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BOL ETTINO RIVISTADELLAFAMIGLIA`ALESIAN ` ANNO105N .12 1°QUINDICINA 1SETTEMBRE1981 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) ^ATADASANGIOVANNI BOSCONEL1877 Nellafoto : lecelebrazioni aUtrera, dovecominciò nel1881 l'operasalesiana LA PAGNA DETTO GRAZIE BOSCO

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BOL ETTINO

RIVISTA DELLA FAMIGLIA `ALESIAN `

ANNO 105 N . 12 • 1° QUINDICINA • 1 SETTEMBRE 1981SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

^ATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

Nella foto :le celebrazionia Utrera,dove cominciònel 1881l'opera salesiana

LAPAGNADETTO

GRAZIEBOSCO

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BOLLETTINO SALESIANORIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana di san Giovanni Bosco

DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCOCollaboratori . Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - TeresioBosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'ArcoFotografia Fulgenzio CecconArchivio Guido CantoniDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA- il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la

Famiglia Salesiana ;- il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .

Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondoil loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese . Redattore don Armando Buttarelli. Viale deiSalesiani 9, 00175 Roma. Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL «BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - Centro America (a SanSalvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador -Filippine - Francia - Germania - Giappone - Gran Bretagna - India(in inglese, malayalam, tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia(in croato e in sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma)- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Venezuela .

DIFFUSIONE E ABBONAMENTIIl BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Salesiana, agliamici e sostenitori delle sue Opere .E' inviato in omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vecchio .Per queste operazioni : Ufficio Propaganda SalesianaVia Maria Ausiliatrice 32 . 10152 Torino. Tel . (011) 48 .29 .24 .

I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

dizione a carico dell'Editrice) :LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma. Ccp . 57 .49 .20.01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO) . Ccp . 8128 .SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176,10152 Torino . Ccp 20 .41 .07 .

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEIndirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio . Tel . (06) 69 .31 .341Conto corrente postale numero 46.20.02 intestato a :Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma .

IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO ai lettori che- contribuiscono a sostenere le spese per il Bollettino,- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,- e soprattutto le Missioni Salesiane .

2 • BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎

i

IN QUESTO NUMERO1 SETTEMBRE 1981ANNO 105 - NUMERO 12

In copertina : Utrera (Spagna), aper-tura del Centenario della presenzasalesiana in Spagna . Foto Orjona(Utrera) .

Servizio di copertina a pag . 20-24

PROBLEMI EDUCATIVI/Mestiere di genitore, sempre più difficile, 6-7

EDITORIA / Seminario di formazione per dirigenti, 3COOPERATORI / L'ottava «Visita alle missioni» 3-4FAMIGLIA SALESIANA /Come sbocciano i germogli dal ceppo salesiano

1 . Dal Guatemala l'ultimo germoglio, 8-102 . Singolare primavera dalle radici di Don Bosco, 10-123. I germogli già sbocciati, 114. Identikit dei 23 germogli, 12-14

CHI E' IL SALESIANO COADIUTORE / Terza e ultima parteProgetto di vita più attuale che mai, 26-31 .10. Salesiani Coadiutori in missione speciale, 26-2811 . Unica vera professione, cercare la santità, 28-3012. Identikit del Salesiano Coadiutore, 2913. SC vocazione da rilanciare, 30-31

CINA / Messa nel santuario di Maria Ausiliatrice, 3ITALIA / A cento ragazzi gli Oscar Don Bosco, 4Don Bosco ritorna a Comacchio, 4Caro Santo Padre, se vuoi guarire bene, 5MALI / Presto due comunità di missionari, 3

PERU' / Otto missionarie nel cuore delle Ande, 18-19SPAGNA / Centenario salesiano

1 . La Spagna ha detto grazie a Don Bosco, 20-212. I giovani evangelizzatori dei giovani, 22-233. Le Associazioni di Maria Ausiliatrice, 24

THAILANDIA / Dove i ciechi vedono più lontano, 15-17

Brevi dal mondo, 3-5 - Libreria, 25 - I nostrisanti, 32-33 - I nostri morti, 34 - Solidarietà, 35 .

