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ONLUS 2010 Foto di copertina Omar Lugas La pesca in mare a Cabras - metodi, tecniche e strumenti ONLUS Pubblicazione Finanziata da > ARGEA Sardegna - Agenzia regionale per il sostegno all’agricoltura Progetto O.S.P.I.TE Organizzazione Servizi di Pesca e turismo integrati nel Territorio POR Sardegna 2000-2006 - Asse IV Misura 4.8 “Pesca” Sottomisura 4.8D - Azione F REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA metodi, tecniche e strumenti La pesca in mare a Cabras

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ONLUS

Pubblicazione Finanziata da >ARGEA Sardegna - Agenzia regionale per il sostegno all’agricolturaProgetto O.S.P.I.TE Organizzazione Servizi di Pesca e turismo integrati nel TerritorioPOR Sardegna 2000-2006 - Asse IV Misura 4.8 “Pesca” Sottomisura 4.8D - Azione F

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

metodi, tecniche e strumentiLa pesca in mare a Cabras

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LA PESCA IN MARE A CABRAS: METODI, TECNICHE E STRUMENTI

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PUBBLICAZIONE FINANZIATA DA |

ARGEA SARDEGNA - AGENZIA REGIONALE PER IL SOSTEGNO ALL’AGRICOLTURA

PROGETTO | PROGETTO O.S.P.I.TE ORGANIZZAZIONE SERVIZI DI PESCA E TURISMO INTEGRATI NEL TERRITORIO

POR SARDEGNA 2000-2006 - ASSE IV MISURA 4.8 “PESCA” - SOTTOMISURA 4.8D - AZIONE F

IDEAZIONE PUBBLICAZIONE | ITALIA NOSTRA ONLUS - SEZ. PROVINCIALE SINIS CABRAS ORISTANOAREA MARINA PROTETTA PENISOLA DEL SINIS ISOLA DI MAL DI VENTREMENA MANCA COSSU, LORENZO MASCIA

TESTI |

GRUPPO DI LAVORO*ANNA PAOLA CAMEDDA (COORDINATRICE)ANDREA CAMEDDACARLOTTA CAPPELLIDANIELA MUREDDUELENA MURONIFRANCESCA MURONIRAFFAELLA PIRASCARLA SANNA

CURATORI PUBBLICAZIONE |

MENA MANCA COSSU E ANNA PAOLA CAMEDDA

REDAZIONE E IMPAGINAZIONE |

PAOLO ABIS E ALBERTO A. LOCHE

DISEGNI IMBARCAZIONI DA PESCA E RIELABORAZIONE CARTOGRAFIE |

ALBERTO A. LOCHE

REFERENZE FOTOGRAFICHE | ARCHIVIO MENA MANCA | DARIO COSSU - FOTO JACOB SCHWEIZEROMAR LUGAS (PAG. 1, 4, 5 FOTO IN ALTO)ALESSANDRA NASTI (PAG. 5 FOTO IN BASSO)

STAMPATO DA |

GRAFICHE EDITORIALI SOLINAS – NUORO

RINGRAZIAMENTI | ROBERTO BRUNDU, CARLO CAMEDDA, MARIO CARRUS, PEPPINA CASTANGIA, FRANCESCO CIRCU, ANTONIO COA, PEPPINO COSSU, LUCIANO FIRINU, MARIOLOI, ANTONIO MANCA, CELESTE MANCA, CHIARA MANCA, MARISA MIRAI, FRANCESCO MURONI, MATTIA MURONI, MICHELANGELO MURONI, PIERANGELOPINNA, ALDO PIRAS, FERDINANDO PIRAS, RITA PODDI, SIRIO PORCU, TEODATTO SIMBULA, ANGIOLETTA SPANU, PEPPINO SPANU, TATANO SPANU, ANNARITAZOCCHEDDU, PER ESSERE STATI MEMORIA STORICAANGELO SPANU PER LA COLLABORAZIONEMARIUCCIA MUREDDU PER LA DISPONIBILITÀ PROFUSA NEL COLMARE LE LACUNEE TUTTI COLORO CHE A VARIO TITOLO HANNO CONTRIBUITO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTA PUBBLICAZIONE

© 2010 A.M.P. PENISOLA DEL SINIS - ISOLA DI MAL DI VENTRE / ITALIA NOSTRA ONLUS

Per la capacità di coniugare la tutela del patrimonio naturale con la valorizzazione dellerisorse turistiche del territorio, l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal diVentre (Ente Gestore il Comune di Cabras) è stata designata dal Dipartimento per loSviluppo e la Competitività del Turismo - Presidenza del Consiglio dei Ministri DestinazioneEuropea di Eccellenza tra le aree protette, ufficialmente riconosciuta e premiata dallaCommissione Europea in occasione del Forum Europeo del Turismo 2009.

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INDICE

> PREMESSA

> INTRODUZIONE

> I LUOGHI DELLA PESCA

> LE TECNICHE

> GLI STRUMENTI

> L’ORGANIZZAZIONE

> IL COMMERCIO DEL PESCATO

> ALLEGATI

RICETTARIO

ELENCO PESCATO

INTERVISTE E ANEDDOTI

> BIBLIOGRAFIA

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4 - IMBARCAZIONI DELLA FLOTTA PESCHERECCIA DELLA MARI-NERIA DI CABRAS

PAGINA PRECEDENTE- PORTICCIOLO DI TORREGRANDE

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PREMESSA

Quando a Cabras si parla di pesca, non si può che pensare allo stagno, alle lagune, ma ancheal mare aperto. Un settore fondamentale per il nostro territorio, basti pensare che vanta la flotta peschereccia piùnumerosa della Sardegna, e che ha indubbie potenzialità, le quali, se adeguatamente sviluppate,non possono che migliorare e incentivare le condizioni socio economiche della intera comunità. Sono evidenti le forti trasformazioni che le metodologie di pesca hanno subito nel corso del tempo, adopera, sia delle attrezzature per la pesca nel mare “vivo”, nonché delle tecniche di pesca nello stagno.É nello stagno, infatti, che si sono verificate le più ingenti trasformazioni sia per quanto attiene l’or-ganizzazione sia per quanto riguarda le metodologie e le attrezzature. Inoltre, da un’attenta analisi delle diverse forme di associazionismo in cui si sono raggruppati ipescatori, e delle zone in cui essi prevalentemente operano, si evince che il pescatore di Cabrasesercita la sua attività indifferentemente sia in mare “vivo” sia nello stagno e, dunque, le esperienzematurate in ambito lagunare sono esperienze applicabili anche in mare vivo. Il pescatore di Cabras si è visibilmente “evoluto”, poiché da un’organizzazione di tipo feudale, carat-terizzata da una gestione padronale, è passato ad un’organizzazione di tipo cooperativistica spe-cializzandosi in quella prettamente consortile, atta a meglio gestire la pesca nello stagno. I periodi di crisi ambientale che si sono riflessi sulla economia produttiva dello stagno hanno fattomaturare, nelle coscienze dei pescatori, la necessità di trasformarsi da semplici raccoglitori inimprenditori ed il consorzio è divenuto una vera e propria azienda. In quest’ultimo periodo nume-rosi sono stati gli investimenti, dalla costruzione di laboratori per la trasformazione dei prodotti dellapesca, alla realizzazione di un ittiturismo e di strutture pilota per l’allevamento di mitili. In tal modo, nell’attuazione della lavorazione e trasformazione dei prodotti della filiera del muggi-ne, i pescatori sono divenuti camerieri, cuochi, responsabili di sala, di magazzino, addetti alle lavo-razioni inserendosi prepotentemente nell’ambito della multifunzionalità e nella diversificazione dellosforzo di pesca. Va da sé che forti di una simile esperienza, attuare la diversificazione dello sforzo di pesca in mare“vivo” risulti oramai molto semplificato. Ma non solo, il dialogo costante con i pescatori locali haportato, nell’ultimo periodo, a definire un percorso condiviso per la gestione sostenibile dei ricci dimare, grazie al quale si è riusciti ad ottenere per i pescatori ottanta autorizzazioni che consentonol’esercizio dell’attività subacquea professionale nell’Area Marina Protetta. Un risultato straordinario che assume un’importanza ancora più intensa se si pensa che una trenti-na di pescatori potranno esercitare l’attività di pesca subacquea professionale anche in tutto il mareterritoriale della Sardegna. Questa nuova situazione porterà, nel breve termine, alla realizzazionedella filiera del riccio di mare dell’Area Marina Protetta. Un altro traguardo importante verso la piena e concreta multifunzionalità anche della pesca inmare a Cabras.

Questo libro è dedicato a tutti i cabraresi che con il loro quotidiano lavoro hanno contribuito allo svi-luppo del settore della pesca nel nostro territorio, ma soprattutto a tutte quelle persone che amano erispettano il nostro mare.

MARIO ATZORI - Assessore alla Pesca CRISTIANO CARRUS - Sindaco di Cabras

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PREMESSA

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6 - DAL PORTICCIOLO DI TORREGRANDE PARTONO LE

IMBARCAZIONI PER LE ATTIVITÀ DI PESCATURISMO.

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PREMESSA

PREMESSA

La pesca negli stagni e in mare ha rappresentato da sempre un’enorme risorsa per le popolazionilocali, le quali, fin dall’antichità, esercitavano tale attività non solo allo scopo di consumo diretto maanche per il baratto con altri prodotti o per la vendita.Nel territorio di Cabras, dominato dalla presenza dell’acqua, la pesca ha assunto una notevoleimportanza sia dal punto di vista dei metodi che delle tecniche impiegate. Il progetto O.s.p.i.te. “Organizzazione dei servizi di pesca e turismo integrati nel territorio”, al qualesi ispira questa pubblicazione, dedicata interamente alla pesca, si propone quale obiettivo gene-rale lo sviluppo ed il potenziamento delle attività di pesca e turismo nonché la valorizzazione dellacultura, dei mestieri e dei prodotti della marineria locale.Questa pubblicazione nasce dunque con l’intento di valorizzare i saperi ed i mestieri della pescalocale per farne patrimonio comune ed accessibile alla conoscenza di tutti. In particolare, si propone di trasferire alle generazioni future quei valori dell’identità cabrarese chepiù di altri connotano le radici storico - culturali della comunità, oltre che rappresentare un contri-buto originale alla promozione dell’offerta culturale locale in chiave turistica. La memoria storica della pesca in mare e negli stagni viene riassunta sapientemente con l’obiettivodi ricostruire le condizioni storiche, culturali e sociali, soprattutto, con riferimento all’evoluzione deimetodi, delle tecniche e degli strumenti di cattura. Un percorso antropologico ed etnografico teso al recupero e alla valorizzazione delle esperienze,conoscenze, abilità e competenze dell’arte del pescare, maturate nel corso dei diversi decenni, finoalla illustrazione degli attuali sistemi di pesca più attenti e responsabili, presupposto indispensabilequest’ultimo per garantire la riduzione dello sforzo di pesca.In tale ottica, si colloca la multifunzionalità della pesca, cioè la capacità del settore di dare originea produzioni congiunte e, in virtù di questo, di contribuire a raggiungere contemporaneamentediverse funzioni o obiettivi sociali, economici e ambientali (gestione sostenibile delle risorse, preser-vazione della biodiversità, mantenimento della vitalità economica e sociale delle zone di pesca,eccetera).Essa può costituire dunque un elemento di valore strategico per lo sviluppo del settore e un’impor-tante opportunità economica per le imprese di pesca locali.A Cabras la multifunzionalità è da tempo una realtà che ha assunto i nomi di pescaturismo e itti-turismo, attività queste integrative del reddito dei pescatori e capaci di sostenere la diversificazionedella pesca e, al contempo, di ridurre lo sforzo di pesca, all’insegna della piena sostenibilitàambientale, economica e sociale.

LORENZO MASCIA - Direttore A.M.P.

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8 - FINE ANNI 60’ IL CANALE DI MISTRAS PORTA I PESCA-TORI VERSO IL GOLFO.- PICOLO PUNTO DI ATTRACCO IN LOCALITÀ SU SICCU.

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INTRODUZIONE

Fino a metà Novecento, parlare della pesca a Cabras, evocava immagini dei fassonis, dellaPeschiera, dei muggini e delle sue lagune. Dal dopoguerra in poi invece, il comparto della pesca in mare, affiancandosi a quello dello stagno,ha vissuto un'evoluzione tale da essere ritenuto oggi una voce importante nell'ambito dell'economialocale, arrivando a vantare una delle marinerie più grandi della Sardegna.Quest’opera è nata con lo scopo di descrivere, analizzare ma soprattutto valorizzare il compartodella pesca in mare e la sua costante evoluzione. Grazie al contributo degli intervistati è stato pos-sibile testimoniare la profonda trasformazione avvenuta negli ultimi sessanta anni della pesca inmare: attraverso la ricostruzione dei luoghi, dei mezzi, dell’organizzazione della pesca e degli stru-menti dalle origini fino ai nostri giorni. Un importante approfondimento riferisce sulla varietà di pesciche popolano la nostra costa, sulla commercializzazione del prodotto, nonché sulle tecniche dipesca sotto costa e sulla diffusione odierna dell’ittioturismo e della pescaturismo.Valorizzare i saperi, i mestieri e i sapori della marineria locale, ha significato anche dedicare unasezione alla raccolta di ricette tradizionali e odierne che hanno come base il pescato dei nostri mari.Per secoli la pesca in mare è stata praticata utilizzando tecniche e strumenti collaudati negli stagni;le imbarcazioni ricalcavano le stesse forme e gli stessi materiali: addirittura, fino agli anni '50 delNovecento, alcuni pescatori utilizzavano su fassoni nei pressi di Su Siccu. Questa contaminazione non ha interessato il settore dell’organizzazione, in quanto la pesca nellalaguna era sottoposta dai baroni a un sistema di tipo feudale, mentre l'equipaggio di mare sotto-stava a su meri de s'aina, il proprietario dell'imbarcazione e della strumentazione in genere, oppu-re il pescatore esercitava individualmente su piccole imbarcazioni.Esisteva in passato questo filo conduttore tra lo stagno e il mare in cui transitavano esperienze, stru-menti, materiali e uomini: per arrotondare il reddito o nei periodi di fermo molti tra i pescatori dellostagno si riversavano in mare. Era una pesca dagli esiti modesti a causa dell'uso di una strumenta-zione semplice, inadatta ad affrontare le intemperie e la forza del vasto mare oltre il Golfo diOristano. E sempre la modestia dei mezzi a disposizione, impediva la cattura di grandi quantitatividi pescato, difficili da trasportare fino ai mercati del circondario e oltre. Dal dopoguerra in poi, la pesca negli stagni e quella in mare ambiscono a prospettive divergenti:nello stagno iniziano i fermenti di una lotta che tende a svincolarsi da una gestione padronale eprivata per imporre il concetto di bene comune; in mare le prime barche a motore inauguranonuove aree di pesca andando oltre il Golfo, doppiando il Capo San Marco e Capo Frasca. Ai pescatori de mariu, di Golfo, si aprono nuove potenzialità verso i maris de foras, supportate dal-l'innovazione tecnologica e dallo spirito imprenditoriale che si fa necessità, alla ricerca di un gua-dagno che vada oltre la mera sopravvivenza, possibile anche grazie agli aiuti statali. Tale evoluzione ha portato la pesca in mare a divenire una risorsa significativa nell’economia delpaese, accompagnando e sostenendo lo sviluppo socio-culturale dell’intero territorio, e riconfigu-rando il ruolo del pescatore all’interno della comunità. I pescatori hanno sempre avuto una posizione determinante nella nostra società, costituendo, insie-me agli agricoltori, uno dei fondamentali perni: custodi di tradizioni ed esperienze, figure caratteri-

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INTRODUZIONE

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stiche e tipiche del nostro paese; spesso portatori di istanze sociali, che hanno permesso una mag-giore apertura alle problematiche inerenti diritti e doveri del loro comparto, valevoli ancora oggi.Accanto ad essi, è importante sottolinearlo, un ruolo rilevante avevano le loro famiglie. Infatti l’inte-ro nucleo familiare costituiva una sorta di impresa in cui ciascuno aveva una funzione definita. Se al pescatore spettava il compito di andare per mare a srappai o palamitare, ai bambini più pic-coli venivano affidate mansioni di corollario all’attività di pesca. Un ruolo importante infine aveva-no le donne della famiglia, depositarie di conoscenze e competenze spesso poco riconosciute, il cuiapporto risultava determinante e indispensabile all’organizzazione della pesca: addette all’orditurae riparazione delle reti, provvedevano ad amministrare l’economia domestica, anche tramite unarete di conoscenze su cui poggiava il commercio porta a porta del pescato.Oggi la pesca sta vivendo un periodo di forte crisi, causata dalla diminuzione del pescato e soprat-tutto dalla difficoltà a formare una nuova generazione di pescatori, più attratti da altre professioni.Nell'ultimo decennio alcuni pescatori hanno dimostrato la loro versatilità, reinventando il propriolavoro in favore della ricettività turistica intesa a proporre a chi non è del mestiere, tramite l'ittioturi-smo e la pescaturismo, una tipica giornata lavorativa a bordo delle proprie imbarcazioni. La pescaodierna può assumere dunque dei connotati più turistici, con parentesi nella quale la propria cul-tura e le proprie origini possono divenire strumenti di lavoro e di sviluppo.

GLI AUTORI DELLA RICERCA*

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INTRODUZIONE

PUNTI DI ATTRACCO NEL GOLFO DI ORISTANO

- LE BARRACCAS MANNAS A TORREGRANDE LUOGO DI

APPRODO DEI PESCATORI DOTATI DI BARCHE DI MEDIA-GRANDE DIMENSIONE.- PUNTO DI APPRODO AL VILLAGGIO DI MARCEDDÌ.

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I LUOGHI DELLA PESCA

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14 - LA FOCE DEL TIRSO- IS BARRACCHEDDAS DE SU SICCUPAGINA PRECEDENTE

- SU SICCU LUOGO STRATEGICO DI APPRODO PER LA

PESCA COSTIERA

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I LUOGHI DELLA PESCA

Fino agli anni 50 del Novecento l’attività di pesca a Cabras, si è svolta prevalentemente negli sta-gni e paludi circostanti e all’interno del Golfo di Oristano. Su crabarissu nasce come pescatore dilaguna ma, con il passare degli anni, l'innovazione tecnologica e l'esigenza di reperire nuove areepescose, lo porterà ad esplorare zone a lui sconosciute.Durante questa fase il pescatore sfrutta le stesse tecniche utilizzate per la pesca lagunare adattan-dole al nuovo contesto del mare aperto. Alle vecchie conoscenze se ne affiancheranno subito dellealtre dettate dall'esperienza, dalle nuove necessità che il mare richiede e dal confronto con altremarinerie, soprattutto algheresi e ponzesi, che frequentavano le coste del Sinis. E' a loro che si devel'introduzione di strumenti e di tecniche di pesca innovative, come ad esempio i gabbiotti o le nasseusati per la pesca dell'aragosta, che oggi sono diventati uno dei punti di forza della marineriacabrarese.La pesca in mare rappresenta una vera e propria svolta per l'intera comunità. Vedrà infatti la nasci-ta di nuovi luoghi di pesca che influenzeranno non solo l'economia ma anche gli usi e i costumidella tradizione locale.Questi nuovi scenari riguarderanno, in un primo momento solo la pesca praticata nelle coste inter-ne al Golfo di Oristano, le cui peculiarità suggerirono i toponimi che tutt'oggi sopravvivono: il trattod'acqua denominato S'Aresti, ovvero selvatico e poco accessibile, presenta un fondale impervio cheimpedisce la pesca a strascico; nel sito di Su 'Oi Mannu, letteralmente il grande bue, ai giovanipescatori si raccomandava particolare attenzione, in quanto poteva comparire dal nulla SuCrapitaiu, entità irreale e misteriosa, che probabilmente altri non era se non un grosso bue celatodalle tenebre. Ancora oggi infatti nei campi prossimi alla foce del Tirso pascolano mandrie di buoi.Capitava raramente che l'equipaggio si allontanasse dalla costa per avventurarsi in luoghi ignoti ozone inesplorate. Fatto questo che rimarca un temperamento prudente e rispettoso nei confronti delmare che da sempre ha caratterizzato i pescatori cabraresi.Naturalmente a questo va aggiunta la mancanza dei mezzi meccanici sia per il commercio delpescato che per il trasposto degli equipaggi. Solo qualche fortunato disponeva di una bicicletta odi una motocicletta, e gli spostamenti via terra avvenivano per la maggior parte a piedi con con-seguenti disagi per il raggiungimento delle coste più distanti.Il tragitto era molto lungo per esser affrontato ogni giorno, dunque i pescatori erano costretti a crea-re alloggi di fortuna dove trascorrere il tempo necessario allo svolgimento delle attività di pesca.Nel litorale cabrarese sorgevano numerose capanne, barraccas, che fungevano da ricovero per l’at-trezzatura e rifugio per i lavoratori. Raggruppate nei punti strategici lungo la costa, formavano deivillaggi temporanei ubicati, partendo da Nord, a Su Pallosu, Portu Suedda, entrambi fuori dal Golfoe Mari Mottu, Su Siccu, Torregrande, Marceddì, all'interno del Golfo. Costruire sa barracca in unpunto della costa, sottindendeva scegliere una precisa tecnica di pesca: nel villaggio di Su Siccu,costituito da 21 capanne, come si diceva anche giocando a tombola, 21 i' barraccheddas de SuSiccu, erano insediati pescatori muniti di barche a fondo piatto, che svolgevano la loro attività quasiesclusivamente nei bassi fondali lungo costa. Le Barracas Mannas di Torregrande, ospitavano inve-ce prevalentemente pescatori che svolgevano attività di pesca col supporto di barche di media-

