La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
Transcript of La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 1/105
0
ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
Corso di laurea Educatore di Nido e Comunità Infantile
LA “PASTA MADRE” DEL FIABESCO Il mutamento e l’identità nella letteratura per l’infanzia
Tesi di laurea in:
Letteratura per l’infanzia
Relatore Presentata da
Prof.ssa Emma Beseghi Margherita Cennamo Correlatore
Dr.ssa Marcella Terrusi
Sessione III
Anno accademico 2011/2012
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 2/105
1
LA “PASTA MADRE” DEL FIABESCO
Il mutamento e l’identità nella letteratura per l’infanzia
Introduzione
La pasta madre del fiabesco p. 2
1. SELVATICHEZZA
1.1. Selvatichezza come antisocialità 16
1.2. Selvatichezza in una società antisociale 31
1.3.
Selvatichezza e natura 40
2. SMARRIRSI
1.1 Scarpette rosse 46
1.2 L’incubo dello sdoppiamento: schizofrenie zoologiche 54
1.3 Il mondo capovolto: tra familiarità ed estraneità 60
2. RITROVARSI (o smarrirsi definitivamente)
1.1 Alla ricerca dell’ Heimat 68
1.2 Dall’essere cresciuti al far crescere 80
1.3 Il (non) ritorno 89
Conclusione
Smarrirsi, ritrovarsi... ancora smarrirsi e ritrovarsi 96
Bibliografia 98
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 3/105
2
INTRODUZIONE
Come tutte le cose del mondo, le fiabe si possono contare: non sono infinite.
Quando però non si contano, ma si raccontano, perdono i confini, passano dalla voce
all'ascolto, al ricordo, all'immaginazione, ad altre storie, altre voci.
Quando le fiabe si raccontano, diventano infinite1.
Un mondo apparentemente chiuso,
si moltiplica in un numero incalcolabile di mondi possibili2.
La pasta madre del fiabesco
La pasta madre è un lievito naturale che si ottiene mescolando farina ed
acqua. Questo impasto, lasciato fermentare, sviluppa in sé una
microflora di lieviti e batteri. La pasta madre, perché si conservi, deve
essere “rinfrescata” periodicamente con altra acqua e farina, in modo che
i microrganismi che la compongono siano nutriti e possano così
riprodursi3. Giorgia Grilli durante il suo discorso introduttivo al
convegno “Radici profonde: le foreste dei fratelli Grimm e l’appennino
di Emma Perodi”4, per descrivere il ruolo delle fiabe nella storia, ha
utilizzato una metafora culinaria, paragonando le fiabe alla “pasta
madre”. La pasta madre è un impasto “vivo”, la cui vita dipende da un
ciclico rimpasto e che, se ben curata, può essere tramandata di
generazione in generazione. Le fiabe, come la “pasta madre”, sono
giunte a noi, tramandate di generazione in generazione, di secolo in
secolo. Metaforicamente, se le fiabe stanno alla “pasta madre”, allora
potremmo dire che la letteratura per l’infanzia sta al pane, alimento che,
1 Piumini R., Le fiabe infinite, San Dorligo della Valle, Emme Edizioni, 20112 Lavagetto M., Dovuto a Calvino,Torino, Bollati Boringhieri, 20013
Scialdone A., La pasta madre:64 ricette illustrate di pane, dolci e stuzzichini salati, Milano,Edagricole, 20104 Conferenza che ha avuto luogo giovedì 6 dicembre 2012 presso il Dipartimento di Scienzedell’Educazione a Bologna, e di cui Antonio Faeti e Jack Zipes erano ospiti e protagonisti.
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 4/105
3
per lievitare, necessita sempre di una porzione di “pasta madre”. Da qui
il titolo, La “pasta madre” del fiabesco con cui, citando le parole di
Giorgia Grilli, viene suggerita la stretta parentela fra letteratura per
l’infanzia e fiabe. Questo elaborato si concentrerà su tre “categorie
interpretative”5, “selvatichezza”, “smarrimento”, “ritrovamento”, temi
che caratterizzano lo svolgimento dell’intreccio narrativo fiabesco e che
si trovano oggi disseminati nella letteratura per l’infanzia. Tre tappe,
all’interno della trama, attraverso le quali il protagonista intraprenderà
un viaggio all’insegna del mutamento e della costruzione della propria
identità. Fulcro della tesi è stato ricercare alcuni dei significati
ravvisabili all’interno di queste categorie interpretative, intese da Milena
Bernardi come “possibili lenti d’ingrandimento necessarie a scoprire e
svelare indizi, tracce, sintomi di parentele (...)”6. Ad esempio,
Cappuccetto Rosso7 è una bambina che, mentre si sta recando a casa
della nonna, ignora il divieto della madre e si addentra nel bosco in cerca
di fiori. Bastiano8, invece che andare a scuola, si chiude in una soffitta
per leggere un libro. Potremmo quindi definire entrambi questi
personaggi “selvatici”, poiché trasgrediscono le regole, ed ambedue
seguono un iter che, per quanto diverso, attraversa le medesime fasi:
dalla selvatichezza allo smarrimento, dallo smarrimento al ritrovamento
o al definitivo smarrimento. I protagonisti delle opere analizzate,
seguono tutti uno stesso cammino trifasico: ognuno di loro con
motivazioni e sviluppi differenti. Si cercherà di analizzare alcuni dei possibili legami fra Cappuccetto Rosso, archetipo della bambina che si
perde, e i bambini che, dopo di lei, si sono persi nei boschi ed hanno
incontrato Lupi, o loro stessi si sono trasformati in Lupi, che hanno fatto
5 Bernardi M., Infanzia e metafore letterarie:orfanezza e diversità nella circolarità dell'immaginario,Bologna, Bononia University Press, 20096
Ibidem7“Cappuccetto Rosso” da Jacob e Wilhel Grimm, Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 19808 Michael Ende, La storia infinita, Bergamo, TEA, 2008
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 5/105
4
ritorno, o che non sono tornati affatto. La ricerca di significati all’interno
di queste lenti d’ingrandimento, spazierà dalle teorie psicologiche di
Bruno Bettleheim, Carl Gustav Jung, Sigmund Freud, Alice Miller,
Melanie Klein, alle teorie pedagogiche di Maria Montessori, alla scuola
bolognese di Milena Bernardi, Emma Beseghi, Antonio Faeti, Giorgia
Grilli e Marcella Terrusi, per poi arrivare all’interpretazione politico
sociale di Jack Zipes, per il quale la fiaba è contestualizzata all’hic et
nunc storico e sociale sia della trama, sia di chi legge, e all’“elogio delle
azioni spregevoli” di Pontremoli, secondo cui l’atto di leggere travalica
lo scopo stesso della lettura, e che leggere al di là di una qualche morale,
didattica, pedagogia, aiuta a vivere meglio e specialmente a comprendere
meglio il mondo.
Questo lavoro sarà dunque così strutturato: all’inizio di ogni capitolo, a
partire da una fiaba che potremmo definire “capostipite”, la “pasta
madre” appunto, verranno scelti, sulla base delle “categorie
interpretative” già citate, alcuni opere della letteratura per l’infanzia, e si
seguiranno quindi alcuni dei possibili percorsi di significato alll’interno
di esse.
Nel primo capitolo, sulle tracce della “selvatichezza”, si partirà dalla
fiaba “Cappuccetto Rosso”9, nella quale una bambina trasgredisce un
ordine della madre ed esce dal sentiero per cercare nel bosco dei fiori da
portare alla nonna, e si arriverà quindi ai suoi fratelli selvaggi: Holden
Caufield, Pinocchio, Peter Pan, Giannino Stoppani, il Club dei Perdentidi It
10 e la Ghenga di Gigino il Pestifero, ecc... Sono personaggi
“selvatici” poiché in conflitto con il mondo esterno, ma ognuno di loro lo
è per motivi diversi; ed in maniera differente si diramerà anche il loro
cammino. Ma “selvatichezza” non è solo desiderio di rottura delle
9 “Cappuccetto Rosso” da Jacob e Wilhel Grimm, Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 198010 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 6/105
5
norme: è anche desiderio di esplorazione, è la necessità di avere un
contatto vivo con la Natura e riuscire così a ri-appropriarsi della propria
identità naturale. Si troveranno tracce di questa “selvatichezza” in
Gigino il Pestifero, in Buck e in Cosimo. La “selvatichezza” li porta ad
intraprendere un viaggio e crea un’interruzione della quotidianità. Si
genera una scissione fra il prima e il dopo.
Nel secondo capitolo si seguiranno le tracce dello “smarrimento”: a
partire dalla fiaba “Vassilissa la bella”11, verranno seguiti i viaggi di
alcuni personaggi selvatici, viaggi in cui, lontani da casa, persi in un
mondo sconosciuto e spesso ostile, dovranno trovare il modo di
destreggiarsi per non essere sopraffatti dalla realtà circostante. In questa
fase vi è “un’alterazione del corso ordinario degli eventi: accade
qualcosa di importante, che modifica uno stato o una condizione
preesistente e da cui scaturiscono avvenimenti legati da rapporti di
causalità e consecutività diversi da quelli ordinari”12. I personaggi
saranno spesso aiutati da “doni fatati”, doni che, nel caso della fiaba
“Scarpette rosse”13 o “Il diavolo che si fece frate”14 possono smettere di
essere benefici e diventare mortiferi.
Nel corso del viaggio sarà determinante l’incontro/scontro fra il
protagonista e gli animali: a volte, come nel caso de Il Principe Tigre15 ,
un bambino diventa grande ed impara ad essere un principe, solo dopo
aver fatto apprendistato nella foresta, presso una madre tigre; altre volte i
protagonisti, per conoscersi, dovranno letteralmente mettersi nei panni diun animale in cui hanno celato le proprie sembianze: è il caso di “Pelle
11“Vassilissa la bella” da Afanasjev A.N., Antiche fiabe russe, Farigliano (CN), Giulio EinaudiEditore, 199012 Cardarello R., Storie facili e storie difficili:valutare i libri per bambini, Azzano San Paolo, Junior,200413 Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia, Piacenza, Frassinelli,
200214 Perodi E., introduzione di A.Faeti, Fiabe fantastiche – Le novelle della nonna , Torino, Einaudi,197415 Hong C.J., Il principe tigre, Padova, Babalibri, 2007
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 7/105
6
d’asino”16 e La Maschera17
. Altre volte, durante il proprio percorso,
l’eroe incontrerà una parte di se stesso, di cui ignorava l’esistenza, oltre
uno specchio, celata nella propria ombra o al di là di una porticina
nascosta in un angolo della propria casa. L’incontro con quella parte, al
contempo familiare ed estranea, spalancherà scenari inaspettati. E’ il
caso di Coraline18, Alice19 e del protagonista del racconto “L’ombra”20.
Una volta terminata la sua avventura, il protagonista avrà addomesticato
la sua parte selvatica e trovato il suo posto nel mondo? Se questo non
dovesse accadere, un bambino che ascolta o che legge potrebbe
rimanerne deluso o addirittura turbato? E’ antipedagogico narrare storie
in cui non vi sia un lieto fine? A partire da Il bambino nel sacco21 , si
cercheranno possibili percorsi di riflessione; in questo studio si porta
avanti la tesi secondo cui, più che un lieto fine, ciò che appaga
dell’esperienza narrativa è l’aver esplorato un mondo complesso che, al
di là degli esiti, permette di aprire una breccia nella nostra interiorità.
Tale quesito sarà oggetto di analisi nel terzo ed ultimo capitolo, nel quale
saremo sulle tracce del “ritrovamento”. Si vedrà che a volte, per tornare
a casa, è necessario proprio non far ritorno; o, forse, è necessario tornare
non a quel luogo da cui eravamo partiti, ma a quello a cui eravamo
sempre intimamente appartenuti, anche prima che, coscientemente, lo
sapessimo. E’ il caso di Cosimo22, che si allontana dalla famiglia e dalle
convenzioni dell’epoca per vivere sugli alberi; ed è il destino di Buck 23,
16 Perrault C., traduzione di C.Collodi, introduzione di B. Bettelheim, I racconti di Mamma Oca : le
favole di Perrault seguite da favole di Madame d' Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont ,Milano, Feltrinelli, 197917 Solotareff G., La Maschera, Milano, Babalibri, 2003 18 Gaiman N., Coraline, Cles(TN), Arnoldo Mondadori Editore, 200319 Carrol L., Alice nel paese delle meraviglie- Dietro lo specchio, Milano, Garzanti, 197920 Andersen H.C., introduzione di G.Rodari, Fiabe, Cles (Trento), Einaudi, 200921 Calvino I., illustrazioni di Emanuele Luzzati, L’uccel Belverde e altre fiabe italiane,
Moncalieri(Torino), Giulio Einaudi Editore, 199322 Calvino I., Il Barone Rampante, Bologna, Arnoldo Mondadori Editore, 200323London J., Il richiamo della foresta, Trieste, Edizioni E.Elle, 1991
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 8/105
7
il cane che abbandona gli uomini per unirsi ai lupi.
Il tema della “selvatichezza”, dello “smarrimento” e del “ritrovamento”
ricorre non solo nelle fiabe, ma anche nel cinema, nelle arti figurative,
nelle leggende, nei racconti e in tutte le opere letterarie che hanno
accompagnato, fin dai primordi, la storia del genere umano. Il loro eco
risuona nelle fiabe, nella letteratura per l’infanzia e nelle forme narrative
di tutte le arti di ogni tempo, creando una ripetizione continua ed una
sensazione di infinità. Ed “infinita” è anche la narrazione: non smette
mai, vola di bocca in bocca, rimbalza da un uomo all’altro; e così la fine
coincide con l’inizio, richiamando il simbolo dell’uroburo, simbolo
antico e rivelatore nella storia dell’umanità, lo stesso che campeggia,
sotto il nome di “Auryn”, sulla copertina di un romanzo fantastico: La
storia infinita24 di Michael Ende, autore che, evidentemente, ben sapeva
come il racconto possa essere tramandato al di là dei confini, delle
culture, delle religioni, delle epoche, fino ad arrivare ad insediarsi nel
fondo della coscienza collettiva. L’Uroburo/Auryn è dunque l’immagine
di un serpente che si morde la coda e la inghiotte. Tale figura simbolica
rappresenta, sotto forma animalesca, l’immagine del ciclo della vita, la
morte e la nascita, l’approprinquarsi di un nuovo inizio dopo ogni fine.
Le fiabe, come scrive Propp, sono loro per prime in stretta relazione
l’una con l’altra:
Lo studio dei racconti di fate25 dimostra la loro stretta parentela reciproca. Questa parentela è così intima che non si può separare con esattezza un soggetto dall’altro.
Questo ci conduce a due importantissime premesse: nessun soggetto di racconto di
fate26 può essere studiato a sé. Seconda: nessun motivo di racconto di fate può essere
studiato prescindendo dalle sue relazioni col tutto.27
24 Ende M., La storia infinita, Bergamo, TEA, 200825 Nota alla traduzione: la parola inglese “fairytale”, tradotta letteralmente, significa “racconto di
fate”, ma in italiano si riconduce alla “fiaba”27 Propp V.J., Le radici storiche dei racconti di fate, Villanova Mondovì (Cn), Bollati BoringhieriEditore, 1998
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 9/105
8
Il “tutto”28 di cui parla Propp è l’insieme delle fiabe stesse, ma noi
possiamo intenderlo come un “tutto” costituito dall’immaginario
collettivo, dalla cultura mondiale da cui la fiaba, il racconto, il mito, il
cinema, l’arte figurativa, la letteratura, da sempre attingono,
contaminandosi l’un l’altra. In questa costante commistione, in cui ogni
elemento si collega all’altro, vediamo tornare il simbolo del cerchio e del
serpente che si morde la coda. La base di parentela fra arti potrebbe
dunque essere data da una fonte di nascita comune. Nella sua opera,
Morfologia della fiaba29 , Propp ha come obiettivo lo sviluppo di una
formula che rappresenti la struttura universale nella quale possano
rientrare tutte le fiabe. Vi riesce, infine, combinando tra loro quattro tipi
di funzioni: lotta e vittoria sul cattivo; compito difficile e suo
assolvimento. Nelle fiabe si ripete un canovaccio ricorrente:
La storia inizia con un divieto al protagonista, cui segue un’infrazione del divieto,
spesso sotto forma di allontanamento, preludio in genere a una serie di guai per il protagonista. Anche il protagonista è un’altra delle funzioni ricorrenti secondo
Propp, come il suo rivale, l’antagonista, come pure l’eventuale donatore, figura di
aiutante del protagonista, che lo provvede di un mezzo magico e così via30.
La scoperta di una “serie unica” per tutte le fiabe implica, secondo
Propp, “che le fiabe derivino da un'unica fonte, ma non tanto una
sorgente da ricercarsi dal punto di vista storico-geografico quanto dal
campo psicologico.”31
Nel suo saggio32, Daniele Ferrero afferma che la scoperta da parte di
Propp di una formula unica per tutte le fiabe, avvalora una delle tesi
28 Ibidem 29Propp V., Morfologia della fiaba, Perugia, New Compton Editori, 197730
Cardarello R., Storie facili e storie difficili: valutare i libri per bambini, Azzano San Paolo, Junior,200431Ferrero D., La struttura della Fiaba secondo la morfologia di Propp, da www.labirintoermetico.com32 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 10/105
9
fondamentali della psicologia junghiana, ossia l’esistenza di una struttura
archetipica presente nell’inconscio collettivo dell’umanità e di cui le
fiabe potrebbero quindi essere una tipica espressione.
E’ ravvisabile un parallelismo tra la sequenza di Propp e il processo di
individuazione di Jung33: la fiaba rappresenta infatti, nella sua universalità,
l'archetipo del cammino che ciascun individuo deve compiere per raggiungere
la totalità della propria personalità, il proprio Sé.34
Durante questo percorso, l’uomo sviluppa quindi la propria personalità
individuale, la quale si evolverà secondo le disposizioni naturali proprie
del singolo, ma anche secondo le norme collettive della società nella
quale è inserito. Marie Louise Von Franz scrive:
(...)il vero processo di individuazione, la presa consapevole di contatto con il proprio
centro interiore (nucleo psichico) o sé, inizia generalmente con una lacerazione della
personalità e con la sofferenza che ne consegue (...). Molti miti e racconti di fate
35
descrivono simbolicamente questo grado iniziale del processo di individuazione (...).
Sembra così che il primo contatto con il sé proietti nel tempo un’ombra scura, o che
l’“amico interiore” si manifesti, inizialmente, come un cacciatore che sorprenda, nel
suo nido, l’ego e lo impegni a una lotta disperata.36
Le fiabe nascono quindi da un bisogno psicologico, comune all’intera
umanità, di creare prodotti culturali che rappresentino il percorso cheogni uomo deve intraprendere per raggiungere la completezza della
propria identità. Tutti i prodotti culturali che ne conseguono, sono
composti da parte del materiale di questa struttura archetipica.
33Jung C.G., Tipi psicologici, Torino, Bollati Boringhieri, 1977 34
Ferrero D., La struttura della Fiaba secondo la morfologia di Propp, da www.labirintoermetico.com35 Nota alla traduzione pag. 836 “Il processo di individuazione” da C.G.Jung, L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore,1983
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 11/105
10
Riconduciamo questo concetto ad un’opera come l’Odissea37 : Odisseo,
quando chiude il suo periplo per le isole del Mediterraneo tornando ad
Itaca, conclude una ellissi identitaria; è sempre se stesso, ma non è più
colui che è partito, bensì colui che ritorna. Per essere davvero Odisseo
egli deve aver concluso un ciclo di avventure che gli permettono, una
volta concluse, di vivere, con lo spirito rinnovato dall’esperienza, le
vicende lasciate in sospeso alla sua partenza. Possiamo immaginare la
parte della vita del protagonista di un racconto narrataci come fosse uno
spettro visivo per l’occhio umano. Come le cose a noi visibili risiedono
nello spettro tra i raggi ultra-rossi ed ultra-violetti, la parte della vita
dell’eroe a noi tramandata risiede tra il “c’era una volta” ed il “...e
vissero felici e contenti”. E così, quando un bambino chiede ad un adulto
“mi racconti una storia?”, spesso la storia, la conosce già. Vuole, però,
che ricominci. Proprio come nel libro La storia infinita38, la trama è
circolare, infinita, sempre pronta a ricominciare, perché di generazione
in generazione, di epoca in epoca, l’uomo avrà sempre bisogno di storie
che esemplifichino il suo difficoltoso cammino attraverso l’esistenza e lo
rassicurino sugli ostacoli e le incertezze da superare.
Quando un bambino ascolta una storia può non tanto pretendere
variazioni rispetto ai racconti precedenti, quanto piuttosto che l’eroe, alla
fine del racconto, non sia più uguale a come era all’inizio: ovvero che le
vicende del racconto abbiano segnato, volta per volta, il comportamento
e le scelte del protagonista della narrazione, tanto da mutarloradicalmente alla fine di essa.
Secondo Bettelheim il bambino, per rafforzare il suo senso di sicurezza
nell’affrontare la realtà, ha bisogno di ascoltare fiabe in cui le esperienze
vanno a buon fine e di apprendere che, prima di lui, c’è stato qualcuno
37 Omero, introduzione e traduzione di Ciani M.G., Odissea, Milano, Rizzoli, 2008 38 Ende M., La storia infinita, Bergamo, TEA, 2008
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 12/105
11
che con il suo ingegno ha risolto questioni complesse39. Così, anche se
un bambino sa come si conclude una storia, non potrà esimersi dal
preoccuparsi per il suo eroe e dal provare sollievo ogni qual volta egli si
salva e salva il suo mondo. Spesso un bambino può desiderare che questa
catarsi sia quotidiana, e che sia usata per esorcizzare quel tempo della
giornata in cui il suo inconscio gli racconterà fiabe non sempre a lieto
fine: la notte. Potrebbe essere allora plausibile mettere in relazione
l’ascolto delle fiabe al gioco simbolico poiché, in entrambi i casi, un
bambino può fare esperienza del mondo in maniera indiretta,
permettendo a se stesso di sperimentare senza correre rischi. Come un
bambino, quando gioca, “interpreta una parte immaginandosi in
situazioni diverse dalle sue abituali”40, così quando ascolta una storia, si
immedesima nel protagonista. Se un bambino, quando recita durante il
gioco simbolico, può osservarsi da fuori e, attuando un gioco delle parti
con gli altri partecipanti, sovvertire per la durata del gioco i rapporti
sociali pregressi, durante l’ascolto di una fiaba potrebbe non soltanto
immedesimarsi nel protagonista, ma anche permettere che l’eroe si
immedesimi in lui. Ovvero sovrapporre le vicende fantastiche dell’eroe
alle proprie reali, attuando un’operazione di epicizzazione dell’ordinario
che permetterebbe al bambino, sentendosi un eroe, di affrontare con
maggiore coraggio i problemi della sua quotidianità. Fiabe che
riscaldano, fiabe che, come piccole lanterne, illuminano una notte troppo
nera: nel film di Guillermo del Toro, Il labirinto del fauno41 , vienenarrata la storia di Ofelia, una bambina che, per sopravvivere
emotivamente alla tirannia del crudele patrigno, uno spietato capitano
franchista, e per affrontare la malattia della madre, in fin di vita dopo
aver partorito la sorellastra, si racconterà una lunga fiaba di cui è
protagonista. Vivere a metà fra il mondo reale, teatro della guerra civile
39 Bettelheim B., Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 2000 40E. Baumgartner, Il Gioco dei bambini, Carocci, Le Bussole, 201141 Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro (Messico, Spagna, USA), 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 13/105
12
spagnola e del conflitto familiare in cui è immersa, ed il mondo delle
fate, campeggiato da un misterioso fauno che le promette di svelarle la
verità sulla sua reale identità, le permette di tollerare l’insopportabile
carico del contesto familiare.
Il fatto che le vicende narrate nelle fiabe siano fantastiche potrebbe
essere utile affinché un bambino possa sovrapporle indifferentemente
alla sue: un orco può essere un nonno burbero, ma anche un fratello
maggiore prepotente. Bruno Bettelheim sottolinea l’importanza della
natura “non realistica” delle fiabe, poiché tale assenza di realismo
porterebbe un bambino a canalizzare il suo interesse non tanto sui dati
concreti narrati, quanto sui sentimenti che vengono messi in scena:
La natura non realistica di queste fiabe (oggetto delle obiezioni di razionalisti dalle
anguste vedute) è un importante espediente, perché evidenzia che il proposito della
fiaba non è quello di comunicare utili informazioni circa il mondo esterno, ma di
chiarire i processi interiori che hanno luogo in un individuo42.
Un piccolo uditore, secondo Bettelheim, ritiene secondario che le
vicende narrategli siano fantastiche o verosimili, ma non transige
sull’autenticità dei sentimenti e delle aspirazioni dei protagonisti.
In questo, le fiabe, potrebbero essere del tutto aderenti al mondo emotivo
di un bambino: vi si narrano, infatti, invidie familiari, dispute tra fratelli
e sorelle, paure dell’abbandono, attrazione per il mistero, grandi diaspore
e grandi ricongiungimenti. La fiaba, come spiega Milena Bernardi, offre
quindi al bambino un “teatro mentale”:
(...)teatro mentale nel quale sperimentare affettivamente, emotivamente, attraverso
l’immaginazione e la fantasia ciò che poi tradurremo cognitivamente con gli
strumenti della comprensione e quindi della ragione, oppure faremo ricorso al
processo contrario per raggiungere il medesimo apprezzabile risultato: l’integrazione
42Bettelheim B., Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 2000
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 14/105
13
dell’esperienza, della conoscenza, dell’affettività.43
Un “teatro mentale” dal quale un bambino può uscire rinfrancato,
rassicurato dalle proprie angosce: questa trama circolare, questa storia
destinata a finire soltanto per ricominciare da capo, potrebbe mettere
ordine al caos interiore di cui la vita è spesso portatrice.
