PassiOne Newsletter maggio 2011 - EpiCentroterritorio, e che propone vecchie buone abitudini e cerca...

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La newsletter del sistema di sorveglianza Passi PASSI NEL 2011: CI VUOLE PASSIONE! PASSI ONE Q uando una cosa funziona nel Passi produce tre effetti con- temporaneamente: prima di tutto buone informazioni sullo stato di salute della popolazione, poi Regioni e Asl individuano i sogget- ti a cui queste informazioni servo- no e gliele comunicano efficace- mente, infine il network, cioè tutti noi, progredisce. Sistema informativo, comunicazio- ne e network sono le tre anime del Passi: tutto ciò che funziona le mette in moto tutte e tre insieme, ampliando l’area della collaborazio- ne e rendendoci più competenti. I TRE CICLI DI LAVORO DELLA MACCHINA PASSI La macchina di Passi è il sistema informativo, la funzione primaria. Se non gira bene, tutto il resto è inutile. Idealmente possiamo pen- sare a tre cicli che si intrecciano tra loro senza soluzione di continuità. Il ciclo della rilevazione Nel 2011 abbiamo cominciato a rilevare nuove informazioni sull’as- sistenza al diabete, la sicurezza sul lavoro, lo screening cervicale. In alcune Regioni sono attivi altri moduli opzionali. Abbiamo imple- mentato il client Passi versione 5 e abbiamo fatto l’aggiornamento dei team aziendali. Con la rilevazione raggiungeremo una copertura ancora migliore di quella dell’anno scorso, perché includeremo tutta la Riprendiamo la pubblicazione della nostra newslettere Passi-one. Lo facciamo con un numero ricco che riflette su quello che Passi già è e su quanto ancora può crescere, che dà conto della vita di Passi sul territorio, e che propone vecchie buone abitudini e cerca di crearne di nuove. Buona lettura. IN QUESTO NUMERO Ci vuole Passione! p. 1 Così, nel 2010 p. 3 Con fatica, ma la macchina va p. 4 DEVIAZIONE STANDARD Intervalli di confidenza, forchette e altri utensili p. 6 Al servizio delle comunità: l’esperienza di Cometes p. 8 Sardegna: pronti per un nuovo inizio p. 9 LINEA DI CONFINE Uno strumento da costruire insieme p. 10 Passi al Brfss p. 12 maggio 2011 - anno 5 - n. 18 1

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La newsletter del sistema di sor veglianza Passi

PASSI NEL 2011: CI VUOLE PASSIONE!

PASS I ON E

Quando una cosa funziona nelPassi produce tre effetti con-

temporaneamente: prima di tuttobuone informazioni sullo stato disalute della popolazione, poiRegioni e Asl individuano i sogget-ti a cui queste informazioni servo-no e gliele comunicano efficace-mente, infine il network, cioè tuttinoi, progredisce. Sistema informativo, comunicazio-ne e network sono le tre anime delPassi: tutto ciò che funziona lemette in moto tutte e tre insieme,ampliando l’area della collaborazio-ne e rendendoci più competenti.

I TRE CICLI DI LAVORO DELLA MACCHINA PASSI

La macchina di Passi è il sistemainformativo, la funzione primaria.Se non gira bene, tutto il resto èinutile. Idealmente possiamo pen-sare a tre cicli che si intrecciano traloro senza soluzione di continuità.

Il ciclo della rilevazioneNel 2011 abbiamo cominciato arilevare nuove informazioni sull’as-sistenza al diabete, la sicurezza sullavoro, lo screening cervicale. Inalcune Regioni sono attivi altrimoduli opzionali. Abbiamo imple-mentato il client Passi versione 5 eabbiamo fatto l’aggiornamento deiteam aziendali. Con la rilevazioneraggiungeremo una coperturaancora migliore di quella dell’annoscorso, perché includeremo tutta la

Riprendiamo la pubblicazione della nostra newslettere Passi-one. Lo facciamo con un numero ricco che riflette su quello che Passi già è e su quanto ancora può crescere, che dà conto della vita di Passi sul territorio, e che propone vecchie buone abitudini e cerca di crearne dinuove. Buona lettura.

IN QUESTO NUMERO

Ci vuole Passione! p. 1

Così, nel 2010 p. 3

Con fatica, ma la macchina va p. 4

DEVIAZIONE STANDARD

Intervalli di confidenza, forchette e altri utensili p. 6

Al servizio delle comunità: l’esperienza di Cometes p. 8

Sardegna: pronti per un nuovo inizio p. 9

LINEA DI CONFINE

Uno strumento da costruire insieme p. 10

Passi al Brfss p. 12

maggio 2011 - anno 5 - n. 18

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Sardegna, finora noncompletamente rappre-sentata.Inseriremo più controlliper non perdere la buonaabitudine di miglioraresempre la qualità dellarilevazione: due report dimonitoraggio all’anno(Radar), allerta rapido sul-l’errore grave (Matita blu),analisi dell’effetto intervi-statore. Infine, semplifi-cheremo Passidati che si èarrugginito.