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I LUOGHI DELLA PESCA

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grande dimensione, soprattutto a motore.Le capanne erano costituite da una struttura portante, su spinai, costituita da grossi pali di legno, untelaio di canne sulle quali si intrecciava il materiale vegetale detto cruccuri, il falasco.La dimensione era di circa 6m x 4,5m ed era costituita da un unico ambiente dove il pescatore tro-vava rifugio temporaneo per sé e per la sua attrezzatura.Lo spazio dunque era studiato affinché ogni dettaglio fosse funzionale: al suo interno vi era esclu-sivamente lo spazio utile per un letto, ricavato dall’incrocio dei pali di struttura e intrecciato con dellecanne. Al di sotto del letto veniva riposta la legna da ardere mentre nel palo trasversale venivanoappesi vari attrezzi quali is fruscias, le fiocine.Una costruzione molto semplice ma essendo costituita di solo materiale vegetale, soggetta a peri-coli. Durante il Secondo Conflitto Mondiale allorché venne bombardata Milis e alcune zone costie-re dell’oristanese, 12 capanne vennero bruciate con delle pallottole incendiarie, mettendo in seriopericolo i pescatori che le abitavano.I pescatori sostavano a Su Siccu esclusivamente nel periodo estivo che andava da Maggio aSettembre e, al termine della stagione, pagavano s’arrendu, un tributo che consentiva loro la pescanello stagno durante l’inverno, alternando così la tipologia di pesca a seconda della stagione.Anche a Torregrande erano presenti in larga misura le capanne caratterizzate dai medesimi mate-riali e moduli costruttivi già citati.Purtroppo andarono distrutte a seguito di un incendio negli anni ’60 ma vennero subito sostituiteprima con dei magazzini in cemento e mattoni per la custodia dell’attrezzatura, e successivamentecon vere e proprie abitazioni in cui il pescatore vi si trasferiva nei mesi estivi: da insediamento tem-poraneo per il ricovero attrezzi e rifugio, divennero un vero e proprio nucleo abitativo per pescato-ri e famiglie.Delle iniziali capanne ne restarono solo tre, di cui due appartenenti alla famiglia Lai e una aiTilocca, famiglia algherese solita insediarsi nelle nostre coste per la pesca all’aragosta a partiredalla primavera.Oggi non resta che il ricordo di tali abitazioni poiché demolite negli anni Ottanta.Dopo la metà degli anni ’60 la presenza di grosse imbarcazioni nella flotta peschereccia cabrare-se, ha permesso l'esplorazione del mare fuori dal Golfo, i maris de foras. I grandi pescherecci face-vano più volte il giro della Sardegna per esercitare la pesca, soprattutto nelle coste tra Arbatax eS.Teresa, privilegiando la costa ritenuta migliore, quella di Siniscola. In questi ultimi anni alcuni pescatori intraprendenti praticano la pesca in zone molto distanti, anchefuori dal territorio italiano e stanno in mare per diversi giorni, in alcuni casi settimane prima di rien-trare in porto.

16 PAGINA SUCCESSIVA

- MAPPA DEI LUOGHI DELLA PESCA DENTRO IL GOLFO

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I LUOGHI DELLA PESCA

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PESCA DENTRO IL GOLFO(principalmente d'inverno)

N. Luogo dellapesca

Dove Tempi Fondale Pesci Pesca ieri Pesca oggi

1Capo San Marco Capo San

MarcoInverno

Alghe posido-nia; pareticoralligenemiste a roccia

Sogliola, polpo,murena, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia,

scorfano

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pesca

dei ricci e di i' mazzigonis

La pesca in costaè vietata; reti da posta

2 Sa punt'e Santu

'Anni

SanGiovanni diSinis

InvernoAlghe posido-nia; pareticoralligenemiste a roccia

Muggini,sogliola,polpo, murena, tri-glia, calamaro, surel-lo sgombro, gambe-retti, gamberoni, sep-

pia, scorfano

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pesca

dei ricci e di i' mazzigonis

La pesca in costaè vietata; reti da posta

3Turri 'eccia Torre

vecchia Inverno

Alghe posido-nia; pareticoralligenemiste a roccia

Sogliola, polpo,murena, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti, gamberoni, seppia,

scorfano

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pesca

dei ricci e di i' mazzigonis

La pesca in costaè vietata; reti da posta

4Sa passada deMuru Mannu

Su MuruMannu(San

Giovanni diSinis)

InvernoAlghe; posi-donia; pareticoralligenemiste a roccia

Sogliola, polpo,murena, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti, gamberoni, seppia,

scorfano

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pesca

dei ricci e di i' mazzigonis

La pesca in costaè vietata; reti da posta

5Mari mottu Mare

MortoInverno Fangoso e

sabbioso

Sogliola, polpo,murena, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti, gamberoni, seppia,

scorfano

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pescadei ricci e di i' mazzigonis e bucconis

La pesca in costaè vietata;

reti da posta,nasse

6Zinniga manna Tra Mare

Morto e Sa saiedda

Inverno Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo,murena, triglia, cala-maro, surello,

sgombro, gamberetti, gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pescadei ricci e di i' mazzigonis e bucconis

La pesca in costaè vietata;

reti da posta,nasse, palamito

7Sa preda

All'ingressodi Mistrasverso SanGiovanni

Inverno Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo,murena, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti, gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su poig-giu solo d'inverno per pesci di fondaliduri vicino alle alghe; a bomboai (is cra-barissus); a paramittu; a fraccai (da luglioa settembre); sa pisca a fascittus (70-80anni fa); sa pisca cun sa lampàda; pescadei ricci e di i' mazzigonis e bucconis

Reti da posta;nasse, palamito

18

Page 20: La pesca in mare a Cabras - areamarinasinis.it · La memoria storica della pesca in mare e negli stagni viene riassunta sapientemente con l’obiettivo di ricostruire le condizioni

19

I LUOGHI DELLA PESCA

8Sa saiedda / a porenti /Toaingiu

Tra Su Siccue Mistras

InvernoFangoso esabbioso

Sogliola, polpo, mure-na, triglia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia,arselle (cocciua lada)(maggio-giugno)

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa pisca

cun sa lampàda; pesca dei ricci e di i' maz-zigonis e bucconis

La pesca incosta è vietata;reti da posta,nasse

Su cambighedduCanale naturale di 4 metri di larghezza, piccolo porto di mare, utilizzato come approdo sicuro per

ormeggiare le barche. Scomparso dopo la costruzione del canale scolmatore

9Su Siccu Su Siccu Inverno

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, mure-na, triglia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa pisca

cun sa lampàda; pesca dei ricci e di i' maz-zigonis e bucconis

La pesca incosta è vietata;reti da posta,nasse

Su staieddu Toponimo in uso prima della costruzione del canale scolmatore

S'arriu de fruì Alimentava su staieddu prima della costruzione del canale scolmatore

10Su truncu de is

FeurrasCanale diSa Madrini

Fangoso esabbioso

Spigole, orate, sparlot-te, muggini, anguille,

vongole

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa pisca

cun sa lampàda; pesca dei ricci e di i' maz-zigonis e bucconis

Reti da posta;palamito,nasse

11Sa Madrini Sa Madrini Inverno Fangoso e

sabbioso

Sogliola, polpo, mure-na, triglia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia,arselle (cocciua lada)(maggio-giugno), scor-fano, anguilla (duran-te is temporadas danovembre a gennaio)

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa pisca

cun sa lampàda; pesca dei ricci e di i' maz-zigonis e bucconis

Reti da posta;palamito,nasse

12Sa 'ucch'e saMadrini /Su mariellu

Primavera- estate -invernose iltempo lo per-metteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, mure-na, triglia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia,arselle (cocciua lada)(maggio-giugno), scor-fano, anguilla (duran-te is temporadas danovembre a gennaio)

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda; pesca dei ricci e di

i' mazzigonis e bucconis

Reti da posta;palamito,nasse

13Cuguzzu

Tra il por-ticciolo e lebaracche diTorregrande

Primavera- estate -invernose iltempo lo per-metteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda; pesca dei ricci e di

i' mazzigonis e bucconis

Reti da posta;palamito,nasse

14Sa boa

La boapresso ilBeach bar

Primavera- estate -invernose iltempo lo per-metteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaiga solod'estate in fondali sabbiosi, su poiggiu solod'inverno per pesci di fondali duri vicino allealghe; a bomboai (is crabarissus); a para-mittu; a fraccai (da luglio a settembre); sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa pisca

cun sa lampàda

Reti da posta;palamito,nasse

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15S'ungroni mannu Tra villa

Baldino e ilristorante Il Pescatore

Primavera -estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, tri-glia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda

Reti da posta;palamito, nasse

16Su tramazzeddu Tra la torre

e l'Hotel delsole

Primavera -estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo,murena, triglia,calamaro, surello,sgombro, gambe-

retti, gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda

Reti da posta;palamito, nasse

17Sa boa La boa pres-

so lacolonia diTorregrande

Primavera -estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, tri-glia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda

Reti da posta;palamito, nasse

18Sa colonia La colonia di

Torregrande

Primavera -estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, tri-glia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda

Reti da posta

19S'aresti Il Pontile Primavera -

estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, tri-glia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda

Reti da posta

20Sa fragia Tra l'Hotel

del sole e lafoce

Primavera -estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, tri-glia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda

Reti da posta

21Sa 'ucch'e frumini Foce del

fiume

Primavera -estate - invernose il tempo lopermetteva

Fangoso esabbioso

Sogliola, spigola,orate, muggini,polpo, triglia, cala-maro, surello,

sgombro, gambe-retti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'inver-no per pesci di fondali duri vicinoalle alghe; a bomboai (is craba-rissus); a paramittu; a fraccai (daluglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa piscacun sa lampàda pesca dei

Cannolicchi (arrasoieddas) con unfil di ferro

Reti da posta

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I LUOGHI DELLA PESCA

22Su 'Oi / Su'Oi mannu

Andandoverso ilTirso, sullasinistra

Sa bindigada: tuttal'estate a partiredalla Quaresima;solo nella bella sta-gione; d'inverno ilvento non permette-va di arrivarci

Fangoso esabbioso

Sogliola, spigola,orate, muggini, polpo,triglia, calamaro,surello, sgombro,gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su

poiggiu solo d'inverno per pesci di fon-dali duri vicino alle alghe; a bomboai(is crabarissus); a paramittu; a fraccai(da luglio a settembre); sa pisca a

fascittus (70-80 anni fa); sa pisca cunsa lampàda; pesca dei ricci e mazzigo-

nis

Reti daposta

23Abbarossa Tra la foce

del Tirso eil canale diPesaria

Sa bindigada: tuttal'estate a partiredalla Quaresima;solo nella bella sta-gione; d'inverno ilvento non permette-va di arrivarci

Fangoso esabbioso

Sogliola, spigola,muggini, sparlotte,orate, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia

Reti da posta e a strascico; pesca delleanguille con su poiggiu (durante istemporadasa da metà novembre agennaio); a paramittu; a fraccai; a fri-ghigiai; sa pisca a fascittus (70-80 anni

fa); sa pisca cun sa lampàda;

Reti daposta

24Pesaria Pesaria

Sa bindigada: tuttal'estate a partiredalla Quaresima;solo nella bella sta-gione; d'inverno ilvento non permette-va di arrivarci

Fangoso esabbioso

Sogliola, spigola,muggini, sparlotte,orate, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su

poiggiu solo d'inverno per pesci di fon-dali duri vicino alle alghe; a bomboai(crabarissus); a paramittu; a fraccai; sapisca a fascittusu (70-80 anni fa); sa

pisca cun sa lampàda;

Reti daposta

25Sassu Dopo il

porto indu-strialeversoArborea

Sa bindigada: tuttal'estate a partiredalla Quaresima;solo nella bella sta-gione; d'inverno ilvento non permette-va di arrivarci

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia,sparlotta nelle alghe,mormora nella sabbia

Reti da posta e a strascico; a paramittu;paramittu po sparedda e mummullonisiprincipalmente; pesca delle anguille consu poiggiu (durante is temporadasa dametà novembre a gennaio); a paramit-tu; a fraccai; a frighigiai; sa pisca afascittus (70-80 anni fa); sa pisca cun

sa lampàda

Reti daposta

26Su canai desu fusu

Dopo ilporto indu-strialeversoArborea

Sa bindigada: tuttal'estate a partiredalla Quaresima;solo nella bella sta-gione; d'inverno ilvento non permette-va di arrivarci

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia,sparlotta nelle alghe,mormora nella sabbia

Reti da posta e a strascico; a paramittu;paramittu po sparedda e mummullonisiprincipalmente; pesca delle anguille consu poiggiu (durante is temporadasa dametà novembre a gennaio); a paramit-tu; a fraccai; a frighigiai; sa pisca afascittus (70-80 anni fa); sa pisca cun

sa lampàda

Reti daposta

27Mracceddì Marceddì

Sa bindigada: tuttal'estate a partiredalla Quaresima;solo nella bella sta-gione; d'inverno ilvento non permette-va di arrivarci

Fangoso esabbioso

Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia,sparlotta nelle alghe,mormora nella sabbia

Reti da posta e a strascico; a paramittu;paramittu po sparedda e mummullonisiprincipalmente; pesca delle anguille consu poiggiu (durante is temporadasa dametà novembre a gennaio); a paramit-tu; a fraccai; a frighigiai; sa pisca afascittus (70-80 anni fa); sa pisca cun

sa lampàda

Reti daposta; pala-mito.

Oggi la zonaè frequenta-ta per lo piùdai pescatoridi Terralba eda qualcunodi Marrubiu.

28

Sa Frasca /Sa punta desa frasca

CapoFrasca

Inverno se il tempolo permetteva / Sabindigada: tutta l'e-state a partire dallaQuaresima; solonella bella stagione

Roccioso Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia

Sa Tonara (algheresi)Reti da posta; reti a strascico: sa sciaigasolo d'estate in fondali sabbiosi, su

poiggiu solo d'inverno per pesci di fon-dali duri vicino alle alghe; a bomboai(crabarissus); a paramittu; a fraccai; sapisca a fascittus (70-80 anni fa); sa

pisca cun sa lampàda

Reti daposta; pala-mito

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N. Villaggi a terra Dove Descrizione

1 Mari mottu Mare Morto Piccola comunità di pescatori e di famiglie di pescatori.

2I' barraccheddasa

de Su Siccu

Su Siccu21 baracche (giocando a carte o a tombola si dice: “21 i barraccheddas de Su Siccu”).Possibilità di tirare a terra i chiattini. Ancora oggi alcuni lasciano la barca a Su Siccu

3I' barraccasa mannasa

de marìu

Torregrande Oggi non c'è più il villaggio dei pescatori ma c'è il porticciolo dove la maggiorparte dei pescatori ormeggia le imbarcazioni.

4 Pesaria Pesaria Capanna del guardiano dei padroni di peschiera

5 Mraceddì Marceddì

6Sa Frasca /

Sa punta de sa frasca

Capo Frasca Gli algheresi facevano la pesca con le nasse e la pesca al tonno, sa tonara; avevano nella punta di Capo Frasca una capanna.

zona

Su canai GolfoEstate / Inverno Pareti rocciose;

alghe; posidonia,

pareti corallige-ne miste a roc-

cia

Sogliola, polpo, triglia,calamaro, surello,sgombro, gamberetti,gamberoni, seppia,pagelli, zerri

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'in-verno per pesci di fondali durivicino alle alghe, su gangu neifondali duri con alghe; a bom-boai (crabarissus); a paramittu;a fraccai (da luglio a settembre);sa pisca a fascittusu (70-80 annifa); sa pisca cun sa lampàda;pesca dei ricci e mazzigoni;pesca del corallo (su cristu)

Reti da posta; pala-mito

zona

Le secche GolfoEstate / Inverno Alghe; posido-

nia, pareticoralligenemiste a roccia

Saraghi, sogliola,polpo, triglia, calamaro,surello, sgombro, gamberetti,

gamberoni, seppia,murene, scorfani

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'in-verno per pesci di fondali durivicino alle alghe; a bomboai(crabarissus); a paramittu; a

fraccai (da luglio a settembre);sa pisca a fascittusu (70-80 annifa); sa pisca cun sa lampàda;pesca dei ricci e mazzigònis

La pesca in costa èvietata; reti daposta, palamito

zona

Is artinas Arrivanosino all'en-trata diMistras

Estate / Inverno Tratti di maredove manca lavegetazio-

ne delle posi-donie

Spigole, orate, muggini,sparlotte, sogliola,

polpo, triglia, calamaro,surello, sgombro, gamberetti,

gamberoni, seppia

Reti da posta; reti a strascico: sasciaiga solo d'estate in fondalisabbiosi, su poiggiu solo d'in-verno per pesci di fondali durivicino alle alghe; a bomboai(crabarissus); a paramittu; a

fraccai (da luglio a settembre);sa pisca a fascittusu (70-80 annifa); a pisca cun sa lampàda;pesca dei ricci e mazzigònis

La pesca in costa èvietata; reti daposta, palamito

APPRODI A TERRA / VILLAGGI / RICOVERO ATTREZZI

*in s'azz'e sreba, tra l'erba fine e quella grossa, tra la Cymodocea e la Poseidonia, due Fanerogame marine delMediterraneo;**is arrafinus, giornate limpide ma di gelo – pieno inverno, sono le secche di gennaio, 10 – 15 giorni di calmaassoluta, si pescavano i mazzigonisi.

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- MAPPA DEI LUOGHI DELLA PESCA FUORI DAL GOLFO

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I LUOGHI DELLA PESCA

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PESCA FORI DAL GOLFO

(principalmente d'estate)

N. Luogo dellapesca

Dove Tempi Fondale Pesci Pesca ieri Pesca oggi

1Su Pallosu Su Pallosu

Maggiormentein Primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,orate, spigole, triglie,muggini, scorfani, den-tici, paraghi, pagelli,gronghi, murene, ara-goste, polpi,ricci

Arezzas, paramittu posa sparedda, a bom-boai (reti, palamitoper sparlotte, bombe

artigianali)

Reti da posta, palamito,nasse. La zona è oggifrequentata per lo piùdai pescatori di Riola

Sardo, Baratili, Narbolia eSan Vero Milis

2 Cabu mannu Capo Mannu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,orate, spigole, triglie,muggini, scorfani, den-tici, gronghi murene,

ricci

Arezzas, paramittu posa sparedda, a bom-boai (reti, palamitoper sparlotte, bombe

artigianali)

Reti da posta, palamito,nasse. La zona è oggifrequentata per lo piùdai pescatori di Riola

Sardo, Baratili, Narbolia eSan Vero Milis

3Putzu idu Putzu idu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,orate, spigole, triglie,muggini, scorfani,murene, polpi, ricci

Arrezzas, paramittupo sa sparedda, satonara (algheresi)(reti, palamito persparlotte, tonnaradegli algheresi)

Reti da posta, palamito,nasse. La zona è oggifrequentata per lo piùdai pescatori di Riola

Sardo, Baratili, Narbolia eSan Vero Milis

4*Su tingiosu Su tingiosu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,

salpe.Arrezzas, paramittu, a

bomboai (reti, palamito, bombe

artigianali)

Reti da posta, palamito,nasse

5*Portu suedda Portu Suedda

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, gronghi murene,

ricci

Arrezzas, paramittupo sa sparedda(reti, palamito per

sparlotte)

Reti da posta, palamito,nasse

6*Mari ermi Mari ermi

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, gronghi murene,

ricci

arrezzas, paramittu,allegusta cun su

coppu (reti, palamito, pescadell'aragosta con ilcoppo dalla riva)

Reti da posta, palamito,nasse

7

*Is aruttas Is aruttas Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, gronghi murene,

ricci

Arrezzas, paramittu,allegusta cun su

coppu (reti, palamito, pescadell'aragosta con ilcoppo dalla riva)

Reti da posta, palamito,nasse

8*Su cungiadeddu Presso Seu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-

ni, cernie

arrezzas, paramittu, abomboai

(reti, palamito, bombeartigianali)

Dal 1985 al 1995 pescadei datteri nelle grotte ditufo bianco a 12-15

metri dove c'è poca luce; Reti da posta, palamito,

nasse

9*Is Caogheddas Presso Seu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, gronghi, murene,

ricci

Arrezzas, paramittu, abomboai

(reti, palamito, bombeartigianali)

Dal 1985 al 1995 pescadei datteri nelle grotte ditufo bianco a 12-15

metri dove c'è poca luce; Reti da posta, palamito,

nasse

*Seu SeuMaggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, gronghi, murene,

ricci

Arrezzas, paramittu, abomboai

(reti, palamito, bombeartigianali)

Dal 1985 al 1995 pescadei datteri nelle grotte ditufo bianco a 12-15

metri dove c'è poca luce; Reti da posta, palamito,

nasse

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I LUOGHI DELLA PESCA

11*S'Ungroni de Seu Presso Seu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, cernie, gronghi,murene, ricci

Arrezzas, paramittu,a bomboai (reti, palamito,

bombe artigianali)

Dal 1985 al 1995 pescadei datteri nelle grotte ditufo bianco a 12-15 metridove c'è poca luce;

Reti da posta, palamito,nasse

12

*Sa chea de safigu

Istmo diCapo SanMarco

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, tracine

Arrezzas, paramittu,a bomboai (reti, palamito,

bombe artigianali)

Dal 1985 al 1995 pescadei datteri nelle grotte ditufo bianco a 12-15 metridove c'è poca luce;

Reti da posta, palamito,nasse

13*Sa punt'e su

faruIl faro

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Puntigheddasadi roccia neifondali

Vedi scheda 1

Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, cernie, gronghi,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu,a bomboai (reti, palamito,

bombe artigianali)

Dal 1960 le piccole imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con il copponei bassi fondali.

