La preghiera del Papa cent’anni per le persone che ......Il Santo Padre ha nominato Vescovo di...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 111 (48.435) Città del Vaticano domenica 17 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!\!=!/! OLTRE LA CRISI/5 Una Chiesa umile per un’umanità provata di FEDERICO LOMBARDI A l termine del Grande giubileo del 2000, che egli aveva vissu- to e ci aveva invitato a vivere come un grande appuntamento fra la grazia di Cristo e la storia dell’umanità, Giovanni Paolo II scrisse alla Chiesa una bella Lettera intitolata: «All’inizio del Terzo Mil- lennio», in cui risonavano le parole di Gesù a Pietro: «Duc in altum… Prendi il largo e gettate le reti per la pesca» (Lc 5, 4). Il Papa invitava a «fare memoria del passato, vivere con passione il presente, aprirci con fiducia al futuro», perché «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e nei se- coli». Come sappiamo, Papa France- sco ha ripreso e rilanciato il tema parlando fin dall’inizio del suo pon- tificato della “Chiesa in uscita”, una Chiesa evangelizzatrice animata dal- lo Spirito donatole da Cristo risorto. La sera del 12 ottobre 2012 Bene- detto XVI aveva fatto un breve discor- so dalla stessa finestra da cui 50 anni prima Giovanni XXIII aveva salutato, sotto lo sguardo benevolo della Lu- na, la folla accorsa in piazza San Pie- tro al termine del giorno dell’apertu- ra del concilio. Benedetto, con lo sguardo rivolto in alto, fece una ri- flessione che colpì molto, perché non sollevava il desiderato facile entusia- smo, ma piuttosto — pur nella fiducia — ispirava una grande umiltà, carat- teristica della fine del suo pontificato. Ricordava come nei 50 anni prece- denti la Chiesa aveva fatto l’esperien- za del peccato, della zizzania mista al grano nel campo, della tempesta e del vento contrario. Ma anche del fuoco dello Spirito, fuoco di Cristo. Però come fuoco non divoratore ma umile e silenzioso, piccola fiamma che suscita carismi di bontà e carità che illuminano il mondo e testimo- niano la sua presenza con noi. Mentre si avvicina la Pentecoste ripenso alle parole dei nostri tre Pa- pi del Terzo millennio. In realtà, questo nuovo millennio in cui ormai ci stiamo addentrando da vent’anni non si è manifestato nel complesso un’epoca di progressi luminosi per l’umanità. Si è aperto con l’11 set- tembre 2001 e con la guerra del Gol- fo, poi abbiamo avuto la grande cri- si economica e la guerra mondiale “a pezzi”, la distruzione della Siria e della Libia, l’aggravarsi della crisi ambientale, tanti altri problemi, e ora una pandemia globale con le sue conseguenze, esperienza inedita che segna questo papato. Non mancano certamente nuovi successi scientifici e progressi nella sanità, nell’istruzio- ne, nelle comunicazioni, per cui non sarebbe giusto fare affrettati bilanci negativi. Ma certamente non possia- mo parlare di un cammino lineare e sicuro dell’umanità verso il meglio. L’esperienza della pandemia, anche se sarà superata, è certamente un’esperienza comune di incertezza, di insicurezza, di difficoltà di gover- no del cammino sempre più com- plesso della società contemporanea. Non sappiamo se in futuro la legge- remo come un’occasione di crescita nella solidarietà o di nuove tensioni internazionali e interne e di squilibri sociali. Probabilmente tutte e due le dimensioni saranno mescolate: il grano e la zizzania. La Chiesa di questo inizio millen- nio dal punto di vista umano non è forte. La sua fede è messa alla prova dalle desertificazioni spirituali dei nostri tempi. La sua credibilità è messa alla prova dall’umiliazione e dall’ombra degli scandali. La storia continua e la Chiesa continua a im- parare che la sua unica vera forza è la fede in Cristo Gesù Risorto e il dono del suo Spirito. Un fragile va- so di terra in cui è contenuto il teso- ro di una potenza di vita che va ol- tre la morte. Saremo una Chiesa umile capace di accompagnare fra- ternamente una umanità provata, con carità e bontà? Con una carità così pervasiva da animare anche le intelligenze e le forze sociali a cerca- re e trovare le vie del bene comune e della vita migliore? Una Chiesa del- la “lavanda dei piedi” nel nostro tempo, come dice Papa Francesco? Al largo, in un mare ancora e sem- pre sconosciuto per tutti noi, ma mai estraneo per l’amore di Dio… Nella meravigliosa Sequenza di Pentecoste invochiamo il dono dello Spirito come padre dei poveri e luce dei cuori, come consolatore e con- forto, come forza che risana le col- pe, le aridità, le ferite, che scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Offrire allo Spirito del Signore uno spazio aperto di attesa e di deside- rio, uno spazio concreto di menti e di cuori, di anime e di carne umana, perché possa operare e manifestarsi nel tessuto profondo della nostra umanità — quella delle guerre e della pandemia — come potenza di salvez- za dalla fragilità e dalla solitudine, dall’aridità, dalla confusione, dagli inganni delle illusioni e dalla dispe- razione, come potenza di speranza di vita eterna. Questo può ben fare una Chiesa umile, sorella, compagna e servitrice di un’umanità provata. Ed è la cosa più importante. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza gli Eminentissimi Cardinali: Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Ve- scovi; Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congre- gazione per la Dottrina della Fede; Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Po- poli. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Fajardo-Humacao (Porto Rico) il Reverendo Pa- dre Luis Miranda Rivera, O. Carm., Vicario episcopale della zona pastorale San Juan - San- turce e Parroco della parroc- chia “Santa Teresita” nell’Arci- diocesi di San Juan de Puerto Rico. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Ausiliare dell’Arcidiocesi Me- tropolitana di Portoviejo (Ecuador) il Reverendo Vicen- te Horacio Saeteros Sierra, del Clero della medesima Arcidio- cesi Metropolitana, Vicario Generale e Parroco della Cat- tedrale, assegnandogli la Sede titolare di Rusuccuru. Nella messa a Santa Marta nuovo monito contro il pericolo della mondanità spirituale La preghiera del Papa per le persone che seppelliscono i morti «Per le persone che si occupano di seppellire i defunti in questa pande- mia» da covid-19, il Papa ha offerto la messa del mattino, celebrata alle 7 di sabato 16 maggio nella cappella di Casa Santa Marta. Introducendo il rito Francesco ha ricordato come dare sepoltura ai morti sia «una del- le opere di misericordia». Ma si è anche detto consapevole che, oltre a non essere «una cosa gradevole, na- turalmente», è un’attività che mette a repentaglio «la vita» di chi la svol- ge, esponendolo al rischio di «pren- dere il contagio». Da qui l’invito ri- volto ai fedeli collegati in diretta streaming a pregare il Signore affin- ché protegga le persone che svolgo- no i servizi funebri, come aveva già chiesto lo scorso 25 aprile. Successivamente all’omelia, il ve- scovo di Roma ha spiegato che Cri- sto morto e risorto per gli uomini è l’unica medicina contro lo spirito della mondanità. Come di consueto ha preso spunto per la meditazione dalle letture del giorno, sofferman- dosi in particolare sul brano evange- lico di Giovanni (15, 18-21) per sotto- lineare come «Gesù parecchie volte, e soprattutto nel suo congedo con gli apostoli», parli «del mondo». E spiegando cosa sia questo «spirito del mondo», cui fa riferimento Ge- sù, il Papa ha affermato che è «un modo di vivere, una cultura dell’effi- mero che non conosce la fedeltà». Francesco ha confidato in proposito che, nel leggere il libro di Henry de Lubac Meditazione sulla Chiesa, resta «sempre» colpito dalle «ultime tre pagine, dove» il teologo gesuita «parla proprio della mondanità spi- rituale. E dice che è il peggiore dei mali che può accadere alla Chiesa; e non esagera — ha asserito il Pontefi- ce — perché poi dice alcuni mali che sono terribili, e questo è il peggiore: la mondanità spirituale, perché è un’ermeneutica di vita, è un modo di vivere; anche un modo di vivere il cristianesimo. E per sopravvivere da- vanti alla predicazione del Vangelo, odia», addirittura «uccide». Come «quando si dice dei martiri che sono uccisi in odio alla fede». Da qui l’esortazione conclusiva di Francesco a invocare dallo Spirito Santo «la grazia di discernere cosa è mondani- tà e cosa è Vangelo», senza «lasciar- ci ingannare, perché... il mondo ha odiato Gesù e Gesù ha pregato per- ché il Padre ci difendesse dallo spiri- to del mondo». PAGINA 8 Karol Wojtyła cent’anni Un’edizione speciale e una app gratuita de «L’Osservatore Romano» A cento anni dalla nascita di Gio- vanni Paolo II, lunedì 18 maggio, alle 7, Francesco celebrerà la messa sulla tomba del Pontefice santo nella basilica Vaticana. Papa Bergoglio ha voluto ricor- dare Karol Wojtyła anche con una preghiera pubblicata sulla coperti- na dell’edizione speciale dedicata alla ricorrenza da «L’Osservatore Romano». Lo speciale, disponibile on line dalle prime ore di domenica 17, po- trà essere letto anche sull’App gra- tuita — scaricabile già a partire da oggi, sabato 16, dagli store digitali (Apple e Google) — attraverso la quale è possibile sfogliare anche sui dispositivi mobili le pagine del quotidiano della Santa Sede e leg- gerne tutti gli articoli. Nelle 16 pagine dell’edizione si può ripercorrere la testimonianza di Giovanni Paolo II per rilanciar- ne l’attualità. Tra ricordi non for- mali e autografi inediti, hanno con- tribuito a far rivivere la memoria storica e spirituale del suo straordi- nario pontificato, tra gli altri, il Pa- triarca ecumenico di Costantinopo- li Bartolomeo, il cardinale segreta- rio di Stato Pietro Parolin, Mikhail Gorbaciov e Lech Wałęsa. Non mancano le testimonianze delle persone che sono state parti- colarmente vicine a Karol Wojtyła e con lui hanno più direttamente collaborato. Particolari chiavi di lettura sono suggerite, inoltre, dal regista polacco Krzysztof Zanussi e dal cantautore romano Claudio Ba- glioni. La copia cartacea dello speciale sarà presto messa a disposizione dei lettori che già da ora potranno prenotarla indirizzando la richiesta alla casella di posta elettronica [email protected]. Sul sito del Servizio fotografico vaticano (www.photovat.com) sono poi disponibili, anche per l’acqui- sto, tutte le immagini del pontifica- to di Papa Wojtyła. Una speciale raccolta delle foto più belle sarà messa in vendita a luglio. Nessun intesa su una risoluzione per chiedere il cessate il fuoco globale per la pandemia Consiglio di sicurezza senza accordo NEW YORK, 16. Un stallo politico molto grave e del tutto inspiegabile. Nel pieno della pandemia di corona- virus, con milioni di contagi e mi- gliaia di morti, il Consiglio di sicu- rezza delle Nazioni Unite non riesce a trovare un accordo per una risolu- zione congiunta per un appello al cessate il fuoco globale. L’ultimo tentativo di negoziato è avvenuto ieri e ha registrato un nuo- vo fallimento. Anche la bozza pre- sentata dalla Germania assieme all’Estonia, che ha la presidenza di turno del Consiglio, si è arenata. Sembra che a paralizzare i lavori sia soprattutto lo scontro diplomatico tra Stati Uniti e Cina: lo hanno det- to fonti diplomatiche all’agenzia stampa tedesca Dpa. Questa volta è stata la Cina a respingere la nuova ipotesi di compromesso. Al centro della risoluzione su cui si lavora vi è l’appello del segretario generale António Guterres per un cessate il fuoco globale, in tutto il mondo, in modo da concentrare gli sforzi sulla lotta alla pandemia e la ricerca del vaccino. Un appello im- portantissimo, visto che, in paesi co- me la Siria, la Libia, lo Yemen o l’Afghanistan, conflitti armati hanno distrutto le principali infrastrutture e gli ospedali, rendendo quindi impos- sibile l’assistenza alla popolazione. Le violenze del conflitto si uniscono dunque ai rischi del contagio: molti esperti temono il peggio nei prossi- mi mesi. I combattimenti, inoltre, impediscono l’afflusso di aiuti. Cen- tinaia di migliaia di rifugiati e sfolla- ti rischiano la vita. Ma qual è il nodo dello scontro politico in atto? Secondo fonti di- plomatiche, Pechino vuole che nella risoluzione venga menzionata la ri- chiesta di sostenere l’operato del- l’Organizzazione mondiale della sa- nità (Oms). Gli Stati Uniti si op- pongono decisamente a questa ipo- tesi. Il presidente Donald Trump ha interrotto i finanziamenti all’O ms accusandola di aver mal gestito la pandemia. La settimana scorsa Wa- shington aveva respinto una bozza di risoluzione franco-tunisina che ci- tava l’Oms in maniera indiretta. Va detto anche che pochi giorni fa era circolata la notizia in base alla quale il presidente americano sarebbe in- fatti pronto a riprendere l’erogazione di fondi all’Oms. Ma da Washing- ton non è arrivata nessuna confer- ma. Intanto, ieri, un gruppo di ong ha lanciato un appello affinché le po- polazioni più povere del mondo ab- biano in futuro un accesso priorita- rio al possibile vaccino contro il co- ronavirus. Secondo le ong, per vaccinare contro il coronavirus la metà più po- vera della popolazione mondiale (3,7 miliardi di persone) servirebbe meno di quanto le dieci maggiori multina- zionali del farmaco guadagnano in 4 mesi. PUNTI DI RESISTENZA Dall’arte la forza per ripartire SILVIA GUIDI A PAGINA 5 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Il virus e nuovo mondo nel pensiero del filosofo Slavoj Žižek LORENZO FAZZINI A PAGINA 3 Nelle Filippine Emergenza carceri PAOLO AFFATATO A PAGINA 7 Si apre questa settimana Un anno speciale per celebrare la «Laudato si’» PAGINA 8 ALLINTERNO Il codice Qr per scaricare l’app gratuita de «L’Osservatore Romano»

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 111 (48.435) Città del Vaticano domenica 17 maggio 2020

.

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OLTRE LA CRISI/5

Una Chiesa umile per un’umanità provatadi FEDERICO LOMBARDI

Al termine del Grande giubileodel 2000, che egli aveva vissu-to e ci aveva invitato a vivere

come un grande appuntamento frala grazia di Cristo e la storiadell’umanità, Giovanni Paolo IIscrisse alla Chiesa una bella Letteraintitolata: «All’inizio del Terzo Mil-lennio», in cui risonavano le paroledi Gesù a Pietro: «Duc in altum…Prendi il largo e gettate le reti per lapesca» (Lc 5, 4). Il Papa invitava a«fare memoria del passato, viverecon passione il presente, aprirci confiducia al futuro», perché «GesùCristo è lo stesso ieri, oggi e nei se-coli». Come sappiamo, Papa France-sco ha ripreso e rilanciato il temaparlando fin dall’inizio del suo pon-tificato della “Chiesa in uscita”, unaChiesa evangelizzatrice animata dal-lo Spirito donatole da Cristo risorto.

La sera del 12 ottobre 2012 Bene-detto XVI aveva fatto un breve discor-so dalla stessa finestra da cui 50 anni

prima Giovanni XXIII aveva salutato,sotto lo sguardo benevolo della Lu-na, la folla accorsa in piazza San Pie-tro al termine del giorno dell’ap ertu-ra del concilio. Benedetto, con losguardo rivolto in alto, fece una ri-flessione che colpì molto, perché nonsollevava il desiderato facile entusia-smo, ma piuttosto — pur nella fiducia— ispirava una grande umiltà, carat-teristica della fine del suo pontificato.Ricordava come nei 50 anni prece-denti la Chiesa aveva fatto l’esp erien-za del peccato, della zizzania mista algrano nel campo, della tempesta edel vento contrario. Ma anche delfuoco dello Spirito, fuoco di Cristo.Però come fuoco non divoratore maumile e silenzioso, piccola fiammache suscita carismi di bontà e caritàche illuminano il mondo e testimo-niano la sua presenza con noi.

Mentre si avvicina la Pentecosteripenso alle parole dei nostri tre Pa-pi del Terzo millennio. In realtà,questo nuovo millennio in cui ormaici stiamo addentrando da vent’anni

non si è manifestato nel complessoun’epoca di progressi luminosi perl’umanità. Si è aperto con l’11 set-tembre 2001 e con la guerra del Gol-fo, poi abbiamo avuto la grande cri-si economica e la guerra mondiale “ap ezzi”, la distruzione della Siria edella Libia, l’aggravarsi della crisiambientale, tanti altri problemi, eora una pandemia globale con le sueconseguenze, esperienza inedita chesegna questo papato. Non mancanocertamente nuovi successi scientificie progressi nella sanità, nell’i s t ru z i o -ne, nelle comunicazioni, per cui nonsarebbe giusto fare affrettati bilancinegativi. Ma certamente non possia-mo parlare di un cammino lineare esicuro dell’umanità verso il meglio.L’esperienza della pandemia, anchese sarà superata, è certamenteun’esperienza comune di incertezza,di insicurezza, di difficoltà di gover-no del cammino sempre più com-plesso della società contemporanea.Non sappiamo se in futuro la legge-remo come un’occasione di crescita

nella solidarietà o di nuove tensioniinternazionali e interne e di squilibrisociali. Probabilmente tutte e due ledimensioni saranno mescolate: ilgrano e la zizzania.

La Chiesa di questo inizio millen-nio dal punto di vista umano non èforte. La sua fede è messa alla provadalle desertificazioni spirituali deinostri tempi. La sua credibilità èmessa alla prova dall’umiliazione edall’ombra degli scandali. La storiacontinua e la Chiesa continua a im-parare che la sua unica vera forza èla fede in Cristo Gesù Risorto e ildono del suo Spirito. Un fragile va-so di terra in cui è contenuto il teso-ro di una potenza di vita che va ol-tre la morte. Saremo una Chiesaumile capace di accompagnare fra-ternamente una umanità provata,con carità e bontà? Con una caritàcosì pervasiva da animare anche leintelligenze e le forze sociali a cerca-re e trovare le vie del bene comune edella vita migliore? Una Chiesa del-la “lavanda dei piedi” nel nostro

tempo, come dice Papa Francesco?Al largo, in un mare ancora e sem-pre sconosciuto per tutti noi, mamai estraneo per l’amore di Dio…

Nella meravigliosa Sequenza diPentecoste invochiamo il dono delloSpirito come padre dei poveri e lucedei cuori, come consolatore e con-forto, come forza che risana le col-pe, le aridità, le ferite, che scalda ciòche è gelido, drizza ciò che è sviato.Offrire allo Spirito del Signore unospazio aperto di attesa e di deside-rio, uno spazio concreto di menti edi cuori, di anime e di carne umana,perché possa operare e manifestarsinel tessuto profondo della nostraumanità — quella delle guerre e dellapandemia — come potenza di salvez-za dalla fragilità e dalla solitudine,dall’aridità, dalla confusione, dagliinganni delle illusioni e dalla dispe-razione, come potenza di speranzadi vita eterna. Questo può ben fareuna Chiesa umile, sorella, compagnae servitrice di un’umanità provata.Ed è la cosa più importante.

