La passione in P. Jordan

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Questa pubblicazione sulla Passione, è la prima di una lunga serie pensata e realizzata dal “Grupo Internacional de Formación de la Familia Salvatoriana”, composto da religiosi, religiose e laici salvatoriani. L’intento è quello di approfondire la spiritualità salvatoriana di P. Jordan attraverso l’analisi tematica degli elementi fondamentali raccolti dal Diario Spirituale. Ogni pubblicazione viene condivisa con tutta la Famiglia Salvatoriana tramite apposite schede di approfondimento poste nella parte finale del libro. Esse rappresentano un utile strumento di scambio d’informazioni, mirato ad un vero e proprio arricchimento interattivo.

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©Edizioni Cascada - 2009

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PREFAZIONE

Questa pubblicazione sulla Pas-sione, è la prima di una lunga serie pensata e realizzata dal “Grupo Inter-nacional de Formación de la Familia Salvatoriana”, composto da religiosi, religiose e laici salvatoriani.

L’intento è quello di approfondire la spiritualità salvatoriana di P. Jordan attraverso l’analisi tematica degli ele-menti fondamentali raccolti dal Diario Spirituale.

Ogni pubblicazione viene condivi-sa con tutta la Famiglia Salvatoriana tramite apposite schede di approfondi-mento poste nella parte finale del libro. Esse rappresentano un utile strumen-to di scambio d’informazioni, mirato ad un vero e proprio arricchimento in-terattivo.

Il prossimo libro, attualmente in fase di studio, è sul tema dell’Umiltà.

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La Passione in P. Jordanper far conoscere Gesù e il Suo Amore

liberatore alle genti

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3)

Mariella D’Angelica, P. Juan Carrasquilla, Mirka Serra

Attraverso l’approfondimento del diario spirituale di Jordan, della sua sto-ria, dell’analisi grafologica e di altri documenti, focalizziamo l’attenzione sul significato di passione per P. Jordan, elemento fondante della sua personalità. Passione alimentata dalla Grazia di Dio che lo trasforma in dono per l’umanità, per una vita missionaria senza confini.

Passione come carisma, dono dello Spirito dato a Jordan e ai Salvatoriani per inondare il mondo dell’amore di Gesù Divin Salvatore e salvare le anime, tante più possibili, dalle più vicine, alle più lontane, alle più nascoste.

La passione dunque è la Grazia di Dio che entra nella nostra storia e ci spinge ad agire dal profondo di noi stessi, con l’energia dello zelo apostolico, con la pienezza della Sua gioia, con la potenza dell’umiltà, fino al dono totale di noi stessi.

Parlare della passione in P. Jordan è parlare del suo fuoco spirituale interiore, del suo amore per Gesù Salvatore e il desiderio ardente di salvare tutti. Passione è la parola che esprime positivamente la vita di Jordan orientata verso Dio at-traverso la missione di annunciare a tutti, fino alle lacrime, la bontà salvifica di Dio per l’umanità, manifestata in Gesù Cristo.

Il nostro fondatore ci spinge a vivere una vita missionaria per annunciare attraverso la nostra testimonianza e le nostre azioni il messaggio del Vangelo.

La missione può essere ripensata alla luce della pratica di Gesù, i salva-toriani possono ridisegnare la missione tradizionale come una vera presenza evangelizzatrice appassionata e compassionevole.

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PRIMA PARTE

LA PASSIONE DI JORDAN ATTRAVERSO LA SUA PERSONALITA’, LA SUA STORIA ED

IL SUO DIARIO SPIRITUALE

Mariella D’Angelica

Introduzione

Presento alcuni elementi caratteriali dell’analisi grafologica1 effettuata sugli scritti di P. Jordan a introduzione del suo Diario Spirituale, focalizzandomi sulla sua natura passionale. Quindi, nella seconda parte trascrivo e traduco in italiano alcune allocuzioni del Diario spirituale del nostro fondatore, tradotto e scritto in spagnolo da P. Luis Mu-nilla2 e riporto anche qualche sua nota di approfondimento. Focalizzo la mia attenzione soltanto sulle allocuzioni che mi sembra riflettano l’animo passionale di P. Jordan, in-tegrandole con qualche aspetto legato al suo sviluppo evolutivo umano, spirituale e al contesto storico vissuto nel momento in cui le scriveva. Tutto per una migliore interpre-tazione e comprensione di quanto il nostro fondatore ha sentito con passione.

Padre Jordan umano e divino

Padre Jordan è stata una persona umana come noi tutti, con tanti problemi di natura famigliare, economica, esistenziale, di salute, caratteriale, e ambientale del contesto in cui viveva, proprio come noi. Quando, ad un certo punto del suo cammino ha incontrato Dio, il quale lo ha scelto in modo speciale, donandogli il carisma di fondatore.

Ritengo importante sottolineare questo aspetto umano, perché c’è il rischio di vederlo soltanto nell’aspetto divino, come si tende a fare un po’ per i santi, mentre quello che affascina molto è la loro storia vissuta nella normalità e nei problemi, dove si vede l’azione della Grazia che entra con una energia trasfor-mante e aggiunge forza là dove l’umano non arriva.

Questo mi sembra incoraggiante per il nostro cammino verso la santità, altrimenti rischiamo di vederli troppo lontani da noi per poterli raggiungere!

E’ il Signore che entra nella nostra storia, proprio attraverso le nostre fragili-tà che ci avvicinano molto a lui.

1 Elementi caratteriali di Padre Jordan dall’analisi grafologica “Istituto Moretti”, Università Urbino 2005

2 Luis Munilla SDS, Diario Espiritual – Francisco Jordan, Caracas Madrid Santa Fe de Bogotà 1996

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Jordan appassionato, come viveva le sue emozioni?

Nel diario spirituale di P. Jordan troviamo impresse le sue emozioni più pro-fonde, i suoi stati d’animo, e tutto ciò che accadeva nel suo mondo interiore e che lo accompagnava nel suo cammino verso la santità.

Il diario rappresenta un tesoro prezioso, in esso sono racchiuse le sue confi-denze più intime, le sue sensazioni ed emozioni, i suoi stati d’animo più profon-di. Leggendolo alla luce della sua storia personale e del contesto in cui viveva, si possono comprendere maggiormente alcuni passaggi evolutivi del suo cam-mino di maturità umana e spirituale.

Non possiamo non sentire tutta la sua passione e la sua ricchezza interiore, che sono andate crescendo sempre più con l’evolversi dell’età, nel suo percorso verso la santità, permettendogli di maturare i suoi alti ideali umani e il dono di sé, malgrado i suoi seri problemi di salute. Solo la passione dà all’uomo questa forza motrice, questo è l’aspetto carismatico degno di un fondatore.

Siccome il carisma è un dono dello Spirito, é passione profonda che spinge ad agire con forza totalizzante, fino al dono di sé, non può essere menzionata tra i sentimenti, ma essendo la Grazia di Dio che agisce nell’essere, si esprime nella motivazione che va oltre se stessi e riflette nello stile di vita. L’analisi grafologi-ca infatti parla di personalità “passionata”, non parla di sentimento di passione. Forse è il motivo per il quale non viene citata molto la parola passione nel diario

spirituale, ma ne costituisce lo sfondo. Per comprendere il significato di passionato per Jordan, è interessante co-

noscere il suo modo di vivere le emozioni. Egli pur sintonizzandosi fortemente con l’ambiente, non le esprimeva subito, ma prima le trasformandole in sen-timenti profondi e progetti che poi traduceva in realtà. Questo anche grazie alla tenacia e alla stabilità nel suo essere e nel suo volere. Caratteristiche che gli hanno permesso, anche in un periodo storico sfavorevole, e davanti ad una salute cagionevole, di portare avanti nel tempo, con continuità e con fedeltà le sue convinzioni.

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Il carattere di Padre Jordan alla luce dello studio grafologico

Dallo studio grafologico emergono degli aspetti dominanti che hanno dato una forte impronta alla sua personalità “passionata”, ed hanno avuto un gran-de potere negli orientamenti della sua vita. Essi sono:

- Grande capacità discriminativa a livello di coscienza, di pensiero e di affettività;

- Chiarezza mentale e morale;

- Sensibilità di molto superiore alla media;

- Eccellente potenziale intellettivo;

- Forte intuizione;

- Vivacissima creatività.

Padre Jordan era una persona molto intuitiva e profonda sia con se stesso che con gli altri, era dotato di un forte potere introspettivo e di discernimento, una grande capacità di ascolto fino a cogliere le sfumature più profonde dell’ani-mo altrui. Sempre alla ricerca dell’essenzialità in tutto. Una grande capacità di sacrificio ed una tendenza naturale alla sublimazione.

+Nel periodo della maturità Jordan aveva sviluppato una appassionata ricerca

della verità, che emergeva nella sua sicurezza e volontà, nella sua chiarezza e fermezza. Inoltre aveva sviluppato una grande ricchezza di intuizioni, di sensi-bilità spirituale, una grande capacità di ideali e forti tendenze mistiche.

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Diario Spirituale di P. Jordan e la sua storia Presento alcune allocuzioni che esprimono secondo me, il senso passionale

di Jordan, esse sono ricavate dal diario spirituale tradotto in spagnolo da P. Luis Munilla, del quale riporto anche alcuni suoi commenti in neretto, mentre in cor-sivo integro un breve commento sul vissuto di P. Jordan.

Breve introduzione storica Il periodo storico negli anni sessanta e settanta del XIX secolo fu

importante per P. Jordan, come per molti altri movimenti. Infatti si motivò molto e prese spunto per i suoi programmi della sua futura fon-dazione. In particolare in questo periodo si viveva la divisione a livello politico tra i movimenti della Kulturkampf.

P. Jordan era studente al semina-rio di Friburgo, e come molti altri studenti, si interessava in modo attivo al corso degli eventi che minacciava-no la Chiesa cattolica e il loro futuro servizio pastorale. Infatti il gover-no chiuse la residenza del seminario a Friburgo e gli studenti formarono un’unione studentesca, “Arminia”, che fece riferimento al coraggio del loro arcivescovo di Friburgo Herman von Vicari, difensore della libertà della Chiesa locale.

Jordan aderì a questa confraterni-ta proprio il 18 dicembre del 1875, e fu proprio in questo periodo nel luglio dello stesso anno che cominciò il suo Diario Spirituale, segno di questa forte introspezione e profondità, ed inoltre indice della sua im-mensa passione.

Il Diario Spirituale è composto da quattro parti che corrispondono a periodi ricchi di intensità e di decisioni importanti per Jordan e la Società. La prima fu scritta durante il primo anno di teologia 1875 (27 anni), la seconda nel 1894 l’anno in cui fu nominato il Visitatore Apo-stolico per la Società (46 anni), la terza nel 1909 subito dopo il Capitolo Generale straordinario per la Congregazione e il Secondo capitolo ge-

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nerale dell Società. La quarta parte fu scritta nel maggio del 1915 (67 anni) anno in cui finì la visita del visitatore apostolico e iniziò la prima guerra mondiale, ci fu il trasferimento del generalato in Svizzera.

Nel diario spirituale si sente il suo bisogno di consolidare e fermare il suo vissuto, il suo stato d’animo del momento. In esso riusciamo a percepire tutte le lotte umane della sua vita, le sue preoccupazioni, le sue vittorie, la sua pace, la sua passione e la sua spiritualità. Inoltre troviamo anche preziose riflessioni sulla Bibbia e su numerosi autori spirituali, che lesse con molta profondità.

VOLUME I

“Non piangete se perseguiteranno i figli di questo mondo! Piangete più per-ché non conoscete il Signore!” (Cap. 1 30 pag. 11)

Qui appare con chiarezza “la propria immagine” di Jordan. Il motivo della sua preoccupazione non è tanto l’insufficienza umana, ma il fatto di “non conoscere il Signore”.

“Mi butto nelle tue braccia, o mio Salvatore e Redentore. Con te, per te e in te, voglio io vivere e morire.” (Cap. 1 69 pag. 15)

Questo paragrafo appartiene alla supplica eucaristica del 15 novembre del 1785.

“O Padre, concedi che io muoia per te e per le anime riscattate a tanto caro prezzo.”

(Cap.1 - 87 pag. 17)Ripetutamente offre la sua vita a Dio il giovane focoso per la

salvezza delle anime.

Queste prime allocuzioni appartengono al primo periodo in cui Jor-dan cominciò a scrivere il diario spirituale, aveva 27 anni era il 1875, aveva già trascorso un anno nel Seminario a Sankt Peter a Friburgo.

Il periodo era ricco di tensioni per ciò che accadeva nel contesto so-cio-politico, e Jordan lo viveva con molto coinvolgimento. Inoltre, egli a livello personale, si portava dietro la durezza della vita precedente, nella quale per sopravvivere, specialmente nel periodo adolescenziale, dovette inibire emozioni e adeguare inflessibilmente la sua volontà a

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ogni norma positiva di comportamento assimilata dall’ambiente.3 Per questi motivi in questo contesto dei 27-28 anni ancora emerge una vita interiore prevalentemente controllata che comunque, dimostra una sorprendente evoluzione sia per la sua giovane età che per il suo vissuto e trasforma il suo comportamento tipicamente Flemmatico in un com-portamento Passionale. In altre parole, significa che passa progressi-vamente dalla tendenza ad inibire la spontaneità, all’introspezione, la quale é legata ad una intensa vita interiore che lo porta a pensare mol-to e a pianificare progetti e ideali.

Si sente tutta la sua sensibilità a quel contesto storico molto difficile, sentiva molto gli eventi politici che lo motivarono e furono molto im-portanti per il futuro, infatti è proprio da questi che prese spunto per i programmi futuri per la sua fondazione. Dimostrava già un potere di discernimento sicuro, orientativo e decisionale.

“Le attitudini dei santi:1 - Zelo per la Gloria di Dio2 - Sensibilità per gli interessi di Gesù3 - Ansia per la salvezza delle anime. “ Faber “Tutto per Gesù” (Cap. 2 32 pag. 30)

Jordan al suo tempo di seminarista scelse per la lettura spi-rituale un libro “Tutto per Gesù”, di Frederick William Faber, cappellano. Nel suo DS annota tutto quello che poteva essere interessante e importante per la sua vita.

“Prega ogni giorno il Signore che tu possa soffrire molto per lui, per la sua gloria e per la tua eterna salvezza.”

A questo proposito Jordan, dimostra una profonda serietà sacerdotale. E’ già una premessa di ciò che deve essere una seria vocazione per Jordan: “Della Croce”.