Reti da posta, palamito,nasse

14*Capo San Marco Capo San

Marco

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Puntigheddasadi roccia neifondali

Vedi scheda 1

Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, cernie, gronghi,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu, a bomboai (reti, palamito,

bombe artigianali);

Dal 1985 al 1995 pescadei datteri nelle grotte ditufo bianco a 12-15 metridove c'è poca luce. Dal1960 le piccole imbarca-zioni fanno la pesca all'a-ragosta con il coppo neibassi fondali. Reti daposta, palamito, nasse

15 *S'Isua L'Isola di Mal

di Ventre

Maggiormentein primavera od'estate;d'invernoquando il

tempo lo per-mette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, zerri, mennole,muggini, scorfani, gron-ghi, murene, polpi sep-

pie, ricci

Arrezzas, paramittu,a bomboai, sa tzuc-caredda (algheresi),nassas po allegusta

(algheresi) (reti, palamito,

bombe artigianali,nasse)

Reti da posta, palamito,nasse

16*Sa sicch'eponenti

Presso l'Isoladi Mal diVentre

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, murene,polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Reti da posta, palamito,nasse

17*Sa sicch'e su

PonzesuPresso l'Isoladi Mal diVentre

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi Scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, murene,polpi, seppie

Reti da posta, palamito,nasse

18*Su passaggiu Tra l'Isola di

Mal di Ventree CapoMannu

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

19*Sa sicch'e libecciu

Presso l'Isoladi Mal diVentrei

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

In s'azza de s'reba

Vedi scheda 1

Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Reti da posta, palamito,nasse

20

*Sa sicch'e mesu Tra l'Isola diMal di Ventree il Catalano

Maggiormentein primavera od'estate; d'inver-no quando iltempo lo per-

mette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

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N. Luogo dellapesca

Dove Tempi Fondale Pesci Pesca ieri Pesca oggi

21*Su parusellu Presso il

Catalano

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

22*Su Cattallanu Il Catalano

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

23*Sa sicchighedda Presso il

Catalano

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi, seppie

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

24*Sa sicch'e su pappori

Presso ilCatalano

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, mormore,orate, salpe, spigole,triglie, muggini, scorfa-ni, cernie, gronghi,murene, ricci

Pisca po sa crabamania, arrezzas,

paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

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*Su scolliu delibecciu

Presso ilCatalano

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1Saraghi, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

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*Su scolliu demaistrai

Presso ilCatalano

Maggiormentein primavera od'estate;

d'inverno quan-do il tempo lopermette

Vedi scheda 1

Saraghi, salpe, triglie,scorfani, cernie, dentici,paraghi, pagelli, riccio-le, gronghi, aragoste,murene, polpi

Arrezzas, paramittu(reti, palamito)

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

zona

*Capo San Marco Il canale120-140metri

Maggiormentein primavera od'estate; d'inver-no quando iltempo lo per-

mette

Pareti rocciosecon piccole

grotte naturali;si pesca nellezone con l'erbaprima chi iniziil fango e lo

sporco

Vedi scheda 1

Cernie, occhialoni, ara-goste, astici, murene,

polpi

Reti da posta, reti amano con il rullo

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

zona

*S'Isua Pareti delcanale dovefinisce l'erba

Maggiormentein primavera od'estate; d'inver-no quando iltempo lo per-

mette

Pareti rocciosecon piccolegrotte naturali;si pesca nellezone con l'erbaprima chi iniziil fango e losporco

Vedi scheda 1

Cernie, occhialoni,Saraghi, salpe, triglie,aragoste, astici, mure-

ne, polpi

Reti da posta, reti amano con il rullo

Dal 1960 le grandi imbar-cazioni fanno la pescaall'aragosta con reti daposta: is tremaglionis.Reti da posta, palamito,

nasse

*La pesca in costa è vietata

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I LUOGHI DELLA PESCA

N. Villaggi a terra Dove Descrizione

1

Putzu idu/

Su pallosu/Mandriola

Putzu idu

Su pallosu

Mandriola

In passato c'erano le baracche per la maggior parte abitate dai cabraresi. Alcuni erano in affitto (potevano usare la casa in cambio di pesce). Le case a Putzu idu erano di proprietà degli abitanti di San Vero e Riola. Ancora oggi alcuni cabraresi ormeggiano a Mandriola.

2

Portu Suedda Portu Suedda In passato alcuni cabraresi scelsero questa località come riferimento per la loroattività di pesca, costruendovi alcune baracche.Alcune imbarcazioni, 2 o 3, approdano ancora oggi a Portu Suedda, ma solodurante l'estate quando il tempo lo permette. Durante l'inverno se il tempo è buono alcuni lasciano le barche anche per unadecina di giorni prima di riportarle al porticciolo di Torregrande. Rispetto al pas-sato non è abbastanza sicuro lasciarvi le imbarcazioni, in quanto si sono verifi-cati atti di vandalismo e furti frequenti.

3Seu

Is caogheddas

Seu In passato, 50 anni fa circa, esisteva una capanna che era di proprietà di sumeri de pischera, Don Efisio, e vi alloggiavano i guardiani di Seu

4I' barraccas

de Santu 'Anni

Le baracche di San

Giovanni di Sinis

Le prime baracche erano ubicate a Mare Morto. In seguito, vengono costruitenumerose unità a Mare Vivo con una funzione diversa, ad uso turistico.

5S'Isua L'Isola di Mal di Ventre Gli algheresi avevano una capanna presso la Cala del pastore.

I cabraresi a volte dormivano sull'isola ma direttamente nelle spiagge

APPRODI A TERRA / VILLAGGI / RICOVERO ATTREZZI

NB Gli approdi cambiano con l'introduzione dei mezzi di trasporto sia nautici che terrestri.

Nel dopoguerra arrivano le prime motobarche, le motorette e le macchine e di conseguenza cambia il concetto

di distanza. 30-40 anni fa si andava in mare aperto a remi, ci volevano 3-4 ore per raggiungere il Catalano.

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LE TECNICHE

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30 - SCENA DI PESCA CON LA RETE DEL POLIGGIO, SU POGGIOU FINE ANNI 60’.

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- RECUPERO DELLA RETE DEL POLIGGIO

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LE TECNICHE

Nel complesso l’attività di pesca abbraccia numerose tecniche utilizzate di volta in volta a secondadelle zone in cui i pescatori operano e dei pesci che intendono catturare. Se fino agli anni 50 delNovecento l'area di pesca era limitata dagli strumenti a disposizione alle acque del Golfo, con l'usodi tecniche dipendenti dai tempi, dalle stagioni e dai giorni, in seguito l'apporto tecnologico e loscambio di competenze con altre marinerie, aprirono la possibilità all'esplorazione e allo sfrutta-mento di fondali dei maris de foras.

La pesca nel Golfo

Pesca di notteRisale a tempi remoti la pesca effettuata con la rete del poliggio, su poiggiu, grossa rete che rastrel-lava il fondo marino e che, richiudendosi come un sacco, necessitava della forza di molti uomini peril suo recupero in spiaggia. Si utilizzava una barca a remi a fondo piatto (7.5 m. circa), su Schifu,con equipaggio di 8 marinai e 4 banchi per i rematori, più un timoniere e su prattoni.Questa pesca è stata praticata fino alla fine degli anni ’60 del Novecento da 4 o 5 equipaggi cheavevano la base, alcuni presso le Barraccas de Mariu, Torregrande, sotto la guida di pescatori qualiPeppi Lalletta, Damigelli e Taniei Pisci detto Truncheddu, altri presso le Barraccas de Su Siccu, comel’equipaggio del pescatore noto Casparrìn.La tecnica di pesca si svolgeva in questo modo: un uomo a terra, su mesu marineri, reggeva la cimadi una lunga fune, composta da is codras, mentre la barca si allontanava perpendicolarmente allariva per circa 200 metri, effettuando una curva al momento di calare la rete e compiendo perciòun giro semicircolare, puntando poi nuovamente verso riva ma a circa 50 metri di distanza dalpunto di partenza. Is codras avevano la funzione di unità di misura; una codra era lunga 100 mcirca e la fune era composta da più codras, separate le une dalle altre da un nodo. Ai pescatoriera sufficiente contare i nodi per calcolare la distanza raggiunta e comunicarla al gruppo, sabanda, tramite fischi e continuare o correggere l'operato altrui, con brevi richiami. Il lavoro infattidoveva svolgersi in maniera sincronizzata. La rete veniva poi tirata a riva dai pescatori, suddivisi trail punto di partenza e il punto di arrivo. Le due file di uomini tiravano all’unisono le funi e per age-volare il recupero della rete venne adottato un metodo molto particolare detto de s’uncroccu: ognipescatore portava al petto una sorta di fascia (molto spesso di vecchie reti) al quale si issava la ver-tebra di un tonno, s’ossu de tunia e sulla quale, all’unisono, i lavoratori annodavano la fune in modoche non potesse scorrere nuovamente o in sostituzione della fune, si utilizzava s’ungaioni, formatoda liste in pelle ricavate da crani bovini il cui pregio era la grande resistenza. Per sopperire allamancanza della spina dorsale del tonno si optava spesso per pezzi di sughero o per fuscelli di olivoselvatico, pettiasa de ollastu, materiali entrambi facilmente reperibili nelle campagne limitrofe.La pesca con su poiggiu si svolgeva nei fondali caratterizzati da folti banchi di vegetazione sotto-marina. La rete veniva issata con delle canne in modo da facilitarne il recupero; la pesca avvenivada San Giovanni a Cugutzu, zona situata tra l’odierno porticciolo e i' barracca' Mannas diTorregrande, oltre che in altre località lungo la costa del Golfo individuate in modo preciso, ondeevitare pericoli per la rete.La pesca con su poiggiu si svolgeva dal tramonto fino all’alba, a volte con una interruzione versole 2-3 del mattino. Prima del sorgere del sole si effettuava l’ultima pastura chiamata sa pastura ‘es’arba, la pastura eseguita all’alba.

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LE TECNICHE

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Stesso metodo era praticato con una rete simile a quella di su poiggiu chiamata sciaiga, la sciabi-ca. Entrambe le reti venivano riposte nella poppa dell'imbarcazione o meglio in su sannoi.Il recupero di sa sciaiga avveniva dalla barca stessa, salpandola a mano da poppa a prua ed inol-tre presentava delle maglie molto larghe, caratteristica che le valse l’appellativo di s’arrezza allutta,la rete intelligente. Questa tecnica permetteva la cattura di su pisci biancu, varietà di pesce che com-prendeva tra gli altri su mummulloni, la mormora e sa cania, l’orata, allora presenti in grosse quan-tità in tutto il Golfo.Sia su poiggiu che sa sciaiga alle due estremità presentavano sa staggia, un pezzo di legno checongiungeva il lato della rete con il galleggiante e con i piombini, da cui partivano le funi cheprontamente venivano tirate a terra e sulle quali, ogni 50 m., veniva posto un segnale detto su nou,il nodo.Altra tecnica di pesca praticata la notte è quella con le reti da posta, Tousu. Questa tecnica era pra-ticata soprattutto dai pescatori del villaggio di Su Siccu, che utilizzavano barche a fondo piatto didimensione intorno ai 6 m. con 4 remi e un equipaggio di due persone. Generalmente le reti da posta venivano calate in s’azz’e s’reba, ossia tra “l’erba fine e quella gros-sa”, cioè tra la Cymodocea nodosa e la Posidonia Oceanica, due Fanerogame marine del MarMediterraneo.Un’ altra tecnica di pesca molto fiorente negli anni 50 e 60 del Novecento nel Golfo di Oristanoe ormai non più praticata, era quella con la lampàra, con la quale si pescavano grandi quantitàdi sugarelli, sardine e calamari. La pesca si svolgeva nelle notti d'estate senza luna e l'equipaggioera distribuito normalmente in 5 barche: una barca grande a motore che si posizionava verso ilcentro del Golfo, ove si doveva svolgere la battuta, a cui erano attraccate le altre 4 imbarcazioni,3 delle quali erano piccoli gozzi con ciascuno una grossa lampada sporgente dalla prua puntatasull’acqua; la quinta barca era un grosso gozzo, utilizzata nella calata della rete, che avvenivadopo 2 0 3 ore di illuminazione continua da parte delle lampade, con lo scopo di attrarre i pesciin superficie. Una antica pesca notturna che ancora sopravvive nel Golfo è quella denominata fraccai, così chia-mata per l’uso di i' fraccas, grosse lampade a petrolio, sostituite oggi da quelle a gas, poste a pruadell’imbarcazione, con la quale venivano attratti polpi e seppie detti su matzimmini.Questa ha sostituito una tecnica più antica chiamata a fascittus; risale a circa 70-80 anni fa e con-sisteva nell’incendiare delle fascine secche di obione, zibba, fuori dal bordo dell’imbarcazione perilluminare la superficie dell’acqua. Si praticava soltanto nelle notti senza luna e con calma di vento,a bonazza, a poca distanza dalla rive e il periodo migliore era tra agosto e settembre. Le prede principali erano polpi, seppie, spigole, muggini, orate. Oggi si utilizza un’imbarcazione a remi dotata di una lampada a gas sporgente dalla prua e diret-ta sull’acqua, con 2 pescatori a bordo; uno sta a prua munito di una fiocina a 5 punte, sa fruscia,con un lungo manico di circa 5 m. e l’altro spinge in avanti la barca a remi, a sia, in piedi e spin-gendo senza produrre rumore sulla superficie dell’acqua seguendo le indicazioni del pescatore diprua.L’attività si svolgeva soprattutto tra Sa 'Ucca‘e sa Madrini e Su Siccu fino a Sa ucch’ è Mistras.Per la pesca da terra di polpi e seppie si utilizzavano 2 tecniche: fraccai a pei, modalità in veritàancora attuale, utilizzata lungo la costa tra Mistras e Torre Vecchia nelle serate di bonaccia e senzaluna. Il pescatore procede a piedi con in mano una lampada puntata in acqua e nell’altra un’astadi circa un metro e mezzo che termina con una fiocina a 5 punte con la quale si cattura il pesceappena lo si avvista; frighiggiai, che consiste nel recuperare lentamente dalla riva una retina con

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LE TECNICHE

all'interno scarti di carne e pesce, mezzora dopo averla lanciata a una distanza di circa 20 m dallacosta. Polpi e seppie richiamati dall’odore dell’esca si attaccano al sacchetto per cibarsi del conte-nuto e vengono attratti fino a terra mentre l’altro pescatore con in mano lampada e fiocina, sferrail colpo.Una tecnica utilizzata in passato, oggi proibita, è il piccolo strascico con Ganghi e Paranze.Le barche che strascicavano con il Gango, lavoravano nel fondo duro con alghe e coralligeno mistoa roccia, mentre la Paranza strascicava nel fondo molle con fango e sabbia.La regolamentazione della pesca a metà del secolo scorso prevedeva poche norme, tra cui la pra-tica della pesca a 3 miglia dalla costa o in un fondale di almeno 60m., dato questo che si puòriscontrare solo oltre il Catalano, al largo di Capo Frasca e Capo Mannu. Il controllo del rispettodella normativa avveniva sporadicamente, per cui affluivano nel Golfo pescatori provenienti da altremarinerie.Le numerose interazioni con pescatori algheresi e bosani portarono all’introduzione di nasse in giun-co per la pesca all’aragosta e di nasse per la cattura delle spigarelle, tzuccareddas, pesca che siprotraeva fino al mese di Maggio. Un esiguo numero di pescatori praticava la pesca con le nasse;fino a circa due decenni fa ogni pescatore calava in mare un massimo di 50 nasse che erano fattecon materiali naturali, vimini e giunchi. Ora questa pesca è più diffusa e si è estesa anche nel mareaperto. Le nasse di oggi sono costruite in materiali metallici o plastici e i pescatori ne calano fino aqualche migliaio a barca.Per quanto riguarda la pesca con i palamiti leggeri, veniva praticata nel Golfo durante il mese inver-nale per la cattura di gronghi e murene; alcune barche armavano dei palamiti esclusivamente perla pesca delle sparlotte, sa sparedda, quindi con ami di dimensioni decisamente più ridotte. Negli ami si ponevano delle esche catturate grazie a su cambareddu, una sorta di piccola rete astrascico composta da un semicerchio in legno flessibile a cui si fissava la rete che, rastrellando ilfondo si richiudeva poi come un sacco. Si praticava nei pressi di Su Siccu e, gettati i palamiti la notte,venivano recuperati al mattino soprattutto nei pressi della spiaggia di Abarossa.Il tragitto era molto lungo per esser affrontato ogni giorno e dunque i pescatori erano costretti acrearsi alloggi di fortuna per passare alcuni giorni a Sassu.La pesca con i palamiti leggeri in Golfo per la cattura delle sparlotte è tuttora utilizzata sebbene daun numero inferiore di imbarcazioni.Durante l’inverno, da novembre a gennaio, alcuni pescatori praticavano la pesca alle anguille consu poiggiu preferibilmente nelle notti di tempesta, is temporadasa, quando s'anguidda lonada tor-nava verso il mare per deporre le uova, prevalentemente nel tratto di costa denominato Sa 'Ucch’esa Madrini.

Prima come adesso, alcuni pescatori svolgevano la pesca dei gamberetti, cadireddas. La tecnica dipesca tipica dei pescatori di questa zona si realizzava tramite l'uso di fascine, fascinas. Si preparava infatti un semplice fascio con un'erba che cresce lungo le rive salmastre, si fissava al fon-dale con una canna appuntita, a pochi metri dalla riva nelle zone tra Mare Morto e Su Siccu. Ognidue o tre giorni si preleva il pescato tirando su e scuotendo la fascina all’interno di un apposito reci-piente.

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34 - RIENTRO DALLA PESCA

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LE TECNICHE

- PESCA CON LA SCIABICA A CAPO SAN MARCO

- RIPARAZIONE DELLE RETI IN ZONA BARACCAS MANNAS

A TORREGRANDE

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Pesca di giornoI pescatori di Cabras in passato hanno utilizzato le barche a fondo piatto per effettuare la pescacon le “reti da lavoro”, sia con una barca singola, sia con due barche, a parigu. Le reti utilizzateerano e sono ungiuas e tousu.La pesca di giorno consiste nel calare le reti formando un grande cerchio chiuso e aggiagarai, spa-ventare e sfinire i pesci sbattendo i remi in acqua per spingerli verso le reti, per poi ritirarle subitodopo. Così per 7 / 8 volte nell’arco della giornata. Occorre un'ora per calare, agitare l’acqua, salpare la rete e smagliare i pesci.Non si sono riscontrate grandi innovazioni tra il passato e i giorni nostri tranne che nei materiali uti-lizzati per la costruzione delle reti: in passato erano solo in cotone, oggi anche in nylon e altri mate-riali sintetici, le cosiddette “reti giapponesi”.All’interno del Golfo si è praticata in passato fino ai tempi recenti, la pesca delle nacchere, mazzi-gonis. La tecnica più antica consisteva nel prelevare questi grossi molluschi bivalvi tramite una lungacanna, avente all’estremità un laccio con nodo scorsoio, su lobu. Più recentemente la pesca avveniva con immersione in apnea.In passato soprattutto nei pomeriggi estivi, era abituale vedere e sentire gli stessi pescatori vendere le nac-chere per le vie del paese con un inconfondibile richiamo per gli amanti di questo particolare mollusco.Lungo la riva del Golfo, in particolare nella zona tra Su Siccu e Mistras, proliferavano le vongoleveraci, chiamate dai cabraresi cocciua pintada. Gli specialisti di questa pesca utilizzavano la tecni-ca a ogheddu, che consisteva nell’individuare i punti precisi del fondale sotto i quali stavano le sin-gole vongole. L’attrezzo usato per estrarle era una sorta di lunga punta metallica detta su paoni eper individuarle sul fondale veniva utilizzato su sprigu. Ancora oggi i ”veri pescatori” di vongoleusano questa tecnica e gli stessi attrezzi, anche se si pesca prevalentemente in apnea e con lamaschera al posto di su sprigu.Oltre a sa cocciua pintada veniva pescata anche sa cocciua lada, un’altra specie oggi purtroppoquasi introvabile.La vendita di questi bivalvi veniva fatta a dusinas, a dozzina, o a misura di tazza.Tra i frutti di mare più comuni c’erano e ci sono ancora i bocconi o murici, molluschi prelibati e ricer-catissimi. La tecnica tramandata dai nostri anziani pescatori è quella di ricercare a piedi nudi i muri-ci nel fondo e afferrarli con le dita stesse dei piedi. La zona più prolifica è quella tra Su Siccu e MareMorto. L'attività di pesca che in questi ultimi anni ha subito un notevole incremento è la raccolta dei ricci.Pescati prevalentemente tra novembre e marzo, in passato i pescatori lo prelevavano dai fondalidel Golfo direttamente dalla barca con sa cannuga. Oggi questa tecnica è scomparsa e i giovanipescatori li prelevano direttamente in apnea strappandoli dal fondo di posidonia con un attrezzochiamato ancaredda.Un prelibato mollusco bivalve che pochi pescatori ancor oggi ricercano sono i cannolicchi, arra-soieddas. La tecnica da sempre utilizzata è quella di infilare un lungo fil di ferro nel foro di sabbiada cui l’animale prende nutrimento. Alcuni pescatori gettano del sale sul foro per far uscire in super-ficie il cannolicchio. La zona in cui maggiormente proliferano è quella della Foce del Tirso.In un periodo non molto recente, nel dopoguerra, si è sviluppata tra alcuni pescatori l'usanza di pra-ticare la pesca con sa spolletta, utilizzando le cosiddette “bombe”. I pescatori che praticavano que-sta tecnica erano appunto chiamati bomboaiusu e la utilizzavano quando, durante una battuta dipesca con le reti, avvistavano dei grossi banchi di pesci, soprattutto muggini. Si facevano deflagra-re gli ordigni e in questo modo numerosi pesci venivano a galla e, per i restanti, ci si immergeva

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LE TECNICHE

per il loro recupero. Una tecnica molto pericolosa che talvolta per incuria o distrazione portò allamutilazione se non alla morte di numerosi pescatori. I candelotti di dinamite erano spesso costruitiartigianalmente in casa dagli stessi pescatori, con la polvere da sparo di recupero proveniente dallemine disseminate nel Sinis durante la guerra. Le zone preferite dai bomboaiusu, che molto spessoesercitavano questa tecnica anche da terra erano: il canale di Mistras, Capo S. Marco, TorreVecchia, Seu, Su Tingiosu.