Il ciclo dell’analisiNel 2011, produrremo iprogrammi aziendali e iprogrammi regionali, for-niremo le tabelle degliindicatori, le mappe e lefigure, aggiornando i pro-grammi alle nuove defini-zioni operative e ai nuoviconfini delle Asl. Questesono le analisi standardper la comunicazione dibase, ma bisogneràcominciare a fare anchequalcos’altro.

Il ciclo dell’evoluzioneIl terzo ciclo della macchi-na Passi è la revisione delquestionario, ciò che ren-

de il nostro sistema unico,offrendo la possibilità diaffrontare problemi di sa-lute emergenti, urgenti olocali, come è avvenutocon con CometeS inAbruzzo e con la pande-mia. La duttilità rendePassi capace di adattarsialle esigenze di Regioni eMinistero e di altri poten-ziali stakeholder. Per farlo,abbiamo bisogno di unnetwork competente, maè facendolo, che il nostronetwork diventa semprepiù competente.

LA COMUNICAZIONE NEL 2011

In teoria, ogni informazio-ne prodotta da Passi deveessere comunicata a chine ha bisogno per pren-dere decisioni, nella Asl,nella Regione e a livellocentrale. Nessuna infor-mazione dovrebbe resta-re nel cassetto. Facile dirlo, ma è più diffi-cile farlo bene. Primo: chiè realmente interessato aidati Passi? Può esserci unsoggetto, per esempio la

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polizia stradale, chedovrebbe essere interes-sato ai dati su alcol eguida o su casco e cinturedi sicurezza, ma non ciconosce e quindi non cicerca, o potrebbe nonavere piena fiducia. Altripossono avere un pregiu-dizio sulla qualità dellenostre informazioni, vistoche trattiamo solo datiriferiti (e chissà quantefandonie ci raccontano lepersone). L’esperienza ci dimostrache conquistare la fiduciaè un lavoro, un lavoro im-pegnativo che comportail superamento di preclu-sioni, che magari possonoessere maggiori proprioall’interno della Asl, peresempio da parte deglispecialisti. Anche indivi-duare i soggetti interessa-ti non è una cosa imme-diata: bisogna pensarcibene e senza chiusurementali (poi magari scopriche gli psichiatri al pianodi sotto hanno proprio bi-sogno dei tuoi dati sull’al-col). E allora si comincia con ilreport, anche in forme

UNA POSSIBILE RAPPRESENTAZIONE DEI CICLI DI LAVORI DI PASSI

Processi

Lavorativi

MESI

G F Mz A Mg G L A S O N D

Rilevazione

- Impianto Client- Formazione

Interviste anno in corso

- Chiusura Dataset anno precedente

Monitoraggio mid term

Analisi

Rilascio Pgm e Tabprincipali indicatori

Rilasciodati

Rilasciodati

Rilascio dati

Rilasciodati

Rilascio dati

Rilascio dati

EvoluzioneNuovoquest.

Proposte di argomenti da inserire nel questionario dell’anno successivo

Decisioneargomentida istruire

Istruttoria e test DiscussioneDecisione

nuovo quest.

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brevi, per mostrare che siè lavorato tanto e che c’èuna restituzione dopotanto sforzo: un resocontopubblico va fatto, anchein omaggio alla trasparen-za e l’accountability, paro-le d’ordine importantinella sanità di oggi. Poi si va avanti con leschede fronte-retro, lepresentazioni ppt e altriprodotti leggeri che trat-tano un solo argomento,perché è più facile indivi-duare chi è interessato

alla sedentarietà di chi èinteressato a tutto (allafine gli unici interessati atutto siamo noi, ma nonpossiamo solo comunica-re a noi stessi). A livello centrale il reportPassi è stato “spacchetta-to” e lo pubblichiamo a di-spense: gli accessi a Epi-centro per Passi si sonocentuplicati. E ancora nonbasta: i dati Passi da solivalgono, ma insieme aquelli da altre fonti valgo-no molto di più, perciò bi-sogna essere pronti a for-nire il contributo di Passiagli altri programmi di sa-lute. Non abbiamo l’esclu-siva dell’informazione sul-la salute, ma portiamo uncontributo significativo.Abbiamo bisogno di crea-re collaborazioni, ci dob-biamo fidanzare con gli al-

tri programmi. Pensiamoall’esempio dell’Osserva-torio nazionale screening:raccoglie i dati dei pro-grammi e noi portiamol’informazione comple-mentare dello screeningspontaneo e tante altrecose. Passi funziona me-glio quando è in compa-gnia.