“I gradini della scala mistica di Giacobbe sono: lectio, meditazione, preghie-ra, contemplazione.” (cap. II 49 pag. 33)

“Che io ti vegga in questa vita con la contemplazione perché io possa morire a me stesso con la perfetta mortificazione; e morire con questa felice morte, per

3 All’età di 15 anni, nel 1863, l’anno in cui morì suo padre, frequentava la scuola media superiore e fu costretto a trovare anche un lavoro per poter mantenere la sua famiglia. Gli furono vicini illustri personaggi di elevata cultura che influenzarono la sua giovane formazione. Nel lavoro iniziò come apprendista pittore e tappezziere fino al 1868, continuò viaggiando e facendo esperienze di lavoro all’estero. A 20 anni era già debole di salute (tornò esonerato dal militare). Queste esperienze forti rafforzarono la sua capacità intuitiva e lo aiutarono a superare la sua introversione.

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dispormi verso la Tua sovrana gloria.” (Cap. II 68 pag. 36)Anche in questa meditazione ritroviamo che Puende pren-

de la frase biblica di Dio a Mosé: “nessuno puo’ vedere il mio volto e rimanere in vita” (Es 33,20) seguendo con l’interpre-tazione di S. Agostino che dice:” Vorrei morire per vederti, vorrei vedere per morire, qui e ora”. Poi viene quello che dice Jordan.

“Anche se hai molto lavoro, ricordati di lasciare un ora di meditazione al giorno, se il tuo stato di salute lo permette.”17/1/1878(Cap.II 141 pag. 48)

Qui Jordan fa il proposito di non dimenticare il tema de-dicato alla meditazione malgrado i tanti impegni che ha come seminarista.

“Rimanete in guardia dagli inutili pensieri, dalle vane immaginazioni, dallo spreco di sentimenti e conservate la concentrazione in voi stessi. Questa è stata la prassi dei santi.” (Cap. II 158 pag. 50)

Dalla meditazione di Hamon corrispondente al sabato del-la prima settimana dell’Epifania :” Gesù Cristo ci insegna a fare buon uso del nostro spirito” da qui la preghiera “oh Dio mio, riconosco e confesso davanti a te, l’enorme abuso che ho fatto del mio spirito, così come la necessità di finire con que-sto, attraverso la concentrazione interiore e esteriore, della fedeltà alle mie pratiche della pietà, della guida del mondo che distrae, e della disposizione di allontanare tutti i miei vani pensieri, tanto velocemente non appena li provo. Questa è la prassi di santi”

Jordan sta attraversando un periodo di riflessione, ma siamo ancora nel-la fase dell’introversione, di una profonda interiorizzazione. In queste allo-cuzioni emerge la sua sete di conoscenza, cerca modelli a cui riferirsi, legge molto la storia dei santi e li medita a lungo.

Emerge una mente che privilegia la logica, la consequenzialità, la sintesi e la continuità di pensiero. Sul piano umano questo corrisponde, come vediamo in queste ultime frasi, alla fedeltà, ed a quei legami che arricchiscono e danno senso alla vita, allo spirito di unità ed all’ alto senso del sociale. Si sente tutta la sua lotta interiore, malgrado i suoi problemi di ordine fisico e del contesto esterno cerca di concentrarsi sull’essenziale con una grande forza di volontà. Trova l’equilibrio tra quanto accadeva nella sua vita e ciò che comunque vuo-le raggiungere e si affida continuamente a Gesù, primo Maestro.

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“Nel pensiero di Santa Teresa, tutto tende a questo fine, a sapere: poter servi-re Dio prima di ogni altra cosa; per esso offrire frequentemente come sacrificio gradito, la diligenza e la cura del proprio corpo.”

Faber 182. (Cap. III 4 pag. 54)Da Faber “Tutto per Gesù” e in concreto “Autori di spiri-

tualità”. Jordan, che non si sentiva molto bene di salute pre-cisamente nell’inverno del 1877-78, si accostò di buon grado a questa spiegazione di Faber riferita alla guida prudente della propria salute, sentendosi richiamato personalmente.

Faber fa qui una citazione della vita e l’opera di Santa Tere-sa D’Avila tradotta da Dalton “ ….penso che, volvendo a par-lare del suo corpo e della sua salute, ella le presta più cura e si mortifica meno con il cibo, con il rimorso di tenere la stessa velleità di fare penitenza come lo era precedentemente. Ella pensa fino alla fine che tutto tende a questo fine, a saper…..”

“Non ti dimenticare in modo assoluto un direttore spirituale efficiente e con esperienza affinché possa avere libertà per eleggere il tuo destino, e il Dio dell’amore lo ama in modo tale da disporre di lui per te, egli stesso sarà la gui-da.” (Cap. III 35 pag. 59)

Jordan considerava come somma importanza il poter avere un direttore spirituale pienamente e competente, imprescin-dibile per lo sviluppo di una vita spirituale sana. Prima di tutto pretendeva di osservare l’obbedienza religiosa e nelle decisio-ni importanti della sua vita.

“Cosa consola di più in questa valle di lacrime, che lo stabilire una relazione tanto intima con Dio attraverso la meditazione e la contemplazione?” (Cap. III 40 pag. 60)

In quel tempo si considerava la meditazione la base della vita di preghiera, accessibile a tutti. La contemplazione (così come la intendeva S. Ignazio) stimolava i “sentimenti inter-ni” per arrivare alla preghiera del cuore. Oggi si parla più dell’esperienza affettiva di Dio.

Nel capitolo terzo riusciamo pian piano a vedere l’evoluzione di Jor-dan, siamo nel 1878 aveva 30 anni al quinto anno di seminario, in que-ste allocuzioni cerca il contatto profondo con Dio, lo interiorizza attra-verso l’esempio di Santi appassionati, che hanno già avuto la grazia di seguire Dio totalmente ed incontrarlo nel loro cuore in modo speciale.

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Poi cerca di condensare di assorbire profondamente, dentro di sé, fino ad appassionarsi. La preghiera diviene il fondamento.

“L’amore divino scaccia fuori ogni timore umano e lo zelo è forte e duro come la morte” (De Ponte, vol. III, pag. 96; Cant. 8,9)

(Cap. IV 38 pag. 67)

Jordan, come abbiamo visto, usava di frequente l’opera del suo vec-chio maestro di vita spirituale, il gesuita spagnolo, Luis de la Puente, chiamata “Le meditazioni sul isitero della fede”.

“Tre o cinque volte cinque ”Padre Nostro” perché io possa arrivare a essere santo e essere gradito a Dio, fare molto per salvare delle anime e sopra tutto fondare con successo l’istituto per la gloria di Dio e la salvezza delle anime; che Dio ti aiuti ad essere solo suo, consacrato e dedicato a Lui per arrivare ad essere finalmente santo e gradito a Dio, consegno la mia vita al mio amato Gesù Cristo, per concludere la mia vita come un santo martire di Cristo.” Cap. V 22 pag. 82

Jordan si obbliga qui a fare tutti i giorni un cammino eleva-to, per tenere presente il mandato della sua speciale vocazio-ne: consegnando totalmente alla causa di Dio fino al punto di essere disposto a concludere la sua promessa con il martirio.

“La meditazione della Passione di Gesù ci serva da corazza intrecciata, forte, lucida e bella, che ci armi e ci copra dalla testa ai piedi e ci renda spaventatori dei demoni e terribili contro la carne, ammirevoli per il mondo, gradevoli agli angeli ed amabili a Dio.” (Puente Vol IV)(Cap. V 34 pag. 83)

“Un atto di amore divino è più completo di una statua di Fidia o di Prassitele. E’ più solido che le fondamenta delle Alpi. Tutte le cose a confronto sono Bolle di sapone. “ (Cap. VI 2 pag. 86)

Faber parla qui degli atti interni. Riflette quello che dicem-mo all’inizio: non c’è niente nel mondo che sia tanto reale e completo come l’amore di Dio. Continuando Faber espone le diverse comparazioni degli scultori greci Fidias e Prassitele le cui sculture sono il culmine dell’arte di tutti i temi, così come la comparazione delle Alpi, simbolo di una stabilità impres-sionante. E l’amore di Dio è superiore di molto nella perfezio-ne e stabilità a tutto questo.

“Signore Gesù Cristo, mio Salvatore e Redentore, unico Dio, uno e trino,

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ineffabile e incomprensibile nei secoli, eccomi davanti a Te, io miserabile pec-catore confesso, inginocchiato davanti a Te, Dio mio, e davanti a tutta la corte celeste, e a tutte le creature, che io da solo per me sono cattivo e non posso avanzare nel bene senza di Te, mio Signore e mio Dio; per questo riconosco innanzi a tutte le creature che tutto il bene che ho in me è tuo e qualsiasi cosa buona io abbia fatto o stia facendo è per merito del Tuo aiuto, e continuerò a farla. Per questo a Te solo l’onore,la potenza e la gloria da tutte le creature nei secoli dei secoli.Amen”(Cap.VI 39pag. 91)

Confrontare con la preghiera DE 13,23. Ambedue furono scritte in Latino e sono una chiara testimonianza della sua intensa relazione con Dio. L’idea di Dio per Jordan, giovane seminarista era di un gran rispetto per Dio, e sperimenta ten-sione nella maestà e santità di Dio, contrapposte alla sua con-dizione di pecora.

La preghiera di DE 13,23 è un commovente grido di speran-za nella infinita misericordia di Dio, prima di tutto. La presen-te preghiera tuttavia dà l’impressione di essere più sedante e liberatoria. Jordan sperimenta la bontà divina e si impegna a lavorare senza riserve per la gloria di Dio. E’ curioso il risalto che dà all’inizio della preghiera di “Gesù Cristo, mio Salvatore e Redentore” al Dio uno e trino. Alla fine dopo amen disegna una croce per rinforzare.

“Guarda, Signore, per il Tuo amore e per il Tuo onore accetterò, se è Tua volontà, gli obblighi del Breviario e del Celibato e li adempirò con l’aiuto della Tua Grazia. Io, povero peccatore pongo davanti ai tuoi piedi questa supplica: dammi un amore ardente che mai si raffreddi, né finisca e fammi possedere Te, mio amato, qui e per l’eternità. Amen” (Cap. VII 15 pag. 96)

Siamo nei giorni tra il 11 e il 15 marzo del 1878 durante gli esercizi spirituali in preparazione del diaconato, che riceverà il 16 marzo dello stesso anno, era il sabato precedente alla seconda domenica di Quare-sima. Dopo aver ricevuto il Diaconato, Jordan annotò: “il giorno 16 del mese di marzo 1878, unicamente per la misericordia e l’aiuto di Dio, dal Rev.mo Vescovo Titolare Lothar von Kùbel, ho ricevuto il sacro Ordine del Diaconato: Dio onnipotente si degni concedermi di poterlo esercita-re bene, a Dio piacendo e con riconoscenza fino alla morte. Amen.”

Il 21 luglio del 1878 fu ordinato sacerdote nella Chiesa di S. Pietro a Friburgo.

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“In tutto cerca l’umiliazione. Dove può essere fatto, senza scalfire la gloria di Dio e la salvezza del prossimo, scegli quello che per te è più umiliante.

O Signore, dà al tuo indegno servo la grazia di realizzare questo proposito! Amen.” (Cap. VII 16 pag. 96)

L’umiltà cristiana è per Jordan il fondamento della per-fezione del sacerdote. Qui osa fare un proposito che dovette mettere in pratica molte volte nella sua vita, dunque non sen-za difficoltà.

“Quando pratichi lo zelo per le anime, dirigi per un momento lo sguardo alla

passione di Cristo e pensa che tutto questo Egli lo patì per una sola anima, per salvarla.” (Cap. VII 23 pag. 97)

“Signore Gesù Cristo, eccomi qui, tuo indegno servo con l’intenzione e la decisione di ricevere l’Ordine sacro del Diaconato. Concedimi la grazia di rice-verlo, per la tua gloria, per la salvezza delle anime e per la vita eterna che spero ti degnerai di concedermi per i meriti della Tua Santa Passione. Amen”

All’alba del giorno della sua ordinazione a Diacono, Jordan conferma la sua ferma decisione a fare questo passo.

Jordan esprime qui ancora una volta il perché della sua de-cisione a seguire il cammino del sacerdozio. Nei tre motivi in-clude infine, naturalmente, quello della sua propria salvezza, riconoscendo sinceramente e con devozione che non può esse-re se non frutto dei meriti di Gesù Cristo. (Cap. VII 27 pag. 98)

“O mio Signore e mio Dio, fa che con il tuo aiuto io possa compiere l’opera iniziata per tua gloria, e che tutti siano ripieni della tua santa dottrina ed io fi-nalmente, acceso d’amore er Te, dia la vita per Te, cioè per la tua gloria. Amen” (cap. VIII 28 pag. 107)

Qui Jordan parla curiosamente dell’opera che ha concepito ed è l’unico che ha fatto e appuntato sul suo diario come uno schizzo del suo piano. Ripete qui di nuovo le tre finalità: la pri-ma di tutte la gloria di Dio. Seconda, la salvezza delle anime la spiega meglio: “Affinché tutti si impregnino della Tua sacra dottrina”. Per questo più tardi chiamò la sua opera “Società Apostolica Istruttiva”. Egli tendeva (personalmente) all’amo-re perfetto, fino a consumare la vita per il suo amato.

“Devo procurarmi la sete di tre cose: obbedire a Dio, soffrire per Dio e fare

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che molti servano Dio.”

De Puente vo. IV med. 49. (Cap. VIII 32 pag. 108)Dalla meditazione di Puente sulle cinque parole di Gesù sul-

la Croce “Ho sete”

1. “Ogni venerdì leggi la passione di Nostro Signore Gesù Cristo.” (cap. VII 41 pag. 108)

2. “La passione di Nostro Signore Gesù Cristo sia per te un motivo perma-nente per amare e soffrire con Gesù Cristo.” (cap. VII 42 pag. 108)

3. “Se il confessore te lo concederà, digiunerai un po’ al venerdì in onore della Passione di N.S. Gesù Cristo.” (Cap. VII 43 pag. 108)

Questi tre propositi sono stati fatti da Jordan il venerdì Santo del 19 aprile 1878.

“Solo a Dio devi servire. Alimenta e fortifica la tua anima con queste tre cose:

il Pane di Vita, la Meditazione, la Lettura Spirituale.” Roma 27 novembre 1878.

Dal 1878 Jordan aveva l’abitudine di annotare nei libri che acquista-va per se stesso: “dovrei essere santo, che sia tutto santo”

“Combatti fino alla morte per la giustizia e Dio combatterà per te” (Sir 4,33).