VIGNEIDIECI E I

- Oggi, figlio mio,è il tuo primo gior-no da scolaro . Perla prima volta var-chi la soglia dellascuola . Vedi sepuoi fare qualcosaper lei.(Clericettq

FSCUOLA

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oMALI

PRESTO DUE COMUNITADI MISSIONARI SALESIANI

I salesiani dell'ispettoriaspagnola di Valencia hannodeciso: al più presto invierannodue comunità missionarie a la-vorare in Africa occidentale,nello stato del Mali . La deci-sione è stata presa dopo unattento sopralluogo compiutonel paese africano durante loscorso mese di aprile .

Il Mali ha quanto mai bisognodi missionari, perché la Chiesacattolica vi è ancora moltogiovane e ha compiti immanida affrontare . Il Mali, ex coloniaconosciuta un tempo col nomedi Sudan Francese, è indipen-dente dal 1958 . E vasto quattrovolte l'Italia ma conta appenasei milioni di abitanti . La partenord del paese è desertica, èabitata invece la parte sud . Lapopolazione è molto povera, eappartiene in maggioranza algruppo etnico sudanese . r-musulmana al 75% ; i cristianisono solo il 5% ; i cattolici menodell'1% (52 .000 in tutto) . C'èpoi un 20% di animisti .

Le due comunità missionariesalesiane dovrebbero piantarele tende una a Touba nelladiocesi di San, e l'altra nelladiocesi di Sikasso . L'intenzioneè di iniziare in ambedue i posticon parrocchia e centro giova-nile ; l'esperienza poi dirà comesviluppare l'opera a vantaggiodella gioventù . L'iniziativa pre-sa dai salesiani di Valencia sicolloca nel vasto quadro del«Progetto Africa», la rispostadella Congregazione salesianaall'appello missionario che vie-ne dal continente nero.

EDITORIA SALESIANASEMINARIO FORMATIVOPER I QUADRI DIRIGENTIParlavano in spagnolo, in-

glese, tedesco, portoghese,polacco, slavo, giapponese . . . enaturalmente anche in italiano .Erano 28 operatori culturali,impegnati nelle varie editricisalesiane sparse per il mondo,che hanno preso parte a Tori-no a un «Seminario internazio-nale di formazione per i quadridirigenti dell'editoria salesia-na». Il seminario, organizzatodalla «Commissione interna-

zionale per l'editoria salesia-na», si è svolto dal 22 giugno al1° luglio scorso in Torino,presso la sede centrale dellaSEI (Società Editrice Interna-zionale) .

I temi trattati in 10 giorni diintenso lavoro, affidati a espertinei vari settori, erano di strettointeresse per gli operatori del-l'editoria salesiana : la gestionedi una casa editrice, l'organiz-zazione commerciale, gliaspetti amministrativi e conta-bili, la programmazione, i con-

BREVI DAL MONDO

CINAMESSA NEL SANTUARIODI MARIA AUSILIATRICE

Vicino a Shanghai c'è unsantuario dedicato a Maria Au-siliatrice, e quest'anno il 24maggio vi è stata celebrata unamessa con larga partecipazio-ne di fedeli . Queste due fotosono state scattate da uno deipresenti al rito, e attraverso ungiro piuttosto lungo sono riu-scite ad arrivare fino a Roma .

tratti d'autore, le riviste (di ca-techesi, di pastorale, giovanili,scolastiche, didattiche), il libro(scolastico di varia ecc .), ilprogetto grafico e le illustra-zioni, i problemi di composi-zione e stampa, i sussidi au-diovisivi . . .

Il Rettor Maggiore in apertu-ra dei lavori aveva fatto perve-nire ai partecipanti un suomessaggio. E certo anche DonBosco, patrono degli editoricattolici, avrebbe appoggiatocaldamente l'iniziativa .

SHANGHAI . Le due foto del santuario di Maria Ausiliatrice (interno edesterno) in cui si è celebrata una messa il 24 maggio 1981 .