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza gliEminentissimi Cardinali:

— Marc Ouellet, Prefettodella Congregazione per i Ve-scovi;

— Luis Francisco LadariaFerrer, Prefetto della Congre-gazione per la Dottrina dellaFe d e ;

— Luis Antonio G. Tagle,Prefetto della Congregazioneper l’Evangelizzazione dei Po-p oli.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Fajardo-Humacao(Porto Rico) il Reverendo Pa-dre Luis Miranda Rivera, O.Carm., Vicario episcopale dellazona pastorale San Juan - San-turce e Parroco della parroc-chia “Santa Teresita” nell’A rc i -diocesi di San Juan de PuertoRico.

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nominatoAusiliare dell’Arcidiocesi Me-tropolitana di Portoviejo(Ecuador) il Reverendo Vicen-te Horacio Saeteros Sierra, delClero della medesima Arcidio-cesi Metropolitana, VicarioGenerale e Parroco della Cat-tedrale, assegnandogli la Sedetitolare di Rusuccuru.

Nella messa a Santa Marta nuovo monito contro il pericolo della mondanità spirituale

La preghiera del Papaper le persone che seppelliscono i morti«Per le persone che si occupano diseppellire i defunti in questa pande-mia» da covid-19, il Papa ha offertola messa del mattino, celebrata alle 7di sabato 16 maggio nella cappelladi Casa Santa Marta. Introducendoil rito Francesco ha ricordato comedare sepoltura ai morti sia «una del-le opere di misericordia». Ma si èanche detto consapevole che, oltre anon essere «una cosa gradevole, na-turalmente», è un’attività che mettea repentaglio «la vita» di chi la svol-ge, esponendolo al rischio di «pren-dere il contagio». Da qui l’invito ri-volto ai fedeli collegati in direttastreaming a pregare il Signore affin-ché protegga le persone che svolgo-no i servizi funebri, come aveva giàchiesto lo scorso 25 aprile.

Successivamente all’omelia, il ve-scovo di Roma ha spiegato che Cri-sto morto e risorto per gli uomini èl’unica medicina contro lo spiritodella mondanità. Come di consuetoha preso spunto per la meditazionedalle letture del giorno, sofferman-

dosi in particolare sul brano evange-lico di Giovanni (15, 18-21) per sotto-lineare come «Gesù parecchie volte,e soprattutto nel suo congedo congli apostoli», parli «del mondo». Espiegando cosa sia questo «spiritodel mondo», cui fa riferimento Ge-

sù, il Papa ha affermato che è «unmodo di vivere, una cultura dell’effi-mero che non conosce la fedeltà».Francesco ha confidato in propositoche, nel leggere il libro di Henry deLubac Meditazione sulla Chiesa, resta«sempre» colpito dalle «ultime trepagine, dove» il teologo gesuita«parla proprio della mondanità spi-rituale. E dice che è il peggiore deimali che può accadere alla Chiesa; enon esagera — ha asserito il Pontefi-ce — perché poi dice alcuni mali chesono terribili, e questo è il peggiore:la mondanità spirituale, perché èun’ermeneutica di vita, è un modo divivere; anche un modo di vivere ilcristianesimo. E per sopravvivere da-vanti alla predicazione del Vangelo,odia», addirittura «uccide». Come«quando si dice dei martiri che sonouccisi in odio alla fede». Da quil’esortazione conclusiva di Francescoa invocare dallo Spirito Santo «lagrazia di discernere cosa è mondani-tà e cosa è Vangelo», senza «lasciar-ci ingannare, perché... il mondo haodiato Gesù e Gesù ha pregato per-ché il Padre ci difendesse dallo spiri-to del mondo».

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Karol Wojtyłacent’anni

Un’edizione specialee una app gratuita de «L’Osservatore Romano»

A cento anni dalla nascita di Gio-vanni Paolo II, lunedì 18 maggio,alle 7, Francesco celebrerà la messasulla tomba del Pontefice santonella basilica Vaticana.

Papa Bergoglio ha voluto ricor-dare Karol Wojtyła anche con unapreghiera pubblicata sulla coperti-na dell’edizione speciale dedicataalla ricorrenza da «L’O sservatoreRomano».

Lo speciale, disponibile on linedalle prime ore di domenica 17, po-trà essere letto anche sull’App gra-tuita — scaricabile già a partire daoggi, sabato 16, dagli store digitali(Apple e Google) — attraverso laquale è possibile sfogliare anchesui dispositivi mobili le pagine delquotidiano della Santa Sede e leg-gerne tutti gli articoli.

Nelle 16 pagine dell’edizione sipuò ripercorrere la testimonianzadi Giovanni Paolo II per rilanciar-ne l’attualità. Tra ricordi non for-mali e autografi inediti, hanno con-tribuito a far rivivere la memoriastorica e spirituale del suo straordi-nario pontificato, tra gli altri, il Pa-triarca ecumenico di Costantinopo-li Bartolomeo, il cardinale segreta-rio di Stato Pietro Parolin, MikhailGorbaciov e Lech Wałęsa.

Non mancano le testimonianzedelle persone che sono state parti-colarmente vicine a Karol Wojtyłae con lui hanno più direttamentecollaborato. Particolari chiavi dilettura sono suggerite, inoltre, dalregista polacco Krzysztof Zanussi edal cantautore romano Claudio Ba-glioni.

La copia cartacea dello specialesarà presto messa a disposizione

dei lettori che già da ora potrannoprenotarla indirizzando la richiestaalla casella di posta elettronicainfo.or@sp c.va.

Sul sito del Servizio fotograficovaticano (www.photovat.com) sonopoi disponibili, anche per l’acqui-sto, tutte le immagini del pontifica-to di Papa Wojtyła. Una specialeraccolta delle foto più belle saràmessa in vendita a luglio.

Nessun intesa su una risoluzione per chiedere il cessate il fuoco globale per la pandemia

Consiglio di sicurezza senza accordoNEW YORK, 16. Un stallo politicomolto grave e del tutto inspiegabile.Nel pieno della pandemia di corona-virus, con milioni di contagi e mi-gliaia di morti, il Consiglio di sicu-rezza delle Nazioni Unite non riescea trovare un accordo per una risolu-zione congiunta per un appello alcessate il fuoco globale.

L’ultimo tentativo di negoziato èavvenuto ieri e ha registrato un nuo-vo fallimento. Anche la bozza pre-sentata dalla Germania assiemeall’Estonia, che ha la presidenza diturno del Consiglio, si è arenata.Sembra che a paralizzare i lavori siasoprattutto lo scontro diplomaticotra Stati Uniti e Cina: lo hanno det-to fonti diplomatiche all’agenziastampa tedesca Dpa. Questa volta èstata la Cina a respingere la nuovaipotesi di compromesso.

Al centro della risoluzione su cuisi lavora vi è l’appello del segretariogenerale António Guterres per uncessate il fuoco globale, in tutto il

mondo, in modo da concentrare glisforzi sulla lotta alla pandemia e laricerca del vaccino. Un appello im-portantissimo, visto che, in paesi co-me la Siria, la Libia, lo Yemen ol’Afghanistan, conflitti armati hannodistrutto le principali infrastrutture egli ospedali, rendendo quindi impos-sibile l’assistenza alla popolazione.Le violenze del conflitto si unisconodunque ai rischi del contagio: moltiesperti temono il peggio nei prossi-mi mesi. I combattimenti, inoltre,impediscono l’afflusso di aiuti. Cen-tinaia di migliaia di rifugiati e sfolla-ti rischiano la vita.

Ma qual è il nodo dello scontropolitico in atto? Secondo fonti di-plomatiche, Pechino vuole che nellarisoluzione venga menzionata la ri-chiesta di sostenere l’operato del-l’Organizzazione mondiale della sa-nità (Oms). Gli Stati Uniti si op-pongono decisamente a questa ipo-tesi. Il presidente Donald Trump hainterrotto i finanziamenti all’O ms

accusandola di aver mal gestito lapandemia. La settimana scorsa Wa-shington aveva respinto una bozzadi risoluzione franco-tunisina che ci-tava l’Oms in maniera indiretta. Vadetto anche che pochi giorni fa eracircolata la notizia in base alla qualeil presidente americano sarebbe in-fatti pronto a riprendere l’e ro g a z i o n edi fondi all’Oms. Ma da Washing-ton non è arrivata nessuna confer-ma.

Intanto, ieri, un gruppo di ong halanciato un appello affinché le po-polazioni più povere del mondo ab-biano in futuro un accesso priorita-rio al possibile vaccino contro il co-ro n a v i ru s .

Secondo le ong, per vaccinarecontro il coronavirus la metà più po-vera della popolazione mondiale (3,7miliardi di persone) servirebbe menodi quanto le dieci maggiori multina-zionali del farmaco guadagnano in 4mesi.

PUNTI DI RESISTENZA

D all’arte la forzaper ripartire

SI LV I A GUIDI A PA G I N A 5

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Il virus e nuovo mondonel pensiero del filosofoSlavoj Žižek

LORENZO FAZZINI A PA G I N A 3

Nelle Filippine

Emergenza carceri

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 7

Si apre questa settimana

Un anno specialeper celebrarela «Laudato si’»

PAGINA 8

ALL’INTERNO

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 17 maggio 2020

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del lockdown

HELSINKI, 16. Il lockdown impo-sto per il contenimento dellapandemia ha avuto un significa-tivo impatto positivo sulle emis-sioni di anidride carbonica (CO2)in sette città europee: Firenze,Pesaro, Basilea, Berlino, Helsin-ki, Heraklion e Londra. Emissio-ni ridotte fino al 75 per centonelle città caratterizzate da altadensità di attività commerciali etraffico. Gli effetti delle misurerestrittive sono stati osservatidall’infrastruttura europea Inte-grated Carbon ObservationSystem (Icos).

Lo studio, condotto da unteam internazionale e coordinatodalla Fondazione Cmcc (CentroEuro-Mediterraneo sui Cambia-menti Climatici) e dall’Universi-tà della Tuscia, rileva una chiaraconnessione tra le misure restrit-tive e la riduzione delle emissio-ni, la cui entità dipende dalle ca-ratteristiche delle aree campiona-te e dalla rigidità delle restrizio-ni. Sebbene questa riduzionenon sia abbastanza forte da esse-re visibile a livello globalenell’atmosfera, è invece osserva-bile su scala locale. Lo studio,ancora in fase di preparazione,sarà sottoposto ad una revisioneda parte di esperti indipendenti.Gli scienziati, tuttavia, intendo-no svolgere ulteriori analisi basa-ti sui dati generati da queste tor-ri cittadine.

di FERNAND O CHICA ARELLANO

In questo periodo di pandemiatutto sembra essersi fermato,fuorché la natura che continua il

suo inarrestabile corso. Con essa,anche i terreni rivelano una capacitàproduttiva importante, che per il2020 è addirittura aumentata rispet-to agli anni precedenti.

Il capo economista della Fao, Ma-ximo Torero, ha infatti evidenziato,in un articolo recentemente pubbli-cato sulla prestigiosa rivista «Natu-re», che si è avuto un raddoppia-mento della scorta mondiale di maisrispetto ai siccitosi anni 2007-2008,quando le carenze alimentari neiPaesi esportatori condussero ad unacrisi alimentare globale. Allo stessomodo, egli ha sottolineato come sia-no aumentate dell’80 per cento e del40 per cento circa le scorte di riso edi semi di soia.

Tuttavia, la fertilità dei terreninon aiuterà ad evitare la carenza dicibo se non sarà consentito ai brac-cianti e ai lavoratori stagionali dioperare in sicurezza per garantire ilcibo sulle nostre tavole. Si tratta diun problema generale, che accomu-na paesi europei come la Francia, laGermania, la Spagna e l’Italia, connazioni di altri continenti, come gliStati Uniti, il Canada e l’Australia:molti fanno affidamento su brac-cianti stranieri, che rimangono i solidisposti a queste umili e faticosemansioni.

Se da un lato, alcuni paesi del-l’Est Europa, come Romania, Polo-nia e Bulgaria, stanno concludendoaccordi con Stati, come Germania,Francia e Spagna, al fine di assicu-rare la manodopera necessaria perfar fronte alla raccolta, dall’altro latonumerosi braccianti provenienti dalNord Africa o dall’America latina edai Caraibi non potranno varcare iconfini nazionali per raggiungere iterritori contigui.

Il covid-19 ha, infatti, impostomaggiori restrizioni alla libertà dicircolazione delle persone, da cui èdipesa la sospensione, da parte dialcune ambasciate, dei visti di brevedurata per lavoro stagionale.

Si teme che i lavoratori stranieripossano propagare la malattia e perquesto viene impedito il loro acces-so, mentre la coltivazione si guastanelle campagne.

Plurime conseguenze sono stateinnescate dal coronavirus, che puòdirsi effettivamente come una malat-tia globale per la prima volta nellastoria dell’umanità, considerato ilgrande numero di paesi coinvolti neicinque continenti.

Prima fra tutte, la Fao rileva comele catene globali di approvvigiona-mento alimentare stiano vacillandodi fronte all’impossibilità di garanti-re il trasporto di merci e, in partico-lar modo, di prodotti deperibili dalluogo di produzione a quello diconsumo effettivo. Le navi carichedi cereali, frutta e verdura frescheattraccano in ritardo e i loro equi-paggi non possono sbarcare in tem-po; non riescono a raggiungere tem-pestivamente i mercati all’ingrosso ei consumatori finali, causando unospreco di cibo sempre maggiore el’impoverimento della qualità dellediete alimentari.

Lo si vede, ad esempio, in conte-sti come l’India, in cui gli agricoltorialimentano le mucche con le fragoleperché non possono trasportare lafrutta ai mercati delle città; negliStati Uniti e in Canada, in cui gliallevatori hanno dovuto sversare illatte per il medesimo motivo o inPerú, dove i produttori sono costret-ti a svuotare tonnellate di cacaobianco in discarica perché i luoghidi ristorazione che normalmentecomprerebbero sono chiusi. Nelcontinente africano, invece, la perdi-ta di cibo si registra in tutte le fasi:dalla produzione, allo stoccaggio eal trasporto, a causa di infrastrutturee tecnologie carenti, oltre alla man-canza di risorse.

Allo stesso modo, la paura e l’an-sia generale causata dalla pandemia,spinge i consumatori finali in nume-rosi Stati a comprare quanto piùpossibile, senza tener conto delle ef-

fettive necessità, lasciando moltospesso guastare il cibo nei frigoriferidi casa: non per niente, la Fao harecentemente denunciato che il piùgrande spreco avviene durante la di-stribuzione e nell’ultimo anello dellacatena di approvvigionamento, quel-lo dell’utente finale.

Elementi, questi, che erano giàstati denunciati dal Santo Padre nelmessaggio per la Giornata mondialedell’alimentazione del 2019, in cuiEgli affermava: «È crudele, ingiustoe paradossale che, al giorno d’oggi,ci sia cibo per tutti e, tuttavia, nontutti possano accedervi; o che vi sia-no regioni del mondo in cui il ciboviene sprecato, si butta via, si consu-ma in eccesso o viene destinato adaltri scopi che non sono alimentari».Ed aveva rincalzato, nel messaggioinviato all’apertura della secondasessione ordinaria del Comitato ese-cutivo del Pam del 2019: «Lo sprecoalimentare lede la vita di tanti indi-vidui e impedisce il progresso di po-p oli».

Altro ambito di forte ripercussio-ne della presente pandemia è rap-presentato dal mondo del lavoro, dicui si è discusso molto in questo pe-riodo. L’Organizzazione internazio-nale del lavoro (Ilo) a riguardo rife-risce che i lavoratori agricoli speri-mentano il più alto tasso di povertàlavorativa, considerato che un quar-to di essi si trova in uno stato di po-vertà estrema. Pur avendo un ruoloimportante nelle economie naziona-li, perché forniscono il collegamentocon le strutture globali della produ-zione e del commercio agricolo ealimentano, di fatto, il mondo inte-ro, molti braccianti e le loro famigliesoffrono di povertà e insicurezza ali-m e n t a re .

La Chiesa, dal canto suo, ha piùvolte richiamato l’attenzione su taletema. Basti pensare al recente moni-to del Pontefice, che nell’udienzagenerale del 6 maggio scorso avevafatto riferimento al dramma di tantibraccianti che operano nelle campa-gne italiane: «Purtroppo, tante voltevengono duramente sfruttati. È veroche c’è crisi per tutti, ma la dignitàdelle persone va sempre rispettata.Perciò accolgo l’appello di questi la-

voratori e di tutti i lavoratori sfrutta-ti e invito a fare della crisi l’o ccasio-ne per rimettere al centro la dignitàdella persona e la dignità del lavo-ro » .

Ed enfatizzava, nella lettera invia-ta a suo nome dal sostituto alla Se-greteria di Stato vaticana, l’A rc i v e -scovo Peña Parra, al segretario gene-rale di Fai-Cisl, Onofrio Rota: «Ècertamente condivisibile la necessitàdi venire incontro a quanti, privatidi dignità, avvertono in modo piùacuto le conseguenze di un’integra-zione non realizzata, venendo oramaggiormente esposti ai pericolidella pandemia. È dunque auspica-bile che le loro situazioni escano dalsommerso e vengano regolarizzate,affinché siano riconosciuti ad ognilavoratore diritti e doveri, sia contra-stata l’illegalità e siano prevenute lapiaga del caporalato e l’insorgere diconflitti tra persone disagiate».

Un appello recentemente richia-mato da alcune Conferenze episco-pali. Tra queste, i responsabili dellapastorale per i migranti della Confe-renza episcopale degli Stati Unitihanno chiesto, per mezzo di unmessaggio riportato nei giorni scorsida questa testata, che: «Tutti gli al-loggi e i trasporti siano conformi al-le attuali linee guida dell’o rg a n i s m ofederale della sanità. […] Che la dif-fusione di informazioni per una cor-retta igiene della salute sia facilmen-te accessibile in più lingue e infogra-fiche per i lavoratori analfabeti. […]Che venga onorata la dignità del la-voro dei braccianti e assicurato chevenga loro versato uno stipendiosufficiente per coprire i rispettivi bi-sogni offrendo più particolarmentein questo momento la possibilità diottenere aiuti per proteggere la lorosalute e la loro sicurezza, così comequella delle loro famiglie».

Allo stesso modo, la Conferenzaepiscopale italiana, nelle parole delsuo presidente, il cardinale Bassetti,ha sostenuto: «Chiediamo a chi hail compito di promuovere il bene co-mune di non dimenticare questepersone, questi nostri fratelli e sorel-le, e di indicare le vie per una lororegolarizzazione, non solo di quelliche possono esserci “utili”, ma di

tutti coloro che sono nel nostro Pae-se, come premessa indispensabile al-la tutela della salute di tutti e al ri-pristino della legalità».

Si tratta di moniti che non devo-no lasciarci indifferenti, anzi, inizia-tive concrete, come quella della dio-cesi e del comune di San Severo inPuglia in favore dei braccianti deighetti della Capitanata nel foggianoo come il recente DL Rilancio delgoverno italiano, che vanno nella di-rezione di togliere le persone da unacondizione di irregolarità e sfrutta-mento, scoraggiando il caporalato.

In ogni caso, molto resta ancorada fare affinché le richieste di tuteladei diritti della persona si concretiz-zino universalmente in una salva-guardia della dignità del lavoro perquanti, mai come in questo periodo,svolgono un ruolo essenziale per lacollettività, pur in assenza di ade-guate protezioni.

Giova, in questo senso, sottolinea-re che ovunque le riforme legislativedevono considerare la centralità diogni persona, che necessita di esseremessa al centro di ogni riflessione edibattito politico. Solo tutelando lalegalità di ogni rapporto lavorativosi potrà meglio garantire il bene in-tegrale della persona, che si manife-sta nel riconoscimento dei diritti edei doveri che sono propri del lavo-ratore e che consentono un suo po-sitivo inserimento nella società.