La pesca in mare aperto

Nel passato la pesca in mare aperto era limitata a poche barche che praticavano l’attività con retida posta e non lontano dalla costa. In tempi più recenti, dopo gli anni ’50 del Novecento, l’attivitàdi pesca in mare aperto si è sviluppata notevolmente in seguito all’impoverimento della produzio-ne nel Golfo e soprattutto per l’avvento delle grosse barche dotate di potenti motori.La pesca in mare aperto si è diversificata a seconda delle stagioni e specializzata nel pescare lemolteplici specie presenti in questo mare.Con le reti da posta, arrezzas finis, calate tra l’Isola di Mal di Ventre e il Catalano, venivano pesca-te tante varietà di pesci prelibati come spigole, pagelli, mormore, triglie e scorfani.Dopo la metà degli anni ’60 del Novecento la presenza di grosse imbarcazioni nella flotta pesche-reccia cabrarese, ha permesso l'esplorazione del mare fuori dal Golfo e la pratica della pesca dell’a-ragosta senza strumenti a bordo ma solo con orientamento attraverso segnali a terra.Nel periodo che va da Marzo fino all’estate, la flotta di pescherecci calava le reti per la pesca dellearagoste e degli astici, dette tremallionis, i tremagli. Per tenere in vita le tante aragoste catturate si uti-lizzavano i marrufusu, casse enormi costruite in legno e sughero utilizzate appunto come vivai per i cro-stacei e lì conservate per circa 15 gg. in attesa del veliero proveniente da Marsiglia, che faceva tappain vari punti della costa occidentale della Sardegna e raccoglieva tutte le aragoste pescate in loco. I grandi pescherecci facevano più volte il giro della Sardegna per pescare, con reti normali amaglia fine, aragoste e altro pescato, soprattutto nelle coste tra Arbatax e S. Teresa, privilegiandola costa ritenuta migliore, quella di Siniscola.Dopo gli anni ’60 del Novecento, nel Golfo fino al mare aperto, grosse imbarcazioni hanno inizia-to a praticare la pesca a strascico, tramite l'utilizzo di una rete particolare denominata Paranza che,una volta calata in mare, veniva trainata per diverse ore su un fondale molle. E’ una pesca di forteimpatto sulle comunità bentoniche poiché risulta distruttiva per specie esili fissate sul substrato chevengono estrapolate immediatamente.Di recente alcuni pescatori di Cabras hanno adottato la tecnica di pesca al pesce spada, utiliz-zando soprattutto palamiti robusti appositamente armati per questo tipo di pesca. La pesca con ipalamiti è praticata sia da pescatori professionisti che da diportisti.Due sono le tipologie di attrezzi utilizzati: palamito da fondo senza galleggianti e totalmente affon-dante, tenuto in pesca per circa tre ore e utilizzato prevalentemente di giorno; palamito da fondomunito di galleggianti, che tengono gli ami più sospesi, calato al tramonto e salpato l’indomani mat-tina all’alba.Il primo, solitamente innescato con parti di polpo, seppia, sardine, è finalizzato alla pesca di denti-ci, paraghi, cernie, gronghi e murene. Il secondo, innescato con la parte interna dell’oloturia o patel-le, è invece indicato per la cattura di grossi saraghi, orate, mennole. Il luogo prescelto per questa tipologia di pesca è caratterizzato solitamente da secche dai 10 ai35metri di profondità e con l’ausilio di strumentazioni quali gli eco-scandagli e il Gps si procedeall'attività di pesca. Inizialmente viene calato in acqua un peso di circa 2 kg assicurato ad una sago-

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la che dal fondo arriva in superficie e termina con il primo segnale. A circa un metro di distanzadal piombo vi è un’asola alla quale si assicura preventivamente il capo del palamito che si trovaalloggiato dentro una cesta con gli ami già innescati. A questo punto ha inizio la cala: il condu-cente dell’imbarcazione procede a bassissima velocità mentre l’altro pescatore, a poppa, accom-pagna il palamito in mare. Giunti al termine della lunga catena di ami, si fissa il capo al secondosegnale. L’attrezzo viene successivamente salpato da prua o da un lato dell’imbarcazione con ilpilota che procede in avanti verso il palamito sommerso.Negli ultimi anni, la necessità di diversificare il proprio lavoro in funzione di un tornaconto adeguatoha fatto sì che alcuni pescatori intraprendenti rivolgessero la loro attività di pesca alla cattura deigamberoni, spingendosi con le loro barche in zone molto distanti e stando in mare per diversi gior-ni prima di rientrare in porto.Gli anni ’60, ’70 e ’80 del Novecento sono stati caratterizzati dalla “corsa all’oro rosso”, il corallo.La maggior parte dei pescatori di Cabras all'epoca disarmarono i pescherecci adibiti alla pescacon le reti, sostituendole con su cristu, il famoso “ingegno” che veniva calato nei fondali per racco-gliere questo prezioso prodotto. Questo imponente attrezzo è costituito da un’ impalcatura tubola-re in ferro a forma di X con le braccia lunghe 2-3 metri e dal peso complessivo di circa 1,5 / 2quintali che, raschiando le pareti sommerse ricche di corallo, spezza i rami facendoli cadere edimpigliare nel groviglio di reti ad esso attaccate. Oggi questa pesca che ha causato danni ambien-tali ai fondali marini, non è più praticata nel nostro territorio.Dal 1985 al 1995 un gruppo di giovani pescatori di Cabras si è dedicato massicciamente allapesca dei datteri. Soprattutto nel periodo invernale, quando l‘acqua era molto fredda, ci si immer-geva con l’ausilio di bombole e autorespiratori ad una profondità di 12-15m. I migliori datteri inzona si trovavano nelle grotte di tufo bianco tra Seu e Capo S.Marco, dove c’era una scarsa lumi-nosità. Per l’estrazione del dattero dalle rocce, si utilizzava un martello nella cui estremità una parteera una mazzetta, l’altra una piccozza. Una volta frantumata la parte esterna della roccia si intra-vedeva una parte del dattero infossato nel cunicolo da lui stesso creato sciogliendo la roccia condei succhi acidi autoprodotti. Il pescatore utilizzava a questo punto delle pinzette e stringendo il dat-tero con i ferri faceva un giro secco con la mano verso destra ed estraeva il mollusco. In seguito furono utilizzati dei martelli subacquei ad aria compressa in grado di distruggere più velo-cemente la roccia ma allo stesso tempo meno efficaci perché: servivano 2 bombole da portare sot-t’acqua solo per far funzionare il martello e ciò comportava una minore praticità della gestione dellavoro in immersione a causa dell’ingombro, ma anche un maggior dispendio di energie da partedel pescatore; venivano distrutti e devastati grandi banchi di roccia, disintegrati la maggior partedei datteri che a quel punto non risultavano più commerciabili; il danno all'ambiente era enorme.Il lavoro del pescatore con la piccozza a mano risultava meno distruttivo e più efficace anche sepiù faticoso, infatti la persona stava immersa parecchie ore, anche con immersioni ripetute.Non era inoltre da sottovalutare l'alto rischio a cui il pescatore si sottoponeva immergendosi in soli-tudine e talvolta senza barcaiolo in superficie. Venivano estratti decine e decine di chili di datteriogni giorno e venduti ai ristoranti a caro prezzo vista la loro prelibatezza e la ricercatezza. La pescadei datteri era vietata ma i controlli sono sempre stati poco efficienti.Una novità di questi ultimi decenni è legata ad alcune attività che si sono sviluppate parallelamentealla pesca tradizionale e sono: l'acquacoltura, l'ittioturismo e la pescaturismo.Per acquacoltura si intende l’insieme delle attività e delle tecnologie finalizzate al miglioramentodella produzione di organismi acquatici (pesci, molluschi, crostacei e piante acquatiche) di interes-se economico, attraverso il controllo di una o più fasi del ciclo biologico e dell’ambiente in cui essi

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LE TECNICHE

si sviluppano. In funzione del controllo di alcuni parametri ambientali e in base anche al ruolo chel’uomo svolge nei confronti della specie allevate è possibile distinguere le seguenti pratiche produt-tive: allevamento estensivo, allevamento semiestensivo - semintensivo e allevamento intensivo.L’acquacoltura nasce per rispondere al crescente aumento del consumo annuo pro capite dei pro-dotti della pesca, contemporaneamente ad una parallela diminuzione dell’apporto di pesca, dovu-ta ad una crisi del pescato per impoverimento degli stock ittici naturali. Le cause sono da ricercarenella crescita della flotta peschereccia, al degrado dell’ambiente acquatico, ad inefficaci metodi digestione della pesca e all’inquinamento. L’acquacoltura fu introdotta nella regione Sardegna a partire dagli anni ‘80 del Novecento. Nel territorio di Cabras sono presenti due importanti impianti di acquacoltura. Uno è situato lungo le rive del Canale Scolmatore ed è di proprietà della famiglia Simbula, che nel1984 avviò un impianto di allevamento intensivo con vasche a terra. Le specie principalmente alle-vate sono l’orata e la spigola. Nel 1999 la famiglia ha ingrandito la sua ben avviata azienda conun impianto di allevamento di gabbie in mare, situate entro il Golfo di Oristano.L'altro è l’impianto dei fratelli Manca, situato nelle sponde della laguna di Mistras e consta divasche a terra e di camere della morte che sfruttano la risalita del pesce nel periodo della ripro-duzione per la sua cattura.Per quanto riguarda l'ittioturismo, nel cabrarese sono presenti tre strutture: la Peschiera Pontis, gesti-ta dalle cooperative facenti parte del consorzio la cui struttura nasce per impiegare i pescatori inattività di supporto e valorizzazione dei prodotti che offre la laguna, con la preparazione di cibi;l'ittioturismo gestito dalla famiglia Pinna nella località denominata Acqua 'urchi; l’ittioturismo di“Tolenga” Antonino Sechi. Anche in queste strutture i prodotti provengono dallo stagno e dal mare.Negli ultimi anni soprattutto nel periodo estivo si è ampliata l’attività della pescaturismo con l'utiliz-zo di numerose imbarcazioni. Strettamente connessa alla pesca professionale essa è rivolta ad unturismo alternativo che unisce la valorizzazione dell’ambiente costiero e la riduzione dello sforzo dipesca ad una attività a stretto contatto con la natura ed il mare. I proprietari delle barche, per lopiù pescatori, offrono al visitatore una escursione in mare seguita da un abbondante pranzo a basedi pesce, da consumarsi naturalmente sull’imbarcazione. Grazie a questa nuova maniera di diversificare la pesca professionale all’interno dell’AMP, il pesca-turismo da modo a chi lavora nel settore di avere un maggiore introito con minor sforzo ed al visi-tatore di apprezzare le bellezze naturalistiche del territorio da un’ altra prospettiva e trascorrere unagiornata in mare con un coinvolgimento attivo durante la pesca.Una giornata tipica di pescaturismo si svolge in questo modo: il pescatore cala le reti la sera primao addirittura la mattina presto; successivamente imbarca i turisti già accordati previa prenotazionee si avvia con l’ equipaggio verso il luogo dove le reti o le nasse verranno salpate. Durante le ope-razioni il pescatore rende attivamente partecipi i turisti al recupero delle reti, descrivendo allo stes-so tempo le abitudini e la biologia dei vari pesci e molluschi tirati a bordo.Durante il tragitto il pescatore descrive i fondali e le zone costiere e risponde a tutte le curiositàdei turisti, solitamente sulle attrezzature da pesca utilizzate, sulle tecniche, sulle ricette di pesce.Su richiesta specifica del turista vengono svolte anche altre attività come la pesca a bolentino, a trai-na, vertical jigging, pesca con il palamito, pesca notturna a totani e calamari, snorkeling, escursionie attività didattiche, degustazione prodotti tipici.Le 18 barche che svolgono questa attività anche all’ interno dell’ AMP hanno come base di par-tenza il porticciolo di Torregrande, la marina di Su Pallosu e il porticciolo di Marceddì.

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GLI STRUMENTI

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142 IERI COME OGGI ESPERTI MAESTRI D’ASCIA REALIZZANO IMBARCAZIONI IN LEGNO.- CANTIERE IN LOCALITÀ BARRACCAS MANNAS FINE ANNI 60’.- REALIZZAZIONE DELL’IMBARCAZIONE IN LEGNO SU SCHIFU NEL 2009.PAGINA PRECEDENTE

- PESCA NEL GOLFO DI ORISTANO..

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GLI STRUMENTI

Ancora oggi i pescatori, quelli più anziani, utilizzano vocaboli quali sacrificio, costanza e lavoro disquadra. Con queste parole vogliono descrivere la pesca in mare, un'attività faticosa e difficile chela tecnologia e l'affinamento degli strumenti in uso di questi ultimi decenni, sono riusciti solo in partead attenuare.Grazie alle testimonianze dei pescatori è possibile tracciare un quadro sullo sviluppo nautico avve-nuto nella marineria di Cabras, sull'introduzione di nuovi materiali e sui conseguenti risvolti cultura-li, aspetti indicativi di un lavoro da sempre perno dell’economia locale.É utile porre uno spartiacque temporale che rimarchi i momenti di passaggio rilevanti: la secondaGuerra Mondiale può costituire il riferimento che delimita i decenni precedenti come un periodo incui la pesca era praticata con strumentazioni e tecniche tradizionali, caratterizzato dal rapporto sim-biotico tra uomo e natura, mentre i decenni successivi al dopoguerra sono gli anni in cui interven-gono fattori innovativi che incideranno profonde trasformazioni nello svolgimento dell'attività dipesca.Negli anni ’30-’40 del secolo scorso la pesca in mare veniva praticata mediante strumenti e imbar-cazioni molto semplici, frutto di una lunga tradizione che sfruttava elementi naturali e la faticaumana. Poiché nell’oristanese erano pressoché inesistenti dei cantieri nautici veri e propri, ci si rivol-geva ad esperti artigiani che realizzavano le piccole imbarcazioni in totale libertà, all’interno e neicortili delle proprie abitazioni. Nella pesca con il termine is ainas, gli strumenti, si identificava oltre all'attrezzatura, soprattutto l'im-barcazione, su Schifu, nelle quali trovavano posto ben 8 rematori equamente ripartiti tra i due latilunghi, is costas, più uno in poppa e l’altro in prua. Il tipo di pesca praticata era con le reti dette sasciaiga e su poiggiu, utilizzate per circoscrivere un tratto di mare e poi salpate dalla riva.Ben pochi potevano vantare un’imbarcazione propria e poteva succedere che chi possedeva ilcapitale lo investisse nell'acquisto di ainas, dandole poi in gestione a un gruppo di pescatori. Nel periodo antecedente il Secondo Conflitto Mondiale erano attive is ainas di Franziscu Adreu,Giuanni Taccia, Peppi Mighedda, Antoni Lilliu e persino di una donna tale Maria Usai, tutte appar-tenenti alla marineria di Torregrande e con i quali si svolgeva la pesca mediante sa sciaiga e supoiggiu. Is ainas di Peppi Lalletta che successivamente ereditò Casparrìn, e di Giuanni Aialla, ope-ravano invece a Su Siccu e praticavano la pesca con su poiggiu e is fraccas. Le imbarcazioni quali Su schifu misuravano 7,50 m. circa, erano realizzate con fasciame di abetee struttura in quercia, le tavole fissate mediante chiodi zincati; il fondo esterno veniva poi imper-meabilizzato con la pece fusa acquistata presso sa buttega de Laurina Congiu e spalmata graziea su scovu, particolare strumento ricavato dalla pelle di agnello.Un altro tipo di imbarcazione che ospita un modesto equipaggio (2/3 persone), utilizzato per lapesca sottocosta in brevi tratti di mare fra Torregrande e San Giovanni di Sinis era Sa bracca pranadetta anche Bracca de fraccai, in lingua italiana chiattino. Veniva usata anche nello stagno diCabras, dove era chiamata bracca de cullega perchè utilizzata in una squadra di quattro imbar-cazioni per particolari tecniche di pesca.Per la realizzazione delle barche ci si affidava dunque all’estro e alla lunga esperienza costruttiva

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dei maestri d’ascia, su modello di quelle in uso nello stagno. L’iter costruttivo prevedeva un inizialemodello in scala sul quale si effettuava un disegno e successivamente in scala maggiore, si crea-vano le sagome delle parti componenti le future realizzazioni.L’attrezzatura da lavoro si componeva di strumenti quali s’ascioni, ascia a mano, sa sfundarola, perle scanalature, su scraffeddu 'e talliu, scalpello da taglio, su malligheddu de covettai, mazzuolo percalafatare, utensili che richiedevano una grande manualità ed esperienza.La situazione del comparto marittimo cabrarese era assai distante dalla realtà dei grossi centri iso-lani. A Cagliari era attivo il famoso cantiere Bois e Loi, fondamentale nell’immediato dopoguerraper la trasmissione di importanti novità tecnico-costruttive, apprese nel cabrarese dai due fratelliSpanu, che in quel cantiere iniziarono la loro carriera di maestri d‘ascia e proseguirono poi, apren-do un‘attività in proprio tuttora operativa, in località Barraccas mannas, Torregrande.Erano anni dunque, di grandi ristrettezze economiche, per cui solo l’ingegno rendeva possibile ilproseguo dell’attività; in effetti durante la Seconda Guerra Mondiale cominciarono a scarseggiarele materie prime come il cotone, che nel cabrarese era ampiamente utilizzato per la realizzazionedelle reti.Fu allora che si dovette sostituire il cotone con la canapa, anche essa di origine vegetale ma moltopiù pesante rispetto al primo e dunque meno funzionale al lavoro.La lavorazione della canapa era lunga e complessa e molto spesso ci si rivolgeva al notoCaffattera, detentore di un attrezzo capace di originare un prodotto finito, il filato di lino, che veni-va lavorato più agevolmente dalle donne.Proprio le donne erano le deputate alla realizzazione dell’attrezzatura soprattutto nei mesi estivi, edopo estenuanti ore dinnanzi a su canneddu, un pezzo di canna con varie misure, originavano lemaglie delle reti con grande precisione.Inizialmente nella pesca nel Golfo, venivano utilizzate solamente le reti tipo la sciabica, sa sciaigae su poiggiu per una ragione molto semplice: vi era una quantità elevatissima di pesce e l'equili-brio tra domanda e offerta del pescato era tale per cui il fabbisogno poteva essere soddisfatto cat-turando facilmente il necessario addirittura dalla riva. Infatti, una caratteristica di molti pesci è quel-la di spingersi sottocosta a seconda della stagione, per riprodursi o per nutrirsi. Fino agli anni 50 del Novecento, non essendoci imbarcazioni a motore, il pesce era solito spinger-si a riva indisturbato, al contrario di quanto avviene oggi, e poteva essere conseguentemente cat-turato con tecniche di pesca dalla riva.Le reti, fino all’avvento negli ultimi decenni dei nuovi materiali sintetici, erano realizzate con fibrenaturali: is codras, le funi, erano frutto del sapiente intreccio di giunchi. Is codras avevano inoltreanche la funzione di unità di misura in quanto una codra misurava circa 100 metri; i sugheri is otti-gus, erano creati dallo stesso pescatore che si procurava grossi pezzi di corteccia provenienti dallezone boschive limitrofe; le maglie delle reti in fibre di cotone, canapa o lino venivano colorate conl'utilizzo di sostanze naturali come su croxiu de s’oppinu, ovvero il rivestimento dei pinoli. Il procedi-mento della colorazione avveniva nella spiaggia stessa e prevedeva diversi fasi: in un grosso pen-tolone, su craddaxiu, si portava a ebollizione l'acqua con il rivestimento legnoso dei pinoli fino allaperdita del loro tipico colore rossastro; successivamente venivano immerse le reti, lasciate a mace-rare e poi stese al sole ad asciugare.C'è ancora oggi un detto che ricorda questa particolare fase del lavoro del pescatore, che si usa