Spesso un bambino ha una fiaba che predilige rispetto alle altre: è quella
che non si stanca mai di ascoltare e che, quando conosce ormai a
memoria, prova piacere nel riascoltare per poter prevedere ogni
particolare della trama. Tale preferenza, che varia a seconda del
soggetto, può anche essere ricollegata alla teoria di Jung che interpretava
le fiabe “come possibili configurazioni di tipici conflitti fra le varie
componenti strutturali della psiche”.44 Jung, nell’opera Gli archetipi e
l’inconscio collettivo45, spiega che la coscienza si relaziona con il mondo
esterno e che, al di sotto di tale coscienza, vi è l'inconscio personale, in
cui risiedono le esperienze rimosse. In uno strato più profondo ancora vi
è l'inconscio collettivo, deposito di tracce latenti provenienti dal passatoancestrale dell'uomo, e in cui albergano gli Archetipi, le idee innate e
predeterminate dell'inconscio umano. In questi tre livelli della psiche
sono presenti delle istanze psichiche: l’Io, la Persona, l’Ombra, l’Anima
e l’Animus, il Sé. L'Io è la mente cosciente, la Persona è l’aspetto che
l’individuo assume nelle relazioni sociali e nel rapporto col mondo,
l’Ombra è il “lato oscuro” della personalità, l’Anima è l’archetipofemminile presente nell’inconscio dell’uomo, l’Animus è l’archetipo
maschile presente nell’inconscio della donna, il Sé è il centro della
totalità psichica, il punto centrale della personalità. Ognuna di queste
aeree psichiche, secondo Saverio Parise, corrisponderebbero ad un
43
Bernardi M., prefazione di Emy Beseghi, Infanzia e fiaba: le avventure del fiabesco fra bambini,letteratura per l’infanzia, narrazione teatrale e cinema, Bologna, Bononia University Press, 2007 44 Bettelheim B., Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 200045 Jung C.G., Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino 1982
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 15/105
14
determinato personaggio all'interno della fiaba:
(...)una fiaba focalizzata sullo sviluppo femminile, descriverebbe soprattutto le
sofferenze della principessa alle prese con la cattiva matrigna, ed eventualmente con
l'invidia delle sorelle (…). Il tema specifico di una fiaba può essere lo sviluppo di un
qualunque particolare motivo archetipico, ed è infinita la varietà di ricami che si
possono tessere su di un medesimo ordito narrativo.46
In questo passo si ipotizza dunque uno dei motivi per i quali sentiamo
più vicine di altre le trame di certe fiabe che, a seconda di come sono
strutturate, richiamano più o meno determinate aree psichiche e,
contemporaneamente, offrono un’espansione del nostro orizzonte
immaginativo in territori che, secondo Bettelheim, sarebbero altrimenti
restati inesplorati:
(...) se fossimo stati abbandonati a noi stessi, i nostri sogni si sarebbero limitati a
immagini di rabbia e di vendetta, a soddisfazioni confinate al ristrettissimo campo
della nostra esperienza. (...)E’ proprio quello che la poesia, l’arte e la letteratura ci
consentono di fare, più avanti negli anni. Ma queste vie d’accesso a un vasto
arricchimento della vita immaginativa (fantastica?)e, allo stesso tempo
dell’esperienza fantastica e della sensibilità, non sono ancora aperte al fanciullo. La
poesia delle fiabe è quindi per lui l’unico approccio che lo renderà capace di
allargare i confini della sua vita personale e di includere nei suoi fantasmi
personaggi, peripezie, pericolose avventure concluse felicemente, che mai avrebbe
potuto inventare da solo.47
Tramite il gioco “il bambino sperimenta il mondo”48, ricostruisce un
teatro di cui lui è il marionettista, muove i fili dei suoi archetipi
immaginando i possibili effetti dati dalla loro interazione. Potremmo
46“Le fiabe” di Saverio Parise da Carotenuto A., Trattato di Psicologia Analitica – La dimensione
culturale, Torino, Utet, 1992 47 Introduzione di Bettelheim B. da Perrault C. , I racconti di Mamma Oca : le favole di Perrault
seguite da favole di Madame d' Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont , Milano, Feltrinelli, 197948 Baumgartner E., Il gioco dei bambini, Urbino, Carocci, 2011
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 16/105
15
quindi ipotizzare che la fiaba gli offra un canovaccio su cui muoversi
liberamente, su cui edificare, distruggere e creare di nuovo, in un infinito
gioco in cui il bambino è Dio ed impara le regole della vita prima
sognando e poi vivendo. Il racconto fantastico è un aiutante magico che
corre in soccorso del bambino, fornendogli gli oggetti magici ed i
suggerimenti, sulla base dei quali potrà procedere nel proprio cammino.
E’ qui che la fiaba fornisce al bambino ciò di cui ha maggiormente bisogno: essa
inizia esattamente dove il bambino si trova dal punto di vista emotivo, gli mostra
dove deve andare, e come deve procedere. Ma la fiaba ottiene questo scopo per via
indiretta, sotto forma di materiale fantastico da cui il bambino può attingere quantogli sembra meglio, e mediante immagini che gli facilitano la comprensione di quanto
è essenziale che capisca49
A questo punto non resta che prepararsi per la partenza, raggiungere
quello che Milena Bernardi chiama “il tappeto dell’altrove, la zona reale
eppure simbolica della narrazione”50, accomodarci ed assistere alle tappe
di questo viaggio.
49 “Le fiabe e le paure dei bambini” di Bettelheim B. da Poe E.A., Bradbury R.,Kafka F. e altri, a curadi G.Armellini, Il piacere di aver paura: racconti dell’orrore e dell’assurdo, San Giustino (Perugia),La Nuova Italia, 199450 Beseghi E., prefazione di Faeti A., Infanzia e racconto: il libro, le figure, la voce, lo sguardo,
Bologna, Bononia University Press, 2008
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 17/105
16
CAPITOLO 1
SELVATICHEZZA
1.1.Selvatichezza come antisocialità
C’era una volta una cara ragazzina; solo a vederla le volevan tutti bene e
specialmente la nonna, che non sapeva più cosa regalarle. Una volta le regalò un
cappuccetto di velluto rosso, e poiché le donava tanto ch’essa non volle più portare
altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre le disse:“Vieni Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali
alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Mettiti in via prima che faccia troppo
caldo; e, quando sei fuori, va’ da brava, senza uscir di strada; se no, cadi e rompi la
bottiglia e la nonna resta a mani vuote. E quando entri nella sua stanza, non
dimenticare di dire buongiorno invece di curiosare in tutti gli angoli. “Farò tutto per
bene” disse Cappuccetto Rosso alla mamma e le diede la mano51.
Ecco dunque l’incipit di una delle più celebri fiabe dei Fratelli Grimm.
Cappuccetto Rosso parte per il suo viaggio verso casa della nonna e,
lungo la strada maestra, incontra un Lupo che la istiga ad ad
abbandonare la via principale:
“Vedi, Cappuccetto Rosso, quanti bei fiori? Perché non ti guardi intorno? Credo che
tu non senta neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne vai tuttacontegnosa, come se andassi a scuola, ed è così allegro fuori nel bosco!”.
Cappuccetto Rosso alzò gli occhi e quando vide i raggi di sole danzare attraverso gli
alberi, e tutto intorno pieno di bei fiori, pensò: “Se porto alla nonna un mazzo fresco,
le farà piacere; è tanto presto, che arrivo ancora in tempo”. Dal sentiero corse nel
bosco in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno, credeva che più in là ce ne fosse
uno più bello e ci correva e si addentrava sempre più nel bosco52.
51 “Cappuccetto Rosso” da Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980 52Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 18/105
17
Possiamo dunque dire Cappuccetto è un personaggio “selvatico”, poiché
infrange l’ordine costituito? Quando possiamo definire un personaggio
“selvatico”?
La definizione che il dizionario53 offre della parola selvatichezza è:
“mancanza di socievolezza, carattere ruvido e aspro”.
L’aggettivo selvatico, riferito ad una persona, vuol poi esprimere
“scontrosità e selvatichezza di carattere, si esclude dai comuni rapporti
umani”; mentre, rapportato ad un’animale, significa “che vive in libertà”,
“contrapposto a domestico” o “di animale domestico scarsamente docile
e mansueto”.
Associando i vari significati fra loro, otteniamo una mescolanza fra i
seguenti concetti: non addomesticato, antisociale, insubordinato, ribelle
ed aggressivo.
Il senso complessivo di significato della parola selvatichezza è dunque
l’incapacità di rispettare le regole del mondo sociale.
Questa incapacità, se portata all’estremo, diventa patologica, e
clinicamente viene definita disturbo antisociale di personalità:
Disturbo caratterizzato dal disprezzo patologico del soggetto per le regole e le leggi
della società, da comportamento impulsivo, dall'incapacità di assumersi
responsabilità e dall'indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Il dato
psicodinamico fondamentale è la mancanza del senso di colpa o del rimorso, con la
mancanza di rispetto delle regole sociali e dei sentimenti altrui.54
Il disturbo antisociale di personalità nasce dall’incapacità del bambino di
“internalizzare i valori e la morale dei genitori e delle norme sociali”55.
Il bambino è in grado unicamente di effettuare delle identificazioni
53 Devoto G., G.C. Oli, Dizionario della lingua italiana, Firenze, Dizionari Le Monnier, 197154
Invernizzi G., Bressi C., Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, Milano, McGraw-Hill Italia,200055 Kernberg P.F.,Weiner A.S.,Bardenstein K.K., I disturbi di personalità nei bambini e negli
adolescenti, Roma, G.Fioriti, 2001
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 19/105
18
adesive, ossia degli atteggiamenti con i quali echeggia ed imita le altre
persone, senza averne in alcun modo interiorizzato la morale. La
letteratura trabocca di personaggi “selvatici”, la cui selvatichezza, non di
rado, sfiora la patologia.
Analizziamo a tal proposito la fiaba di Carlo Collodi, Il Principe
amato56
: un Re, durante una battuta di caccia, incontra la fata Candida
che, colpita dall’animo buono del Sovrano decide di donargli qualsiasi
cosa lui voglia. Il Re domanda quindi alla fata di rendere il proprio
figlio, “il migliore dei Principi” poiché “a che gli servirebbe essere bello,
ricco e padrone di tutti i regni del mondo, se fosse cattivo?”. Il buon Re
muore, e la fata consegna allora al Principe Amato uno speciale anello
correttivo: tutte le volte che il Principe si comporterà male, il gioiello gli
bucherà il dito. Amato, in un primo momento, tollera la frustrazione data
dalla funzione limitante da parte dell’anello sulle sue azioni, ma infine si
stanca, si libera del monile e inizia a comportarsi in maniera ingiusta
verso il proprio popolo e verso i propri servitori.
Il super io, secondo Freud57, è quell’istanza intrapsichica originata dall’
interiorizzazione dei codici di comportamento e dagli schemi di valore
(bene/male, giusto/sbagliato, buono/cattivo) appresi all’interno della
propria famiglia e del proprio ambiente sociale.
Il ruolo del super-io è quello di controllare, limitare l’individuo nelle
proprie manifestazioni che, se non dominate, potrebbero ledere gli altri.
Il sentimento di empatia si sviluppa nelle primissime relazioni del bambino con il mondo esterno, in particolare durante i primi scambi con
la madre o con le figure che si occupano di lui.
Tanto più i bisogni del bambino saranno ascoltati, capiti ed accolti,
quanto più il bambino sarà in grado di sviluppare i medesimi sentimenti
56 Charles Perrault, traduzione di Carlo Collodi, introduzione di Bruno Bettelheim, I racconti diMamma Oca : le favole di Perrault seguite da favole di Madame d' Aulnoy e di Madame Leprince deBeaumont, Milano, Feltrinelli, 197957 Freud S., Freud opere 1917-1923: l’io, l’es e altri scritti, vol. IX, Torino, Bollati Boringhieri, 1989
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 20/105
19
nei confronto del mondo.
Ecco dunque che, quando la brutalità di Amato è divenuta ormai
incontrollabile, interviene la fata Candida la quale, come una madre
autorevole ed inflessibile, o forse come un super-io altrettanto rigoroso,
lo trasforma in una bestia che racchiude, nell’aspetto, le sembianze di più
animali:
“Io dunque vi condanno a diventare simile alle bestie, colle quali avete in comune le
inclinazioni. Vi siete reso simile al leone per la collera violenta; al lupo per la
voracità; al serpente straziando colui che vi aveva fatto da secondo padre; al toro per
la vostra brutalità. Nel vostro nuovo aspetto serberete un po’ delle forme e delcarattere di tutti questi animali”.58
Il Principe Amato, nonostante i rimproveri della Fata, non è stato in
grado di limitare la propria libertà in modo da non nuocere agli altri:
nella fiaba si verifica dunque un avvenimento incredibile, un fatto
iperbolico che sempre potremo trovare nei racconti fantastici. Ad
un’azione sventata segue una conseguenza che spesso pare irreparabile:
Amato diventa una bestia ibrida e, sul momento, pare non vi sia alcuna
possibilità che il principe, redimendosi, possa tornare sui propri passi.
Questa irreparabilità che a volte troviamo nelle fiabe è, secondo Stephen
King, un escamotage narrativo per porre l’ascoltatore in una situazione
di allarme: “se ti comporterai malamente, il risultato delle tue azioni
potrebbe essere irreversibile”.
Nella struttura della maggioranza dei racconti dell’orrore si ritrova un codice morale
così rigido che farebbe sorridere un puritano. Nei vecchi albi “E.C.”, gli adulteri
fanno inevitabilmente una brutta fine, e gli assassini patiscono pene tali che al
confronto la ruota della tortura e lo stivaletto malese sono un giro sulla giostra dei
bambini. (...) Le moderne storie dell’orrore non sono tanto diverse dalle morality
58 Afanasjev, Grimm, Perrault ed altri, a cura di P.Angelini, C.Codignola, Fiabe sui “ruoli sessuali”:
tredici fiabe tradizionali sulla divisione dei ruoli, Roma, Savelli, 1978
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 21/105
20
plays del quindicesimo, sedicesimo e diciassettesimo secolo. Il più delle volte la
storia dell’orrore non solo sta a chiare lettere per i Dieci Comandamenti, ma li
ingrandisce a caratteri cubitali59.
Nel mondo fantastico la realtà è guardata attraverso un caleidoscopio:viene distorta, manipolata, ingrandita, diminuita, ma comunque
cambiata. Avere a che fare con materia fantastica permette di giocare
liberamente con i propri fantasmi, trasformare la maestra antipatica in
una strega che mangia i bambini e sentirsi così legittimati quando la si
butta nel forno. O magari, nell’infinito gioco delle parti che si snoda
all’interno delle fiabe, la strega cannibale è il bambino stesso: il suodesiderio di ottenere tutto quello che vuole quando lo vuole, viene
simbolizzato nel personaggio della megera divoratrice. Nel film The
Blair Witch Project 60, due ragazzi e una ragazza si addentrano in un
bosco del Maryland che, secondo le leggende locali, pare sia dominato
dalla potente strega di Blair. I giovani vogliono girare un documentario
sull’argomento, intervistano gli abitanti, filmano i luoghi celebri del bosco, specie quelli nei quali pare si siano svolti episodi sanguinosi nel
corso della storia ma, nel farlo, fanno cadere una struttura di pietra posta
al centro di una radura. Da quel momento in poi non riusciranno più ad
uscire dal bosco: persi in un incanto che pare lo stesso della fiaba Hansel
e Gretel 61, in cui i fratellini non riescono a trovare la strada di casa e si
imbattono infine nella casa della strega mangia bambini, si perderanno
all’infinito fino all’inevitabile ed angosciante epilogo. In questo film
horror, nel quale viene messa in evidenza la stretta parentela fra questo
genere e la fiaba, nulla di pauroso compare sullo schermo. Il terrore si
intuisce tramite la concitazione dei protagonisti ed i lugubri suoni
notturni del bosco. Il “non vedere” concretizza uno dei massimi timori
59 King S., Danse Macabre, Cles (TN), Edizioni Frassinelli, 198560 The Blair witch project di Daniel Myrick, Eduardo Sanchez, (USA) 1999 61 Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 22/105
21
dell’uomo: l’ansia dell’ignoto, l’angoscioso sentimento verso le cose che
non hanno nome e forma. Il nulla che lo spettatore osserva dall’inizio
alla fine del film – o del non film, come alcuni hanno detto- è un'enorme
tela su cui lo spettatore dipinge il proprio più intimo terrore. Sebbene lo
schermo sia privo di mostri, il pubblico ha potuto disegnare i suoi mostri,
la totalità delle sue paure più recondite. Nelle fiabe tutto è palese, tutto è
mostrato: il male è la strega, l’orco, lupo, personaggi che, anche se
brutali, offrono la possibilità all’ascoltatore/lettore di identificare il male
in una forma ben precisa. All’angoscia vengono assegnate palesi
sembianze.
Le fiabe con il tema della selvatichezza vogliono quindi affrontare un
nodo focale, comune all’intera umanità: la necessità del bambino, nel
percorso di crescita, di imparare a controllare e soppesare le proprie
azioni per l’interesse collettivo.
Non si può descrivere il confine fra ordine collettivo e libertà soggettiva, ma si può
parlare dell’espressione artistica, che abita su questo confine, e può essere concepitacome viva e mobile traccia, nella quale il soggetto può muoversi per trovare il
proprio percorso. La parola soggetto contiene due valenze contrapposte: il soggetto è
tale in quanto assoggettato a un ordine, ed è soggetto di una frase, attante soggetto di
una storia, protagonista della propria vita. L’educazione trasmette la necessità
dell’assoggettamento: il soggetto-bambino (...) rifiuta di assoggettarsi. La prigione in
cui si trova confinato diventa lo spazio in cui esprime la propria ribellione...62
La fiaba è l’espressione artistica della selvatichezza, della ribellione
infantile: qui il confine tra possibile e impossibile viene abbattuto, la
rabbia, l’incomprensione, il rifiuto assumono i caratteri del fantastico.
L’onnipotenza infantile raggiunge il suo apice in queste metamorfosi; ma
a questa fase di rabbia pantoclastica, ne segue una in cui prevale una
62 Antoniazzi A.,Gasparini A., Nella stanza dei bambini: tra letteratura per l’infanzia e psicoanalisi,Bologna, CLUEB, 2009
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 23/105
22
posizione depressiva: il bambino sperimenta infatti, una volta raggiunto
il massimo grado della sua ira, un senso di solitudine, di isolamento, di
frustrazione, dati dalla comprensione dei suoi limiti. Questa esperienza
di contenimento da parte degli adulti e di presa di coscienza dei propri
limiti da parte del bambino, è importantissima per lo sviluppo:
Uno stile educativo debole e poco autorevole che evita al figlio il confronto con il
limite, con il dolore della rinuncia ad alcuni desideri, lo mantiene legato gli aspetti
più immaturi della sua personalità, caratteristici dell'onnipotenza infantile. Se la
realtà si adatta costantemente ai suoi desideri fino a coincidere con essi, egli troverà
“naturale”avere tutto ciò che desidera ed evitare ciò che non gli piace.
63
E così il principe Amato diventa una bestia, mentre Max, protagonista
dell’albo illustrato Nel paese dei mostri selvaggi64
di Maurice Sendak,
fugge in un mondo popolato da animali ibridi, così come lo è l’animale
in cui si trasforma il Principe Amato.
L’uomo che non rispetta la legge della differenziazione sfida Dio. Creando nuove
combinazioni di forme e di generi egli prende il posto del creatore e diventa un
demiurgo. Si noti che la parola “ibrido” viene dal greco hybris, che significa
violenza, eccesso, cosa estrema, enormità. L’hybris è per i greci, com’è noto, il
peccato più grande. “E diventereste come Dio”, disse il serpente a Eva (Genesi, III,
5b).
In greco il significato originale di nòmos, la legge, è “ciò che è diviso in parti”.
Perciò il principio di separazione è il fondamento della legge65.
Questo concetto dell’ ibrido lo troviamo espresso anche nel libro di
filastrocche di Tim Burton, Morte malinconica dei bambini ostrica66 , in
cui tutti gli sfortunati bambini protagonisti sono nati all’insegna
63
“Presenza o assenza di guida” di Poli O., dal sito http://www.osvaldopoli.com/ 64 Sendak M., Nel Paese dei mostri selvaggi, Verona, Babalibri, 201165 Chasseguet Smirgel J., Creatività e Perversione, Milano, Raffaello Cortina Editore, 199066 Burton T., Morte malinconica dei bambini ostrica e altre storie, Venezia, Einaudi, 2001
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 24/105
23
dell’ibridismo e del frankensteinismo. Nessuno di loro è interamente
bambino, ma sono metà bambino e metà qualcos’altro: bambino/ostrica,
bambino/pinguino, bambino/spazzatura, ecc...
Ten fingers, ten toes,
he had plumbing and sight.
He could hear, he could feel,
but normal?
Not quite67.
Sono dei freaks, i loro corpi sono assemblati in maniera caotica, non
rispettano il “principio di separazione”. Il mito di Frankenstein nasce
proprio da questo fondamento: il corpo della creatura è il risultato della
mescolanza di parti che avrebbero dovuto essere distinte fra loro. Da ciò
nasce il peccato più grande, la sfida del Demiurgo contro il creatore, Dio,
o la Natura. Nell’albo illustrato Che rabbia68
vediamo un bambino che
tracima ira: sputa dalla bocca la sua rabbia, una palla rossa a metà fra
una nuvola di fumo, una sorta yeti ed un volto dai lineamenti minuti e
dall’espressione feroce: un ibrido, per l’appunto, un incrocio fra vari
imprecisati elementi.
Tutto ciò che il bambino apprende nei primissimi anni, lo apprende
tramite l’esperienza ed il rapporto diretto che intrattiene con il mondo.
Nel film Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera69 di
Kim Ki duk, un bambino che vive con un Monaco in un tempio, gioca
con gli animali che popolano il bosco circostante. Lega una corda, a cui è
attaccata una pietra, al corpo di un pesce, di una rana, e di un serpente e
si diverte a vederli muovere con fatica. Tramite il gioco, sperimenta, e
prova gioia nel constatarne gli effetti, che non giudica da un punto di
67Ibidem68 D’Allancé M., Che rabbia!, Milano, Babalibri, 2011 69 Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim Ki-duk (Corea del Sud) 2003
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 25/105
24
vista morale, ma da un’angolazione puramente ludica/scientifica in cui
predomina la curiosità, il piacere della scoperta. Il Monaco, che senza
commentare ha assistito alla scena, durante la notte, lega un grosso
macigno alla schiena del bambino che, svegliandosi la mattina dopo e
soffrendo, si renderà conto solo allora di quello che ha fatto ai tre
animali. Si reca quindi nel Bosco per liberarli, ma il pesce e il serpente
sono morti. Il bambino scoppia in lacrime, perché ora riesce a sentire
quello che sentono gli animali. Vive il loro dolore, è entrato in empatia
con loro. Ovviamente questo episodio del film di Kim Ki duk è
puramente simbolico, è una parabola, non è da interpretarsi in maniera
letterale: il significato profondo di questa sequenza di immagini è il
passaggio del bambino da una fase di egocentrismo ed assenza di
empatia, in cui è il Dio del suo Universo e distrugge ciò che lo circonda
senza curarsene, ad una fase in cui diventa consapevole del Bene e del
Male e delle ripercussioni profonde che le sue azioni hanno sul mondo
che lo circonda. Durante la sua sperimentazione ha capito il valore della
vita tramite l’esperienza della morte e del dolore. Kim Ki duk, nel suo
film, affronta i temi Vita/Morte, Gioco/Onnipotenza, Gioia/Dolore,
Sacro/Profano, ma non entra nell’ambito della pedagogia e di come sia
meglio educare un bambino con la convinzione che “la libertà deve avere
come limite l’interesse collettivo”.70 E’ la lezione che Giannino
Stoppani, nel romanzo Il giornalino di Gianburrasca71, pare non
apprendere mai e, nel corso della storia, provocherà varie offese, anchefisiche, agli altri personaggi. Nonostante non faccia altro che recare
danno agli altri, durante la lettura non possiamo fare a meno di ridere
dell’irriverenza chiassosa che caratterizza questo bambino. Lo stesso ci
viene da fare con Holden72 e con Pinocchio73 i quali, pur essendo degli
70
Montessori M., La scoperta del bambino, Milano, Garzanti, 197071 Guareschi G./Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, Firenze, Giunti, 1973 72 Salinger J.D., Il giovane Holden, Gli Struzzi, Farigliano (Cuneo), Einaudi Editore, 199973 Collodi C., Le avventure di Pinocchio, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1965
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 26/105
25
anti-eroi, ci commuovono e ci divertono per le loro debolezze, che
ricorrono con un’ingenuità ed un candore, tali da impedirci di
condannarli in maniera definitiva.
Giannino, durante il gioco, cerca di riprodurre, in maniera più realistica
possibile, le trame delle storie che lo hanno maggiormente colpito: una
volta, imitando un illusionista, colpirà l’occhio del futuro cognato con
una freccetta, un’altra improvviserà un circo con i bambini e gli animali
che vivono nella campagna, arrivando a legare una bambina al ramo di
un albero e tingendole il viso per farla somigliare ad una scimmia. In uno
dei passi più divertenti del romanzo, Giannino “abbandonerà” Maria, una
bambina di nove anni, figlia della sorella di quel disgraziato cognato, già
quasi accecato. Nel suo giornalino, il bambino racconta dunque come si
siano svolti gli eventi:
-Oh, eccoli finalmente!- ha esclamato la mamma vedendomi, con un sospirone di
sollievo. –Dov’è Maria? Dille che venga a pranzo. –Abbiamo fatto il giuoco dello
schiavo,- ho risposto. –Maria deve fingere di essersi smarrita. –E dove si è smarrita?-ha domandato la mamma ridendo. –Oh, è qui vicino, nel viale dei Platani,- ho
continuato mettendomi a tavola a sedere. Ma il babbo, la mamma, la signora Merope
e l’avvocato Maralli sono scattati in piedi, come se la casa fosse stata colpita da un
fulmine, mentre invece tonava appena appena. –Dici sul serio?- mi ha domandato il
babbo, stringendomi forte il braccio e imponendo agli altri di mettersi a sedere. –Sì,
abbiamo fatto quel giuoco del signore e dello schiavo. Per questo ho dovuto
travestirla da mulatto; e io che facevo il padrone che l’abbandonava l’ho lasciata solalaggiù; poi viene la fata, che la conduce in un palazzo incantato, e lei diventa, non si
sa come, la più potente regina della terra.- (...) –Brutto! Cattivo! Scellerato!- ha
esclamato Virginia, strappandomi di mano i biscotti che stavo per mangiare. –Non la
finisci mai con le birbonate? Che coraggio hai avuto di venire in casa e di lasciare
quell’angiolo caro, laggiù, sola, al freddo e al buio? Ma cosa ti viene fuori dalla
tasca?-. –Oh nulla, sono i capelli di Maria. Glieli ho dovuti tagliare perché non fosse
riconosciuta. Non ho detto che l’ho travestita da mulatto, con i capelli corti e la
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 27/105
26
faccia nera?- 74.
Per quanto Il giornalino di Gian Burrasca75
sia pervaso da una profonda
ironia, dai racconti del bambino è possibile notare un modello educativo
fondato sull’autoritarismo, a cui costantemente Giannino si oppone in
nome della libertà, valore massimo appreso proprio da quegli adulti che
ora, presi da un’irrefrenabile ira, sono pronti contraddirlo con le loro
azioni, volte ad educare il bambino con l’utilizzo di ben poche parole:
Fui cacciato in camera come un cane, e il babbo mi disse che sarebbe venuto su per
conciarmi per il dì delle feste. So purtroppo quel che vogliono dire queste minacce
(...). Il babbo mi ha chiuso qui dentro, dicendomi una filza di parolacce, in mezzo alle
quali invece delle virgole ci ha messo tanti calci così forti, che bisogna che stia a
sedere su una parte sola e cambiando parte ogni cinque minuti... Bel modo di
correggere i ragazzi che son perseguitati dalla disgrazia e dalle circostanze
impreviste!...76
L’educazione di Giannino pare quindi essere impostata sempre e solosulla legge del più forte. E così Giannino, come in un girone dantesco,
ripete all’infinito gli stessi errori, e non riesce a correggersi mai perché è
vittima di un sistema educativo confuso, in cui nulla viene spiegato, ma
solo commentato con la violenza. Difatti il bambino, all’ira cieca del
padre, reagisce con l’intraprendenza che lo contraddistingue, e si arma
come di fronte ad una guerra:
Ma io feci le barricate, come nelle città in tempo di guerra, e non mi prenderanno che
sulle rovine del lavamano e del tavolino da scrivere che ho messo contro l’uscio. (...)