A questo riguardo, riaffiorano allamente le parole di Papa BenedettoXVI, nell’omelia alla celebrazione eu-caristica che Egli tenne per i lavora-tori nella solennità di San Giuseppedel 2006, in cui affermava: «Il lavo-ro riveste primaria importanza per larealizzazione dell’uomo e per lo svi-luppo della società, e per questo oc-corre che esso sia sempre organizza-to e svolto nel pieno rispetto del-l’umana dignità e al servizio del be-ne comune».

In presenza di tutte queste emer-genze, un unico approccio a livellointernazionale può preservare il flus-so di cibo e tamponare l’evidentegrave crisi economica e sociale colle-gata alla pandemia: quello dellacooperazione internazionale. Comericordava il dottor Torero nell’artico-lo che si citava in apertura: «[Posi-zioni contrarie alla globalizzazione]ignorano quante nazioni, anche ric-che, dipendono l’una dall’altra peringredienti di base, pesticidi, fertiliz-zanti, alimenti per animali, persona-le ed esperienza. Quello che accadràdopo la pandemia dipenderà dal fat-to che le nazioni resistano alle pres-sioni isolazioniste».

Il Santo Padre Francesco lo ebbea ricordare nell’udienza generale del22 aprile 2020, dedicata alla giorna-ta della Terra: «La tragica pandemiadi coronavirus ci sta dimostrandoche soltanto insieme e facendoci ca-rico dei più fragili possiamo vincerele sfide globali».

Una di queste grandi sfide è cer-tamente quella di tornare ad infon-dere la dovuta attenzione sul settoreprimario: primario e fondamentalenell’assicurarci il nostro stesso stiledi vita sano, ma troppo spesso ulti-mo e negletto nei complessi sistemidell’economia globale, dimenticadella terra e dei suoi lavoratori.

ROMA, 16. Governo, Regioni e Co-muni italiani hanno raggiunto ierisera in videoconferenza un’intesa dimassima su un documento con lelinee guida per riprendere le attivi-tà. Il testo contiene le nuove regoledella fase 2 per la riapertura di ri-storanti, balneazione, strutture ri-cettive, servizi alla persona, com-mercio al dettaglio, mercati e fiere,uffici aperti al pubblico, piscine,palestre, manutenzione del verde,musei e biblioteche. Lo hanno resonoto fonti di Palazzo Chigi.

A partire da lunedì 18 maggio2020, le attività economiche e pro-duttive potranno riaprire secondo lelinee guida regionali che assicuranoil contenimento del contagio, in as-senza delle quali valgono le lineeguida nazionali.

Gli spostamenti delle personeall’interno del territorio della stessaregione non saranno più soggettiad alcuna limitazione.

Stato o Regioni potranno adotta-re o reiterare misure limitative dellacircolazione all’interno del territorioregionale relativamente a specifichearee interessate da un particolareaggravamento della situazione epi-demiologica.

Fino al 2 giugno 2020 restanovietati gli spostamenti, con mezzi ditrasporto pubblici e privati, in unaregione diversa rispetto a quella incui attualmente ci si trova, così co-me quelli da e per l’estero, salvoche per comprovate esigenze lavo-rative, di assoluta urgenza o permotivi di salute; resta in ogni casoconsentito il rientro presso il pro-prio domicilio, abitazione o resi-denza, chiarisce ancora il Governo.

Palazzo Chigi ha anche spiegatoche le funzioni religiose si potrannosvolgere con la partecipazione dipersone nel rispetto dei protocollisottoscritti dal Governo e dalle ri-spettive confessioni, contenenti lemisure idonee a prevenire il rischiodi contagio.

E mentre il Governo tedesco siappresta ad allentare le norme sullaquarantena per i viaggiatori in in-gresso nel paese provenienti dal-l’Unione europea, dall’area Schen-gen e dal Regno Unito, la Germa-nia è entrata ufficialmente in reces-sione tecnica. A confermarlo i datidi ieri sul prodotto interno lordodel primo trimestre 2020 — scesodel 2,2 per cento —, i quali sono

stati accompagnati da una revisione(al ribasso) dei dati sugli ultimi tremesi del 2019.

La contrazione del 2,2 per cento,determinata dalle misure di conte-nimento messe in atto da Berlinoper evitare la diffusione del covid-19, è stata in linea con le attese de-gli analisti economici, ma ha co-munque rappresentato il crollo piùsignificativo per la Germania — dasempre nota come la “lo comotivad’E u ro p a ” — dalla crisi finanziaria,più nello specifico dai primi tre me-si del 2009.

È intanto «globalmente positivo»il primo bilancio delle riaperture inFrancia. Ad affermarlo è stato ilportavoce del Governo di Parigi,Sibeth Ndiaye, parlando di «misuredi fine confinamento molto ben ri-spettate», con riferimento, in parti-colare, all’uso delle mascherine suimezzi di trasporto pubblico. AMarsiglia, però, un bambino di 9anni è morto per una miocardite si-mile alla sindrome di Kawasaki, pa-tologia che gli scienziati ipotizzanoavere un legame con il covid-19 esul quale sono in corso molti studi.Il piccolo, deceduto per dannoneurologico legato ad arresto car-diaco, sebbene non fosse positivo aSars-Cov-2, risultava dai test siero-logici essere venuto in contatto conil virus. Si tratta del primo caso delgenere in Francia.

WASHINGTON, 16. Il presidente sta-tunitense Donald Trump ha presen-tato ufficialmente ieri pomeriggio,nel corso del consueto briefing allaCasa Bianca, il progetto di renderedisponibili centinaia di milioni didosi di un vaccino contro il corona-virus entro la fine dell’anno. DalGiardino delle Rose Trump ha de-scritto l’operazione, denominataWarp Speed, come qualcosa di«mai visto dalla seconda guerramondiale», smentendo che gli Usavogliano procedere da soli nella spe-rimentazione.

Il presidente ha affidato l’op era-zione a Moncef Slaoui, l’ex capodella divisione vaccini della Glaxo-SmithKline, che durante il suo in-tervento è apparso condividere l’ot-timismo di Trump per un vaccino intempi brevi. I dati che arrivano suitest, ha detto, «mi fanno sentire piùche fiducioso sulla possibilità di po-tere distribuire alcune centinaia dimilioni di dosi entro la fine del2020».

Un obiettivo che gli esperti inmateria definiscono irrealistico. Sa-rebbe infatti pericoloso fissare un

calendario, date le incognite scienti-fiche e il pericolo di eseguire proveaffrettate. Un eventuale insuccessopoi minerebbe la fiducia nei vacciniin modo più ampio. In settimana ildottor Fauci, capo dell’Istituto na-zionale per le allergie e le malattieinfettive, aveva affermato che sareb-bero serviti dai 12 ai 18 mesi, manon c’era alcuna garanzia che il vac-cino avrebbe funzionato.

Da più parti, studi scientifici han-no stabilito che il calendario più ra-gionevole per dimostrare che unvaccino sia sicuro ed efficace sareb-

be la seconda metà del prossimo an-no, e anche quello sarebbe un re-cord assoluto visti gli elevati stan-dard di sicurezza ed efficacia impo-sti dalla comunità scientifica.

Intanto ieri la Camera Usa ha ap-provato un pacchetto di nuove mi-sure e aiuti per l’economia del Paeseper un valore di tremila miliardi didollari. Il provvedimento, passatocon appena 9 voti di scarto tra sì eno, dovrà essere sottoposto al Sena-to, a maggioranza repubblicana, do-ve potrebbe arenarsi. Non sarà dun-que scontata la sua approvazione.

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 17 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo

eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della gene-

razione che viene» (D. Bonhoeffer)

La vicinanzaè nei nostri occhi

di SL AV O J ŽIŽEK

«N on toccarmi»: questo, secondo il vangelo di Giovanni (20,17), fu ciò che Gesù disse a Maria Maddalena quando que-sta lo riconobbe dopo la risurrezione. In che modo io, che

sono notoriamente un ateo cristiano, comprendo queste parole? Per pri-ma cosa, le metto insieme alla risposta di Cristo alla domanda dei suoidiscepoli riguardo al modo in cui conosceremo il fatto che lui tornerà,una volta risorto. Cristo dice che egli sarà presente se ci sarà amore tracoloro che credono in lui. Egli non sarà presente come una persona datoccare ma come un legame di amore e solidarietà tra le persone. Così,quando dice «Non toccarmi», è come se dicesse: «Non toccarmi, tocca eabbi a che fare con le altre persone in spirito di amore».

Oggi, comunque, in mezzo alla pandemia da coronavirus, siamo tuttibombardati appunto dalle richieste di non toccare gli altri, anzi di iso-larci per mantenere una giusta distanza corporea. Cosa significa questaingiunzione, «Non toccarmi», in una situazione simile? Le mani nonpossono raggiungere l’altra persona; è solo dall’interno che possiamo ap-procciarci all’altro. E la finestra di questo «dentro» sono i nostri occhi.Questi giorni, quando incontriamo qualcuno a noi vicino (ma anche unestraneo) e manteniamo una giusta distanza, uno sguardo profondo ne-gli occhi dell’altro può dischiudere molto più di un approccio fisico inti-mo. In uno dei suoi frammenti giovanili, Hegel scrisse: «L’amato non èopposto a noi, egli è uno con il nostro proprio essere; noi vediamo noistessi in lui, ma ancora una volta egli non è più solo un “noi” — è unenigma, un miracolo, qualcosa che non possiamo raggiungere».

È cruciale non leggere queste due affermazione come opposte, comese l’amato fosse parzialmente un «noi», una parte di me stesso, e par-zialmente un enigma. Non è forse il miracolo dell’amore il fatto che tusei parte della mia identità precisamente fino a quando tu rimani un mi-racolo che non posso raggiungere, un enigma non solo per me ma ancheper te stesso? Cito un altro passaggio molto noto del giovane Hegel:«L’essere umano è questa notte, questo vuoto nulla, che contiene ognicosa nella sua semplicità — una ricchezza infinita di molte rappresenta-zioni, immagini delle quali nessuna appartiene a lui e che non sono pre-senti. Una persona coglie una visione di questa notte quando guarda gliesseri umani negli occhi».

Nessun coronavirus può privarci di tutto questo. Per tale motivo ab-biamo la speranza che il distanziamento corporeo rafforzerà l’intensitàdel nostro legame con gli altri. È proprio adesso, nel momento in cuidevo evitare molti di coloro che mi sono cari, che sperimento pienamen-te la loro presenza e la loro importanza per me.

Posso sentire già nelle mie orecchie la risata del cinico, a questo pun-to: “Ok, forse vivremo momenti di prossimità spirituale, ma in che modoquesto ci aiuterà ad affrontare la catastrofe che stiamo vivendo?”, “Impa-reremo qualcosa da tutto questo?”

Hegel scrisse che tutto quello che possiamo imparare dalla storia è ilfatto che non impariamo niente da essa, per questo dubito che l’epide-mia renderà qualcuno di noi più saggio. La sola cosa chiara è il fatto cheil virus manderà in frantumi le nostre esistenze fin dalle loro fondamen-ta, causando non solo un’immensa quantità di dolore ma anche un caoseconomico peggiore persino della grande depressione. Non esiste un «ri-torno alla normalità», la nuova «normalità» dovrà essere costruita sullerovine delle nostre vecchie esistenze, o ci troveremo immersi in un nuovobarbarismo i cui segnali sono già chiaramente intuibili adesso. Non è ab-bastanza affrontare l’epidemia come un accidente sfortunato, far frontealle sue svariate conseguenze e ritornare ai modi tranquilli con cui untempo facevamo le cose, magari con qualche aggiustamento nel nostrosettore sanitario. Dobbiamo sollevare la domanda-chiave: cosa è andatostorto nel nostro sistema al punto che siamo stati colti impreparati dauna catastrofe sebbene gli scienziati ci abbiano da anni avvertiti dellasua possibilità? (traduzione di Lorenzo Fazzini)

Il virus e nuovo mondo nel pensiero del filosofo Slavoj Žižek

Egoisticamente, la solidarietàè l’unica scelta che abbiamo

Nemmeno un mese dopo la nomina per forti divergenze con Bolsonaro nella gestione della pandemia

Si dimette in Brasileil ministro della Salute

BRASÍLIA, 16. Ventotto giorni: tantoè durato in Brasile il nuovo ministrodella Salute, Nelson Teich. Entratoin carica il 17 aprile, ieri ha presen-tato le dimissioni. Le motivazioninon sono state rese note, ma proba-bilmente il motivo è quello addottodal suo predecessore, Luiz HenriqueMandetta: forti divergenze con ilpresidente Jair Bolsonaro nella ge-stione dell’emergenza sanitaria lega-ta alla pandemia di covid-19. Si trat-ta del terzo ministro saltato durantel’emergenza coronavirus. La pande-mia sembrerebbe quindi aver fatto

cadere il Paese in una crisi non solosanitaria ed economica, ma anchep olitica.

Negli ultimi giorni il ministro, si-multaneamente a un forte incremen-to del numero di contagi e di deces-si riconducibili al nuovo coronavi-rus, era entrato in rotta di collisionecon Bolsonaro. Il presidente infatti,ininterrottamente, continua a chie-dere un allentamento delle misuredi distanziamento sociale, e, soprat-tutto spinge all’utilizzo della cloro-china per curare i malati di covid-19. Quest’ultimo fattore sarebbe

quello che più di ogni altro ha de-terminato la decisione di Teich.

«La clorochina ha effetti collate-rali e la prescrizione deve essere fat-ta in accordo tra il paziente e il me-dico. Tra i principali effetti collate-rali vi sono complicanze cardiache;inoltre, recenti studi dimostrano chenon è stato efficace contro il corona-virus», aveva scritto recentemente ilministro sul proprio profilo twitter,facendo intuire di voler mantenereun approccio basato sulle conoscen-ze scientifiche. Secondo i media in-fatti Teich non avrebbe avallato larichiesta presidenziale di un cambiodel protocollo sanitario previsto perla cura del covid-19, imponendol’uso del farmaco sin dai primi sin-tomi della malattia.

Il ministro aveva inoltre espressola propria preoccupazione sull’allen-tamento delle misure restrittive perprevenire la diffusione del virus —alcune delle quali sono state decisein questi giorni senza il suo consen-so — vista la «chiara ascesa» dellacurva dei contagi e dei decessi avve-nuti negli ultimi giorni.

Il Paese è il più colpito dalla pan-demia nella regione e nella gradua-toria globale dei contagi è sesto. Iltotale dei casi positivi, con gli oltre15.000 registrati ieri, ha superato le220.000 unità e le vittime comples-sive sono quasi 15.000, con oltre le800 morti conteggiate nelle ultime24 ore. Secondo il ministero dellaSanità sono poi ancora da accertarele cause che hanno portato al deces-so di altre 2.000 persone.

C o n t ro f f e r t edei creditori

internazionalisul debito argentino

BUENOS AIRES, 16. Non si ferma ilconfronto sulla ristrutturazionedel debito argentino. Il governodi Buenos Aires ha ricevuto ieridai creditori tre controfferte all’of-ferta di ristrutturazione del debitoformulata lo scorso aprile. Lohanno riferito fonti governative.

«Il ministro dell’economia(Martín Guzmán, ndr) insieme alsuo team e ai consulenti finanziaridella repubblica stanno analizzan-do le caratteristiche di queste pro-poste e le loro implicazioni conl’obiettivo di ripristinare la soste-nibilità del debito pubblico» haindicato il ministero dell’economiain una dichiarazione. In questomodo, i dirigenti e i creditori«proseguono il dialogo costruttivoalla ricerca di un accordo sosteni-bile nel processo di ristrutturazio-ne del debito pubblico esterno»dell’A rg e n t i n a .

Lunedì scorso il presidente ar-gentino, Alberto Fernández, avevaesortato i creditori a presentareuna controfferta, dichiarando chenessuno avrebbe «piegato» l’Ar-gentina nella negoziazione. Vener-dì, nel corso di una videoconfe-renza con i rappresentanti degliStati Uniti, il ministro Guzmán hadichiarato che la pandemia di co-ronavirus «sta avendo un impattosul negoziato» per ristrutturare undebito di 66.239 milioni di dollarie impedire all’Argentina di caderein un nuovo default.

Nella città yemenita molti ospedali sono stati chiusi

Ad Adenquintuplicati i decessi

SANA’A, 16. Dalla città yemenita diAden, fonti ufficiali riferiscono dialmeno 385 persone morte negli ul-timi giorni con sintomi compatibilicon il coronavirus. Una frequenzadi cinquanta decessi al giorno, cin-que volte superiore a quella regi-strata prima del 7 maggio. L’allar-me è stato lanciato dall’o rg a n i z z a -zione umanitaria Save the childrensottolineando come molti ospedalinella città sono stati chiusi e la me-tà del personale medico si rifiuta diprestare servizio senza le adeguatemisure di protezione personali.

Da qualche giorno, si legge inuna nota, i due principali ospedaliaperti forniscono solo servizi diemergenza e trattano pazienti confebbre, ma non quelli con sintomidi deficit respiratorio.

L’ammissione dei pazienti è so-spesa, anche per i servizi pediatrici,e sono operativi solo i servizi di ur-genza ginecologici o di ostetricia,come l’assistenza al parto. Moltiospedali privati sono chiusi o trat-tano solo casi cronici, ma senza sin-tomi respiratori o febbre. Ci sonogià ripetuti casi di persone chemuoiono perché non hanno potutoricevere le cure necessarie. «I nostrivolontari sul campo assistono a casidi pazienti respinti dagli ospedali,che respirano a fatica o muoiono»,hanno indicato gli operatori umani-tari. Ci sono anche persone chemuoiono perché non possono rice-vere le cure che in una normale si-tuazione li avrebbero salvati, chevagano da un ospedale all’altro sen-za potere essere ammessi.

Ma è tutto lo stremato Yemen —in guerra dal 2015 — a soffrire dellecarenze sanitarie. Nel Paese, giàcolpito dalla peggiore crisi umani-taria del mondo, l’80 per cento cir-ca della popolazione, circa 24 mi-lioni di persone, dipende dagli aiutiumanitari, e dieci milioni di bambi-ni sono sulla soglia della fame, condue milioni di minori gravementemalnutriti. Con la minaccia delloscoppio dell’epidemia di covid-19 —che per molti esperti potrebbe esse-re devastante — ci sono stati varitentativi di stabilire un cessate ilfuoco, ma i combattimenti non sisono fermati, con crescenti tensionitra le parti in conflitto nel sud.

Il sistema sanitario nazionale,sottolinea l’organizzazione, è equi-paggiato a malapena per gestirel’epidemia, solo la metà delle strut-ture sanitarie erano rimaste funzio-nanti e ora sono ancora meno pergli ospedali che stanno chiudendo.Nello Yemen, sono solo 500 i venti-latori disponibili e solo quattro la-boratori sono in grado di effettuareil test sul coronavirus. Al 2 maggio,i test covid-19 eseguiti erano 2.004.Alcune strutture sanitarie sono stateconvertite in centri di isolamentoper covid-19 che in tutto sono 38nel Paese, e i posti letto in terapiaintensiva per i pazienti sono 520.

Il covid-19 sta, dunque, spingen-do ancora di più lo Yemennell’abisso. Il rapido aumento deidecessi ad Aden suggerisce che ilvirus si stia diffondendo velocemen-te e ben oltre i numeri confermati.