II santuario di Maria Ausilia-trice sorge in località Zo-Ce, edera stato costruito nel secoloscorso da un missionario ge-suita . Costui, padre Dalla Cor-te, napoletano, dovette subirela persecuzione ai tempi dellarivolta dei Thai Ping . Si trattavadi una setta politico-religiosa,che ispirandosi a princìpi cri-stiano-taoisti si prefiggeva diabbattere la dinastia regnantein Cina, e giunse a occuparevaste zone del celeste impero .Il movimento rivoltoso era co-minciato nel 1850, e fu soffo-

cato nel '64 . Padre Dalla Cortein un momento per lui partico-larmente critico fece voto aMaria Ausiliatrice che se fossescampato al pericolo avrebbecostruito il santuario, e il san-tuario è stato fatto . E come sivede è ancora lì .Naturalmente ne ha vissute

di vicende, soprattutto in questiultimi anni . Con l'avvento delmaoismo il tempio fu chiuso, ecompletamente spogliato : ri-masero solo i muri. Ma ora ilvescovo nazionalista di Shan-ghai vi ha potuto di nuovo offi-ciare . Ciò che stupisce è lapresenza sull'altare di una bel-la statua di Maria Ausiliatrice :non si riesce a capire di dovearrivi, dal momento che tutti gliarredi erano stati dispersi . C'èchi sospetta che la statua pro-venga da una delle numeroseopere che i salesiani avevano aShanghai al momento della vit-toria maoista .

Nel 1949 i salesiani avevanonella città ben sei case, cioè lostudentato teologico (in cuistudiavano fianco a fiancochierici cinesi e giovani mis-sionari arrivati dall'Europa),l'aspirantato, due grandi col-legi con scuole elementari,medie e professionali, un'altrascuola elementare, una mis-sione. . . C'erano pure una li-breria, quattro oratori, due otre parrocchie e la Procuramissionaria salesiana . L facilesupporre che la statua di MariaAusiliatrice appartenesse auna di queste case salesiane, eche qualche cristiano corag-gioso l'abbia sottratta in tempo,tenendola nascosta fino adora. Ma non è che un'ipotesi .

Intanto è possibile scorgerein questa messa celebrata nellafesta di Maria Ausiliatrice, e nelsuo santuario di Shanghai riat-tivato, un altro piccolo segnoche qualcosa si sta muovendoin Cina, che è in corso un di-sgelo religioso .

COOPERATORI SALESIANIPER L'OTTAVA VOLTA

IN «VISITA ALLE MISSIONI»

Per l'ottava volta l'UfficioNazionale dei Cooperatori sa-lesiani organizza una «Visitaalle missioni dell'India», cheavrà luogo nei giorni 12-27 di-cembre prossimo. II viaggio,che viene preparato in stretta

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 * SETTEMBRE 1981 ∎ 3

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Nel suggestivo scenario del-le Catacombe di San Callisto,cento ragazzi e ragazze ingamba della scuola media edelementare di Roma il 7 giugnoscorso hanno ricevuto la sim-patica statuetta dell'Oscar DonBosco. Questa degli Oscar èuna fortunata iniziativa di alcu-ni Cooperatori insegnanti ro-mani, che va a premiare ognianno - e per l'esattezza da 15anni consecutivi - lo studio ela bontà di un gruppo di ragazziopportunamente selezionatiattraverso un concorso .Quest'anno i ragazzi hanno

presentato un elaborato (prosao disegno) che illustrava unepisodio a scelta della vita diDon Bosco. I cento vincitori,con i loro parenti e gli inse-gnanti, hanno assistito allamessa nella cappella di SanTarcisio, quindi hanno visitatocol più vivo interesse le cata- Dopo 62 anni di ininterrotta

presenza, e altri 25 anni di to-tale assenza, i salesiani torna-no a Comacchio . E la lieta no-tizia, accolta con favore dallapopolazione, data ai fedeli nel-la festa di Don Bosco . Il primosalesiano è già sul posto, ecomincia a lavorare nel quar-tiere che costituirà la « parroc-chia Don Bosco » .