GUARDANDO ALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA

Passi è un programma disalute e non uno studio,ma la qualità dei nostridati è alta: abbiamo ora-mai un database ricco dioltre 130.000 record.Abbiamo qualcosa dadire alla comunità profes-sionale scientifica e nonpossiamo sottrarci, oppu-

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La newsletter del sistema di sorveglianza Passi

Con una copertura del 90% le aziende italianeche partecipano a Passi nel 2010 hanno supera-to di oltre mille interviste le 35.000 attese.Nonostante gli ostacoli incontrati da alcuneRegioni, dovuti in parte alla maggiore instabilitàdel coordinamento, in parte a fattori endogenialle aziende stesse, verso la data di chiusura deldata set si è assistito a una notevole ripresa intermini di interviste caricate su Passidati.L’ascesa verso i livelli ottimali di numerosità deidati raccolti ha consentito a tutte le Regioni diraggiungere una copertura di almeno 75% delproprio atteso annuale.Alcune Regioni, in particolare, superando gliobiettivi prefissati e garantendo tempestività equalità, hanno confermato anche quest’anno ilcorretto funzionamento della macchina Passisul loro territorio. Dal report di monitoraggio, costantementeaggiornato, risulta che la rispondenza all’indagi-

ne è stata molto elevata (tasso di risposta pari a87%,su una percentuale di eleggibili pari a85,5%).Una novità del 2010 è stata la lettera di feedbacksemestrale inviata ai coordinatori regionali conuna breve sintesi sullo stato della rilevazione:sembra aver costituito uno stimolo e un piccoloincoraggiamento nel procedere dell’attività.Confermata, infine, da parte di alcuni coordina-tori regionali, l’avvenuta pulizia del dataset rela-tivo alle proprie aziende, effettuata con l’ausiliodi programmi di EpiInfo e Stata creati ad hocper consentire un controllo sulla qualità deldato prodotto.Il coordinamento regionale, soprattutto nelleRegioni più grandi, si è rivelato un elementocruciale.

Elisa QuarchioniGruppo tecnico Passi

COSÌ, NEL 2010

CON UN DATABASEDI OLTRE 130.000 RECORD,LA QUALITÀ DEINOSTRI DATI È ALTA

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re delegare questo com-pito unicamente ai ricer-catori o agli accademici,con cui pure vogliamocooperare. Ci è capitato di pensareche Passi può fornire unadescrizione accurata delledisuguaglianze? dei pro-blemi di salute delle don-ne in età fertile? Indicazio-ni sulla salute riprodutti-va, sulle malattie respira-torie croniche, sui grandiobesi? Sull’isterectomia?Tutto questo e molto altroancora può e deve esserecondiviso anche con lacomunità scientifica. I coordinatori regionali eaziendali che potrannocimentarsi e non hannoancora esperienza suffi-ciente dovranno avere lapossibilità di imparare ascrivere un contributo peril Ben, per una rivista pro-fessionale o scientifica. Sitratta di un lavoro nonfacile, ma dovremo trova-re il modo di consentire aicoordinatori di fare anchequesto. Nel 2011 comin-ceremo a scavare nellaminiera Passi.

LA VALIDITÀ

Il questionario Passi è unostrumento di misura, peresempio chiediamo ilpeso e l’altezza, con cuiclassifichiamo le personein normopeso e sovrap-peso e la classificazione èuna misura. L’intervistatore di Passi de-ve fare le domande in mo-do standardizzato, teori-camente “identico” a comele fanno gli altri intervista-tori. Sappiamo che non èmai possibile al 100% e

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CON FATICA, MA LA MACCHINA VA

Veneto: tra difficoltà e soluzioni creative, si impara a conoscere le potenzialità del sistema

Silvia Milani, coordinatrice regionale Passi Veneto, ne è convin-ta: «Dopo una fase iniziale in cui era prevalente l’attesa deirisultati, il valore del sistema di sorveglianza Passi comincia aessere riconosciuto. Ma ancora non si comprendono appieno lepotenzialità del sistema».È forse anche per questo che in alcuni casi il personale a disposi-zione di Passi non è numeroso quanto si vorrebbe. In Veneto,per esempio, aderiscono a Passi 20 delle 21 aziende sanitarie. Ese in alcuni casi il gruppo di lavoro comprende 6-7 intervistatriciin altre sono soltanto 2-3. Sono queste ultime aziende, naturalmente, a scontare le mag-giori difficoltà.«Il personale è soggetto a un discreto turnover. Come è ovvio, sidevono fare i conti con le malattie e (per fortuna!) con qualchegravidanza. Qualcuno si stanca del lavoro, qualcun altro va inpensione. E nelle realtà più piccole, basta che venga a mancareuna sola di queste persone perché la capacità di svolgere le atti-vità ne risenta in maniera pesante. Molte aziende, dal momentoche tengono a partecipare al sistema, resistono alle difficoltà,anche a costo di affidare più interviste a ogni intervistatore». Il risultato, tuttavia, spesso è un sovraccarico per gli intervista-tori. Il cui tempo di lavoro è tutt’altro che codificato. «Qui inVeneto dovrebbe essere dalle 8 alle 14 con due rientri settima-nali - sottolinea Milani - ma per portare a casa un’intervista èfrequente che sia necessario telefonare alla sera, quando le per-sone rientrano dal lavoro».Per questa ragione comincia ad apparire «limitante il ricorso apersonale part time, che comincia a diventare molto numeroso.In Veneto - dice Milani - c’è una regola ferrea: le persone chefanno part time non possono partecipare a progetti incentivan-ti, per esempio ad attività nell’orario serale. Pertanto questaampia fetta di personale rimane esclusa dal progetto».Ma non sono le uniche difficoltà: se la disponibilità di computere telefoni cellulari per le chiamate serali non è più un problema,«si avverte l’insufficienza degli spazi, che rischia di non garanti-re sufficiente tranquillità e riservatezza».