All’uscio di camera mia non ci sono più stati assalti. In ogni modo io ho deciso di
resistere. Ho rinforzato la barricata e ho messo insieme anche una discreta quantità di
provvigioni procuratemi da Caterina per mezzo d’un panierino che ho calato dalla
74 Guareschi G./Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, Firenze, Giunti, 197375 Ibidem76 Ibidem p.26
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 28/105
27
finestra del giardino(...)77
Che cosa possiamo dunque dedurre dalla lettura di questi passi del libro
di Guareschi? E’ in atto un braccio di ferro fra padre e figlio, che si
traduce in una vera e propria guerra fatta di barricate e provvigioni.
Dopo un po’ si perde il fulcro del conflitto, spazzato via dalla fiera difesa
che il bambino attua sulla sua camera, a fronte agli assalti del padre, che
brama solo di poterlo bastonare per sfogare la propria collera. E infatti,
una volta che la rabbia è sciolta, gli episodi passano in cavalleria.
Restano solo le raccomandazioni: “sii buono, non devi più essere
cattivo”. Giannino, in questo modo, non comprenderà mai cosa ci sia
stato di male nell’abbandonare Maria in via dei Platani e nel tagliarle i
capelli per travestirla da “mulatto”. Giannino, come tutti i bambini,
tramite il gioco ha voglia di sperimentare. Ma non sa mai fin dove può
arrivare, a che punto deve fermarsi. Maria Montessori dice nella sua
opera:
Se un atto educativo sarà efficace, potrà essere solo quello tendente ad aiutare il
completo dispiegamento della vita, per far questo è necessario evitare rigorosamente
l’arresto di movimenti spontanei e l’imposizione di atti per opera di altrui volontà, a
meno che non si tratti di azioni inutili e dannose, perché queste devono essere
soffocate, distrutte. Quando le maestre furono stanche delle mie osservazioni,
cominciarono a lasciar fare ai bambini tutto quello che volevano: ne vidi coi piedi sul
tavolino, con le dita nel naso, senza che le maestre intervenissero a correggerli; nevidi alcuni dare spinte ai compagni, assumere nel volto un’espressione di violenza
senza che la maestra facesse la più piccola osservazione. Allora dovetti intervenire
pazientemente per far vedere con quale assoluto rigore, occorre impedire e a poco
poco soffocare tutti gli atti che non devono compiersi, affinché il bambino abbia un
chiaro discernimento fra il Bene ed il Male.78
77 Ibidem p.2678 Montessori M., La scoperta del bambino, Milano, Garzanti, 1970
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 29/105
28
Vi è quindi un pensiero volto all’approvazione della sperimentazione da
parte del bambino, il quale non deve essere soffocato e represso
dall’azione educativa, ma contenuto.
Molte fiabe mettono in scena esattamente questo schema: il protagonista,
per inesperienza, per tracotanza, per avversità, non ha ancora trovato una
sua collocazione identitaria e vive un conflitto con il mondo sociale. Il
suo super io non è del tutto sviluppato e questo può portarlo a situazioni
spiacevoli. Pinocchio79
di Collodi ne è un emblema: Pinocchio nasce
dalle mani di un burattinaio, che nella metafora teatrale/esistenziale
rappresenta un Padre/Dio/Creatore: lo scolpisce nel legno, materiale
duro, difficile da modellare. Pinocchio è testardo, duro come il materiale
di cui è composto: non ascolta, non ubbidisce, si ribella all’ordine delle
cose. Nel corso del suo viaggio, durante il quale tenterà costantemente di
ritrovare il padre e tornare a casa, Pinocchio si perderà continuamente,
spesso proprio quando pochi passi lo dividono da quel tanto agognato
traguardo. Nel corso delle sue peregrinazioni sarà in costante conflitto
con il mondo sociale, che nel libro viene rappresentato da uomini, ma
anche da numerosi animali antropomorfi. Il burattino saprà alla fine
trarre da ogni incontro -scontro-, un insegnamento diverso. Ogni
personaggio è ricollegabile ad un attributo caratteriale: il Grillo
simboleggia la saggezza, il Gatto e la Volpe la disonestà, ma anche la
furia assassina pur di raggiungere i loro scopi, Mangiafoco
l’autoritarismo che sa però lasciar posto alla compassione, Lucignolol’accidia e il vizio, ecc... Anche il viaggio di Holden Caufield attraverso
New York può essere metaforicamente interpretato come il viaggio di
Pinocchio: Holden abbandona il College, dopo essere stato per
l’ennesima volta espulso a causa del suo pessimo rendimento scolastico.
Non vuole confessare il proprio insuccesso ai genitori e non può perciò
79 Collodi C., Le avventure di Pinocchio, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1965
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 30/105
29
presentarsi a casa prima dell’inizio delle feste natalizie. Rientra
comunque in città, ma decide di passare in albergo i tre giorni precedenti
all’inizio delle vacanze. In questo lasso di tempo Holden vagherà per
New York, passando dai locali notturni ai luoghi più amati della sua
infanzia, conoscendo persone nuove e incontrandone altre appartenenti
al proprio passato: questo viaggio attraverso la metropoli, la gente, i
luoghi, è per Holden un percorso prima di tutto interiore, durante il quale
avrà modo di riflettere sul proprio passato e sui motivi che l’hanno
condotto fino alla situazione attuale. La morte del fratello Allie,
l’assenza dei genitori, l’allontanamento fra lui e la vecchia Jane, amica,
ma anche amore platonico. Il viaggio è un tragitto che il protagonista non
compie solo fisicamente, ma specialmente mentalmente, e qui i luoghi e
le persone rappresentano prima di tutto un sentimento. Pinocchio
compie un cammino di espiazione: viene messo di fronte alle sue
debolezze in maniera brutale, impara sbagliando e soffrendo per gli
errori commessi. La sofferenza, in entrambi questi libri, viene messa in
risalto: Pinocchio piange e si tormenta per le occasioni perse, per quelle
situazioni nelle quali non ha saputo scegliere in maniera corretta per il
suo bene e per quello degli altri e che lo hanno così allontanato dal padre
Geppetto o dalla sua mamma/sorella maggiore, la fata Turchina.
O fatina mia perché sei morta? Perché, invece di te, non sono morto io, che sono
tanto cattivo mentre tu eri tanto buona? E il mio babbo, dove sarà? O fatina mia,dimmi dove posso trovarlo, che voglio stare sempre con lui, e non lasciarlo più, più,
più! O fatina mia, dimmi che non è vero che sei morta! Se davvero mi vuoi bene, se
vuoi bene al tuo fratellino, rivivisci, ritorna viva come prima! Non ti dispiace a
vedermi solo e abbandonato da tutti? Se arriveranno gli assassini, mi attaccheranno
daccapo al ramo dell’albero e allora morirò per sempre. Che vuoi che io faccia qui,
solo in questo mondo? Ora che ho perduto te e il mio babbo, chi mi darà da
mangiare? Dove anderò a dormire la notte? Chi mi farà la giacchettina nuova? Oh,
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 31/105
30
sarebbe meglio, cento volte meglio, che morissi anch’io, si voglio morire!80
In questo monologo Pinocchio si strugge per aver perso i propri cari, ma
il suo struggimento è tuttavia a tratti comico, poiché molto auto-centrato.
Il suo pensiero è infatti rivolto, più che alle ferite che ha provocato agli
altri, al rimpianto per la perdita delle cure per se stesso: “chi mi darà da
mangiare?”, “dove dormirò la notte?”, “chi mi farà la giacchettina
nuova?”. Questa sfumatura ironica è perfettamente trasmessa
dall’interpretazione di Carmelo Bene di Pinocchio nelle piece teatrale
radiofonica Pinocchio81.
Uno stesso sentimento di struggente malinconia. ma anche di
autocommiserazione pinocchiesca, pervade anche Il giovane Holden82, in
cui, ad un certo punto, il protagonista ripensa ad un giorno in cui, senza
un vero motivo, ha negato al fratellino Allie, la possibilità di partecipare
ad una gita a cui si stavano per recare lui ed un amico.
Dopo che la vecchia Sunny se n’era andata, restai per un poco seduto nella poltrona afumare un paio di sigarette. Fuori faceva giorno. Ragazzi, come mi sentivo infelice.
Mi sentivo così depresso che non potete immaginarvelo. Andò a finire che mi misi a
parlare ad Allie, ad alta voce o quasi. Qualche volta lo faccio, quando sono molto
giù. Continuo a dirgli di andare a casa a prendere la bicicletta e di trovarsi davanti
alla casa di Bobby Fallon. Bobby Fallon abitava proprio vicino a noi, nel Maine -
questo, anni fa. Ad ogni modo, successe che un giorno Bobby ed io dovevamo
andare in biciletta al Lago Sedebego. Dovevamo portarci la colazione e tutto quanto,e i nostri fucili ad aria compressa. Ad ogni modo, Allie sentì che ne parlavamo e
voleva venire anche lui, e io non volli. Gli dissi che era un bambino. E ogni tanto,
ora, quando mi sento molto depresso, gli dico: “D’accordo. Va’ a casa a prendere la
bicicletta e troviamoci davanti alla casa di Bobby. Spicciati”. Non è mica che non lo
portassi mai con me, quando andavo in qualche posto, Al contrario. Ma quel giorno
80
Ibidem p.29 81 C.Bene, Pinocchio: due parti dal romanzo omonimo di Carlo Lorenzini Collodi, Il teatro alla Radio,Radio3, 1974 82 Salinger J.D., Il giovane Holden, Gli Struzzi, Farigliano (Cuneo), Einaudi Editore, 1999
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 32/105
31
non lo portai. Lui non si arrabbiò mica –non si arrabbiava mai di niente- ma io
continuo a pensarci, quando mi sento molto giù.83
Anche Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca, durante le sue
avventure/sventure si rammarica frequentemente dell’avversa sorte che
lo perseguita, anche se spesso è lui stesso la causa dei suoi continui guai:
Ah, giornalino mio, come son nato disgraziato! E quel che mi è successo finora non è
niente, perché c’è il caso che io finisca in galera, come mi è stato predetto da più
d’uno e, tra gli altri, dalla zia Bettina...84
E’ anche vero, però, che se Holden, Pinocchio e Giannino hanno
difficoltà a muoversi nel mondo, non è solo a causa della loro
selvatichezza, o antisocialità, ma la responsabilità è anche in parte da
additare ai cosidetti “cattivi maestri”.
1.2.Selvatichezza in una società antisociale
Gli adulti, nel Giornalino di Gian Burrasca, contraddicono
continuamente gli insegnamenti da loro impartiti con tanta dovizia.
Bianca Pitzorno, in un passo del suo libro, fa un’accurata descrizione del
talento contraddittorio di cui, anche secondo la sua opinione, sono dotati
davvero molti adulti:
La coscienza del mio io, la possibilità di interpretare il mondo, la scelta etica come
giudizio delle cose e volontà di essere in un modo piuttosto che in un altro, le devo
esclusivamente ai libri. A quei libri. Devo a loro la mia sete di giustizia e i due
sentimenti forti che hanno sempre guidato (e tormentato) la mia vita: la rabbia e
l’indignazione. Rabbia per le ingiustizie che io stessa pativo, indignazione per le
ingiustizie che non mi riguardavano, ma che vedevo patire da altri.
83 Ibidem84 Guareschi G./Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, Firenze, Giunti, 1973
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 33/105
32
Gli operatori di ingiustizia erano quelli più forti fisicamente, quelli che avevano
potere su di noi, e dunque qualche volta i ragazzi più grandi, ma nella maggior parte
dei casi gli adulti. Se ripenso a me stessa in quegli anni, mi torna subito alla mente
l’acuta consapevolezza della mia poca forza fisica in confronto a quella dei giganti
da cui dipendevo per ogni cosa e il fortissimo, bruciante, sentimento di impotenza. Non perché i fatti della mia vita fossero particolarmente infelici, o che gli adulti che
mi circondavano fossero degli aguzzini simili ai direttori di ospizi dickensiani, ché
anzi sono cresciuta in una situazione privilegiata sia dal punto di vista economico che
da quello affettivo. Ma perché, anche e soprattutto grazie ai libri, ero consapevole del
mio valore (e di quello dei miei piccoli coetanei) come persona, come individuo; e
della incolmabile disparità di forza, fisica, emotiva, economica, che i metteva
inesorabilmente alla mercé dei grandi. I quali non erano tenuti a rispettare nei nostriconfronti alcuna legge, ma agivano, anche i meglio intenzionati, secondo il loro
arbitrio e capriccio.
“Perché?”
“Perché sì!?”
“Cosa credi Qui comando io!”
E poi fossero stati almeno conseguenti! Invece tutti gli adulti che conoscevo, senza
esclusione, affermavano a voce un sistema di norme e di valori dei quali esigevano
da noi il rispetto, ma erano i primi a violarli, quando di nascosto e quando con allegra
noncuranza.
Ricordo la mia indignazione davanti alle promesse non mantenute, ai patti infranti
con una risata. Alla raccomandazione: “Non bisogna mai dire bugie” subito seguita,
allo squillo fastidioso del telefono, dall’invito: “rispondi tu e dì che non ci sono”.
E la religione, apparentemente presentata come qualcosa da prendere molto sul serio,
ma poi... “Non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te”, per
esempio. Avrebbero voluto, loro, essere sculacciati o derisi con sarcasmo, costretti a
mangiare cibi ripugnanti, essere spediti a letto nel momento più bello del gioco,
essere abbigliati in modo ridicolo, costretti a fare amicizia con bambini odiosi solo
perché figli dei loro amici?85
Giannino difatti dice:
85 Pitzorno B., Storia delle mie storie: miti, forme, idee della letteratura per ragazzi, Milano, IlSaggiatore, 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 34/105
33
Non c’è altro scampo, per me, che quello di scappar di casa prima che i miei genitori
e le mie sorelle si sveglino. Così impareranno che i ragazzi si devono correggere ma
senza adoprare il bastone, perché, come ci insegna la storia dove racconta le crudeltà
degli Austriaci contro i nostri più grandi patriotti quando cospiravano per la libertà, il
bastone può straziare la carne ma non cancellare l’idea86
.
Giannino è un rivoluzionario e porta avanti l’idea di una rivoluzione
squisitamente infantile, in cui tutti i bambini si uniscono e, al di là delle
bastonate inferte dai padri, portano avanti un’idea. Questa rivoluzione, in
cui il mondo adulto è avvertito come ostile e confuso, in cui i modelli
sono sbiaditi, può portare ad un blocco evolutivo. E’ il caso di Holden
che, in maniera palese, cerca delle guide alle quali aggrapparsi. Durante i
tre giorni che passa da solo a New York, cerca, per incontrarle, persone
che hanno attraversato la sua vita, e si presenta a quegli appuntamenti
desideroso di cogliere nelle parole dell’altro una qualche soluzione, una
qualche verità che possa portare chiarezza nella sua esistenza. Verso la
fine del romanzo Holden va a trovare il professor Antolini, il quale si
lancia in un’assurda orazione, sulla “taglia della mente” e sui pensieri
selezionabili e de-selezionabili.
Gli studi accademici ti renderanno un altro servigio. Se li prosegui per parecchio
tempo, cominceranno a farti capire che taglia di mente hai. Che cosa le va bene e,
forse, che cosa non le va bene. Dopo un poco, comincerai a capire a che specie di
pensieri dovrebbe attenersi la tua particolare taglia di mente. Per dirne una, questo può farti risparmiare tutto il tempo che perderesti a provarti idee che non ti si
addicono87.
Che questa insicurezza di Holden sia dovuta all’assenza genitoriale, alla
morte del fratello, o ad entrambe le cose, non ci è dato di saperlo con
certezza: ma intuiamo che una matassa interiore l’ha bloccato e non gli
86 Guareschi G./Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, Firenze, Giunti, 1973 87 Salinger J.D., Il giovane Holden, Gli Struzzi, Farigliano (Cuneo), Einaudi Editore, 1999
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 35/105
34
consente di andare avanti. La medesima difficoltà la vivono i bambini
del romanzo di Stephen King, IT, i quali per poter portare avanti le loro
vite dovranno fare i conti con il loro passato. Bill Denbrough, uno dei
protagonisti, si domanda:
Quanto di noi è rimasto indietro, è rimasto quaggiù? pensò mentre sentiva crescere
dentro di sé il terrore. Quanto di noi non ha mai lasciato i canali di scolo e le fogne
dove It viveva... e dove It si nutriva? E’ per questo che abbiamo dimenticato? Perché
una parte di ciascuno di noi non ha mai avuto un futuro, non è mai cresciuta, non ha
mai lasciato Derry? E’ per questo?88
I ragazzini protagonisti di IT 89 costituiscono un insieme di caratteri
emblematici nella definizione della selvatichezza. Ognuno di loro è un
emarginato sociale e il loro legame di amicizia ha come base il comune
sentimento di isolamento. Insieme fonderanno un gruppo da loro
ironicamente denominato “Club dei Perdenti”. Questa emarginazione
non nasce da comportamenti antisociali, assunti invece diversi coetanei
che li perseguitano, bensì da un eccesso di sensibilità e di creatività.
Difatti, una volta diventati adulti, i “Perdenti” diventeranno “Vincenti”:
tutti loro, quando si rincontrano hanno una posizione sociale eminente.
Ma, nel loro cuore, conservano ancora quella parte fragile, mai accolta,
mai compresa, di ragazzino perdente.
Bill Denbrough è balbuziente: dopo la morte del fratello Georgie la sua
balbuzie è peggiorata, acuendo i conflitti con il mondo esterno. I
genitori, annientati dal lutto, sono nei suoi confronti del tutto assenti.
Diventerà uno scrittore.
Ben Hanscom è un ragazzo obeso, orfano di padre. Ama leggere e
progettare costruzioni. Sarà infatti lui, durante l’estate, a costruire la diga
88 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 199289 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 36/105
35
ai Barren con l’aiuto degli amici Perdenti. Diventerà un ingegnere.
Beverly Marsh viene costantemente picchiata da un padre prevaricatore e
violento. Diventerà una modista.
Eddie Krasbrack è represso da una madre accentratrice, la quale
vorrebbe che il figlio non crescesse e si emancipasse mai, tanto che gli fa
credere di essere asmatico, anche se in realtà non lo è affatto. Diventerà
il responsabile di una ditta di trasporti.
Richie Tozier è un bambino irlandese dagli occhiali con la montatura
troppo grossa e sempre rattoppata da un pezzo di scotch. Fra tutti è
quello che di più, per insicurezza, ha sviluppato un’incredibile talento
oratorio ed imitativo. Diventerà un dj.
Stan Uris è l’“ebreo”. Diventerà un commercialista.
Mike Hanlon è il “negro”. E’ l’unico che non si sposterà mai da Derry.
Rappresenta la memoria del gruppo, il loro contatto con il passato e,
difatti, lavora nel luogo che per eccellenza preserva la memoria del
mondo: la biblioteca.
La selvatichezza può dunque rappresentare, all’interno della trama, il
conflitto fra l’individuo e il mondo, in cui l’individuo, nel percorso di
crescita, patteggia con la società le regole secondo le quali debba
comportarsi per non nuocere né a se stesso, né agli altri.
Ma non sempre la “selvatichezza” nasce da un comportamento
antisociale. Spesso è la società ad essere antisociale e la giustizia non
risiede dalla parte del mondo, ma dalla parte del protagonista. E’ il casodi It
90 , in cui i bambini sono vittime innocenti degli adulti che si
dovrebbero prendere cura di loro; e sono vittime anche dei coetanei,
vittime a loro volta delle prevaricazioni subite nel proprio contesto
familiare e che, di rimando, hanno sviluppato un comportamento
aggressivo. Gli errori dei padri vengono così trasmessi di generazione in
90 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 37/105
36
generazione e creano un’inarrestabile spirale di violenza. It, la creatura
assassina protagonista del libro, ri-compare nel 1958, quando i bambini
protagonisti hanno unidici anni. Durante l’estate della loro pre-
adolescenza, i Perdenti si troveranno costretti ad affrontare quel Male
Oscuro che infesta la loro cittadina, Derry, e che miete vittime senza
tregua. It non ha sembianze definite. Il pronome in terza persona
singolare, che tradotto in italiano significa “Esso”, ne accentua
l’indefinitezza. “It”, in inglese, è un pronome che si riferisce a cose ed
animali; è un sostituente, la sua funzione è quindi quella di definire
qualcosa, qualcosa che però, in questo caso, non verrà mai definito.
L’aspetto di It, infatti, cambia continuamente e, proprio come la strega di
Blair, è un telone nero sul quale vengono proiettate le paure più intime
dei protagonisti. A volte è un Clown, altre un Ragno, altre ancora un
Lupo Mannaro. It vive nelle fogne della città e, anche da questo indizio,
possiamo ravvisare il suo carattere simbolico: rappresenta l’inconscio, il
rimosso, i sentimenti più malvagi e reconditi che vengono spinti
sottoterra ma che, in modo o nell’altro, tornano a galla. It, come da
tradizione fiabesca, è un’entità che si concentra su una fascia ben
definita di vittime: i bambini. Sorge allora spontaneo domandarsi come
mai nelle fiabe, ma anche nella letteratura per ragazzi, la figura del
mangia-bambini, che sia Orco, Strega, Lupo o Forma Indefinita, come è
il caso di It, sia così ricorrente. Secondo Freud lo spostamento di un
conflitto su un oggetto fobico è una soluzione comune nell’infanzia.Parlando della fobia di Hans nei confronti dei cavalli, Freud così scrive:
L’odio derivante dalla rivalità per la madre non può espandersi liberamente nella vita
psichica del bambino, deve lottare contro la tenerezza e l’ammirazione da sempre
esistenti per la stessa persona che è oggetto di odio, il bambino si trova in un
atteggiamento emotivo ambiguo, ambivalente nei confronti del padre e in questo
conflitto di ambivalenza si procura un sollievo spostando i suoi sentimenti di ostilità
e di paura su un surrogato della figura paterna. (…) Il conflitto prosegue piuttosto
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 38/105
37
sull’oggetto di spostamento, l’ambivalenza invade questo oggetto. È innegabile che il
piccolo Hans provi non soltanto paura, ma anche rispetto ed interesse per i cavalli.
Non appena la sua paura si è attenuata, egli stesso si identifica con l’animale prima
temuto. Galoppa come un cavallo e morde a sua volta il padre. In questo stadio della
risoluzione della fobia non esita a identificare i genitori con altri grossi animali.91
Ed ancora Melanie Kleine, parlando questa volta dell’ “edipo femminile”
scrive:
La bambina piccola ha un desiderio sadico, che si origina nei primi stadi del
complesso di Edipo, di depredare il corpo della madre di ciò che contiene, cioè il
pene paterno, delle feci, dei bambini, e di distruggere la madre stessa. Questo
desiderio fa nascere nella bambina l’angoscia che la madre la depredi a sua volta di
quanto è contenuto nel suo corpo (specialmente bambini) e che distrugga o mutili il
corpo.92
I bambini di It 93 stanno quindi spostando un conflitto interiore su quella
creatura che imperversa e distrugge la loro cittadina? Forse It non è altro
che la concretizzazione della loro rabbia, così sapientemente contenuta e
repressa ma che, presto o tardi riemerge. Quando Beverly, da adulta,
torna nella casa della propria infanzia, trova che vi abita, invece del
padre, una graziosa vecchina, che d’un tratto si trasforma però in
un’orribile strega.
“Tutti ti stiamo aspettando!” strillò la Strega e le sue unghie si affondarono nella
superficie lucida del tavolo di cioccolato. “Oh, sì! Oh, sì!”.
Le bocce di vetro che contenevano le lampadine appese al soffitto erano enormi
caramelle. Il battiscopa era di pasta dolce caramellata. Abbassò gli occhi e vide che
le sue scarpe lasciavano impronte nel parquet, che non era fatto di legno, bensì di
91 Freud S., Freud opere 1912-1914; totem e tabù e altri scritti, vol.VII, Torino, Bollati Boringhieri,
198992 “Situazioni d’angoscia infantile espresse in un’opera musicale e nel racconto di un impeto creativo”di Melanie Klein in Scritti 1921-1958, Torino, Bollati Boringhieri, 200193 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 39/105
38
tavolette di cioccolata. L’odore dei dolciumi era nauseante.
Oh Dio, è la storia di Hansel e Gretel, è la strega che mi terrorizzava sempre perché
mangiava i bambini.
“Tu e i tuoi amici!” strillò ridendo la Strega. “Tu e i tuoi amici! Nella gabbia! Nella
gabbia mentre si scalda il forno!”. (...) Si voltò di scatto facendo ondeggiare la lungachioma di capelli rossi e vide suo padre che veniva barcollando verso di lei per il
corridoio, nel vestito nero della strega, con il suo cammeo a teschio.94
Nel brano citato vediamo dunque riemergere violentemente i terrori
infantili. It questa volta ha preso le sembianze della strega della fiaba
Hansel e Gretel 95
: una strega divoratrice di bambini che li attira nella sua
tela facendo perno sulla loro golosità. Ma la Strega nasconde in realtà
una paura ancora più grande: il terrore di quel padre, amato tanto quanto
odiato da Beverly. Il gioco delle parti si espande e diventa infinito: da
vittima a carnefice, da fantasia a realtà, da strega a bambino, da bambino
ad orco, da orco a padre tiranno.
I Perdenti crescono, diventano adulti, ognuno di loro ha ottenuto
successo professionale ma, del loro gruppo, non vi è stato componente
che sia riuscito a trovare stabilità emotiva nella coppia. E nessuno di loro
ha avuto bambini: nessuno da figlio è riuscito a passare al ruolo di
genitore. Nel finale di Peter Pan96
vediamo come questo passaggio sia
fondamentale per conclamare l’avvenuta maturità.
E mentre guardate Wendy, potete vedere i suoi capelli diventare bianchi, e lei farsi dinuovo piccina, perché tutto questo accadde molto tempo fa. Ora anche Jane è una
donna qualunque, con una figlia che si chiama Margherita: e ogni primavera, meno
quando se ne dimentica, Peter viene a prendere Margherita per condurla al Paese-
che-non-c’è, dove lei gli racconta ciò che sa di lui, e lui ascolta seriamente. Quando
Margherita crescerà avrà una figlia, che sarà a sua volta la mamma di Peter; e così
94 Ibidem p.3895 Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 198096 Barrie J.M., Peter Pan, Milano, I Cristalli, Fabbri Editori, 1984
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 40/105
39
via, per sempre, fin che i ragazzi saranno allegri, innocenti e senza cuore.97
I Perdenti sono cresciuti, diventando all’apparenza vincenti, ma nel loro
intimo restano i bambini insicuri ed emarginati di sempre. I più hanno
fatto delle scelte obbligate, date proprio da questa non crescita, da questo
mancato superamento dei traumi dell’infanzia.
Beverly ha sposato un uomo violento, così come era violento il padre.
Bill ha sposato una donna il cui aspetto ricorda incredibilmente Beverly,
il suo primo amore, e continua a sublimare gli orrori dell’infanzia
scrivendone nei suoi romanzi.
