La Parola in Biodanza - BAIXARDOC

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La Parola in Biodanza Il Cippo di Perugia è una stele in pietra che presenta su due facciate un'iscrizione in lingua etrusca datata al III/II secolo a.C. MONOGRAFIA DI TITOLAZIONE ALESSANDRO AGOSTINETTI, VII CIELO SCUOLA DI BIODANZA ROLANDO TORO BOLOGNA

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La Parola in Biodanza

Il Cippo di Perugia è una stele in pietra che presenta su due facciate un'iscrizione in lingua etrusca datata al III/II

secolo a.C.

MONOGRAFIA DI TITOLAZIONE

ALESSANDRO AGOSTINETTI, VII CIELO

SCUOLA DI BIODANZA ROLANDO TORO

BOLOGNA

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SOMMARIO

La Parola in Biodanza .............................................................................................. 1 SOMMARIO .............................................................................................................. 2 DISCLAIMER ............................................................................................................ 3 PARTE I - LA MIA VIVENCIA ..................................................................................... 4

Ringraziamenti ..................................................................................................... 4 La mia storia in biodanza da allievo a facilitatore iniziante ................................... 5 Il gruppo delle 18 e 30, o meglio, delle “sei e mezza” .......................................... 9 Perché questa monografia ................................................................................. 11

PARTE II - TEORIA E METODOLOGIA ...................................................................... 12 Della priorità metodologica della vivencia e di altre faccende... relative alla parola e alla coscienza ....................................................................................... 12 Della Teoria e della Teoria vivenciale ................................................................. 16 Del relato de vivencias, anche detta Condivisione verbale della vivencia .......... 19 Della consegna in generale ................................................................................ 22 I processi “alto-basso” e “basso-alto”: dal pilota automatico alla vivencia ......... 26 Quando la parola potrebbe intralciare la vivencia? ............................................. 28

Troppe parole? ............................................................................................. 28 Uso delle immagini ...................................................................................... 29 Anticipazione dei vissuti .............................................................................. 30 Induzione di vivencia o induzione ipnotica? .................................................. 31

Quando la parola potrebbe facilitare la vivencia? ............................................... 33 L’essenzialità della parola! ........................................................................... 33 Chiarezza nella spiegazione del come si fa! ................................................. 35 Proiezione esistenziale e biocentrismo: il principio biocentrico come base sicura della consegna esistenziale ............................................................... 36 La parola “evocativa / evocatrice” non suggestiva che apre uno spazio di libertà .......................................................................................................... 37 La parola aderente al vissuto (non suggestiva) ............................................ 38 La parola poetica: ineffabilità della poesia ................................................... 39

Delle vivencias ove si usa la parola .................................................................... 40 Del colloquio con i singoli allievi ......................................................................... 42 Come si parla in biodanza: una sintesi ............................................................... 44

CONCLUSIONI: nel cammino verso l’integrazione ................................................ 45 Caro Sergio, .......................................................................................................... 46

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DISCLAIMER

IN QUESTA TESI PARLO IN PRIMA PERSONA DI MIE ESPERIENZE E DI MIE

IDEE.

NON HO LA PRETESA CHE QUESTA SIA UNA VERITA’ OGGETTIVA, E DEL

RESTO NON CREDO NEANCHE PIU’ ALLA VERITA’ OGGETTIVA. MI

PERDONINO LE PERSONE CITATE A SPROPOSITO SE HO RIPORTATO

ERRONEAMENTE IL LORO PENSIERO E ANCHE GLI AUTORI PER LO STESSO

MOTIVO. SONO GRATO PROFONDAMENTE LORO PER LE IMPRONTE CHE

HANNO LASCIATO NELLA MIA MENTE E NEL MIO CUORE.

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PARTE I - LA MIA VIVENCIA

Ringraziamenti

Grazie... con il sorriso che nasce dentro di me, dico questi grazie.

A mio Padre e a mia Madre: le Radici della mia energia.

