaddestrati.

(segue) 5.1 Scheda “CRITERI DI SICUREZZA PER IMPIANTI O AREEA RISCHIO SPECIFICO”

MISURA MISURE PER LA PREVENZIONE E LA PROTEZIONEDA INCENDI ED ESPLOSIONI NEGLI IMPIANTI

DI PROCESSO

CRITERI DI PROGETTAZIONE 369

segueDESCRIZIONE

Realizzare i pavimenti, le pareti od il terreno delimitanti gliimpianti in materiali idonei ed adeguati a consentire il conteni-mento, la facile e completa asportazione e l'allontanamento dispandimenti e rilasci.Ubicare, per quanto possibile, in locali o luoghi isolati o comun-que difesi rispetto alla propagazione delle sostanze infiammabilie degli effetti di incendio ed esplosione delle parti di impiantonelle quali vengono effettuate operazioni che presentano peri-colo di incendio od esplosione.

Nelle parti di impianto in cui possono verificarsi esplosioniinstallare valvole di esplosione adeguatamente dimensionate alfine di prevenire cedimenti catastrofici.

Assicurare il grado di stabilità, strutturale e di funzionamento, edi efficienza degli impianti che possono essere soggetti ad incen-dio od esplosione anche tenendo conto delle conseguenze didetti eventi.

Realizzare e disporre le tubazioni ed in generale i condotti e lerelative apparecchiature in modo che:sia rapidamente identificabile il fluido contenuto;in caso di perdite o di rilasci non ne derivi danno agli operatori enon si abbiano dispersioni o spandimenti che possano provocareulteriori incidenti;in caso di necessità sia attuabile il massimo e più rapido seziona-mento e svuotamento delle parti senza che ciò costituisca ulte-riore fonte di rischio o causa d'incidente.

Realizzare le parti di impianto destinate a costituire accumuliper necessità connesse con il processo produttivo in modo daridurre al minimo valore tecnicamente possibile la massa disostanza pericolosa contenuta e che può essere coinvolta in unincidente (es.: impiego di reattori a fascio tubiero in luogo direattori in volume unico, reazioni in fase vapore invece che infase liquida, nessuno o minimo stoccaggio intermedio, ecc.).

(segue) 5.1 Scheda “CRITERI DI SICUREZZA PER IMPIANTI O AREEA RISCHIO SPECIFICO”

MISURA MISURE PER LA PREVENZIONE E LA PROTEZIONEDA INCENDI ED ESPLOSIONI NEGLI IMPIANTI

DI PROCESSO

370 PREVENZIONE INCENDI INDUSTRIA E ARTIGIANATO

segueDESCRIZIONE

Evitare l'impiego di sostanze infiammabili quali fluidi intermediper quanto possibile.

I provvedimenti sono finalizzati sia alla prevenzione di incendied esplosioni, sia al contenimento delle relative conseguenze.

ELEMENTIDI SCELTA

In generale le misure indicate devono essere tutte prese in consi-derazione, l'applicazione di ogni singola misura è determinataprincipalmente dalla tipologia propria dell'impianto.

VINCOLILEGISLATIVI

NORMEDIRIFERIMENTO

SUGGERIMENTI All'atto della progettazione dell'impianto è necessario procederealla identificazione dei rischi connessi con le sostanze manipo-late, in generale e nelle specifiche condizioni chimico-fisicheche possono verificarsi nell'impianto in esame.Occorre altresì procedere preliminarmente alla identificazione dicondizioni di instabilità, incompatibilità, reazioni esotermiche odifficili da controllare.Possono essere utilmente impiegate, particolarmente nel caso diprocessi di tipo nuovo o comunque non consolidati da prolun-gata esperienza, le tecniche di analisi tipicamente impiegate nelsettore dei rischi di incidente rilevante.

(segue) 5.1 Scheda “CRITERI DI SICUREZZA PER IMPIANTI O AREEA RISCHIO SPECIFICO”

MISURA MISURE PER LA PREVENZIONE E LA PROTEZIONEDA INCENDI ED ESPLOSIONI NEGLI IMPIANTI

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