La motivazione arriva dai risultatiNonostante ciò, Passi cammina: e «buona parte del successo sideve alle motivazioni del personale: ritrovarsi parte del sistema,vedere risultati che non sono molto al di là nel tempo è essen-ziale».Certo, più risorse non dispiacerebbero: «però io sono di parte»,avverte Milani. «E poi, questo sistema è una miniera. Se vieneusato in tutta la sua potenzialità, per confrontare i nostri risulta-ti con altri tipi di indagini, per comunicare su aspetti più ampi,in teoria, il personale non basterà mai».

Testo raccolto da Antonino Michienzi

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quest’anno cominceremoa studiare “l’effetto intervi-statore”, per tenerlo sottocontrollo. Tuttavia il più grande erro-re da cui dobbiamo guar-darci è la domanda sba-gliata del questionario cheporta a risposte inutili. Fortunatamente, Passi si èispirato a esperienze inter-nazionali ultratrentennali,quindi abbiamo potuto ri-prendere le buone espe-rienze. Ma che valore ha,per esempio, la nostra mi-sura dell’obesità? L’indicedi massa corporea non mi-sura bene l’obesità: unapersona sopra il valore di30 quasi certamente èobeso, ma sotto i 30 anco-ra in molti sono obesi: c’èuna sottostima. Il Bmi rife-rito sottostima ancora dipiù, perché l’intervistato ri-ferisce un peso inferiore eun’altezza un po’ maggio-re. Eppure si è visto che,anche con questo errore disottostima, il Bmi riferitoconsente comunque di ri-conoscere i trend tempo-

rali e le differenze territo-riali: il cambiamento. Ecco perché quest’annoabbiamo cominciato amettere a punto unascheda “indicatore”. Perogni indicatore studiere-mo: che cosa misura, conquale valore, con qualesignificato per la salutepubblica.

IL NETWORK PASSI NEL 2011

Nel 2011 sono in pro-gramma quattro work-shop del coordinamentonazionale, ciascuno conapprofondimenti temati-ci, abbiamo l’obiettivo diavviare la formazione adistanza, curare la forma-zione sul campo a livelloregionale e svilupparealcuni ambiti specializza-ti, come la communityper l’analisi statistica deidati Passi. I nostri sforzi vanno nelladirezione di un’infrastrut-tura duttile, perché basata

su un network di servizi eprofessionisti competenti.Questa caratteristica hapermesso rapidamente diincludere un modulo perdescrivere atteggiamentie comportamenti degliadulti nei confronti dell’in-fluenza A/H1N1, un puntocruciale per la risposta allapandemia.

La stessa duttilità ha con-sentito ai Dipartimenti diprevenzione delle Aslabruzzesi di rilevare, conmolto impegno, le conse-guenze sulla salute delterremoto del 6 aprile2009. Una caratteristicapreziosa, quindi.Già oggi Passi è un pro-gramma con una buonareputazione che sfornareport a tutto spiano,mirandoli a stakeholderidentificati. Questo inpoco più di 4 anni. Sepensiamo che il Brfss a cuici ispiriamo ha 35 anni, cene è di strada da fare. Percontinuare avremo biso-gno di un forte sostegnodal Ministero e dalleRegioni, di tenacia e diamore per la sanità pub-blica. In una parola avremobisogno di Passione.

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Paolo D’ArgenioGruppo tecnico Passi

PA S S I O N E

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PENSIAMO AUN’INFRASTRUT-TURA DUTTILE,BASATA SU PROFESSIONISTICOMPETENTI

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Non so voi, ma quandodopo le elezioni

ascoltando gli exit-poll intelevisione sento parlaredi “forchette” mi si accap-pona la pelle. È soprattut-to il termine forchetta chetrovo poco gradevole, masono anche un paio diquestioni metodologichesulle quali mi soffermeròpiù avanti. Perché parlanodi forchette? Per far capirealla cosiddetta casalingadi Voghera che quella chedanno è una stima e chequesta è affetta da unerrore, appunto quantifi-cato dalla forchetta. Lasciamo per un attimoperdere gli exit-poll eandiamo alle nostre inda-gini statistiche in camposcientifico. Fare un cam-pione significa accettareche, osservando unaparte e non tutta la popo-lazione, si commetta unqualche errore. Questoviene chiamato errorecampionario. Fin qui ,tutto semplice (ne abbia-mo parlato già tempo fain un altro appuntamentodi questa rubrica). Ma, nel nostro ruolo difornitori di informazioni,vogliamo dare qualcosa inpiù alle nostre stime. Lechiamiamo così perchésappiamo che non stiamomisurando i parametri diinteresse: prevalenze, rap-porti o quant’altro, ma listimiamo, ovvero, tramiteprocedure statistiche ap-prossimiamo il reale valo-re nella popolazione in