La storia dei salesiani a Co-macchio è cominciata nel1894, quando il vescovo diFerrara chiese un figlio di DonBosco come direttore del se-minario locale, e don Rua lomandò. I salesiani tennero perpoco quella carica, ma intantodon Natale brusasca, il diretto-re appunto, aveva già fondatol'oratorio e la comunità si raf-forzò per occuparsi dei ragaz-zi . Don Brusasca fu figura leg-gendaria : « anima di fanciullo ecuore di apostolo », aveva ri-cevuto da don Rua l'ordine di

collaborazione con gli stessimissionari, non si colloca persé sulla linea del turismo, an-che se non verranno per nullatrascurati gli interessi culturali,del folklore ecc . In pratica sonoinvitati a prendere parte allaVisita le persone che già sisentono impegnate o deside-rano impegnarsi in qualchemodo nell'azione missionaria .

Scopo dell'iniziativa è di of-frire a persone sensibili ai pro-blemi missionari l'occasioneconcreta per prendere contattodiretto con le missioni . E unfatto che chi segue con sensi-bilità cristiana le vicende delladiffusione del Vangelo, oggi siaccontenta sempre meno dellesole letture a tavolino di rivistespecializzate, o delle confe-renze dei missionari che tor-nano per qualche tempo in pa-tria.' Sente bisogno sempremaggiore di un a tu per tusenza diaframmi con le missio-ni vere .Le conseguenze positive di

questo contatto diretto, di soli-to non si fanno attendere . Unavolta rientrati dalle Visite, ipartecipanti si sentono in con-dizioni di intervenire con mag-gior conoscenza di causa emaggior convinzione . È l'espe-rienza che tanti amici di DonBosco hanno già fatto durantele Visite precedenti : alla fine sisentono coinvolti, divenuti essistessi missionari .

Molti poi hanno dato la loroadesione al gruppo chiamato« Noi per loro », che ha lo scopoanzitutto di tenerli uniti tra loro,e poi anche di facilitare il pro-seguimento dei contatti con imissionari incontrati laggiù .Nascono così sovente iniziativeconcrete in favore delle giovanicomunità cristiane del terzomondo, che consistono nel

KENYA . I missionari salesiani indiani lavorano a Korr tra popolazioniseminomadi . Ecco una cappellina della loro parrocchia, un missionario eun gruppo di ragazzi . Ed è subito oratorio. . .

4 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎

realizzare progetti come la co-struzione di casette, di aulescolastiche, pozzi o impiantid'irrigazione . . .

L'iniziativa porta così a «co-noscere di più per aiutare me-glio» . Essa fu lanciata la primavolta nel 1967 dall'allora RettorMaggiore don Luigi Ricceri . Eda allora si ripete regolarmenteogni due anni, e trova semprechi vi prende parte, perché laformula risulta indovinata edefficace.

Informazioni e programmi sipossono richiedere pressol'Ufficio Nazionale dei Coope-ratori Salesiani, in viale dei Sa-lesiani 9, 00175 Roma (tel .06/74 .80 .433) .

ITALIAA CENTO RAGAZZI

GLI «OSCAR DON BOSCO»

combe . Dopo un meritatospuntino, sono poi andati a ri-cevere i loro trofei. Oltre allestatuette furono distribuiti moltialtri premi, offerti da una quin-dicina tra banche, ditte, enti eeditrici . Presiedeva la manife-stazione il Rettor Maggioreemerito don Luigi Ricceri .

Alla fine i ragazzi se ne sonoandati felici come pasque, manon meno felici erano l'inse-gnante Dina Paolinelli e il prof .Francesco Maria Rodinò, i duecooperatori che promuovonol'iniziativa . Quanto ai ragazzi, sisono portati via insieme con lestatuette di Don Bosco anchel'eco delle parole rivolte loro dadon Ricceri : «Siate tra i vostricompagni dei piccoli Don Bo-sco» .

