La Pasqua: storie - Casa editrice Mirò · di cioccolato per i bimbi buoni... Pasqualino è...

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La Pasqua nel cuore La Pasqua: storie C’era una volta una bambina molto bella di nome Rosina. I suoi occhi azzurri e vivaci, però, con l’avvicinarsi della Pasqua, si facevano sempre più tristi. La sua famiglia era povera e lei sapeva che la domenica di Pasqua non avrebbe ricevuto il suo uovo con la sorpresa. Sapeva che la Pasqua non si festeggiava certo con l'uovo: lei si stava preparando bene in parrocchia con don Giulio… però sentiva sempre gli altri bambi- ni parlare di uova al cioccolato. Arrivò il giorno di Pasqua; Rosina, dopo aver pranzato con la mamma e il papà, stava per alzarsi da tavola, quando la mamma le diede un piccolo uovo con un grande fiocco colorato. Rosina non sapeva cosa dire, era molto emozionata e così contenta che non aveva neanche il coraggio di scartarlo. Chiese alla mamma di poter andare dai suoi amici e aprirlo insieme a loro; la mamma disse di sì e Rosina uscì di casa correndo. Correva e saltellava felice, ma appena voltato un angolo vide, poco più in là, un bambino, più piccolo di lei, seduto in terra che piangeva, perché nessuno gli avrebbe regalato un uovo di cioccolata come quello degli altri bambi- ni. Rosina lo guardò, poi guardò il suo uovo di Pasqua. Non ebbe neanche un attimo di esitazione, posò il piccolo uovo sulla manina del bambino, gli augurò buona Pasqua e corse verso casa. Era felice perché aveva donato un attimo di gioia ad un bambino che ne aveva bisogno. Da quel giorno i suoi occhi non furono più tristi e brillarono di una nuova luce. Rid. e adatt. da www.filastrocche.it

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La Pasqua nel cuore

La Pasqua: storie

C’era una volta una bambina molto bella di nome Rosina.I suoi occhi azzurri e vivaci, però, con l’avvicinarsi della Pasqua, si facevano sempre più tristi. La sua famiglia era povera e lei sapeva che la domenica di Pasqua non avrebbe ricevuto il suo uovo con la sorpresa.Sapeva che la Pasqua non si festeggiava certo con l'uovo: lei si stava preparando bene in parrocchia con don Giulio… però sentiva sempre gli altri bambi-ni parlare di uova al cioccolato. Arrivò il giorno di Pasqua; Rosina, dopo aver pranzato con la mamma e il papà, stava per alzarsi da tavola, quando la mamma le diede un piccolo uovo con un grande fiocco colorato. Rosina non sapeva cosa dire, era molto emozionata e così contenta che non aveva neanche il coraggio di scartarlo. Chiese alla mamma di poter andare dai suoi amici e aprirlo insieme a loro; la mamma disse di sì e Rosina uscì di casa correndo. Correva e saltellava felice, ma appena voltato un angolo vide, poco più in là, un bambino, più piccolo di lei, seduto in terra che piangeva, perché nessuno gli avrebbe regalato un uovo di cioccolata come quello degli altri bambi-ni. Rosina lo guardò, poi guardò il suo uovo di Pasqua. Non ebbe neanche un attimo di esitazione, posò il piccolo uovo sulla manina del bambino, gli augurò buona Pasqua e corse verso casa. Era felice perché aveva donato un attimo di gioia ad un bambino che ne aveva bisogno. Da quel giorno i suoi occhi non furono più tristi e brillarono di una nuova luce.

Rid. e adatt. da www.filastrocche.it

I suoi occhi azzurri e vivaci, però, con l’avvicinarsi della Pasqua, si facevano sempre più tristi. La sua famiglia era povera e lei sapeva che la domenica di

Sapeva che la Pasqua non si festeggiava certo con l'uovo: lei si stava preparando bene in parrocchia con don Giulio… però sentiva sempre gli altri bambi-ni parlare di uova al cioccolato. Arrivò il giorno di Pasqua; Rosina, dopo aver pranzato con la mamma e il papà, stava per alzarsi da tavola, quando la mamma le diede un piccolo uovo con un grande fiocco colorato. Rosina non sapeva cosa dire, era molto emozionata e così contenta che non aveva neanche il coraggio di scartarlo. Chiese alla mamma di poter andare dai suoi amici e aprirlo insieme a loro; la mamma disse di sì e Rosina uscì di casa correndo. Correva e saltellava felice, ma appena voltato un angolo vide, poco più in là, un bambino, più piccolo di lei, seduto in terra che piangeva, perché nessuno gli avrebbe regalato un uovo di cioccolata come quello degli altri bambi-

Non ebbe neanche un attimo di esitazione, posò il piccolo uovo sulla manina del bambino, gli augurò buona Pasqua e corse verso casa. Era felice perché aveva donato un attimo di gioia ad un bambino che ne aveva bisogno. Da quel giorno i suoi occhi non furono più tristi e brillarono di una nuova luce.