A Elena compagna di vita, che apre continuamente i miei occhi sulla realtà

sin dalle prime ore del mattino ;), che mi fa capire il valore della terra e

dell’acqua... e con la quale cammino con amore mano nella mano ogni

giorno nella vita.

Alle mie ragazze: Emanuela e Francesca, che sono sempre nel mio cuore e

che mi fanno capire perché essere biocentrici, a loro che sono semi gettati

nella terra e nel futuro.

A Sergio Cruz, per quello che fa per me, per questo Paradiso che sa ricreare,

spazio di vivencia e di formazione umana autentica.

A Concetta che incarna la possibilità di realizzare le proprie potenzialità e

che mi ha fatto vivere per la prima volta in biodanza questa realtà.

A Fiorenza, che vive un momento difficile proprio in queste ore mentre

scrivo, che ringrazio per averci accompagnato con presenza e cura per tutto

il ciclo di formazione e per aver assistito al mio debutto!

Ai miei compagni del Settimo Cielo, ai tutor, Giorgio, Maria Pia, Bendetta,

Raffaella, Donatella, e alle segretarie, Sonia ed Elisabetta, per tutta la

vivencia e per tutto l’amore che ci doniamo.

A Cristina per la sua amorevole presenza nelle supervisioni, dalla quale ho

tanto imparato.

A Libero caro amico di tanti voli per aria!

A Pierluigi che ha condiviso con me il percorso della scuola e del tirocinio.

Alle mie prime care allieve: Chiara, Eugenia, Tiziana, Anna e Linda.

Ai miei cari compagni del settimanale di quest’anno, che mi hanno visto

danzare al loro fianco e mi hanno seguito nei primi passi della conduzione:

Denise, Franceca, Sara, Paola, Patrizia, Deni, Mariagrazia A. e Mariagrazia D.

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Agli amici che mi hanno aperto la possibilità della coconduzione a gruppi

riuniti: Elena R., Mara, Ursula e Irene.

Agli amici biodanzanti che ci sono venuti a trovare in occasione delle

supervisioni: Irene, Barbara, Prima, Roberto, Patrizia M., Miriam, Maurizio,

Marco, Delia, Luca e Sara.

A Elvino e Lara che con la loro presenza e la loro amicizia accompagnano da

tanti anni il mio cammino nella vita.

A tutti quelli che per debolezza di memoria non ho citato e che sono nella

via assieme a me.

La mia storia in biodanza da allievo a facilitatore iniziante

Ho iniziato a praticare biodanza nell’estate del 2007. E’ stato amore a prima

vista. E l’esatto opposto di quel che si dice “progressività”. Qui ognuno

ovviamente ha la sua storia e dove inizia la storia personale finiscono le

regole astratte. Per me è stato un bene così, ad ogni modo.

Si trattava di uno stage residenziale di approfondimento, in natura, nella

magnfica isola di S. Erasmo nella laguna di Venezia. Il tema “Trasformarsi e

Trasformare” (o forse viceversa...!). Conduttrici Concetta M. e Michela B.

Ho dei ricordi magici e mitici di quell’esperienza, come è giusto che sia per

una pietra fondamentale, per l’inizio di una nuova epoca della mia vita.

Ho coltivato per molti anni i più diversi interessi, nell’ambito della

spiritualità e della psicologia, alla ricerca di sanare alcune profonde ferite

interne. Posso dire che portavo (e ancora in parte porto) in me alcune

dissociazioni rilevanti, nonostante i molti lavori fatti, per lo più da solo.

Questo non tanto per egocentrismo, ma per forte sfiducia nell’altro, nel

genere umano in genere. Questo non mi impediva di avere un

atteggiamento gentile ed educato verso (quasi) tutti, tuttavia nel profondo

assolutamente guardingo e poco disponibile ad un contatto umano intimo e,

soprattutto, aperto verso la generalità della specie.

Faccio questa premessa per spiegare il contesto nel quale mi sono trovato a

fare la mia prima esperienza di biodanza, per rievocare ricordi, vissuti ed

emozioni.