Messaggio sociale, emerge una passione di Jordan per difendere i deboli, forte senso di giustizia.

“Fuggi come da un veleno dalle apprensioni inutili e dall’inquietudine”. (cap. XIV 33 pag. 162)

“In tutto ciò che fai o non fai tieni sempre e solo a mente la Gloria di Dio” (cap. XIV 34 pag. 162)

“Persevera nella sofferenza e nella croce, sì, sopporta con fermezza ed eroi-camente. Animo, figlio mio, Guardami sulla Croce! sopporta, sì, sopporta con pazienza! Abbraccia la Croce e baciala, presto spunta il mattino di Pasqua!” (Cap. XIV 35 pag. 163)

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L’anno 1878 fu un anno intenso per Jordan, per questo anche il suo bisogno di scrivere un diario: nel 1877-78 studiò teologia, il 21 luglio fu ordinato sacerdote, il 25 luglio la sua prima messa che non potè celebrare in Germania a causa della Kulturkamp, ma in Svizze-ra. Nel 1878-79 perfezionò lo studio delle lingue a Roma. Subito dopo nel 1880 fece il viaggio in Medio Oriente. Tutto sempre con i massimi risultati.

Come è possibile questo a un uomo che aveva anche una salute precaria? Padre Pancrazio rivela che Jordan a causa degli incredibili sforzi nello studio e i sacrifici per la povertà, era diventato nervoso e titubante.

Infatti le allocuzioni sopra ci riportano questo stato d’animo pre-occupato, durante gli esercizi spirituali, si rende conto di come esa-gerava e non si prendeva cura di sé, e fa molti propositi, es.: “Devi adoperarti di servire Dio pieno di fervore e di gioia liberandoti in-nanzitutto della ansietà esagerata che dispiace a Dio, perché Dio non è un tiranno” (GT 62) questo proposito Jordan lo fece già nella pri-mavera del 78 in seminario maggiore.

L’analisi grafologica conferma questa inquietudine fisica, ma sem-bra che questa fragilità di salute, non ha impedito minimamente il suo cammino verso la santità. Perché? La forza della passione gli ha permesso di tenere, sotto controllo la sua naturale impulsività. Quin-di dominava i suoi disturbi, con la passione e sempre la fiducia totale in Dio. Chiedeva molto consiglio e si affidava al Direttore Spirituale e al vice-gerente quando non era sicuro nelle decisioni da prendere.

“AM (Ave Maria) “(Cap. XIV 36 pag, 163)Nei paragrafi dal 32 al 36, Jordan stava dedito al comple-

tamento della sua opera, era nella fase del chiarimento e del consolidamento, ed è per questa che qui formula quattro proposizioni di somma importanza, tanto personale, come professionale: fedeltà nelle piccole cose, coscienza libera da scrupoli, retta intenzione e il sì alla croce nell’apostolato.

“O.A.M.D.G.E.S.A.Tutto per la maggior gloria di Dio e la salute delle anime.” (Cap. XIV 37 pag. 163)

Per la quarta volta Jordan annota le iniziali del suo motto nel Diario Spirituale (Cf DE I 1,1,; 4,19; 11,68)

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“Prega con tutta la perseveranza e confida al massimo e sempre in Dio!” 7-8-86”

“ORAfino al sanguefino alla croce…fino alla morte!Fino alla morte in croce per Lui e-e-e- se piacerà a Dio.” (Cap. XV 16 pag. 176)

Jordan scrive una lettera grande e calligrafica a partire da metà della pagina il motivo che lo spingeva a consegnarsi total-mente per amore di Dio. Distacca sopra tutto la parola “ORA”. Tutto

“Decisione! Non ti scoraggiare, il Signore ti aiuterà per la realizzazione, metti tutto nelle sue mani, confida fortemente in lui, spera ed aspetta tutto da Lui.” Cap. XV 77 pag. 185

Questi appunti denunciano che tutte le difficoltà e gli im-pedimenti che Jordan incontrava nel suo cammino, non solo furono per lui una croce necessaria e ineludibile, ma a volte erano anche una tentazione per scoraggiarsi e abbandonare.

Ecco Jordan sulla via scelta per il prefissato obiettivo – la fondazione della Società – non lo fermarono né le sofferenze né nessun altro osta-colo. Quando matureranno i piani ed esaminerà i motivi e si assicurerà che proceda la giusta via, scriverà sul monte Carmelo, il 14 aprile 1880, queste significative parole che testimoniano la decisa aspirazione allo scopo: “Con tutta la forza esegui l’opera; non ti far scoraggiare da nul-la; fallo solo a gloria di Dio e cerca la consolazione solo presso di Lui. Prega molto; tratta con i Santi; non cercare mai consolazione in qual-cosa di terreno; quando tutto sembra perduto, Dio non ti abbandonerà e nemmeno la sua buona Madre Maria”4.

Il 1880 fu un anno fondamentale, la volontà e lo zelo di Jordan fu-rono premiate, dopo aver tanto faticato per l’approvazione dalle auto-rità ecclesiastiche della sua opera, arrivò finalmente il momento tanto

4 Dal discorso di P. Czesław Cekiera SDS dal titolo: “La persona del Padre Jordan. Lo studio psicologico alla luce del suo ‘Diario Spirituale’”, per il Simposio Internazionale dedica-to alla “Spiritualità del P. Francesco Maria dalla Croce Jordan visto dal suo Diario Spirituale” (organizzato dal Seminario Maggiore dei Salvatoriani in Polonia a Bagno vicino a Wratislavia

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atteso: la benedizione del Papa. Era il 6 settembre Jordan ebbe una udienza privata con Sua Santità Leone XIII, per la fondazione della Società. Dopo aver ricevuto la benedizione più importante per la sua opera, riportò sul diario spirituale con tutta la sua passione e tanta felicità nel cuore, queste parole: “Intenzione per la Società affinché pro-speri grandemente e si propaghi per ogni dove e molto progredisca in onore di Dio Onnipotente e per la salute delle anime e sia senza ruga e senza macchia, piacendo a Dio e servendo Lui solo”.

Jordan voleva imitare Gesù così come al tempo avevano fatto gli Apostoli.

VOLUME II “Finché c’è un solo uomo sulla terra, che non conosce e non ama sopra ogni

cosa Dio, non t’è permesso riposare un momento.” (Cap. 1, 1 pag. 193)P. Jordan scrisse in una sola tirata le pagine 1 e 2 di questo

secondo volume. I caratteri chiari e grandi risaltano alla vista. Furono scritte l’ultima settimana di avvento del 1894.

Durante questo anno combatteva instancabilmente e tena-cemente per l’approvazione ecclesiastica.

Questo passaggio avrebbe dato un nuovo impulso alla sua fondazione. Era il periodo di molte canonizzazioni dei santi e di approvazioni ecclesiastiche di molte congregazioni religio-se.

Nell’anno 1894 si considerò la pratica di approvazione e iniziarono le pratiche burocratiche, alla fine di agosto 1894 ci fu la visita ufficiale del visitatore apostolico a Casa Madre. La preghiera delle grandi occasioni fu “ Oh salvatore, abbi com-passione di noi. Sii il nostro salvatore.

E’ chiaro che P. Jordan si riferiva a questa occasione. Il 16 novembre fu chiamato al Vicariato per procurarsi non tanto le costituzioni quanto un migliore programma di studi umanisti-ci, come anche una economia gravata da meno debiti.

P. Jordan ha sempre tentato in modi diversi, qui ha avuto esito il suo intento guidato dallo Spirito Santo queste pagine furono propagandate per i suoi Discepoli come una specie di “Regola di Vita”

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La passione lo spinge a non demordere, ma davanti a tutti i problemi burocratici, si preoccupa della salvezza delle anime, questo era l’obiet-tivo principale e per niente al mondo vi avrebbe rinunciato. Infatti in questo (1894) Jordan davanti al duro esame del visitatore apostolico, con una forza di volontà e una fiducia incrollabile nella Divina Provvi-denza, aprì le porte a un gran numero di studenti, anche se questo non piaceva al visitatore apostolico. Jordan cominciò a formare e inviare così missionari in tutto il mondo e quali cominciarono a costituire tante piccole scuole apostoliche.

“Finché Dio non sia glorificato dappertutto, non t’è permesso riposare un momento.” (Cap. 1 3 pag. 194)

Questo testo lo ritroviamo in Scolastico” una rivista interna sembra ci sia l’influenza del suo padre spirituale, che all’epoca forse venne preso anche come maestro dei novizi, e al quale gli fu dato il compito di trasmettere i primi fondamenti dalla fondazione maschile, in frasi chiare e decisive.

“Finché la Regina del cielo e della terra non venga onorata dappertutto, non t’è permesso riposare un momento.” (Cap. I 3 pag. 194)

“Nessun sacrifi cio, nessuna croce, nessun soffrire, nessuna desolazione, nes-Nessun sacrificio, nessuna croce, nessun soffrire, nessuna desolazione, nes-suna tribolazione, nessun attacco, oh! Nulla ti sia troppo difficile con la grazia di Dio.” (Cap. I 4 pag. 194)

P. Jordan non si domanda, se non ha ecceduto, forse con i suoi programmi, egli sa che il cammino richiede il riconosci-mento, amore e glorificazione di Dio, come fu il cammino di Cristo della Croce. E la stessa forma deve essere anche per i suoi servi. E se si é disposti a questo, si può essere appoggiati da Gesù Cristo, che viene a essere l’Amore del Padre crocifisso per noi.

Nel 1897 Jordan ebbe una grave malattia che durò alcune settimane. Dovette rinunciare, per la prima volta ai viaggi nei diversi Collegi Sal-vatoriani. Egli prese alcuni mesi per riprendere la sua salute avendo, da quel momento, il sistema nervoso distrutto.

“Posso tutto in colui che mi conforta.” (Cap. I 5 pag. 195)

La convinzione di base dell’Apostolo in Fil. 4,13 si converte allo stesso modo in carne e sangue del P. Jordan. Qui, come

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di frequente nella sua vita, questa convinzione viene a essere come il contrasto per raggiungere i suoi impetuosi piani spi-rituali.

Il fuoco é l’immagine favorita che Jordan utilizza con piace-re quando si abbandona al fuoco pentecostale dello Spirito. Si prende sul serio la parola del Signore: ”Ecco ritorno a portare fuoco (passione) sulla terra. E come vorrei che voi foste ap-passionati (Lc 12,49)

“Nessun tradimento, nessuna infedeltà, nessun freddo, nessuno scherno di-minuisca il tuo fuoco!” (cap. I 6 pag. 195)

“Oh Signore, Tu lo sai, non posso esprimerlo! In Te io posso tutto.O Dio, o onnipotente, o immenso, o Gesù, O Salvatore del mondo!Eccomi, mandami – per Te, per le anime, per la Chiesa di Dio. (cap. I 53 pag. 204)

Questa preghiera, ci permette di dare un’occhiata nella pro-fondità divina di questo uomo di preghiera e ci rivela allo stes-so tempo la sua insaziabile fame per la Gloria di Dio; perciò fa risuonare la citaz. Di Fil. 4,13

Anche qui passa senza alcuna mediazione del Dio Onni-potente e infinito e suo Figlio, e l’unico Salvatore del Mon-do………

Tutti, o Padre, tutti, tutti, o Dio, tutti o Gesù, tutti o Salvatore del mondo, deside-ro salvare ardentemente! (Cap. I 54 pag. 204)

….Nel suo stato apostolico e mistico desidera svegliare non solo i suoi figli e figlie apostolici, ma includere tutto il mondo cristiano con una insistenza profetica, perché è necessario in qualunque modo e a qualunque prezzo…...

“La maggiore gloria di Dio”“La maggiore santificazione e propria salvezza” “La maggiore salvezza è dire: la salvezza di quanti più è possibile”“Per poter realizzare ciò, lotta fino al sangue, fino alla morte, fino al più gran-

de martirio – sempre – sempre e dappertutto.”(Cap.I 73-76 pag. 207)

P.Jordan scrive una lettera molto più bella e chiara del

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solito, che richiama l’attenzione, e con mano stabilisce i principi sopra i quali sta basando il compromesso della sua vita. Questi principi ricordano la massima di S. Ignazio di Loyola (1491-1556). …… Di nuovo non manca a P. Jordan il “Si” a un compromesso pieno fino al martirio. Non può contenere il fuoco del suo cuore fino a incenerirlo …….

Anche l’ampiezza apostolica in quanto a spazio e tempo appaiono sempre: Sempre e dappertutto! Dalla regola del 1886 questo venne mantenuto anche per i suoi figli e figlie spirituali (3 regole salvatoriane fondamentali) La dispo-nibilità “fino a versare il sangue, se questa è la volontà di Dio”, questo si trova nella prima bozza del 1882. In seguito nella Regola del 1884 e seguenti passò alla formula: “non riservare niente per se stessi”…..

“Per amore al Salvatore crocifisso: non ti lasciare mai scoraggiare da nessuna circostanza, lavora invece incessantemente alla tua santificazione e a quella degli altri, confidando fortemente in Colui nel quale tu puoi tut-to!” (cap. II 46 pag.230)

Jordan, partendo dalla sua disposizione naturale, lot-tò per vedere le difficoltà più piccole di quelle che erano, e d’altra parte per non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà quando queste apparivano in una forma forte. Anche qui compare Fil. 4,13 nella sua preghiera.

“Sii un uomo forte e potente nella parola e nell’azione per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.” 2 /8/1903 (cap. III 21 pag.236)

Dal 5 al 19 ottobre del 1902 si svolsero i dibattiti del Primo Ca-pitolo Generale durante i quali il Fondatore fu eletto all’unanimità Fondatore generale a vita.

“Meglio morire che essere miti” (cap.III 56 pag.240)

Una confessione degna di essere tenuta in considerazio-ne si riferisce ad un uomo malato di nervi e allo stesso tem-po molto temperamentale.

“Volesse il Cielo, o Signore, che io fossi intimamente unito a te, e che

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porti tutti a te” 20/ 4/1904 (cap. III 93 pag. 244)

Una preghiera impregnata totalmente dal carisma di P. JordanAnche questo periodo non era facile per Jordan, infatti in questo

anno fino al 1906 successero fatti molto spiacevoli. Jordan dovette richiamare 4 missionari e alcune suore dall’Assam, ci fu il visitatore di prefettura dell’Assam, e ancora brutti attacchi sulla sua perso-na ai periodici tedeschi. Malgrado tutto questo si sente forte la sua passione rimane fermo sul suo compito da portare avanti: salvare tutte le anime.