base alle nostre osserva-zioni campionarie. In più,vogliamo anche stimarel’errore, ovvero dare unaquantificazione numericaal possibile errore cam-pionario. Ovviamente an-che questa sarà una stima(se sapessimo con preci-sione di quanto sbaglia-mo sapremmo ancheesattamente quanto è ilvero valore nella popola-zione!). Quantificare l’errore èpossibile quando (e solo)il campionamento è pro-babilistico (e in questo gliexit-poll falliscono) per-ché se il campione è ca-suale si possono conosce-re le leggi associate aquesti processi di estra-zione. Applicando questeleggi probabilistiche sideterminano le stime de-gli errori che noi chiamia-mo.. forchette? No. Inter-valli di confidenza. Vengo-no chiamati con linguag-gio statistico in questomodo perché sono degliintervalli numerici che,con una prefissata proba-bilità (detta appunto livel-lo di confidenza), conten-gono il vero ignoto valoredel parametro che stiamostimando.

INTERVALLI…NON TROPPOAMPI

Per meglio capire comefunzionano partiamo daun esempio pratico.Vogliamo stimare la

media delle altezze di unapopolazione. Dal nostrocampione risulta unamedia campionaria pari a175 cm. Bene, abbiamousato un buon stimatore(spiegherò un’altra voltaperché la media campio-naria è un buon stimato-re) e questa dunque è unabuona stima. Vogliamoperò anche avere un’ideadell’errore che commet-tiamo, allora domandia-mo al nostro software sta-tistico (va bene anche unfoglio excel) di calcolarcil’intervallo di confidenza.

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DEVIAZIONESTANDARD

QUANTIFICAREL’ERRORE È POSSIBILE SOLO QUANDO IL CAMPIONE ÈPROBABILISTICO

di Stefano Campostrini

INTERVALLI DI CONFIDENZA, FORCHETTE E ALTRI UTENSILI

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Ci domanda il livello diconfidenza. Decidiamo un95% perché, generalmen-te, accettare un errore del5% viene considerato sen-sato. E ci saltano fuori deinumeri. Diciamo IC = ± 3.Vuol dire che il nostro“errore” è più o meno 3rispetto alla nostra stimadi 175. Tecnicamente suc-cede che nel 95% dei casi(dei possibili campioniche potrei estrarre dallamia popolazione, questoè il vero significato dellivello di confidenza) ilvero valore del parametroche sto stimando cade inquell’intervallo. Ovveroche l’affermazione «il verovalore dell’altezza mediadella mia popolazione èda 172 a 178cm» risultavera nel 95% dei casi, overa con un livello di con-fidenza del 95%, o, se vipiace di più, vera con unmargine d’errore del 5%. L’intervallo viene determi-nato da tre componenti:la legge probabilistica(data, una volta che sce-gliamo lo stimatore), lavariabilità del fenomenoche stiamo studiando (an-che questa è data, nonmodificabile) e la nume-rosità campionaria. Que-sta è invece modificabile:maggiore sarà la numero-sità campionaria più pic-colo risulterà l’intervallo,ovvero più precisa sarà lamia stima. Per questo concampioni troppo piccolinon ha senso fare stime: inostri intervalli di confi-denza risulterebberograndissimi, senza senso(pensate quanto sensatasarebbe l’affermazione«l’altezza media stimatadella nostra popolazione

va da 150 a 180cm!»).

LA RISPOSTA AD ALCUNEDOMANDE

Ma perché si sceglie sem-pre il 95% come livello diconfidenza? Perché gene-ralmente sembra sensatoaccettare di sbagliare nel5% dei casi. In realtà, biso-gnerebbe valutare divolta in volta la sensatez-za dell’errore che accettia-mo. Per esempio (exitpoll) se fossi io a parlaredavanti a milioni di italia-ni, vi assicuro che preferi-rei intervalli di confidenza

un po’ più grandi, ma limi-terei il mio errore all’1%!In altri casi invece (ci tor-neremo) soprattuttoquando siamo in faseesplorativa, accettare unerrore campionario del10% risulta più sensato.Insomma la risposta giu-sta è: va bene accettare laconvenzione del 95%, mastiamo attenti, non sem-pre.Che ce ne facciamo degliintervalli di confidenza?Un aspetto spero di aver-lo spiegato, (si rimanda aisacri testi della statisticaper una spiegazionemeno intuitiva): serve perdare oltre all’informazio-ne sulla stima del para-metro (prevalenza,

media, etc.) un’informa-zione sulla stima dell’erro-re, sulla precisione dellastima.E poi, serve per i confron-ti. Come? Beh, per questomi serve un altro po’ dispazio, lo affronteremo laprossima volta, così cer-cheremo anche di capireche cosa vuol dire “stati-sticamente significativo”.

P.S: nel riprendere questarubrica aspetto suggeri-menti su argomenti deltipo «tutto quello che avreivoluto sapere su…». Buonlavoro e … buone analisi!