ITALIADON BOSCO RITORNA

A COMACCHIO

vedere se c'erano molti ragazziper le strade, e di prendersenecura. Quanti ce n'erano . Lui liavvicinava, giocava con lorofra lo stupore dei ben pensanti,e se li tirava dietro nei grandicortili del seminario . L'oratoriocominciò così . Di ingegno vi-vace, don Vrusasca diventòpresto ripetitore per gli scolariin difficoltà ; suonava bene ilpiano, e quante canzoni i ra-gazzi hanno cantato in corocon lui .

Più recente e altrettanto ri-cordata la figura di don Fran-cesco Mariani, che accanto al-l'oratorio aprì anche la scuola .Toccò a lui prodigarsi durantela seconda guerra mondiale,che infierì sulla città . C'eranosoldati dispersi a cui dare rifu-

OSCAR DON BOSCO . Le simpatiche statuette sono state distribuite dadon Ricceri (al centro nella foto) a un centinaio di ragazzi in gamba .

gio, cibo e vestito ; c'erano i si-nistrati, i profughi, i ricercatorida nascondere . Le cose si mi-sero piuttosto male quandol'oratorio fu accusato di na-scondere prigionieri inglesi . Epoi i drammi della guerra com-battuta, la città tra due fuochi,la gente che cerca scampo perle campagne . Gli oratoriani almomento di abbandonare lecase passavano prima all'ora-torio per ricevere da don Ma-riani il perdono del Signore . . .Con tutta la gente che correvaqua e là, la comunità salesiananon si mosse. Del resto nonaveva mai avuto tanto da farecome in quei giorni, con i mortie i feriti sotto le macerie, e isani da incoraggiare .

Nel 1956 Comacchio sotto ilpunto di vista religioso avevaricevuto un nuovo assetto :erano sorte nuove parrocchie,pareva che un oratorio comequello di piazza del duomo nonfosse più necessario, che lasua missione in città fosseesaurita . Del resto la presenzadi Don Bosco era radicata finnelle fondamenta della cittadi-na: « A Comacchio - si scrissecon un po' di enfasi - in ogni

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famiglia c'è un exallievo, unoratoriano, una cooperatrice,un amico dell'oratorio, c'è DonBosco santo». Il distacco fudoloroso, e gli exallievi subitocostituirono un « comitato per ilritorno » . Le circostanze ora lohanno favorito .Comacchio è in piena

espansione : la cittadina, sortasu 13 isolotti è divenuta famosacome centro peschereccio eper le sue industrie legate allapesca (le succulente anguille) ;e ora sta riscattando dalle ac-quq delle sue «valli» nuoviterreni che da un anno all'altrodiventano quartieri . Così è ac-caduto che la Valle Raibosola,prosciugata per bene, è diven-tata il quartiere Peep . E biso-gna crearvi la nuova parroc-chia .

Di fatto la decisione è statapresa, e per cominciare l'i-spettore della Lombardo-Emi-liana ha mandato sul posto donGianni Caimi, già missionario inRwanda, che ha preso contattocon la gente e avviato il cate-chismo per i ragazzi . Ha purescritto una lettera agli exallievie amici di Don Bosco . In essadice che la presenza salesianasarà « un servizio specialmenteper il bene dei giovani, dei piùpoveri e abbandonati, secondola parola di Don Bosco » . Ag-giunge che se « questo ritornopuò suscitare tanti ricordi delperiodo passato, esso deve di-ventare soprattutto un motivodi profonda riflessione per unfuturo di concrete responsabi-lità nel lavoro e nell'apostolato,di fronte a Dio, alla Chiesa, aDon Bosco, a Comacchio» .

Chi forse più di tutti si è im-pegnato per riavere Don Bo-sco, è il vicario di Comacchiomons. Vito Ferroni, che hascritto nel settimanale dioce-sano: « I salesiani tornanoperché il vescovo con il suopresbiterio diocesano vuol da-re un cuore al quartiere Raibo-sola » .