Eddie ha sposato una donna obesa ed oppressiva proprio come lo era la
madre. Non tutti usciranno indenni da questo tuffo nel passato. Alice
Miller scrive:
Per sopravvivere ad un ambiente ostile, il bambino deve quindi reprimere la sua
rabbia. Deve reprimere anche le sensazioni di un dolore violento, sopraffattore: per
non morirne. E così, su questa intera situazione, cala il silenzio dell’oblio e i genitori
vengono idealizzati: non hanno mai commesso degli errori. “E se mi hanno
picchiato, vuol dire che lo meritavo”: è questa la versione corrente dei traumi cui si è
sopravvissuti. Oblio e rimozione sarebbero una soluzione accettabile se tutto finisse
lì. Ma le sofferenze rimosse paralizzano la sensibilità e provocano l’insorgere d’una
sintomatologia fisica. E –quel che è peggio- i risentimenti del bambino maltrattato,
zittiti nel momento in cui erano fondati, e cioè nel rapporto con i genitori che erano
la causa della sofferenza, tornano a manifestarsi nei confronti dei figli.98
I Perdenti, per sopravvivere, hanno dovuto reprimere quella profonda
rabbia che albergava in loro, far sprofondare nell’oblio l’intensa estate
del 1958 e nascondere il cadavere di It nelle fogne della loro città natale.
Però, preda di un misterioso incantamento, non sono riusciti ad avere dei
97 Ibidem98 Miller A., L’infanzia rimossa: dal bambino maltrattato all’adulto distruttivo nel silenzio dellasocietà, Milano, Garzanti Elefanti, 1999
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 41/105
40
bambini, anche se nessuno di loro è sterile. Forse quella lucidità nei
confronti del loro comune trauma, che li porta a riconoscerlo così
nitidamente, ma allo stesso modo, per mere questioni di sopravvivenza,
ad insabbiarlo, è la causa dell’impossibilità di ricreare un nucleo
familiare finché ogni cosa non venga risolta e i conti con il passato siano
definitivamente chiusi.
1.3.Selvatichezza e Natura
Così come i Perdenti, per alleviare il proprio senso di isolamento,
stringono fra loro amicizia e creano un gruppo, così fanno un altro
gruppo di ragazzini, che compongono la ghenga di Gigino Pestifero. Il
tono di questo racconto, rispetto ad It 99 , è di tutt’altro genere: le
avventure dei bambini sono tratteggiate con molta ironia e leggerezza,
nonostante tutti loro vivano una condizione di trascuratezza da parte
delle proprie famiglie.
La madre e il padre di Gigino lavoravano dalla parte opposta della città: partivano da
casa al mattino presto e tornavano la sera. Gigino viveva, quindi, abbandonato a sè e,
quando la scuola non lo teneva occupato, la sua casa era la strada.
Detto questo si capisce benissimo la ragione che aveva indotto Gigino e i suoi soci a
riunirsi in ghenga. Ed è, poi, la stessa ragione che spinge tanti ragazzi a formare quei
“gruppi” che, se spesso rimangono tali, molte volte, purtroppo, si trasformano in
piccole bande di teppistelli.
Le famiglie, rispetto ad It 100, sono assenti a causa del lavoro, ma non
sono violente fisicamente/psicologicamente verso i figli. La motivazione
di questa assenza è il lavoro, che prosciuga gli adulti, li rende schiavi e
impossibilitati ad esserci, più che per scelta, per obbligo. I bambini si
99 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992100 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 42/105
41
trovano allora soli e:
(...)come nei grandi allevamenti di polli i pulcini, nati dall’incubatrice, si
raggruppano sotto lampade elettriche speciali che emanano un dolce tepore come la
chioccia, ma sono soltanto vetro e filamento metallico.(...) La piccola Ghenga di
Gigino Pestifero, volevo dire, si era formata perché si trattava di ragazzi troppo soli
che sentivano il bisogno di stare vicini per scaldarsi il cuore.
Il vero nemico contro cui la Ghenga si trova a combattere non sono gli
adulti o i coetanei prevaricatori, ma l’industrializzazione.
(...) la grande città industriale la dovete cercare alla periferia, dove niente ricorda il
passato, dove l’asfalto e il cemento hanno coperto i prati verdi e i canali sulle rive dei
quali, trent’anni fa, le lavandaie risciacquavano il bucato. (...) Dovete cercarla nei
nuovissimi quartieri, nelle strade ampie e diritte, senza un albero, senza un’ombra,
costeggiate da due alte muraglie annerite dal fumo, o meglio: colate di cemento che
sembrano muraglie e invece sono smisurati casamenti appiccicati l’uno all’altro.
Strade dove la terra trema perennemente, giorno e notte, per l’ininterrotto passaggio
di pesanti autocarri, di vetture, di motociclette, di autobus, di tram. Qui d’inverno, il
vento gelido soffia d’infilzata, senza trovare ostacoli o ristagna in una nebbia gialla,
densa, impenetrabile che puzza di stazione ferroviaria. Qui, d’estate, il sole picchia
feroce, spietato e arroventa il cemento delle case e fa bollire l’asfalto. E l’aria, non
solo scotta e sa di fumo e di acidi, ma è umida e appiccicosa sì che appena esce dal
bagno, uno si sente più sporco di prima101.
Il panorama malato e ammalante, prosciuga ogni impulso vitale nei
protagonisti:
La ghenga non era più che l’ombra di se stessa: l’afa terrificante di quei giorni aveva
fisicamente e spiritualmente prostrati il reparto maschile e il reparto femminile. In
quanto al reparto speciale degli ultra minorenni, era praticamente distrutto perché
101 G.Guareschi/Vamba, La calda estate di Gigino il Pestifero, Bologna, Editoriale il Borgo Bologna,1967
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 43/105
42
Pio-Pio aveva perso il sonno e l’appetito e riusciva a malapena a reggersi in piedi.102
La ghenga è oppressa dal peso di un mondo iper-industrializzato, in i
ritmi naturali dell’uomo sono costantemente violentati. E così Gigino e il
suo braccio destro, Asdrubale, partono a bordo del motorino chiamato“Leopardo”, per cercare un luogo in mezzo alla natura nel quale la
ghenga potrà accamparsi durante l’estate. Vagando per la provincia,
giungono ad una strada su cui il transito è interrotto: superandola
arrivano ad un ponte crollato. I due ragazzi attraversano il fiume e si
incamminano per il Bosco, alla fine del quale, grazie all’aiuto di un
bonario cacciatore di frodo, scoprono, immersa nel verde, una splendidavilla abbandonata. Gigino fa dunque trasferire tutta la Ghenga nella casa
del custode, locata accanto all’incantevole dimora. Ma qui, durante un
terribile temporale, il tetto crolla. I ragazzi si trovano sotto l’acqua nel
cuore della notte ed hanno allora una visione collettiva: nel giardino
appaiono una donna e un bambino sorridenti e dai fulgidi capelli biondi.
La donna indica un vaso: qui Gigino troverà la chiave d’ingresso della
villa. Come per Mary, nel libro Il giardino segreto103, sarà una chiave
nascosta e ritrovata, ad aprire un le porte di un regno magico ed
altrimenti inaccessibile, luogo messo al bando perché fonte di ricordi
belli ma al tempo stesso dolorosi. La donna e il bambino sono infatti dei
fantasmi e sono rispettivamente la moglie e il figlio del proprietario della
villa, morti affogati nel laghetto vicino a casa. Così come lo zio di Mary
aveva sbarrato il giardino tanto amato dalla moglie, e si era chiuso in un
muto rancore, applicando su stesso una rimozione totale dei sentimenti
poiché causa di troppi rimpianti, così il ha fatto il Proprietario della villa
scoperta dalla Ghenga. In entrambi i libri sono i bambini che sciolgono
lo strato di ghiaccio formatosi sul cuore dei due uomini, i quali hanno
preferito dimenticare piuttosto che elaborare il lutto. Di nuovo, come in
102 Ibidem103 Burnett F.H. , Il giardino segreto, Gravellona Toce (VB), Salani Editore, 2010
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 44/105
43
It 104
, troviamo la natura che si fa da contenitore del materiale rimosso.
Però, in It 105
, la natura è matrigna: nel bosco di Derry, in cui i Perdenti
trascorrono la loro estate, scorrono acque malate, acque in cui vengono
scaricati i liquami dell’intera città. Fra gli alberi si annidano strutture di
cemento a forma di tubo, gigantesche e scure entrate per accedere
all’impianto di fognature. La natura ha perso la sua identità originaria e
sta venendo gradualmente inghiottita dal processo d’inurbamento e dagli
appezzamenti agricoli dei contadini, in cui si accumulano rifiuti e il
fetore dei diserbanti. La natura di King è la discarica dell’inconscio,
magazzino di pensieri inconfessabili e violenti. Qui l’Occulto si
manifesta con malvagità, non c’è modo di addomesticarlo o dialogare
con esso. La natura di Guareschi è invece un Eden ritrovato, in cui
l’uomo può finalmente riscoprire se stesso e guarire dalle proprie ferite.
Così scrive Guareschi alla fine della sua opera, in un passo
chiarificatore:
(...)hanno strappato l’uomo dalla natura, costringendolo a vivere una vita innaturale,spesso addirittura contro-natura. Ecco perché il padrone, che si era rifugiato nella
città turbinosa per dimenticare, dopo vent’anni aveva deciso di tornare a vivere nella
villa solitaria, per ricordare106.
La natura è dunque il contenitore del ricordo, mentre la città è il luogo
dell’oblio.
(...) attraverso lo sportellino apertosi, per un istante, nell’impenetrabile muro di
cemento rovente che li circonda, Gigino e la sua ghenga hanno scoperto il
meraviglioso mondo del Soprannaturale. Il quale Soprannaturale non è una favola,
altrimenti sarebbero una favola anche la Terra, la Vita, l’Universo. (...) Le
meraviglie della natura, scoperte e spiegate dalla scienza, dovrebbero servire a
dimostrare con prove inequivocabili l’esistenza del Soprannaturale. (...) Le
104
King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992105 Ibidem 106 G.Guareschi/Vamba, La calda estate di Gigino il Pestifero, Bologna, Editoriale il Borgo Bologna,1967
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 45/105
44
meraviglie del creato, dovrebbero dimostrare, intendo dire, la grandezza del
Creatore. Le favole che, oggi, tutti disprezzano e che nessuno più racconta ai
bambini sono nate quando l’uomo, affinatasi la sua mente, ha avvertito il bisogno del
Soprannaturale107.
Per Guareschi il Soprannaturale si manifesta durante la vicinanza alla
natura e la natura non è altro che Dio. Come si può ravvisare leggendo
Mondo Piccolo108
, Guareschi lega l’onestà e la purezza ai valori della
ruralità. Il comunista, Peppone, e il Parroco, Don Camillo, non sono altro
che due facce della stessa medaglia: sebbene gli obiettivi, la rivoluzione
per l’uno, la vita eterna per l’altro, siano differenti, gli ideali sono gli
stessi e nascono dall’essere cresciuti entrambi in un ambiente e in una
società naturale: la campagna.
Questo legame fra natura e selvatichezza verrà riaffrontato nell’ultimo
capitolo di questa tesi, in cui vedremo che, a volte, l’uomo termina la
propria ricerca identitaria proprio abbandonando la civiltà e smarrendosi
definitivamente nel bosco, fra gli alberi, habitat naturale della propriaselvatichezza.
107 Ibidem108
G.Guareschi, Tutto Don Camillo-Mondo Piccolo, Milano, BUR, 2003
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 46/105
45
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 47/105
46
CAPITOLO 2
SMARRIRSI
2.1.Scarpette rosse
Venne l’autunno. La matrigna distribuì a tutte e tre le ragazze il lavoro serotino: a
una diede da intrecciare un merletto, l’altra doveva far la calza e Vassilissa doveva
filare: e tutto secondo le regole. Spense le luci in tutta la casa, lasciando una candela
sola, là dove lavoravano le ragazze, e lei se ne andò a dormire. Le ragazze
lavoravano. Ecco che la candela cominciò a filare; una delle figlie della matrigna
prese le pinze per raddrizzare lo stoppaccino, ma invece, per ordine della madre,
spense la candela, come se non l’avesse fatto apposta. “Che faremo adesso? “
chiesero le ragazze, “in tutta la casa le luci sono spente, e i nostri doveri non sono
finiti. Bisogna correre dalla Baba Yaga a farsi dare un po’ di fuoco!”. (...) “Tocca a te
andare a cercare il fuoco,” gridarono entrambe “corri dalla baba yaga!” e spinsero
Vassilissa fuori dalla stanza. Vassilissa si preparò ad andare, mise in tasca la sua
bambolina e, fattasi il segno della croce, entrò nel folto bosco109.
La bella Vassilissa, che vive con la matrigna e le sorellastre, viene
costretta con un inganno ad addentrarsi nel bosco e raggiungere la casa
della Baba Yaga per domandarle il fuoco. La ragazza porta con sé una
bambolina che le ha donato la madre prima di morire; questo oggetto la
aiuterà a superare le prove alle quali sarà sottoposta dalla strega. I “doni
fatati”, presenti in moltissime fiabe, possono essere “(...)oggetti diorigine animale, oggetti di origine vegetale, oggetti alla cui base stanno
gli attrezzi, oggetti di varia natura cui si attribuiscono forze autonome o
personificate, e, infine, oggetti connessi col culto dei morti.”110 Nel caso
109
“Vassilissa la bella” da Afanasjev A.N., Antiche fiabe russe, Farigliano (CN), Giulio EinaudiEditore, 1990110 Propp V.J., Le radici storiche dei racconti di fate, Villanova Mondovì (Cn), Bollati BoringhieriEditore, 1998
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 48/105
47
della fiaba Scarpette rosse111 così come la narra nel suo libro Clarissa
Pinkola Estes, il “dono fatato” è costituito da delle scarpette rosse che la
protagonista della storia ha costruito per se stessa. Ma in questo caso,
così come gli oggetti donati dal Diavolo nella novella Il diavolo che si
fece frate112di Emma Perodi, le scarpette rosse diventano demoniache e
non sono portatrici d’aiuto, bensì di disgrazia.
C'era una volta una povera orfana che non aveva scarpe. La bimba conservava tutti
gli stracci che riusciva a trovare finchè un bel giorno riuscì a confezionarsi un paio di
scarpette rosse. Erano rozze, ma le piacevano. La facevano sentire ricca nonostante
trascorresse, fino a sera inoltrata, le sue giornate a cercare cibo nei boschi113.
Un’altra versione della stessa fiaba è quella scritta da Andersen, ed ha un
inizio differente rispetto a quello trascritto dall’autrice:
C’era una volta una bambina molto graziosa e sottile, che d’estate doveva sempre
andare a piedi nudi, perché era povera e d’inverno portava degli zoccoloni di legno,
così che il collo dei suoi poveri piedini delicati diventava rosso rosso che faceva pena
a vederlo. Sulla piazza del villaggio abitava la vecchia calzolaia, che seduta al suo
deschetto mise assime, meglio che poteva, un paio di scarpette, cucendo delle
vecchie striscie di panno rosso; erano un po’ goffe, ma l’intenzione era buona: le
avrebbe date alla piccola. Essa si chiamava Karen. Fu proprio il giorno del funerale
della madre che Karen ebbe in dono le scarpette rosse e le calzò per la prima volta; a
dir la verità non erano le più adatte per il lutto, ma lei non ne aveva altre, e così vi
infilò i piedini nudi e seguì la povera cassa di paglia.114
Clarissa Pinkola Estes riporta infatti una versione orale, di origine
magiaro-germanica, che sua Zia Tereza raccontava a lei e agli altri nipoti
quando erano piccoli. La zia, prima di iniziare la narrazione, così
111 “Scarpette rosse” da Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia,
Piacenza, Frassinelli, 2002112Perodi E., introduzione di A.Faeti, Fiabe fantastiche – Le novelle della nonna , Torino, Einaudi,
1974113 “Scarpette rosse” da Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia,
Piacenza, Frassinelli, 2002114 Andersen H.C., introduzione di G.Rodari, Fiabe, Cles (Trento), Einaudi, 2009
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 49/105
48
esordiva: “Guardatevi le scarpe e ringraziate che siano così comuni...
perché nella vita bisogna fare molta attenzione, quando si hanno scarpe
troppo rosse.”115 E’ interessante analizzare il significato che Clarissa
Pinkola Estes estrapola, sulla base del proprio ricordo, dalla fiaba che
sua zia le raccontava. La scrittrice rielabora il testo e ne fa un uso
personale, proprio come Valentina Pisanty spiega in un passo del suo
libro:
(...) i bambini più piccoli si ribellano contro chiunque introduca dei cambiamenti, per
quanto minimi, nelle fiabe che sono abituati a sentire(...) ad un certo momento la
fiaba cessa di essere interpretata in chiave esclusivamente ingenua e diventa un puro
stimolo per un’ulteriore attività creativa da parte del fruitore. L’interpretazione cede
il passo all’uso personale del testo, il quale viene rielaborato e, in certi casi,
addirittura riscritto per venire incontro alle esigenze particolari del fruitore. La fiaba
si presta a simili manipolazioni forse più di ogni altro genere narrativo e ciò lo si
vede dal fatto che, da sempre, essa si è adattata ai diversi contesti specifici nei quali
si è trovata ad esistere senza mai assumere una forma definitiva.116
Secondo la versione di Zia Tereza, una bambina, sola al mondo, senzafigure affettuose intorno a lei, in lotta quotidianamente per la
sopravvivenza, auto-produce un paio di scarpette. La descrizione di
questa scena, spogliata della drammaticità della situazione in cui la
protagonista si trova, rievoca immediatamente il gioco del bambino. Il
bambino, quando non ha a disposizione giocattoli pre-confezionati, si
diletta con quello che trova. Così utensili di vita quotidiana vengonotrasformati in oggetti magici utili a mettere in scena situazioni di gioco.
Una penna diventa un uomo, una scatola diventa un castello, una
bacinella diventa il mare e degli stracci diventano delle scarpe. La
bambina della fiaba che trasforma ciò che trova in calzature non è altro
che una bambina che gioca e che, tramite il gioco, esprime la propria
115 Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia, Piacenza, Frassinelli,2002116 Pisanty V., Leggere la fiaba, Bergamo, Bompiani, 1998
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 50/105
49
creatività. In seguito la bimba, mentre cammina lungo la strada, viene
accostata da una carrozza dorata a bordo della quale c’è una vecchia
signora, la quale si offre di adottarla e di farne la sua figlioletta. La
bimba accetta: subito i suoi vestiti vengono cambiati con abiti puliti e
ben cuciti. I suoi vecchi indumenti, e anche le scarpette rosse da lei
create, vengono gettati nel fuoco.
La bimba era molto triste perché quelle umili scarpette rosse che aveva fatto con le
proprie mani le avevano dato la più grande felicità (...). Un fuoco segreto le si accese
nel cuore e continuò a desiderare più di qualsiasi altra cosa le sue vecchie scarpette
rosse.117
La negazione dell’indipendenza della bambina, che tramite la creazione
di quelle calzature aveva potuto esprimere la sua autonomia, la sua
capacità, nonostante la tenera età, di sapersi destreggiare nel mondo,
segna anche la repressione di quella che l’autrice Clarissa Pinkola Estés
chiama “anima selvaggia” e che Maria Montessori chiama “libertà”.
Come dice Maria Montessori:
(...) chi è servito, invece di essere aiutato, in certo modo è leso nella sua
indipendenza: questo concetto è il fondamento della dignità degli uomini. Non voglio
essere servito perché non sono un impotente. (...) Ecco ciò che bisogna conquistare
prima di sentirsi veramente liberi. Un’azione pedagogica efficace sui teneri bambini
deve essere quella di aiutarli ad avanzare su vie di indipendenza, intese in maniera da
iniziarli a quelle forme di attività che consentono loro di bastare a se stessi...118
Si impara per prove ed errori, nessuno nasce sapendo assolvere i compiti
quotidiani alla perfezione. E’ proprio questo il ruolo chiave del gioco: il
bambino, giocando, impara a conoscere il mondo che lo circonda
mettendo in scena, tramite la fantasia, situazioni di vita. Tramite il gioco
il bambino ha la possibilità di sperimentare senza rischi. Maria
117 Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia, Piacenza, Frassinelli,2002118 Montessori M., La scoperta del bambino, Milano, Garzanti, 1970
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 51/105
50
Montessori spiega poi che un bambino a cui non viene insegnata
l’autonomia, è un bambino “schiavo” perché sarà sempre dipendente dai
servizi degli altri, anche da adulto. Il pericolo del servilismo si esprime
conducendo l’individuo all’impotenza, ma portandolo anche a reazioni di
prepotenza ed ira, che sorgono ad accompagnare l’accidia. A tal
proposito leggiamo i pensieri della madre di Eddie Krasbrack, uno dei
bambini protagonisti del romanzo It 119 di Stephen King:
...tutte le volte che le succedeva di pensare ad Eddie come ad un adulto, si sentiva
frullare nella mente un uccellino di vivo panico. Questo le era accaduto nei casi non
frequenti in cui aveva cercato di immaginarsi che cosa sarebbe successo a lei se
Eddie non avesse voluto frequentare il Businness College di Derry o l’Università del
Maine a Orono o l’Husson a Bangor, in maniera da poter tornare a casa ogni giorno
dopo le lezioni; e che cosa sarebbe stato se avesse conosciuto una ragazza, si fosse
innamorato e avesse voluto sposarsi. Dov’è il mio posto in un futuro così? Io ti amo,
Eddie! Io ti amo! Io mi occupo di te e ti amo! Tu non sai far da mangiare, non sai
cambiarti le lenzuola, non ti sai lavare la biancheria intima! E perché dovresti? Le
so fare io tutte queste cose. Solo per te! Io le so fare perché io ti amo!120
La madre di Eddie Kranbrack ha paura di rimanere sola e così blocca il
figlio in una relazione madre/figlio morbosa, in cui lui sarà sempre
dipendente da lei perché ineducato all’emancipazione e costantemente
oppresso dal timore di non poter riuscire nella vita senza le invadenti
attenzioni materne. La madre, la cui obesità nel libro viene fatta
percepire come un’incombenza, oltre che fisica, anche mentale, è ritrattacome un’opprimente Sovrana Tiranna. La stessa tirannia la ritroviamo
nella donna anziana di Scarpette Rosse. L’obesità, così come la
vecchiaia, sono caratteristiche fisiche utilizzate dagli scrittori per
rimarcare la prepotenza morale. Joanne Kathleen Rowling nel suo
romanzo Harry Potter e la pietra filosofale121, descrive minuziosamente
119 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992120 Ibidem121 Rowling J.K., Harry Potter e la pietra filosofale, Milano, Salani, 2007
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 52/105
51
la molle grassezza del cugino di Harry, il cui aspetto fisico riflette la sua
decadenza interiore:
Dudley assomigliava molto a zio Vernon. Aveva un gran faccione roseo, quasi niente
collo, occhi piccoli di un celeste acquoso, d folti capelli biondi e lisci che gli pendevano su un gran testone. Spesso zia Petunia diceva che Dudley sembrava un
angioletto; Harry, invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca122.
Nelle fiabe è prassi anteporre la bruttezza del personaggio malvagio alla
bellezza del personaggio buono: “Una vedova aveva due figlie, l’una
bella e laboriosa, l’altra brutta e pigra.”123
Dunque le fiabe mettono in scena proprio una delle tappe fondanti per
l’evoluzione dell’uomo: la trasformazione, il passaggio da una fase
all’altra della vita tramite il superamento di ostacoli. Fu Propp ad
evidenziare l’evidente nesso che vi era fra fiaba e rito iniziatico. La
conclusione macabra di “Scarpette Rosse” è tipica delle favole in cui
il protagonista spirituale non riesce a completare una traformazione (...). Il motivo brutale è un sistema antico per provocare l’io emotivo affinché porga attenzione a un
messaggio serissimo (...), una carestia dell’anima induce la donna a scegliere cose
che la faranno danzare pazzamente, senza controllo, fino alla porta del boia.124
Alcune fiabe ci insegnano che la selvatichezza, che coincide con il
nostro intuito, la nostra creatività, la nostra pulsione all’indipendenza, è
un elemento esistenziale indispensabile per l’appagamento della nostraanima, ma che è anche un ingrediente che va dosato, altrimenti diventa
un tossico, una droga che ci stregherà e ci farà ballare fino alla morte.
La perdita delle scarpette rosse fatte a mano rappresenta la perdita dell’esistenza
prescelta e della vitalità appassionata, e l’accettazione di una vita troppo
122
Ibidem123 “Madama Holle” da Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980124 Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia, Piacenza, Frassinelli,2002
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 53/105
52
addomesticata125.
Il fulcro concettuale dell’albo illustrato Il Principe Tigre126
è proprio
l’indispensabilità, a fini della crescita, di un passaggio attraverso la
selvatichezza: un imperatore, che da bambino ha vissuto parte della suainfanzia con una tigre “conserva un ricordo così indelebile da voler
affidare, tanti anni dopo, suo figlio alla stessa tigre, perché anche lui
possa giovare di questa esperienza fondamentale per diventare un
principe.”127 Quello stadio di selvatichezza attraverso cui il bambino
deve obbligatoriamente passare per diventare uomo, racchiude in sé
numerosi significati. E’ la materia grezza senza la quale l’edificio non può essere costruito. E’ la componente istintuale della nostra natura,
quella che ci spinge a soddisfare i nostri bisogni primari, che non sono
solo legati alla sopravvivenza ma anche alle necessità dell’anima. La
fiaba ci insegna che l’uomo, quanto più sa armonizzare la propria
componente istintiva, alla propria componente razionale, quanto più
potrà raggiungere un’esistenza appagante. Ma, nelle fiabe, accade anche
che questo stadio di crescita non venga raggiunto, ed è allora che vi è
una conclusione brutale. Numerose fiabe, come Bettelheim sottolinea ne
Il Mondo incantato128, sono utili perché infondono nel bambino un
senso di speranza poiché, se l’eroe della fiaba, grazie alla forza del suo
impegno e del suo coraggio, è riuscito a mettere le cose a posto, allora
anche lui potrà riuscire a superare le proprie difficoltà esistenziali. Ma
non sempre le fiabe finiscono bene. Nella fiaba italiana Zio Lupo129 una
bambina, a causa della sua golosità, farà una brutta fine. Nel finale la
tensione sale man mano che Zio Lupo si avvicina al letto della bambina.
125 Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia, Piacenza, Frassinelli,2002126 Hong C.J., Il principe tigre, Padova, Babalibri, 2007127 Mirandola G.,Terrusi M., Le parole e le immagini: 22 esercizi di lettura, Milano, Beisler Editore,
Topipittori, Babalibri, 2008128 Bettelheim B., Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 2000129 Calvino I., illustrazioni di Emanuele Luzzati, L’uccel Belverde e altre fiabe italiane,
Moncalieri(Torino), Giulio Einaudi Editore, 1993
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 54/105
53
Il suo incedere, scandito dalla voce del Lupo che narra il proprio
percorso a partire dall’esterno della casa fino ad arrivare al letto della
bambina, è un conto alla rovescia in cui il terrore man mano che la bestia
si appropinqua al giaciglio.