L’Ue torna a criticarele trivellazioni turche nel Mediterraneo

BRUXELLES, 16. Dopo l’ennesimoinvio da parte della Turchia di unanave da trivellazione nella zonaeconomica esclusiva di Cipro, l’Ueè intervenuta ieri per condannare ladecisione di Ankara. I ministri de-gli esteri dell’Ue hanno «deplora-to» il fatto che Ankara non abbiaancora risposto ai «ripetuti appellia cessare tali attività» di trivellazio-ne. Come si legge in una nota, iministri tornano a invitare il gover-no di Recep Tayyip Erdogan ad«astenersi da azioni simili e a ri-spettare la sovranità di Cipro, in li-nea con il diritto internazionale».L’Ue condanna inoltre «l’escalation

di violazioni dello spazio aereo gre-co commesse dai turchi». Ankaradeve — prosegue la nota — « e v i t a redi minacciare e di agire in mododannoso alle relazioni di buon vici-nato», smettendola di violare «lasovranità degli Stati dell’Ue sul lo-ro spazio aereo» sottolineano i mi-nistri degli Esteri.

Due giorni fa Ankara aveva an-nunciato l’intenzione di proseguirele trivellazioni nel Mediterraneo al-la ricerca di petrolio. Il ministerodell’Energia turco ha inoltre preci-sato che la nave da perforazioneFatih avvierà da luglio le sue primeattività anche nel Mar Nero.

Stallonei negoziatip ost-Brexit

BRUXELLES, 16. Stallo profondonei negoziati sul futuro delle rela-zioni tra Regno Unito e Unioneeuropea. Ieri, al termine di una vi-deoconferenza, il negoziatore bri-tannico David Frost ha parlato di«pochi progressi registrati sullequestioni importanti». Dal cantosuo, il negoziatore Ue MichelBarnier ha dichiarato che, qualeche sia l’esito dei negoziati, ilcommercio tra le parti «non saràpiù fluido come prima». Il prossi-mo incontro è previsto per il pri-mo giugno.

Il ministro dimissionario durante una conferenza stampa (Ansa)

di LORENZO FAZZINI

Ripete più volte quell’afferma-zione che Papa Francescoaveva fatto risuonare nella

memorabile preghiera pubblica inpiazza San Pietro, il 27 marzo scor-so: «Siamo tutti sulla stessa barca».Slavoj Žižek, filosofo, intellettualepoliedrico e conosciuto per i suoi ri-chiami marxisti, inframmezzati daforti debiti con Jacques Lacan, nonha dubbi: «Adesso siamo tutti sullastessa barca». Lo ribadisce almenotre volte nel suo recentissimo volu-me Pandemic! Covid-19 Shakes TheWorld (OrBooks, New York – Lon-dra), appena pubblicato, di cui (pergentile concessione dell’e d i t o re )pubblichiamo qui uno stralcio innostra traduzione.

Ed è una situazione precisamentecristiana, questa della sofferenza co-mune, secondo il pensatore sloveno.Facendo eco a Catherine Malabou,Žižek scrive che «una sospensionedella socialità è qualche volta il soloaccesso all’alterità, un modo persentire vicine tutte le persone isolatesulla Terra. Questa è la ragione per-ché sto cercando di essere solidaleper quanto possibile nella mia soli-tudine. E questa è un’idea profon-damente cristiana: quando mi sentosolo, abbandonato da Dio, in quelmomento sono come Cristo sullacroce, in piena solidarietà con lui».

Il filosofo sloveno, che non ha re-more nell’autopresentarsi come «unateo cristiano» — famosi i suoi testisu san Paolo e la teologia, scritti in-sieme al teologo anglicano JohnMilbank e pubblicati in Italia daTranseuropa — nota come il sorgeredel coronavirus abbia funzionato co-me amplificatore di alcune tendenzepositive e altre negative della nostrasocietà. Sul fronte negativo, «l’at-tuale diffusione dell’epidemia di co-ronavirus ha portato ad un’a l t re t t a n -to vasta epidemia di virus ideologiciche erano dormienti nella nostra so-cietà: fake news, teorie cospiratorieparanoiche, esplosioni di razzismo».Ma anche, e soprattutto, tanta, tan-ta solidarietà. Slavoj Žižek ne è con-vinto, e usa un termine a lui caro —un nuovo «comunismo» — per iden-tificare le possibilità di bene chepossono sorgere dalle conseguenzedella pandemia: «Non mi riferiscoad un’idealizzata solidarietà tra lepersone: al contrario, la crisi attualedimostra chiaramente come la soli-darietà e la cooperazione globali so-no nell’interesse della sopravvivenzadi tutti e di ciascuno di noi, comeesse siano la sola scelta razionale edegoistica da fare». La pandemia ciha convinto di una questione, ahi-mè, troppo dimenticata: «Il nostroprincipio fondamentale non dovreb-be consistere nell’economizzare l’as-sistenza, ma assistere tutti coloroche ne hanno bisogno, in manieraincondizionata, senza guardare infaccia i costi». Ricordando ancheche «le decisioni sulla solidarietà so-no eminentemente politiche».

Il mondo consumeristico tipicodel capitalismo globalizzato, affer-ma Žižek, sta subendo gravi colpi.E il pensatore di Lubiana sintetizzaquesta sconfitta identificandola inalcuni simboli: «I parchi diverti-menti si stanno trasformando in cit-tà fantasma: perfetto, non posso im-maginare un luogo stupido e piùnoioso di Disneyland. La produzio-ne di automobili è seriamente colpi-ta: bene, questo ci costringerà apensare ad alternative alla nostra os-sessione di veicoli individuali. La li-sta potrebbe continuare».

Di fronte a quanti cercano (anco-ra) un capro espiatorio nei migrantiche provano ad attraccare in Euro-pa, Žižek ha parole sferzanti: «Èdifficile capire il loro livello di di-sperazione se un territorio messo inquarantena da un’epidemia è ancorauna destinazione attraente per lo-ro?». E anche rispetto ad un’altracategoria di quella «cultura delloscarto» che Francesco ha varie voltestigmatizzato — gli anziani — Žižekha parole quanto mai decise, chefanno riferimento a quel «nuovobarbarismo» cui fa cenno nel testoche presentiamo qui. L’annotazioneriguarda le decisioni sanitarie percui si sarebbero lasciati morire le

persone più in là con gli anni, con-siderandole sacrificabili: «La sola al-tra occasione in tempi recenti in cuiè stato assunto un approccio simile,a mia conoscenza, è stato negli ulti-mi anni del regime di Ceauşescu in

Romania, quando le persone anzia-ne semplicemente non venivano ac-cettate in ospedale, qualunque fosseil loro stato, perché venivano consi-derate di nessun utilizzo per la so-cietà».

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 17 maggio 2020

di RI TA N N A ARMENI

Fra le foto tristi del tristeperiodo del coronavirus cen’è una che vienedall’Ucraina. Mostra deci-ne di culle, una accostata

all’altra, e bambini appena nati av-volti in coperte colorate. Allo sguar-do estraneo sembrano uguali, bam-bolotti prodotti in serie. Solo unamamma riconoscerebbe il suo. Mamamme non ce ne sono. E neppurepadri.

I bambini sono nati secondo le re-gole della maternità surrogata odell’utero in affitto, che dir si voglia.In Ucraina Paese povero ce n’è unfiorente commercio. Una donnaucraina — racconta la foto — ha por-tato per nove mesi nella sua panciaquel fagottino e l’ha partorito peruna coppia di estranei che aveva pa-gato. Solo che i compratori, causacoronavirus, non possono andare aprendere quel che è di loro proprietàmentre la pancia delle donne che lihanno partoriti era in affitto e l’affit-to è scaduto. Così bambini sono ri-masti soli in una stanza di un gran-de albergo di Kiev. Senza un genito-re, senza carezze, senza ninna nanne,senza coccole. Il biberon — immagi-niamo — glielo daranno. Li manter-ranno in vita perché sono merce pre-ziosa. Ognuno di loro vale dai 30mila ai 50 mila euro. Si tratta solo difar arrivare i clienti che devono pre-levarli. La fabbrica ha sfornato buo-ni prodotti.

S’intitola La fabbrica il romanzodi Joanne Ramos edito da Ponte alleGrazie (Milano, 2020, pagine 412,euro 18). La fabbrica si trova aGolden Oaks, una bella residenzaimmersa nel verde, attrezzata e benarredata, come una lussuosa beautyfarm, sulle rive dell’Hudson. La ge-stisce una moderna manager di ori-gine cinese che si dedica con abne-gazione professionale alla produzio-ne di bambini. Ospiti della casa so-no donne povere, immigrate, filippi-ne, asiatiche o afroamericane dispo-nibili a sfornare figli per ricche, desi-derose di un bambino, ma non di-sponibili a “s p re c a re ” tempo e faticaper metterli al mondo.

Jane, la protagonista principaledel romanzo, è una ragazza madrecon molte difficoltà economiche. Havissuto in un dormitorio del Queensinsieme a sua cugina Evelyn, che fala tata per ricche famiglie americanee ha una figlia, Amelia. Perde il la-

vegliata. La giornata prevede buonipasti, ginnastica, meditazione, visitedei migliori medici. I cibi sono preli-bati, i vestiti confortevoli e raffinati.Tutto deve svolgersi nel migliore deimodi perché il prodotto sia perfettoe i clienti siano soddisfatti. I nuovi

co. Jane non può vedere per mesisua figlia.

Moderna maternità o antica schia-vitù? Semplice — e non è un giocodi parole — quella descritta in Lafabbrica è una moderna schiavitù.Che si mostra come corpo femminilemercificato, privato di sentimenti edesideri ridotto a macchina che pro-duce per vendere. Sono queste don-ne le nuove schiave.

Joanne Ramos ha scritto un belromanzo ricco di tensione, di inquie-tudine, di domande, di suggestioni.L’autrice non giudica, racconta. Imeccanismi del bisogno, l’illusionedi farcela, la lusinga, l’illusione.

Avviene che le figure femminilidiverse fra loro, per quanto costrette,non riescano a uniformarsi e ad ac-cettare completamente quel che èstato deciso. Aspettative, desideri ri-mangono. E rimane in agguato lasorte che per quanto addomesticataè sempre in grado di intervenire. Siale povere immigrate sia le riccheamericane per quanto vittime (anchese in modo diverso lo sono anche lericche americane che non riescono aliberarsi dai modelli estetici e dalle

aspettative sociali della società delconsumo) mantengono contraddizio-ni, immaginari, sentimenti, desideri.Così la libertà di produrre, di com-perare e consumare senza limiti (ilsogno americano) nelle pagine diJoanne Ramos, prima impercettibil-

siderio di uscirne che, malgrado tut-to, rimane. E soprattutto l’ambienta-zione distopica, la società in cui ledonne sono schiave e totalmente di-p endenti.

C’è, tuttavia, una differenza pro-fonda. La società descritta da At-

Realtà e finzione a partire dal romanzo «La fabbrica» di Joanne Ramos

Bimbi come pacchiin attesa del ritiro

Le conseguenze del virus sul business dell’utero in affitto

Lungo la «via matris» della preghieraLe beate del Sacro Monte di Varese Caterina da Pallanza e Giuliana da Busto

Fra le foto tristi del triste periodo del coronavirusce n’è una che viene dall’U c ra i n aMostra decine di culle, una accostata all’a l t rae bambini appena nati avvolti in coperte colorateSembrano bambolotti prodotti in serieSolo una mamma riconoscerebbe il suoMa mamme non ce ne sono. E neppure padri

Furono due donne animateda intensa e fertile spiritualitàLontane nel tempoma prossime nello spiritoAccomunate dall’opera di conversione

Varese esse abitano altri tre monasteri tra laLombardia e il Piemonte. Infatti risale al1962 la scelta (appoggiata da Paolo VI) dellasuora romita Maria Candida Casero che, conaltre due consorelle, lascia il Sacro Monte diVarese per fondare il Monastero della Berna-ga (Mb) dove nel 1967 sarà eletta Madre Ab-badessa. A lei — che definiva la beata Cateri-na «un vero gigante, un colosso di santità,di penitenza e di sacrificio» — si deve la fon-dazione di altre due comunità monastiche:ad Agra (Varese) nel 1977 e a Revello (Cu-neo) nel 1986. Luoghi in cui oggi si fa festanel ricordo di donne di fertile spiritualità,lontane nel tempo ma prossime nello spiritoe incoraggianti quel cammino di conversioneche il sentiero della via matris simb oleggianel suo elegante percorso sacro tra terra ecielo.

Antonio Busca, «La strage degli innocenti» (particolare)

di ANTONELLA CAT T O R I N I CAT TA N E O

C’è una strada, sopra Varese, det-ta via matris e dedicata alla Ver-gine. Più nota come via del Sa-cro Monte, si snoda in salita traquattordici cappelle che raccon-

tano il percorso di Maria. Chi la percorre,nel verde e nel silenzio con affacci su montie laghi circostanti, può sostare a ogni cap-pella e assistere a quel «teatro montano»(come lo chiamava Giovanni Testori) andatoin scena in epoca di Controriforma.

Negli spazi interni di ogni piccola chiesasono visibili statue e dipinti risalenti al XVIIsecolo che rappresentano le tappe della vitadella Vergine: episodi “misteriosi” e scanditinella triade dei misteri del rosario — gaudio-si, dolorosi e gloriosi. I primi introdotti e se-parati dai secondi e i secondi dai terzi da ungrande arco che fa da porta di passaggio peril pellegrino. Dalla «segreta cameretta diNazaret in cui avvenne l’improvviso sfavilla-re della Luce universale, cattolica, sul mon-do» (Von Balthasar, Il Rosario) alla XIV cap-pella dedicata all’Assunzione c’è un che difemminile nel sinuoso sentiero, ben descritto

in una raffinata incisione della Fabbrica da-tata 1656 che lo illustra ricordando un po’ ilgioco dell’o ca.

Ma ancor più segnato dalla storia della re-ligiosità femminile è il luogo in cui questopercorso fu progettato nei primi anni del1600 e da chi ancora oggi abita il monasterosituato sulla vetta di questa strada. Infatti,accanto al Santuario mariano (la XV capp elladedicata all’Incoronazione di Maria) vive lacomunità monastica delle Romite Ambrosia-ne. Santuario e monastero, due case di pre-ghiera attigue che dominano un piccolo vil-laggio appoggiato al monte e affacciato sullacittà di Varese. In questa zona il culto dellaVergine ha un’origine antica e nelle grotteintorno al Monte di Velate (poi Sacro Mon-te) in epoca medievale si aggrega una comu-nità eremitica primitiva a cui, attorno al1450, si unisce Caterina, nata a Pallanza(Novara) verso il 1437. Qualche anno piùtardi arrivano altre donne tra cui Giulianada Busto (o da Verghera — località attiguaalla città di Busto Arsizio — secondo alcunetestimonianze contrastanti).

La loro esperienza religiosa interessa pre-sto anche i potenti del tempo. Il 10 novem-bre 1474 Sisto IV, su richiesta di GaleazzoMaria Sforza, autorizza l’erezione di un mo-nastero secondo i desideri di Caterina con laregola di sant’Agostino e le costituzionidell’Ordine abbaziale milanese di Sant’Am-brogio ad Nemus. Il 10 agosto 1476 le reli-giose emettono i voti, ricevono il velo mona-cale nero come le Clarisse ed eleggono comeprima badessa Caterina, che tenne la caricafino alla morte (6 aprile 1478). La festa litur-gica è celebrata dal 1769 quando la SacraCongregazione dei Riti la riconobbe e Cle-mente XIV la confermò proclamando beateCaterina e Giuliana. Ancora la liturgia am-brosiana fa memoria del coraggio e dellaforza spirituale di queste donne.

La badessa Benedetta Biumi, biografa diGiuliana (1427-1501), parlò della sua fuga dacasa a 26 anni dove un padre “c ru d e l a z o ” lamaltrattava e della sua scelta di rifugiarsi

presso le Romite. Ci dice inoltre che fu pro-prio Caterina a proporre il nuovo nome diGiuliana ricordando la martire di Nicomediafatta tormentare e perire dal genitore paga-no. Una vicenda non proprio rara in epocatardo-medioevale, poiché la scelta di vivereda selvatiche, lontano dal contesto famiglia-re, fu di diverse donne, anche nobili, che intal modo poterono optare per una vita alter-nativa a quella dei modelli tradizionali. Unascelta motivata sia dalla ribellione sia da una

chissime rappresentazioni della vergine, lostato verginale «era visto come un mediumdi trascendenza dei limiti tra la natura e ilsoprannaturale, tra il dentro e il fuori, tra ilproprio e l’estraneo, tra l’uomo e la donna».A proposito di Giuliana è anche documenta-ta la sua dedizione ai poveri: offriva loro ac-qua e ristoro e «si impegnò con tanta solle-citudine e gioia che arrivò a trascorrere piùdi 200 notti vegliando nel parlatorio da do-ve si distribuiva l’acqua». Ancora oggi una

in un muretto addossato al sentiero si scor-gono due statue che rappresentano le duedonne in preghiera: è un ricordo della pri-mitiva vita eremitica che esse vissero primadella edificazione del monastero. Nel San-tuario invece troviamo una cappella a lorodedicata dove, in una teca sopra l’altare so-no deposte le loro salme. Piccoli, fragili cor-pi, che ci appaiono in sintonia con l’a f f re s c odel lato destro della cappella raffigurante lastrage degli innocenti, eseguito dal pittoremilanese Antonio Busca (1625-1686). Sonomolte le statue e le opere artistiche che le ri-cordano e soprattutto quelle dedicate a Giu-liana a cui la città di Busto Arsizio ha tribu-tato memoria fin dal Settecento presso chie-se e cappelle.

Ricordiamo qui altre figure femminili vi-venti e denominate Romite Ambrosianedell’Ordine di Sant’Ambrogio ad Nemos.Oltre che nel Monastero del Sacro Monte di

nati devono essere belli, forti e robu-sti. Quando le madri surrogate lipartoriranno, riceveranno uno sti-pendio e un bonus.

C’è un brutto lato della medaglia,un’altra parte della realtà che perquanto oscurata diventa sempre piùpesante: le donne devono rimanereisolate, non possono ricevere visite,indossano un braccialetto che segna-la tutto, spostamenti, battito cardia-

voro, il futuro è incerto e lei si affidaalla cugina che la indirizza a GoldenO aks.

Farne un altro, di bambino, e ven-derlo risolverebbe i problemi e ga-rantirebbe un futuro a lei e allabambina già nata.

Nella dimora di Golden Oaks tut-to sembra semplice, ordinato, con-fortevole, opulento. Le ospiti sonoaccudite, il loro corpo è curato, lamaternità monitorata, la psiche sor-

wood per quanto alluda a questionireali non esiste. Quella di JoanneRamos è attorno a noi. Cliniche,contratti, intermediari, madri surro-gate, ricchi che comprano bambinioggi sono la realtà. La fabbrica lodescrive e la racconta. Come la terri-bile foto dei neonati di Kiev.

Per quanto alluda a questioni reali, non esistela società descritta da Margaret Atwood nei suoi romanziMentre quella descritta nel romanzo d’e s o rd i odella scrittrice nata nelle Filippine e cresciuta negli Usaè già attorno a noi tra cliniche, contratti, intermediarimadri surrogate e ricchi acquirenti

mente poi sempre più chiaramente,si trasforma in un incubo.