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Pasqualino, il coniglio coraggioso

Pasqualino è un coniglietto molto simpatico, ha lunghe orecchie grigie e il panci-no rosa e morbido. Abita nel cortile di una casetta di campagna insieme a una bambina che si chiama Caterina.Tutte le sere, quando i bravi conigli vanno a dormire, lui sgambetta fino alla fine-stra della camera di Caterina e ascolta le storie che la nonna le racconta prima di fare la nanna. Le fiabe che preferisce Pasqualino sono quelle con dei coraggiosi eroi che combattono contro dinosauri e draghi giganteschi. – Vorrei tanto essere anch’io un eroe! – diceva sempre, ma la mamma gli rispon-deva:– Pasqualino, non esistono coniglietti eroici, perché i conigli non sono coraggio-si. Esistono però coniglietti bravi che ascoltano sempre quello che dice la mamma.Una sera di marzo, con la Pasqua ormai vicina, la nonna sta per raccontare a Ca-terina la storia di un coniglietto speciale. Inutile dire che Pasqualino è tutto orecchie, vuole sentire proprio ogni parola e pensa:– Speriamo che il coniglietto speciale sia anche coraggioso, così lo posso dire alla mamma! – C’era una volta – comincia la nonna – un coniglietto molto speciale con un compito importante. Nella notte del Sabato Santo, mentre tutti i bambini del suo paese dormivano, lui nascondeva nei giardini delle case tante buonissime uova

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di cioccolato per i bimbi buoni... Pasqualino è felicissimo di ascoltare una storia sui conigli. Anche a Caterina il racconto piace moltissimo e a Pasqualino viene un’idea:– Quest’anno voglio portare le uova di cioccolato a Caterina! Ed è così che iniziano i preparativi per la grande impresa di Pasqualino, per la notte di Pasqua. Quello che dovrà fare sarà soltanto entrare in casa, prendere un ovetto dalla cucina e portarlo nella camera di Caterina, mentre lei dorme. Niente di più semplice, se non fosse per Ettore il cane! Per entrare in casa si deve per forza passare davanti alla cuccia di Ettore il cane e Pasqualino, come tutti gli altri conigli, ne ha una gran paura! – L’importante è non svegliarlo – pensa Pasqualino. Così, la sera del Sabato Santo, dopo che tutti sono andati a dormire, Pasqualino parte per la sua avventura. Si avvicina quatto quatto alla porta di casa e controlla: Ettore dorme.Allora si avvicina di più e controlla di nuovo: Ettore dorme ancora. Arriva proprio di fronte alla cuccia e si ferma, un po’ per la paura, un po’ per con-trollare e ascolta: Ettore il cane sta russando.Finalmente si sente più tranquillo: non c’è nulla da temere. Si avvia con saltelli spediti verso casa e proprio a metà percorso...– Ecciùùù! Oh no! Pasqualino ha starnutito! Aveva ragione la mammache si sarebbe preso il raffreddore a stare fuori dinotte! E quello starnuto, manco a dirlo, ha svegliato Ettore il cane, che comincia ad abbaiare e a correre verso Pasqualino, che è preso dal panico.– Forza Pasqualino! – pensa per farsi coraggio. – Hai la possibilità di dimostra-re che i conigli possono essere dei veri eroi! – e comincia a correre più veloce che può fino a che, stanchis-simo, arriva alla porta di casa e la spinge.– Accidenti! Quanto pesa questo portone! – questo Pasqualino non l’aveva calcolato! E intanto Ettore si stava avvicinando sempre di più, sempre di più, finché la nonna di Caterina, svegliata

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dal rumore, apre il portone di casa per vedere che succede. Più veloce della luce, con le zampe che gli tre-mano di paura, Pasqualino entra in casa, senza

che la nonna se ne accorga e si riposa un po-chino, mentre Ettore continua ad abbaiare… ma ormai il coniglietto è al sicuro, ed è stato così coraggioso, così eroico! Adesso può

andare in cucina a prendere l’ovetto per Cate-rina e completare la sua missione.Quando finalmente riesce ad arrivare in

camera di Caterina è quasi giorno, ed è così stanco, ma così stanco che si addormenta sul

cuscino accanto a lei, tenendo stretto tra le zampine l’ovetto di cioccolato.Al mattino Caterina trova Pasqualino lì vicino a lei, con un ovetto tra le zampe, ed è così felice del regalo che le ha fatto il suo coniglietto coraggioso che quasi si mette a piangere dalla gioia!