Quando fu notte e la bambina era già a letto, si sentì la voce di Zio Lupo da fuori: -
Adesso ti mangio! Sono vicino a casa!-. Poi si sentì un passo sulle tegole: -Adesso ti
mangio! Sono sul tetto!. Poi si sentì un passo sulle tegole: -Adesso ti mangio! Sono
nel camino!-. –Mamma, c’è il lupo!-. –Nasconditi sotto le coperte!-. –Adesso ti
mangio! Sono nel focolare!-. La bambina si rincantucciò nel letto, tremando come
una foglia. –Adesso ti mangio, sono nella stanza!-. La bambina trattenne il respiro. –
Adesso ti mangio! Sono ai piedi del letto! Ahm, che ti mangio! E se la mangiò. Ecosì Zio Lupo mangia sempre le bambine golose.130
Questo conto alla rovescia ricorda il gioco del Nascondino, in cui tutti i
partecipanti cercano di non essere trovati da chi sta facendo il conto alla
rovescia, che parte da un numero concordato e che termina generalmente
con lo zero, spesso accompagnato, in certe regioni dell’Italia, dalla
sentenza “chi è fuori è fuori, chi è dentro, è dentro”. Oppure, in inglese,
come viene riportata nel brano musicale di un celebre gruppo rap: “ready
or not, here I come, you can't hide, gonna find you and take it slowly”131.
Questa frase, dalle valenze a tratti magiche, è il simbolico annuncio con
il quale il cercatore, che nella nostra fantasia potrebbe assumere le
sembianze di un Lupo, una Strega o un Orco mangiatore di bambini,
proclama che la caccia è aperta. Chi conta, infatti, nel tempo del gioco, si
trasforma in inseguitore, un persecutore dalle cui grinfie tutti cercano di
sfuggire facendo “tana”, ossia tornando a casa. Questo gioco tradizionale
inscena un tipico inseguimento fiabesco, in cui l’eroe tenta
disperatamente di tornare a casa, mentre alle sue spalle lo tallona un
personaggio malvagio. E’ un gioco che ci ricorda la corsa della bambina,
130 Ibidem131 “Ready or not” da The Score dei Fugees (USA) 1996
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 55/105
54
braccata dalla Baba Yaga:
La bimba poggiò l’orecchio a terra, e sentito che la baba jaga era vicina gettò il
pettinino: divenne una foresta orribilmente fitta! La baba yaga cominciò a
rosicchiarla, ma per quanto si sforzasse non potè abbatterla e tornò indietro.
132
Il motivo brutale, come già detto nel capitolo precedente, serve a
provocare l’io emotivo affinché porga attenzione ad un messaggio
serissimo, cioè che una mancata integrazione fra istinto e ragione porta
ad avvelenare la propria anima, in un senso come nell’altro.
2.2.L’incubo dello sdoppiamento: schizofrenie zoologiche
L’uomo primitivo era governato dai propri istinti molto più profondamente dei suoi
moderni discendenti razionali che hanno imparato a “controllarsi”. Nel corso di
questo processo di civilizzazione noi siamo venuti scindendo sempre di più la nostra
coscienza dagli strati profondi istintivi della psiche umana e infine anche dalla base
somatica del fenomeno psichico. Fortunatamente non abbiamo perduto questi strati
istintivi di fondo: essi continuano a far parte dell’inconscio anche se possono trovare
espressione sotto forma di immagini oniriche. Questi fenomeni istintivi, che possono
anche non venire sempre riconosciuti per quello che sono, dato il loro carattere
simbolico, svolgono un ruolo vitale in quella che io ho definito la funzione
compensatrice dei sogni.133
Jung sottolinea dunque come i nostri strati istintivi, anche se soffocati in
favore del processo di civilizzazione, riemergano per vie laterali, ossia
tramite il linguaggio dei sogni, che è poi lo stesso linguaggio tramite cui
si esprime la fiaba. Nel territorio dei sogni, così come in quello della
fiaba, troviamo l’inconscio espresso simbolicamente. La maschera
animale rappresenta il totem. E’ l’immagine archetipica degli istinti: la
tigre, il lupo, il gatto, rappresentano sentimenti oscuri e totalizzanti,
come rabbia, aggressività, ferocia, avidità, ecc... L’animale incarna
132 Afanasjev A.N., Antiche fiabe russe, Farigliano (CN), Giulio Einaudi Editore, 1990133 Jung C.G., L’uomo e i suoi simboli, Farigliano (CN), Raffaello Cortina Editore, 1990
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 56/105
55
l’impulso, il caos, l’eccesso:
I sogni di animali hanno quindi probabilmente in primo luogo il significato di
compensare il pericolo della perdita istintuale continuamente inerente all’umano. La
base istintiva della natura umana somiglia a un circo interiore nel quale bisogna badare a tutte le specie perché non diventino rabbiose per la fame o muoiano.
Quando un animale diventa troppo vorace, rappresenta l’impulso parziale di cui
l’uomo è divenuto vittima. Per esempio, farsi condizionare dall’istinto gregario si
esprime in sogni di pecore e capre, mentre l’istinto dominatore si palesa in sogni di
leoni e aquile. Un topo che rosicchia nel buio rappresenta impulsi sessuali,
considerati insignificanti ma temuti per il disturbo che arrecano. (...) L’animale del
sogno è anche l’immagine di uno specifico comportamento istintuale134.
La maschera dell’animale, che imbruttisce e copre le reali sembianze,
può quindi rappresentare un bisogno di contatto con le proprie parti
istintuali ma anche, come scrive Bettelheim nella sua opera, una
rappresentazione del sesso secondo il bambino:
(...)il sesso deve essere percepito dal bambino disgustoso fintanto che i suoi desideri
sessuali sono fissati sul suo genitore, perché soltanto mediante un tale atteggiamento
negativo verso il sesso, il tabù dell’incesto, unitamente alla stabilità della famiglia
umana, può essere al sicuro. Ma una volta distaccati dal genitore e diretti verso un
partner di età più adeguata, nello sviluppo normale, i desideri sessuali non sembrano
più bestiali, ma al contrario sono percepiti come meravigliosi.135
Nella fiaba Pelle d’asino136 di Charles Perrault, una giovane principessa
fugge lontano dal Re suo padre che, dopo la morte della Regina, ha
trovato solo in sua figlia una donna che eguagliasse la grazia e la
bellezza della moglie perduta. La giovane, per sottrarsi all’incesto, dice
al padre che acconsentirà al matrimonio solo se avrà la pelle di un
Somaro che è stato allevato gelosamente a corte e che possiede proprietà
134 Hillman J., Animali del sogno, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2001135
Bettelheim B., Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 2000136 Perrault C., traduzione di C.Collodi, introduzione di B. Bettelheim, I racconti di Mamma Oca : lefavole di Perrault seguite da favole di Madame d' Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont,Milano, Feltrinelli, 1979
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 57/105
56
magiche:
Perché bisogna sapere che questo raro animale meritava davvero ogni riguardo, a
motivo che la natura lo aveva formato in un modo così straordinario e singolare, che
tutte le mattine la sua lettiera, invece di essere sporca, era ricoperta a profusione di bellissimi zecchini e napoleoni d’oro, che venivano raccattati, appena egli si
svegliava.137
Ma il Re, ormai sull’orlo della follia, fa uccidere l’asino magico e allora
la Principessa, su consiglio della sua comare, la fata Lilla, si copre con la
pelle d’asino e fugge dal regno.
“Che fate figlia mia,” diss’ella vedendo la Principessa che si strappava i capelli e si
graffiava il bel viso, “questo è il momento più fortunato della vostra vita.
Avvolgetevi in codesta pelle, uscite dal palazzo e camminate finché troverete terra
sotto i piedi. Quando si sacrifica tutto alla virtù, gli dei sanno ricompensare. Andate;
sarà mia cura che le vostre robe vi seguano dappertutto; in qualunque luogo, dove vi
fermerete, la cassetta de’ vostri vestiti e delle vostre gioie vi sarà tenuta dietro sotto
terra: eccovi la mia bacchetta: ve la regalo, e battendola in terra tutte le volte che
avrete bisogno della vostra cassetta, la cassetta apparirà dinanzi ai vostri occhi. Ma
spicciatevi a partire, e non più indugi.”138
La principessa, indossando la pelle del Somaro magico, acquista le stesse
capacità magiche dell’animale, che fisicamente appariva come una bestia
senza qualità, mentre dentro di sé conservava un tesoro. La funzione
della maschera d’animale rappresenta quindi anche un invito al non
fermarsi alle apparenze, ma all’osservare la realtà da una prospettiva più
ampia. Nelle fiabe, frequentemente, un uomo o una donna anziani e
dall’aspetto umile, celano in sè potenti stregoni. La ragazza, così
travestita, intraprende un percorso iniziatico: quello di distacco dalla
famiglia d’origine e di ricerca di una nuova collocazione all’interno del
mondo esterno.
137 Ibidem p.55138 Ibidem p.55
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 58/105
57
Il rivestire la pelle di un animale s’incontra nei riti di iniziazione e simboleggia
l’identità con l’animale. Gli iniziandi danzavano, rivestiti di pelli di buoi, di orsi, di
bufali, imitando le loro mosse e rappresentando un animale totemico.139
Nell’albo illustrato In una notte nera140
di Dorothee de Monfreid, il
piccolo Pietro è solo, in una buia foresta, terrorizzato dagli animali feroci
che la popolano. Si nasconde nel tronco di un albero e, lì acquattato,
distingue tre bestie: una tigre, un lupo ed un coccodrillo. Quand’ecco che
il bambino scopre che l’albero ha una porta, dalla quale si accede non,
come si potrebbe temere, alla casa di una strega, ma alla dimora di un
tenero coniglietto, il quale rassicura il bambino e lo invita, prima di ri-
attraversare il bosco per tornare a casa, ad indossare la maschera di un
mostro. Il consiglio del coniglio si rivela utile: Pietro terrorizza il lupo, la
tigre e il coccodrillo, i quali finiranno col chiedere ospitalità proprio a lui
per sfuggire al terribile mostro che hanno visto aggirarsi per la foresta.
Pietro ha così la possibilità di sperimentare l’alterità, pur restando, come
l’amico coniglietto, non un predatore ma una preda. Nell’albo illustrato
La Maschera141
, i bambini protagonisti, Ulisse e Lila, dimostrano che
possono diventare più cattivi del Lupo stesso se indossano la loro
Maschera da Lupo.
“Mi presterai la tua maschera da Lupo?” chiese Lila al fratello. E Ulisse rispose “no,
perché è una maschera da Lupo e una maschera da lupo può far diventare cattivi. “E
tu”, chiese Lila, “non hai paura di diventare cattivo?”. “No, se resteremo insieme”,
rispose Ulisse.142
Anche nel libro di Maurice Sendak, Nel Paese dei mostri selvaggi143
,
troviamo Max, il bambino protagonista, travestito da lupo:
139 Propp V.J., Le radici storiche dei racconti di fate, Villanova Mondovì (Cn), Bollati BoringhieriEditore, 1998140
De Monfreid D., In una notte nera, Milano, Babalibri, 2011 141 Solotareff G., La Maschera, Milano, Babalibri, 2003 142 Ibidem143 Sendak M., Nel Paese dei mostri selvaggi, Verona, Babalibri, 2011
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 59/105
58
Il bambino ha indossato la maschera del lupo, ovvero, nel momento della
manifestazione dell’aggressività è uscito dal sé conosciuto per diventare
l’incarnazione –secondo una simbologia ricorrente- della negatività: il lupo. Il
bambino Max ha ceduto il posto al lupo Max che agisce di conseguenza. Questo
processo di presa di distanza da sè, attraverso la maschera, è necessario a Max persperimentare l’alterità e, infine, ritrovare se stesso.144
La parola “persona”, che nella lingua italiana indica “l’individuo umano
in quanto oggetto di considerazione o di determinazione nell’ambito
delle funzioni e dei rapporti della vita sociale”145 deriva dalla parola
latina persona, la quale significa “maschera” e designa le maschere
utilizzate dagli attori nel teatro antico, maschere che avevano lo scopo didare all’attore le sembianze del personaggio che stava interpretando, ma
che erano inoltre utili ad amplificare la voce dell’attore stesso. Il verbo
personare è infatti formato dalla preposizione per , che indica eccesso, e
sona che deriva a sua volta da sonare, "suonare”. La Maschera che i
bambini utilizzano potrebbe quindi essere interpretata come
un’amplificazione di un singolo lato della loro personalità. Nel momentoin cui Ulisse indossa la maschera diventa il suo lato cattivo, si identifica
del tutto con il suo animale totemico, il Lupo. Come lui stesso dice alla
sorella, quel lato non prenderà completo possesso di lui se staranno
insieme e lui non resterà quindi solo. Di nuovo ricorre la paura
dell’isolamento a causa dei propri lati scuri e di nuovo quella paura viene
addomesticata dalla certezza che quello è solo un lato, è solo unamaschera, e non prenderà il sopravvento se potrà essere accolta e
compresa. Ed è per questo che Ulisse dice alla sorella Lila che non
diventerà cattivo, ma solo se resteranno insieme. Nel Principe Tigre146 la
mancata integrazione fra istinto e ragione viene sottolineata dal
contrappunto fra civiltà/natura. L’una non può vivere senza l’altra, hanno
144
Antoniazzi A.,Gasparini A., Nella stanza dei bambini: tra letteratura per l’infanzia e psicoanalisi,Bologna, CLUEB, 2009145 Devoto G., Oli G.C., Dizionario della lingua italiana, Dizionari Le Monnier, 1971146 Hong C.J., Il principe tigre, Padova, Babalibri, 2007
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 60/105
59
bisogno di mescolarsi per completarsi, ed è per questo che il bambino
impara ad essere tigre, ma dopo ha necessità di completare il proprio
apprendistato presso la Casa Reale.
Perché si abbiano stabilità mentale e salute fisiologica, l’inconscio e il consciodebbono essere integralmente connessi fra loro e muoversi su piani paralleli. Se
vengono scissi o “dissociati”, si crea un disturbo psicologico.147
La cerimonia nella quale si celebra lo stretto contatto con le proprie
pulsioni primordiali, segna dunque il passaggio alla maturità, all’età
adulta: una volta acquisita consapevolezza delle proprie parti e averle
unite fra loro, si passa ad una fase evolutiva successiva.
Nel processo di crescita di ogni persona ci sono alcuni aspetti che finiscono per
prendere il sopravvento su altri. (...) Quando l’essere umano nasce, la prima
esperienza che prova è quella di una profonda e totale vulnerabilità. Il bambino, se
non è accudito, amato, accolto e protetto, letteralmente muore; inoltre è vulnerabile
perché è estremamente sensibile, aperto a tutta la gamma emotiva: può percepire lo
spettro completo delle emozioni in tutta la loro intensità. Proprio per proteggerequesto nucleo centrale di vulnerabilità, alcuni aspetti di noi emergono e si affermano
sempre di più nella nostra personalità. Le ragioni contingenti per cui finiscono per
prevalere alcuni aspetti (o sé) a scapito di altri sono molte: il contesto famigliare e
culturale, la reazione personale di avversione o di adesione ai modelli proposti, ecc...
In ogni caso l’intento dei sé che prendono il sopravvento è quello di proteggere la
nostra vulnerabilità, al punto che gli aspetti che in qualche modo sono funzionali a
questo progetto finiscono col tempo per costituire un team di sé primari che cercano
di tenere lontani gli opposti, ovvero gli aspetti che diventeranno perciò sé rinnegati.
(...) A ben vedere si crea una situazione paradossale: gli aspetti che nel processo di
crescita si attivano per proteggere il nucleo della vulnerabilità, finiscono in realtà per
soffocarlo, nasconderlo, allontanarlo dalla nostra coscienza, diventando spesso più
dei carcerieri che dei protettori!148
Quando vi sono degli aspetti del sé vengono rinnegati, può nascere
147 Jung C.G., L’uomo e i suoi simboli, Farigliano (CN), Raffaello Cortina Editore, 1990148 Errani Civita F., Il Caleidoscopio interiore, Montespertoli (Fi), M.I.R. EDIZIONI, 2005
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 61/105
60
quella che Massimo Monteleone, parlando del film di Tim Burton,
Batman-Il Ritorno, chiama “schizofrenia zoologica”, film in cui tutti i
personaggi hanno doppia personalità nata propria da una mancata
armonia fra i vari aspetti del Sé: “sono creature eccessive che cercano di
risolvere un problema d’identità, minata dalla tentazione animalesca e
dal vizio del travestimento, trionfo dell’apparenza.”149 Catwoman
domanda a Batman: “Chi sei tu? Chi è l’uomo che si nasconde dietro al
pipistrello? Forse tu puoi aiutarmi a trovare la donna che si nasconde
dietro questo gatto.”150 E ancora: Bruce Wayne/Batman è a casa con
Selina/Catwoman e parla del suo fallimento sentimentale con Vicki
Vale, che conosceva la sua identità segreta: “c’erano due verità. E lei
aveva difficoltà a conciliarle perché avevo difficoltà a conciliarle io.”151
2.3. Il mondo capovolto: tra familiarità ed estraneità
Il tema del “doppio” è uno dei temi focali della letteratura e della
cinematografia horror, genere che, come già evidenziato, ha strette
parentele con il fiabesco:
Tutto il mio essere, divenuto trastullo capriccioso di un destino crudele, fluttuava
senza pace in un oceano di avvenimenti le cui enormi ondate ricadevano su di me
mugghiando. Non riesco più a ritrovarmi... sono quel che sembro e non sembro quel
che sono. Problema inesplicabile per me stesso: il mio io è diviso in due.152
Del concetto del “doppio” se ne occupò per primo, nel 1914, lo psicanalista Otto Rank nel suo saggio, Il Doppio: il significato del sosia
nella letteratura e nel folclore.153 Rank parte dall’analisi di un film
tedesco, Lo studente di Praga154, nel quale viene narrata la storia di
149 Monteleone M., Luna Dark, Genova, Le Mani, 1996150 Batman-Il Ritorno di Tim Burton (USA) 1992 151 Monteleone M., Luna Dark, Genova, Le Mani, 1996 152
Gli Elisir del Diavolo di Ernst T.Hoffmann da Prawer S.S., prefazione di Beniamino Placido, I figli del Dottor Caligari: il film come racconto del terrore, Roma, Editori Riuniti, 1994153 Rank O., Il Doppio: il significato del sosia nella letteratura e nel folclore, Milano, Sugarco, 1987154
Lo studente di Praga di Stellan Rye (Germania) 1913
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 62/105
61
Baldovino, uno studente che, pur di diventare ricco per ottenere l’amore
di una Contessa, stringerà un patto con il Dottor Scalpinelli, che gli darà
un’ingente somma di denaro in cambio dell’immagine del giovane
riflessa in uno specchio. Il doppio inizia però a perseguitare Baldovino,
tanto che l’uomo, in preda alla disperazione, alla fine dell’opera spara
addosso alla propria immagine riflessa, causando però così anche la
morte di se stesso. Rank parla di un “ritorno del represso”, la parte
segreta del nostro sé che riaffiora pericolosamente.
Il Doppio fa anche rivivere le credenze primitive nell’esistenza indipendente, quasi
corporea, della nostra anima nella magia dello specchio o del fantoccio, in demoni edei che si divertono ad assumere le nostre forme... e tutto questo si combina in un
brivido di lontane memorie.155
L’emergere improvviso della figura del sosia è un’ invasione
dell’inconscio nel campo del conscio, un ritorno del rimosso che assume
i tratti del demoniaco, perché, a ben guardare, è «il manifestarsi
dell’angoscia della morte, la quale, scansata in quanto lutto e dolore, siripresenta nel reale, con la beffarda e ghignante figura del Sosia”156. Nel
racconto di Hans Christian Andersen, L’ombra157 , si racconta la storia di
un Uomo che viene abbandonato dalla sua Ombra, la quale vive al suo
posto una vita avventurosa, stimolante, ma anche a tratti cinica e crudele.
La sensibilità dell’Uomo è portata all’estremo, tanto da diventare
depressiva:
Passarono gli anni e passarono i giorni, e l’ombra tornò. “Come va? chiese. “Ahimé,”
rispose l’antico padrone, “scrivo intorno al vero, al buono e al bello, ma nessuno ci
tiene a sentire cose del genere, e io sono disperato, perché me la prendo tanto a
cuore!”. “Io no, invece,” replicò l’ombra, “e mi ingrasso: così bisogna fare! Lei non
155 Prawer S.S., prefazione di Beniamino Placido, I figli del Dottor Caligari: il film come racconto del
terrore, Roma, Editori Riuniti, 1994156 L. Guidi-BuffariniI, V. Lavia, «Introduzione» a O. Rank, Il Doppio: il significato del sosia nella
letteratura e nel folclore, Milano, Sugarco, 1994157 Andersen H.C., introduzione di G.Rodari, Fiabe, Cles (Trento), Einaudi, 2009
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 63/105
62
sa vivere in questo mondo. Andrà a finir male. Dovrebbe muoversi un poco. Io
quest’estate andrò a fare un viaggio. Vuol venire con me? Sarei molto contento di
viaggiare in compagnia! Vuol accompagnarmi, in qualità di ombra? Sarei felice di
averla con me, pagherò tutte le spese!”. “Mi sembra un po’ eccessivo!” obiettò
l’altro. “(...) Se mi vuol fare da ombra, non avrà da pagare un soldo in tutto ilviaggio!”. “Questo poi è troppo!”. “Così va il mondo,” sentenziò l’Ombra, “e così
continuerà ad andare,” e poi lo lasciò158.
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, in cui i protagonisti
vivevano una “schizofrenia zoologica”, il sé rinnegato crea una vita
indipendente e si pone in una relazione conflittuale rispetto al suo
legittimo proprietario. Vediamo nel caso del racconto di Andersen come
l’Ombra voglia relegare l’Uomo ad un ruolo di “attore non protagonista”
all’interno della sua stessa vita. Gli aspetti della psiche rimossi,
rinnegati, prendono il completo dominio dell’Io e lo mettono anzi in
punizione, lo spodestano ed occupano tutta la scena. Al termine del
racconto di Andersen l’Uomo viene ucciso e l’Ombra sposa la
principessa da lui amata.
Un doppio, inizialmente attraente, poi pauroso e pericoloso, entra a
contatto anche Coraline, protagonista dell’omonimo libro di Neil
Gaiman, la quale scopre, in una parete della casa nella quale da poco si è
trasferita con i genitori, un tunnel che porta in una casa tale e quale alla
sua, ma in cui tutto sembra essere più gradevole. L’ “altra madre”, come
la strega di Hansel e Gretel 159 , lusinga la bambina con complimenti e leoffre cibo squisito.
In cucina trovò una donna che le dava le spalle. Assomigliava un po’ a sua madre.
Solo che... Solo che aveva la pelle bianca come la carta. Solo che era più alta e più
magra. Solo che aveva le dita troppo lunghe, che non stavano mai ferme, e le unghie,
adunche e affilate, di un rosso scuro. “Coraline?” disse la donna. “Sei tu?”. Quindi si
158 Ibidem p.61 159 Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 64/105
63
voltò a guardarla. Al posto degli occhi aveva due grossi bottoni neri. “E’ ora di
pranzo, Coraline” disse la donna. “E tu chi sei?” domandò la bambina. “Sono l’altra
tua madre” rispose la donna. “Va’ a dire all’altro tuo padre che il pranzo è pronto.”
(...) Si sedettero attorno al tavolo e l’altra madre di Coraline servì il pranzo. Un
enorme e dorato pollo arrosto, patate fritte, pisellini verdi. Coraline spazzolò il cibo
che aveva nel piatto. Era buonissimo. “E’ da un pezzo che ti aspettiamo” disse l’altro
padre di Coraline. “Me?”. “Sì” disse l’altra madre. “Senza di te, qui non era più la
stessa cosa. Ma sapevamo che un giorno saresti arrivata e che a quel punto saremmo
diventati una vera famiglia. Ti va un altro po’ di pollo?”. Era il pollo più buono che
Coraline avesse mai mangiato in vita sua. A volte lo faceva anche sua madre, il
pollo, ma era sempre precotto o surgelato, veniva sempre troppo asciutto e non
sapeva mai di niente.
160
Come in Dietro lo specchio161 di Lewis Carroll, in Coraline vi è il
concetto di specularità, di simmetria, ed il passaggio segreto è una porta,
un buco o, appunto, uno specchio. La realtà che la protagonista incontra
oltre il passaggio è possibile, ma irreale, verisimile ma mai vista prima.
E’ familiare, ma allo stesso estranea. E’ perturbante.
Perturbante è una possibile traduzione italiana dell’aggettivo tedesco unheimlich e,
come spesso accade nei casi di traduzione, è una parola che non riesce a condensare
in sè tutti gli stupefacenti richiami di cui si connota, invece, il termine originale.
L’aggettivo di cui è antitesi – heimlich. significa tranquillo, confortevole (deriva da
Heim, casa) o patrio, natio e dunque noto, familiare, abituale. Unheimlich inidica
allora tutto ciò che non è tale e in più si connota delle sensazioni che l’uomo prova di
fronte a quanto non è tranquillo, non è domestico, non è usuale. Con unheimlich si
dice anche la paura, il turbamento, il disorientamento, che sono sempre legati
all’ignoto, all’estraneo, all’inconsueto. (...)Vi è un luogo, o un momento, in cui ciò
che è unheimlich –cioè più proprio e più intimo- nel suo essere estremamente
protetto, rinchiuso, nascosto, finisce col risultare in sé segreto e per noi stessi ignoto,
misterioso, un po’ anche magico -proprio come tutto quanto è unheimlich-. Si delinea
un’interessante ambiguità: c’è qualcosa –o qualcuno- che appunto può essere
avvertito ad un tempo come familiare (e dunque come confortevole ed affidabile),
160 Gaiman N., Coraline, Cles (TN), Arnoldo Mondadori Editore, 2003161 Carrol L., Alice nel paese delle meraviglie- Dietro lo specchio, Milano, Garzanti, 1979
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 65/105
64
ma anche come strano, inattendibile, oscuro; o meglio c’è qualcosa che è per noi
proprio ed intimo a tal punto da risultare per la nostra stessa coscienza segreto e da
dovere forse rimanere celato, che però ora si è reso noto, è apparso, si è in una forma
esterna rivelato162.
La suggestione e lo straniamento che prova Coraline davanti agli altri
genitori sono determinati non soltanto dalla situazione per sé ma anche
dal fatto di vedere le due persone che le sono più familiari, suo padre e
sua madre, comportarsi in maniera ignota e non prevedibile. Il sogno,
come afferma Freud, è il teatro simbolico dell’inconscio163, e non vi è
nulla di più familiare ed, al tempo stesso, estraneo, del proprio inconscio
che riemerge in quelle immagini notturne. Ed il risveglio, di
conseguenza, porta con sé una sensazione di disorientamento:
Coraline venne svegliata dal sole di metà mattina, che le illuminava il viso. Per un
istante si sentì profondamente scombussolata. Non capiva dove si trovasse; non era
nemmeno del tutto sicura di chi fosse. E’ sorprendente come ciò che siamo possa
dipendere dal letto in cui ci risvegliamo al mattino, ed è sorprendente come tutto ciò
possa rivelarsi fragile.164
Vediamo dunque che Coraline vive una situazione insoddisfazione nei
confronti della sua famiglia “reale”: il problema che spesso lamenta,
oltre alle mancate attenzioni da parte dei genitori, sempre intenti a
lavorare, è quello dato dall’assenza di cibo buono da mangiare. La madre
ed il padre reali, le servono pietanze scongelate, spesso a base di verdure.