“Spogliato da tutte le creature!

Tutto per amor di Dio!

Tutto per amor di Dio!

Tutto per amor di Dio!” 31-10-1905 (cap. IV 46 pag. 253)

La triplice ripetizione è per Jordan segnale di consegna totale e senza riserve.

Mettendo a confronto P. J. a 28 anni e a 56 è evidente una gran-de evoluzione nel cammino di liberazione di P. Jordan dai condizio-namenti del vissuto, molto ricca la sua capacità intuitiva e creativa, e prevale lo spirito introspettivo e la sua vita interiore. Elevato amore per la chiarezza in tutto, ed efficiente organizzazione menta-le e pratica. Esso si traduce in lealtà e amore per la verità.

E’ evidente una più integrata visione della realtà e limpidezza di coscienza. Sul piano mentale e morale, anche i segni grafologici si traducono in limpidezza dell’essere, del sentire e del volere.

“Sta attento alla tua salute! Sii completamente consacrato al Signore e vivi, soffri, lavora, opera e muori solo per lui, proprio così come è sua santa volontà. 28/8/1908” (cap. V 59 pag. 264)

“Prega incessantemente, vivamente, appassionatamente! Va nella solitu-dine e dedicati con zelo all’orazione!” 10/2/1909

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“ Oh! Signore!, che io arda sempre di amore veemente verso di Te, e che infiammi tutti; che io sia fuoco ardente e faro luminoso! Oh! Dio: esaudi-scimi per i meriti del Tuo figlio crocifisso.” 16/9/1911 (cap. VI 69 pag. 280-281)

“Tutta la nostra opera consiste nell’agire” Tutto per Dio. (cap. VII 81 pag. 301)

Nella sua età ormai matura, parliamo di Jordan a 68 anni, la sua vita emotiva è più aperta e serena. La condizione di passio-nato è più moderata e più sereno infatti risulta l’ambiente gra-fico, che conferma anche una maggiore sicurezza e un’ancora più avanzata sublimazione di tendenze e più chiari indici di vita mistica.

L’analisi grafologica, considerano i tratti più significativi e relativamente più costanti si evidenzia la rara intelligenza e l’ancor pi rara forza di volontà. Jordan non è nato passionato, ma vi è diventato con intelligenza e volontà, grazie al suo conti-nuo affidamento allo Spirito Santo.

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SECONDA PARTE

PASSIONE IN P. JORDAN COME ZELO APOSTOLICOP. Juan Carrasquilla O. SDS

“Oh! Volesse il cielo, che io arda sempre d`amore vee-mente verso di Te, e accenda tutti: sia fuoco

acceso e fiaccola ardente! (DS III, 20)

Introduzione

Per capire meglio questa parola faremo riferimento a Gesù e alla sua passione per l’umanità. La passione della vita di Gesù è stata la miseri-cordia che manifesta il volto pieno della bontà di Dio. Per questo Gesú da anche la propria vita, per la nostra salvezza, facendo sempre la volontà misericordiosa di Dio Padre.

GESÙ E LA MISERICORDIA

Gesù è un profeta itinerante, della Galilea, che annuncia un avveni-mento nuovo, qualcosa che sta accadendo e chiede di essere ascoltato con attenzione, perché questo può cambiare tutto. Lui lo sta sperimentando ed invita tutti a condividere questa esperienza: Dio sta provando a introdursi nella storia umana. È necessario cambiare e vivere tutto in una maniera differente. Così ricapitola Marco: «Il regno di Dio è vicino. Cambiate il modo di pensare e credete a questa buona notizia»[1]. Tutti gli studiosi ritengono che questo che Gesù chiama “regno di Dio (malkutá d’alaha)” è il cuore del suo messaggio e della passione che animó tutta la sua vita. Ma questo obbliga a domandarci: come attua Dio? Come ha attuato Gesù? Che era più importante per lui? E che significa esattamente attuare come Dio seguendo i passi di Gesù?

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DIO E’ COMPASSIONE

L’accordo è oggi praticamente unanime. Gesù di Nazaret è stato un uomo, forse l`unico, che ha vissuto e comunicato un’esperienza sana di Dio.

Gesù non parla mai di un Dio indifferente o lontano. Per Gesù, Dio è pietà, «viscere.. , direbbe lui, “rahamim...., Questa è la sua immagine preferita[2]. La compassione è la maniera di essere di Dio, la sua prima reazione, il suo modo di vedere la vita e guardare la gente. Dio sente verso le creature quello che una madre sente verso il figlio che porta nel suo grembo. È la sua passione.

Le parabole più belle che le labbra di Gesù abbiano pronunciato, sono senza dubbio, quelle che parlano della misericordia. La più commovente sicuramente è forse, quella del Padre Buono[3]. Gesù ha raccontato un’altra parabola che è sorprendente, in cui parla del proprietario di una vigna che aveva voluto pane e lavoro per tutti[4].

Nella memoria di quelli che lo seguivano è rimasta registrata un’altra pa-rabola sconcertante, quella del fariseo e il pubblicano che salirono al tempio a pregare[5].

Siate compassionevoli come il vostro Padre è compassio-nevole.

Questa esperienza della compassione di Dio è stato il punto di partenza di tut-ta l`attuazione rivoluzionaria di Gesù, e lo condusse a introdurre nella storia dell`umanità un nuovo principio per agire: la compassione.

La disposizione socio-politica e religiosa del popolo giudeo e della spiritua-lità di tutti i gruppi iniziava da una esigenza radicale che era stata formulata in maniera precisa nel vecchio libro del levitico: siate santi perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. »[6].

Ma questa santità di Dio intesa come “separazione di quello che è impuro” e di quello che non è santo, generava una società discriminatoria ed escluden-te[7].

Gesù lo ha percepito immediatamente. Questa visione religiosa non rispon-deva alla sua esperienza di un Dio compassionevole. E con una audacia sorpren-dente ha introdotto in quella società una alternativa che trasformava tutto: “siate compassionevoli come il Padre vostro è compassionevole[8]. È la compassione e non la santità il principio che deve ispirare il comportamento. Gesù non nega la santità di Dio. Dio è grande e santo, non perché esclude i pagani e i peccatori, ma perché ama tutti senza escludere nessuno dalla sua compassione. Per questo,

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la compassione, non è per Gesù un`altra virtù, ma l`unica maniera di essere di Dio. L’unico modo di guardare il mondo come lo guarda Dio.

Gesù, primo testimone della compassione di Dio.

Gesù è stato il primo nel vivere la compassione di Dio sfidando chia-ramente il sistema di santità e purezza predominante nella società del suo tempo.

Il suo amore compassionevole sta sempre nella radice della sua attività cura-tiva e ispirando tutta la sua attuazione con i malati[9]. Gesù si avvicina a quelli che soffrono, calma il loro dolore, tocca i lebbrosi, libera i posseduti da spiriti maligni , li ricupera dalla emarginazione e li restituisce alla convivenza. Quello che muove Gesù è la sua compassione. Lui vuole che tutti questi ammalati, d`ora in poi, possano sperimentare la misericordia di Dio.

La gente ha capito subito la novità che stava introducendo Gesù. Il profeta della misericordia di Dio attirava, specialmente, quelli sommersi nella miseria. Quelli che non hanno niente per vivere[10]. Non hanno nessuno dalla loro parte. Sono il “materiale rimanente”[11].

Gesù si è unito a loro, comincia a vestirsi come loro, li accoglie favore-volmente e li difende. Dalle sue labbra cominciano ad ascoltare un linguaggio nuovo e sconosciuto: “Beati voi, che non avete niente, perché vostro re è Dio; beati voi che ora avete fame perchè sarete saziati; beati voi che ora piangete perché riderete” [12]. Quello è uno scandalo per Dio. Dio vuole tutti saziati, felici e ridenti. Quelli che non interessano a nessuno, interessano a Dio. Hanno un luogo privilegiato nel suo cuore.

Ma quello che scandalizzava più di Gesù non era il vederlo in compagnia di gente povera e indesiderabile, ma il vedere che prendeva posto a tavola con i peccatori e le prostitute. “Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pub-blicani e dei peccatori?” [13]. Questo era veramente esplosivo. Sedersi a tavola con qualcuno era ed è un segno di fiducia e di amicizia. Per Gesù tutti potevano avere la sua amicizia. Nessuno era escluso.

Gesù agiva mosso per la compassione di Dio. A tutti offre la sua amicizia e il suo perdono prima di convertirsi e di cambiare vita. È vero che non meritano il perdono di Dio. Nessuno lo merita. Ma Dio è così: misericordia, amore e per-dono. Era un messaggio unico pieno di compassione e di speranza. Ecco la sua passione per l’umanità.

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[1] Mc 1.15.[2] Ha usato indistintamente i termini “misericordia„ e “compassione». In genere, preferisco parlare di

“compassione, perché suggerisce la prossimità più forte (patire con quello che soffre). « Avere misericordia„ può far pensare ad un rapporto che si stabilisce con chi si trova più in basso.

[3] Lc 15, 11-32. È un errore chiamarla parabola del “figlio prodigo». La figura centrale è il padre. [4] TM 20, 1-15. È un errore denominarla parabola degli “gli operai della vigna». Il vero protagonista

è il proprietario della vigna. Possiamo chiamarla la parabola del “buon contraente, o del “patrono che ha voluto il pane per tutti».

[5] Lc 18, 10-14 a.[6] Levítico 19.2[7] Così appare nel Codice di santità (Levítico 17-26). [8] Lc 6, 30[9] I vangeli indicano costantemente che Gesù guariva “mosso da compassione». Usano il verbo

“splanchnízomai” che significa letteralmente che Gesù “le tremavano le viscere” quando vedeva soffrire gli ammalati.

[10] I vangeli non parlano di “pene” per i poveri che vivono di un lavoro duro. Si parla di “ptochoi”, i miseri che non hanno niente di che vivere.

[11] Lenski li chiama il settore “expendable”, i prescindibles, quelli che rimangono. [12] Lc 6, 20-21. Queste tre beatitudini provengono da Gesù. Questa versione di Luca, è più autentica di

quella di Matteo 5, 3-11, che gli ha dato un carattere più spirituale aggiungendo altre nuove.[13] Marcos 2.16; Fonte Q (Mateo 11.9 = Lucas 7, 34).

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LO ZELO IN P. JORDAN NELLE SUE ALLOCUZIONI

10 volte P. Jordan parla della Passione di Cristo come punto di riferimento e di meditazione.

12 volte appaiono i termini Passione e Passioni come punto di riferimento in senso negativo.

1 volta appare la Passione con un senso positivo di fare qualcosa e ben fat-ta.

1 volta appare il termine Compassionevole, parlando di Dio.

Quello che appare per primo in P. Jordan è lo zelo per le anime: la passione è come un fuoco ardente che bruccia tutto, purifica e mai si spenge.

4. “Pregate in modo speciale la nostra Mamma celeste che impetri a ciascuno di noi da Dio, vero zelo per le anime. Noi siamo chiamati ad operare per la salute delle anime. E come possiamo operare se non abbiamo zelo?” (P. Jordan Alocuciones, Trad. P. Luis Munilla junio 2006. Pg. 169.

“Zelo per le anime, dunque! Noi siamo chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo. Noi dobbiamo emergere per santità e sapere. Studiate per tutta la vostra vita!”.

“Chiedete dunque in questo mese di maggio alla Mamma celeste queste tre grazie: zelo per le anime, santità, scienza”. Idem p.169

P. Jordan presenta quello che per lui è la sorgente a cui si deve attingere il vero e genuino zelo per le anime:

5. “Per acquistare lo zelo per le anime dovete salire in cielo e scen-

dere poi nell`inferno e di nuovo su in cima al Calvario”.“Queste tre meditazioni debbono infiammare il nostro zelo”.

“Se guardiamo alla miseria del mondo, come migliaia e milioni vanno per-duti, allora sì che dobbiamo essere infiammati di zelo per le anime”.

Possiamo dire che il cuore di P. Jordan bruciava di zelo per la salvezza delle anime, e parlava di questa felicità sen-tita. Era veramente una fiamma immensa nel suo cuore, che

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partiva dalla meditazione delle sofferenze di Gesù, della sua passione.

7. “Lo zelo per le anime deve essere naturalmente accompagnato dalla prudenza”. “Lo zelo senza la prudenza fa solo danno. In un capitolo del 1899 il Fondatore tornò a parlare dello zelo per le anime e mostrò le vie per accender-lo.

8. “...se volete essere realmente attivi dovete allora avere un grande zelo per le anime”.

“Come posso io accendere lo zelo per le anime? La cosa più urgente è una fede viva. Poi la purezza del cuore. State ben attenti: zelo per le ani-me – purezza d`anima. Nell`altro caso si può essere anche zelo, ma c`è grande pericolo”.

“Un terzo punto per svegliare lo zelo per le anime è la meditazione, e, per primo, sul valore dell’ anima immortale”.

“Una spinta ulteriore ce la porta la meditazione della Passione di Cristo. Pensate quanto ha sofferto l’Uomo-Dio per le anime”.

“Infine ancora un mezzo per lo zelo delle anime: la preghiera. Pre-gate molto! Pregate con viva fede e con purezza di cuore. Pregate molto!”.

“Quanto dovreste sforzarvi per diventare veramente operai apostolici, pieni di zelo! Zelo per le anime dunque! E cercate di acquistarlo con ogni mezzo!”.

9. “L’ultima volta abbiamo parlato come si possa acquistare lo zelo per le anime. Oggi, a quello che ho già detto, aggiungo, che lo zelo per le anime si può anche acquistare con l’esercitarlo. Perciò se volete fortificare lo zelo per le anime, esercitatelo già adesso come potete. Per i più non è ancora possibile combattere a campo aperto, andare contro i nemici della salvezza, strappare al nemico le anime. Nonostante ciò, tutti avete più o meno occasione di esercitare lo zelo per le anime.

Innanzi tutto raccomando la preghiera. Per mezzo della preghiera voi potete adesso sviluppare un grande zelo per le anime, non solo nell’ambito del con-vento, ma fino ai confini della terra.

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Dapprima dovete esercitare lo zelo per le anime pregando per la Congregazione. Pregate ininterrottamente perchè la Congregazione raggiunga lo scopo che si è prefissa. Pensate quanto la Congregazione può fare per la glo-ria di Dio e la salute delle anime”.

“...pregate per i peccatori, per la conversione degli uomini. !oh, quanto po-tete già fare qui! Perciò pregate e nel vostro zelo usate ora queste armi....pregate per quelle anime che dovranno poi lavorare, soffrire e combattere”.