Raffaella Persichella

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Fiocco e le uova di Pasqua– Da grande non voglio essere un coniglio… – dice Fiocco – perché i conigli sono tutti uguali e io, invece, voglio essere diverso.– Ogni coniglio è diverso dagli altri – gli spiega la mamma – il leprotto dei campi è bruno, il coniglio di Pasqua, poi, è davvero unico! – Il coniglio di Pasqua? – Fiocco rizza le orecchie.– È un tipo tutto speciale: è forte, coraggioso e, a Pasqua, porta le uova ai bravi coniglietti.– Fantastico! Anch’io voglio diventare come lui! – esclama Fiocco, filando via.– Per prima cosa devo diventare coraggioso – pensa Fiocco mentre corre nel bosco, dritto in cerca di guai.Nel cavo di un albero sonnecchia una volpe. Sembra così pacifica… ma, all’improvviso, balza in avanti per acchiapparlo. Fiocco sfreccia tra l’erba alta e si nasconde.A un tratto, vede davanti a sé un coniglio bruno.– Sei tu il coniglio di Pasqua? – gli chiede timida-mente.– No, no, io sono un leprotto. E tu chi sei?L’amicizia è presto fatta e, quando sente il proget-to di Fiocco, il leprotto è entusiasta:– Voglio fare anch’io il coniglio di Pasqua! – esclama.Nel pollaio della fattoria, si fermano a chiacchierare con una gallina che regala loro due uova.– Andiamo a casa mia – propone Fiocco. – La mia mamma ci aiuterà a dipingerle.Ma poco prima di arrivare alla tana, i due inciampano e, oplà, fanno una bella frittata.Che peccato!Arrivano a casa tristi e mogi, ma si consolano in fretta perché il coniglio di Pasqua è passato di lì e ha lasciato per loro un bellissimo uovo di cioccolato.– Evviva, evviva! – gridano i due amici sorpresi e felici.E infine, stanchi di tante corse, si addormentano sognando il loro eroe, il fanta-stico coniglio di Pasqua.

Rid. e adatt. da Pfister Marcus e Siegenthaler Katrin, “Fiocco e le uova di Pasqua”, Ed. Nord-Sud

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Il pulcino cosmicoL’anno scorso, a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall’uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori?Sorpresa: un pulcino cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un ber-retto da capitano in testa e un’antenna della televisione sul berretto.Il professore, la signora Luisa e i bambini fecero tutti insieme: – Oh –, e dopo questo “oh” non trovarono più parole.– Come siete indietro su questo pianeta, – osservò il pulcino, – qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì. – Di questo mese? – domandò il professor Tibolla.– Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque.Il pulcino cosmico fece quattro passi per sgranchirsi le gambe, e borbottava:– Avete rotto l’uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo. – Ma noi l’uovo l’abbiamo comprato in pasticceria. – Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale, travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da pulcino.– E l’equipaggio?– Sono io l’equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno per lo meno colonnello.– Beh, colonnello è più che capitano.– Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita.– Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava.– Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina finché il nostro agente segreto si fosse fatto vivo.– Interessante, – disse il professore, – avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia?– Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro.– Giusto anche questo. Ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti.– Sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno da noi tra venticin-que anni. – È piuttosto buffo. Noi non sappiamo nemmeno dove si trovi Marte Ottavo.– Lei dimentica, caro professore, che lassù siamo avanti col tempo di venticin-que anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell’astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Gino.

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– Toh, – disse il figlio maggiore del professor Tibolla, – proprio come me.– Si chiamerà Gino e avrà trentatré anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha esattamente otto anni.– Guarda guarda, – disse Gino, – proprio la mia età.– Non mi interrompere continuamente, – esclamò con severità il comandante dell’uovo spaziale – come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Gino e gli altri membri dell’equipaggio futuro per educarli come si deve.– Cosa? – fece il professore. – Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini?– Mica tanto. Primo, non li abituate all’idea che dovran-no viaggiare tra le stelle; secondo, non insegna-te loro che sono cittadini dell’universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste; quarto...– Scusi comandante, – lo interruppe la signora Luisa, – qual è il cognome di quel vostro Gino?– Prego, vostro, non nostro. Si chiama Tibolla. Gino Tibolla. – Ma sono io! – saltò su il figlio del professo-re. – Urrà! – Urrà che cosa? – esclamò la signora Luisa. – Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo... – Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino. – Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a casa anch’io.

Rid e adatt. da Gianni Rodari