L“Altra madre” soddisfa la fame di Coraline, una fame che, nel libro,
viene descritta come viva ed appassionata, anche se Coraline e la sua
famiglia non vivono certo in tempi di carestia, ambientazione storica che
troviamo invece in numerose fiabe. Ma a questa soddisfazione seguirà
immediatamente il terrore della scoperta della vera identità dell’ “Altra
162
Grilli G., prefazione di Faeti A., In volo, dietro la porta, Cesena, Società Editrice “Il PonteVecchio”, 2010163 Freud S., L’interpretazione dei sogni, Cles, Bollati Boringhieri, 1994164 Gaiman N., Coraline, Cles(TN), Arnoldo Mondadori Editore, 2003
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 66/105
65
madre”, una strega che divora l’anima dei bambini. Quindi, ancora una
volta, si oscilla fra il desiderio di divorare e il terrore di essere divorati.
C’è un evidente richiamo fiabesco a quello che Milena Bernardi chiama
“il ciclo della fame”:
(...)i pollicini sono sospesi tra il morire di fame e il morire divorati; (...)si costruisce
una catena di eventi che pongono l’infanzia nel bel mezzo di un metaforico banchetto
a cui partecipano adulti che interpretano ruoli densi di contraddizioni: adulti visti
dagli occhi dei bambini con lo sguardo “ingordo” delle loro fantasie “orali”, secondo
chiavi di lettura che la psicoanalisi collega alla proiezione degli impulsi aggressivi,
distruttivi, incorporanti; si veda bene, impulsi attribuibili sia ai bambini, sia agli
adulti;165
Il cibo è indiscusso protagonista delle fiabe e tutti, potenzialmente, nelle
fiabe, sono cibo. E’ la legge della sopravvivenza, in cui, uomini e bestie,
possono essere prede o predatori, ed in questo cerchio di vita e di morte
in cui si inghiotte o si viene inghiottiti, si sbrana o si viene sbranati, ogni
creatura fa parte del banchetto dell’universo: “carne, carne, carne, carne,
ogni animale è fatto di carne, io sono carne, tutti i vostri sederi sono
carne. Ogni cosa fa parte del banchetto dell’universo”166. L’atto del
mangiare è un’azione dalle valenze profondamente archetipiche, poiché
richiama i primordi della vita: quando veniamo alla luce, siamo espulsi
dall’involucro di carne in cui eravamo contenuti ed, immediatamente,
iniziamo a nutrircene. Il bambino si attacca al seno materno, e la sua
fame è simbolo di svariati bisogni, non solo quello prettamente
fisiologico di essere nutrito: è il bisogno di essere accolto, riscaldato,
amato. Melanie Klein, nel saggio “Tendenze criminali nei bambini
normali”167, evidenzia come, già al termine del primo anno di vita, si
instauri nel bambino il complesso edipico, e che così come “l’individuo
165
Bernardi M., Infanzia e metafore letterarie:orfanezza e diversità nella circolarità dell'immaginario,Bologna, Bononia University Press, 2009166 Beast of the southern wild di Benh Zeitlin (USA) 2012167 Klein M., Scritti 1921-1958, Torino, Bollati Boringhieri, 2001
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 67/105
66
ripete l’evoluzione dell’umanità sotto l’aspetto biologico, la ripete anche
sotto l’aspetto psichico”:
Troviamo perciò nello sviluppo, poi rimossi e inconsci, stadi che tuttora osserviamo
nei popoli primitivi: lo stadio del cannibalismo e di tendenze omicide dal carattere
più disparato. Questa componente primitiva della personalità è in totale contrasto
con la componente civilizzata, quella che in effetti genera la rimozione. L’analisi
infantile, e in particolare l’analisi dei bambini più giovani, cioè di quelli che hanno
dai tre ai sei anni, dà una visione veramente illuminata del modo in cui, in
tenerissima età, ha inizio la lotta fra la componente civilizzata e quella primitiva
della personalità168.
La Klein che attingeva il suo materiale teorico dall’osservazione del
gioco dei bambini, notava come quest’ultimi, una volta che l’analista
aveva contribuito ad abbassare la soglia delle rimozioni operanti contro
le fantasie, mettessero in scena, con giocattoli che rappresentavano i vari
componenti familiari, il materiale inconscio più profondamente rimosso.
Il meccanismo di rimozione è governato soprattutto dall’attività di critica
e di condanna del Super-io, di cui sono fonte i divieti e gli ordini dei
genitori che, durante il percorso di crescita, vengono man mano
assimilati dal bambino, ma il Super-io è composto anche da fantasie
sadiche peculiari del bambino. Questo tipo di fantasie, sottolinea la
Klein, sono presenti nel bambino “normale” così come in quello
“nevrotico”, la sviluppo della nevrosi si verifica nel caso in cui vi sia una
“fissazione”, che la Klein così spiega:
(...) la differenza fra i due è “l’intensità delle fissazioni, il modo e il tempo in cui si
ha la connessione delle fissazioni con talune esperienze, il grado di severità del
Super-io e il modo in cui questo si costituisce –che dipendono contemporaneamente
da fattori interni e da fattori esterni- e, inoltre, la capacità del bambino di tollerare
168 Ibidem p.65
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 68/105
67
l’angoscia e il conflitto169.
Tramite l’attività fantastica, queste fantasie vengono sublimate attraverso
il gioco, ma se tale attività fantastica viene bloccata dal meccanismo
rimozione, non vi è possibilità di sublimazione e quindi di rielaborazione
e ciò porta ad una fissazione che si traduce in una coazione a ripetere. La
teoria di Melanie Klein converge quindi negli studi di Bruno Bettelheim:
il gioco, ma anche la narrazione di fiabe, potrebbero offrire ai bambini la
possibilità di affrontare e sublimare conflitti interiori tipici delle
primissime fasi di sviluppo.
169 Ibidem p.65
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 69/105
68
CAPITOLO 3
RITROVARSI
(o smarrirsi definitivamente)
3.1. Alla ricerca dell’Heimat
“Prendilo e chiudilo nella stia,” disse la Strega Bistrega “e domani di buonora,
mentre io sono via, fallo in spezzatino con patate”. Margherita Margheritone,
l'indomani mattina, prese un tagliere e una mezzaluna e aperse uno spiraglio nella
stia. “Pierino Pierone fammi un piacere, metti la testa su questo tagliere.” E lui:
“Come? Fammi un po' vedere.” Margherita Margheritone posò il collo sul tagliere e
Pierino Pierone prese la mezzaluna, le tagliò la testa e la mise a friggere in
padella.Venne la Strega Bistrega ed esclamò: “Margheritone figlia mia bella, chi t'ha
messa lì in padella?”. “Io!” fece Pierino Pierone su dalla cappa del camino. “Come
hai fatto a salire lassù?”chiese la Strega Bistrega. “Ho messo una pignatta sopra
l'altra e sono salito”. Allora la Strega Bistrega provò a farsi una scala di pignatte per
salire ad acchiapparlo, ma sul più bello sfondò le pignatte, cadde nel fuoco e bruciò
fino all'ultimo briciolo170.
Questo è solo uno dei tanti finali sanguinosi che costellano le fiabe. I
personaggi malvagi, ma non solo loro, vengono colpiti da punizioni
esemplari. Nelle fiabe il protagonista, per poter completare una
formazione identitaria, passa attraverso la propria ombra, si addentra in
una selva oscura. Pontremoli, parlando di Pinocchio, scrive:
Collodi ha scritto con Pinocchio anche un romanzo di formazione, costellato di
passaggi a punto di configurarsi complessivamente come viaggio reiteratamente
iniziatico; Pinocchio infatti, nel suo continuo andare, sempre correndo e sempre
incalzato di volta in volta dalla guazza e dagli assassini, dalla fame e dalle nottatacce
d’inverno, dalla morte e dai sensi di colpa, dal desiderio e dall’oppressione, altro non
170 “Il bambino nel sacco” da Calvino I., illustrazioni di Emanuele Luzzati, L’uccel Belverde e altre
fiabe italiane, Moncalieri(Torino), Giulio Einaudi Editore, 1993
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 70/105
69
fa che incappare nella scoperta del lato oscuro della realtà171.
Non sempre c’è un lieto fine: c’è chi rimane intrappolato in quel “lato
oscuro della realtà”, nella propria notte nera. Zio Lupo divora la
bambina golosa. Cappuccetto Rosso, nella versione di Perrault, viene
mangiata dal Lupo. Stan Uris, uno dei bambini del romanzo It 172
, da
adulto si suiciderà nel momento stesso in cui apprenderà che deve
tornare con gli altri a Derry, per affrontare di nuovo It: l’idea di dover
rincontrare i mostri del passato lo atterrisce al punto dal togliersi la vita.
Ed anche Eddi, il ragazzino oppresso da una madre morbosa, verrà
ucciso nello scontro finale con It: la creatura gli mozzerà il braccio che,
da bambino, i bulli del quartiere gli avevano spezzato. I reduci del
gruppo dei Perdenti, dopo un terribile combattimento, riusciranno a
riemergere dalle fognature, potranno così finalmente chiudere i conti con
il passato e diventare grandi. Nei romanzi per ragazzi, ma anche nelle
fiabe, il lieto fine non è scontato.
Come abbiamo visto il lieto fine rappresenta un’acquisizione piuttosto recente
rispetto alla storia della fiaba. Basare la propria interpretazione su dei dettagli
inesistenti in tutte le versioni precedenti a quella dei Grimm è segno di una certa
indifferenza nei confronti dell’evoluzione del pensiero che si esprime nella fiaba.
Invece che considerare la fiaba nella sua “forma appiattita in una contemporaneità
atemporale”, sarebbe più opportuno osservare, proprio tramite il confronto tra
diverse versioni della stessa fiaba, come i modi di pensare siano radicalmente mutati
nel corso dei secoli. Anche nel caso di Bettelheim, l’interpretazione si intreccia
all’uso del testo, e questa operazione (ricca di spunti molto stimolanti) sfocia in
un’ennesima riscrittura della fiaba.173
Quello che è emerso nel secondo capitolo, quando è stata riportata la
171 Pontremoli G., Elogio delle azioni spregevoli, Napoli, L’ancora del Mediterraneo, 2004172 King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori, 1992 173 Pisanty V., Leggere la fiaba, Bergamo, Bompiani, 1998
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 71/105
70
versione di Scarpette rosse174
ricordata di Clarissa Pinkola Estes, è la
versatilità delle fiabe, le quali sono inafferrabili ed infinite proprio
perché soggette ad innumerevoli variazioni a seconda di chi le ascolta e
di chi le racconta. I tre temi di questa tesi non sono altro che il
canovaccio attorno al quale si sviluppano gli eventi narrativi, che variano
in maniera imprevedibile. La letteratura mette in luce la complessità
emotiva dell’infanzia che, nel luogo comune, viene ritenuta una fase
della vita in cui l’individuo non cova in sé conflitti e rabbie. Ma invece,
come scrive Melanie Klein:
Ad onta di quella psicologia e pedagogia che continuano sempre a conservare la
convinzione che il bambino sia un essere felice e senza conflitti e a presumere che le
sofferenze dell’adulto siano prodotte dal peso e dalle asprezze della realtà, occorre
proclamare che è vero esattamente il contrario. Ciò che mediante la psiconalisi
apprendiamo sul bambino e sull’adulto è che tutte le sofferenze della vita sono per la
maggior parte ripetizioni di quelle della prima infanzia e che in quest’età ogni
bambino passa attraverso sofferenze smisurate175.
Uno scioccante caso di cronaca relativo all’infanzia, riportato anche nel
libro di Kerneberg176 nel capitolo introduttivo al disturbo antisociale di
personalità, è l’omicidio di James Bulger, un bambino di soli tre anni,
che fu assassinato nel 1993 a Liverpool, in Inghilterra, da due ragazzini
di 10 anni, Jon Venables e Robert Thompson. In questo ed in altri casi, la
rabbia infantile ha dimostrato di poter raggiungere livelli d’ira
incontrollabile. Roberto, protagonista nell’albo illustrato177 di Mireille
d’Allancé, per poter vivere completamente la propria rabbia si sdoppia e
si identifica con un mostro rosso. L’adulto, come ribadito anche dalla
Montessori, è bene abbia ruolo contenitivo e limitativo nei confronti del
174 Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna selvaggia, Piacenza, Frassinelli,2002175
Klein M., Scritti 1921-1958, Torino, Bollati Boringhieri, 2001 176 Kernberg P.F.,Weiner A.S.,Bardenstein K.K., I disturbi di personalità nei bambini e negli
adolescenti, Roma, G.Fioriti, 2001177 D’Allancé M., Che rabbia!, Milano, Babalibri, 2011
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 72/105
71
bambino.
Si oscilla spesso –maestri, genitori- tra due modi di porsi in rapporto ai bambini. Da
una parte sta la schiera dei burrosi che, in un’orgia di diminutivi e leziosaggini,
bamboleggiano tristemente e ridicolmente e comprimono i bambini in un preteso“mondo dell’infanzia” intollerabilmente falso; dall’altra sta l’armata dei seriosi
pontefici, torrenziali e cupi elargitori di sentenze che non sanno vedere altro che sé –
un sé imperiale, invasore, cui l’altro deve solo assoggettarsi. Eppure l’infanzia è un
tempo non eludibile della vita di ogni uomo e come tale dovrebbe essere considerata.
E si dovrebbe assumere come un’affermazione ben provvista di senso quello che solo
apparentemente è una sciocca tautologia: i bambini sono bambini. (...) Non sono
adulti; non sono piccoli adulti; sono solo (solo?) esseri umani che percorrono un
tempo specifico del loro essere, camminando camminando, come esseri umani.178
Dunque, come scrive Pontremoli, “i bambini sono bambini”, e come tali
hanno bisogni consonanti a “quel tempo specifico del loro essere”, ma il
fatto che stiano vivendo “quel tempo specifico” non li rende per questo
emotivamente meno “variegati”:
(...)essi sono fatti anche di fantasia, ragione, riflessione, sentimento, corpo, passioni.
E tutti in misura diversa, perché intervengono in loro -così è per tutti- mille cose. E ci
sono quindi bambini ricchi e bambini poveri; bambini assediati e bambini
abbandonati; quelli che hanno la colf e quelli che hanno l’assistente sociale; alcuni
hanno dei fratelli, altri dei televisori, altri fame, altri puzza sotto il naso. E così ci
sono bambini tristi, allegri, noiosi, antipatici, saggi, saccenti, arguti, crudeli, teneri,
costruiti, affettuosi, spontanei, ricci, estroversi, fantasiosi...-ognuno può proseguire,
basta guardarsi intorno.179
La letteratura, nelle sue storie, affronta dunque aspetti del nostro animo,
della nostra umanità e, al di là dell’interpretazione che vogliamo
attribuire ai singoli elementi del racconto, è questo il suo innegabile
valore: allarga la nostra prospettiva, ci porta a riflettere su temi
178 Pontremoli G., Elogio delle azioni spregevoli, Napoli, L’ancora del Mediterraneo, 2004 179 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 73/105
72
esistenziali, conflitti, interrogativi, che sarebbero altrimenti rimasti in noi
sopiti ed inespressi.
Raccontare storie ai bambini, cioè aiutarli a crescere, aiutarli a imparare a vivere.
Vivere, crescere. Non: sopravvivere; non : trascinarsi. Vivere e crescere – ecambiare, quindi. Magari. Magari guardando e prendendo in mano il Qui, per
progettare un Altrove che non si trovi altrove ma che sia qui, che sia il Qui
trasformato. Allora però è necessario che dietro il raccontare , prima del raccontare,
ci sia qualcosa di enorme, come il senso stesso della propria esistenza. Una passione
vera, almeno, che muova e accompagni –che perseguiti, forse; che non lasci respiro
al respiro affannoso, all’arrancare, e che aliti invece il proprio respiro ampio. Si può
chiamare amore, dolore, Dio –ognuno ha la propria storia-: non è il nome che conta,quel che è essenziale è che la rivelazione ci sia e sia mantenuta viva e alimentata:
con passione, con disponibilità a stupirsi e a rinnovare lo stupore180.
La fiaba può in questo senso offrire molto di più di un semplice lieto
fine: può donare la sensazione che, qualunque cosa sia, qualunque
sentimento, personaggio, paura sia, se ne può parlare. Esiste, fa paura,
ma non c’è bisogno di allontanarla, estirparla, può essere affrontata e,anche se non ci sarà un lieto fine, potrà essere comunque compresa.
Ritroviamo questo concetto nell’analisi che Marcella Terrusi fa dell’albo
illustrato di Erlbruch, L’anatra, la morte e il tulipano181
:
La morte indossa una vestaglia da nonnina, l’anatra si protende al cielo con la grazia
di una ballerina. Fra le due si svolge una danse macabre che ha un sapore ancestrale,
un’amicizia fatale. Indescrivibilmente dolce è il loro abbraccio. La nota finale diErlbruch è pedagogica, un requiem che senza timore contrappunta alla morte
dell’anatra, al suo sonno e al suo viaggio finale sul fiume, di sapore orientale, con
saggezza popolare: “ma così era la vita”. Il tono è rassicurante. Questa è una storia
fra le storie, nell’infinito ciclo della vita del mondo, dell’alternarsi di notte e giorno,
di morte e cominciamento. E, per chi nutrisse ancora dubbi pedagogici sulla presenza
di un tale personaggio in un libro per bambini, Erlbruch ritrae nell’ultimissima
180 Ibidem p.71 181 Erlbruch W., L’anatra, la morte e il tulipano, Roma, Edizioni e/o, 2009
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 74/105
73
pagina, un’ultima volta, la dolce signora in vestaglia, in compagnia di una volpe e di
un coniglio, proprio là in mezzo al loro naturale e infinito girotondo, come dire che là
che ella abita da sempre, nella più antica narrazione del mondo dalla fiaba in poi.182
In questo albo si affronta dunque il tema della morte con dolcezza
rassicurante: l’anatra viene portata via dalla corrente, scivola dolcemente
in un fiume nero. Ma non c’è paura: è l’ineluttabilità della vita che con
sé porta l’indispensabile necessità della consapevolezza della nostra
finitezza e dei nostri limiti in quanto esseri umani. Nel film Monsieur
Lazhar 183, una maestra si impicca all’interno della scuola elementare
nella quale insegnava; il suo atto suicida, come sottolineerà una delle sue
alunne, è impregnato non solo di disperazione, ma anche di
“aggressività”. Gli studenti sarebbero desiderosi di parlare dell’accaduto,
ma il rifiuto arriva proprio da parte degli adulti, che cercano di
rimuovere la tragedia, di confinarla nella discussione settimanale fra i
bambini e la psicologa della scuola. Gli insegnanti e i genitori credono
che nascondendo l’accaduto tuteleranno i bambini. Ma il suicidio della
maestra riemerge pericolosamente nella quotidianità dei bambini; si
manifesta nei litigi, nei gesti, ma specialmente nelle parole che una
bambina scrive nel suo tema, parlando a proposito del suicidio della
maestra, Martine Lachance: “a volte mi chiedo se ci abbia voluto
trasmettere un messaggio violento. Quando noi siamo violenti ci mettono
in castigo. Ma noi non possiamo mettere in castigo Martine Lachance,
perché lei è morta”. Il maestro, Monsieur Lazhar, vorrebbe diffondere il
tema della bambina perché ritiene che nel tema vi sia “la volontà di
comunicare, il desiderio di affrontare il concetto di morte”. Ma la preside
non vuole perché ritiene il testo “violento” e Monsieur Lazhar allora
controbatte: “è la vita ad essere violenta, non questo tema, non c’è nulla
di macabro qui dentro” e definisce il turbamento dei compagni di classe,
182 Terrusi M., prefazione di Antonio Faeti, Albi illustrati: leggere, guardare, nominare il mondo nei
libri per l'infanzia, Roma, Carocci Editore, 2012183 Monsieur Lahzar di Philippe Falardeau, (Francia/Canada) 2012
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 75/105
74
che hanno ascoltato la lettura ad alta voce del tema, come un
“turbamento sano”. Monsieur Lazhar suggerisce che la sensazione di
turbamento non dovrebbe essere respinta a priori, ma che dovrebbe
invece essere affrontata tramite il dialogo, attraverso il riconoscimento e
l’accettazione dei sentimenti di cui il suicidio è stato portatore.
I genitori che vogliono negare che il loro figlioletto ha desideri omicidi e vuole fare a
pezzi cose e addirittura persone, credono che al loro bambino debba essere impedito
di covare pensieri del genere (come se fosse possibile). Negando l’accesso a storie
che implicitamente dicono al bambino che altri hanno le stesse fantasie, gli viene
lasciato credere che è l’unico a pensare cose del genere. Ciò rende le sue fantasie
veramente terrificanti. Invece che apprendere che altri hanno fantasie uguali o simili
alle nostre ci fa sentire di far parte dell’umanità e dissipa la nostra paura che il fatto
di avere simili idee distruttive ci abbia escluso dalla società.”184
Nell’albo illustrato, Il Demone della foresta185, si narra la storia di Ran,
un bambino adottato che si sente differente dai suoi coetanei: è più forte
e più grosso rispetto agli altri bambini e, grazie a queste sue
caratteristiche, ama spaventarli. Queste capacità fanno sì che Ran si
senta “invincibile”, ma al tempo stesso lo allontanano dal prossimo, lo
isolano e lo rendono perciò sempre più triste, sempre più solo. Nainai, la
donna che si prende cura di lui, vedendo Ran così infelice, teme possa
diventare cattivo e e si rivolge perciò il Budda, chiedendogli consiglio.
Dopo questa preghiera, nel cuore della notte, Ran si sveglia e si reca
nella foresta. Lì incontra uno spaventoso demone, con il quale il bambino familiarizza, diventandone amico. I bambini del villaggio, la
mattina dopo, trovano Ran svenuto e disteso nell’erba. Lo portano quindi
a casa e, il giorno dopo, si recano con lui nella foresta per incontrare il
suo Demone che, puntuale, appare. La storia si conclude con una
184 “Le fiabe e le paure dei bambini” di Bettelheim B. da Poe E.A.,Bradbury R.,Kafka F. e altri, a curadi G.Armellini, Il piacere di aver paura: racconti dell’orrore e dell’assurdo, San Giustino (Perugia),La Nuova Italia, 1994185 Hong C.J., Il demone della foresta, Poiters (Francia), Babalibri, 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 76/105
75
splendida immagine nella quale Ran, in compagnia del suo Demone,
balla sotto la luna con i bambini del villaggio. Analizzando l’albo
secondo la prospettiva di Bettelheim, il Demone rappresenta la parte
oscura di Ran, quella che lui stesso non conosce fino in fondo e ne è per
questo dominato. Non si sente compreso dall’ambiente e dalle persone
che lo circondano perché sente che la sua Ombra non può essere
accettata, deve essere vissuta in solitudine e nascosta nella foresta. Solo
dopo essere entrato in contatto profondo con questa parte del suo animo,
essere diventato suo amico, Ran potrà permettersi di mostrarla agli altri
bambini, i quali non scappano di fronte al Demone, ma lo accettano anzi
in quanto amico di Ran e, festosamente, si uniscono a lui in una danza
selvaggia sotto la luna. Il bambino non si sente più solo perché non è più
il custode di un segreto inconfessabile, ossia avere una parte demoniaca.
Ran capisce che quel segreto non è così terribile, perché gli altri bambini
possono capirlo ed accoglierlo, forse perché anche loro, da qualche parte
nella foresta, hanno un Demone amico. La fiaba mette fisicamente in
scena, tramite il Demone, l’angoscia del bambino che si sente isolato a
causa delle sue differenza caratteriali.
Poiché le fiabe mettono in scena le angosce, alcuni pretendono, a torto, che insinuino
la paura nel bambino. Coloro che pensano così dimenticano che l’uomo aveva
eccellenti motivi per inventare le fiabe e che queste non esisterebbero se non fossero
raccontate e ascoltate con piacere per motivi altrettanto validi. (...) Consentono di
dare un volto ad angosce indeterminate e, allo stesso tempo, le rendono molto piùfacili da dominare. Le angosce confuse sono molto più terrificanti che non quelle dai
contorni definiti. Più riusciamo a concretizzare l’angoscia e meno ci ossessiona. Più
ci diventa familiare, più opportunità abbiamo di trovare un metodo che ci consentirà
di calmarla e, al contempo, di proteggerci dal male e di allontanarla.186
Tramite il suo teatro di archetipi la fiaba concretizza sensazioni, stati
186Introduzione di Bettelheim B. da Perrault C., traduzione di C.Collodi, introduzione di B.Bettelheim , I racconti di Mamma Oca : le favole di Perrault seguite da favole di Madame d' Aulnoy e
di Madame Leprince de Beaumont , Milano, Feltrinelli, 1979
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 77/105
76
mentali del bambino: nel caso de Il Demone della foresta187 , il Demone
incarna l’aggressività, la forza brutale che, se non è contenuta, diventa
distruttiva ed isola dal resto del mondo. Jack Zipes, parlando della
prospettiva secondo la quale Bettelheim analizza le fiabe, dice:
Bruno Bettelheim sosteneva che la fiaba estraniasse il bambino dal mondo reale e gli
consentisse di affrontare problemi psicologici profondamente radicati ed eventi che
provocavano ansia nel processo di acquisizione dell’autonomia. Che questo sia vero,
cioè che una fiaba possa davvero fornire i mezzi per affrontare i disturbi dell’io,
come sostiene Bettelheim, resta da vedere. E’ vero, tuttavia, che ogni volta che
iniziamo ad ascoltare o a leggere una fiaba sperimentiamo una forma di straniamento
o una separazione dal mondo familiare, il che induce un sentimento perturbante che può essere spaventoso e al tempo stesso rassicurante.
188
La riflessione di Zipes prende forma dalle conclusioni di Bettelheim,
producendo nuovi concetti: secondo l’autore il capovolgimento del
mondo reale che, per Bettelheim, avviene durante la lettura di una fiaba,
esiste già prima della lettura stessa: lo scrittore, infatti, invita il lettore a
ripetere l’esperienza della dislocazione dal contesto familiare e
dell’identificazione col protagonista dislocato, dunque, ad una duplice
ricerca dell’ Heimisch ovvero la casa, la patria, la famiglia. Zipes, a
differenza di Bettelheim, teorizza una ricerca bipartita nella lettura della
fiaba: una psicologica, difficile da interpretare poiché troppo legata alle
diversità individuali, l’altra contestualizzata all’hic et nunc storico e
sociale. La ricerca dell’heimisch può essere regressiva o progressiva aseconda di come si pone l’autore nei confronti della società. Nonostante
ciò la concezione dell’ heimat –patria intesa come identità comune- ha
una nozione fortemente progressiva per il lettore di fiabe, anche se le
ambientazioni fiabesche hanno continui rimandi ad un mondo
187
Hong C.J., Il demone della foresta, Poiters (Francia), Babalibri, 2006 188 Zipes J., traduzione di G.Grilli, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le fiabe e l’arte della
sovversione, Milano, Mondadori, 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 78/105
77
primigenio. Jack Zipes, citando Hernst Bloch, scrive che il sogno inteso
come desiderio, come volontà di reagire ad uno stato di oppressione,
anche sotto forma di proiezione mentale, è la spinta che permette ad ogni
essere umano, anche soltanto in sogno, di ribellarsi e creare, per se
stesso, una realtà futura meno iniqua della precedente.