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mettendo in dubbio la veridicità di un'informazione: deppid'essi intinghidura de arrezza, sarà lacolorazione delle reti, ovvero sarà una diceria infondata nata dalle chiacchiere attorno al pentolo-ne dove macerano le reti.La colorazione delle reti aveva la funzione di rafforzare, tramite le sostanze contenute nei pinoli, lefibre naturali. Ogni pescatore aveva poi le sue credenze e i propri rituali: alcuni ritenevano che l’o-perazione dovesse essere eseguita nei giorni precedenti la luna piena, sa musciura, altri tenevanole reti ammantadasa, coperte, in quanto si riteneva che i raggi lunari avessero il potere di accele-rare il processo di degrado delle fibre naturali.Anche le nasse, utilizzate per la cattura delle aragoste, erano un connubio di materiali naturali digiunco e fuscelli d’olivo selvatico sapientemente intrecciati tra di loro, spesso commissionate a Bosae a San Vero Milis. Infatti il pescatore cabrarese si appropriò della tecnica di pesca con le nassedal dopo guerra in poi, su imitazione dei pescatori algheresi che allora frequentavano i mari deforas per la cattura delle aragoste e soggiornavano in ricoveri temporanei nell’isola di Mal di Ventree alle volte presso la spiaggia di S. Giovanni. Anche i sinnaisi possono essere annoverati tra gli strumenti della pesca: erano segnali che serviva-no al pescatore come riferimento per fissare nella memoria i luoghi ricchi di pesce, sia da terra cheda mare. In particolare la notte, i segnali luminosi in terra potevano essere costituiti dai fari, dalleluci dei paesi vicini e di paesi lontani come quelli situati nel Monti Ferru. Il pescatore capace si distin-gueva per la sua abilità nel ritrovare un sito grazie ai suoi sinnaisi. Oggigiorno con l’innovazionetecnologica (GPS, ecoscandagli etc.) il pescatore va trascurando questa abilità. Altro tipo di sinnaierano bandiere fissate su galleggiante di sughero, che delimitavano l'area di mare in cui si eranobuttate le reti o il palamito.Se negli anni 50 del Novecento in paese ancora si utilizzavano semplici imbarcazioni che sfrutta-vano la forza umana, a Cagliari già si fabbricavano da molti anni mezzi più efficienti che impie-gavano l’ausilio delle nuove tecnologie per una facilitazione del lavoro.Fu un algherese allora presente a Cabras ad introdurre per la prima volta una barca a motore, uncerto Giorico, che passò da sa bracca a feva, barca a vela, all’innovativa bracca a motori, sicura-mente realizzata a Cagliari.Attratti dalle potenzialità offerte da questo strumento di pesca innovativo, i pescatori vollero “imita-re” l’intraprendenza dell’algherese, inaugurando un conseguente ammodernamento della flotta: laprima imbarcazione costruita in loco nel cantiere dei fratelli Spanu apparteneva ad un certoChighireddu e, datata 1959, misurava all’incirca 7m.I due fratelli Spanu divennero così in breve tempo i promotori di un lungo periodo di innovazionee sviluppo nella pesca cabrarese, nonostante ancora operassero nel giardino della loro abitazio-ne, come da tradizione dei costruttori di barche. Si dovrà attendere il 1970 per l’apertura del lorocantiere.Da quel momento in poi, si susseguirono numerose richieste da parte dei pescatori per l'acquisto diuna barca moderna: tra le prime realizzazioni, da menzionare le barche di Su Topi e di Maccalleu,entrambe di lunghezza di 7,5m. e dotate di motore da 25cv, che si spingevano oltre il Golfo rag-giungendo facilmente il Catalano e l’isola di Mal di Ventre. Fu proprio all’indomani della Grande Guerra che anche in Sardegna cominciò la distribuzione direti in fibre sintetiche quali il nylon, materiale più resistente all’usura e dalle funzionalità differenti: l'u-

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tilizzo delle reti da posta o tramagli, delle “giapponesine” e di altri modelli ancora oggi in uso, per-misero ai pescatori di cambiare radicalmente il proprio lavoro, di catturare specie diverse di pesceaumentandone il pescato.Per l'acquisto delle nuove reti in nylon, i pescatori si rivolgevano al noto fornitore Mazzella diCagliari.Ai primi anni ’70 del secolo scorso la flotta cabrarese si componeva ancora di una quindicina diimbarcazioni dalle dimensioni molto modeste, 7,5 m. circa, con le quali si effettuava la pesca colgangaro, tipica rete a strascico che imprigionava polpi e pesci da zuppa.Utilizzata nei fondali ricchi di posidonia del Golfo a partire da Mare Morto sino a Sassu, si prati-cava nei mesi tra Marzo e Settembre con la particolare accezione dei mesi invernali in cui la reteveniva sfruttata per la cattura dei ricci, is arrizzonis.Ma negli anni Settanta erano presenti anche alcune imbarcazioni che praticavano la paranzella,un’altra pesca a strascico che necessitava della forza umana per il recupero della rete in barca e,effettuata nelle acque del Golfo, era capace di catturare merluzzi, triglie, sogliole.Le nuove tecnologie portarono dei miglioramenti all’interno delle imbarcazioni che anzitutto rag-giungevano i 10-12 metri con la particolarità della poppa quadrata, ma soprattutto si attrezzaro-no di argani meccanici, alberatura in ferro e cavi in acciaio per il recupero di reti da posta e dastrascico.Come già detto la nostra costa era frequentata anche da pescatori provenienti da altre marineriequali le algheresi e le bosane, con le quali, in virtù del fatto che utilizzavano differenti tecniche dipesca e non entravano quindi in concorrenza tra loro, si stabilirono rapporti positivi che consentiro-no la trasmissione dei saperi. In seguito, dagli anni 50 del Novecento, iniziarono a comparirepescherecci di grosse dimensioni, 20-25m. circa, provenienti da Torre del Greco; questi altri nonerano che dei corallari e i cabraresi, inconsapevoli dell’alto valore del corallo, ne rivelarono i puntipiù ricchi situati a libeccio del Catalano.Solamente più tardi i pescatori locali si resero conto dell’alto valore del corallo e con l’aiuto dell’in-gegno o croce di Sant’Andrea, si spinsero alla volta di Alghero e della costa settentrionale per lasua pesca.Alla chiusura definitiva della pesca al corallo, avvenuta negli anni '80 poiché specie da salvaguar-dare, i pescatori ricominciarono a frequentare i mari “nostrani” tornando alle vecchie tecniche con retida posta e tremagli o inaugurando la pesca al pesce spada come da esempio dei siciliani.Cambiavano le tecniche di pesca ma il lavoro a bordo risultava sempre duro e faticoso: ai giova-ni era richiesta una lunga gavetta caratterizzata da impegno e costanza sia nel lavoro durante lapesca che nella preparazione dell'attrezzatura, quando il maltempo impediva l’uscita in mare e ilcompito dei marinai era aiutare i propri datori di lavoro nel riparare reti e strumenti.Da un’attenta analisi dei documenti gentilmente concessi dall’AMP Penisola del Sinis - Isola di Maldi Ventre, è possibile ricostruire l’evoluzione del comparto nautico cabrarese e compiere quasi unvero e proprio censimento “tecnico“: in effetti risale al 1886 la prima imbarcazione facente partedella marineria nostrana e costruita a Cagliari.Utilizzata per la pesca costiera locale, risultava di modeste dimensioni (circa 6 metri) e costruitaesclusivamente in legno. Tale tipologia di imbarcazione si mantenne intatta nel corso dei decennie si stima che tra il 1886 e il 1945 ne furono costruite ben 12 che, oltre alla pesca in Golfo, si spin-

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GLI STRUMENTI

gevano anche in mare aperto.La pesca in mare aperto necessitava di un supporto tecnico per facilitare spostamenti più rapidi esicuri: fu così che nel 1966 fu introdotto un motore diesel a due cilindri con una potenza di 18hpentrobordo su un’imbarcazione risalente al 1951 e costruita a Carloforte.Solo sul finire degli anni ‘70 apparvero per la prima volta delle imbarcazioni costruite in fibre divetro e resine e di poliestere importate da Alghero e da Arcore.Un periodo fiorente per la marineria cabrarese che vedeva la sua flotta crescere in maniera espo-nenziale vista la pesca d’altura che andava ormai confermandosi come pilastro della pesca inmare.Vennero così introdotte delle nuove barche di dimensioni maggiori e dotate di motori a gasolio dai100 ai 300hp.Nel decennio successivo la costruzione delle imbarcazioni si concentra nel cantiere nautico dei fra-telli Spanu a Torregrande, limitando così l’importazione e creando un nuovo business in loco: è del1981 la prima barca in legno e vetroresina con motore a miscela a due tempi con una potenzadi 12hp.Proseguendo l’analisi sul numero di imbarcazioni si stima che tra il 1980 e il 1990 erano operan-ti 114 imbarcazioni nel territorio cabrarese e dal 2000 a oggi sono ben 67 le nuove barche dapesca registrate e operanti nella nostra zona, per la maggior a motore e costruite a Torregrande.Una particolarità: nel nostro territorio è presente un’unica barca in polietilene datata 2003 e pro-veniente da Zara, in Olanda.Ad oggi, sono state ben 487 le imbarcazioni che hanno operato nel territorio cabrarese e tra que-ste molte sono state dismesse ed altre distrutte a seguito di tempeste.Inoltre, i lavori di carpenteria vengono ancora oggi eseguiti nel cantiere dei fratelli Spanu aTorregrande, in quanto la maggior parte della flotta è costituita da imbarcazioni in legno.

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148 - “BRACCA DE IS CULLEGAS” O “BRACCA PRAA”.L’EQUIPAGGIO ERA COMPOSTO DA TRE PESCATORI

DETTI “BOGHERIS”

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GLI STRUMENTI

49- “SA BRACCA DE SU POIGGIU” DETTA ANCHE “SCHIFU”:IMBARCAZIONE IN LEGNO A FONDO PIATTO USATA DAI

PESCATORI VAGANTIVI NELLO STAGNO

E LUNGO LE COSTE GOLFO DI ORISTANO.

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L’ORGANIZZAZIONE

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152 - VARI EQUIPAGGI NELLE ATTIVITÀ DI PESCA E SCARICO DEL

PESCATO GIORNALIERO.

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- SBARCO DELL’EQUIPAGGIO E SCARICO DEL PESCATO.

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L’ORGANIZZAZIONE

La figura del pescatore nel territorio di Cabras, nasce e si sviluppa intorno alla laguna; il legame dei

pescatori con gli stagni, sia nel passato che nel presente, è sempre stato più forte. La pesca in mare

aperto è stata considerata quasi come un’attività secondaria, prova ne sia il fatto che i pescherecci d’al-

tura continuano a rimanere pochissimi, mentre la maggioranza delle imbarcazioni sono adeguate solo

per il piccolo cabotaggio. La situazione odierna non fa ben sperare per il futuro, poiché, come eviden-

ziato da alcuni fra i pescatori intervistati, la crisi che investe questo settore si fa sempre più grave e risul-

ta difficoltoso trovare dei giovani ai quali “tramandare” questa straordinaria professione, perché scorag-

giati dalla fatica e dagli introiti esigui in rapporto all'impegno profuso.

L’organizzazione della pesca in mare inizialmente non si discostava di molto dal modello in uso nello

stagno: l'equipaggio utilizzava imbarcazioni a remi realizzate in legno di abete e quercia di 6 m. circa

ed era costituito da su meri de s’aina, da sei o sette marineris, da su mesu marineri e da su piccioccu de

bracca.

Su meri de s’aina era colui che oggi potremmo considerare il comandante. La sua autorità discendeva

dall'essere proprietario dell’imbarcazione e di tutte le attrezzature, e aveva il compito di condurre la

barca e scegliere luoghi e tempi della pesca. In alcuni casi il ruolo di proprietario e di comandante non

coincidevano. Poteva accadere infatti che la proprietà di s’aina fosse frutto di un investimento e su meri

la affidasse in gestione a terzi, come nel caso di Maria Usai.

I marineris erano gli uomini più esperti, i rematori principali, questo era il loro compito fondamentale,

anche se ovviamente partecipavano a tutte le fasi della pesca. Fra di essi uno, chiamato su prattoni,

aveva il compito di rilasciare la rete a poppa aiutato da uno degli ultimi rematori.

Su mesu marineri era un apprendista marinaio, non era uno dei rematori principali, ma ricopriva il ruolo

de “su tiri 'e asegus”, ovvero l’ultimo vogatore posto a poppa con s’arremu’e asegus o s’arremigheddu,

remo più leggero e piccolo rispetto a quelli usati dai marineris.

Su piccioccu de bracca era considerato il mozzo tutto fare: viaggiava con il resto dell’equipaggio dal

paese sino alla barca con sa bettua a coddu, sorta di zaino a due sacche. Era addetto al rifornimento

di acqua, preni su frascu, che veniva prelevata dalla fontana in paese o a Torregrande. Gli altri compi-

ti consistevano nel tenere pulita l’imbarcazione, impostare la barca diritta durante la discesa a riva, aiu-

tare su mesu marineri a trascinare la barca dalla spiaggia in mare e viceversa, unii is i' strobus, ovvero

attorcigliare i giuncus per realizzare le funi, e ungere le corde fatte di pelle con oll’e seu, grasso anima-

le, per facilitare lo scorrimento dei remi.

A prescindere dalla mansione assegnata, ciascuno nell’imbarcazione doveva adempiere ai compiti

necessari per la vita comune: si alternavano così i' bidderis, coloro che erano incaricati per l’approvvi-

gionamento di provviste, o su prangeri, il responsabile della preparazione dei pasti.

Per quanto concerne l’abbigliamento usato dai membri dell’equipaggio, essi indossavano esclusiva-

mente dei pantaloni molto corti, e solo nei giorni di pioggia erano soliti utilizzare sa capotta, ovvero un

grosso pezzo di tela reso impermeabile mediante la spalmatura di olio di lino e fatto asciugare per una

settimana, operazione che andava ripetuta periodicamente.

Altra figura, che però non faceva parte dell’equipaggio, era quella di su feri feri. I feri feris erano i ragaz-

zini, che molto spesso aiutavano la discesa di su poiggiu a riva e nella scarico del pescato. Venivano

ricompensati con piccoli pesciolini che vendevano la sera a basso prezzo per le vie del paese, al grido

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L’ORGANIZZAZIONE

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di “piscigheddu-piscigheddu!”

Con l’avvento e la diffusione delle barche a motore, l’organizzazione della pesca e conseguentemente

dell’equipaggio, ha subito una rivoluzione; questa tipologia di imbarcazioni ha consentito una limitazio-

ne del personale a bordo ed è sparita la figura dei rematori, anche se tutto è relativo alle dimensioni

dei natanti e al tipo di pesca che si deve effettuare. Alcuni compiti relativi alla pratica della pesca sono

però immutati: la sveglia alle prime ore del giorno, il ritiro delle reti all'alba, la sistemazione del pesce

all'interno di contenitori, il riordino delle reti, la consegna del pescato al commerciante, i pomeriggi o le

giornate caratterizzate da condizioni meteorologiche avverse, dedicati alla costruzione e riparazione

degli attrezzi da pesca, rientrano a tutt'oggi nella routine del pescatore.

Riguardo l'aspetto remunerativo, le modalità di ripartizione del guadagno, fai is contus, venivano stabili-

te durante la riunione preliminare, dal proprietario dell’imbarcazione con il suo equipaggio. La riunione

generalmente si teneva di sabato, da qui deriva l’usanza ancora oggi in vigore, di ricevere la paga set-

timanalmente e non a fine mese. La metà del guadagno del pescato, spettava di diritto a su meri de

s’aina, la restante metà, era ripartita fra gli altri uomini dell’equipaggio, quindi marineris e mesu marineri.

Le spese d’esercizio quali acquisto delle reti, loro manutenzione nonché quella della barca, erano a cari-

co di su meri de s’aina.

Su piccioccu de bracca, inizialmente, veniva retribuito con sa frigaglia, parte dei pesci di terza catego-

ria, successivamente, con l’affinamento dell’esperienza, con sa mesu patti, ovvero metà della paga spet-

tante al marineri, che veniva retribuito con sa patti intrena.

I futuri marineris venivano assunti già da piccoli per acquisire i rudimenti del mestiere, e non era neces-

sario essere in possesso di qualsivoglia requisito. Il reclutamento avveniva per conoscenza, oppure veni-

vano offerti i propri servigi a su meri nei luoghi di aggregazione quali bar, piazze o direttamente all'at-

tracco delle barche, più o meno le stesse modalità di oggi. Successivamente, con l’approvazione del testo

definitivo del Codice della Navigazione (R.D. 30 marzo 1947, n°327) e del Regolamento per l’esecu-zione del medesimo (D.P.R. 15 febbraio 1952, n°328), per esercitare tale professione si è rivelato neces-sario far parte del personale marittimo, e più esattamente della gente di mare di terza categoria.

Infatti, a norma dell’art. 115 c. nav., la gente di mare è divisa in tre distinte categorie:

1) personale di stato maggiore e di bassa forza addetto ai servizi di coperta, di macchina e in genere

ai servizi tecnici di bordo;

2) personale addetto ai servizi complementari di bordo;

3) personale addetto al traffico locale e alla pesca costiera;

I requisiti richiesti per l’iscrizione come gente di mare di terza categoria sono:

- possesso della cittadinanza comunitaria

- età non inferiore ai 15 anni

- idoneità al nuoto e alla voga

- essere domiciliati in uno dei Comuni compresi nelle circoscrizioni del circondario marittimo

Non sono previsti limiti di età entro i quali iscriversi, né obbligo alla visita medica, requisiti richiesti inve-

ce per la prima e seconda categoria.

Accertato il loro possesso, il soggetto viene immatricolato fra la gente di mare di terza categoria con la

qualifica di “mozzo per il traffico locale” o di “mozzo per la pesca costiera”.

Le matricole della gente di mare di prima e seconda categoria sono tenute da tutte le Capitanerie di

Porto e dagli Uffici Circondariali Marittimi autorizzati dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

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L’ORGANIZZAZIONE

Le matricole della gente di mare di terza categoria sono tenute, invece, da tutti gli Uffici Marittimi, non-

ché dalle Delegazioni di Spiaggia e dagli Uffici Consolari autorizzati.

Gli appartenenti alla prima e seconda categoria sono muniti di libretto di navigazione, documento che

vale anche come passaporto in caso di imbarchi all’estero, quelli della terza categoria entrano in pos-

sesso del foglio di ricognizione.

Il pescatore, possessore di barca, deve inoltre essere in possesso della licenza di pesca in base a quan-

to previsto dalla Legge n°41del 1982. La licenza di pesca è andata a sostituire il permesso di pesca.Il permesso di pesca veniva conseguito dall’interessato in base all’esito di un procedimento a carattere

ricognitivo per verificare il possesso dei requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla legge e dal regola-

mento per l’esercizio della pesca, e soprattutto la proprietà di un’imbarcazione adibita all’esercizio di tale

attività.

Ma il legislatore del 1982 per cercare di tutelare le risorse biologiche marine, minacciate da un’attività

di pesca eccessiva, attribuì al Ministro della Marina Mercantile, oggi Ministro per le Politiche Agricole, il

potere di stabilire un numero massimo di licenze di pesca, suddivise per zone, attrezzi, specie, distanza

dalla costa e apparato motore della nave. Pertanto, oggigiorno, il possesso di una barca da pesca non

è più il presupposto per ottenimento della licenza, che viene quindi concessa, non più attraverso un pro-

cesso ricognitivo come avveniva per il permesso di pesca, ma sulla base di un procedimento valutativo

e discrezionale da parte dell’autorità amministrativa.

Il pescatore può scegliere se esercitare la sua professione in modo autonomo o diventare socio in una

cooperativa della piccola pesca di produzione e lavoro, soluzione preferita dalla maggioranza.

Le cooperative che fanno parte del Consorzio Pontis sono 11, di cui 10 hanno sede a Cabras e 1 a

Riola Sardo. Il numero dei soci afferente ad ogni cooperativa varia sensibilmente: alcune, tra cui la

cooperativa San Salvatore, conta più di 100 soci, altre sono molto più esigue come la cooperativa

Stagno Pontis che di soci ne conta circa 15. I pescatori appartenenti a ciascuna cooperativa, possono

essere o non essere consorziati al Consorzio Pontis, questo determina una differenziazione nella pratica

della pesca e nel luogo in cui questa si esercita: alcuni pescatori pescano unicamente nello stagno, altri

pescano unicamente in mare aperto, o ancora, pescano contemporaneamente in mare aperto e nello

stagno. Molte cooperative si sono costituite intorno agli anni 60 del Novecento, come la cooperativa S.