La fabbrica è stato paragonato alRacconto dell’ancella di Margaret At-wood. E, in effetti, le similitudini cisono. Protagoniste sono le donne, lamancanza di autodeterminazione edi libertà, il dominio maschile anchequando è gestito al femminile. Il de-

ricerca spirituale in cui la verginità simbo-leggiava anche la libertà rispetto a matrimo-ni combinati o claustrazioni imposte. Inoltre— come scrive la storica E. Schulte van Kes-sel — nel tempo del risveglio della religiositàe in un periodo di poco precedente alla Ri-forma luterana, su esempio di Caterina daSiena (scomparsa nel 1380) “nuove Caterine”puntavano a una riforma radicale. In anti-

scritta sulla porta esterna del monastero invi-ta i pellegrini assetati a richiedere un bic-chiere d’acqua.

Chi ascende sul sentiero e raggiunge ilcolle è accompagnato dalle vicende che so-prattutto riguardano la storia di Maria maanche quella delle Beate. Sulla via matris enel Santuario due spazi ricordano Caterina eGiuliana. In una piccola grotta incastonata

La diffusione di un video, pubblicato sul sito web diuna clinica di Kiev specializzata in maternitàsurrogata, che mostra 46 neonati piangenti nelle loroculline senza il calore di un genitore, ha spintol’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, SviatoslavShevchuk, e l’arcivescovo di Lviv dei Latini,Mieczysław Mokrzycki, a inviare alle autorità unalettera congiunta nella quale chiedono di vietarequesta pratica. «La maternità surrogata, cioè trattarele persone come un prodotto da ordinare, fabbricare evendere, rappresenta un problema, calpesta la dignitàumana. È difficile immaginare peggiore dimostrazionedi disprezzo», scrivono i presuli, sollecitando piùattenzione alla politica familiare e un rafforzamentodel sistema delle adozioni.

I cattolici ucraini contro la maternità surrogata

La cappella delle beate Caterina e Giuliana

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 17 maggio 2020 pagina 5

lo. Non un toro. Non un leone. Unagnello: è proprio l’ultimo animalecon il quale si identificherebbe unsovrano o un vincitore. E, ribadisco,sacrificato. Non un vincitore, mauna vittima. È l’agnello a propositodel quale troviamo nel D e u t e ro - I s a i aqueste parole che la Chiesa legge

to letterale, non un’illustrazione deltesto biblico, ma proprio una gigan-tesca rievocazione della visione checonclude il testo. Di quel che ci at-tende tutti quando la sofferenza saràstata espiata e tutto sarà compiuto.È l’ultima pagina delle Scritture.

Nella prima, quando Dio crea ilmondo, si parla di un giardino. Ungiardino magnifico, nel quale pas-seggiano Adamo ed Eva. Ma il giar-dino non si è conservato. Essi hannoricevuto la missione di essere fertili edi moltiplicarsi. È solo allora che co-mincia la storia: quando la Terra co-mincia a essere abitata e la vita devesvolgersi nella condivisione con glialtri. Allora, l’immagine del giardinosi trasforma in quella della città do-ve molti vivono insieme.

Così, la natura diventa cultura.Un’impresa appassionante, ma an-che tanto pericolosa. Lo si vede finda Caino e Abele. Vivere insieme èstata la sfida più grande nel corsodella storia.

In genere, si è trattato di una sto-ria di potere e di dominazione, enon più della passeggiata di unacoppia spensierata nel giardino. Ènecessario lasciare il paradiso perdare inizio all’avventura e condivide-re la vita con gli altri, altri che sonodiversi, che apprezzo e rispetto, coni quali sto costruendo un vivere-in-sieme più umano. È ancora la nostragrande sfida di oggi. Ed è la convin-zione dell’Ap o c a l i s s e : vi è in effetti unduro combattimento.

Ma anche, in questa sua ultimapagina, la situazione non è priva diprospettive. Non è per niente che sicombatte, che si ama e si muore.«Egli asciugherà ogni lacrima dai lo-ro occhi e non ci sarà più la morte,né cordoglio, né grido, né dolore,perché le cose di prima sono passa-te» (21, 4).

Proprio allora, alla fine, nell’Ap o -calisse, non si parla più di un giardi-no, ma di una città. Una città im-mensa. Non vi è più soltanto una

Finora mi sono riferito alla vistadella polittico quando è aperto. Maanche quando i due pannelli lateralisono chiusi a coprire il pannello cen-trale, si è sconvolti dalla bellezza

fiamminghi, e anche in questo casoil restauro ha fatto miracoli) e i duesanti, Giovanni Battista e GiovanniEvangelista. E sopra, il dipinto delmessaggio dell’Angelo.

È soprattutto questo dipinto a su-scitare il silenzio. Tutto l’ambiente ècosì raccolto, così sereno. Anche ilmagnifico interno della camera. Lospazio è meno chiuso di quanto sipensi. È piuttosto uno spazio conuna veduta in profondità che apreanche, sul fondo, la finestra sulla cit-tà. La tonalità stessa è raccolta. Ilrosso e il verde li vediamo soltantonei donatori e il verde, benché mol-to temperato, nella Sibilla di Cumae nel profeta Michea nella parte alta.Ma essi annunciano già quello che,poi, nel pannello interno, sarà abba-gliante. Non soltanto l’annuncio del-la nascita del Salvatore, ma tutto ciòche diventerà possibile grazie a quel-la nascita. Il mondo e tutta la crea-zione non sono condannati ascomparire nel nulla, ma chiamati auna vita nuova e imperitura. Sono leultime parole di Dio: «Ecco, io fac-

cio nuove tutte le cose» (Ap o c a l i s s e ,21,5).

Solo in quel momento, la paroladell’inizio può essere pronunciatadefinitivamente: «Dio vide tuttoquello che aveva fatto, ed ecco, eramolto buono» (Genesi 1, 31). È quelche viene annunciato qui: non sol-tanto la nascita di Colui che devevenire, ma l’avvenire di tutta la crea-zione nella sua destinazione glorio-sa. Non sono solo i profeti ad avervisto la salvezza in lontananza. La siosserva anche in alto, dove, insiemea Zaccaria e Michea, è rappresentataproprio la Sibilla cumana, d’altraparte citata nel Dies irae.

Il messaggio non vuole significareche solo alcuni saranno salvati, sfug-gendo alla massa dannata. Una cosasorprendente: qui non si vede nes-sun dannato. Proprio come nel Giu-dizio finale di Rogier van der We-yden all’Hôtel-Dieu di Beaune o inquello di Memling a Danzica. Là, ilCristo è anche attorniato da Maria eda Giovanni Battista, in atteggia-mento di preghiera perché supplica-no per i peccatori. Qui, Maria eGiovanni hanno un libro in mano.Non si tratta più di supplicare. Tut-to è compiuto. Non sono unicamen-te alcuni che possono essere salvati.Si tratta, come viene detto in manie-ra così forte nell’Ap o c a l i s s e : «Dopociò, apparve una moltitudine im-mensa, che nessuno poteva contare,di ogni nazione, razza, popolo e lin-gua. Tutti stavano in piedi davanti altrono e davanti all’Agnello» (7,9).

Il restauro del Polittico dell’Agnello mistico di van Eyck

Se la naturadiventa cultura

Adorazione dell’Agnello (particolare)

D all’arte la forza per ripartireUn nuovo polo museale custodirà i tesori dell’arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche

Anticipazioneda «Vita e Pensiero»

Il capolavoro non contiene soltantol’annuncio della nascita del Salvatorema anche tutto ciò che diventerà possibile dopo quell’eventoIl mondo e tutta la creazionenon sono condannati a scomparire nel nulla

di JOZEF DE KESEL

Sono nato a Gand e ho ser-vito come sacerdote perdiciotto anni in quella dio-cesi. Ho abitato in città,all’ombra della sua catte-

drale. Diventato vescovo ausiliariodi Bruxelles, ben presto venneroscelti i colori dello stemma episcopa-le: il verde e il rosso, che sono i co-lori della città. Ma che cosa mettereancora? Io non volevo e non potevodimenticare Gand. Fu così che ilmio pensiero andò spontaneamenteall’Agnello mistico. Ma vi erano an-che altre ragioni importanti, ragioniche hanno a che vedere con la miafede e la mia missione di vescovo.

La prima è l’immagine stessadell’agnello. La grande composizio-ne è centrata su di lui. L’agnello èferito e sanguina. Ma non comequello dipinto in maniera così strug-gente da Zurbarán, mentre giace alsuolo, morto, con le zampe legate.Nulla di tutto questo qui. L’agnellosì è sacrificato, ma si regge in piedi.È quel che dice l’Ap o c a l i s s e .

È un’immagine del Cristo: respin-to e condannato, messo a morte eassassinato, ma risorto. È un agnel-

Se, dopo aver cercato a tastoni, siè trovata la Verità e se tale Verità èdiventata un’evidenza, allora si pale-sa il pericolo di prendersela con glialtri. È il pericolo che corrono sem-pre la Chiesa e le religioni. È perquesto motivo che l’immaginedell’agnello mi è così cara.

Nel simbolismo biblico e cristia-no, si tratta dell’agnello pasquale. Sobene che il polittico ci pone di fron-te anche agli splendori della corte diBorgogna e alla ricchezza delle no-stre regioni in quei tempi: una bel-lezza stupefacente. Ma in mezzo atutto sta l’agnello sacrificato e san-guinante. E ora che il restauro hatolto gli strati di pittura sovrapposti,la cosa diventa ancor più potente.Non sono più tanto gli occhi di unagnello, ma è lo sguardo di coluiche mi guarda con intensità e mi di-ce: «Eccomi, come un agnello, eccehomo». È per questo che ho scelto diporre l’immagine dell’agnello nellaparte alta del mio stemma.

Ma vi è anche una ragione perso-nale per la quale ho pensato allaparte inferiore della pala dei fratellivan Eyck. Quello che ci troviamo èla rappresentazione della visione fi-nale dell’Ap o c a l i s s e . Non un resocon-

coppia umana, ma una moltitudineche nessuno può calcolare, a imma-gine di quella città dalle dimensioniimpensabili. Larghezza, lunghezza eanche altezza: ogni volta dodicimilastadi. Una città dalle dimensioni co-smiche. Una città grande come ilmondo, come la Terra stessa. Unacittà magnifica, edificata con i mate-riali più preziosi che la maggioranzadei mortali non ha neppure mai vi-sto. Giovanni non cessa di rincararela dose: cristallo e oro, perle e pietrepreziose tutte identificate. Non cisono parole per dire come è belloabitarvi e condividerne la vita.

È per questo che nella parte infe-riore del mio stemma è raffiguratauna città. Essa rimanda evidente-mente a Bruxelles. Ma rimanda an-cor più a quell’altra città che ci èpromessa e di cui l’Ap o c a l i s s e dice:«Ecco la dimora di Dio con gli uo-mini! Egli dimorerà tra di loro edessi saranno suo popolo ed egli saràil Dio-con-loro» (21, 3).

straordinaria di quel che si può ve-dere. Si scorgono, sotto, nelle nic-chie, i due donatori (appartengono aquanto vi è di meglio e di più anticonell’arte del ritratto dei primitivi

Giovanni Angelo d’Antonio, «Annunciazione e Cristo in pietà» (1455, particolare)

La parte superiore del Polittico chiuso

Anticipiamo stralci dall’editorialedel numero di «Vita e Pensiero» inuscita giovedì 21 maggio, ilsecondo del 2020 (marzo-aprile).L’autore è l’arcivescovo diMalines-Bruxelles. Il testo, nellatraduzione di Mario Porro, si rifàall’allocuzione tenuta l’11 ottobre2019 nella cattedrale di SanBavone di Gand per l’ap erturadell’anno dedicato a van Eyck, inoccasione del restauro del Politticodell’Agnello mistico.

ancora il Venerdì santo: «Non aprìla sua bocca; era come agnello con-dotto al macello, come pecora mutadi fronte ai suoi tosatori, e non aprìla sua bocca (...). sebbene non aves-se commesso violenza né vi fosse in-ganno nella sua bocca» (53, 7.9).

Questo mi fa pensare a quel chedice Gesù nel vangelo di Matteo: «Icapi delle nazioni, voi lo sapete, do-minano su di esse e i grandi esercita-no su di esse il potere. Non così do-vrà essere tra voi; (...) appunto comeil Figlio dell’uomo, che non è venu-to per essere servito, ma per servire edare la sua vita in riscatto per mol-ti» (20, 25-26.28).

Madonna lignea del Santuario di Macereto(XV secolo)

PUNTI DI RESISTENZA

di SI LV I A GUIDI

«D a terremotati, siamoabituati a essere chiu-si, siamo già temprati

— spiega con un sorriso BarbaraMastrocola, direttrice del museodiocesano di Camerino —. Ma ilnostro motto è “chiusi per agibili-tà, aperti per vocazione”. Un mu-seo non è solo un edificio, uncontenitore, è anche, anzi, soprat-tutto, il suo contenuto. E qui ab-biamo collezioni splendide». Dicui fanno parte autentici gioielli,come la statua lignea della Ma -donna con Bambino di Macereto(«l’abbraccio più tenero del Rina-scimento, con la manina del bim-bo che si aggrappa al mantellodella mamma» chiosa con legitti-mo orgoglio la direttrice del mu-seo), e una delicata Santa Anato-lia che fonde finezza gotica e pla-sticità mediterranea («sembra unaregina francese, elegantemente in-tagliata e splendidamente nostal-gica»). Oltre a capolavori di qua-

lità indiscussa, come l’An n u n c i a -zione e Cristo in Pietà di GiovanniAngelo d’Antonio, pittore cheprobabilmente raffigura se stessonel dettaglio della foto riprodottain pagina, e scruta lo spettatorecome a volerlo coinvolgere nellascena di morte e redenzione chesi sta svolgendo sul Golgota.

Il motivo della telefonata alladirettrice del museo diocesano,stavolta, non è un bilancio deidanni del sisma del 2016, a quat-tro anni di distanza. E nemmenoun cahier de doléance per gli effettidella quarantena anti covid-19 sultessuto sociale di una zona giàmolto provata. A Barbara Mastro-cola abbiamo chiesto i dettagli diun progetto che renderà la cultu-ra un volano di sviluppo e offriràconcrete possibilità di lavoro atante persone. Finalmente unabuona notizia, in mezzo a calami-tà e disagi di ogni genere, perquello scrigno di tesori, spessopoco noti al grande pubblico, cheè la provincia camerte: le opered’arte dell’arcidiocesi di Cameri-no e San Severino, attualmenteprovvisoriamente “p a rc h e g g i a t e ”in vari depositi, ritroveranno pre-sto una casa. Una casa virtuale cel’hanno già: il profilo Instagramcamerinomusei, che ha moltissimif o l l o w e rs . Ma arriverà presto ancheuna casa “vera”.

Un nuovo museo sorgerà nellasede del Palazzo arcivescovile diSan Severino e sarà allestito gra-zie a un progetto dalla RegioneMarche approvato e finanziatodalla Commissione europea conuno stanziamento di 1 milione e100 mila euro.

Il palazzo, già oggetto di risa-namento conservativo e adegua-mento sismico dopo il terremotodel 1997, non ha subito danni si-gnificativi dall’ultimo sisma del2016 ed è la sede ideale per alle-stire spazi espositivi funzionali esicuri.

«Questo per noi è segno digioia e speranza» ha detto l’a rc i -vescovo di Camerino - San Seve-rino Marche Francesco Massara,

all’indomani della notizia dellostanziamento. «Sarà il Museodella Rinascita, perché conterràtutte le opere della diocesi, unpatrimonio immenso e preziosissi-mo, purtroppo fortemente dan-neggiato dal sisma, che potrà es-sere conservato e che costituiscela storia e l’identità del nostro ter-ritorio». Cinque piani che ospite-ranno anche sale multimediali —che permetteranno al visitatore diricostruire il contesto in cui leopere sono nate — spazi didatticie ambienti per lo studio e la con-sultazione, con particolare riferi-mento al patrimonio archivistico,alla catalogazione e al monitorag-gio del patrimonio storico artisti-co. L’idea del progetto si fondasul riutilizzo dei locali a funzioneespositiva, ma anche come sededi laboratori di restauro di qua-dri, tavole, affreschi e sculturedanneggiate dal sisma. Non solo:avere le opere così “a portata dimano”, e una vicino all’altra, aiu-terà gli storici dell’arte a studiarein modo più approfondito e inte-grato le singole opere.

Un assaggio di questa riparten-za c’è già stato: dal maggio al no-vembre scorso l’esposizione «Dal-

la polvere alla luce» ospitata inparte nella chiesa del seminario,unica chiesa agibile di Camerino,in parte in un deposito attrezzato,ha mostrato al pubblico trentaopere recuperate grazie anche aiCarabinieri del Nucleo Tutela Be-ni Culturali e ai Vigili del Fuoco,che hanno messo in salvo capola-vori provenienti dalle oltre cin-quecento chiese della diocesi.«Impegnarsi nel progettare unevento, piccolo ma enorme se siconsidera la devastazione del si-sma, che possa mostrare pochema importanti opere, simbolodella volontà di ricominciare — hadetto Mastrocola — è un segnoforte e molto significativo per lanostra comunità, nonostante lachiusura dei musei e di tutte lechiese della città». In quell’o cca-sione è tornata a Camerino anchela Macchina Processionale (notacome “La Nuvola”) della Madon-na del Santuario di Santa Mariain Via dopo essere stata restaurata— gratuitamente — da Sante Gui-do e Giuseppe Mantella a ReggioCalabria. In mezzo a tanti crolli,che fanno, giustamente, scalpore,una foresta di solidarietà e culturasta silenziosamente crescendo.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 17 maggio 2020

In ogni angolo del pianeta le religiose in prima linea nell’aiutare le fasce deboli a contrastare il coronavirus

Risposta del cuore

L’impegno della comunità Nuovi Orizzonti non si ferma in tempo di pandemia

Tutto concorre al bene

Una visione comunesull’etica della cura

Le religioni monoteiste in Argentina e il covid-19

di GI O VA N N I ZAVAT TA

Cinque principi fondamentalia partire dai quali far deriva-re altre procedure — come la

parità di trattamento, i tempi di at-tesa, la distribuzione e l’adeguataassegnazione delle risorse, il nonabbandono, una comunicazione ef-ficace e chiara tra il professionista eil paziente — tese all’ottimizzazionedell’intero processo e a evitare so-prattutto il degrado della qualitàdelle cure, compromettendo la sicu-rezza fisica e morale della persona:«È proprio in questi principi che siproduce un incontro tra scienza efede, salvaguardando la dignità diogni essere umano, assicurandonela custodia e la difesa dei dirittifondamentali». L’Istituto di bioeti-ca della Pontificia università cattoli-ca argentina ha riunito un gruppodi riconosciuti bioeticisti apparte-nenti a varie confessioni monotei-ste, al fine di elaborare un docu-mento quadro che stabilisca i prin-cipi guida e le loro applicazioni inrelazione alla presente pandemia dicoronavirus. Il risultato è il testoMarco bioético de las religiones mono-teístas en ocasión del covid-19, firma-to il 13 maggio a Buenos Aires dapadre Rubén Oscar Revello, diret-tore dell’istituto, dal rabbino FishelSzlajen, dall’imam Marwan SarwarGill, dal pastore evangelico GabrielBallerini e da Benjamín De HoyosEstrada, per la comunità mormone.

