La Porta Marzia
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7/21/2019 La Porta Marzia
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La porta marzia
La Porta Marzia è una delle antiche porte della cinta muraria etrusca della città di Perugia.
Risalente alla seconda metà del III secolo a.C. venne inglobata nel 1540 nella muratura esterna della
Rocca Paolina.
Il progettista della nuova fortezza voluta da papa Paolo III, Antonio da Sangallo il Giovane, la fece
smontare e la ricollocò a quattro metri di distanza dalla sua postazione originaria.
Costruita in travertino, presenta un arco a tutto sesto inquadrato da lesene con capitelli a rosetta
centrale, sormontato da una balaustra scandita da quattro pilastri in stile italo-corinzio dalla quale
sporgono cinque sculture: al centro domina la scena Giove tra i Dioscuri Castore e Polluce (tutte e
tre le divinità erano protettrici della città), fiancheggiati dai rispettivi cavalli alle due estremità.
Altre due teste, forse di numi tutelari degli ingressi, si trovano nei triangoli tra l'arco e le lesene. Lapietra alla sommità dell'arco, oggi consunta, raffigurava una testa di cavallo. Sull'architrave sopra
l'arco si legge l'epigrafe Augusta Perusia, nella cornice superiore è incisa la scritta Colonia Vibia.
Il nome della porta può derivare dal fatto che vicino ci fosse un tempio di Marte o dal fatto che nelle
vicinanze si svolgessero i giochi marziali.
Porta Marzia è la porta della cerchia etrusca (seconda metà del III sec. a.C.), venne incastonata nel
bastione di levante della Rocca Paolina per decorarne un ingresso. Ne restano soltanto l'arco a tutto
sesto e il coronamento. Ai lati dell'arco due pilastri corinzi chiudono il coronamento, formato da
una sorta di loggia sostenuta da pilastrini corinzi tra i quali sporgono tre mezze figure virili (Giove ei Dioscuri) e all'estremità due protomi di cavalli. Due fasce di pietra, inscritte a caratteri romani,
chiudono sopra e sotto la loggia.
Porta all’Arco
La Porta all’Arco è annoverata fra i più grandi monumenti etruschi. Risale al II secolo a.C., è
inserita nelle antiche mura del V secolo a.C., e deve la sua conservazione al suo utilizzo nella cinta
medievale del XIII secolo. La gigantesca costruzione consta di due grandi aperture ad arco intero
che racchiudono una spazio rettangolare senza volta; di due pilastri esterni e due interni, formati di
blocchi di arenaria; e di volte costituite di massi di travertino. I blocchi hanno in media la lunghezza
di metri 1,10 e l'arco misura metri quattro di larghezza. Nell'insieme della costruzione si riscontrano
tre parti ben distinte, appartenenti a epoca diversa: i fianchi, della stessa epoca delle mura; gli archi,
dell’epoca romana, forse ricostruiti dopo il famoso assedio di Silla; il muro sopra gli archi - che
sostituisce l’antica merlatura - umile rifacimento medievale.
Ciò che rende suggestiva e interessante la Porta sono le tre teste, ora informi, poste nell' aperturaesterna, alle due estremità, e nel masso che serve di Cuneo centrale. E’ certo che i Romani,
ricostruttori dell’arco, hanno infisso nel nuovo arco le tre teste già esistenti nel primitivo arco
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etrusco. Ma qual è il significato delle tre teste? Alcuni credono che tali facce umane siano un
simbolo del rito, proprio di molti popoli primitivi, di consacrare le nuove costruzioni col sacrificio
di vittime umane. Altri vedono nelle due teste laterali i Dioscuri, e nella testa centrale l'immagine di
Giove o di un'altra divinità. Ma più attendibile è l'ipotesi che le tre facce siano il ricordo dell'uso
selvaggio di recidere il capo al nemico vinto e di esporlo, a guisa di trofeo, sulla porta della citt à,
come a minaccia contro chi ardisse avvicinarsi, con intenzioni ostili, alle mura cittadine.
La Capanna
Nella cultura villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) la casa è una capanna costruita con materiale
deperibile: le pareti sono di argilla ed elementi vegetali tenuti insieme da una serie di paletti ligneiche formano una sorta di armatura oppure di canne intrecciate rivestite di argilla. A causa della
natura del materiale usato, le parti superstiti recuperate grazie alla ricerca archeologica si limitano ai
fondi e ai fori di alloggiamento dei paletti di sostegno. Da questi è possibile risalire alla planimetria
e all’organizzazione dei villaggi.
Il pavimento è in terra battuta. La pianta può essere circolare, ellissoidale o anche rettangolare.
All’interno della capanna il centro era occupato dal focolare in corrispondenza del quale c’era un
foro sul tetto per la fuoriuscita dei fumi e per l’aerazione. L’arredo doveva essere piuttosto scarso e
costituito da pochi mobili di materiale deperibile mai recuperato. Le capanne erano disposte
probabilmente senza un ordine prestabilito, il numero degli abitanti del villaggio doveva essere
mediamente qualche centinaio, talvolta anche un migliaio. La sostanziale conformità tipologica e
costruttiva delle capanne che formavano il villaggio fa pensare ad un certo equilibrio nella
distribuzione della ricchezza derivata essenzialmente dall’attività agricola e pastorale.
Descrizione breve
Urna a capanna a pianta ovale, pareti con travi a sezione quadrangolare disposte a intervalli
regolari; porta rettangolare, portello fissato alla parete sinistra con due anelli e a destra fermato da
una verghetta mobile; tetto displuviato con anellini e catenelle pendenti dalla gronda; trave di colmocon apertura sulle fronti, sei coppie di travetti laterali incrociantesi sulla sommità con estremità
ornitomorfe. Decorazione a punzone basata sul motivo della barca solare sulle pareti; motivo solare
sul tetto.
Priva di alcuni anellini, mutila la gronda del tetto.
Questo tipo di urna cineraria a forma di capanna è caratteristico delle prime fasi dell'età del ferro
dell'Etruria e del Lazio, e riveste un preciso significato simbolico. La particolare conformazione,
che simboleggia la dimora del defunto, costituisce anche una risorsa importante per la conoscenza
dell'architettura domestica protostorica.
Le capanne, con pianta ovale o rettangolare, più raramente circolare, avevano la porta di entrata sul
lato corto. Le pareti avevano una struttura costituita da una serie di pali lignei piantati a terra,ricoperta da frasche ed incannucciato, impermeabilizzate da uno strato di argilla. Il tetto, quasi
sempre a doppio spiovente, era costituito da una intelaiatura lignea ricoperta di paglia e frasche, con
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due aperture simmetriche sotto la trave di colmo per permettere la fuoriuscita del fumo e
l'areazione.
Questo esemplare, eccezionale per la tecnica impiegata e per il ricco apparato decorativo,
testimonia l'alto livello tecnologico raggiunto dai bronzisti vulcenti in questo periodo.