Rita nel 1961, la cooperativa Lo Squalo nel 1963 e la cooperativa S. Salvatore nel 1964. La coopera-

tiva Stagno Pontis addirittura nel 1955. Queste cooperative, effettuano l’esercizio diretto della pesca e/o

delle attività connesse tramite i propri soci; il rapporto di lavoro che si instaura può essere subordinato,

autonomo o di collaborazione, a tempo determinato o indeterminato.

Il trattamento economico complessivo è proporzionato alla quantità e qualità del lavoro prestato, e

comunque non inferiore ai minimi previsti, per prestazioni analoghe, dalla contrattazione collettiva nazio-

nale del settore o della categoria affine. Relativamente al trattamento previdenziale e assicurativo si

applicano le disposizioni della L. 50/1958, concernenti assicurazione Inps e Inail e assegni familiari.

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IL COMMERCIO

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58 - FINE ANNI 60’ PESCA DI COCCIUA PINTADA, ARSELLE,NELLA ZONA DI S SICCU/MISTRAS.- CASSETTE CON IL PESCATO CHE SARANNO PRELEVATE DA

SU PIZZIGAIOU.PAGINA PRECEDENTE

- SISTEMAZIO DEL PESCATO NELLE CASSETTE DI LEGNO PER

LA VENDITA.

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IL COMMERCIO

La vendita del pescato spettava a su pizzigaiou, il pescivendolo, figura professionale ancora oggi lar-

gamente diffusa nel comune di Cabras, che giornalmente si recava dai pescatori non appena questi

rientravano dal mare, per prelevare il pesce. Il pescato, raccolto poi in piccole cassette di legno, veniva

smerciato nei centri abitati vicini e nei pochi mercati presenti.

Il Comune di Cabras possedeva sino agli anni Cinquanta, un piccolo smercio al dettaglio, Sa Panga,

situato nell'odierna piazza Vittorio Emanuele, che consisteva in un grande spazio coperto composto da

larghi banchi di cemento destinati alla vendita. Sa Panga fu soppressa e sostituita, negli anni, dalle

pescherie che numerose sorsero nell'abitato.

Attorno a su pizzigaiou ruotava non solo tutto il sistema di distribuzione del pesce ma anche l'organiz-

zazione della vendita suddivisa tra i diversi gradi di parentela familiari.

A volte, ad esempio, capitava di vendere il pescato di casa in casa solo su commissione di chi lo richie-

deva. Anche i pescatori, o meglio ancora le loro donne e i bambini si incaricavano di vendere a vicini

e amici quanto rimasto dalla trattativa con il grossista. I bambini cominciavano presto a contribuire al

bilancio familiare. Già dall'età di otto anni si andava a piscigheddu, ossia il pescato rimasto, lo scarto

di terza o quarta scelta, molto richiesto dalle famiglie cabraresi. Questo si vendeva a prattu, a piatto, di

casa in casa. Ovviamente era noto all'interno della comunità chi aveva piscigheddu a casa e allora lo

si commissionava, mi ddu tzerriasa, per poi passare a comprarlo.

In alcuni casi capitava invece che gli stessi ragazzini lo recapitassero di casa in casa passando tra le

strade del paese e urlando “piscigheddu piscigheddu!”. Questi alle volte venivano reclutati dagli equi-

paggi di is ainas come piccoli mozzi e venivano pagati con il pescato di terza o quarta scelta, su pisci-

gheddu così detto. La vendita di quest'ultimo rappresentava dunque una fonte di reddito extra per la

famiglia che si adoperava in tutti i modi per incrementare il proprio reddito.

La vendita del pesce porta a porta era solitamente il frutto della pesca realizzata con i chiattini, ossia le

piccole imbarcazioni, mentre le imbarcazioni più grandi riuscivano a smerciare tutto il pescato tramite su

pizzigaiou.

Bisogna osservare che in passato la pesca era molto ricca, le tecniche adoperate poco invasive, dunque

l'equipaggio sceglieva la calata della rete in base al tipo di pesce che si voleva pescare.

Nei mercati erano richieste determinate tipologie di pesce e il pescatore si doveva adeguare a queste

esigenze. Oggi la richiesta è molto più varia, le pescate non sono più così ricche e si consumano varie-

tà di pesce che in passato non avevano mercato.

In passato era su pizzigaiou che raggiungeva i luoghi di pesca in bicicletta o in motocicletta o nei casi

più fortunati con sa carretta. Spesso era la mancanza di mezzi di trasporto capienti a non permettere il

trasporto di grandi quantità di pesce e di conseguenza anche la quantità del pescato rispettava questi

limiti. Il pescatore era quindi consapevole che su pizzigaiou, limitato dai mezzi di trasporto, non poteva

acquistare grandi quantità, quindi pescava solo il necessario per la vendita.

Attualmente è il pescatore a portare direttamente il pesce a su pizzigaiou, nelle pescherie o nei merca-

ti, rispettando sempre l'andamento delle richieste sopra descritto. Il mercato più vicino è quello di Cagliari

dove giornalmente si spedisce il pescato tramite furgoni dotati di ampie celle frigorifere per il trasporto,

ma il pesce di Cabras arriva anche nella Penisola. Nel caso dei grandi pescherecci questo passaggio

intermedio non sussiste poiché essi dispongono di mezzi per il trasporto di proprietà personale.

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IL COMMERCIO

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ALLEGATI> RICETTE DI IERI E DI OGGI> ELENCO DEL PESCATO> INTERVISTE E ANEDDOTI

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

INTRODUZIONE RICETTE

Le attività di pesca a Cabras, non possono prescindere da un aspetto importante quale quello rappre-sentato dalla gastronomia: frutto della capacità maturata nei secoli di trasformare gli ingredienti offerti dalterritorio in cibi semplici, prelibati e originali. Sono piatti che non richiedono generalmente molti ingredientio preparazioni elaborate, ma costituiscono un patrimonio gastronomico che si basa sulla bontà dellematerie prime impiegate, sulla profonda conoscenza delle loro proprietà e dei meccanismi di cottura. Le ricette presentate in questo volume sono state raccolte intervistando le meris de 'omu, le donne di casa,che nell'attività di pesca hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, ma defilato e poco riconosciutorispetto al protagonista principale, il pescatore. Spesso mogli e figlie di pescatori, le meris de 'omu ave-vano tra le altre cose, il compito di cucinare il pescato e di renderlo gustoso con i pochi e poveri ele-menti a disposizione: olio d'oliva, vernaccia, pomodoro, aglio e cipolla. Questi sono i principali ingre-dienti con i quali si cucina il pesce a Cabras, ai quali si aggiunge la bravura nella scelta appropriatadei sistemi di cottura. Ma non erano solo le donne che si occupavano della preparazione del pesce:anche il pescatore, che per lunghi periodi in passato doveva soggiornare nelle barraccas costruite suilitorali, conosceva le varie modalità per cucinare un piatto utilizzando il prodotto della propria pesca.Anzi, alcuni piatti erano prerogativa quasi maschile, si pensi a sa mreca, sa buttariga, su pisci affumau,la cui origine è strettamente legata alla Peschiera Pontis: lì il pesce veniva trasformato dagli stessi pesca-tori, in quanto alle donne non era concesso l'ingresso se non occasione della festa di San Vincenzo, il22 gennaio. Non solo, anche in occasioni conviviali, quali sa scialla, sorta di pranzo pantagruelico desti-nato agli uomini e organizzato per festeggiare particolari occasioni, gli uomini cucinavano, dimostrandodi essere ottimi gourmet, e di apprezzare anche la buona tavola, a giudicare dalle strofe di alcune can-zoni popolari come Sa canzoni de is pasteris. La cucina tradizionale era dipendente dalle stagioni e alcuni tra i piatti qui presentati erano strettamen-te legati a un particolare periodo dell'anno o a talune ricorrenze: su pisci affumau ad esempio, venivapreparato in peschiera poco prima di Pasqua, per poi essere donato dai Meris de pischera in occasio-ne della Settimana Santa ai signorotti locali; s'anguidda incasada era generalmente cucinata nei mesiinvernali, quando pagato s'arrendu ai baroni dello stagno, i pescatori palamitai cominciavano la sta-gione della pesca all'anguilla pascidroxa, varietà sottile e magra.I piatti di oggi raccontano meno di stagioni e di feste perché raggiungibili in ogni momento e dialoga-no sempre più con accostamenti e gusti insoliti che in passato sarebbero stati ritenuti arditi. Le interviste fatte a mogli e figlie di pescatori e ai pescatori stessi hanno dato origine alla sezione Ricettedi Ieri. Anche se gran parte delle ricette sono state ideate in passato, seppure con alcune modifiche, con-tinuano ad essere sempre attuali. Invece, la sezione Ricette di Oggi, contiene le ricette di pesce figlie dellatradizione, che risentono delle contaminazioni con altre culture e altri prodotti. Queste ultime sono statefornite soprattutto da ristoratori locali e rappresentano solo un piccolo spaccato delle numerose creazio-ni, che vengono realizzate e proposte dai vari ristoranti e agriturismi del nostro territorio. Riguardo le ricette di ieri bisogna dire che non esiste un'unica versione. Il lettore non dovrà stupirsi se lamodalità da lui conosciuta non coincide con quanto scritto in questo testo, in quanto ogni gruppo fami-liare era detentore di una modalità personale nella preparazione di un determinato piatto, anche perchéle ricette si trasmettevano oralmente e senza l'indicazione precisa delle sue dosi, dando luogo a moltevarianti. Le ricette della tradizione non riportano le dosi, le unità di misura sono inesistenti, perché l'espe-rienza poggiava sulla bravura di chi preparava, capace di dosare a ogu, a occhio, facendo affidamentoai propri sensi, annusando i profumi, osservando l'aspetto dei cibi e facendo esperienza tattile. Il tutto det-tava al cuoco esperto il quantitativo necessario di ogni ingrediente.Il ricettario di ieri e di oggi non vuole dunque affermare un modo univoco nella preparazione dei cibi aCabras, ma raccogliere alcune delle possibilità esistenti, capaci di esaltare i prodotti del territorio, primofra tutti il pescato.

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RICETTE DI IERI A BASE DI PESCE

Anguidda arrostia

Ingredienti:

anguille

Preparazione:

Pulite le anguille, infilatele nello spiedo alternan-

dole con delle foglie di alloro, arrostite e servite.

Anguidda a cassoa

Ingredienti:

anguille, olio, cipolla, pomodori freschi o passa-

ta, prezzemolo, sale

Preparazione:

In una pentola versate un po’ d’olio, aggiungete

il trito di cipolla e prezzemolo, fate rosolare, unite

la passata di pomodoro o i pomodori freschi.

Aggiungete l’anguilla, precedentemente fatta a

pezzi, l’acqua, salate e lasciate cuocere.

Servite separatamente il brodo e l’anguilla.

Anguidda fritta

Ingredienti:

anguille, olio, farina, sale

Preparazione:

Mescolate la farina con il sale, infarinate l’an-

guilla precedentemente tagliata a pezzi.

Friggete e servite calde.

Note: per gli avanzi di muggine arrosto o di

anguilla fritta, spesso si faceva un sughetto pic-

cante che si versava sopra, a scambecciu.

Anguidda incasada

Ingredienti:

anguille, aglio, sale, formaggio pecorino

Preparazione:

Mettete le anguille in una pentola (preferibilmente

anguille piccole, particolarmente pregiate quelle

denominate anguideddu), riempite con acqua,

aggiungete gli spicchi d’aglio e il sale. Portate ad

ebollizione e lasciate cuocere per una ventina di

minuti. Scolate le anguille, sistematele in un piatto e

spolveratele con abbondante formaggio pecorino.

Biddius cun bagna

Ingredienti:

biddius (ombelichi), ovvero lembi di muscolo

addominale di muggine che si estraggono con la

sacca delle ovaie, sugo di pomodori freschi, aceto

Preparazione:

Tagliate i' biddius dalle baffe, fogli di bottarga,

pronti per essere appesi ad asciugare, lavateli

con acqua avendo cura di eliminare il sale e

teneteli qualche ora a mollo in acqua dolce.

Preparate il sugo con i pomodori freschi, aggiun-

gete i' biddius e portate a termina la cottura.

Burrida ( per 3 Kg )

Ingredienti:

3 kg Razza o Gattuccio, 2 bicchieri d’olio, 7 spic-

chi d’aglio, 1 kg e 750 g di passata di pomo-

doro, 1 tubetto concentrato di pomodoro, 1 bic-

chiere di aceto, metà limone, peperoncino a pia-

cere, sale

Preparazione:

Pulite la razza e tagliatela a pezzi, mettetela in

una pentola con acqua e un pugno di sale, por-

tatela a ebollizione fino ad avvenuta cottura.

Scolatela, e spellatela quando è ancora calda.

Tritate l’aglio e rosolatelo in una pentola con del-

l’olio, unite il concentrato e girate, aggiungete la

passata, l’aceto, il sale e il peperoncino.

Lasciate cuocere per circa un’ora e mezzo da

quando bolle, quasi al termine aggiungete le

fettine di limone e spegnete.

In una ciotola disponete uno strato di sugo, siste-

mate i pezzi di razza e ricoprite con altro sugo.

Procedete in questo modo fino ad esaurimento

degli ingredienti.

Buttariga

Ingredienti:

sacca ovarica di muggine di almeno 15 cm di

lunghezza, sale

Preparazione:

Praticate un taglio lungo la sacca intestinale del

pisci de scatta buttarigau, quindi estraete la sacca

ovarica unita a un lembo di muscolo addominale

con le pinne ventrali, detto biddiu, ombelico.

RICETTE DI IERI E DI OGGI

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

Lavate in acqua salmastra prelevata dai canali

e ripulite dal sangue la sacca evitando che si

producano spaccature nella pellicola che rico-

pre le uova stesse.

Stendete la sacca su di uno strato di sale a

grana media e con questo ricopritela.

Dopo circa 2-3 ore procedete al risciacquo

della sacca in acqua salmastra, quindi adagia-

tela di giorno all’esterno su un'asse di legno

avendo cura di rigirarla e la notte in un luogo

chiuso ma ventilato, pressata dal peso di una

tavola di legno.

L’esposizione diurna al vento e al sole dura

all’incirca quattro/cinque giorni. Quindi provve-

dete all’eliminazione dei biddius, ombelichi, e

infilzate la sacca, detta folliu, con un giunco. La

bottarga è pronta per essere appesa in un

punto areato della casa, conservata e consuma-

ta all’occorrenza.

Cadireddas

Ingredienti:

gamberetti, olio, prezzemolo, aglio, vernaccia,

sale

Preparazione:

In una padella versate un po’ d’olio, aggiunge-

te il prezzemolo tritato, unite i gamberetti, la ver-

naccia e il sale. Lasciate cuocere a fuoco basso.

Cadireddas a inzallada

Ingredienti:gamberetti, acqua, olio, aceto

Preparazione:Fate bollire i gamberetti in acqua salata, scola-

teli e condite a piacimento con olio e aceto.

Cocciua cun crannaccia

Ingredienti:

arselle, olio, prezzemolo, aglio, vernaccia

Preparazione:

In una padella versate un po’ d’olio, unite il prez-

zemolo tritato e aggiungete le arselle.

Quando queste sono aperte, sfumate con ver-

naccia e lasciate cuocere.

Cocciua pintada o lada cun fregua

Ingredienti:

olio, prezzemolo, arselle, fregola (o minestra)

Preparazione:

In un tegame versate dell’olio, aggiungete il

prezzemolo tritato, e le arselle. Fate rosolare fin-

ché non si aprono.

Aggiungete l’acqua, quando bolle unite la mine-

stra, preferibilmente il formato fregua sarda.

Mazzigoni cun bagna

Ingredienti:

1 naccara, olio, cipolla, prezzemolo, aglio,

passata o pomodori freschi

Preparazione:

In una padella versate l’olio e soffriggete il trito

di cipolla, aglio e prezzemolo.

Unite la parte bianca della naccara tagliata a

pezzi, aggiungete i pomodori o la passata e

fate cuocere.

Usate il sugo così ottenuto per condire la pasta.

Mazzigoni cun minestra

Ingredienti:

1 naccara, olio, cipolla, prezzemolo, 1 spicchio

d’aglio, pomodori freschi, pasta per minestra

Preparazione:Aprite la naccara, togliete la parte interna, puli-

tela bene, lavatela e fatela a pezzi.

In una pentola versate dell’olio, aggiungete il

trito di cipolla, prezzemolo, lo spicchio d’aglio e

fate rosolare tutto insieme. Unite la naccara, i

pomodori freschi, l’acqua e lasciate cuocere.

Aggiungete la minestra e portatela a cottura.

Servite caldo.

Mazzigoni frittu

Ingredienti:

1 naccara, farina, sale, olio

Preparazione:

Aprite la naccara, estraete la parte bianca.

Mescolate la farina con il sale (se si vuole met-

tere) e infarinate. Mettete abbondante olio in

una pentola e friggete.

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

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Mazzigoni in umidu

Ingredienti:

1 naccara, olio, cipolla, prezzemolo, 1 spicchiod’aglio, pomodori freschi, sale

Preparazione:

Aprite la naccara, togliete la parte interna e puli-

tela bene, lavatela e fatela a pezzi.

In una pentola versate dell’olio, aggiungete il

trito di cipolla, il prezzemolo e l’aglio, fate roso-

lare tutto insieme. Unite la naccara, i pomodori

freschi e l’acqua, salate e lasciate cuocere finché

il sugo si restringe.

Mreca

Ingredienti:

muggine, sale, obione (sa zibba)

Preparazione:

Fate bollire il muggine in acqua con molto sale

dopo averlo desquamato e pulito dalle interiore.

La quantità del sale dipende dalla grandezza

del pesce e aumenterà in proporzione al tempo

che trascorrerà prima della sua consumazione.

Scolatelo e fatelo asciugare.

Terminata la cottura, mettete il pesce a raffred-

dare sopra l’obione, sa zibba. Servite freddo.

Oixi a cassoa

Ingredienti:

latterini, olio, cipolla, prezzemolo, pomodori fre-

schi o passata, sale

Preparazione:

Lavate i latterini.

In una pentola versate un po’ d’olio, aggiungete

il trito di cipolla e prezzemolo, e fate rosolare.

Unite la passata di pomodoro o i pomodori fre-

schi, aggiungete i latterini e l’acqua (non troppa).

Portate ad ebollizione, salate e lasciate cuocere.

Servite separatamente il brodo e i latterini.

Oixi frittu

Ingredienti:

latterini, olio, farina, sale

Preparazione:

Mescolate la farina con il sale, infarinate i latte-

rini e friggete in olio bollente.

Oixi a scambecciu

Ingredienti:

latterini, olio, aceto, sale

Preparazione: Lavate i latterini e metteteli in una pentola con

acqua, un po’ di aceto e sale. Portate a ebolli-

zione e scolate. Condite a piacere con olio e

aceto in parti uguali.

Pisci affumau

Ingredienti:

muggine, salamoia, spazzaforno (nerbiazzu),

olio

Preparazione:

Mettete il pesce in salamoia, precedentemente

preparata, e lasciatelo per 3 o 4 giorni finché il

pesce prenda tutta la salatura. Toglietelo e

appendetelo con un giunco in un luogo fresco e

asciutto, lasciatelo asciugare bene.

Appendere poi il pesce dentro il caminetto, date

fuoco a su nerbiazzu e facendo andare lenta-

mente il fumo, lasciatelo affumicare.

Infine arrostite il pesce, pulitelo e tagliatelo a

pezzetti. Conservatelo in vasetti sotto olio.

Pisci arrostiu

Ingredienti:

muggini media pezzattura (bidimbua o birrotal-

la), sale grosso

Preparazione:

Pulite il pesce dalle interiora e lasciate le squame.

Posizionate la graticola sopra la brace e sistemate

il pesce. Quando il pesce assume un colore bruno-

dorato, rivoltarlo sull'altro lato. Terminata la cottura

immergete per pochi secondi il pesce nella sala-

moia, ottenuta aggiungendo sale grosso all'acqua.

Servite con i ravanelli di contorno

Pisci a cassoa

Ingredienti:

olio, prezzemolo, aglio, cipolla, pomodori freschi o

passata, pesce (seppia, grongo, polpetti, scorfano,

rondine di mare, anguilla, altri pesci se ci sono)

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

Preparazione:

Tagliate il pesce a pezzi.

In una pentola versate un po’ d’olio, aggiungete

la cipolla e il prezzemolo e fate imbiondire la

cipolla. Aggiungete la seppia, tagliata a pezzi,

fatela rosolare e unite la passata di pomodoro o

i pomodori freschi.

Versate dell’acqua e poi aggiungete i vari pesci.

Il pesce va messo in successione, per ordine di

cottura.

Salate e lasciate cuocere. Servite separatamente

il brodo e il pesce.

Pruppu a inzallada

Ingredienti:

polpo, olio, prezzemolo, aceto,aglio (facoltativo)

Preparazione:

Mettete il polpo in una pentola, riempite con

acqua, coprite con un coperchio, portate a ebol-

lizione e lasciate cuocere.

Scolate il polpo, mettetelo in un piatto e fate raf-

freddare. Tagliatelo a pezzetti, condite con olio,

prezzemolo, aceto e aglio a piacere.