È la prima volta nella storiadell’Argentina che prestigiosi esper-ti di bioetica del cristianesimo,dell’ebraismo e dell’islam sottoscri-vono una dichiarazione accademicanon teologica congiunta su questamateria. Le tre religioni condivido-no una visione comune dell’e s s e reumano e dei diritti e doveri deri-vanti dalla sua condizione umana.Perciò «abbiamo deciso di redigerequesta dichiarazione congiunta co-me contributo in questi tempi dipandemia e incertezza, sia per colo-ro che condividono la nostra opi-nione, sia per ogni persona di buo-na volontà che desideri aprirsi aldialogo». L’importanza del docu-mento sta nell’univocità raggiuntadalle fedi riguardo le norme bioeti-che e la loro messa in pratica in si-tuazioni limite, garantendo principietici fondamentali condivisi anchedalla scienza. «L’attuale situazionedi pandemia — si legge nell’i n t ro -duzione — solleva per la medicina ela bioetica un dibattito sulla giustapianificazione delle risorse per l’as-sistenza sanitaria pubblica di massa.Entrano in collisione i diritti indivi-duali e collettivi, rispetto ad altridiritti particolari e all’insieme socia-le. Considerando tali conflitti, qual-siasi pianificatore di politiche volteal contenimento, al controllo e allacura della salute pubblica deve pre-parare in anticipo procedure che ot-timizzino le scarse risorse sanitarie.Questo è ciò che viene definitotriage, dove concorrono l’urgenza, ilsovraffollamento, l’angoscia fisica epsicologica, insieme alla carenza dirisorse sanitarie sufficienti in termi-ni di attrezzature, infrastrutture epersonale, di fronte all’accelerazio-ne del numero di casi di pazientipotenzialmente mortali».

Tale situazione, secondo i firma-tari, richiede una comprensionefondamentale dell’etica e della suaapplicazione, per ottenere le misurepiù appropriate che si concretizza-no in un protocollo di azione. Inaltre parole, «quando le risorse di-sponibili non sono in grado di sod-disfare le necessità esistenti, occorreun sistema di classificazione per mi-gliorare la qualità dell’assistenza edare priorità ai casi secondo lineeguida basate su principi bioetici».Nel documento se ne individuanocinque: protezione di ogni vitaumana e sua integrità fisica; princi-pio di totalità o terapeutico; libertàresponsabile; principio di giustizia;sussidiarietà. «Il diritto fondamen-tale di ogni persona è il rispetto e

la protezione della sua vita e inte-grità fisica. Se questo è sopraffatto,manca la base per tutti gli altri di-ritti; da qui il suo primato in ogniconsiderazione etica. Questa affer-mazione forte e chiara nelle religio-ni millenarie è condivisa dallascienza che conosce il danno di an-nullarla». Altro principio importan-te è il rispetto della libertà indivi-duale, perché difende l’autonomiasia del paziente sia del personalesanitario, «superando il conflitto trale parti, promuovendo l’alleanzamedico-paziente, bilanciando il di-ritto di ogni persona di prenderedecisioni sulle proprie cure medicheproteggendo i propri valori, convin-zioni e credenze, con quello delpersonale sanitario». Questo rispet-to, si sottolinea, «non costituisce unmero atteggiamento di tolleranzanei confronti del paziente o delpersonale sanitario, ma implicapiuttosto un’azione in modo chepossano decidere autonomamente».

Uno degli aspetti più delicati è lascelta del medico su chi curare. Alriguardo, si afferma, «il sistema ditriage deve cercare di salvare lamaggior parte delle vite, senza con-siderare in modo vincolante alcunaregola per età, qualità della vita odi sopravvivenza, condizioni socio-economiche, religione, nazionalità.La strumentazione medica non puòessere tolta a un paziente che ne habisogno a favore di un altro cheeventualmente abbia maggiore vita-lità o possa aggravarsi». Nel casoin cui le procedure mediche non ri-sultino terapeutiche, il paziente«non deve essere abbandonato oindotto ad alcuna pratica di eutana-sia» ma essere indirizzato a un’uni-tà di cure palliative poiché «quan-do non è possibile curare è semprepossibile prendersi cura».

delle suore anziane della Casa gene-ralizia. «In Polonia — sottolineasuor Jolanta — più di 300 consorelledi varie congregazioni stanno ren-dendo servizio volontario nei centriospedalieri e nelle residenze per glianziani data la mancanza del perso-nale».

Molte religiose che svolgono ser-vizio pastorale nel sud del mondohanno trovato estremamente difficilel’approvvigionamento di attrezzaturecome ventilatori, guanti e mascheri-ne. «Di conseguenza — aggiunge

«In India — prosegue — le religiosehanno tracciato delle linee con lasabbia nei centri di distribuzione dicibo per garantire la distanza di si-curezza ed evitare il contagio». Nonsolo, «molte lavorano con le onluslocali e altre organizzazioni per di-stribuire cibo e vestiario, altre condi-vidono il proprio cibo con i poverio vanno per strada e offrono ciò chepossono ai senza tetto».

Inoltre, le religiose hanno prestatomolta attenzione anche all’offertaformativa degli istituti scolastici

rogandosi seriamente sulla sostenibi-lità presente e futura».

Le suore che lavorano nelle scuoleo nelle parrocchie hanno trovato“modi creativi” per continuare i loroprogrammi. Non solo hanno lancia-to corsi online, ma offrono disponi-bilità nell’accompagnamento onlinee animazione dei tempi di preghierae ritiri. «Le consorelle, inoltre —prosegue suor Marray — stannocompiendo enormi sforzi per rima-nere in contatto con gli anziani, as-sicurandosi che non restino soli.Quelle che lavorano con rifugiati,migranti e vittime della tratta di es-seri umani, hanno trovato il mododi rimanere in contatto e assicurarsiche queste persone stiano bene».

In tutto il mondo, le religiose, co-me testimonianza evangelica dellaloro vocazione, non solo fornisconocibo, assistenza, forniture mediche eformazione, ma, insieme a tutto que-sto, cercano anche di essere «unapresenza orante, una presenza disupporto, una presenza di speran-za». «Tutte, nei limiti della mobilità— dichiara la presidente dell’Uisg —stanno facendo il possibile per ga-rantire il miglior sostegno pratico eanche pastorale ai bisognosi, nono-stante la crisi sanitaria, senza distin-zione di etnia o religione. Si creauna collaborazione ancora più forte,ma non tutte le congregazioni han-no le possibilità di far fronte allemolteplici esigenze. Abbiamo costi-tuito un fondo, da noi gestito —puntualizza — che si occupa di aiu-tare le congregazioni in maggioredifficoltà, dislocate in zone remote enei villaggi dove sono carenti i servi-zi o perché hanno subito grandip erdite».

A livello mondiale in tutte le con-gregazioni religiose stanno cercandodi impedire il diffondersi della pan-demia all’interno degli istituti. Stan-no seguendo le normative nei Paesiin cui vivono. Mentre quelle che la-vorano negli ospedali, nei centri diassistenza ai disabili, nelle cliniche enelle case di riposo stanno facendodel loro meglio per autoisolarsi, pergarantire prevenzione dalla possibili-tà di contagio.

Per dare supporto alle oltre circaduemila congregazioni sparse in tut-to il mondo l’Uisg sta promuovendonumerose videoconferenze e webinardi informazioni e codici comporta-mentali di fronte al covid-19; rifles-sioni sulle implicazioni psicologicheed economiche delle conseguenzedella pandemia e spunti sulla spiri-tualità per questo tempo. «La Uisg,inoltre, cerca di accompagnare le su-periore generali, creando fori di con-divisione di esperienze, di iniziative,ma anche di prospettive di fronte aicambiamenti che il confinamento stacausando nell’organizzazione deinostri calendari, di visite e riunioniinternazionali, capitoli e progetti».L’“oggi” è il primo imperativo daaccudire, ma pensando al futurosuor Jolanta è convinta che questapandemia cambierà radicalmente ilnostro modo di vivere e ci farà com-prendere l’importanza dell’essenzia-le. «Sarebbe bello poter riflettereprofondamente insieme ad altri.Quante volte abbiamo inseguito l’ef-fimero, il guadagno, la sicurezza atutti i costi! Molti Stati hanno pen-sato ad arricchire il loro arsenale mi-litare per difendersi, ma non hannopensato alla vulnerabilità della per-sona; nessun’arma — ricorda la pre-sidente dell’Unione internazionaledelle superiore generali — è in gradodi difenderci da questo piccolo vi-rus, invisibile agli occhi, che sta col-pendo la vita di tanti, e in modospeciale delle fasce deboli». Secon-do la religiosa clarettiana è dunquegiunto il momento di decidere uncambiamento delle nostre abitudini,riflettere sui nostri legami umani, esul valore che diamo all’esistenza.«Siamo in contatto con il segretaria-to della Uisg, per condividere il vis-suto e insieme interrogarci sullanuova fedeltà alla sequela di Gesùin questo contesto e trovare nuovimodi di vivere che promuovano ilbene dei più poveri e del pianeta.Vorrei pensare che, al termine diquesto isolamento, la nostra primacorsa sia all’incontro di qualcuno enon a recuperare i nostri budget in-deboliti. Spero — ha concluso — chepotremo dare un rinnovato impetoal valore della presenza umana e chequesta esperienza ci serva e ci inco-raggi nella ricostruzione di ponti.L’umanità ferita, lo ripeto con tantialtri che lo esprimono in questi gior-ni, non deve sprecare questa oppor-tunità: “Vivo con fiducia in Dio e inogni persona umana”. Il tempo cidirà quanto tesoro ne abbiamo fattodi questa esperienza».

di FRANCESCO RICUPERO

Dall’Asia all’Europa, dall’Afri-ca all’Oceania: è stata imme-diata e corale l’opera di soli-

darietà delle congregazioni religiosefemminili in tutto il mondo in que-sto tempo di pandemia che sta col-pendo milioni di persone e mieten-do centinaia di migliaia di vittime.«È stata una risposta che è partitadal cuore di ognuna di noi e che havisto il coinvolgimento degli istitutireligiosi e di tantissime nostre con-sorelle che si stanno impegnandoquotidianamente in tutti i modi perfar fronte ai bisogni e alle esigenzedi poveri, ammalati, anziani e senzatetto. Non esiste congregazione, nécomunità, che non abbia risposto ef-ficacemente a questa pandemia. Lacompassione è stata pronta e imme-diata», confida all’Osservatore Ro-mano suor Jolanta Maria Kafka, su-periora generale delle Religiose diMaria Immacolata (missionarie cla-rettiane) e presidente dell’Unione in-ternazionale delle superiore generali(Uisg). Nella sua testimonianza, unpensiero particolare la religiosa lo ri-volge alle centinaia di consorelle chehanno perso la vita a causa del co-vid-19. «Sono veramente tante. Almomento non abbiamo un numeropreciso, però ci sono alcune congre-gazioni in Italia, Spagna, in Francia,Stati Uniti, che hanno perso fino aventi-trenta consorelle. Dietro a unasuora deceduta — spiega — c’è il do-lore e il dramma di un’intera comu-nità e di una famiglia».

Per combattere il diffondersi delcoronavirus, molte religiose stannolavorando come medico o infermie-re, spesso in piccoli ospedali ruralidell’Africa e dell’Asia, in cliniche,centri sanitari, ospedali da campo,unità mobili che forniscono istruzio-ne e assistenza medica ai bisognosi ea quanti hanno contratto il virus.Altre si sono messe dietro a unamacchina da cucire per realizzaremascherine o hanno creato laborato-ri “fatti in casa” per preparare deter-genti per l’igiene personale e la sani-ficazione degli ambienti; altre anco-ra cucinano e preparano pasti caldiper i senza fissa dimora. In Italia,per esempio, le Piccole suore missio-narie della Carità (suore di donOrione) si stanno prendendo curadei bambini disabili del PiccoloCottolengo, delle disabili di CasaSerena, delle comunità di minori diCusano Milanino, di Palermo, diCastelnuovo Scrivia e di tutti gliospiti delle case di riposo, nonché

suor Pat Marray, dell’Istituto dellaBeata Vergine, segretaria esecutivadell’Uisg — molto spesso si sono re-cate nelle abitazioni dei malati peraiutare le famiglie a realizzare in ca-sa le mascherine per la protezione.Sono tantissime le consorelle attivenei bassifondi e nei piccoli villaggidei Paesi poveri, dove conduconocampagne educative sui servizi igie-nico-sanitari adeguati e distribuisco-no volantini sulle precauzioni daprendere». In particolare, suor Mur-ray loda l’operato delle consorelleafricane che in alcuni villaggi, dovec’è carenza di pompe idriche, hannoraggiunto le popolazioni locali por-tando delle brocche d’acqua perspiegare come lavarsi bene le mani.

provvedendo a sopperire la didatticafrontale con quella on-line. Le scuo-le cattoliche in alcune regioni di Ita-lia per esempio «hanno costituitouna rete di comunicazione — spiegasuor Jolanta Kafka — per confron-tarsi sulle modalità e le problemati-che di questo periodo. Ci sono le fi-glie di Maria Ausiliatrice, le france-scane, le clarettiane, le oblate, le pas-sioniste, le pie discepole e altre con-gregazioni per fare fronte alle conse-guenze sociali, educative ed econo-miche del covid-19. In altre parole,stanno cercando di dare risposta aquesta situazione realizzando piatta-forme tecnologiche in oltre tredici-mila istituti paritari in Italia, e inter-

di IGOR TRABONI

Più volte al giorno, lo sguardoma soprattutto il cuore volgeverso quell’ulivo piantato da

Papa Francesco il 24 settembrescorso durante la sua visita alla Cit-tadella Cielo di Frosinone. È qui,in quello che è il centro internazio-nale di Nuovi Orizzonti, che lafondatrice Chiara Amirante, il di-rettore spirituale don Davide Ban-zato e un centinaio di persone han-no trascorso queste settimane diforzato isolamento, pur se costante-mente in contatto, soprattutto at-traverso i social, con le tante realtàdella grande famiglia dei settecen-tomila “cavalieri della Luce” e deicirca sei milioni di amici in Italia enel mondo.

«Abbiamo cercato come sempredi restare in ascolto del grido di chisoffre — racconta Chiara Amirante— e ogni giorno siamo in contattocon tante persone che vivono que-sto dramma, compreso quello diperdere i propri cari e non poterlisalutare. Questa impossibilità ancheio, che ho perduto una persona ca-ra, l’ho vissuta come una spada nelcuore. Però abbiamo anche la con-sapevolezza che questa è l’ora piùbuia della nostra storia, un drammache ci rende tutti più vulnerabili,anche per altri aspetti: da quelloeconomico a come abbiamo inqui-nato la “casa comune”, fino alle al-tre malattie che comunque vannoavanti e che ora è difficile curare.Tutti siamo un po’ a un bivio — ag-giunge — ecco perché è importantenon chiudersi in se stessi, non ve-dere nell’altro un nemico. Cerchia-mo di comprendere che questaguerra possiamo vincerla se com-

battiamo tutti insieme, se trasfor-miamo questo in un tempo dellasolidarietà, della fraternità, se cam-miniamo con chi soffre come noi».Più volte, in questa riflessione, lafondatrice di Nuovi Orizzonti sot-tolinea inoltre il passaggio del “far-si cirenei” per aiutare chi ha biso-gno, le tante famiglie in difficoltà.E il tutto sospinto con la forza del-la preghiera. «È tempo di stare inginocchio, perché abbiamo bisognodi Dio. Questo è un momento perriscoprire la forza e il tempo dellapreghiera, per custodire la pace, maanche per vedere che se tutto nonandrà bene, la Parola di Dio è lì adirci che tutto concorre al bene.Preghiamo per dare luce, per af-frontare le salite, guidati dalla stelladel mattino». Oltre all’ulivo pianta-to a Cittadella Cielo, il legame conil Pontefice è quanto mai forte:«Siamo in comunione con PapaFrancesco, sentiamo fortissimo il le-game con questo padre pieno di

amore, faro unico in questa nottedell’umanità. Ho avuto anche lagioia di ricevere una sua letterapersonale, che ha trasmesso la vici-nanza di padre a me e a tutta lafamiglia di Nuovi Orizzonti. Èbello sentire ancora una volta comeil suo amore arriva anche a dei pic-coli come noi», conclude la Ami-rante.

E da questo grande dono parteanche la riflessione di don DavideBanzato, «perché qui adesso tuttigli ambienti respirano della suapresenza, delle parole di resurrezio-ne che ci ha lasciato quel giornodella visita a sorpresa, ascoltando letestimonianze dei ragazzi, rispon-dendo loro, celebrando messa».Viatico indispensabile per questigiorni niente affatto facili nella Cit-tadella Cielo di Frosinone e nellealtre realtà di Nuovi Orizzonti inItalia e all’estero: «Siamo stati chia-mati ad attuare misure di emergen-za particolari, considerato che molti

nostri ragazzi accolti vanno tutelatiperché soggetti a rischio. Proprio ilPontefice ci ha sollecitati a non es-sere dei don Abbondio. E così stia-mo moltiplicando gli sforzi davantialle tante richieste di aiuto da partedi famiglie bisognose, soprattuttoin Italia, mentre all’estero abbiamotrasformato la Cittadella in Bosniaed Erzegovina con novanta postiletto per malati di covid-19. Dram-matica è anche la situazione in Bra-sile, nelle due strutture dove aiutia-mo centinaia di famiglie delle fave-las: mancano adeguati supporti sa-nitari e stiamo registrando ancheun aumento dei casi di violenza.Davanti a tutto questo siamo chia-mati, e lo siamo stati in particolarenella Pasqua trascorsa, a custodirela speranza e la gioia pasquale, adesserne testimoni, a tornare sempreall’incontro con quel fuoco».

Sia don Banzato che la Amirantehanno vissuto e superato anche unisolamento particolare, dopo esserestati a contatto con alcune personepoi risultate positive: «All’inizio siprova umanamente un senso di co-strizione — racconta il sacerdotescavando nella sua esperienza per-sonale — ma poi ho capito che do-vevo dare una sorta di accelerata almio cammino verso la santità. Ildramma umano che mi ha toccatomi ha spinto ancor di più a metter-mi in ginocchio, a chiedermi “versodove sto puntando la mia vita og-gi”? Tutto è stato una grande sve-glia del cuore per rimettere a fuocoil mio cammino», conclude donDavide volgendo ancora una voltalo sguardo, il cuore e la preghiera aquell’ulivo che intanto continua acrescere nel giardino di CittadellaCielo.

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 17 maggio 2020 pagina 7

I leader religiosi indiani uniti per combattere il covid-19

Cellule di un solo corpo

Nelle Filippine presuli e organizzazioni cattoliche denunciano la precarietà del sistema detentivo minacciato dalla pandemia

Emergenza carceridi PAOLO AF FATAT O

L’emergenza covid-19 rischiadi far esplodere il già preca-rio sistema carcerario filippi-

no. Anche perché «l’atteggiamentopoco compassionevole ed eccessiva-mente severo delle forze dell’o rd i n e ,nel far rispettare il blocco totale im-posto dal governo per il covid-19,non fa che aggravare la situazione. Ipoveri, esasperati e in cerca di cibo,vengono etichettati e trattati comecriminali», riferiscono all’O sservato-re Romano i sacerdoti lazzaristi chea Manila hanno organizzato un ser-vizio di assistenza e consegna di ali-menti agli indigenti e sono testimonidi fermi e arresti operati dalle forzedell’ordine. A Quezon City, una del-le città che compongono la MetroManila, fioccano arresti di personeche hanno infranto le regole dellaquarantena imposta dal governo.Ma in celle di cinque metri per cin-que, si arriva ad ammassare fino a30 detenuti, denunciano gli attivisti.Nelle stanze di detenzione tempora-nea, alle stazioni di polizia, quantonelle carceri, il distanziamento risul-ta impossibile, come è problematicol’accesso ai servizi igienici, il lavag-gio frequente delle mani, e vi è ca-renza o assoluta mancanza di disin-fettanti o mascherine protettive.