Tutto questo zelo e questa passione di P. Jordan si concre-tizza nell’ apostolato, si può dire che il suo zelo era uno zelo apostolico.

2. “Preparatevi perciò ed allenatevi nella meditazione del-la passione di Cristo. Prendete ivi forza e zelo per essere ca-paci di sopportare tutto per la gloria di Dio e la salute delle anime”.

3. “Perciò dobbiamo anche noi essere soprattutto costanti nelle sofferenze, pronti a bere il calice”.

“Volete dunque essere Apostoli? Dovete esser preparati ogni momento a vuotare questo quadruplo calice della sofferenza. Ed anche se tutti questi dolori dovessero cadere su di voi, non vi scoraggiate! – sopportate le sofferenze con lo sguardo rivolto a Colui per cui voi soffrite. Lottare e combattere come gli Apostoli”.

4. “Oh, potessimo noi imitarlo, per quanto è possibile, durante la prepara-zione dell’ apostolato, per rinfuocare l`ardore, per esser tutti infiammati dallo Spirito Santo”.

“...ognuno di noi deve ardere di fervore”.

“...il contemplativo serve affinchè veniate accesi dallo Spirito Santo. Io vor-rei dire: è il versare l`olio nella lampada che fa ardere e dare luce. E se manca quest`olio la lampada si spengerà. Fate tutto per imitare s. Giovanni, affinché tutti ardiate di Spirito Santo”.

“Il secondo punto è il far luce, il dare la luce. “sic luceat lux vestra coram hominibus” (Mt 5,16). Sì! Voi siete chiamati

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ad illuminare, mostrare al mondo la luce. Ognuno di voi deve illuminare per mezzo del buon esempio, è già nell`interno della Congregazione. Oh! Quanto bene può fare un religioso nel risplendere così! Se egli si mostra dappertutto un religioso veramente osservan-te. Con quanta potenza opera l`esempio! Lo sapete bene: “exempla trahunt”, “exem pla movent”, l`esempio trascina. Ciò è tanto impor-tante. L`esempio opera più delle parole”.

“Fate dunque in modo che di ciascuno di voi si possa dire che è una “lucerna ardens”, una lampada ardente per mezzo della sua os-servanza e del suo buon esempio. Un religioso così, fa riferimento alla luce vera, che è l’Uomo-Dio. Conduce a quello che il Battista indicava: Jesu Cristo”.

“Ognuno di voi è chiamato all`apostolato. Ognuno di voi è chiamato a far conoscere Gesù Cristo agli uomini. “Che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv. 17,3). Dovete dunque brillare con il buon esempio nel condurre gli uomini al Salva-tore Divino”. (P. Jordan Alocuciones, Trad. P. Luis Munilla junio 2006 pg. 254).

5. Noi dobbiamo far conoscere ai popoli il Salvatore del mondo: “Manifestare Dominun nostrum omnibus et ubique”. Dobbiamo metterci al suo seguito. Per fare questo è necessario soprattutto morire a noi stessi, distaccarci completamente dal mondo, unirci intimamente a Dio”.

“Se voi volete essere idonei al compito, se volete diventare apostoli, se volete operare grandi cose, diventate uomini di preghiera!”.

6. “La festa di domani (La Candelora) è dedicata all`amata Madre di Dio. Il vecchio Simeone rivolge la parola a Lei ed a Cristo lo chiama “Luce per illuminare le genti” (Lc. 2,32).

“Ed anche i Sacerdoti devono annunziare dappertutto il Salvatore, come luce per illuminare le genti, cosicchè Cristo sia veramente la luce.”

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PASSIONE e MISSIONEMirka Serra

Sii un vero apostolo di Gesù Cristo e non riposare finché tu non abbia portato la Parola di Dio

in tutti gli angoli del mondo; sii un vero araldo dell’Altissimo!

Circonvola la terra come un’aquila ed annunzia la parola di Dio! (DS I,182)

Introduzione

Padre Jordan aveva un temperamento determinato e dinamico, la sua pas-sione lo portava a mobilitare l’intero mondo cattolico con tutte le sue energie in modo tale che il Divino Salvatore potesse essere conosciuto e amato da tutti. Jordan voleva ispirare i cattolici con un senso missionario di responsabilità per la salvezza del prossimo.

“Quanto più si spegne il fuoco interiore tanto più si diven-ta sale scipito, che non vale più niente; crederemo di operare molto ma non si farà più nulla” .

I Salvatoriani di oggi sono chiamati ad essere gli annunciatori della speran-za, della gioia di Cristo Salvatore e non i tributari della “filosofia dell’appiatti-mento”.

“E’ di tanta importanza per la nostra santa vocazione essere pieni di zelo per le anime, che se non lo siamo non adempiamo il nostro compito.

Per acquistare lo zelo per le anime dovete solo salire in cielo e scendere poi nell’inferno e di nuovo su in cima al Calvario…

Aggiungiamo ancora una riflessione sulla miseria del mondo. Se guardiamo alla miseria del mondo, come migliaia e milioni vanno perduti allora sì che dobbiamo essere infiammati di zelo per le anime”

Il fondatore indica la via della missione colpendo nel segno, la sorgente a cui

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ogni anima nobile deve attingere il vero e genuino zelo per le anime.È necessario mettersi in viaggio, iniziare un nuovo modo di fare missione.E l’annuncio più forte è proprio questo: partire, iniziare.La missione Salvatoriana è un viaggio interiore che comporta un cambia-

mento radicale della nostra esistenza, i nostri occhi si trasformano, diventano sensibili all’altro, a chi ti passa accanto.

Per questo “missione” non vuol dire esclusivamente partire per l’Africa, o in altri luoghi (seppur con grande rispetto per chi decide di farlo), ma prima di tutto significa cambiare il nostro cuore, saper vedere è un dono che dobbiamo chiedere al Signore; perché i poveri esistono ancora e sono più numerosi di quello che si pensa. Ci vogliono occhi per guardare i poveri. “La povertà non è solo quella del denaro, ma anche della mancanza di salute, la solitudine affetti-va, l’insuccesso professionale, la disoccupazione … gli handicap fisici e menta-li, le sventure familiari e tutte le frustrazioni che provengono dall’incapacità di integrarsi nel gruppo umano più prossimo” .

Questi poveri ce li abbiamo sempre fra noi: sentiamo il loro fiato sul collo, sono i nostri amici, li chiamiamo per nome. Sono i “caduti fuori”. Come la frutta che, ai sobbalzi della strada, ruzzola per terra dal carretto e i ragazzi passano e la prendono a calci, divertendosi, finché si sfracella sul marciapiede.

Padre Jordan vuole che DOVUNQUE tu vada possa sentirsi il buon profumo di Cristo e che ti lasci scavare l’anima dalle lacrime dei poveri, di coloro che soffrono e INTERPRETI LA VITA COME DONO.

Il tuo cuore deve essere infiammato dell’amore di Cristo, solo così potrai aiutare gli sguardi di chi non riesce più a farti un sorriso.

La missione di padre Jordan attraverso lo sguardo di papa Giovanni Paolo II

“…Padre Francesco Maria della Croce Jordan, sulla cui tomba ho appena pregato: era pieno di devozione alla Madre di nostro Signore e di sollecitudine per Cristo e per la sua Chiesa. Furono proprio questa sollecitudine e questa de-vozione che spinsero Padre Jordan, di ritorno a Roma dopo un viaggio in Terra Santa, a pronunciare i voti religiosi con due altri sacerdoti e a prendere il nome di Francesco Maria della Croce. Nacque dunque la Società del Divin Salvatore che si è poi sviluppata portando l’opera di grazia del suo apostolato in ogni continente”.

Ora spetta a voi, cari fratelli e care sorelle, proseguire l’ope-ra di Padre Jordan che consiste nel far conoscere Cristo come Salvatore del mondo.

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Sì, alla vigilia del Terzo Millennio cristiano, gli uomini e le donne moderni hanno più che mai bisogno di questa conoscenza, di questa verità che li farà li-beri (cfr Gv 8, 32). «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3).

Attraverso la testimonianza del vostro impegno, attraverso l’esempio della vostra generosità e del vostro amore infiniti, come quelli mostrati da san Giu-seppe e dal vostro Fondatore, il mondo sarà liberato sempre più dal vincolo del peccato e della morte, il Vangelo verrà proclamato con maggiore entusiasmo e vigore, la fede aumenterà e la Chiesa stessa crescerà in santità e grazia. Questi sono i risultati certi di una vita spesa affinché gli altri abbiano fede e speranza.

Attraverso la sua potente intercessione prego affinché possiate continuare a recare una testimonianza fedele ed eloquente del carisma di Padre Francesco Maria della Croce ed essere pieni di intenso amore per Cristo e per la sua Chiesa e di grande devozione per la nostra Madre Beata!

Che la vostra vita di servizio generoso, in particolare fra i

giovani e nelle missioni, ispiri altri ad abbracciare la fede sem-pre più pienamente, cosicché possano ascoltare la Parola di Dio e osservarla (Lc 11, 28; cfr Mt 1, 24).

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI MEMBRI DELLA SOCIETÀ DEL DIVIN SALVATORE

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Grupo Internacional de Formación de la Familia Salvatoriana

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Venerdì, 19 marzo 1999 Jordan era sicuro che tutti i mezzi professionali fossero buoni per rafforzare

la fede nella gente, affinché tutti raggiungessero lo scopo ultimo: conoscere Gesù Cristo per sentire la presenza di Dio, che è Amore e Vita. Nella sua mis-sione apostolica in seno alla Chiesa e alla società, Padre Jordan sperava di coin-volgere anche i laici, considerandoli collaboratori di pari diritto e livello. Queste sue convinzioni hanno generato lo spirito dell’universalità che contraddistingue tutti i Salvatoriani (con questo nome vengono chiamati sia i membri religiosi che quelli laici, cioè tutti gli appartenenti alla Famiglia Salvatoriana).

La passione-missione e la misericordia

Voi siete chiamati, la Congregazione è stata chiamata ed eletta per tirar fuori dal fango del peccato tanti uomini, per portare tanti infedeli alla luce della fede.

Voi dovete essere una grande e santa falange, una schiera di soldati voluta da Dio che dia con gioia tutta la propria vita per la sua gloria e per guadagnare anime a Cristo.

Per Padre Jordan, Gesù vuole essere seguito solo da persone decise a tutto, capaci di una costanza che non molla di fronte a qualsiasi ostacolo, ma nello stesso tempo rifiuta di giudicare e condannare coloro che non lo ricevono. Pas-sione e misericordia saranno la guida per il suo apostolato per tutta la sua vita.

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APOSTOLATO

Page 38: La passione in P. Jordan

Come ci comportiamo noi cristiani contemporanei rispetto a questo messag-gio?

Ci sentiamo messi in discussione da chi rifiuta messaggi in cui crediamo, ma certi atteggiamenti indicano sia la debolezza delle nostre convinzioni che la determinazione di attuarle.

Le negazioni ci fanno paura, quando siamo poco convinti.Il rifiuto delle persone ci mette a disagio, quando ci accorgiamo che nel no-

stro intimo potrebbe trovare notevoli spazi.Condannare diventa una difesa, un modo di rinnegare dubbi e contraddizioni

che ci portiamo dentro.La passione di Padre Jordan per l’ amore di Cristo è totalizzante … diventa

completa disponibilità della persona sia fisica che spirituale.Gesù chiede a chi lo segue la sua stessa disponibilità.

Passione-missione e accoglienza

“Preghiamo affinché tutti possano bruciare di carità, possa-no dare la loro vita per te e per la tua gloria amen”

Si crede che la strada della tolleranza diventi strada al qualunquismo e di indifferenza; si crede che la strada dell’amore parti da una specie di agnostici-smo.

L’atteggiamento preso da p. Jordan è proposto dal Vangelo e attuato da Gesù e non ha nulla a che vedere con queste deformazioni; non si tratta di rinunciare ad individuare ingiustizie o rinunciare a combattere, anzi. Si tratta di fare scelte ben precise, anche nel modo di condurre la battaglia per il Regno di Dio; scelta della proposta della fedeltà personale, scelta di tolleranza e cordiale apertura verso chi non ce la fa, ma anche verso chi nega e rifiuta, per testimoniare anche in questo , senza reticenze e timori che la verità ci rende liberi, non le nostre impostazioni.

Passione- missione e universalità

“La congregazione non è destinata per l’Italia o la Germania, ma per tutti i paesi.Ed ognuno ha il suo compito, il dovere di collaborare secondo questo spirito alla diffusione.

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Da noi nessun popolo è escluso. Ed è nello spirito della Con-gregazione che la gente di ogni Nazione sia accettata”

Il fondatore ci teneva tanto ad inculcare ai suoi figli lo spirito di universalità.

La sua congregazione doveva essere per tut-ti i popoli e tutte le nazioni.

Essa doveva in questo modo e, con tutti i mezzi che ispira l’amore di Cristo, lavoratore per gli interessi della chiesa.

Ovunque la chiesa abbia bisogno di lavoro e di forze ausiliarie i suoi figli devono attaccare con le loro possibilità.

Questi pensieri sull’universalità il fondatore li lasciò a noi come suo testamento.

Per onestà, conoscendo l’ambiguità che ci avvolge, ogni nostra parola od azione..“Interiormente liberi, desiderosi della nostra e altrui liberazione da ogni costrizione

per un adesione pienamente cosciente al signore, possiamo riprendere alcune espressioni di Gandhi: Avevo gettato da parte la spada, non posso offrire nulla , eccetto la coppa dell’amore a coloro che mi si oppongono.

Offrendo questa coppa dell’amore a coloro che mi si oppongono.Non posso pensare ad inimicizie tra uomo e uomo ma vivere in piena universalità

con tutti gli uomini”.

La strada il luogo degli uomini di strada dal volto di Gesù

La strada è il luogo in cui sento più forti le parole di padre Jordan.I luoghi dell’abbandono fanno girare quasi sempre lo sguardo…I loro cuori sono sull’orlo dell’abisso, vagano nel buio senza che all’oriz-

zonte si intraveda alcun bagliore. Ma nello stesso tempo si espongono al cam-biamento, e ritornano alla Vita, là dove la luce del Sole brilla più forte e riscal-da un’esistenza che stava per spegnersi.

Sono persone che non ce la fanno più, annientate dalla droga e stufe di avere

come compagni di sopravvivenza espedienti, delinquenza e soprattutto tanta, tanta sofferenza, persone sole abbandonate, senza una speranza .