Pruppu cun patatas

Ingredienti:

polpo, olio, prezzemolo, cipolla, pomodoro,

patate

Preparazione:

Tagliate il polpo a pezzetti.

In una pentola versate l’olio, il trito di prezzemo-

lo e cipolla e fate rosolare. Unite il pomodoro e

il polpo. Aggiungete l’acqua.

A metà cottura del polpo aggiungete le patate,

salate e lasciate cuocere.

Trilla arrostia

Ingredienti:

triglie, olio, prezzemolo, vernaccia, aglio (facolta-

tivo), sale, farina o semola o pan grattato

Preparazione:

Preparate una marinatura con olio, prezzemolo,

vernaccia, aglio e sale.

Infarinate le triglie, precedentemente pulite e lava-

te, arrostitele, infine mettetele nella marinatura.

Ziminu

Ingredienti:

olio, prezzemolo, aglio, cipolla, pomodori freschi

o passata, pesce (seppia, grongo, polpetti, scor-

fano, rondine di mare, anguilla, aragosta, astice)

Preparazione:

Tagliate il pesce a pezzi.

In una pentola versate un po’ d’olio, aggiungete

la cipolla e il prezzemolo e fate rosolare.

Aggiungete la seppia, tagliata a pezzi, fatela

rosolare e unite la passata di pomodoro o i

pomodori freschi.

Versate dell’acqua e poi aggiungete i vari pesci.

Il pesce va messo in successione, da quello che

richiede più tempo di cottura e quello che ne

richiede di meno.

Salate e lasciate cuocere, finché il brodo non si

restringe.

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RICETTE DI OGGI A BASE DI PESCE

Astice alla vernaccia

Ingredienti:

astice, olio, cipolla, prezzemolo, pomodorini, ver-

naccia, peperoncino (facoltativo)

Preparazione:

Fate a pezzi l’astice ancora vivo e mettetelo in

una padella con olio caldo, unite il trito di prez-

zemolo e cipolla (poca).

Aggiungete i pezzetti di pomodorini, sfumate

con vernaccia, salate, e terminate la cottura.

Calamari ripieni

Ingredienti:

calamari, uova, pangrattato, pecorino grattugia-

to, buccia di limone grattugiata, prezzemolo,

aglio, sale, zucchero

Preparazione:

Pulite i calamari e separate la treccia dal cap-

puccio. Tritate la treccia e mettetela a rosolare in

un tegame con dell’olio e il trito di prezzemolo e

aglio. Sfumate con la vernaccia, lasciate cuoce-

re per cinque minuti, spegnete e lasciate raffred-

dare. A questo punto versate il contenuto della

pentola in una ciotola, aggiungete le uova, il

pangrattato, il pecorino, la buccia di limone, un

po’ di zucchero, salate e pepate e mischiate il

tutto. Usate il composto così ottenuto per farcire i

calamari, chiudeteli con uno stecchino. Prendete

un tegame, versate un filo d’olio, aggiungete il trito

di cipolla, prezzemolo e aglio, e fate rosolare; unite

il pomodoro tagliato a pezzi e i calamari, versate

dell’acqua, aggiustate di sale fate cuocere.

Cappone con zafferano e patate

Ingredienti:

500 gr. cappone, 500 gr. patate, 3 spicchi di

aglio, ½ bicchiere di vernaccia, un pizzico di zaf-ferano, prezzemolo, sale

Preparazione:

Pulite il pesce e tagliatelo in due parti. Sbucciate

e tagliate a fette sottili le patate, adagiatele sulla

padella dopo aver versato un filo d’olio, aggiun-

gete l’aglio. Unite il prezzemolo, la vernaccia e

lo zafferano e lasciate cuocere per circa trenta

minuti a pentola coperta.

Cefalo o spigola gratinata

Ingredienti:

cefalo o spigola, olio, aglio, prezzemolo, vernac-

cia, sale

Preparazione:

Spinate e aprite il muggine o la spigola.

Preparate un pinzimonio con olio, aglio, prezze-

molo e vernaccia. Bagnate la parte della polpa,

aggiungete del sale e impanatela con del pan-

grattato. Cuocete nella griglia.

Cozze gratinate

Ingredienti:

2 kg di cozze, 4 cucchiai di parmigiano grattu-

giato, 3 cucchiai di bottarga grattugiata, olio

d’oliva, 2 spicchi d’aglio, prezzemolo, 4 cucchiai

di sugo di pomodoro

Preparazione:

aprite a crudo le cozze e conservate l’acqua. In

una ciotola, mettete un trito di aglio e prezze-

molo, aggiungete il parmigiano, il sugo, la bot-

targa e una quantità d’olio pari all’acqua delle

cozze. Unite il pane grattugiato versandolo len-

tamente e girate il composto con la frusta fino a

raggiungere una consistenza morbida. Riempite

con il composto ottenuto le cozze e mettete in

forno a 220° circa per venti minuti.

Filetti di cefalo marinato

Ingredienti:

cefalo, olio, aglio, prezzemolo, aceto, sale

Preparazione:

Sfilettate il muggine, spinatelo e mettete i filetti a

marinare con una marinatura di aceto e sale per

almeno tre ore. A questo punto, scolateli e con-

dite con olio prezzemolo e aglio.

Fregola con arselle e gamberi

Ingredienti:

gamberi, arselle, olio, aglio, cipolla, pomodorini,

peperoncino, brodo di pesce, vino bianco, sale,

fregola

RICETTE DI IERI E DI OGGI

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

Preparazione:

Pulite bene i gamberi e tagliateli a pezzetti. In

una padella versate un po’ d’olio, aggiungete il

prezzemolo e il peperoncino e fate rosolare i

gamberi; sfumate tutto con un po’ di vino.

Aggiungete la fregola e mescolate per almeno

3 min.

Aggiungete i pomodorini e le arselle, finite la

cottura aggiungendo poco a poco il brodo di

pesce.

Mezze penne con cefalo affumicato e verdure

Ingredienti:

cefalo affumicato, carote, zucchine, olio, aglio,

pomodorini ciliegina, peperoncino, sale, mezze

penne

Preparazione:

Tagliate a dadini carote e zucchine in parti

uguali; in una padella fate rosolare uno spicchio

d’aglio tritato, aggiungete il filetto affumicato

tagliato a dadini e le carote.

Fate rosolare bene per 3-4 min, unite le zucchi-

ne e i pomodorini, aggiungete il sale e il pepe-

roncino. Cuocete le mezze penne, scolatele e

conditele con il sugo ottenuto.

Muggini con salsa in agrodolce

Ingredienti:

4 muggini medi, 1 costa di sedano, ½ bicchiereaceto di vino bianco, 3 spicchi d’aglio, prezze-

molo, farina q.b., 2 fette di limone con la buccia

Preparazione:

in un tegame mettete il trito di aglio, prezzemo-

lo, sedano, le fette di limone e la cipolla taglia-

ta a fette sottili. Fate soffriggere il tutto, aggiun-

gete l’aceto e lasciate andare 5 minuti. Con la

frusta montate la salsa, dopo aver aggiunto la

farina e il brodo. Proseguite la cottura a fuoco

lento fino a quando il composto raggiunge una

consistenza vellutata. A parte lessate il muggine,

scolatelo e lasciatelo raffreddare. Quando il

pesce è freddo pulitelo eliminando le parti di

scarto, adagiate la polpa ottenuta in un piatto

da portata, ricoprite con la salsa precedente-

mente preparata e conservate in frigo per qual-

che ora prima di servirlo.

Orata con patate

Ingredienti:

orata, olio, patate, pomodorini, aglio, prezzemo-

lo, vernaccia, sale

Preparazione:

Squamate e sviscerate il pesce.

In una padella versate l’olio, l’aglio e il prezze-

molo tritato e la vernaccia.

Adagiate l’orata, tagliate le patate grossolana-

mente e adagiatele attorno all’orata, unite i pomo-

dorini, salate e fate cuocere per circa 25 min.

Paté di cozze e bottarga

Ingredienti:

70 g burro, 30 g bottarga, 2 filetti di acciughe,

300 g di composto delle cozze gratinate (vedi

ricetta cozze gratinate)

Preparazione:

unite tutti gli ingredienti in una ciotola e frullate.

Pennette all’astice

Ingredienti:

astice, olio, aglio, prezzemolo, vernaccia o vino

bianco, passata di pomodoro, peperoncino,

pennette, sale

Preparazione:

Tagliate a pezzi l’astice, far rosolare con cipolla

(poca), prezzemolo e aglio e olio, sfumate con

un po’ di vernaccia o del vino bianco, aggiun-

gete la passata, salate e se volete aggiungete

del peperoncino. Lasciate cuocere. Usate questo

sugo come condimento per le pennette.

Pennette ai calamari, carciofi e bottarga

Ingredienti:

calamari freschi, carciofi, olio, aglio, peperonci-

no, sale, pennette

Preparazione:

In una padella versate un po’ d’olio, fate rosola-

re l’aglio e il peperoncino; pulite e tagliate i

calamari a filetti sottili, fate cuocere per almeno

15 min. Aggiungete i carciofi tagliati a fette sot-

tili, finite la cottura facendo saltare le pennette e

aggiungendo una spolverata di bottarga.

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

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Polpette di cefalo, spigola e orata

Ingredienti:

cefalo, spigola o orata, olio, aglio, prezzemolo,

patate, sale

Preparazione:

Arrostite il pesce, spolpatelo e mettete nel mixer,

insieme a delle patate bollite, prezzemolo e

aglio. Fate delle polpette, impanate e friggete

Polpo con sugo o alla diavola

Ingredienti:

polpo, olio, cipolla, prezzemolo, aglio, passata

di pomodoro, peperoncino (facoltativo), sale

Preparazione:

In una padella mettete un po’ d’olio, fate rosola-

re il trito di aglio, prezzemolo e cipolla.

Aggiungete il polpo, la passata, peperoncino (a

piacere) e il sale.

Lasciate cuocere.

Ragù di muggine

Ingredienti:

polpa di muggine macinata, olio, aglio, carote,

prezzemolo, sedano, concentrato di pomodoro,

pomodori pelati, sale, cipolle

Preparazione:

Tritate le carote, le cipolle, il sedano, l’aglio e la

polpa del pesce. In una padella versate un po’

d’olio e fate rosolare il tutto, aggiungendo il con-

centrato e i pelati. Salate e terminate la cottura a

fuoco lento.

Spigole ai carciofi

Ingredienti:

4 spigole, 6 carciofi, olio d’oliva, 4 spicchi d’a-

glio, farina 00 q.b., ½ bicchiere di vernaccia,prezzemolo, sale, bottarga grattugiata

Preparazione:

Pulite il pesce avendo cura di eliminare la testa,

sfilettate e infarinate la polpa ottenuta e fatela

soffriggere in una padella con dell’olio.

Salate, aggiungete la vernaccia e lasciate cuo-

cere per una decina di minuti.

In un atro tegame versate dell’olio, aggiungete i

carciofi precedentemente mondati e tagliati sot-

tili, il trito di prezzemolo e aglio, aggiustate di

sale e lasciate cuocere per circa trenta minuti.

A questo punto unite le spigole e lasciate cuo-

cere ancora cinque minuti, spolverate di bottar-

ga e servite.

Seppie in bianco

Ingredienti:

seppie, prezzemolo, aglio, sale, vernaccia

Preparazione:

In un tegame versate l’olio, disponete le seppie

e aggiungete il trito di prezzemolo e aglio, ver-

sate della vernaccia, salate e lasciate cuocere.

Seppie in umido

Ingredienti:

seppie, olio, prezzemolo, cipolla, aglio, seppie,

pomodori

Preparazione:

Tagliate le seppie a pezzi.

In una padella versate l’olio, il trito di prezzemo-

lo, cipolla e aglio; unite le seppie e fatele roso-

lare; aggiungete i pomodori e cuocete a fuoco

lento, versate ogni tanto acqua calda, salate e

lasciate cuocere

Spaghetti con anguilla affumicata e radicchio

Ingredienti:

anguilla affumicata, olio, aglio, radicchio, pomo-

dorini, sale, spaghetti

Preparazione:

In una padella versate un po’ d’olio, fate rosola-

te l’aglio, aggiungete l’anguilla tagliata a dadi-

ni e il radicchio tagliato sottile.

Aggiungete i pomodorini, il sale e a cottura ulti-

mata fate saltare gli spaghetti.

Spigola e arselle al cartoccio

Ingredienti:

spigola, arselle, pomodorini, vino bianco, pepe-

roncino, prezzemolo, olio, aglio, sale

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RICETTE DI IERI E DI OGGI

Preparazione:

Ponete la spigola su due strati di alluminio prepa-

rati a barchetta, aggiungete l’olio, il sale, i pomo-

dorini a pezzetti, il prezzemolo e l’aglio tritati.

Aggiungete una manciata di arselle e una

spruzzata di vino bianco e del peperoncino a

piacere.

Chiudete bene la barchetta di alluminio e met-

tete in forno.

Triglie al verde

Ingredienti:

triglie, olio, limone, prezzemolo, aglio, pepe, sale,

vernaccia

Preparazione:

In un tegame versate un po’ d’olio, disponete le

triglie e aggiungete il trito di prezzemolo e aglio,

salate e pepate.

Disponete sopra il limone tagliato a spicchi e

infine sfumate con la vernaccia.

Triglie in brodo

Ingredienti:

triglie, cipolla, prezzemolo, 4 pomodori, 3 cuc-

chiai di olio.

Preparazione:

In una pentola versate l’acqua, aggiungete la

cipolla, il prezzemolo e i pomodori.

Lasciate bollire finché la cipolla è cotta (control-

late che il brodo non sia molto, deve coprire le

triglie).

Aggiungete le triglie, e lasciate cuocere finchè il

brodo non riprende il bollore.

Triglie in umido

Ingredienti:

triglie, olio , limone, prezzemolo, aglio, pomodo-

ri, pepe, sale, vernaccia

Preparazione:

In un tegame versate un po’ d’olio, mettete i

pomodori sul fondo del tegame, disponete le tri-

glie e aggiungete il trito di prezzemolo e aglio,

salate e pepate.

Disponete sopra il limone tagliato a spicchi e

infine sfumate con la vernaccia.

Triglie ripiene

Ingredienti:

triglie, pane grattugiato, formaggio, olio, prezze-

molo, aglio, sale, vernaccia

Preparazione:

Pulite le triglie ed evisceratele, togliete le bran-

chie.

Preparate un ripieno con pane, formaggio, olio,

prezzemolo e aglio. Farcite le triglie, inserendo il

ripieno nelle branchie.

In un tegame versate un po’ d’olio, disponete le

triglie e aggiungete il trito di prezzemolo e aglio,

versate un po’ di vernaccia, salate e lasciate cuo-

cere.

Vellutata di ceci e gamberetti

Ingredienti:

250 g di ceci, 1 costa di sedano, 2 spicchi di

aglio, olio d’oliva, prezzemolo, ¼ di cipolla, 100g di gamberetti, 2 pomodori secchi, alloro

Preparazione:

Dopo aver lasciato i ceci a bagno per 12 ore,

metteteli in un tegame con olio, aggiungete il

trito di cipolla e aglio, unite i pomodori secchi

precedentemente lavati e il sedano tagliato sot-

tile. Cuocete a fuoco moderato e pentola coper-

ta per 1 ora.

Passate il tutto con il mixer, aggiungete i gam-

beretti e il prezzemolo, aggiustate di sale e

lasciate cuocere per altri dieci minuti.

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ELENCO DEL PESCATO

>Ittiofauna marina

Famiglia Nome italiano Nome scientifico Nome sardo

Sparidi

Orata Sparus aurata Cania / Caniottu

Sarago maggiore Diplodus sargus Sarigu / Sarighittude Sant’Antoni

Sarago fasciato Diplodus vulgaris Variada

Sarago pizzuto Diplodus puntazzo Murruda

Parlotta Diplodus anularis Sparedda

Sparagliene o Sparlotta Diplodus anularis Sparedda

Salpa Sarpa salpa Srappa

Dentice Dentex dentex

Pagello Pagellus erythrinus Pagellu

Pagro Pagrus pagrus Parigu

Tanuta o Cantaro Spondyliosoma cantharus

Mormora Lithognathus mormyrus Mummulloni

Boga Boops boops

Occhialone Pagellus bogaraleo Basuccu

Moronidi Spigola Dicentrarchus labraxArangioaArrannassaSpirrittu

Serranidi

Cernia bruna Epinephelus marginatus

Dotto Epinephelus costae

Sciarrano Serranus scriba Bacchittedda

Perchia Serranus cabrilla Sarragna

SciaenidaeCorvina Sciaena umbra Corballi

Ombrina Umbrina cirrosa Lumbrina

Gadidae Musdea Phycis phycis Musteba

Zeidae Pesce San Pietro Zeus faber

Labridae

Tordo pavone Symphodus tinca Arrocai (principessa)

Tordo merlo Labrus merula Arrocai

Tordo marvizzo Labrus viridis Arrocai bridi

Tordo verde Symphodus roissali Arrocai

Tordo occellato Symphodus ocellatus Arrocai

ELENCO DEL PESCATO

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ELENCO DEL PESCATO

Labridae

Tordo fasciato Symphodus doderleini Arrocai

Tordo grigio Symphodus cinereus Arrocai

Tordo rosso Symphodus mediterraneus Arrocai

Tordo musolungo Symphodus rostratus Arrocai

Donzelle Coris julisi / Thalassoma pavo Pisci ‘e 'urrei

Mugilidae

Cefalo Mugil cephalus Pisci 'e iscatta /Birrottalla

Muggine dorato Liza aurata Conchedda / Limosa

Muggine calamita Liza ramada Bidimbula

Muggine musino Liza saliens Bidimbula

Muggine chelone / Bosega Chelon labrosus Pisci mascu / Loni

Blenniidae Bavosa rugginosa Parablennius gattoruggine Pisciallettu

Gobidae

Ghiozzo Gobius quadrimaculatus Imbuscioni

Ghiozzo Gobius minutus Maccioni

Ghiozzo nero Gobius niger Conchi nieddu

Ghiozzo testone Gobius cobitis Feurrazzu

Scorpenidae

Scorfano nero Scorpaena porcus Scrapponi

Scorfano rosso Scorpaena scrofa Capponi

Scorfano di Madeira Scorpaena maderensis Scrapoeddu arrubiu

MullidaeTriglia di scoglio Mullus surmuletus Trilla de scolliu

Triglia di fango Mullus barbatus Trilla de fangu

Triglidae Capone gallinella Chelidonichthys lucerna

Dactylopteridae Pesce civetta Dactylopterus volitans

TrichinidaeTracina ragno Trachinus araneus Trasia

Tracina drago Trachinus draco Trasia

Uranoscopidae Pesce prete Uranoscopus scaber

Congridae Grongo Conger conger Saisci

Murenidae Murena Muraena helena Munea

Anguillidae

Anguilla Anguilla anguilla

Anguidda: -Allonada -Argentada-Concudu-Femina-Fillatrota

-Pascidrosgia

Capitone Anguilla Anguilla Cassii

Bothidae Rombo Bothus podas

Soleidae Sogliola comune Solea solea

Pallaia:-de anea

-de fangu

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Famiglia Nome italiano Nome scientifico Nome sardo

Lophiidae Rana pescatrice Lophius piscatorius

Clupeidae

Sardina Sardina pilchardus Sadrina

Alaccia Sardinella aurita

Alosa Alosa alosa

Engraulidae Acciuga Engraulis sp. Ancia / Anciua

CentracanthidaeMennola Spicara maena Menduedda

Zerro Spicara smaris Zuccaredda

Atherinidae Latterino capoccione Atherina sp.