In questo senso tutti gli esseri umani sono virtualmente futuristi; essi trascendono la
loro vita passata, e nella misura in cui non sono soddisfatti, pensano di meritare una
vita migliore... e considerano l’inadeguatezza della loro specie come una barriera da
superare e non semplicemente come il modo d’essere delle cose.189
La definizione di Heimlich fornitaci da Hernst Bloch è la seguente:
Una volta che l’uomo ha compreso se stesso e ha stabilito la propria dimensione
nella reale democrazia, senza spersonalizzazione e alienazione, qualcosa sorge nel
mondo che tutti gli uomini avevano intravisto nell’infanzia: un luogo e uno stato nel
quale nessuno si era ritrovato ancora. E in nome di questo qualcosa è casa o patria.190
Jack Zipes illustra che nella maggior parte della fiabe vi è uno schema
secondo il quale il personaggio principale è chiamato, lungo il suo
percorso, a trovare un nuovo piano sul quale ricostruire la propria
Heimat . Gli studi di Hernst Bloch hanno cercato di fare luce su il fascino
esercitato dalle fiabe attraverso le diverse età, diverse epoche storiche,
fino ad una analisi approfondita delle forme moderne di fiaba e di
fiabesco. Bloch giunge alla conclusione che l’atemporalità nelle fiabe
tradizionali mantiene vivi i sentimenti ed il sogno di migliorare il
presente al fine di ricongiungersi, in futuro, all’età del mito che precede
il “c’era una volta”. Questo è il messaggio del protagonista delle fiabe
moderne secondo Bloch: “pensa di essere nato libero e in diritto di essere
totalmente felice, usa liberamente le tue capacità di ragionare, pensa in
189 Hernst Bloch da Zipes J., traduzione di G.Grilli, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le fiabe e l’arte
della sovversione, Milano, Mondadori, 2006190 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 79/105
78
modo ottimistico all’esito finale”.191 L’analisi di Bloch si appoggia al
concetto freudiano di sogno/desiderio: se il sogno fine a se stesso non è
fecondo, ma anzi controproducente, vi è pur sempre, nei sogni, un buon
contenuto.
(...) possibilità non realizzate che il destino potrebbe tenere in serbo e alle quali la
fantasia vuole ancora aggrapparsi, e inoltre tutte le aspirazioni dell’io che per
sfavorevoli circostanze esterne non hanno potuto realizzarsi, oltre a tutte le decisioni
della volontà che sono state represse e che hanno prodotto l’illusione del libero
arbitro”192
Questo buon contenuto permette al lettore di coltivare lo spiritoevolutivo ed emancipatorio che le fiabe promuovono. Per spiegare il
motivo per il quale il pubblico delle fiabe è compreso nella fascia d’età
fra i cinque ed i dieci anni, Jack Zipes cita André Favat che, a sua volta,
chiama in causa Jean Piaget e spiega come le fiabe classiche descrivono
una realtà, se non del tutto, in buona parte consonante con la percezione
che i bambini dai sei agli otto anni hanno di sè e del mondo. Secondo
Piaget:
Durante questa particolare fase evolutiva i bambini credono nel rapporto magico tra
pensiero e cose, considerano gli oggetti inanimati come animati, rispettano l’autorità
nella forma della giustizia retributiva e della punizione espiatoria, vedono la causalità
come paratattica, non distinguono il sè dal mondo esterno e credono che gli oggetti
possano essere spostati in una continuità di risposta con i loro desideri193.
Grazie a queste considerazioni di Piaget, Favat riesce a dimostrare anche
il motivo per il quale, compiuti i dieci anni d’età , vi è un rifiuto nei
confronti delle fiabe: la percezione di sè e del mondo, nel bambino, si è
evoluta: la sua morale si fonda su un concetto di giustizia che, da
191 Ibidem192
Freud S. da Zipes J., traduzione di G.Grilli, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le fiabe e l’arte della sovversione, Milano, Mondadori, 2006 193 Piaget J. da Zipes J., traduzione di G.Grilli, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le fiabe e l’arte della
sovversione, Milano, Mondadori, 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 80/105
79
retributiva, diviene distributiva cioè uguale per tutti. Il suo animismo ed
il suo pensiero magico sfumano, rendendo così le fiabe inattuali per l’età
che sta vivendo fino a farle divenire completamente sgradite. Favat nota
anche che, finita l’adolescenza, si manifesta un ritorno di interesse nei
confronti della fiaba, tale interesse è tutt’altro che un banale capriccio di
tornare bambini, bensì la volontà di vedere la propria Heimat compiuta,
come un cerchio che si chiude. Zipes, infine, sintetizza il pensiero di
Piaget, Freud, Bloch e Favat, rispetto al heimisch, notando che se, come
teorizza Bloch richiamando Freud, il buon contenuto dei sogni ispira un
processo evolutivo ed emancipatorio progressivo, è altresì vero che le
fiabe classiche, in ossequio al concetto di giustizia retributiva e
punizione espiatoria, proprio della forma mentis dei bambini dai cinque
ai dieci anni, presentano forme di giustizia e moralità regressive. Zipes
scrive quindi:
(...)in ultima analisi, per essere emancipatoria, la fiaba deve soprattutto proiettare su
un piano conscio letterario e filosofico l’oggettivazione della casa come di una reale
democrazia con condizioni non alienanti. Questo significa non che debba avere una
risoluzione morale e dottrinaria, ma che debba riflettere un processo di lotta contro
tutti i tipi di oppressione e di autoritarismo e postulare varie possibilità per una
concreta realizzazione di utopie.194
Per Zipes non bisogna confondere “lieto fine” con “utopia”, poiché il
lieto fine è la conseguenza dell’espressione di un potere monarchico,
feudale, patriarcale, borghese. Compito degli scrittori contemporanei,
contro-culturali, è tentare di dare una definizione progressiva al concetto
di “casa”. Nel far convogliare le testimonianze di vari studiosi, Zipes
concretizza il fine ultimo del protagonista delle fiabe: tornare a casa,
dunque, una casa intravista nell’infanzia che non è soltanto casa, ma
identità, patria, democrazia. L’approccio esclusivamente psicologico di
194 Zipes J., traduzione di Grilli G., Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le fiabe e l’arte della
sovversione, Milano, Mondadori, 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 81/105
80
Bettelheim viene appena citato e considerato di difficile analisi poichè
soggetto a troppe variabili di individuali e contestuali, il modus operandi
adottato è quello del materialismo storico Marxista secondo il quale non
è l’individuo a determinare il contesto sociale, ma il contrario.
3.2.Dall’essere cresciuti al far crescere
Verso la fine del romanzo di Salinger, Holden ha ormai deciso di partire
per vivere in una capanna, ai margini della società, rompendo
definitivamente i contatti con la famiglia e non tornando più a scuola, si
verifica un fatto che lo porta cambiare la propria decisione e, forse, -illibro termina con un interrogativo sul futuro- la sua vita. Phoebe
comunica infatti al fratello di voler partire con lui. Si presenta con una
grossa valigia a quello che avrebbe dovuto essere, secondo Holden,
l’appuntamento nel corso del quale si sarebbero dovuti dire addio.
Holden si infuria con la sorella, la rimprovera duramente:
Mi pareva che dovevi recitare a scuola e via discorrendo. Mi pareva che in quella
recita dovevi fare Benedict Arnold e via discorrendo, -dissi. Lo dissi rabbiosissimo. –
Che cosa vuoi fare? Non vuoi più fare la recita, Dio santo? -Questo la fece piangere
ancora più forte. Ci avevo gusto. Tutt’a un tratto avrei voluto che le cadessero gli
occhi dal gran piangere. La odiavo, quasi. Credo che la odiavo soprattutto perché se
veniva via con me non avrebbe più fatto quella recita.195
Holden comunica rabbiosamente alla sorella che non ha più intenzione di
partire. Phoebe piange, poi si chiude in un risentito silenzio nei confronti
del fratello. I due si recano allo zoo, dove continuano a vagare in
un’atmosfera sospesa a metà fra il conflitto e l’imminente pacificazione.
La scrittura di Salinger trasmette al lettore la commozione nello scambio
fra i due personaggi: il profondo amore che li lega l’uno all’altra, il
195 Salinger J.D., Il giovane Holden, Gli Struzzi, Farigliano (Cuneo), Einaudi Editore, 1999
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 82/105
81
desiderio di superare le difficoltà esistenziali restando finalmente vicini.
Phobe ed Holden giungono infine di fronte ad una giostra, in cui si
recavano con gli altri due fratelli, Allie e D.B., quando erano piccoli.
Allie e D.B. sono “i grandi assenti” di cui, per tutto il libro, si percepisce
la costante presenza proprio in virtù della loro assenza: Allie è morto,
D.B. lavora ad Hollywood e e dai racconti di Holden si intuisce che è
stato probabilmente inghiottito da una frenetica corsa al successo.
Holden incita Phoebe affinché salga sulla giostra:
-Sono troppo grande,- disse Phoebe.(...) -No che non lo sei. Vai pure. Io ti aspetto
qui. Vai, su,- dissi. (...) Sulla giostra c’erano alcuni bambini, per lo più molto piccoli,
e i genitori li stavano aspettando lì avanti, seduti sulle panchine e via discorrendo.
Allora finì che andai allo sportello dove vendono i biglietti e ne presi uno per la
vecchia Phoebe. (...) Allora la giostra si mise in moto e io guardai Phoebe che girava,
girava. (...) Tutti i bambini si sforzavano si afferrare l’anello d’oro, anche la vecchia
Phoebe, e io avevo paura che cadesse da quel maledetto cavallo, però non dissi e non
feci niente. Il fatto, coi bambini, è che se vogliono afferrare l’anello d’oro, uno deve
lasciarli fare senza dire niente, Se cadono, amen, ma è un guaio se gli dite qualcosa.Finito il giro, lei scese dal suo cavallo e venne da me. –Stavolta vieni anche tu,-
disse. -No, sto solo a guardarti. Mi sa che sto solo a guardarti,- dissi.196
Holden non sale sulla giostra, ma resta a guardare la sorellina. La
osserva con una certa apprensione, teme infatti che possa cadere mentre
prova ad afferrare l’anello d’oro che pende dalla giostra. Sceglie però di
non intervenire, di controllarla senza limitarla: in questo passo si sentono
echeggiare le parole di Maria Montessori197. Holden è diventato adulto e,
come gli altri genitori, aspetta sulla panchina che Phoebe termini il suo
giro sulla giostra. Da vigilato è diventato vigilante. Holden, come
Pinocchio , accede ad una nuova fase della vita: la maturità. Prendersi
196 Ibidem p.80197 Montessori M., La scoperta del bambino, Milano, Garzanti, 1970
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 83/105
82
cura di qualcuno, come Pinocchio fa con la Fata e con il padre, come
Holden fa con la sorellina Phoebe, attesta un cambiamento evolutivo in
atto. La sua cronica mancanza d’obiettivi, l’incapacità di sottomettersi
alle regole sociali, è in parte data dal terrore di crescere e di assumersi
delle responsabilità. Non sopporta che Phoebe possa comportarsi allo
stesso modo, seguendolo nel suo viaggio ai margini della società. La
fissazione evolutiva di Holden, il suo desiderio di tornare nel passato, è
intuibile leggendo altri passi del libro, nei quali il ragazzo rievoca la
propria infanzia come un periodo mitico, un’età dell’oro:
La scuola di Phoebe era la stessa dove andavo io da bambino, e non facevano che
portarci al museo. Avevamo quella maestra, la signora Aigletinger, che ci portava là
tutti i maledetti sabati o quasi. (...) Mi sento molto felice quando ci ripenso. (...)
Ragazzi, quel museo era pieno di bacheche. (...) La cosa migliore di quel museo era
però che tutto stava sempre allo stesso posto. Nessuno si muoveva. Potevi andarci
centomila volte, e quell’esquimese aveva sempre appena finito di prendere quei due
pesci, gli uccelli stavano ancora andando verso il sud, i cervi stavano ancora
abbeverandosi a quella fonte, con le loro belle corna e le belle, esili zampe, e quella
squaw col petto nudo stava ancora tessendo la stessa coperta. Nessuno era mai
diverso. L’unico ad essere diverso eri tu. (...) Certe cose dovrebbero restare come
sono. Dovreste poterle mettere in una di quelle grandi bacheche di vetro e
lasciarcele198.
Il desiderio di restare in un mondo sempre uguale, in cui tutto non
cambia mai, in cui la vita è eterna ed immutata, come fosse conservata
dentro ad una bacheca di vetro simile a quella che tutela il sonno eterno
di Biancaneve, è un sentimento tipico dell’infanzia. Il bambino, nei
primissimi anni, ha necessità di avere una vita scandita dalle routine e da
gesti che è in grado di prevedere: poiché non ha ancora sviluppato una
propria memoria e non ha coscienza del futuro, necessita di essere
198 Salinger J.D., Il giovane Holden, Gli Struzzi, Farigliano (Cuneo), Einaudi Editore, 1999
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 84/105
83
rassicurato con la costante ripetizione di piccoli riti secondo uno stesso
ordine: dopo il pranzo sa che potrà giocare, dopo il gioco sa che potrà
dormire, dopo aver dormito sa che potrà risvegliarsi e fare merenda. La
possibilità di figurarsi ciò che sarà, lo emancipa dalle paure che
altrimenti lo attanaglierebbero, ossia il timore che sarà abbandonato e
che le cure che riceve nel presente non avrà la certezza di riceverle anche
in un secondo momento.
Il bambino, in questo modo, attraverso la ripetitività dell’esperienza, costruisce la
percezione della realtà e la memoria di questa; (...) Ripetere i gesti ritualizzati anche
nei momenti del cambio o prima di andare a dormire può significare per il bambinogarantirsi la costanza del mondo, di un mondo che cambia continuamente e
soprattutto affermare la sua presenza nel mondo. E’ attraverso il rituale, sollecitato
dall’educatrice, che si ottiene l’obiettivo di costruire una struttura di riferimento che
non varia, mediante la quale il bambino organizza confini di stabilità contro la
mutevolezza degli eventi199.
La famiglia di Holden, dopo la morte del fratello Allie, si disgiunge. Ilragazzo, che ha vissuto drammaticamente sia il lutto, sia la frattura
dell’ordine familiare, rimpiange costantemente il proprio passato e non
nutre alcuna fiducia nel futuro.
Anche Bastian, il bambino protagonista del libro La storia infinita200, ha
subito una perdita che ha cambiato in maniera radicale la sua esistenza.
Bastian, all’inizio del racconto, è un personaggio selvatico in cerca dellasua collocazione identitaria nel mondo. La prima descrizione che
l’autore ci offre di lui è quella di un ragazzo grassoccio, insicuro, in
costante fuga dai compagni di scuola prepotenti. Bastain si rifugia
all’interno di una libreria ed è lì che incontrerà il libro dei libri, la storia
emblema di tutte le storie, la quale lo aiuterà, durante la lettura, a trovare
199 Galardini A.L., Crescere al Nido: gli spazi, i tempi, le attività, le relazioni, Roma, Carocci, 2006200 Ende M., La storia infinita, Bergamo, TEA, 2008
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 85/105
84
se stesso. Un grave lutto familiare, la morte della madre, ha inibito il suo
percorso di crescita. Combattere al fianco del suo amico narrativo,
Atreiu, la battaglia contro il Nulla, che minaccia di divorare l’Impero di
Fantasia, lo aiuterà a fronteggiare la lotta contro il suo Nulla Interiore,
quello che la morte materna ha lasciato in lui. Fantasia è il regno della
speranza, della rinascita esistenziale:
“Caro mio, ci sono persone che non potranno mai arrivare in Fantàsia”, disse il
signor Coriandoli, “e ci sono invece persone che possono farlo, ma che poi restano là
per sempre. E infine ci sono quei pochi che vanno in Fantàsia e tornano anche
indietro. Come hai fatto tu. E questi risanano entrambi i mondi.”201
Peter Pan, archetipo del bambino che non vuole crescere, ha scelto di
rimanere per sempre nella sua personale Fantasia. Holden, potenziale
Peter Pan, vuole che tutto rimanga statico, come fosse conservato nella
bacheca di un museo. L’Isola che non c’è appare come il regno
dell’eterno gioco, dell’infanzia infinita, una terra al di là del tempo. Peter
Pan è il bambino che ha rinunciato a crescere e che, per questo motivo,
ha subito l’affronto più grande che un bambino possa subire: l’essere
dimenticato dalla propria mamma.
(...) la finestra era chiusa, e davanti c’erano delle sbarre di ferro. Sbirciando dentro
vide sua mamma che dormiva pacificamente e fra le braccia teneva un altro bambino
piccolo. Peter chiamò, “Mamma! Mamma!” ma lei non lo sentì; invano battè le piccole mani contro le sbarre di ferro. Dovette rivolarsene singhiozzando ai Giardini
e non rivide mai più la sua cara mamma. Che bambino stupendo aveva pensato di
essere per lei!202
Il narcisismo del bambino viene offeso in maniera irreparabile. Accettare
201 Ibidem 202 Barrie J.M., prefazione di A.Faeti, Peter Pan nei giardini di Kensington, S.Bonico(PC), I DelfiniFabbri Editori, 2004
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 86/105
85
di non essere più l’assoluto protagonista non solo del suo mondo
fantastico, ma anche del mondo materno, causa in lui una ferita
incurabile. Resterà piccolo per sempre. Crescere significa compiere una
rinuncia nei confronti della propria onnipotenza, accettare di non essere
il sovrano assoluto, il creatore/distruttore del proprio mondo e del mondo
altrui. Nel film di Spike Jonze, Nel Paese delle creature selvagge203
,
opera liberamente ispirata all’albo illustrato di Maurice Sendak, questo
concetto è messo in scena in modo lampante. Max non accetta che la
madre possa avere un proprio spazio, un’esistenza che non sia
completamente soggiogata dai suoi capricci. Per questo motivo, prima di
cena, ingelosito dalla presenza dell’amante della madre, indossa il suo
costume da Lupo e diventa un tutt’uno con la sua anima selvatica. Max
sale in piedi sul tavolo e urla alla madre: “nutrimi, donna!”. Scoppia un
violento litigio fra madre e figlio, durante il quale Max fugge. La sua
fuga lo porterà fino ad un mondo immaginario, popolato da enormi
Mostri afflitti da una forte inquietudine esistenziale. L’arrivo del
bambino, che scambiano per un mitico sovrano inviato dalla divina
provvidenza, fa loro credere che, grazie a questo avvento, i loro problemi
saranno definitivamente risolti. Quando i Mostri comprenderanno che il
bambino non può risolvere i loro conflitti legati alla gelosia, alla
permalosità, al bisogno di assoluta simbiosi, gli si rivolteranno contro.
Max è vittima della terribile rabbia pantoclastica infantile, quella che lo
aveva portato a scagliarsi contro la madre, la stessa per la quale, ora,rischia di passare dal ruolo di divoratore a quello di divorato. Max
comprende allora che il genitore non può essere la panacea di tutti i suoi
vuoti esistenziali. Il genitore è a sua volta un essere umano, con limiti e
fragilità, proprio come lui. Di nuovo la maturità è segnata dalla capacità
di empatizzare con il prossimo. E’ il passaggio che Peter Pan non
203 Nel Paese delle creature selvagge di Spike Jonze (USA-Australia-Germania) 2009
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 87/105
86
riuscirà mai ad effettuare, e continuerà per questo a considerare la
mamma come una traditrice, poiché non è stata disposta a votare la
propria vita all’insegna dell’attesa del suo ritorno e non ha accettato di
continuare a venerarlo nell’assenza, quasi come se lui fosse Dio. La
scena finale del film di Jonze è emblematica nella risoluzione di questo
conflitto infantile: il bambino è tornato a casa, la mamma gli ha dato da
mangiare del latte e della torta. Mentre lui mangia la mamma si
addormenta con la testa sul tavolo e lui la fissa con sguardo assorto: quel
modo di osservarla rievoca il senso di responsabilità che è nato in lui
durante il suo viaggio iniziatico. Ora non è più solo la mamma ad essere
responsabile di lui, ma è anche lui ad essere responsabile della mamma,
e a vegliarla quando è più stanca e fragile.
Anche la redenzione di Pinocchio avviene solo al termine del libro,
quando il burattino è in grado di mettere da parte i propri bisogni in
favore di quelli degli altri. L’episodio chiave della sua avvenuta maturità
è quello in cui rinuncia all’acquisto di un vestito nuovo per se stesso, pur
di aiutare la Fata Turchina, che si è gravemente ammalata:
Povera Fatina mia, se avessi un milione, correrei a portarglielo. Ma io non ho che
quaranta soldi... eccoli qui: andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili,
Lumaca, e va’ a portarli subito alla mia buona Fata. (...) Che mi importa del vestito
nuovo! Venderei anche questi cenci che ho addosso, per poterla aiutare! Va’,
Lumaca, e spicciati: e fra due giorni ritorna qui, che spero di poterti dare qualche
altro soldo. Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo: da oggi in là, lavorerò
cinque ore di più per mantenere anche la mia buona mamma.204
Come un cerchio, a quel punto, la trama si chiude e Pinocchio diventa un
bambino. Infatti, dopo tutte le peripezie vissute, il burattino si trova di
fronte al bivio iniziale. Come Geppetto aveva rinunciato alla propria
204 Collodi C., Le avventure di Pinocchio, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1965
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 88/105
87
casacca pur di comprargli l’abbecedario per la scuola, così ora Pinocchio
rinuncia al vestito per se stesso pur di aiutare la Fata bisognosa. Il
processo di crescita è perciò segnato non tanto dalla graduale
acquisizione del senso di colpa o del rimorso, sentimenti presenti
nell’animo di Pinocchio quasi fin dall’inizio del libro, quanto dal rispetto
delle regole sociali attraverso la comprensione del valore del lavoro e
l’avvenuta capacità d’empatizzare. Nelle fiabe è usuale, in ossequio al
concetto di “giustizia retributiva” di cui parla Zipes205, che ad una buona
azione verso un personaggio, o un animale o anche ad un oggetto senza
apparente valore, consegua un vantaggio.
La Baba Yaga si precipita nella capanna e vede che la ragazza se n’è andata; dagli a
picchiare il gatto e a sgridarlo per non aver graffiato gli occhi della ragazza. –Per
quanto io ti serva,- risponde il gatto, -tu non mi dai neppure le ossa, mentre la
ragazza m’ha dato del prosciutto-. La Baba Yaga si gettò sui cani, contro le porte, la
betulla e la lavorante, picchiando e sgridando tutti. Le dissero i cani: -per quanto ti
serviamo tu non ci getti neppure le croste bruciacchiate, mentre lei ci ha dato del
pane-. Dissero le porte: -Per quanto ti serviamo, tu non versi neppure un po’ d’acqua
sui nostri cardini, mentre lei ci ha unto d’olio-. La betulla disse: -Per quanto io ti
serva, tu non mi ha legato neppure con lo spago, mentre lei mi ha infiocchettato con
un nastro-. La lavorante disse: -Per quanto io ti abbia servita, tu non m’hai regalato
mai uno straccio, mentre lei m’ha offerto un fazzoletto-.206
Lo stesso accade nella fiaba Madama Holle207
dei Fratelli Grimm, in cui
la sorella che aiuta Madama Holle a sprimacciare i cuscini ed a
rigovernare la casa, ottiene magici premi: “cadde una gran pioggia d’oro,
e l’oro le rimase attaccato e la ricoprì tutta”. La sorellastra, pigra e
sgarbata, le viene rovesciato addosso “un gran paiolo di pece e non riuscì
205 Zipes J., traduzione di G.Grilli, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le fiabe e l’arte dellasovversione, Milano, Mondadori, 2006206 “La Baba Yaga” da Afanasjev A.N., Antiche fiabe russe, Farigliano (CN), Giulio Einaudi Editore,1990207 Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 89/105
88
più liberarsene per tutta la vita”. Vediamo dunque come, riprendendo
l’analisi di Zipes, anche in questa celebre fiaba dei Grimm risalti un
concetto di giustizia retributiva, in cui la ragazza generosa che ha
sofferta viene ripagata dal soccorso di vari aiutanti della Baba Yaga. E
così viene premiato Pinocchio che, dopo aver tanto sofferto ed essersi
tanto sacrificato per i suoi cari, diventa un bambino.
Il fatto è che a me riesce molto facile pensare a Pinocchio come a un bambino, e alla
sua vicenda come alla storia di un’infanzia. E questa finisce, come tutti ben sanno.
Pinocchio non è Peter Pan (il quale, al contrario di Pinocchio, non solo non vuole
crescere, ma è anche incurante della morte e addirittura sostiene che “morire saràun’avventura tremendamente grande”), e così lo sgradevole “ragazzino perbene”
deve guardare con spocchiosa sufficienza e con “grandissima compiacenza”
all’intorcinato burattino, al “grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo
girato su una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e
ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto”. E’ andato oltre, lui; ha
conseguito il nuovo stato, e deve rimarcare la differenza e la distanza. Pinocchio è un
bambino, e quando si smette di essere bambini –o, più precisamente: quando ci siaccorge che è arrivato il tempo in cui è necessario smettere di essere bambini- da
quell’età si prendono scompostamente le distanze, e si guarda a essa spesso con
artificiosa alterigia, finanche con rancore. Si arriva anche a temerlo, quel tempo, a
temere che possa sopravvivere, che possa riaffiorare a tradimento come riaffiorano le
stridulità della voce208.
In questo passo di Pontremoli converge l’opinone di Favat, secondo cui,compiuti i dieci anni d’età, vi è un rifiuto nei confronti delle fiabe: e così
Pinocchio, ora che sente che è ora di smettere di essere un bambino,
“prende scompostamente le distanze” dal bambino che è stato ed
esclama: “com’ero buffo quando ero un burattino!”. Il burattino viene
ritenuto “buffo”, il suo valore è prevalentemente comico, quindi privo di
autorevolezza e serietà, attributi al contrario tipici del mondo adulto. La
208 Pontremoli G., Elogio delle azioni spregevoli, Napoli, L’ancora del Mediterraneo, 2004
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 90/105
89
percezione pinocchiesca di se stesso e del mondo, si è evoluta: la loro
morale si fonda su un concetto di giustizia che da retributiva diviene
distributiva cioè uguale per tutti. Nell’ultima pagina di Pinocchio
vediamo quel mondo di fiaba, fatto di animali parlanti e luoghi magici,
rarefarsi e scomparire del tutto. L’ultima immagine che la narrazione ci
offre, disegna uno scorcio d’una tratto realistico: una stanza arredata in
maniera semplice e un bambino elegantemente vestito. Questa
illustrazione, a differenza delle precedenti, è svuotata di ogni accezione
fiabesca. La fiaba è terminata e con essa, l’infanzia.
3.3.Il “non”ritorno
Fu il 15 giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per
l’ultima volta in mezzo a noi209.
Cosimo ha dodici anni ed è figlio del Barone d’Ombrosa. La sua
famiglia è nobile ed educa i figli secondo la rigorosa etichetta del tempo.