L’incontro con un volontario diventa l’inizio di un possibile quanto tortuoso cammino verso quella tanto famoso ritorno alla “normalità” che però ingiusta-mente ben pochi hanno visto.

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Ma è solo incontrando le Persone, le loro storie, i loro desideri e le loro emo-zioni che si può comprendere un fenomeno assurdo come quello della solitudine del vivere per strada. È solo mettendo in gioco e smentendo le proprie “pre-comprensioni”, spesso veri e propri pregiudizi, nei confronti di questi esclusi della società che si può cercare di dare loro una via di speranza.

E allora scopri che ogni volto non è la colpa che ha commesso, le scelte sba-gliate che può aver fatto ma un’umanità che ha solo una gran voglia di tornare a vivere.

Daniele, amico di strada , ci ha accolto con queste parole: “Cosa siete venuti a fare? Non mi va che siete qui, se volete vedere gli ‘animali’ potete andare allo zoo”. Al momento mi sono sentita una reietta, ho provato una rabbia immensa e un senso di nullità. Grazie Daniele! Perché mi hai spalancato il cuore, perché mi hai messo alla prova, perché mi hai permesso di far parte della tua vita anche solo per poche ore. Da quel momento ho capito che “l’esperienza della solitu-dine” non è la causa iniziale di un disagio, ma l’espressione finale di uno stato di profondo malessere esistenziale. Ed è stato stupendo ritrovarsi il venerdì suc-cessivo , a condividere insieme il suo dolore ma anche le sue speranze e il suo impegno nel tentativo di cambiare; nel contempo anche lui ha saputo ascoltare i miei giovani sogni, le mie motivazioni e mi ha dimostrato quanta sensibilità necessita la Vita altrui.

Noi però, società che esclude, togliamo loro ogni giorno un pezzo della le-

gittima possibilità di rivincita che hanno diritto ad avere. Escludiamo, rinchiu-diamo, etichettiamo … priviamo la vita altrui.

Sono gli uomini di strada che ti trasmettono la logica del Vangelo, che ti fanno vedere quel Dio crocifisso che è anche il Dio della Vita.

Ed è stata un uomo come padre Jordan , all’apparenza fragile, un esempio concreto di una vita cristiana vissuta in pienezza. “Bisogna far strada ai poveri senza farsi strada ” Lavora ogni giorno in silenzio, con dedizione e passione, voglia ed entusiasmo ma non nel silenzio poiché si fa anche voce dei bisognosi e dei desideri di queste persone, denunciando queste estreme situazioni di sof-ferenza ed essendo una presenza scomoda.

Questi incontri sono testimonianze di Dio e, trasmettono un grande insegna-mento che sta andando perduto in mezzo a troppa superficialità: la Persona è relazione, attenzione, cura, amore, reciprocità, dono; ciò non significa altro che farsi prossimo, sentirsi mossi a com-passione.

Abbiamo bisogno di far ritorno all’Umano, al cuore dell’Essere vivente. In fondo solo Dio è Onnipotente, noi siamo solamente un’Opportunità.

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Quindi non si tratta di salvare nessuno ma solo di concedere un’Opportunità di vita – che è poi un’Opportunità d’Amore.

Ci siamo talmente abituati alla debole luce delle lampadine che non siamo più in grado di reggere la bellezza della luce del Sole; rischiamo, se non lo sia-mo già, di diventare “dipendenti” del troppo benessere e disinteresse, lasciando che su tutto si depositi uno strato di noia e di ‘fatica di vivere’ per cui l’ oggi e il domani sembrano senza prospettive... sempre uguali a se stessi. I filosofi esistenzialisti hanno descritto benissimo questo stato d’animo: l’ inaridimento del cuore e del desiderio. Questa nostra ‘dipendenza’ non ci permetterà di avere mani pronte a sporcarsi, occhi per vedere e orecchie per ascoltare chi sta lan-ciando l’ultimo, tragico grido di vita e di desiderio di vivere.

Dobbiamo continuare a credere e a lottare per far riemergere le potenzialità

presenti in ogni uomo. Diamo ogni giorno il nostro Sì alla Vita, all’appello della speranza e della dignità e anche la vita

La missione di tutti i giorni - La semplicità della mia vita

Testimonianza volontario Caritas:

“Il termine semplicità racchiude in se molteplici aspetti e, soprat-tutto, risulta estremamente complesso riuscire a focalizzare l’atten-zione su cosa nella mia vita di tutti i giorni può essere considerato semplice.

Le mie giornate hanno ripreso il ritmo consueto, anche se non mancano pause e momenti per pensare, per riflettere, per pro-grammare. Anche solo leggendo un libro o ascoltando musica. Sono le solite cose, ma è forse questa la semplicità?

E’ l’estrema semplicità dei modi e dell’agire, e’ la naturalezza, la capacità di fare cose belle e importanti con l’apparente semplicità con cui altri si bevono un caffè. L’ apparente non curanza con cui si passa dalla dimensione delle fatiche, dei “no” che alle volte gridiamo al mon-do che ci circonda con il corpo, con la mente e con la voce, dei rifiuti di certe situazioni e persone per arrivare alla dimensione dell’ascolto, della “compassione”, dell’accettazione, del “si” all’altro, al nuovo e al diverso. E poi si arriva con semplicità alla dimensione della lotta, del-

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la profonda volontà di permeare le mollezze, le debolezze della volon-tà e dello spirito con la testimonianza, con la proposta, con il “fare”, che non sarà la soluzione di tutti i mali, certo, ma che e’ comunque stimolo forte e indimenticabile per chi sta attorno e non si limita a lasciarsi vivere.

La semplicità consente di coltivare le “cose” più importan-ti: l’amicizia e gli affetti, le uniche in grado di scaldare il cuo-re, di dare senso alle giornate, di dare pace vera. E con ciò, da una parte accontentandosi, dall’altra gustando veramen-te le cose importanti della vita, si può addirittura essere felici. Sovente siamo tormentati da uno stato di inappagamento.

Si è al lavoro e si spasima per il riposo, Alla radice c’è l’incapacità di comprendersi, di accettarsi, di convivere con i limiti della vita. Il desiderio di pienezza e di infinito è connaturato con l’uomo ed è posi-tivo, ma guai quando è vissuto con recriminazione, con ansia, con la volontà di avere tutto e subito.

Il realismo paziente, la costanza fedele, l’esercizio severo sono antido-ti preziosi, anche se non facili, specie nella nostra società che illude con gli “specchietti colorati” della pubblicità e della vita facile. La vita d’oggi è dominata dalla fretta, dall’agitazione, non raramente dalla nevrosi.

E’ una vita distratta, dimentica degli interrogativi fondamen-tali sulla vocazione, la dignità, il destino dell’uomo. Al contrario chi è emarginato dentro di sé nonostante tutto è in grado di co-gliere bene la superiorità dell’”essere” sul “fare” e sull’”avere”, è l’età della contemplazione, della responsabilità, della non-ricer-ca del potere, della prudenza di giudizio, della pazienza, dell’in-teriorità, del rispetto della creazione, dell’edificazione della pace. Ecco che le “Vite di scarto” come le definisce un sociologo, pensatore Zygmunt Barman, (ascoltato in un sua conferenza seguita a Manto-va con il mio amico sacerdote Bruno), coloro, che siano essi rifugiati, immigrati, carcerati, o semplicemente disoccupati, non riescono più a riconnettersi alla società, a riciclarsi.

Per finire come scarti da gettare. In una società che, tramite le isti-

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tuzioni e la collaborazione degli attori sociali, non riesce (o non vuole) esercitare più il controllo sociale ed economico, ed è invece tutta tesa al più facile controllo del terrore, per cui il “non verificarsi” del terro-re, dell’attentato diventa notizia, testimoniando la profonda insanità del nostro modello.

Ma dopo tutti questi pensieri, alcune volte credo anche confusi, mi chiedo dov’è la mia semplicità?

Dentro di me istintivamente, subito sono riuscito ad associarlo esclusivamente al mio servizio notturno della Caritas …

Ma perché???

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Forse perché la mia vita quotidiana si riempie di semplicità tutti venerdì sera suscitando in me una quantità davvero incredibile di emozioni. Gli incontri che faccio ogni venerdì sono il fulcro vivo di una testimonianza unica di prossimità e di compassione con gli emar-ginati, con gli ultimi, con i reietti di questa società competitiva, di-sumana, spietata: i tossicodipendenti, extracomunitari, i pensionati soli, gente della strada.

Tutte persone oltre i margini, oltre i confini, esclusi, stranieri ovun-que, tutte persone che idealmente e non solo idealmente cerchiamo di portare all’attenzione i chi osserva il nostro operato.

Il nostro semplice agire porta a chi osserva un altro sguardo… al-cune volte di perplessità… altre ancora di meraviglia… se non altro ne impedisce la rimozione, l’oblio.

Una grande opera di giustizia, nella quale non si e’ certo impegnati da soli. Mi vengono in mente subito molti volti, suore, laici, francesca-ni, sacerdoti del seminario lombardo, amici, fra gli altri, che collabo-rano, che aiutano con l’azione, con la parola e anche, naturalmente, economicamente, fino al mio particolare responsabile che tutti chia-miamo il “mitico Renato”.

Un uomo che ha costituito con il tempo la Caritas della notte, un servizio silenzioso, quasi inesistente e fastidioso, è da sempre il fon-datore o almeno promotore forte, costante, instancabile del nostro gruppo.

Negli anni questo servizio è diventata la mia parte di vita semplice, fatta di momenti d’incontro in cui puoi stare un’intera serata a parla-re di situazioni estemporanee fuori dal comune!!!

La stazione Tiburtina per me non è il luogo della partenza … ma un luogo di ritrovo non solo per l’incontro con gli altri ma soprattutto

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Page 45: La passione in P. Jordan

con me stesso!!!.

Dannati della disperazione si trovano nelle stazioni. Lì tra il frago-re dei treni e la frettolosa indifferenza della gente che parte, molti ci hanno fatto la tana dove dormire.

Quasi sempre in gruppi mai da soli, forse per difendersi meglio in

caso non raro di aggressioni, o forse anche per sentire di meno la so-litudine che spesso è il loro nemico maggiore.

L’area della stazione Tiburtina è diventata la casa di un grande nu-mero di senza tetto. Molti sono italiani che cercano di sopravvivere in ogni modo alla povertà che li distrugge. Insieme a loro vivono anche diverse famiglie di extracomunitari irregolari.

Quello che ci colpisce di più è la presenza di molti bambini, che spesso si confondono tra i viaggiatori e vivono situazioni che non do-vrebbero neppure immaginare; piccole vittime di un carnefice chia-mato indifferenza.

Insieme a loro troviamo anche tante ragazze che vengono dall’Eu-ropa dell’est, sognando magari una vita migliore e che invece si ri-trovano a fare il mestiere più antico del mondo. Sono tutte graziose, alcune molto giovani e negli occhi hanno racchiuso il dolore per il loro dramma quotidiano.

Ci sono anche tossicodipendenti; alcuni vivono in piccole baracche costruite nei pressi dei pilastri della tangenziale, dove consumano la loro dose quotidiana di infelicità. Stranieri di nazionalità rumena e polacca, che, come ci racconta qualche ferroviere, dormono all’inter-no di un vecchio vagone.

Alcune volte continuando il giro arriviamo fino alla stazione Ostien-

se. Lì circa settanta stranieri provenienti dal Nord Africa o dalla Po-lonia trascorrono le notti su cartoni sistemati sul piazzale d’ingresso, mentre l’air Terminal è frequentato da alcuni tossicodipendenti; due

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diverse povertà, unite però in fondo dalla stessa sofferenza e… dallo stesso isolamento.

La mia vita in sintesi appare più vera e semplice solo abbracciando uno di questi miei amici, che danno senso alla mia esistenza piena di momenti inutili!!!!

Grazie amici per la vostra vita semplice !!!!”

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Page 47: La passione in P. Jordan

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Preghiere

Cristo abbi pietà di noi

Quando la stanchezza e la routineraffreddano il primo entusiasmo

della nostra vita salvatorianae la fraternità si perde

in mezzo a problemi inutili,Cristo, abbi pietà di noi!

Quando il grido della genteNon ci permette di ascoltare la voce dei poveri,

degli emarginati, degli ammalati,di chi soffre e cammina nella solitudine

Cristo, abbi pietà di noi!

Quando la pesantezza dell’attesapretende di spengere la fiamma della fede

e di far sparire ogni speranzadel Regno di Dio che un giorno si è pensato possibile

e al quale ci siamo consacrati assolutamenteCristo, abbi pietà di noi.

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Vieni amore compassionevole di Padre

Dio nostro Signore Gesù Cristo

Dio Salvatore

Dio liberatore

Dio nostro

Padre buono e pieno di misericordia,

apri i nostri cuori inquieti

al soffio rinnovatore e bruciante del tuo Spirito,

che metta nelle nostre labbra la vera preghiera,

e nelle nostre mani sconcertate

la forza del tuo amore compassionevole di Padre.

Donaci il tuo Spirito

che ci insegni ad ascoltarti

nel silenzio, nel Rumore

del nostro lavoro apostolico

e nelle nostre luci e ombre.

Donaci, Padre compassionevole,

lo zelo per la causa del tuo figlio,

ogni mattina o ogni tramonto

ogni giorno e sempre.

Amen

Page 49: La passione in P. Jordan

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Che altro è passione se non cercarti!

Tu, solo tu sei passione,tu solo tu sei amore vero!

Donaci la grazia come per Jordan,della passione,

la forza e l’ energia,di donarci con la tua passione,

per far conoscere al mondoTe, unico solo Dio.

Signore mio Dio,io ti cerco,

che altro è Passionese non cercarti!

Quando incontro una passione,incontro il tuo amore,

la tua passione, la tua grazia,e mi riempio di gioia!

Signore donami la grazia di amare sempre,nella tua passione.

Amen

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Page 51: La passione in P. Jordan

PRIMA PARTE La passione di Jordan attraverso la sua perso-nalità, la sua storia ed il suo diario spirituale.

schede: A/1 - A/2 - A/3

SECONDA PARTE

Passione in P. Jordan come zelo apostolico.

schede: B/1 - B/2

TERZA PARTE

Passione e missione.

schede: C/1 - C/2 - C/3 - C/4 - C/5

SCHEDA A/1

Padre Jordan umano e divino (pag. 2)

Il Signore entra nella nostra storia umana, fatta di debolez-ze, fragilità e anche di gioie. Ma Lui ci incontra soprattutto nella nostra fragilità umana, come è stato per Jordan.

Ci sono molti segni della sua presenza, ma solo gli occhi della fede ce li fanno riconoscere.