Ci siamo trovati all’aperto più di qualche decina di persone in un grande

cerchio, la sera del venerdì, il tempo bello, l’aria fresca sulla pelle, il cielo

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quasi sereno, di un blù profondo, una grande enorme luna piena (che poi

per aumentare l’enfasi mitica scoprii essere la potente luna blù... una

seconda luna piena nello stesso mese!), ed un albero secolare che ci faceva

da sponda con i suoi rami e le sue foglie fruscianti.

Per me è stato uno shock, ripercorrere in poche ore da lì a poco tutta la

storia umana e quello che dopo alcuni anni di studio ritengo essere

l’essenza di questo metodo, vale a dire l’incontro poetico con la nostra

specie.

Mi sono sentito trasportare indietro nel tempo, in una dimensione

archetipica, forse eravamo stati uniti in qualche vita precedente, forse in

qualche antico e ancestrale sabba. Forse, invece, ero capitato fra tanti

svitati, si erano proprio tutti matti questi qui, che hanno cominciato a

danzare e a baciarsi tra loro senza “ritegno”. Dopo un’ora avevo deciso: si

trattava decisamente di una banda di matti, ma a me piaceva questa follia.

Mi faceva stare bene.

Nella seconda parte della serata (che oggi saprei identificare ma allora

no ;) ) sono entrato in una trance profonda, in una fluidità, dove ho navigato

nel mio spazio interno che era, ad un tempo, esterno. In un mare di luce

buona.

Non so quando l’ho realizzato con consapevolezza, ma quello che è

successo in quei giorni mi ha davvero portato in un’altra linea di vita...

Potrei dire che è iniziato un percorso di scoperta della vita e dell’amore,

dove gli altri, da esseri distanti quasi comparse nel mio scenario interno,

sono diventati molto più esseri in carne ed ossa, esseri UMANI, da sentire,

toccare, odorare, abbracciare, onorare.

Lo dico ancora oggi quando devo parlare di biodanza di questa mia

esperienza, di riscoperta dell’umanità.

Un’altra cosa importante è il valore del corpo nella ricerca interiore, fino a

quel momento ero stato moltissimo nella testa, nei pensieri, nel mentale.

Avevo invece incontrato un modo di lavorare su me stesso basato sul corpo

sulle emozioni sulla musica e sulla danza, che mi faceva stare bene, e che

sentivo nel profondo essere vasto e plastico al punto di permettere

l’espressione di tutta la vita inespressa che sentivo (e sento ;) ) pulsarmi

dentro.

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Non avevo certo le idee così chiare, anzi ero piuttosto confuso, ed ho

accelerato alcune scelte di vita che stancamente andavo accettando, ormai

decisamente inattuali di fronte al divampare vitale innescato dallo stage

sulla trasformazione.

Nell’estate dello stesso anno ho iniziato a maturare l’idea di frequentare la

scuola di formazione, un’idea suggerita in forma di proposta da Concetta,

che mi considerava adatto a intraprendere quel percorso.

A settembre, ho iniziato a frequentare due settimanali uno per inizianti e

uno di approfondimento, con l’ardente desiderio di prepararmi all’imminete

inizio (da lì a poco) della scuola.

E’ stato sempre nel 2007 che ho incontrato Elena, con la quale ancora oggi

camminiamo assieme condividendo la vita! L’incontro di due cuori e di due

anime che si sono riconosciute.

Il processo nella scuola è stato molto importante, anche perché era la prima

volta che mi concedevo così apertamente (e spudoratamente) qualcosa

tutta per me. La mia postura normale infatti è quella di rinunciare a fare

delle cose per me, a favore dei bisogni (a volte solo immaginati) degli altri.

Il fatto che Elena fosse il ciclo avanti al mio, mi è stato di grande aiuto,

perché in fondo il suo successo, nel terminare il percorso, e poi anche tutto

quello che ne è seguito, tirocino, titolazione, conduzione, sono stati (e sono)

fonte di ispirazione per me.