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BISOGNEREBBEVALUTARE DIVOLTA IN VOLTA LA SENSATEZZADELL’ERRORE CHEACCETTIAMO

DEVIAZIONESTANDARD

di Stefano Campostrini

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«Tutto è nato da unamia esigenza di

“passista” che avvertiva ilbisogno di mettere in lucei problemi che vengonofuori nel caso di un’espe-rienza così traumatica co-me il terremoto che hacolpito l’Aquila il 6 aprile2009. Si aveva la percezio-ne che il sisma avesse in-vestito tutti gli aspetti del-la vita fino a incidere sulbenessere fisico e menta-le». Così Cristiana Mancini,coordinatrice aziendalePassi dell’Asl AvezzanoSulmona L’Aquila, raccon-ta la nascita di Passi-Co-metes, un progetto Ccmfrutto della collaborazionedelle quattro Asl abruzzesicon l’Istituto superiore disanità e l’Università dell’A-quila, nato con l’obiettivodi misurare l’impatto sullasalute dei cittadini del ter-remoto. In particolare, lafrequenza di depressionee ansia, lo stato di salutepercepito, le variazionenei comportamenti di pre-venzione individuale.«La prima idea – continuaMancini – era stata unarilevazione nelle tendopo-

li. Finché ci siamo accortiche uno strumento di rile-vazione lo avevamo già». Il team è quindi partitodal questionario Passi, incui sono stati inseriti set didomande che riguardas-sero il disturbo post-trau-matico da stress e altriindicatori utili a valutaregli strascichi del sisma. Pernon appesantire troppo ilquestionario sono stateescluse domande tradi-zionali che comunque inun contesto come quellodel post-terremoto sareb-bero state poco utili e inalcuni casi addiritturafuori luogo.

LA FORZA DELL’ASCOLTO

«Lo abbiamo sottoposto a1000 aquilani che viveva-no nell’area del crateredel terremoto tra giugnoe ottobre 2010», spiega ilcoordinatore regionalePassi Giancarlo Diodati. «Eha confermato la capacitàdi Passi di adattarsi aibisogni locali anche tem-poranei. I primi datisaranno pubblicati abreve, ma il bilancio è giàpositivo: il numero disostituzioni, per esempio,è stato bassissimo, nono-stante le difficoltà a rag-giungere la popolazionea reperire gli indirizzi e inumeri di telefono».Il 5 maggio, il rapporto

preliminare è stato pre-sentato a L’Aquila.Un risultato ottenuto gra-zie all’ottimo lavoro delgruppo operativo, ma an-che la prova che Cometesha risposto a un bisognodella popolazione: quellodi essere ascoltata.A darne conferma è an-che una delle intervista-trici: «Il primo approccioagli intervistati è stato dif-ficile. Si sentivano quasipresi in giro e avevano lapercezione di un’intro-missione nella vita priva-ta. Dicevano che bastava-no le immagini della cittàdistrutta per avere la per-cezione del loro stato. So-prattutto, avevano altrepriorità: rivolevano la lorocittà, ricongiungersi conle famiglie». Tuttavia, pas-so dopo passo, «dai collo-qui è emerso il loro biso-gno di raccontare, di par-lare, sfogarsi. Ed era chia-ro che vedevano la Asl co-me l’unica occasione peresternare questo disa-gio», conclude.

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AL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ: L’ESPERIENZA DI COMETESUn esempio della flessibilità di Passi: l’indagine sul dopo terremoto, trai risultati la capacità di ascoltare la popolazione

SI AVEVA L’IMPRESSIONE CHEIL SISMA AVESSEINVESTITO TUTTIGLI ASPETTI DELLAVITA

testo raccolto da Antonino Michienzi

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Tenacia e passione so-no le due anime dei

passisti sardi che, superatialcuni momenti di diffi-coltà, sono pronti perinaugurare una nuova sta-gione: si stima infatti cheentro fine 2012 sarannodisponibili i dati relativi a2 mila interviste. Lo con-fermano Francesco Macis,coordinatore Passi per laRegione Sardegna e Ma-rio Saturnino Floris, re-sponsabile Passi della Asldi Cagliari.

LA DURA VITA DEL PROGETTO PASSI

L’assenza di un coordina-tore stabile nel tempo, ingrado di gestire i lavori erappresentare l’interlocu-tore di riferimento a cui co-municare problemi e in-certezze, è il fattore chiaveattorno a cui sono ruotatele difficoltà del program-ma negli anni scorsi. «In-fatti – spiega Macis – i pro-blemi incontrati dalle Asl,

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come la difficoltà nel repe-rimento dei contatti per leinterviste e l’assenza di unorganico adeguato da de-stinare al progetto, hannocompromesso i lavori sindall’inizio della sperimen-tazione, nel 2005». La pro-gressiva diminuzione delflusso dati da parte delleAsl, arrivato quasi all’inter-ruzione nel periodo 2009-2010, e infine l’attività disolo due Asl su otto sonostati i momenti più bui. Poi, nel mese di maggiodel 2010 Francesco Macis,subentrando nel ruolo dicoordinatore regionale, haaffrontato il problema inmodo globale, affiancan-do il personale nel supera-mento delle difficoltà.