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SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

Page 52: La passione in P. Jordan

RIFLESSIONE PERSONALE

- Attraverso questo paragrafo rifletti sulla tua posizione nel cammino verso la santità.

- Quale è la tua esperienza?

- Hai avuto esperienze forti dove hai sperimentato la Grazia di Dio nella tua vita?

- Come hai reagito? Cosa è cambiato?

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Condividere le riflessioni personali e nutrirsi nello scambio di esperienze.

CONCLUSIONE

- Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisione? Abbia-mo cambiato qualcosa in noi?

- Il lavoro ci ha suscitato nuove consapevolezze, nuove intenzioni?

- La nostra motivazione è aumentata?

- Stare insieme incoraggia e aumenta la nostra passione?

SPUNTI BIBLIOGRAFICI PER L’APPROFONDIMENTO

1. Diario Spirituale

IL TUO APPROFONDIMENTO

(inviare via e.mail: [email protected]

oppure per posta a: Cascada Circonvallazione Gianicolense 22 sc.B int.8 - 00152 Roma.

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Page 53: La passione in P. Jordan

SCHEDA A/2

Il carattere di Padre Jordan alla luce dello studio grafologico (pag.3)

Padre Jordan oltre ad essere molto intuitivo e profondo, era dotato di un forte potere introspettivo e di discernimento, una grande capacità di ascol-to e sempre alla ricerca dell’essenzialità in tutto. Con una appassionata ricerca della verità emergente nella sua sicurezza e volontà, nella sua chia-rezza e fermezza. Inoltre con una grande ricchezza di sensibilità spirituale, una grande capacità di ideali e di forti tendenze mistiche.

RIFLESSIONE PERSONALE

Davanti alla forte personalità di Jordan, possiamo cogliere tutte le carat-teristiche di un fondatore. A tutt’oggi Jordan rappresenta un buon modello di formatore; immagina di incontrarlo in questo momento della tua vita, quali tue caratteristiche condivideresti con lui e quale consiglio potresti chiedergli per la tua vita oggi?

Quale è la tua esperienza rispetto alla ricerca dell’essenzialità?

Quale è il rapporto con i tuoi ideali?

Ti ritieni spiritualmente sensibile?

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Condividere le riflessioni personali e nutrirsi nello scambio di esperien-ze.

CONCLUSIONE

Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisione? Abbiamo cambiato qualcosa di noi?

Il lavoro ci ha suscitato nuove consapevolezze, nuove intenzioni?La nostra motivazione è aumentata? Stare insieme incoraggia e aumenta

la nostra passione?

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Page 54: La passione in P. Jordan

SPUNTI BIBLIOGRAFICI PER L’APPROFONDIMENTO

- Elementi caratteriali di Padre Jordan dall’analisi grafologica “Istituto Moretti”, Università Urbino 2005

- Diario Spirituale

IL TUO APPROFONDIMENTO

(inviare via e.mail: [email protected]

oppure per posta a: Cascada Circonvallazione Gianicolense 22 sc.B int.8 - 00152 Roma.

SCHEDA A/3

Diario Spirituale di P. Jordan e la sua storia (da pag. 4 a pag. 17)

Nel diario spirituale di p. Jordan riusciamo a percepire tutte le lotte uma-ne della sua vita, le sue preoccupazioni, le sue vittorie, la sua pace, la sua passione e la sua spiritualità. Inoltre troviamo anche preziose riflessioni sul-la Bibbia e su numerosi autori spirituali, che lesse con molta profondità.

RIFLESSIONE PERSONALE

Leggi e rifletti sulle allocuzioni riportate in queste pagine, scegline due che più corrispondono oggi alla tua vita, o che ti fanno riflettere maggior-mente.

Scrivi una tua allocuzione che faccia percepire la tua vita umana e spiri-tuale di oggi.

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Condividere le riflessioni personali e le allocuzioni personali per nutrirsi nello scambio di esperienze.

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Page 55: La passione in P. Jordan

CONCLUSIONE

Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisione? Abbiamo cambiato qualcosa di noi?

Il lavoro ci ha suscitato nuove consapevolezze, nuove intenzioni?

La nostra motivazione è aumentata? Stare insieme incoraggia e aumenta la nostra passione?

SPUNTI BIBLIOGRAFICI PER L’APPROFONDIMENTO

1. Diario Spirituale2. Elementi caratteriali di Padre Jordan dall’analisi grafologica “Istituto

Moretti”, Università di Urbino 20053. Luis Munilla SDS, Diario Espiritual - Francisco Jordan, Caracas Madrid

Santa Fe de Bogotà 1996

IL TUO APPROFONDIMENTO

(inviare via e.mail: [email protected]

oppure per posta a: Cascada Circonvallazione Gianicolense 22 sc.B int.8 - 00152 Roma.

SCHEDA B/1

Gesù è stato il primo testimone della compassione di Dio (da pag. 19 )

La passione della vita di Gesù è stata la misericordia che ma-nifesta il volto pieno della bontà di Dio. Era quello che il profeta galileo diceva quando annunciava un avvenimento nuovo: il re-gno di Dio, cuore del suo messaggio e della passione che animó la sua vita. E’ questo Gesú Salvatore compassionevole e mise-ricordioso che p. Jordan seguiva con tutta la sua esistenza per farlo conoscere alle genti.

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RIFLESSIONE PERSONALE

Leggi con attenzione i paragrafi seguenti: Dio é compassione, siate com-passionevoli come il vostro Padre é compassionevole, e la testimonianza della compassione di Dio.

-Come l’ha attuata Gesù?

-Hai sperimentato nella tua vita la compassione: quando, come, per-ché?

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Condividere in gruppo le tue riflessioni personali.

CONCLUSIONE

Hai trovato in p. Jordan una compassione per le genti simile a quel-- la di Gesù?

- Puoi identificare o ricordi alcune parole di p. Jordan che si referisco-- no a questa compassione?

- Che sentimenti nuotano nel tuo cuore e nella tua mente dopo que-- sta riflessione?

APPROCCIO BIBLIOGRAFICO PER APPROFONDIRE

Lc. 15, 11-32Mt. 20, 1-15Diario Spirituale

IL TUO APPROFONDIMENTO

(inviare via e.mail: [email protected]

oppure per posta a: Cascada Circonvallazione Gianicolense 22 sc.B int.8 - 00152 Roma.

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Page 57: La passione in P. Jordan

SCHEDA B/2

Lo zelo di P. Jordan per le anime

Quello che appare per primo in p. Jordan è lo zelo per le anime: la passione è come un fuoco ardente che brucia tutto, purifica e mai si spegne. Possiamo dire che il cuore di p. Jordan bruciava di zelo per la salvezza delle anime, e parlava di que-sta sentita felicità. Era veramente una immensa fiamma nel suo cuore, che par tiva dalla meditazione delle sofferenze di Gesù, della sua passione.

RIFLESSIONE PERSONALE

- Senti nella tua vita questo zelo per annunciare Gesù Salva-tore alle genti?

- Seguire Gesù Salvatore è il centro della tua vita?

- Come si manifesta questo concretamente nella tua esperienza quoti-diana?

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Ascolta cosa pensano e dicono gli altri e manifesta la tua esperienza.

CONCLUSIONE

- Dopo questa riflessione e condivisione ci sentiamo con vero fuoco den-tro, simile a quello di p. Jordan?

- È cresciuta la mia coscienza salvatoriana di “accendere lo zelo per le anime”?

- Mi sento con coraggio di diventare un instancabile apostolo della bontà e della compassione di Dio in questo momento e dentro questa socie-tà?

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Page 58: La passione in P. Jordan

APPROCCIO BIBLIOGRAFICO PER APPROFONDIRE

- Diario Spirituale- Alocuciones del p. Jordan

IL TUO APPROFONDIMENTO

(inviare via e.mail: [email protected]

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SCHEDA C/1

Passione e Missione - Un fuoco per le anime del mondo

Padre Jordan aveva un temperamento determinato e dinamico, la sua pas-sione lo portava a mobilitare l’intero mondo cattolico con tutte le sue ener-gie in modo tale che il Divino Salvatore potesse essere conosciuto e amato da tutti. Padre Jordan voleva ispirare i Cattolici con un senso missionario di responsabilità per la salvezza del prossimo.

“Quanto più si spegne il fuoco interiore tanto più si diventa sale scipito, che non vale più niente; crederemo di operare molto ma non si farà più nulla”

RIFLESSIONE PERSONALE

L’opera più preziosa per padre Jordan, fu la costruzione di anime aposto-liche, capaci di condividere il proprio fuoco interiore per la salvezza delle anime di tutti i fratelli.

- Vi è in noi tanto amore di Dio da desiderare che questo Dio sia conosciuto e amato?

- Sentiamo nel nostro cuore le due fiamme ardenti; l’amore per Dio e per le anime?

- Hai avuto un ‘esperienza, in cui hai percepito di possedere un fuoco interio-re, capace di innamorarsi di Cristo al punto di “evangelizzare tutte le genti”?

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Page 59: La passione in P. Jordan

- Il fuoco dell’anima è un grande dono, ma non è tuttavia disgiunto da un impegno di lotta personale.

Questa fiamma crescerà se so entrare nel profondo amore di Dio, attra-verso la S. Eucarestia e se mi incammino di preghiera intima e personale verso la strada della verità del cuore,.

San Paolo in una sua preghiera invocava così Gesù:

“Gesù Maestro, accendete in me il fuoco del vostro Cuore,una fiamma pura, non fumosauna fiamma che consumi tante piccole e basse tendenze una fiamma che illumini e riscaldi,con la luce tranquilla,con calore dolce e crescente.”

Hai mai sperimentato, nei momenti di preghiera di sentirti in piena co-munione con Dio?

CONDIVISONE DI GRUPPO

Condividere le riflessioni personali e nutrirsi nello scambio di esperienze

CONCLUSIONE

Il fuoco di padre Jordan per la conversione delle anime non si spense mai, questo grazie alla sua vita di preghiera e ed ad una lunga esperienza sul “campo”: acquisita in anni di servizio al Regno di Dio, di fatiche senza rispar-mi, di amore forte per i fratelli, di una vita totalmente spesa per la Gloria di Dio e la pace degli uomini.

Il fragile e infaticabile padre Jordan nell’insieme della sua esistenza fu la personificazione dello zelo apostolico.

Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisione?SPUNTI BIBLIOGRAFICI PER L’APPROFONDIMENTOLa voce di padre Jordan

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Page 60: La passione in P. Jordan

SCHEDA C/ 2

Passione e Missione e la Misericordia - Un fuoco per le anime del mondo

Per padre Jordan, Gesù vuole essere seguito solo da persone decise a tutto, capaci di una costanza che non molla di fronte a qualsiasi ostacolo, ma nello stesso tempo rifiuta di giudicare e condannare coloro che non lo ricevono. Passione e misericordia saranno la guida per il suo apostolato per tutta la sua vita.

“Quanto Voi siete chiamati, la Congregazione è stata chiamata ed eletta per tirar fuori dal fango del peccato tan-ti uomini, per portare tanti infedeli alla luce della fede.

Voi dovete essere una grande e santa falange, una schie-ra di soldati voluta da Dio che dia con gioia tutta la propria vita per la sua gloria e per guadagnare anime a Cristo” .

RIFLESSIONE PERSONALE

Gesù non chiede mai: «Da dove vieni?», ma sempre: «Dove vuoi anda-re?».

Non ti giudica, ma ti ama e ti propone il cammino di Vita... Ecco perché Gesù non ti giudica in quanto persona ma ti ricorda sempre

ciò che sei e ciò che puoi diventare; questo non per costrizione ma con una proposta... “se vuoi..”. Noi siamo spesso ben più puristi di quanto dovremmo scandalizzandoci del peccato altrui, e, quel che è più grave, soprattutto del nostro. In tal modo infatti (non perdonandoci, non accogliendo il perdono di Cristo) annulliamo la capacità di giudizio ma purtroppo non la posizione di Gesù. “Se aveste capito cosa significa - Misericordia Io voglio - “ ricorda Gesù ai farisei ... Ma cos’è la misericordia? E’ un atteggiamento da deboli, da sconfitti come ci hanno ricordato continuamente i maestri del sospetto? In ebraico la misericordia si esprime con un termine “HESED” che significa vi-scere d’amore per spiegare l’amore di Dio per l’uomo a partire dall’analogia dell’amore viscerale, unico e materno, della madre per il proprio figlio. Ecco Dio ti ama così, qualunque cosa tu abbia compiuto, nei fatti o nelle omissio-ni. Dio chiama per nome il peccato, quella strada e quella scelta maligna che hai percorso ma ti ricorda che tu sei ben più prezioso di qualunque peccato.

- Come ci compor tiamo noi cristiani contemporanei rispetto a questo messaggio di misericordia?

- Quante volte abbiamo rifiutato i messaggi di misericordia di

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Page 61: La passione in P. Jordan

Dio, o non siamo stati capaci d’interpretarli?

- Siamo misericordiosi verso il prossimo come Gesù fa con noi?

- Hai avuto esperienze for ti dove hai sperimentato la misericor-dia di Dio nella tua vita?

- Come hai reagito?

CONDIVISONE DI GRUPPO Condividere le riflessioni personali e nutrirsi nello scambio di

esperienze

CONCLUSIONI

Dio è misericordia nella sua stessa essenza, nello stesso •modo in cui è amore. E come il sole non può non illumi-nare, perché è la sua stessa natura, così Dio è infinita misericordia.

La natura propria di Dio è quella di un amore infinito che •è sempre pronto e desiderosissimo di riversare tutte le proprie tenerezze sui miseri. E noi, dobbiamo aver consapevolezza di essere dei po-veri e dei miseri. Il raggio sa di non aver alcun diritto dinanzi al sole. Tutto quello che ha lo riceve da lui. Se potesse rivolgersi al sole, gli direbbe che lui esiste per la misericordia sua. E così siamo noi rispetto a Dio.

E la sua misericordia è davvero grande se si pensa che •queste per fezioni le comunica a persone di cui sa in an-ticipo che non ne useranno nel migliore dei modi e che tante volte le rifiuteranno e disprezzeranno.

“Tutto quello che siamo lo dobbiamo a Lui in quanto è •Creatore nostro”

“E così in ogni opera di Dio appare la sua misericordia •come sua prima radice... La misericordia di Dio ci ricorda è la seguente: se sono grandi i nostri peccati, ancor più grande è la sua miseri-cordia.