I primi due anni sono stati di pura vivencia, non ne volevo sentire né di

studiare né di relazionare. I primi tempi poi ho sentito che, a volte, la mia

vivencia non stava nel movimento, era più grande di quanto io potessi fare

ed esprimere con il mio corpo. E questo mi dava frustrazione.

Il gruppo del 7 cielo è un gruppo fantastico, caldo, affettivo, accogliente. Un

vero utero di trasformazione. E anche se all’inizio questo un po’ mi

spaventava, in quel gruppo ho sempre sentito che c’era uno spazio anche

per me, un posto dove vibrare e riposare, dove prendere e dare, senza

giudizi di sorta. Pura accoglienza. Dalla quale potevo anche sfuggire, ma

che era sempre lì ad accettarmi e a riaccogliermi.

Questa qualità per me è diventata la marca essenziale del gruppo dopo il

primo minotauro, nel quale questa parte recettiva e femminile del gruppo, si

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è manifestata come la sua grande, enorme, forza di mutuo, reciproco,

sostegno.

Una parola va ai miei amici uomini, che tanto mi hanno dato e che mi porto

dentro... anche nella vivencia dello spogliatoio che è una delle più belle da

vivere.

Superato un momento di crisi personale che mi faceva pensare di

interrompere la scuola alla fine del secondo anno, da lì in poi me la sono

davvero goduta!

Il secondo minotauro è stato un albero dei desideri: ho potuto infatti

danzare la mia potenza con creatività e leggerezza in una tigre che è stata

l’espressione di tutto il mio yang (di qui il noto motto “Yang Forever”, vale a

dire Yang per sempre). Anche se solo nella danza perché ancora oggi sento

che questo passa in modo parziale nella vita, c’è stato un momento (quello)

di grande integrazione e di espressione di me, della mia identità, del mio

sentire profondo.

Si entra nell’ultimo anno, delle metodologie, sento che Sergio è riuscito a

passarci la vivencia del condurre, che ha “facilitato” grazie alla sua teoria:

un passaggio, un salto quantico da allievo a conduttore. Ci ha messo così

nelle condizioni di poterlo fare davvero, di poter davvero prendere in mano

la nostra vita.

Nel frattempo, il mio settimanale era condotto da Elena che iniziava

all’epoca il suo tirocinio, per poi titolarsi ed essere così l’insegnate del mio

settimanale per questi ultimi tre anni.

Io ho vissuto sin dal principio questa sua avventura, con tutti gli alti e i

bassi, i successi e qualche momento di scoramento.

Ho imparato moltissimo da lei e da questa esperienza: da cose molto

pratiche (fare i volantini, caricare, scaricare e montare l’impianto in

palestra, a caricare la musica sul PC !) a cose davvero importanti: la cura

nella preparazione della serata, la presenza alle persone e alla conduzione,

la capacita di offrire sempre una proposta autentica e di qualità nella parte

teorica, oltre che in quella vivenciale. In lei ho ritrovato tutto quello che

Liliana Viotti dice essere necessario per fare un buon facilitatore: teoria,

metodologia e amore!

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E in questi anni di settimanale ho sentito che la mia vivencia si

radicalizzava, che, nella apparente semplicità delle prime proposte di Elena,

potevo lasciarmi andare, entrare in una pulsazione (sull’asse orizzontale del

modello teorico) sempre più ampia. Poi le proposte si sono fatte sempre più

organiche e profonde, e il mio processo in biodanza è andato

approfondendosi di pari passo.

E ho avuto conferma che è nel settimanale che avviene principalmente

l’evoluzione personale.

Terminata la scuola nel luglio del 2011, ho sentito il bisogno di prendere una

distanza fisica ed emotiva da Bologna; ciò a causa, da un lato, del dolore

per la separazione dal gruppo e per la fine di un ciclo di vita (dolore che solo

a distanza di tempo ho cominciato a riconoscere), dall’altro lato, anche per il

sollievo di riappropriami di un week end al mese, che per quasi 4 anni era

stato occupato, in modo sicuramente piacevole, ma anche “ingombrante”

per la mia vita personale (di padre e di compagno).