Oltre 20.000 arresti sono stati ef-fettuati dalle forze di polizia in po-che settimane, per violazione dellaquarantena e del coprifuoco. «Se lapolizia continua a compiere arrestiindiscriminati, la popolazione di de-tenuti continuerà a crescere e peg-giorerà la sua situazione», notaRaymund Narag, docente filippinoalla Southern Illinois University ne-gli Stati Uniti e studioso del sistemacarcerario nel suo paese di origine.«I nostri centri di detenzione della

polizia sono estremamente conge-stionati e non hanno la capacità diseparare, tanto meno di isolare, lepersone infette».

La lente di ingrandimento delleistituzioni si è spostata sulle prigionidi stato perché gli istituti rischianodi diventare cluster incontrollati perla diffusione del coronavirus. I peg-giori focolai finora si sono verificatiin due carceri nell’isola di Cebu,nelle Filippine centrali, dove sonostati denunciate 348 infezioni tra gli

oltre 8000 detenuti. Per cercare dicontenere il fenomeno, la Corte su-prema delle Filippine ha impartitouna direttiva ai tribunali, ordinandodi disporre il rilascio dei detenuti inattesa di processo e tuttora in carce-re perché impossibilitati a pagareuna esigua cauzione. In seguito alprovvedimento, 9731 detenuti sonostati rilasciati nella speranza di limi-tare il sovraffollamento.

Tuttavia, nonostante i recenti in-terventi, i cronici problemi struttura-

li rischiano di vanificare ogni sforzo:nelle carceri filippine, secondo l’In-stitute for Crime & Justice PolicyResearch (Icpr) della University ofLondon il tasso di sovraffollamentoè il più alto al mondo: tocca il 500per cento e risulta in crescita dal2016, quando il presidente RodrigoRoa Duterte ha dato il via alla vio-lenta “guerra alla droga”, che hacontribuito a congestionare ulterior-mente gli istituti di pena. Le struttu-re già versavano in condizioni inso-stenibili: edifici rudimentali, carenzedi cibo e assistenza sanitaria, bruta-lità, maltrattamenti denunciati dalleorganizzazioni per i diritti umanicome l’Ong filippina “Ka r a p a t a n ”(“Alleanza per il progresso dei dirittidel popolo”). Va notato che il codi-ce penale nazionale risale agli anni‘30 del secolo scorso, mentre il siste-ma carcerario è improntato a una lo-gica essenzialmente punitiva. Nume-rosi penitenziari sono plurisecolari,costruiti dai colonizzatori spagnoli apartire dal XVI secolo. «Inoltre, i ra-gazzi dai 15 anni in su sono ospitatiin carceri con gli adulti, e il governovorrebbe perfino abbassare l’età del-la responsabilità penale, comminan-do pene carcerarie a ragazzi dai 12anni in su. La mescolanza di adultie ragazzi rende più facili gli abusisessuali sui minori», segnala preoc-cupato il missionario cattolico irlan-dese padre Shy Cuellen, che hacreato nelle Filippine la Fondazione“P re d a ”, impegnata per la tutela deiminori. Si aggiunga, poi, che oltre il90 per cento dei detenuti (la popo-lazione carceraria complessiva supe-ra i 200.000 elementi) proviene da-gli strati più poveri della popolazio-ne e che, data la corruzione endemi-ca, prosperano dietro le sbarre iltraffico di droga e alcolici.

Oggi, allora, la diffusione dellapandemia di covid-19 è un elementoche può far potenzialmente defla-grare l’intero sistema. Gli attivistiper i diritti umani e i religiosi catto-lici impegnati nel ministero della pa-storale carceraria concordano nelchiedere al governo di mettere in at-to misure per decongestionare il si-stema. «Si potrebbero in primis li-berare tutti i prigionieri politici e dicoscienza», afferma Karapatan,mentre Human Rights Watch chiededi liberare i detenuti in carcere perreati minori e quelli in precarie con-dizioni di salute per creare spazio.

La preoccupazione è confermatadal gesuita padre Eli Rowdy Y.Lumbo, direttore esecutivo dellaFondazione della Compagnia di Ge-sù per la pastorale dei detenuti ecappellano alla New Bilibid Prison,a Muntinlupa City, nella Metro Ma-nila. Nell’istituto, lo scorso gennaiovi erano oltre 29.000 detenuti, suuna capacità dichiarata di 6400 po-sti. «Le condizioni sono difficili —afferma il religioso al nostro giorna-le — ma vediamo anche segni di spe-ranza: ho appena ricevuto da anoni-mi donatori 500 materassini per idetenuti che dormono per terra, 250mascherine protettive e flaconi di di-sinfettante. La nostra certezza è cheDio ama i carcerati. Dio conosce leloro difficoltà e il loro dolore. Sonosuoi figli. Così li consideriamo ediamo loro ogni attenzione». Sullapaura per la diffusione del coronavi-rus, il gesuita afferma: «Nelle carcerisi deve fare il possibile, ma la preca-ria situazione è sotto gli occhi ditutti. Quanto possiamo fare ora èaspettare e pregare. Facciamo delnostro meglio, ma sappiamo cheDio provvede davvero. Avverto —prosegue il cappellano — la loropaura e le loro ansie. Ma sento an-che che Dio non li abbandonerà.Ho spesso detto loro durante la ce-lebrazione eucaristica che i momentiin cui hanno fame, provano paura otristezza sono in realtà occasioni digrazia. Questi sono i momenti in cuiDio darà loro conforto e forza,asciugherà le loro lacrime e restituiràloro una speranza».

«La nostra attenzione e solidarie-tà, in questo tempo difficile — affer-ma monsignor Joel Z. Baylon, ve-scovo di Legazpi e presidente dellaCommissione per la pastorale carce-raria della Conferenza episcopale fi-lippina — si concentra sulle condi-zioni dei nostri fratelli e sorelle chesono in prigione, privati della libertàe dei più elementari diritti umani.Siamo tutti consapevoli del fatto chein molti dei penitenziari le condizio-ni di vita sono disumane. Chiedia-mo ai nostri leader di adottare misu-re per alleviare le sofferenze, garan-tire protezione, rispettare la dignitàumana dei detenuti. A loro doniamola misericordia e la compassione diD io».

Di nuovo comunitàBassetti sulla ripresa delle messe con il popolo

ROMA, 16. «Non si tratta semplice-mente della riapertura di un luogosacro, delle nostre chiese che sonosempre rimaste aperte. Si trattapiuttosto di ritornare a manifestareil nostro essere comunità, il nostroessere famiglia. Del resto, è l’eucari-stia che fa di noi una comunità,una famiglia, perché, come dice sanPaolo, noi che ci nutriamo di ununico pane siamo chiamati a forma-re un solo corpo». In un videomes-saggio intitolato Ritorniamo a mani-festare il nostro essere comunità, ilpresidente della Conferenza episco-pale italiana (Cei), cardinale Gual-tiero Bassetti, condivide con il po-polo di Dio la gioia per la ripresadella celebrazione, da lunedì 18maggio, delle messe aperte ai fede-li. Il porporato lo definisce «unevento di grazia»: ritrovare l’eucari-stia significa tornare a «fare espe-rienza di questa forza immensa checi viene da Lui risorto, dal suo Spi-rito, perché possiamo continuare ilnostro cammino».

Il periodo vissuto è stato caratte-rizzato dalla sofferenza, dal doverrestare chiusi a casa, «e qui pensoin particolare alle famiglie numero-se, con tanti bambini». Tuttavia —sottolinea Bassetti — «in tante no-stre famiglie non sono mancati lapreghiera, l’ascolto attento della Pa-rola di Dio e quel servizio, soprat-tutto alle persone più anziane, chediventa autentica carità. Dobbiamochiedere al Signore la grazia di po-ter tornare a essere la grande fami-glia di Dio, anche se abbiamo spe-rimentato il nostro essere Chiesanella piccola famiglia domestica,dove abbiamo vissuto tanti valoristando gli uni accanto agli altri.Adesso però è il momento di torna-re nella grande famiglia».

Per la salvezza dell’anima, attra-verso l’eucaristia, e per la salute delcorpo, avverte il presidente dellaCei, «dovremo usare tutti quegli ac-

corgimenti che diventano una for-ma di amore e di rispetto per gli al-tri»: le mascherine e i contatti ri-dotti «possono essere letti simboli-camente come un invito a riscoprirela forza dello sguardo». Ricordache durante la messa quotidianadelle 7 dalla cappella di Casa SantaMarta, Papa Francesco non ha maimancato di dire: «Scambiatevi unsegno della pace». Qualcuno, com-menta il cardinale, «gli ha dettoche non ci si può scambiare il se-gno della pace, ma il Papa ha ri-sposto che non ci si può scambiarela pace avvicinandosi e dandosi lamano, ma lo si può fare anche a di-stanza con un sorriso, uno sguardodolce e benevolo, che diventano unmodo di comunicare pace, gioia eamore. E così, pur restando a debi-ta distanza, cercheremo di scam-biarci la pace».

Il videomessaggio si concludecon l’invito a lodare e a ringraziareil Signore perché «siamo di fronte aun evento grande e importante: laprima domenica che ci ritroveremoinsieme, cantiamo — io lo farò e lopropongo a tutti — il Te Deum chediventa il nostro inno, la nostra lo-de perfetta alla santissima Trinità»perché «tutto ci viene dal cuore diD io».

Da lunedì in Italia non solo icattolici torneranno nei luoghi diculto. Ieri pomeriggio a PalazzoChigi sono stati infatti siglati i pro-tocolli tra le rappresentanze dellecomunità di fede e il Governo chepermetteranno la ripresa delle cele-brazioni liturgiche e religiose — inossequio alle disposizioni di sicu-rezza stabilite per scongiurare ladiffusione del contagio da covid-19— anche alle comunità ebraiche emusulmane, nelle chiese ortodosse,protestanti, evangeliche, anglicane,per i mormoni, e alle confessioniinduista, buddista, bahai e sikh.

ROMA, 16. Un gesto simbolico chevuole provocare un “rumore educa-tivo”, e un “rumore costruttivo”.Con questa motivazione per la pri-ma volta le scuole pubbliche parita-rie annunciano un’astensione dalleattività scolastiche per il 19 e 20maggio. È il grido d’allarme che glioltre trecento, tra superiori e supe-riore maggiori d’Italia, in qualità diprimi responsabili delle loro scuole,hanno lanciato al termine di una ta-vola rotonda organizzata dalle pre-sidenze nazionali dell’Usmi e dellaCism. Un confronto dove è emersala drammatica situazione di tantescuole paritarie che non sono più ingrado di pagare gli stipendi dei do-centi e del personale amministrati-vo. «Il nostro grido di allarme — silegge in un comunicato — insieme aquello della Conferenza episcopaleitaliana e del mondo associativo,nasce dalla verifica del disagio civi-co ed economico di tante famiglie.

Un gesto, è scritto nel documen-to, volto anche a coinvolgere i geni-tori dei 900 mila allievi delle scuoleparitarie, i sette milioni di allievidelle scuole statali, i docenti, il per-sonale della scuola italiana, «maanche gli amici e tutti i cittadiniitaliani»; con un invito alle forzepolitiche a non lasciare indietronessuno «perché il nostro Paese oriparte dalla scuola, da questogrembo dove si entra bambini e si

esce cittadini di uno stato democra-tico, o non ripartirà». È fondamen-tale infatti, prosegue il comunicato,essere consapevoli «che c’è qualco-sa che viene prima dei programmi,degli esami, del distanziamento so-ciale, che è quel di più della rela-zione educativa che può rendereadulto un ragazzo».

Il testo entra poi nel dettaglio espiega come gli istituti si organizze-ranno nei giorni dell’astensione.«Le nostre scuole interromperannole lezioni e per questi due giorni al-lievi, docenti e famiglie esporrannol’hashtag #Noisiamoinvisibilip er-questogoverno. Ciascuna delle no-stre scuole, con il coinvolgimentodelle famiglie, dei docenti, deglistudenti organizzerà gli eventi chedesidera con lezioni, video, diretteFb dalle pagine delle scuole che sa-ranno aperte a tutti: conferenze, di-rette, disegni, flash mob, eccetera,tutto in diretta social per fare quelrumore costruttivo e responsabileche solo la scuola sa fare». L’obiet-tivo, oltre che ricordare alla classepolitica le difficoltà in cui versanole scuole pubbliche paritarie, è ri-chiamare i temi della libertà di scel-ta educativa, il diritto di apprende-re senza discriminazione, la paritàscolastica tra pubblica statale epubblica paritaria, la libera scuolain libero stato perché sopravviva ilpluralismo culturale in Italia.

Il 19 e 20 maggio in sciopero simbolico le scuole paritarie

Rumore costruttivo

Lutti nell’episcopato

Il vescovo redentorista CzesławStanula, emerito di Itabuna, èmorto in Brasile giovedì 14 mag-gio. Il compianto presule era na-to in Szerzyny, nella diocesi po-lacca di Rzeszów, il 27 marzo1940 ed era stato ordinato sacer-dote della Congregazione delSantissimo Redentore il 19 luglio1964. Missionario in Brasile dal12 aprile 1972, aveva svolto il mi-nistero a Bom Jesus da Lapa e aSão Salvador da Bahia. Eletto al-la sede residenziale di Floresta,nello stato di Pernambuco, il 17giugno 1989, aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale il successivo5 novembre. Il 27 agosto 1997 erastato trasferito a Itabuna, rinun-ciando al governo pastorale delladiocesi il 1° febbraio 2017. Si eraritirato nella sua comunità reli-giosa di Santo Afonso a São Sal-vador da Bahia, dove le esequiesono state celebrate venerdì 15maggio nel «Ceméterio Jardimda Saudade em do Bairro deB ro t a s » .

Il vescovo Gérard Dionne,emerito di Edmundston, è mortoin Canada la sera di mercoledì 13maggio all’età di cento anni. Erainfatti nato il 19 giugno 1919 aSaint-Basile, diocesi di Edmun-dston, ed era stato ordinato sa-cerdote il 1° maggio 1948. Elettoalla sede titolare di Garba e alcontempo nominato ausiliare diSault Sainte Marie il 23 gennaio1975, aveva ricevuto l’o rd i n a z i o n eepiscopale il successivo 8 aprile.Trasferito alla sede residenziale diEdmundston il 13 novembre 1983,aveva rinunciato al governo pa-storale il 20 ottobre 1993. Il com-pianto presule sarà sepolto nellacattedrale di Edmundston marte-dì prossimo, 19 maggio.

GIAN CARLO ST O P PA

nato nella Città del Vaticanoil 28/04/1934

Addetto di Anticameradi Sua Santità

è salito in cielo lasciando, con l’esem-pio della sua fede, l’adorata Gabriella egli amati figli Giulio, Viviana e Gaiacon le loro famiglie.

NEW DELHI, 16. Un patto di lealecollaborazione che ricopra «unruolo costruttivo per il bene comu-ne, unendo le persone di tutte lefedi». È quello stretto dai leaderreligiosi indiani — indù, cristiani,musulmani, sikh — e da diverse or-ganizzazioni interreligiose che sisono riuniti il 14 maggio in varistati del paese per la giornatamondiale di preghiera invocandola cessazione del contagio. In unadichiarazione congiunta si esprimela volontà di voler «parlare conuna sola voce», concentrando glisforzi sul servizio al prossimo esull’unità mentre l’India affronta ilcontagio ed evitando «il pregiudi-zio, un senso di esclusione, la su-perstizione e il fanatismo diffusoin nome della religione».

Nel documento si ritiene neces-sario un doveroso «approccioscientifico per combattere il virus»,continuando nel proprio impegnospirituale e materiale in quanto «lareligione è probabilmente il mezzopiù potente per mobilitare la co-scienza umana a servire il bene co-mune: ci uniamo come una forzaunica per dare slancio all’azioneper superare la pandemia». In unmondo sconvolto dagli effetti dellapandemia proprio «la religione èstata spesso citata in contesti siapositivi che negativi. Da un lato —si osserva — in questo momento diincertezza le persone si sono rivol-te a essa per speranza, forza e resi-lienza spirituale», in quanto la fe-de ha ispirato nei cuori un sensodi solidarietà e un desiderio di ser-vire gli altri, specialmente i piùvulnerabili; e dall’altro, «il nomedella religione è stato anche usatoper enfatizzare un senso di separa-zione ed esclusività, per coltivare ilpregiudizio, per respingere lascienza e sposare la superstizione».

Di fronte a tale ambivalenza ileader religiosi si fanno portatoridi un «imperativo urgente»: riba-dire «quei principi comuni a tuttele religioni che incidono maggior-mente sulla nostra risposta all’at-tuale crisi» non omettendo di con-siderare che «gli insegnamenti spi-rituali e morali essenziali di ogniconfessione sono identici». Pertan-

to, soprattutto nel perdurare dellacrisi pandemica, «tutte le religioni— viene rimarcato — devono cerca-re modi per promuovere l’unità ela solidarietà in modo che l’umani-tà combatta questa sfida colletti-va». Un esempio è rappresentatonel paese dal team interconfessio-nale di consulenza psicologica gra-tuita ideato dal “Forum di comu-nione religiosa” per le persone col-pite dal covid-19 o in isolamentoforzato, al fine di combattere pau-re, ansie e disorientamento avva-lendosi dell’esperienza di profes-sionisti. Ciò perché, prosegue ladichiarazione, al centro di ognicredo vi è «una concezione spiri-tuale dell’essere umano che tra-scende il corpo materiale. Questarealtà spirituale, definita anima, èla fonte di attributi e virtù divineche consentono agli esseri umanidi dimostrare comportamenti al-truistici. La religione insegna chetutta l’umanità è interconnessa einterdipendente: è una famiglia egli uomini sono cellule di un solocorpo», concludono i rappresen-tanti delle confessioni religioseesortando all’azione coordinata esolidale con le forze sociali e politi-che per il bene dell’umanità. Unasola voce, si legge nel documento,ma in realtà tante voci il cui appel-lo non è rimasto inascoltato. Comeè accaduto nello stato di AndhraPradesh dove il primo ministro, Ja-gan Mohan Reddy, ha annunciatolo stanziamento di fondi destinati atempli, moschee e chiese: un rico-noscimento sostanziale per l’op eramateriale e spirituale che tutte lecomunità religiose stanno portandoavanti per contenere l’e m e rg e n z asanitaria. Ma anche un ulteriore in-tervento governativo che si affiancaal contributo economico e alla di-stribuzione di pasti assegnati allefamiglie più bisognose. Reddy haribadito che la sua amministrazioneintende contribuire ancora al sup-porto di tutti coloro che, persone eorganizzazioni, stanno portandoavanti programmi per la salvaguar-dia dei cittadini in tempi difficilicome questi, indipendentemente dareligione, casta e area geografica.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 17 maggio 2020

Nella messa a Santa Marta nuovo monito contro il pericolo della mondanità spirituale

La preghiera del Papaper le persone che seppelliscono i mortiCon una preghiera «per le personeche si occupano di seppellire i de-funti in questa pandemia» PapaFrancesco ha iniziato la celebrazionedella messa nella cappella di CasaSanta Marta sabato mattina, 16 mag-gio. Dare sepoltura ai morti, ha spie-gato, «è una delle opere di miseri-cordia»; e oltre a non essere «unacosa gradevole, naturalmente»,quanti compiono ciò «rischiano lavita e di prendere il contagio». Daqui l’invito del Pontefice affinché ifedeli preghino per queste persone,come aveva già chiesto lo scorso 25aprile.

