La Porta Marzia

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7/21/2019 La Porta Marzia http://slidepdf.com/reader/full/la-porta-marzia 1/3 La porta marzia La Porta Marzia è  una delle antiche porte della cinta muraria etrusca della città  di Perugia. Risalente alla seconda metà del III secolo a.C. venne inglobata nel 1540 nella muratura esterna della Rocca Paolina. Il progettista della nuova fortezza voluta da papa Paolo IIIAntonio da Sangallo il Giovane, la fece smontare e la ricollocò a quattro metri di distanza dalla sua postazione originaria. Costruita in travertino, presenta un arco a tutto sesto inquadrato da lesene con capitelli a rosetta centrale, sormontato da una balaustra scandita da quattro pilastri in stile italo-corinzio dalla quale sporgono cinque sculture: al centro domina la scena Giove tra i Dioscuri Castore Polluce (tutte e tre le divinità  erano protettrici della città), fiancheggiati dai rispettivi cavalli alle due estremit à. Altre due teste, forse di numi tutelari degli ingressi, si trovano nei triangoli tra l'arco e le lesene. La pietra alla sommità dell'arco, oggi consunta, raffigurava una testa di cavallo. Sull'architrave sopra l'arco si legge l'epigrafe Augusta Perusia, nella cornice superiore è incisa la scritta Colonia Vibia. Il nome della porta può derivare dal fatto che vicino ci fosse un tempio di Marte o dal fatto che nelle vicinanze si svolgessero i giochi marziali. Porta Marzia è la porta della cerchia etrusca (seconda met à del III sec. a.C.), venne incastonata nel bastione di levante della Rocca Paolina per decorarne un ingresso. Ne restano soltanto l'arco a tutto sesto e il coronamento. Ai lati dell'arco due pilastri corinzi chiudono il coronamento, formato da una sorta di loggia sostenuta da pilastrini corinzi tra i quali sporgono tre mezze figure virili (Giove e i Dioscuri) e all'estremità  due protomi di cavalli. Due fasce di pietra, inscritte a caratteri romani, chiudono sopra e sotto la loggia. Porta all’Arco La Porta all’Arco è  annoverata fra i più  grandi monumenti etruschi. Risale al II secolo a.C., è inserita nelle antiche mura del V secolo a.C., e deve la sua conservazione al suo utilizzo nella cinta medievale del XIII secolo. La gigantesca costruzione consta di due grandi aperture ad arco intero che racchiudono una spazio rettangolare senza volta; di due pilastri esterni e due interni, formati di blocchi di arenaria; e di volte costituite di massi di travertino. I blocchi hanno in media la lunghezza di metri 1,10 e l'arco misura metri quattro di larghezza. Nell'insieme della costruzione si riscontrano tre parti ben distinte, appartenenti a epoca diversa: i fianchi, della stessa epoca delle mura; gli archi, dell’epoca romana, forse ricostruiti dopo il famoso assedio di Silla; il muro sopra gli archi - che sostituisce l’antica merlatura - umile rifacimento medievale. Ciò che rende suggestiva e interessante la Porta sono le tre teste, ora informi, poste nell' apertura esterna, alle due estremità, e nel masso che serve di Cuneo centrale. E’ certo che i Romani, ricostruttori dell’arco, hanno infisso nel nuovo arco le tre teste gi à  esistenti nel primitivo arco

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Storia dell'arte

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La porta marzia

La Porta Marzia  è  una delle antiche porte della cinta muraria etrusca  della città  di Perugia.

Risalente alla seconda metà del III secolo a.C. venne inglobata nel 1540 nella muratura esterna della

Rocca Paolina.

Il progettista della nuova fortezza voluta da papa Paolo III, Antonio da Sangallo il Giovane, la fece

smontare e la ricollocò a quattro metri di distanza dalla sua postazione originaria.

Costruita in travertino, presenta un arco a tutto sesto inquadrato da lesene con capitelli a rosetta

centrale, sormontato da una balaustra scandita da quattro pilastri in stile italo-corinzio dalla quale

sporgono cinque sculture: al centro domina la scena Giove tra i Dioscuri Castore e  Polluce (tutte e

tre le divinità  erano protettrici della città), fiancheggiati dai rispettivi cavalli alle due estremità.

Altre due teste, forse di numi tutelari degli ingressi, si trovano nei triangoli tra l'arco e le lesene. Lapietra alla sommità dell'arco, oggi consunta, raffigurava una testa di cavallo. Sull'architrave sopra

l'arco si legge l'epigrafe Augusta Perusia, nella cornice superiore è incisa la scritta Colonia Vibia.

Il nome della porta può derivare dal fatto che vicino ci fosse un tempio di Marte o dal fatto che nelle

vicinanze si svolgessero i giochi marziali.

Porta Marzia è la porta della cerchia etrusca (seconda metà del III sec. a.C.), venne incastonata nel

bastione di levante della Rocca Paolina per decorarne un ingresso. Ne restano soltanto l'arco a tutto

sesto e il coronamento. Ai lati dell'arco due pilastri corinzi chiudono il coronamento, formato da

una sorta di loggia sostenuta da pilastrini corinzi tra i quali sporgono tre mezze figure virili (Giove ei Dioscuri) e all'estremità due protomi di cavalli. Due fasce di pietra, inscritte a caratteri romani,

chiudono sopra e sotto la loggia.