Il gruppo delle 18 e 30, o meglio, delle “sei e mezza”

Nel mese di settembre del 2011 ho iniziato con Pierluigi (mio compagno di

formazione) e con la presenza amorevole di Elena a condurre un piccolo

gruppo di inizianti.

In verità le nostre prime conduzioni sono della primavera precedente,

tuttavia l’intento di queste prime era stato più che altro quello di rompere il

ghiaccio e di fare qualche supervisione, mentre a settembre la proposta è

stata quella di fare un ciclo di 12 lezioni. In verità nel mio cuore non sapevo

se mai si sarebbe formato un gruppo con una sua stabilità. Sono stato

animato in ogni caso dall’intento di proporre biodanza, con quella serietà e

cura che avevo imparato da Elena e che sento appartiene anche a me, per

aprire uno spazio per danzare, e, naturalmente, allo stesso tempo, avere sul

mio lavoro i feedback delle supervisioni formalmente necessari per

concludere la mia formazione.

In questo primo trimestre abbiamo proposto un lavoro di integrazione, e ho

corso il rischio di sentirmi ripetitivo, banale, troppo semplice, ovvio nella

scelta musicale, eccessivamente strutturato e poco vivencial, lento nel

proporre gli stimoli di crescita.

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Ho anche capito però che devo rispettare me stesso ed essere connesso con

me stesso, da lì nel corso dell’anno sono venute le maggior soddisfazioni,

quanto sentivo che ero davvero presente a me stesso e al gruppo, lasciando

che Alessandro fosse solo Alessandro (e non qualcun altro).

In questo gruppo ci sono alcunni allievi stabili (Chiara, Eugenia, Linda e

Tiziana), a cui si è aggiunta Anna a febbraio 2012, mentre invece Elena (che

non è un’allieva!) è stata sempre presente, a cocondurre e fare da sostegno

in occasione delle supervisioni.

Tuttavia la cellula di base a cui va il mio grazie profondo, si espandeva in

occasione delle supervisioni, per accogliere l’amore e l’affetto degli amici a

cui a va un altrettanto profondo grazie, che partecipavano alle sessioni

supervisionate per sostenerci.

In gennaio con Pierluigi abbiano fatto 2 conduzioni a tema, aperte, con

supervisione e le nostre strade si sono divise a causa delle nostre diversità.

Da febbraio il lavoro è proseguito con Elena con una proposta di altre 12

sessioni con tema le linee di vivencia, proposte sempre in chiave di

integrazione e con l’intento di iniziare un po’ di approfondimento.

Si è trattata di un’esperienza importantissima per me e sento che sono

accadute cose importanti in questo nucleo.

La prima cosa straordinaria di questo gruppo è stata la qualità della

presenza, che nel tempo si è consolidata sul versante affettivo, dato che

abbiamo danzato assieme tutto l’anno da settembre a maggio.

La seconda cosa straordinaria è il processo di integrazione che è accaduto

sotto i nostri occhi, delle persone e del gruppo, oltre che ad averlo ascoltato

nelle condivisioni, sempre così biodanzanti.

La terza cosa straordinaria è il cambio generazionale, con la presenza di due

ragazze nei loro “venti”: Linda e Tiziana, che oltre ad essere allieve sono

anche psicologhe, e, a fine anno, sono state coinvolte in una nostra

iniziativa, azzerando l’asimmetria facilitatore / allievo (vedi metodologia V).

Del resto questo cambio generazionale lo si vede anche nel 9 ciclo di

Bologna che ci ha sconvolto per la sua energia, con tante presenze giovani

giovani!

A fine stagione, un po’ stanco, progetto con Elena la prossima stagione. Un

ciclo si chiude e subito un altro si riapre.

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