S’ oixi:-Marragau-Mascu

-Sacchettu

Carangidae

Sugarello Trachurus trachurus /

mediterraneusSurellu

Ricciola Seriola dumerilii Musciolla / Zirioa

Leccia Lichia amia Leccia

Leccia stella Trachinotus ovatus

Coryiphaenidae Lampuga Coryphaena hippurus

SphyraenidaeBarracuda boccagialla Sphyraena viridensis Pisci scrammu

Luccio di mare Sphyraena sphyraena Pisci scrammu/Lutzu

Merluciidae Nasello Merluccius merluccius Pisci in Cani

Scombridae

Sgombro Scomber scombrus Pisci cavallu

Palamita Sarda sarda Pallamida

Tonno rosso Thunnus thynnus Tunia

Tonno alalunga Thunnus alalunga Tunia

Beloinadae Aguglia Belone belone Agulla

Xiphiidae Pesce spada Xiphias gladius Pisci’e spada

Scyliorhinidae Gattuccio Scylliorhinus canicula Su gattuzzu/Bardolu

Rajidae Razza chiodata Raja clavata Scritta

Dasyatidae Pastinaca Dasyatis pastinaca Farrazzu/Oniela

Torpedinidae Torpedine marmorizzata Torpedo marmorata Sa Nacida

Triakidae Palombo Mustelus mustelus Palombu

CarcharhinidaeVerdesca Prionace glauca Cabuciattu

Squalo grigio Carcharhinus plumbeus Cabuciattu

ELENCO DEL PESCATO

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ELENCO DEL PESCATO

ELENCO DEL PESCATO

>Invertebrati

Gruppo di appartenenza Nome italiano Nome scientifico Nome sardo

Molluschi

Polpo Octopus vulgaris Pruppu

Polpo baleno Pruppu balleu

Seppia Seppia officinalis Seppia

Calamaro Loligo vulgaris Callamari

Cannolicchio Solen marginatus Arrasoiedda

Arsella Tapes decussata

Cardium edule, lamarki

Cocciua:-arrigada-cau-de cascioni-lisia-lada-pilligria

-pintada

Datteri Lithophaga lithophaga

Anemone di mare Anemonia viridis Oziada

Naccara Pinna nobilis Matzigoni

Murice / bocconiMurex brandaris

Murex trunculus

Bucconi:-mascu-de canna

-de scolliu

Grancevola Maja squinada

Craba mania:-lisia

-spinosa

Ostrica Ostrea edulis Ciampa

Cozza Mytilus galloprovincialis Cozza

Crostacei

Aragosta Palinurus elephas Allegusta

Gamberetto: -imperiale-reale

-gobbetto

Palaemon serratus

Crangon crangon

Penaeus kerathurus

CadireddaCambara

Cambaredda

Astice Homarus gammarus Longufanti

Granchio Carcinus moena

Carcinus mediterraneus

Macropupis corrugatus

Cavuru:-femina-mascu

-pilluzia

Echinodermata Riccio Paracentrotus lividus Arrizzoni

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INTERVISTE E ANEDDOTI

Ero ragazzino quando la prima barca a motore doppiò Capo San Marco ed era diMaccalleu . A Cabras nessuno aveva ancora una barca così, erano gli anni '50. La maggioranza dei pescatori praticava nella laguna e is paramittaius erano la maggio-ranza. Anche a Su Siccu si praticava la pesca a palamito con su fassoni . (. . .)In passato su pizzigaiou era solito proporsi autonomamente per portare avanti il lavoro.Molti si improvvisavano oppure capitava che prendessero il pesce da un gruppo di barcheper poi lavorarlo in paese in appositi locali come quello de Salomoni, de Mirai e de IsMancas. Is pizzigaious sono sempre esistiti, io li ho sempre conosciuti ma sono sempre stati legati ai baroni,erano legati sia mani che piedi. Poi ricordo che c'erano is pizzigaioeddus a pei, erano sette o forse ottovenditori ambulanti che camminavano solo a piedi con su cadineddu de paba, ossia un cesto che simettevano in testa con il quale riuscivano a trasportare fino a 40 Kg di pesce. Si spostavano sino aTresnuraghes, sempre a piedi. Ad esempio Tziu Conillu, ha sempre fatto questo mestiere e quando usci-va in piazza non camminava normalmente ma ricordo che era veloce commenti un tzurrullinu. Questoperché era talmente abituato a fare quel mestiere che non riusciva a camminare lentamente. Alcuni si spostavano col carretto mentre le prime macchine sono apparse dopo la guerra ma eranopoche, forse due o tre…c'era quella di Brenti 'e pibara, di tziu Peppi Congiu e di is Alloisi.Iniziai il mestiere del pescatore da ragazzino e a volte mi capitava di andare a pescare conle sciabiche. Verso la fine di aprile e l’inizio di maggio capitava di vedere i branchi deglisgombri, is muntonis de pisci cavallu, ma gli anziani dell’equipaggio dicevano che era trop-po e che su pizzigaioiu non l'avrebbe acquistato tutto. Bisogna dunque immaginare quantofosse ricco il mare in passato. Si sceglieva la calata della rete a seconda del quantitativo chesu pizzigaiou poteva trasportare. Quando veniva a Su Siccu a ritirare il pesce diceva: “oi purum'incandu carrigu de mazzimini, non traballeas prusu ca non di ollu 'e mazzimini!”Faceva riferimento ai polpi perché non c’era mercato e solo in paese ne compravano, mafuori Cabras non ne comprava nessuno. Lo stesso trattamento era riservato alle seppie chein provincia non erano richieste. Ricordo che il prezzo dei muggini veniva deciso inPeschiera a seconda dell'abbondanza e del periodo. L'aragosta veniva venduta a 150 Lire,il pesce de prima a 100 Lire, il pesce da zuppa a 70 Lire.(. . .) Spesso i pescatori vendevano in casa su piscigheddu. Is piccioccus de bracca stavanodietro i pescatori e andavano con sa mantighedda e un scatteddu mannu. Era in un grup-po di ragazzi di nove-dieci anni e seguendo le barche che salpavano lungo tutto il litora-le, arrivavano anche alla foce del fiume. Una volta siamo arrivati dall'altra parte quindiabbiamo dovuto attraversare il fiume per seguire la barca e per non restare senza guada-gno. I pescatori quando tiravano la rete a terra buttavano le alghe e raccoglievano ilmeglio del pescato, l'altro lo lasciavano lì , quindi sparlotte, mezze triglie e poi c'era un tipodi alga, s'erb'e lambiri, con le foglie lunghe e strette, verdi, incastrate nelle reti soprattuttoin primavera. I pescatori rovesciavano tutto a terra e prendevano le triglie, i calamari gran-di, poi chi aveva pazienza e aveva o una lampada oppure ogus bellus , perchè era notte,si metteva a cercare in mezzo alle alghe e si potevano trovare sino a 3-4 Kg di calamaripiccoli. Quindi i pescatori facevano 6-7 tirate a notte e noi sempre dietro per farci lasciarequlacosa, in più li aiutavamo ad attorcigliare le funi e gliele portavamo in modo che fosse-ro già pronte. Quando rientravamo la mattina presto, il pescato veniva venduto di casa incasa, bendeiaus a prattu . Se erano triglie le vendevamo 20-25 Lire a piatto, era un Kg-unKg e mezzo di pesce invece i calamaretti a 30 Lire, oppure vendavamo sa sparedda, isarroccais, is giarrettus o scrappoeddus. Ognuno lavorava per sé, chi era più veloce riuscivaa prendere i pesci migliori ma c'erano anche ragazzini che dopo la seconda tirata si stan-cavano e si mettevano a dormire con la coperta. I soldi guadagnati li portavamo in fami-glia. Le prime scarpe le ho comprate proprio con quei guadagni!(. . .) Alcuni pescatori abitavano a Portu Suedda, alcuni a Mare Morto e altri presso l’Isola.Questi ultimi non erano di Cabras, erano algheresi con le loro quattro o cinque barche e

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avevano una baracca là. Scendevano a Portu Suedda a vendere il pescato ai pizzigaiouse a comprare acqua, vino e biscotti da tziu Peppi Feroci . Si trasferivano nelle nostre costein Primavera per la pesca con le nasse, sa pisca de is tzuccareddas e rimanevano fino atutto Settembre per la pesca dell'aragosta. A S'Anaedda, la caletta presso il faro di SanGiovanni, c’erano is marruffus , dei vivai, casse enormi di legno dove si conservavano le ara-goste. Le barche algheresi, nei primi anni Cinquanta, erano a vela e avevano il vivaio diret-tamente a bordo. In pratica avevano il fondo bucato e da qui buttavano subito le aragostetolte dalle nasse in modo che restassero sempre vive. Una volta arrivate a S'Anaedda lascia-vano queste casse ancorate sul fondo e cariche di sughero per tenerle a galla. Ogni 15giorni passava su brigantinu , un classico motore a vela a due alberi (come l'AmerigoVespucci) che veniva direttamente da Marsiglia. Questo partiva da Stintino e raccoglievatutte le casse di aragoste arrivando fino a Carloforte. Invece a Mare Morto gli algheresi costruivano capanne di aedda per stare solo una sta-gione. Anche a Mare Morto avevano i vivai ma la maggior parte erano a Capo S.Marco. ATorregrande c'erano le capanne dei meris de is ainas cabraresi di sciabiche e poiggius .Siamo sempre negli stessi anni. Poi c'era la capanna della Foce del fiume, s'aina di TziuCraboni, perché il fiume Tirso dalla foce sino al Ponte Grande ce l'aveva Don Efisio, era suo.(. . .) Il pescatore non è un pescatore se non ama il pesce. A volte, andavamo all'Isola o alCatalano e scendevamo con la barchetta e dormivamo là, sempre buttando le reti presto ea tirai all'alba. A volte parlavo col mare, non sto dicendo una fesseria, di pomeriggio sem-brava che il mare voleva parlare con te. Se tu il mare lo rispetti, lui ti da qualcosa ogni gior-no, se non lo rispetti, ti uccide e noi stiamo facendo così, abbiamo fatto così, perché il ciclodel pesce è questo, se non lo rispetti non cresce. Ci sono quelli che pensano solo a pesca-re, a distruggere e non pensano al domani.

S.P. 71 anni, pescatore in pensione

Sono figlia di pescatore, mio padre, anche lui era figlio di pescatore, così come tutti nellafamiglia di mia madre, erano paramittaius.Per pescare mio padre andava all’Isola e al Catalano con sa bracca prana . Verso ottobreandava a frighiggiai , portava s'esca e sa gentillena. Era una pesca che si faceva in riva solodi notte e si pescavano per lo più polpi o murene.Quando mio padre rientrava dalla pesca, io e i miei fratelli pulivamo le reti perché quando c'era bruttotempo le reti si sporcavano molto. Ricordo che lo aiutavamo a preparare le esche po su paramittu e siusava su bellu maniu, un pesciolino piccolo piccolo, ma solo una parte di questo. Poi mia madre lo aiutava a stirai su paramittu, mentre mio padre lo escava.

R.P. 57 anni, figlia di pescatore

Noi andavamo a pescare verso Sassu e ci spostavamo solo con i remi. In passato le barcheerano piccole e tutte a remi, non avevano motori. Avevo poco più di vent’anni quando sonosalito per la prima volta in una barca a motore. La prima volta che sono andato ad Algheroavevo 23 anni ed ero già sposato. Quando sono andato ad Alghero ho comprato la barcacon sa lampada . Lì si usava molto andare a pescare con la lampàda ma qua in paese nonce n'erano di lampàde. Poi dopo avevo una barca grossa, una a strascico e due battelli .Pescavo di notte con le lampàde e di mattina uscivo con i palamiti, con la barca a moto-re. Si andava al Catalano, all'Isola oppure ci spostavamo a seconda della pesca.

P.F. 84 anni, pescatore in pensione

Ancora oggi is marineris si cercano in paese, al bar in piazza. Poi si va in capitaneria all'e-tà di 15 anni e si fa il foglio di ricognizione e se uno non sa fare nulla dus'imparanta , biso-gna insegnargli il mestiere ma imparano subito.Prima in passato non venivano pagati per intero. Anch’io inizialmente non venivo pagatoanche se ero il figlio del padrone. Poi più avanti venivano pagati la metà sino a quandonon imparavano.

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Questo succedeva molto tempo fa, adesso non esiste più questa cosa anche perché primasi mangiava lì e si stava lì tutto il tempo, ad aggiustare le reti, assentai, fai noasa e insasapigasta sa patti. Is marineris entrano in barca con un contratto senza date definite quindiquando vogliono vanno via per fine contratto oppure se gli piace rimangono.Per reclutarli si va in piazza e si chiede ai ragazzi: “Cheris beni in bracca cun deu?” “Ehdai, ge du andu” e poi si avvia il procedimento d’imbarco.

P.P. 59 anni, pescatore

Ho compiuto 60 anni di cui 50 praticamente li ho passati in mare. Ho fatto tutte le peschealmeno quelle più conosciute: la pesca con il tramaglio, con la rezzella, con le nasse, conla lampàda, adesso faccio la pesca a strascico principalmente, la pesca che oggi è sul-l'occhio del ciclone. Io ho esercitato lo strascico anche dentro il Golfo 50 anni fa, e non-ostante la legge che regolamenta questa tecnica esistesse già, non c'erano i controlli che cisono oggi, anche la mentalità non è quella di oggi, dunque lavoravo anche dentro il Golfo.È da 27 anni che non pesco a strascico dentro il Golfo di Oristano, quindi piano pianoabbiamo imparato ad avere rispetto dell'ambiente e questo va tutto a nostro beneficio.Ho fatto altri tipi di pesca, oggi molti tipi di pesce sono spariti, è da molto che non li vedo più.

A.M. 60 anni, pescatore

Prima iniziavi come piccioccu 'e bracca , non come adesso che appena entri ti danno subi-to una parte. Invece prima era diverso, c'erano tre livelli: piccioccu'e bracca, marineri e suferi feri , gli lasciavano tutti i rimasugli. Quando imparavi ti davano la parte intera. Si erapiccolini, non come adesso, da piccolini andavamo a Torregrande. Su piccioccu 'e braccae su feri feri non lavoravano in barca, su marineri invece saliva in barca per iniziare a impa-rare a tirare i remi. Non servivano documenti, non ne avevamo neanche noi documenti.( . . .) Nella mia barca eravamo in quattro: uno srappàda , uno potta' sa bracca , uno assentà-da e uno poddìada . Prima esistevano is picciouccus 'e bracca , a cui davano sa mesu partiche davano metà della parte di un marineri , erano is poiggius che lo facevano, ma in unabarca a motore devi dare la parte intera.(. . .) io lavoravo con papà ma in barche a motore la metà del guadagno spettava al padro-ne e l'altra metà si divideva tra tutti quanti. Poi il padrone pagava le reti, sa nassas , labarca, pagava tutto e il sabato si facevano i conti.

C.F. 74 anni, pescatore in pensione

Ho un'imbarcazione per conto mio di10 metri circa, faccio pesca costiera entro 6 miglia,peschiamo soprattutto dentro il Golfo e d'estate fuori dal Golfo. Dentro il Golfo non abbia-mo posti in particolare ma ci spostiamo da tutte le parti, dipende dalle condizioni del mare,facciamo pesca a reti, reti da posta. D'inverno principalmente restiamo dentro il Golfo, rien-triamo tutti i giorni, la mattina salpiamo le reti e si rientra quando si finisce. Approdiamo al porticciolo di Torregrande, qualche approdo a terra c'è a Su Siccu e a MareMorto, ma vengono usati raramente, non sono tranquilli, sono pericolosi, hanno perso que-sto ruolo da quando esiste il porticciolo. Il fondale del Golfo è formato dal canale dove si possono pescare sogliole, invece c'è lasecca dove si pesca un altro tipo di pesce: seppie, scorfani, polpi, anche qui si pesca sem-pre con le reti. L'equipaggio viene pagato alla parte, cioè in base a cosa si guadagna, una percentualeva al marinaio e questo si stabilisce prima. In barca si fa tutto quello che c'è da fare, nonci sono compiti prestabiliti , cioè io non posso far toccare il motore al marinaio, quello lo fac-cio io, lui pensa a fare le operazioni di pesca.

M.F. 56 anni, pescatore

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Una volta durante una battuta di pesca mi sono trovato davanti due grosse aragoste.Ricordo che l'aragosta maschio ad un certo punto s'esti azziddiu , si è attanagliato alla fune.Bisogna precisare che in base alle reti si hanno delle grosse funi. Le nostre reti avevanoappunto una grossa fune come segnale, e quest’aragosta s'esti azziddia propriu ai custafuni , una fune grossa, da 1 e 70 e non siamo riusciti a staccarla in nessun modo. Allora L. mi ha detto “lasciala stare, quando si stufa già si staccherà”. Invece eusu agabaude sboddiai is arrezzas , abbiamo smesso di sciogliere le reti, e fiausu prontus a torrai a mol-lai is arrezzas e quella era ancora lì . Diciamo che se con l’aragosta non fai attenzione sipuò rompere, si scoada . Allora abbiamo tagliato la fune su entrambi i lati e poi facendo unnodo alla fune, abbiamo lasciato l’aragosta attaccata alla fune. Quando è arrivato su piz-zigaiou ha portato queste aragoste al mercato di Cagliari, e una di queste aveva ancorala fune attaccata. Su pizzigaiou ci raccontò che is casteddaius ci avevano preso in giro perquesta vicenda. Dicevano che i pescatori di Cabras erano stati stupidi, insomma ci preseroanche per stupidi eppure noi salvammo l'aragosta sennò quella sarebbe morta. Se le avessimo tagliato quelle parti sarebbe morta perchè è un animale molto delicato.Ricordo ancora il peso: 9 Kg, un maschio e una femmina.

C.F. 74 anni, pescatore in pensione

Una volta ho trovato un polpo di 15 Kg, fiu boghendindi su pisci e mi sono imbattuto inquesto polpo grande. S'esti assiddiu vicino alla nostra barca e non riuscivo a prenderlo,allora L., siccome c'era bentu stradu , mi ha detto “eh tocca già s'ada staccai sou sou!”.E deu mi seu torrau a poni a imboddiai. Seu andau a sa cabina e m'indappu bettiu mesucrivaxiu, e mi du seu postu a pappai, e fiu imboddiendi e pappendi, mi ddu seu postuananti. .e fiu pappendi…a un certu puntu di scudu su mossiu.. .e insasa pottau dentis prusbellas de immoi..di scudu su mossiu, pongiu su crivaxiu in terra e mi torru a poni a imbod-diai, cussu assentendi e cuddu srappendi..mi torru a deguddai adiaicci. . .e non pottau prususu crivaxu!! Insasa fiu gherrendi cun su cumpangiu miu: “ torra a ponni su crivaxiu ca deusu crivaxiu du pottau ananti me innoi”. Improvvisamente mi giro e vedo il polpo “Alliai ca pottàda su crivaxiu su pruppu pappen-disiddu”. Era una cosa da non credere, ricordo che morsicavo e poi lo poggiavo in terra equel polpo dev’essere che mi è passato davanti, l'ha preso e me l'ha mangiato. Tutto que-sto mentre io litigavo con l'altro pescatore e gli dicevo: “ma non mi fai scherzusu adiaicci!”e invece dopo ho guardato dietro la cabina e c'era il polpo con su crivaxiu…ma pottadauna conca, fiada una piovra!” Una cosa cosi mai vista, era all'incirca di 15 Kg.

C.F. 74 anni, pescatore in pensione

Facevo su pizzigaioeddu a pei , camminavo sempre a piedi e quando rientravo a casa nonfacevo altro che dormire. Quando mi svegliavo mangiavo se c'era qualcosa, ma il più dellevolte non c'era niente. Ricordo ancora la prima volta che vidi il cioccolato, un gianduiotto.Fu un regalo di Tziu Grazianu , ne regalò uno a me ed uno a Emanuelli . Noi lo guardava-mo e avevamo paura, non sapevamo cosa fosse e ci spaventava.

S.P. 71 anni, pescatore in pensione

Un periodo ci eravamo trasferiti a Sassu perché il viaggio era troppo lungo. Quando era-vamo là sa sparedda la portavamo in paese in bicicletta. Da Sassu e da Arborea sino inpaese in bicicletta. Poi stiravamo su paramittu in paese, rifacevamo l'esca per poi riandarelà di notte. Mio fratello stava fisso là con un altro ragazzo mentre io ogni giorno andavo etornavo da Sassu. Allora siccome era troppo lontano e fare quel tragitto tutta la notte senzadormire era pesante, compravamo l'esca a Marceddì. Escavamo su paramittu de is spared-das , ami piccoli da 23, ne avevamo 900-1200 e ne pescavamo molte de spareddas a queltempo, per lo più pescavamo Sparedda 'eccia , come la chiamavamo noi, quella con solodue denti da quanto era vecchia. Ma già era poco saporita, a Terralba da pappantaammacchiadura!

C.F. 74 anni, pescatore in pensione

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78 - LA PESCA IN MARE, UN'ATTIVITÀ FATICOSA E DIFFICILE CHE LA TECNOLOGIA E L'AFFINAMENTO DEGLI STRU-MENTI IN USO DI QUESTI ULTIMI DECENNI, SONO RIUSCITI SOLO IN PARTE AD ATTENUARE.....

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- RACCONTI E ANEDDOTI CI FANNO CONOSCERE ASPETTI CURIOSI DELLA VITA DEL PESCATORE.

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BIBLIOGRAFIA |

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ITALIA NOSTRA ONLUS SEZ. PROV.LE SINIS CABRAS ORISTANO, FASSONIS NELLE LAGUNE DI CABRAS, GRAFICHE

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ITALIA NOSTRA ONLUS SEZ. PROV.LE SINIS CABRAS ORISTANO, SA CANZONI: RICERCA, RECUPERO, DIFFUSIONE E

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LAVORO DIDATTICO, LE ZONE UMIDE: UN PATRIMONIO NATURALISTICO IRRIPETIBILE, SCUOLA MEDIA CABRAS ANNO SCOLA-STICO 1985/1986

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TRAINITO EGIDIO E RUIU DOMENICO A CURA DI, COLLANA APPUNTI SUL TERRITORIO VOL. 4 - PROVINCIA DEL MEDIO

CAMPIDANO, TRAINITO EDITORE 2007

TRAINITO EGIDIO, SU MAR’E SINIS–MARE DELL’AREA MARINA PROTETTA PENISOLA DEL SINIS-ISOLA DI MAL DI VENTRE,GRAFICHE EDITORIALI SOLINAS NUORO 2008

WAGNER MAX LEOPOLD, DIZIONARIO ETIMOLOGICO SARDO, ILISSO EDIZIONI NUORO 2008

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http://www.comunedicabras.it

http://www.agci.it/ associazione generale cooperative italiane

http://www.dirittoestoria.it/lavori2/Contributi/Reale-Normativa-in-materia-di-pesca.htm

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