Porta all’Arco

La Porta all’Arco è  annoverata fra i più  grandi monumenti etruschi. Risale al II secolo a.C., è

inserita nelle antiche mura del V secolo a.C., e deve la sua conservazione al suo utilizzo nella cinta

medievale del XIII secolo. La gigantesca costruzione consta di due grandi aperture ad arco intero

che racchiudono una spazio rettangolare senza volta; di due pilastri esterni e due interni, formati di

blocchi di arenaria; e di volte costituite di massi di travertino. I blocchi hanno in media la lunghezza

di metri 1,10 e l'arco misura metri quattro di larghezza. Nell'insieme della costruzione si riscontrano

tre parti ben distinte, appartenenti a epoca diversa: i fianchi, della stessa epoca delle mura; gli archi,

dell’epoca romana, forse ricostruiti dopo il famoso assedio di Silla; il muro sopra gli archi - che

sostituisce l’antica merlatura - umile rifacimento medievale.

Ciò che rende suggestiva e interessante la Porta sono le tre teste, ora informi, poste nell' aperturaesterna, alle due estremità, e nel masso che serve di Cuneo  centrale. E’ certo che i Romani,

ricostruttori dell’arco, hanno infisso nel nuovo arco le tre teste già  esistenti nel primitivo arco

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etrusco. Ma qual è   il significato delle tre teste? Alcuni credono che tali facce umane siano un

simbolo del rito, proprio di molti popoli primitivi, di consacrare le nuove costruzioni col sacrificio

di vittime umane. Altri vedono nelle due teste laterali i Dioscuri, e nella testa centrale l'immagine di

Giove o di un'altra divinità. Ma più attendibile è l'ipotesi che le tre facce siano il ricordo dell'uso

selvaggio di recidere il capo al nemico vinto e di esporlo, a guisa di trofeo, sulla porta della citt à,

come a minaccia contro chi ardisse avvicinarsi, con intenzioni ostili, alle mura cittadine.

La Capanna

Nella cultura villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) la casa è una capanna costruita con materiale

deperibile: le pareti sono di argilla ed elementi vegetali tenuti insieme da una serie di paletti ligneiche formano una sorta di armatura oppure di canne intrecciate rivestite di argilla. A causa della

natura del materiale usato, le parti superstiti recuperate grazie alla ricerca archeologica si limitano ai

fondi e ai fori di alloggiamento dei paletti di sostegno. Da questi è possibile risalire alla planimetria

e all’organizzazione dei villaggi.

Il pavimento è in terra battuta. La pianta può essere circolare, ellissoidale o anche rettangolare.

All’interno della capanna il centro era occupato dal focolare in corrispondenza del quale c’era un

foro sul tetto per la fuoriuscita dei fumi e per l’aerazione. L’arredo doveva essere piuttosto scarso e

costituito da pochi mobili di materiale deperibile mai recuperato. Le capanne erano disposte

probabilmente senza un ordine prestabilito, il numero degli abitanti del villaggio doveva essere

mediamente qualche centinaio, talvolta anche un migliaio. La sostanziale conformità tipologica e

costruttiva delle capanne che formavano il villaggio fa pensare ad un certo equilibrio nella

distribuzione della ricchezza derivata essenzialmente dall’attività agricola e pastorale.

Descrizione breve

Urna a capanna a pianta ovale, pareti con travi a sezione quadrangolare disposte a intervalli

regolari; porta rettangolare, portello fissato alla parete sinistra con due anelli e a destra fermato da

una verghetta mobile; tetto displuviato con anellini e catenelle pendenti dalla gronda; trave di colmocon apertura sulle fronti, sei coppie di travetti laterali incrociantesi sulla sommità con estremità 

ornitomorfe. Decorazione a punzone basata sul motivo della barca solare sulle pareti; motivo solare

sul tetto.

Priva di alcuni anellini, mutila la gronda del tetto.

Questo tipo di urna cineraria a forma di capanna è caratteristico delle prime fasi dell'età del ferro

dell'Etruria e del Lazio, e riveste un preciso significato simbolico. La particolare conformazione,

che simboleggia la dimora del defunto, costituisce anche una risorsa importante per la conoscenza

dell'architettura domestica protostorica.

Le capanne, con pianta ovale o rettangolare, più raramente circolare, avevano la porta di entrata sul

lato corto. Le pareti avevano una struttura costituita da una serie di pali lignei piantati a terra,ricoperta da frasche ed incannucciato, impermeabilizzate da uno strato di argilla. Il tetto, quasi

sempre a doppio spiovente, era costituito da una intelaiatura lignea ricoperta di paglia e frasche, con

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due aperture simmetriche sotto la trave di colmo per permettere la fuoriuscita del fumo e

l'areazione.

Questo esemplare, eccezionale per la tecnica impiegata e per il ricco apparato decorativo,

testimonia l'alto livello tecnologico raggiunto dai bronzisti vulcenti in questo periodo.