INVERSIONE DI TENDENZA

«I primi problemi emersiriguardavano soprattuttol’eccessiva mole di lavorodi alcune Asl: per questomotivo abbiamo decisodi ripartire le intervistesulla base della popola-zione», spiega ancora Ma-cis. Dalle 25 intervistemensili previste dal pro-tocollo, si è passati a 15per le Asl più piccole (po-polazione inferiore ai 100mila abitanti) come Car-bonia-Iglesias, Lanusei eSanluri, 20 per le Asl conpopolazione compresatra i 100 mila e i 200 mila

abitanti, come Olbia,Nuoro e Oristano, 25 peruna Asl medio-grande co-me Sassari e 35 intervistemensili per la Asl di Ca-gliari, a cui accedono piùdi 500 mila utenti. Un’ul-teriore spinta al migliora-mento è stata data dall’in-serimento del sistemaPassi all’interno del Pianoregionale della preven-zione e la realizzazione diworkshop formativi rivoltiai nuovi referenti Asl.

IL LAVORO DELLA ASL: L’ESEMPIO DI CAGLIARI

La torta di compleanno,guarnita con il logo Passie il disegno di un grafico,simboleggia la passioneper l’epidemiologia diMario Saturnino Floris.L’insolito dolce è un’ideadei suoi collaboratori, Al-berto Marracini, MarcellaCossa e Roberto Palmas,che condividendo con luil’impegno quotidiano neconoscono la tenacia el’impegno. Mario Saturni-no Floris è il responsabileper la Asl di Cagliari dal2008 e organizza il lavoroquotidiano attraverso uncrono programma che,seguito con scrupolo, ga-rantisce il corretto flussodei dati e l’elevato nume-ro di feedback positivi daparte della popolazioneintervistata.

SARDEGNA: PRONTI PER UN NUOVO INIZIOLa mancanza della figura chiave del coordinatore regionale ha portatoil sistema quasi al collasso. Oggi si punta a 2000 interviste entro il 2012

Testo raccolto da Debora Serra, redazione Epicentro

Passi fa parte della vita di tutti i giorni…

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«Non sono un’epide-miologa e nem-

meno un’esperta di Passi.Ho sempre lavorato neldipartimento di preven-zione e oggi ho la respon-sabilità di un progettoCcm nazionale finalizzatoa promuovere l’attivitàmotoria nella popolazio-ne. Io di Passi, quindi, so-no solo un’utilizzatrice».Si presenta così Lucia DeNoni, dirigente presso l’A-zienda Ulss n.20 del Vene-to e responsabile del Pro-getto nazionale di promo-zione dell’attività motoriadel Centro nazionale perla prevenzione e il con-trollo delle malattie.

Innanzitutto, le torna utile Passi?Se non lo ritenessi utile,

non lo utilizzerei. Negli ul-timi anni ho organizzatouna decina di corsi di for-mazione sulla promozio-ne dell’attività fisica estesia 6 Regioni. In tutti questieventi ho proposto unaparte metodologica sui si-stemi di sorveglianza euna parte riguardante i ri-sultati. Ritengo che conquesto sistema si sia col-mato un ritardo decenna-le. Personalmente, lo ri-tengo utilissimo. Detto questo, ho qualcheperplessità.

Si spieghiMi sono sempre occupatadi rischi sanitari ambien-te-correlati e ho semprevisto che fare una campa-gna di misura di inqui-nanti senza prima concor-

dare e progettare le mo-dalità di campionamentoe la relativa espressionedel dato rendeva moltodifficile a chi avrebbe do-vuto usare quei dati pren-dere decisioni in ambitosanitario: se si vuole co-noscere l’esposizione diuna popolazione a ossidid’azoto non è sufficientemisurare le emissioni delvicino camino ma biso-gna conoscerne le con-centrazioni nell’ambientedi vita. Allo stesso modoper Passi. Penso che unamessa a punto di questosistema sia necessaria eche debba essere fatta in-sieme a chi questi dati lideve utilizzare per pro-gettare interventi di salu-te pubblica anche a livellolocale.

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LINEA DI CONFINE

UNO STRUMENTO DA COSTRUIRE INSIEMEQuanto è utile Passi per chi lavora alla promozione dell’attività motoria?Il punto di vista di Lucia De Noni, Ulss 20 del Veneto

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Qualche punto da correggere?Quando si parla di attivitàmotoria, specialmente conspecialisti del movimentoo con colleghi che hannoun ruolo prevalentementeclinico, si contesta a Passil’inadeguatezza della misu-ra quantitativa dell’attivitàfisica nella popolazione enel singolo individuo per-ché non viene evidenziato,per esempio, il dispendioenergetico. Alcuni datiquando ci si occupa di po-polazione non servono,mentre sono importantiquando si deve disporreun programma individualedi esercizio fisico. In sostanza, abbiamo bi-sogno di categorie di mi-sura e dati che siano coor-dinati con quelli che sonoi campi di intervento.Per entrare nel pratico,qual è il messaggio cheriesco a dare alla mia po-

polazione se ho un siste-ma di misura che metteinsieme i lavori pesanti, ilavori domestici, un’atti-vità di tipo sportivo e unadi tipo ricreativo? O che,ancora, non riesce a fare iltotale mettendo insieme ipezzi di attività intensacon quella moderata? Oche non indaga sul movi-mento guadagnato con lamobilità attiva, che è ilproblema di cui tutto ilmondo parla?