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Page 62: La passione in P. Jordan

Se siamo stati creati ad immagine di Dio e se siamo di-•ventati con la grazia suoi figli, troveremo la nostra fe-licità e la nostra realizzazione nell’imitarlo. E allora si capiscono meglio quelle altre parole del Signore: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36).

La preghiera serve a plasmare gli affetti, l ’ invocazione •della divina misericordia ci sollecita a conformarci ai sentimenti di Dio e a usare misericordia con tutti. Il Signore stesso ci ammonisce che se non usiamo mi-sericordia al nostro prossimo, come è avvenuto nel caso del servitore che non ha usato misericordia ad un altro servitore come lui che gli doveva qualcosa, non userà misericordia neanche con noi (cfr. Mt 18,23-35).

“Le grazie della Mia misericordia si attingono con un •solo recipiente e questo è la fiducia. Più un’anima ha fiducia, più ottiene. Sono di grande confor to per Me le anime che hanno una fiducia ill imitata, e su tali ani-me riverso tutti i tesori delle Mie grazie. Sono conten-to quando chiedono molto, poiché è Mio desiderio dare molto anzi moltissimo .

L’anima che confida nella Mia misericordia è la più feli-•ce, poiché io stesso ho cura di lei Nessun’anima, che ha invocato la Mia misericordia, è rimasta delusa né con-fusa. Ho una predilezione par ticolare per l’anima che ha fiducia nella Mia bontà”

Gli atti di carità e di misericordia verso il prossimo co-•stituiscono una condizione necessaria per ricevere le grazie.

La misericordia di Dio scaturisce dal profondo dei cuori •pieni di sofferenza, di apprensione e di incer tezza, ma nel contempo in cerca di una fonte infallibile di speran-za. Con gli occhi dell’anima desideriamo fissare gli occhi di Gesù misericordioso per trovare nella profondità di questo sguardo il riflesso della sua vita, nonché la luce della grazia che già tante volte abbiamo ricevuto, e che Dio ci riserva per tutti i giorni e per l’ultimo giorno.

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Page 63: La passione in P. Jordan

Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisio-ne e le conclusioni?

Abbiamo cambiato qualcosa di noi rispetto alla misericordia?

SPUNTI BIBLIOGRAFICI PER L’APPROFONDIMENTO

La voce di padre Jordan Diario di S. Faustina Kowalska

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SCHEDA C/3

Passione e Missione e AccoglienzaUn fuoco per le anime del mondo

Sia dunque l’accoglienza, cristiana e profonda, che par ta dal cuore (Dio… vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Gesù Cristo: v. 5); sia generosa e gra-tuita, non interessata e possessiva (Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso… si è fatto servitore: v. 3 e 8); sia benefica ed edificante (Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo: v. 2); sia attenta ai più deboli (Noi che siamo i for ti abbiamo il dovere di soppor tare l’ infermità dei de-boli, senza compiacere noi stessi: v. 1).

Il tutto lo possiamo riassumere in uno slogan: “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio” (Rom 15,7).

“Preghiamo affinché tutti possano bruciare di carità ,possano dare la loro vita per te e per la tua gloria amen “

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Page 64: La passione in P. Jordan

Padre Jordan, descrive l’accoglienza come una caratteristica del modo di essere di Gesù, del suo rappor to con gli altri: acco-glie le folle e parla loro del regno di Dio e guarisce quanti ave-vano bisogno di cure (Le 9,11); accoglie i peccatori e mangia con loro (Le 15.1-2); si fa presente nell’accoglienza rassicu-rando i discepoli: «chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10, 40). Recependo l’insegnamento del Maestro, l’apostolo Paolo istruisce i cristia-ni delle prime comunità dicendo: «accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi» (Rm 15,7). L’accoglienza cristiana non ha limiti e pregiudiziali di razza, colore, cultura, anzi, è un test per il giorno del giudizio. Benedetto e salvato è colui che ha accolto, perché sotto ogni volto bisognoso stava nascosto il Figlio di Dio: «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35).

L’incontro con l’altro non può lasciare indifferente colui che si apre al messaggio evangelico. L’amore, che deve essere la di-visa del cristiano, esige un atteggiamento di positiva aper tura, che, in seguito, dovrà esplicitarsi in compor tamenti di disponi-bilità operativa anche nei confronti dello straniero, che lascia la propria terra per cercare in un nuovo Paese un avvenire mi-gliore per sé e per i propri cari. Politiche e leggi eque, strut-ture dignitose, procedure trasparenti, aper tura alla convivenza costruttiva diventano l’espressione visibile dell’amore, che si estende anche alla condivisione dei valori e dei beni che edi-ficano la comunione nell’apprezzamento delle diversità in uno scambio reciproco e armonico che abbraccia diritti e doveri per tutti e nel rispetto della dignità e liber tà di ogni individuo.

RIFLESSIONE PERSONALE

La buona accoglienza apre all’ integrazione e fa delle migra-zioni, spesso segnate da ingiusti squilibri economici e da peno-si sradicamenti, una forza per lo sviluppo dei paesi di origine e di arrivo. Dunque, l’accoglienza è una dimensione dell’amore del prossimo e, perciò, diventa genuina «testimonianza cristia-na». Essa oltrepassa la semplice accettazione della diversità culturale, per il fatto che sigilla la disponibilità a costruire in-sieme un futuro di pace e dì mutuo arricchimento, prendendo

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Page 65: La passione in P. Jordan

a fondamento la rivelazione biblica sull’unità della famiglia umana che emerge dalla fratellanza universale, segnata dalla comune «immagine e somiglianza» del Creatore.

- Siamo accoglienti verso l’altro, il diverso?

- Se si, in che modo?

- Abbiamo dei limiti pregiudiziali in alcuni casi?

- Hai avuto un ‘esperienza, di accoglienza del prossimo che ti ha cambiato la vita?

- Hai difficoltà ad accettare le diversità altrui, siano esse di raz-za, religione, ecc. ?

- In che modo potresti cambiare le tuoi limiti?

“Vero cristiano” scriveva già Agostino “è colui che anche nella sua casa riconosce se stesso come viandante”. Se abbiamo co-scienza che la “stranierità” abita in noi, allora anche la nostra casa, luogo dell’accoglienza, sarà pensata in modo tale da acco-gliere chi è straniero e sarà predisposta come un luogo capace di coltivare la relazione con chi è forestiero.

- La nostra casa è vissuta come luogo dell’accoglienza?

- Accoglienza come ascolto è il compito primario ed essenziale! Si tratta di ascoltare quello che ”l’ospite (altro- diverso), vuole comunicare, e l’ascolto autentico ha sempre una dimensione di obbedienza, quasi di sottomissione: non si può avviare un dia-logo assalendo subito di domande il nuovo arrivato, non si può essere disponibili all’ incontro solo se avviene secondo i propri schemi e desideri. E, per ascoltare veramente, è necessario far cessare dentro di sé ogni parola precedentemente depositata-si, far tacere i rumori interiori, creare uno spazio di silenzio in cui la parola dell’altro possa risuonare con chiarezza. Ascolta-re significa anche essersi misurati con la paura che l’altro può suscitare in noi. La paura è un’emozione che non va né derisa né rimossa: essa infatti è rivelatrice. C’è una dimensione di in-cognito nell’altro e nell’incontro con lui che mi rende insicuro, mi intimorisce; si tratta in quel momento di riconoscere ciò che

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Page 66: La passione in P. Jordan

avviene in me, perché questo mi consentirà di percepire e ascol-tare ciò che sta avvenendo anche nell’altro: anche lui ha paura, esita, è incer to. La diversità, la distanza tra l’ospitante e l’ospi-tato è reale, e all’ incontro tra i due si giunge non sminuendola, ma accogliendola come realtà che interpella, pone domande cui si è chiamati a dare risposta, proprio nel confronto tra la propria identità e quella dell’ospite sconosciuto. Lo straniero cessa di essere estraneo quando noi lo ascoltiamo, nella sua irriducibile diversità, ma anche nella sua umanità a noi comune!

- Rispetto a questo spunto di riflessione ci sentiamo pronti all’ascolto dell’altro per poterlo accogliere?

CONDIVISONE DI GRUPPO

Condividere le riflessioni personali e nutrirsi nello scambio di esperienze

CONCLUSIONE

L’impegno di padre Jordan, è che si preghi e si agisca con fede per ottenere la misericordia del Signore.

Chi ha poca fede ha poco zelo, chi ha poca fede non persuade nessuno, chi invece ha fede, ha l’ ideale di Gesù Cristo, mandato ad evangelizzare i poveri.

Chi ha l’ ideale di dare Dio al mondo e il mondo a Dio, questi riesce efficace nell’apostalato, sulle orme di San Paolo, il quale credette e fu l’apostolo delle genti.

Amare tutti, pensare a tutti, operare con lo spirito del Vange-lo che è universalità e misericordia.

Sempre verso le genti che non hanno ancora la luce di Gesù Cristo.

Egli credette che solo da Gesù Cristo viene la misericordia la verità, la pace e la salvezza.

Come sentiamo l’accoglienza, dopo la condivisione?

È cambiato qualcosa dentro di noi?Abbiamo una nuova consapevolezza di come vivere la dimen-

sione dell’accogliere l’altro?

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Page 67: La passione in P. Jordan

SPUNTI BIBLIOGRAFICI PER L’APPROFONDIMENTO

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SCHEDA C/4

Passione e Missione e Universalità - Un fuoco per le anime del mondo

“La congregazione non è destinata per l’Italia o la Germania, ma per tutti i paesi.

Ed ognuno ha il suo compito, il dovere di collaborare secondo questo spirito alla diffusione.

Da noi nessun popolo è escluso. Ed è nello spirito della Congregazio-ne che la gente di ogni Nazione sia accettata”

“Preghiamo affinché tutti possano bruciare di carità ,possano dare la loro vita per te e per la tua gloria amen “

Il fondatore ci teneva tanto ad inculcare ai suoi figli lo spirito di universalità.

La sua congregazione doveva essere per tutti i popoli e tutte le nazioni.

Essa doveva in questo modo e, con tutti i mezzi che ispira l’amore di Cristo, lavoratore per la chiesa.

RIFLESSIONE PERSONALE

Il concetto di universalità come si manifesta nella vita di •tutti i giorni?

Che cosa vuol dire per te sentir ti universalmente cristiano?•

Credi sia possibile al giorno d’oggi avere una dimensione •cristiana universale?

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Page 68: La passione in P. Jordan

CONDIVISONE DI GRUPPO

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CONCLUSIONE

Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisio-ne?

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SCHEDA C/5

Passione e MissioneLa missione di tutti i giorni - testimonianza volontario CaritasUn fuoco per le anime del mondo

La strada è il luogo in cui si sentono più for ti le parole di padre Jordan.

I luoghi dell’abbandono fanno girare quasi sempre lo sguar-do…

Sono gli uomini di strada che ti trasmettono la logica del Vangelo, che ti fanno vedere quel Dio crocifisso che è anche il Dio della Vita.

Ed è stato un uomo come padre Jordan, all’apparenza fragile, un esempio concreto di una vita cristiana vissuta in pienezza.

“Bisogna far strada ai poveri senza farsi strada” Lavora ogni giorno in silenzio, con dedizione e passione, voglia ed entusia-smo ma non nel silenzio poiché si fa anche voce dei bisognosi e dei desideri di queste persone, denunciando queste estreme

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Page 69: La passione in P. Jordan

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situazioni di sofferenza ed essendo una presenza scomoda. Questi incontri sono testimonianze di Dio e, trasmettono un

grande insegnamento che sta andando perduto in mezzo a troppa super ficialità: la Persona è relazione, attenzione, cura, amore, reciprocità, dono; ciò non significa altro che farsi prossimo, sen-tirsi mossi a com-passione.

I cuori delle persone che vivono per strada sono sull’orlo dell’abisso, vagano nel buio senza che all’orizzonte si intraveda alcun bagliore.

Ma nello stesso tempo si espongono al cambiamento, e ritor-nano alla Vita, là dove la luce del Sole brilla più for te e riscalda un’esistenza che stava per spegnersi.

Sono persone che non ce la fanno più, annientate dalla droga e stufe di avere come compagni di sopravvivenza espedienti, delinquenza e soprattutto tanta, tanta sofferenza, persone sole abbandonate, senza una speranza .

L’incontro con un volontario diventa l’ inizio di un possibile quanto tor tuoso cammino verso quella tanto famoso ritorno alla “normalità” che però ingiustamente ben pochi hanno visto.

Ma è solo incontrando le Persone, le loro storie, i loro desideri e le loro emozioni che si può comprendere un fenomeno assurdo come quello della solitudine del vivere per strada. È solo met-tendo in gioco e smentendo le proprie “precompressioni”, spes-so veri e propri pregiudizi, nei confronti di questi esclusi della società che si può cercare di dare loro una via di speranza.

RIFLESSIONE PERSONALE

- Hai mai vissuto un esperienza di volontariato?

- Se si racconta la tua esperienza.

- Ti senti in sintonia con questo stretto legame tra fede ed azio-ne a cui ci spinge costantemente padre Jordan?

- Credi che la tua passione in Cristo Salvatore possa spinger ti oltre i tuoi limiti, per aprire il tuo cuore all’ascolto dell’altro?

- In che modo potresti concretizzare quotidianamente la tua pas-sione per Cristo Salvatore?

Page 70: La passione in P. Jordan

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CONDIVISONE DI GRUPPO

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CONCLUSIONE

Come ci sentiamo alla fine dell’incontro, dopo la condivisio-ne?

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Page 71: La passione in P. Jordan

Prima Parte

La Passione di Jordan attraverso la sua personal i ta ’ , la sua storia ed i l suo Diario Spir i tuale

Seconda Parte

Passione in p . Jordan come ze lo apostol ico

Passione e Miss ione

Preghiere

Allegati

Schede di Approfondimento

p. 2 - 21

p. 22 - 29

p. 30 - 42

p. 43 - 45

p. 47 - 68

indice

La Passione in P. Jordan

per far conoscere Gesù e il Suo Amore liberatore alle genti

Page 72: La passione in P. Jordan

Edizione a cura del:G.I.F.F.S.

Grupo Internacional de Formación de la Familia Salvatoriana

Il gruppo di studio, dal settembre 2006, si incontra ogni mese a Roma per studiare il carisma del Fondatore come “Famiglia Salvatoriana” ed é formato da:

Mario Agudelo Roldan, Juan Carrasquilla O., Mariella D’Angelica, Dinuscha Fernando, Paola Marcialis, Juby Mathew, Paul Portland, Francesco Provenzano, Giuseppe Rogolino, Mirka Serra.

Page 73: La passione in P. Jordan
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