L’ Abate Fauchelafleur si occupa dell’educazione di Cosimo e di suofratello Biagio. La vita dei due bambini è oppressa dai rigidi dettami del
bon ton, rendendosi evidente durante i pasti:
...stando a tavola con la famiglia, prendevano corpo i rancori familiari, capitolo triste
dell’infanzia. Nostro padre, nostra madre sempre lì davanti, l’uso delle posate per il
pollo, e sta’ dritto, e via i gomiti dalla tavola, un continuo! E per di più
quell’antipatica di nostra sorella Battista. Cominciò una serie di sgridate, di ripicchi,di castighi, d’impuntature, fino al giorno in cui Cosimo rifiutò le lumache e decise di
separare la sua sorte dalla nostra.210
Il gesto di Cosimo di allontanarsi dalla famiglia e di rifiutare in maniera
definitiva determinate regole non è da classificarsi solo come un atto di
ribellione, ma di rivoluzione. Cosimo non rifiuta le regole della società
209 Calvino I., Il Barone Rampante, Bologna, Arnoldo Mondadori Editore, 2003 210 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 91/105
90
tout court, ma quelle che ritiene stupide, prive di valore. I dogmi del
galateo ne rappresentano il massimo esempio, essendo l’apice della
formalità svuotata di ogni contenuto. Cosimo sceglie di vivere a stretto
contatto con la propria selvatichezza e designa quindi come suo habitat
naturale la natura, la cima degli alberi, dalla quale può avere un
osservatorio privilegiato sul mondo che lo circonda. Inseparabili
compagni di viaggio di Cosimo saranno i libri e inizierà all’amore per la
lettura anche Gian dei Brughi, un brigante ricercato, che si appassionerà
a tal punto da trascurare il suo mestiere e venire infine catturato. Anche
di fronte al patibolo, Gian dei Brughi non ha che un pensiero, apprendere
il finale del libro, Clarissa, che stava leggendo al momento della cattura:
Prima che il romanzo fosse finito, venne il giorno dell’esecuzione. Sul carretto, in
compagnia d’un frate, Gian dei Brughi fece l’ultimo suo viaggio da vivente. Le
impiccagioni a Ombrosa si facevano a un’alta quercia in mezzo alla piazza. Intorno
tutto il popolo faceva cerchio. Quand’ebbe il cappio al collo, Gian dei Brughi sentì
un fischio fra i rami. Alzò il viso. C’era Cosimo col libro chiuso. –Dimmi come
finisce,- fece il condannato. --Mi dispiace di dirtelo, Gian,- rispose Cosimo, -Gionatafinisce appeso per la gola. –Grazie. Così sia di me pure! Addio!- e lui stesso calciò
via la scala, restando strozzato.211
I due si conoscono durante una delle tante fughe dai gendarmi di Gian
dei Brughi, fuga che va a buon fine grazie all’intervento di Cosimo, che
trova il modo di celare il brigante fra le fronde degli alberi. Da questo
casuale incontro nasce la condivisione per una comune passione, che coltempo diventa sempre più impellente: la lettura. Gian dei Brughi
inizialmente, poiché trascorre gran parte della sua vita a nascondersi e
non ha un’occupazione che lo distragga e non lo catapulti nell’inedia,
cerca qualche libro da leggere per non annoiarsi. In breve quel
passatempo diventerà il fulcro della sua esistenza, ma anche di quella di
Cosimo che, a sua volta, viene trascinato nel vortice dell’amore per le211 Ibidem p. 89
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 92/105
91
lettere:
(...) a Cosimo venne una tale passione per le lettere e per tutto lo scibile umano che
non gli bastavano le ore dall’alba al tramonto per quel che avrebbe voluto leggere, e
continuava anche a buio a lume di lanterna.
212
Il romanzo entra nella vita dei protagonisti al punto che Gian dei Brughi,
sul patibolo, calcia via la scala prima che il boia possa togliergliela, e
omaggia così il libro tanto amato con quest’ultimo gesto teatrale, con il
quale si identifica al personaggio che, come lui, era finito “appeso per la
gola”. Libri magici, libri infiniti, le cui storie si intrecciano con quelle di
coloro che li leggono. Come scrive Bianca Pitzorno213, i libri offrono la
possibilità di conoscere se stessi e il mondo, ma specialmente sono
portatori di volontà, perché regalano ai loro lettori la sensazione di
libertà: mentre si legge, si ha la possibilità di riflettere e farsi un’idea
sulle vicende narrate; e da ciò, come nel gioco, nasce la sperimentazione:
“se ci fossi stato io avrei di certo fatto così...”, “se ci fossi stato io avrei
detto quello che pensavo...”, ecc... Immedesimarsi, identificarsi con il personaggio, regala la possibilità di vivere mille vite oltre la propria,
innumerevoli possibilità, variegate sfumature d’umanità che a volte ci
incuriosiscono, altre ci commuovono, altre ci indignano, ma che
comunque rafforzano la nostra capacità di giudizio. Proprio come è
accaduto a Bianca Pitzorno, scrittrice per l’infanzia, e come è accaduto a
tanti celebri lettori protagonisti di libri per l’infanzia.
Ma chi è il bambino lettore? Poiché non esiste un lettore ma tanti lettori, ognuno con
la sua storia, forse è utile girare la domanda ad alcuni indimenticabili personaggi
della finzione in grado di ricondurre questa figura inafferrabile e molteplice ad
alcuni tratti. L’alterità e la solitudine di un’infanzia alle prese con la difficoltà della
crescita e la durezza del mondo dei grandi che non risparmia nulla sembra essere la
212 Ibidem p.89213 Pitzorno B., Storia delle mie storie: miti, forme, idee della letteratura per ragazzi, Milano, IlSaggiatore, 2006
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 93/105
92
molla da cui nascono splendidi ritratti di bambini lettori che scoprono e trovano nel
libro un viatico prezioso, attingendovi pensieri e immagini destinati a illuminare gli
angoli più bui dell’esistenza. Così la lettura diventa uno spazio dove poter cercare se
stessi, indipendentemente dalle aspettative e dai modelli allestiti dagli adulti.214
I libri rappresentano dunque le briciole di pane sparse lungo il sentiero,
quelle per trovare la strada verso la propria casa intesa come il proprio
io. Cosimo, arrampicandosi sugli alberi, rivendica la sua identità, a
dispetto delle imposizioni della famiglia. E quegli alberi che offrono la
possibilità di un altrove in cui poter esprimere se stessi, sembrano essere
strettamente imparentati con quei libri che emancipano poiché, come
scrive Marcella Terrusi: “la radice etimologica di albero e albo è la
stessa, e significa bianco: il bianco del pioppo, il bianco del muro su cui
si può scrivere, il bianco della pagina, il bianco delle
possibilità”.215Alberi e libri a cui aggrapparsi per intraprendere il proprio
viaggio, un viaggio che potrebbe durare anche tutta l’esistenza. Cosimo
non scenderà mai più da quegli alberi, perché lì ha trovato la sua heimat.
Il carattere del fratello di Cosimo, Biagio, narratore delle vicende del
libro, non emerge per nulla: è ipotizzabile che Cosimo e Biagio non
siano altro che la stessa persona e che Cosimo, per Biagio, sia la
proiezione di un se stesso libero, fra quegli alberi che rappresentano un
richiamo alla selvatichezza, al fiabesco, all’infanzia. E, come i palloncini
che sfuggono di mano ai bambini al parco, Cosimo vola via a bordo di
una mongolfiera. Di nuovo, nel finale del libro, troviamo un richiamo aquanto descritto da Marcella Terrusi:
Ombrosa non c’è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se davvero è esistita.
Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi, spumii, minuto e senza fine, e il
cielo solo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c’era solo perché ci passasse mio
214
Beseghi E., prefazione di Faeti A., Infanzia e racconto: il libro, le figure, la voce, lo sguardo,Bologna, Bononia University Press, 2008 215 Terrusi M., prefazione di Antonio Faeti, Albi illustrati: leggere, guardare, nominare il mondo neilibri per l'infanzia, Roma, Carocci Editore, 2012
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 94/105
93
fratello col suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto sul nulla che
assomiglia a questo filo d’inchiostro, come l’ho lasciato correre per pagine e pagine,
zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune, che a
momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli
come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi difrasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi s’intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi,
e corre e corre e si dipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee
sogni ed è finito.216
Il cielo d’Ombrosa diventa il foglio bianco, ed il foglio bianco diventa il
cielo dOmbrosa: fra cielo e carta si espande la narrazione. I rami, il
“leggero passo di codibugnolo” di Cosimo, le parole scritte conl’inchiostro da Biagio, compongono un ricamo di segni che raccontano la
storia. Nell’ultima pagina del romanzo Calvino, con leggiadria
linguistica, crea un rimando continuo fra rami e segni, fra carta e cielo.
La natura cela in se stessa non solo un linguaggio, ma anche un richiamo
irresistibile, a cui il cane Buck 217 , fatalmente attratto, non potrà infine
sottrarsi. All’inizio del romanzo Buck vive nell’assolata valle di Santa
Clara a casa di un giudice. London descrive Buck come un cane
dignitoso, regale, meritevole di rispetto da parte di tutti, uomini e
animali. Ma l’esistenza di Buck, comoda e serena, è destinata a cambiare
irreparabilmente: il cane verrà infatti rapito e portato, suo malgrado,
verso il grande Nord, dove diventerà un cane da slitta. Lì, passando da
un padrone all’altro, apprendendo la durezza del lavoro, la legge del
bastone, la spietatezza della natura, la lotta per la sopravvivenza,
raggiungerà infine al compimento del suo percorso identitario, il quale
dalla civiltà lo porterà ineluttabilmente a piombare nella selvatichezza e
ad abbandonarsi al richiamo della terra, in cui il linguaggio corrisponde
all’istinto primordiale, alla parola degli avi che viene demandata di
stirpe in stirpe, di lupo in lupo.
216 Calvino I., Il Barone Rampante, Bologna, Arnoldo Mondadori Editore, 2003217 London J., Il richiamo della foresta, Trieste, Edizioni E.Elle, 1991
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 95/105
94
(...)giorno per giorno, il genere umano e le sue esigenze si allontanavano sempre di
più da lui. Nel cuore della foresta echeggiava un richiamo e non appena Buck lo
captava, misteriosamente eccitante e invitante, si sentiva costretto a volgere le spalle
al fuoco e alla terra battuta attorno ad esso, per tuffarsi nel folto della foresta,
ubbidendo all’impulso di andare avanti, senza sapere dove né perché; e non se lochiedeva, dove o perché, attirato dal richiamo imperioso sempre più nel folto della
foresta.218
Parallelamente a questo richiamo, sempre più impetuoso, Buck comincia
ad avere delle visioni quando guarda nel fuoco. Vede un “uomo peloso”
con il quale vaga in “quell’altro mondo dei suoi ricordi”.
L’uomo peloso sapeva arrampicarsi sugli alberi e muoversi lassù alla svelta come
sul terreno, dondolandosi con le braccia da un ramo all’altro, distanti a volte tre o
quattro metri, lasciando la presa e riafferrandola, senza mai sbagliare e cadere. In
realtà, sembrava a suo agio sugli alberi come sul terreno e Buck ricordava notti di
veglia passate sotto gli alberi, sui quali l’uomo dormiva, reggendosi saldamente.219
L’abilità con la quale l’ “uomo peloso” si muove sugli alberi non ha
nulla a che vedere con il “passo da codibugnolo” di Cosimo, che si
muoveva con grazia fra i rami, in un regno di alberi che non erano altro
che un tetto infinito di fronde che si espandevano in maniera rassicurante
a partire dal giardino d’Ombrosa. L’ “uomo peloso” ricorda l’uomo
primitivo, più simile ad una scimmia che ad un uomo, che con
circospezione si muove in un mondo in cui ogni creatura lotta per la
propria sopravvivenza. Buck, guardando nel fuoco, ha dunque unavisione ancestrale che, come London specifica, non è un’allucinazione,
ma un “ricordo”. Il cane, via via che torna a contatto con la propria
natura selvaggia, torna a contatto anche con la propria coscienza
collettiva, quindi con la memoria del primo lupo sulla terra. E così,
infine Buck si abbandonerà al richiamo:
218 Ibidem 219 London J., Il richiamo della foresta, Trieste, Edizioni E.Elle, 1991
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 96/105
95
(...)il vecchio lupo sedette, puntò il naso verso la luna ed emise il lungo ululato dei
lupi. Imitandolo, gli altri lupi si accucciarono e ulularono. Allora il richiamo giunse a
Buck in maniera inconfondibile.220
Il graduale distacco dalla civiltà ha portato Buck a ritrovarsi, e ritrovarsi
ha per lui il significato di riappropriarsi delle sue radici, che affondano
nella spietatezza dell’esistenza selvaggia del grande Nord, dove la vita
dei Lupi ha avuto inizio e dove, in un interminabile cerchio, continua a
ripetersi, creando l’inesauribile cerchio che comincia e finisce con il
ritorno all’infanzia.
E’ un grande lupo, dal mantello splendido, simile –ma non uguale- a tutti gli altrilupi. (...) Non è sempre solo. Quando vengono le lunghe notti invernali e i lupi
seguono la selvaggina nelle vallate più basse, lo si vede, alla testa del branco nel
pallido chiarore lunare, che balza gigantesco in mezzo ai compagni, mentre dalla sua
grande gola spalancata si leva il canto dell’infanzia del mondo, che è il canto del
branco.221
220 Ibidem221 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 97/105
96
CONCLUSIONE
Capisco che, anch’io, sono un pezzettino di un grande, grande universo.
Quando morirò, gli scienziati del futuro troveranno tutto questo.
Verranno a sapere che, una volta, c’era una Hushpuppye che viveva con suo padre, a Bathtub222.
Smarrirsi, ritrovarsi... ancora smarrirsi e ritrovarsi
Nel suo saggio223, Giorgia Grilli, al fine di analizzare le caratteristiche
che contraddistinguono la letteratura per l’infanzia che “prova a
raccontare davvero l’infanzia”
224
, suggerisce un legame fra CharlesDarwin e letteratura per l’infanzia, poiché Darwin, proprio come la
migliore letteratura per l’infanzia, è un attento osservatore delle
“minuscole cose”, dei microrganismi, insignificanti poiché invisibili agli
occhi, ma fondamentali poiché base dell’esistenza stessa. L’infanzia è
anch’essa, metaforicamente, un microrganismo: così minuscola ma, al
contempo, così rilevante nella creazione dell’adulto, embrione del futuro
e dell’evoluzione del genere umano. Nel racconto dell’infanzia emerge
dunque tutta la precarietà dell’esistere: i bambini narrati cadono, lottano,
si perdono, vengono mangiati, si trasformano. Non hanno una
personalità definita, sono in divenire, tutto potrebbe accadere così come
nulla potrebbe accadere.
Rappresentazioni della fluidità delle forme dell’esistere, della loro sostanziale precarietà, mutevolezza, sospensione tra diverse e a volte opposte dimensioni.
Rappresentazioni di passaggi e attraversamenti di soglia, di trasmutazioni, di creature
anfibie sospese tra più regni, di un gioco costante tra essere qualcosa oppure
qualcos’altro, qualcuno oppure qualcun’altro, anziché di un mondo inteso come
222
Beast of the southern wild di Benh Zeitlin (USA) 2012223 Grilli G. “Bambini, insetti, fate e Charles Darwin“ da Beseghi E.,Grilli G., La letteratura
invisibile: infanzia e libri per bambini, Urbino, Carocci Editore, 2011224 Ibidem
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 98/105
97
“dato”, con ogni creatura nel posto dovuto225.
La letteratura per l’infanzia e la scienza darwiniana esplorano “qualcosa
di possibile, più che di attuale”226. Risuona, ancora una volta, il concetto
di perturbante, in cui “familiare” ed “estraneo” si mescolano fra loro.Risulta impossibile creare una monade, un pezzo unico: trionfa
l’ibridismo, la contaminazione, l’irrequietezza, la fluidità delle forme.
Al termine del film Beast of the southern wild 227 , Hushpuppy, la
bambina protagonista, in seguito alla morte del padre, ha una precisa
visione della fluidità, delle precarietà dell’esistenza, ma anche del suo
essere un tutt’uno con l’intero universo; pensa che quando pure leimorirà, gli scienziati del futuro troveranno i resti del suo paese e della
sua gente ed apprenderanno allora che lì, in quel luogo, viveva anche lei
con il suo papà. Hushpuppy annuncia l’inizio di un’altra storia, proprio
come Michael Ende al termine de La storia infinita228
, che scrive “...ma
questa è un’altra storia”. Le storie cominciano, finiscono, ricominciano.
Allo stesso modo la vita inizia, finisce, ricomincia. Da questa spirale,
base del Tutto-Nulla universale, ha preso sviluppo anche questo lavoro,
in cui si è cercato di aprire possibili scenari e trovare un filo conduttore
all’interno di quei racconti in cui, circolarmente, instancabilmente, i
protagonisti selvatici, inafferrabili, mutevoli, si sono smarriti, ritrovati,
per poi smarrirsi e ritrovarsi di nuovo. E così continueranno a fare,
finché “il canto dell’infanzia del mondo”229 potrà continuare ad aver
voce.
225 Ibidem226 Ibidem227 Beast of the southern wild di Benh Zeitlin (USA) 2012228 Ende M., La storia infinita, Bergamo, TEA, 2008229 London J., Il richiamo della foresta, Trieste, Edizioni E.Elle, 1991
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 99/105
98
BIBLIOGRAFIA
SAGGI CRITICI
Antoniazzi A.,Gasparini A., Nella stanza dei bambini: tra letteratura per
l’infanzia e psicoanalisi, Bologna, CLUEB, 2009
Baumgartner E., Il gioco dei bambini, Urbino, Carocci, 2011
Bernardi M., Infanzia e metafore letterarie:orfanezza e diversità nella
circolarità dell'immaginario, Bologna, Bononia University Press, 2009
Bernardi M., prefazione di Emy Beseghi, Infanzia e fiaba: le avventure
del fiabesco fra bambini, letteratura per l’infanzia, narrazione teatrale e
cinema, Bologna, Bononia University Press, 2007
Beseghi E.,Grilli G., La letteratura invisibile: infanzia e libri per
bambini, Urbino, Carocci Editore, 2011
Beseghi E., prefazione di Faeti A., Infanzia e racconto: il libro, le figure,
la voce, lo sguardo, Bologna, Bononia University Press, 2008
Bettelheim B., Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 2000
Cardarello R., Storie facili e storie difficili:valutare i libri per bambini,
Azzano San Paolo, Junior, 2004
Carotenuto A., Trattato di Psicologia Analitica – La dimensione
culturale, Torino, Utet, 1992
Chasseguet Smirgel J., Creatività e Perversione, Milano, Raffaello
Cortina Editore, 1990
Devoto G., Oli G.C., Dizionario della lingua italiana, Firenze, Dizionari
Le Monnier, 1971
Errani Civita F., Il Caleidoscopio interiore, Montespertoli (Fi), M.I.R.
EDIZIONI, 2005
Freud S., Freud opere 1912-1914; totem e tabù e altri scritti, vol.VII,
Torino, Bollati Boringhieri, 1989
Freud S., Freud opere 1917-1923: l’io, l’es e altri scritti, vol. IX,
Torino, Bollati Boringhieri, 1989
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 100/105
99
Freud S., L’interpretazione dei sogni, Cles, Bollati Boringhieri, 1994
Galardini A.L., Crescere al Nido: gli spazi, i tempi, le attività, le
relazioni, Roma, Carocci, 2006
Grilli G., prefazione di Faeti A., In volo, dietro la porta, Cesena, Società
Editrice “Il Ponte Vecchio”, 2010
Hillman J., Animali del sogno, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2001
Invernizzi G., Bressi C., Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica,
Milano, McGraw-Hill Italia, 2000
Jung C.G., L’uomo e i suoi simboli, Farigliano (CN), Raffaello Cortina
Editore, 1990
Jung C.G., Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Torino, Bollati
Boringhieri, 1988
Jung C.G., Tipi psicologici, Torino, Bollati Boringhieri, 1977
Kernberg P.F.,Weiner A.S.,Bardenstein K.K., I disturbi di personalità
nei bambini e negli adolescenti, Roma, G.Fioriti, 2001
King S., Danse Macabre, Cles (TN), Edizioni Frassinelli, 1985
Klein M., Scritti 1921-1958, Torino, Bollati Boringhieri, 2001
Lavagetto M., Dovuto a Calvino,Torino, Bollati Boringhieri, 2001
Miller A., L’infanzia rimossa: dal bambino maltrattato all’adulto
distruttivo nel silenzio della società, Milano, Garzanti Elefanti, 1999
Mirandola G.,Terrusi M., Le parole e le immagini: 22 esercizi di lettura,
Milano, Beisler Editore, Topipittori, Babalibri, 2008
Monteleone M., Luna Dark, Genova, Le Mani, 1996Montessori M., La scoperta del bambino, Milano, Garzanti, 1970
Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi: il mito della donna
selvaggia, Piacenza, Frassinelli, 2002
Pisanty V., Leggere la fiaba, Bergamo, Bompiani, 1998
Pitzorno B., Storia delle mie storie: miti, forme, idee della letteratura
per ragazzi, Milano, Il Saggiatore, 2006Poe E.A.,Bradbury R.,Kafka F. e altri, a cura di G.Armellini, Il piacere
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 101/105
100
di aver paura: racconti dell’orrore e dell’assurdo, San Giustino
(Perugia), La Nuova Italia, 1994
Pontremoli G., Elogio delle azioni spregevoli, Napoli, L’ancora del
Mediterraneo, 2004
Prawer S.S., prefazione di Beniamino Placido, I figli del Dottor
Caligari: il film come racconto del terrore, Roma, Editori Riuniti, 1994
Propp V.J., Le radici storiche dei racconti di fate, Villanova Mondovì
(Cn), Bollati Boringhieri Editore, 1998
Propp V., Morfologia della fiaba, Perugia, New Compton Editori, 1977
Rank O., Il Doppio: il significato del sosia nella letteratura e nel
folclore, Milano, Sugarco, 1994
Scialdone A., La pasta madre:64 ricette illustrate di pane, dolci e
stuzzichini salati, Milano, Edagricole, 2010
Terrusi M., prefazione di Antonio Faeti, Albi illustrati: leggere,
guardare, nominare il mondo nei libri per l'infanzia, Roma, Carocci
Editore, 2012
Zipes J., traduzione di G.Grilli, Chi ha paura dei fratelli Grimm? Le
fiabe e l’arte della sovversione, Milano, Mondadori, 2006
Zipes J., Spezzare l’incantesimo: teorie radicali su fiabe e racconti
popolari, Cles (TN), Arnoldo Mondadori Editore, 2004
NARRATIVA
Afanasjev, Grimm, Perrault ed altri, a cura di P.Angelini, C.Codignola, Fiabe sui “ruoli sessuali”: tredici fiabe tradizionali sulla divisione dei
ruoli, Roma, Savelli, 1978
Afanasjev A.N., Antiche fiabe russe, Farigliano (CN), Giulio Einaudi
Editore, 1990
Andersen H.C., introduzione di G.Rodari, Fiabe, Cles (Trento), Einaudi,
2009Barrie J.M., prefazione di A.Faeti, Peter Pan nei giardini di Kensington,
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 102/105
101
S.Bonico(PC), I Delfini Fabbri Editori, 2004
Barrie J.M., Peter Pan, Milano, I Cristalli, Fabbri Editori, 1984
Burnett F.H. , Il giardino segreto, Gravellona Toce (VB), Salani Editore,
2010
Burton T., Morte malinconica dei bambini ostrica e altre storie, Venezia,
Einaudi, 2001
Calvino I., Il Barone Rampante, Bologna, Arnoldo Mondadori Editore,
2003
Calvino I., illustrazioni di Emanuele Luzzati, L’uccel Belverde e altre
fiabe italiane, Moncalieri(Torino), Giulio Einaudi Editore, 1993
Carrol L., Alice nel paese delle meraviglie- Dietro lo specchio, Milano,
Garzanti, 1979
Collodi C., Le avventure di Pinocchio, Milano, Fratelli Fabbri Editore,
1965
Ende M., La storia infinita, Bergamo, TEA, 2008
Gaiman N., Coraline, Cles(TN), Arnoldo Mondadori Editore, 2003
Guareschi G./Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, Firenze, Giunti,
1973
G.Guareschi/Vamba, La calda estate di Gigino il Pestifero, Bologna,
Editoriale il Borgo Bologna, 1967
G.Guareschi, Tutto Don Camillo-Mondo Piccolo, Milano, BUR, 2003
Grimm J. e W., Fiabe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980
King S., IT, Borgo San Dalmazzo (Cuneo) Sperling &Kupfer Editori,1992
London J., Il richiamo della foresta, Trieste, Edizioni E.Elle, 1991
Omero, introduzione e traduzione di Ciani M.G., Odissea, Milano,
Rizzoli, 2008
Perrault C., traduzione di C.Collodi, introduzione di B. Bettelheim , I
racconti di Mamma Oca : le favole di Perrault seguite da favole di
Madame d' Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont , Milano,
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 103/105
102
Feltrinelli, 1979
Perodi E., introduzione di A.Faeti, Fiabe fantastiche – Le novelle della
nonna, Torino, Einaudi, 1974
Piumini R., Le fiabe infinite, San Dorligo della Valle, Emme Edizioni,
2011
Rowling J.K., Harry Potter e la pietra filosofale, Milano, Salani, 2007
Salinger J.D., Il giovane Holden, Gli Struzzi, Farigliano (Cuneo),
Einaudi Editore, 1999
Albi Illustrati
D’Allancé M., Che rabbia!, Milano, Babalibri, 2011
De Monfreid D., In una notte nera, Milano, Babalibri, 2011
Hong C.J., Il demone della foresta, Poiters (Francia), Babalibri, 2006
Hong C.J., Il principe tigre, Padova, Babalibri, 2007
Erlbruch W., L’anatra, la morte e il tulipano, Roma, Edizioni e/o, 2009
Sendak M., Nel Paese dei mostri selvaggi, Verona, Babalibri, 2011
Solotareff G., La Maschera, Milano, Babalibri, 2003
SITOGRAFIA
D.Ferrero, “La struttura della Fiaba secondo la morfologia di Propp”
dal sito http://www.labirintoermetico.com/, 2011
O.Poli “Presenza o assenza di guida”
dal sito http://www.osvaldopoli.com/
FILMOGRAFIA
Monsieur Lahzar di Philippe Falardeau (Francia-Canada) 2012
Batman-Il Ritorno di Tim Burton (USA) 1992
Lo studente di Praga di Stellan Rye (Germania)1913
Nel Paese delle creature selvagge di Spike Jonze (USA-Australia-Germania) 2009
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 104/105
103
Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim Ki-
duk (Corea del Sud) 2003
The Blair witch project di Daniel Myrick, Eduardo Sanchez (USA) 1999
Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro (Messico-Spagna-USA)
2006
Beast of the southern wild di Benh Zeitlin (USA) 2012
TEATRO ALLA RADIO
C.Bene, Pinocchio: due parti dal romanzo omonimo di Carlo Lorenzini
Collodi, Il teatro alla Radio, Radio3, 1974
7/24/2019 La Pasta Madre Del Fiabesco Definitiva
http://slidepdf.com/reader/full/la-pasta-madre-del-fiabesco-definitiva 105/105
Grazie:
... a mia madre con cui, per prima, ho solcato i sentieri delle fiabe.
... a Nader con cui, quotidianamente, ci avventuriamo per sentieri
fiabeschi.
... a Marcella che, insieme a me, ha tracciato il sentiero da percorrere per
trovare questo lavoro.