In cosa si traducono queste carenze nellamisurazione?Più che di misurazione insenso stretto parlerei diriuscire a ricavare i datiche servono nella pratica.Faccio alcuni esempi: senon metto insieme i datiparziali dell’attività inten-sa e moderata ho una fet-ta di popolazione attivaclassificata come seden-

taria. Oppure, come fa unsistema di sorveglianzache non misura l’attività

fisica svolta nei trasferi-menti (a piedi o in bici) adarmi gli strumenti percambiare il contesto am-bientale che è sempre piùnemico di uno stile di vitaattivo?C’è poi un elemento chesta a monte di tutto: l’es-sere tutti d’accordo suiparametri di riferimentoche riguardano i livelli diattività fisica raccoman-dati. È ormai acclaratoche stiamo parlando dimovimento che deveessere fatto nella vita ditutti i giorni e su questoaspetto servono riferi-menti precisi.

La via di uscita, quindi?Penso alla necessità diuna valutazione integratadel sistema, almeno perquanto riguarda l’attivitàmotoria. Occorre unamessa a punto della misu-ra dell’attività fisica e unaarmonizzazione della rile-vazione, dell’elaborazionee dell’espressione dei ri-sultati con le necessità dichi ha bisogno dei dati alivello di politiche genera-li o nei contesti locali.

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testo raccolto da Antonino Michienzi

IL SISTEMA VAMESSO A PUNTOINSIEME A CHIDEVE UTILIZZAREQUESTI DATI

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Responsabile editoriale Eva Benelli

Supervisione Gruppo tecnico Passi

Progetto grafico e impaginazione Corinna Guercini

«The prevalence of self-reported health be-

haviors among…», in testaancora risuona l’eco dei(tanti) risultati presentatidal 19 al 23 marzo 2011 adAtlanta (Georgia, USA), nelcorso della ventottesimaedizione della conferenzaannuale del BehaviouralRisk Factor Surveillance Sy-stem (Brfss), il sistema dimonitoraggio che dal1984 raccoglie dati su stilidi vita, pratiche sanitarie eaccesso alle cure dei citta-dini americani, conferman-dosi uno strumento sem-pre più indispensabile perla valutazione degli obiet-tivi e dei problemi emer-genti di salute. Oltre alle immagini di gra-fici, mappe e tabelle, il ri-cordo spinge subito a unconfronto con Passi, tro-vando analogie e differen-ze. Ne anticipiamo alcune,rimandando alle prossimepuntate per una relazionepiù approfondita. Anzitutto, le due caratte-ristiche principali che ac-comunano i due sistemi:la tempestività della dif-

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Per contattarci: www.epicentro.iss.it/passi/newsletter.asp

fusione dei risultati e laraccolta continua dei datiche fa del fattore tempouna variabile intrinsecadel sistema, così che i datinon risentano della sta-gionalità e le stime an-nuali risultino più precisee confrontabili.Sarà pure di parte masalta subito all’occhio cheil Passi si distingue per:

• l’alto tasso di adesione(oltre l’85%),

• i metodi di campiona-mento,

• il livello di dettagliolocale

• il fatto che le intervistevengano condotte diret-tamente da personalesanitario.

In Italia, la sorveglianza èimperniata attorno allepersone: prima di tutto cisono le Asl, il campiona-mento è effettuato dalleliste delle anagrafi sanita-rie, le interviste vengonosvolte direttamente dapersonale sanitario specifi-camente formato e il coin-volgimento degli operato-

ri sanitari avviene ancheprima del momento in cuisi svolge l’intervista, poi-ché il cittadino riceve unalettera dalla propria Asl.

DIFFERENZE D’OLTREOCEANO

Oltre al tasso di adesioneche fatica a raggiungere il50%, il Brfss trova anchemolta difficoltà nel detta-glio locale: il campiona-mento avviene principal-mente per Stato e non perpiccole aree. Per questonegli ultimi anni oltre allavalidazione dei risultatitramite confronto con altristudi o indagini, i cuginid’oltreoceano stanno cer-cando di affinare l’analisicon metodi più sofisticati:per esempio il Cdc ha ana-lizzato i dati del Brfss perpiù di 200 aree statistichemetropolitane individuan-do così trend di rischio inzone selezionate.

Fine prima puntata

Valentina PossentiGruppo tecnico Passi

IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA MADE IN ITALYINCONTRA LO ZIO D’AMERICAImpressioni e riflessioni dal Brfss, quello che ci accomuna e quello che ciallontana dal sistema che ha ispirato lo sviluppo del nostro programma

Ha collaborato a questo numeroPaolo D’Argenio

Antonino MichienziElisa Quarchioni

Valentina PossentiDebora Serra