Successivamente il vescovo di Ro-ma ha pronunciato l’omelia, esortan-do a riflettere sul fatto che Cristomorto e risorto per gli uomini è

l’unica medicina contro lo spiritodella mondanità. Come di consuetoFrancesco ha preso spunto per lameditazione dalle letture del giorno,osservando come «Gesù parecchievolte, e soprattutto nel suo congedocon gli apostoli», parli «del mondo(cfr. Gv 15, 18-21). E qui dice: “Se ilmondo vi odia, sappiate che primadi voi ha odiato me” (v. 18)».

«Chiaramente — ha commentato ilPapa — parla dell’odio che il mondoha avuto verso Gesù e avrà verso dinoi. E nella preghiera che fa a tavolacon i discepoli nella Cena», Cristo«chiede al Padre di non toglierli dalmondo, ma di difenderli dallo spiri-to del mondo (cfr. Gv 17, 15)». Eccoallora la possibiltà, ha aggiunto, di«domandarci: qual è lo spirito del

mondo? Cosa è questa mondanità,capace di odiare, di distruggere Ge-sù e i suoi discepoli, anzi di corrom-perli e di corrompere la Chiesa?» .Infatti, ha raccomandato il Pontefi-ce, «come è lo spirito del mondo,cosa sia questo, ci farà bene pensar-lo». Del resto «è una proposta di vi-ta, la mondanità. Ma qualcuno pen-sa che mondanità è fare festa, viverenelle feste... No, no. Mondanità puòessere questo, ma non è questo fon-damentalmente». Al contrario «lamondanità è una cultura; è una cul-tura dell’effimero, una cultura del-l’apparire, del maquillage, una cultu-ra “dell’oggi sì domani no, domanisì e oggi no”. Ha dei valori superfi-ciali. Una cultura che non conoscefedeltà, perché cambia secondo le

circostanze, negozia tutto. Questa èla cultura mondana, la cultura dellamondanità».

Ecco perché, ha rimarcato il Pon-tefice, «Gesù insiste a difenderci daquesto e prega perché il Padre ci di-fenda da questa cultura della mon-danità». E di nuovo Francesco è tor-nato a descrivere tutti gli elementinegativi che la caratterizzano: «Èuna cultura dell’usa e getta, secondoquello che convenga. È una culturasenza fedeltà, non ha delle radici».Eppure, purtroppo, «è un modo divivere, un modo di vivere anche ditanti che si dicono cristiani. Sonocristiani ma sono mondani».

Attingendo ai testi biblici il vesco-vo di Roma ha ricordato in proposi-to come «Gesù, nella parabola delseme che cade in terra», dica «che lepreoccupazioni del mondo — cioèdella mondanità — soffocano la Pa-rola di Dio, non la lasciano crescere(cfr. Lc 8, 7)»; così come Paolo, ri-volgendosi ai Galati, afferma: «Voieravate schiavi del mondo, dellamondanità» (cfr. Gal 4, 3).

E trasfondendo gli insegnamentibiblici nella propria esperienza per-sonale il Papa ha confidato in pro-posito: «A me sempre, sempre» col-piscono «quando leggo» il «librodel padre [Henry] de Lubac (cfr.Meditazione sulla Chiesa, Milano1955), le ultime tre pagine, dove par-la proprio della mondanità spiritua-le. E dice che è il peggiore dei maliche può accadere alla Chiesa; e nonesagera, perché poi dice alcuni maliche sono terribili, e questo è il peg-giore: la mondanità spirituale, per-ché è un’ermeneutica di vita, è unmodo di vivere; anche un modo divivere il cristianesimo. E per soprav-vivere davanti alla predicazione delVangelo, odia», addirittura «ucci-de». Il riferimento è a «quando sidice dei martiri che sono uccisi inodio alla fede, sì, davvero — ha fattonotare il vescovo di Roma — per al-cuni l’odio era per un problema teo-logico; ma non erano la maggioran-za. Nella maggioranza [dei casi] è lamondanità che odia la fede e li ucci-de, come ha fatto con Gesù».

Per questo non bisogna mai mini-mizzare con «la mondanità». Qual-cuno potrebbe obiettare: «Ma padre,questa è una superficialità di vi-

ta”...». E invece «non inganniamo-ci», perché — è stata l’amara consta-tazione di Papa Bergoglio — «lamondanità è per niente superficiale!Ha delle radici profonde, delle radiciprofonde», ha ripetuto due volte perrimarcare il concetto. Anzi, peggio:la mondanità «è camaleontica, cam-bia, va e viene a seconda delle circo-stanze, ma la sostanza è la stessa:una proposta di vita che entra dap-pertutto, anche nella Chiesa. Lamondanità, l’ermeneutica mondana,il maquillage, tutto si trucca per esse-re così».

Lo testimonia anche la vicendadell’apostolo Paolo ad Atene (cfr. At17, 22-33), dove rimane colpito quan-do vede «nell’areopago tanti monu-menti agli dei. E lui — ha dettoFrancesco — ha pensato di parlare diquesto: “Voi siete un popolo religio-so, io vedo questo... Mi attira l’at-tenzione quell’altare al ‘dio ignoto’.Questo io lo conosco e vengo a dirvichi è”. E incominciò a predicare ilVangelo. Ma quando arrivò» ai temiscottanti «alla croce e alla risurrezio-ne, si scandalizzarono e se ne anda-rono via». Difatti «c’è una cosa chela mondanità non tollera: lo scandalodella Croce. Non lo tollera. E l’unicamedicina contro lo spirito dellamondanità è Cristo morto e risortoper noi, scandalo e stoltezza (cfr. 1Cor 1, 23)». Ed è per lo stesso moti-vo «che quando l’apostolo Giovanninella sua prima Lettera tratta il temadel mondo dice: “È la vittoria cheha vinto il mondo: la nostra fede” (1Gv 5, 4). L’unica: la fede in Gesù

Cristo, morto e risorto. E questo —ha assicurato il vescovo di Roma —non significa essere fanatici»; névuol dire «tralasciare di avere dialo-go con tutte le persone, no»: si devedialogare, «ma con la convinzione difede, a partire dallo scandalo dellaCroce, dalla stoltezza di Cristo e an-che dalla vittoria di Cristo. “Questaè la nostra vittoria”, dice Giovanni,“la nostra fede”». Da qui l’invo ca-zione che il Papa ha suggerito di fa-re «allo Spirito Santo in questi ulti-mi giorni, anche nella novena delloSpirito Santo, negli ultimi giorni deltempo pasquale», affinché conceda«la grazia di discernere cosa è mon-danità e cosa è Va n g e l o », senza «la-sciarci ingannare, perché il mondo ciodia, il mondo ha odiato Gesù eGesù ha pregato perché il Padre cidifendesse dallo spirito del mondo(cfr. Gv 17, 15)».

È con la preghiera di sant’AlfonsoMaria de’ Liguori che Francesco haquindi invitato «le persone che nonpossono comunicarsi» a fare «ades-so» la comunione spirituale. Per poiconcludere la celebrazione con l’ado-razione e la benedizione eucaristica.Infine, il Pontefice ha affidato le suepreghiere alla Madre di Dio sostan-do — accompagnato dal cantodell’antifona del Regina Caeli — da-vanti all’immagine mariana nellacappella di Casa Santa Marta.

A mezzogiorno, nella basilica Va-ticana, il cardinale arciprete AngeloComastri ha rilanciato le intenzionidel Papa guidando la recita del rosa-rio e del Regina Caeli.

Si apre questa settimana ed è organizzato dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale

Un anno speciale per celebrare la «Laudato si’»Bilancio del primo mese di attività della Commissione vaticana covid-19

Nomineepiscopali

Le nomine di oggi riguardanoPorto Rico ed Ecuador.

Luis Miranda Riveravescovo di Fajardo

Humacao (Porto Rico)Nato il 24 gennaio 1954 in San-

turce, arcidiocesi di San Juan dePuerto Rico, è entrato nell’o rd i n edei carmelitani dopo aver fre-quentato il liceo locale. Ha com-piuto gli studi di filosofia pressol’Università centrale di Bayamón,in patria, e quelli di teologia inSpagna alla Pontificia universitàdi Salamanca. Nel 1983 ha emessola professione perpetua e nel 1984è stato ordinato presbitero carme-litano. È stato viceparroco e par-roco a Madrid, Mayagüez e aSan Juan de Puerto Rico; attual-mente è vicario episcopale dellazona pastorale di San Juan - San-turce e parroco di Santa Teresitaa Santurce. È anche membro deiconsigli presbiterale, pastorale edesecutivo dell’arcidiocesi di SanJuan de Puerto Rico.

Vicente HoracioSaeteros Sierra

ausiliare di Portoviejo(Ecuador)

Nato a Santa Ana, arcidiocesidi Portoviejo, il 6 aprile 1968, èentrato nel locale seminario mag-giore per gli studi di filosofia eteologia. Ordinato sacerdote il 25marzo 2000, ha conseguito la li-cenza in storia della Chiesa pres-so la Pontificia università Grego-riana a Roma. Parroco in diversecomunità, è stato professore, for-matore e rettore del seminario ar-cidiocesano e vicario episcopaledella zona Nord-Chone. Attual-mente è vicario generale dell’a rc i -diocesi e parroco della cattedrale.

Una tentazione che rinasce sempre

Il pericolo più grande per laChiesa che noi siamo, la tentazionepiù perfida, quella che semprerinasce, insidiosamente, allorchétutte le altre sono vinte, alimentataanzi da queste stesse vittorie, èquella che Dom Vonier chiamava«mondanità spirituale». Con questonoi intendiamo, diceva, «unatteggiamento che si presentapraticamente come un distaccodall’altra mondanità, ma il cuiideale morale, nonché spirituale,non è la gloria del Signore bensìl’uomo e la sua perfezione. Unatteggiamento radicalmenteantropocentrico; ecco la mondanitàdello spirito. Essa diverrebbeimperdonabile nel caso —supponiamolo possibile — di unuomo che sia dotato di tutte leperfezioni spirituali, ma che non leriferisca a Dio» (L’Esprit e l’Epouse,tr. fr., p. 144).Se questa mondanità spiritualedovesse invadere la Chiesa elavorare a corromperla intaccandoil suo principio stesso, sarebbeinfinitamente più disastrosa di ognimondanità semplicemente morale.Peggio ancora di quella lebbra

infame che, in certi momenti dellastoria, sfigurò così crudelmente laSposa diletta, quando la religionepareva introdurre lo scandalo nel«santuario stesso e, rappresentatada un papa indegno, nascondevasotto pietre preziose, sotto bellettied orpelli, il volto di Gesù» (A.Valensin S J, «Le sourire de Léonardde Vinci», in Etudes, t. 274, p. 47).

Nessuno di noi è totalmenteimmune da questo male. Unumanesimo sottile, avversario delDio Vivente, e sotto sotto nonmeno nemico dell’uomo, puòinsinuarsi in noi attraverso mille vietortuose. La curvitas originale non èmai in noi definitivamenteraddrizzata. Il «peccato contro loSpirito» è sempre possibile.Per fortuna, nessuno di noi siidentifica con la Chiesa. Nessunnostro tradimento può consegnareal nemico la Città che il Signorestesso custodisce. «Il Ma g n i f i c a tnon è stato detto una sola volta nelgiardino di Ebron: è stato messoper tutti i secoli sulle labbra dellaChiesa» (P. Claudel, Lettera a G.Frizeau, 25 settembre 1907, op. cit,p. 111. J. De Saussure, Méditationsur la Vierge, figure de l'Eglise:«Povertà di Tua madre, solaricchezza della Chiesa! Umiltà diTua madre, sola grandezza dellaChiesa!»), dove conserva tutta lasua forza.

(HENRI DE LUBACMeditazione sulla Chiesa

in Opera omnia, vol. 8, 2017, p. 269)

«Prendiamoci cura del creato, dono del nostrobuon Dio Creatore. Celebriamo insieme la“Settimana Laudato si’”»: con un tweet sull’ac-count @Pontifex il Papa ha lanciato la settegiorni celebrativa che da oggi, sabato 16, finoa domenica 24 maggio, ricorda in tutto ilmondo il quinto anniversario dell’enciclica diFrancesco sulla Casa comune. La “settimana”a sua volta inaugura l’intero anno speciale —una sorta di tempo “g i u b i l a re ” dedicato allaTerra — scandito da diverse iniziative, che siconcluderà il 24 maggio 2021. L’o rg a n i z z a z i o -ne è affidata al Dicastero per il servizio dellosviluppo umano integrale (Dssui), che sempresabato mattina ha tracciato un primo positivobilancio delle attività svolte dalla Commissio-ne vaticana istituita per contrastare le conse-guenze della pandemia, presentandolo in di-retta streaming nella Sala stampa della SantaSede, durante la conferenza sul tema «Covid-19, crisi alimentare ed ecologia integrale:l’azione della Chiesa».

Molto è stato fatto, ma molto resta ancorada fare a un mese dall’attivazione dell’o rg a n i -smo voluto da Papa Francesco, al fine di sti-molare la riflessione sulle sfide socio-economi-che e culturali del futuro e la proposta di lineeguida per affrontarle. Moderati dal direttoredella Sala stampa Matteo Bruni, sono interve-nuti il cardinale Peter Kodwo Appiah Tur-kson, prefetto del Dssui, con il segretariomonsignor Bruno Marie Duffé, e il segretarioaggiunto don Augusto Zampini-Davies; e il se-gretario generale del braccio caritativo dellaChiesa, Aloysius John.

Il porporato ha esordito facendo notare cheil coronavirus, iniziato come problema sanita-rio, ha avuto ripercussioni drastiche su econo-mia, occupazione, stili di vita, sicurezza ali-mentare, scienza, ricerca e politica. «Quasinessun aspetto della cultura umana è rimastoesente» ha commentato. E ciò conferma inpratica quanto insegna il Pontefice nell’encicli-ca sulla cura della casa comune, quando affer-ma che «tutto è interconnesso».

Quindi il cardinale prefetto ha parlato dellepeculiarità dei cinque gruppi di lavoro (cfr.«L’Osservatore Romano», 16-4-2020) in cui èarticolata la Commissione, che il Dssui coordi-na in collaborazione con Caritas internationa-

lis e con realtà della Curia romana, come ilDicastero per la comunicazione e la secondasezione della Segreteria di Stato. Infine il por-porato ha annunciato che la Commissione do-vrebbe durare un anno, a meno che non di-venga necessario estenderne le attività.

Da parte sua Aloysius John ha spiegato co-me la Caritas stia ampliando la propria azioneadattando alcuni dei programmi in corso perrispondere più efficacemente alla pandemia.Attraverso il «fondo» attivato «per la rispostaall’emergenza sanitaria», sono stati già finan-ziati 14 progetti e su 32 presentati. Grazie a es-si a numerose famiglie vengono assicurati ali-mentari di base, kit per l’igiene, articoli comesapone e pannolini, ma anche sovvenzioni indenaro per pagare gli affitti e altre scadenzeurgenti. «Ai fini della prevenzione è importan-te anche sensibilizzare le persone a rischio,fornendo informazioni affidabili sulla pande-mia e sul modo in cui le comunità possonoproteggersi» ha detto il segretario generale ac-cennando al lavoro di Caritas India Tamil Na-du. Beneficiarie del fondo sono al momentooltre 7,8 milioni di persone in 14 Paesi, tra cuiEcuador, India, Palestina, Bangladesh, Libanoe Burkina Faso. Inoltre circa altri 2 milioni diindividui vengono seguiti finanziando altri tipidi programmi per un totale di oltre 9 milioni

di euro. «Ma sfortunatamente ce ne sono cen-tinaia di migliaia in più che hanno bisogno»ha commentato, facendo l’esempio del SudAfrica, dove la Caritas nazionale non ha abba-stanza cibo da distribuire alle migliaia di mi-granti che si mettono in fila ogni giorno da-vanti ai suoi uffici. Da ultimo John ha rilan-ciato l’appello di Caritas alla comunità inter-nazionale per rimuovere le sanzioni economi-che contro Iran, Libano, Siria, Libia e Vene-zuela e per cancellare il debito dei Paesi piùsottosviluppati, o almeno estinguere il paga-mento degli interessi per il 2020.

Monsignor Duffé, da parte sua, ha appro-fondito un aspetto fatto emergere dalla pande-mia: quello della vulnerabilità, che è fisica esociale, politica e ideologica, e anche economi-ca: «Fino a ora abbiamo considerato la salute— ha detto in proposito — come un semplicestrumento per produrre sempre di più, in unalogica miope. Oggi stiamo riscoprendo la salu-te e la solidarietà come pilastri della nostraeconomia». A partire da questa esperienza, ilsegretario del Dssui ha individuato tre urgen-ze: condividere i mezzi a disposizione per sal-vare vite umane senza alcuna discriminazione(giovani e anziani, migranti e poveri); amplia-re i progetti di assistenza congiunta e concede-re aiuto ai Paesi bisognosi; mostrare che alla

base dell’azione solidale c’è l’idea che «siamouna sola famiglia umana». In particolare lamissione della Chiesa è ascoltare e accompa-gnare le persone nella sofferenza, proporreuna riflessione sul legame tra dimensione sani-taria, ecologica, economica e sociale della crisi;sostenere nuove opzioni per prendersi curadella natura, della biodiversità e degli esseriumani; aprire le porte alla speranza.

Infine il segretario aggiunto Zampini-Daviesha ripetuto l’allarme di Papa Francesco sul fat-to che molte persone sono morte negli ultimiquattro mesi non per coronavirus, ma per fa-me. Secondo la Fao, 800 milioni di individuisono cronicamente affamati, mentre la doman-da di cibo è in vertiginoso aumento. «La crisialimentare, come quella da Covid, è interna-zionale — ha affermato — e le conseguenze so-cioeconomiche crescono in modo sproporzio-nato, catastrofico, una volta superate determi-nate soglie: le restrizioni all’import-export dialimenti vanno a incidere sulle catene di ap-provvigionamento; problemi e conflitti socio-economici persistono e potrebbero peggiora-re». Basti pensare, ha denunciato, che il Pamstima che 370 milioni di bambini rischiano diperdere i pasti a causa delle chiusure dellescuole; inoltre le questioni climatiche conti-nuano a turbare la produzione alimentare congravi conseguenze per i piccoli agricoltori. In-somma c’è un’insicurezza diffusa, che potreb-be sfociare in violenze. Eppure, ha detto il se-gretario aggiunto aprendo alla speranza, è an-cora possibile cambiare, sia i modelli di pro-duzione e consumo sia le azioni pubbliche eprivate, come raccomanda la Laudato si’. Ètempo di migliorare la produttività agricola,ma collegandola alla protezione degli ecosiste-mi e a pratiche sostenibili; inoltre bisogna de-viare i fondi pubblici dalle armi al cibo e svi-luppare una serie di misure d’emergenza perl’occupazione. Ma, ha affermato Zampini-Da-vies, si può fare anche molto individualmentein materia di riduzione degli sprechi, «inizian-do a modificare le nostre diete, mangiando ci-bi stagionali ed evitando prodotti ad alto in-quinamento». Perché, ha concluso citandosanta Teresina di Lisieux, «qualsiasi piccologesto conta».