Un .voto di congratula-zioni» è stato espresso dalParlamento pprtoghese il 18giugno scorso nei confrontidell'opera salesiana, giunta al75 ° anno di attività nel Paese . Ildeputato proponente nel suointervento aveva ricordato l'o-pera in favore della gioventùsvolta dai figli di Don Boscoportoghesi non solo nella ma-dre patria ma anche nelle excolonie, in Mozambico, Goa,Timor, Macau e Cabo Verde . Il«voto di congratulazioni» haricevuto l'approvazione di tutti isettori del Parlamento porto-ghese, meno il Partito Comuni-sta che si è astenuto .

ITALIACARO SANTO PADRE,

SE VUOI GUARIRE BENE. . .

Il collegio salesiano Bearzi di Udine è in fe-sta per il 25mo delle sue scuole professio-nali. E il BS volentieri si associa alla festa,presentando ai lettori il personaggio più im-portante di questa benemerita scuola sale-siana. Che è anche il più minuscolo : uncerto allievo di nome Vigjut .

Da anni Vigjut scrive attraverso le colonnedel giornalino «La voce del Bearzi» una let-tera alla mamma, o a qualcun altro, rac-contando dal suo originalissimo punto di vi-sta tutto ciò che capita in collegio . Di re-cente ha scritto anche al Papa. Ecco alloraqualche saggio della sua inimitabile prosa .

Caro Santo Padre, prima di finirti coll'an-no scolastico di scuola, ti voglio scrivereanche a te una piccola lettera, perché subitoti voglio dire che sono contento che seiguarito e che finalmente sei tornato a Romanella tua casa vicino a San Pietro . lo michiamo Vigjut, e la mia salute sta abbastan-za bene. La mia scuola è questa qui delBearzi di Udine, e si trova in via Don Bosco,di quà del cavalcavia .

Caro Santo Padre, ora ti dico che se vuoiguarire bene devi venire a Udine a fare unpo di ferie con noi . lo gli dico subito al di-rettore che ti prepari una bella camerettacon grandi finestre appese alle pareti, con illetto, il lavandino e con la tivù a colori cosìpotrai vedere anche la telefriuli . Qui nondevi aver paura perché nel Friuli ci sono gliAlpini .

Poi gli dico alla suora che ti prepari damangiare tutti i giorni . Dopo cè anche Lu-cilla che è la più brava di tutti a fare i pasticcinel forno. Poi gli dico a Ludovico che ti lascila chiave della cantina.

Poi qui nel nostro stituto abbiamo tantecose. Cè la scuola media, poi la scuola deimestieri professionali, cè la palestra, il la-boratorio di tenniche, e nel giardino ungrande parco in mezzo alla campagna dovesi sta al fresco per tutto l'anno .

Poi abbiamo due bellissimi campi di cal-cio. Uno di quà e l'altro di là . Quando noigiochiamo di quà gli altri giocano di là, edopo quelli di là giocano di quà, e quelli diquà giocano di là . Durante la scuola faccia-mo sempre delle grandi sfide di calci, anchecontro i professori e gli insistenti . Ti devodire che questo anno mi hanno scielto permettermi dentro nella squadra titolare .Adesso gioco in panchina, ma vedrai chealla fine del campionato mi faranno giocarenella Nazionale .

Adesso ti faccio conoscere i miei profes-sori . I miei assistenti e professori sono tuttisalesiani . Primo, ci sono dei salesiani che dimattina dicono la messa e quelli sono i pretisalesiani . Qualcheduno cià le gabane nere,ma molti non ànno niente . Poi ci sono quelliche non dicono messa, e non ànno nessunvestito, e sono dei professori specializzatinelle officine. Quelli si chiamano coandiutorisalesiani . Dopo ci sono i salesiani di fuori,quelli che si sposano e che aiutano i sale-siani di dentro e che si chiamano coperatorisalesiani . lo quando sarò grande voglio fare

I

il coperatore salesiano come la mia profes-soressa. Dopo ci sono dei giovani che stu-diano per diventare salesiani . Quelli perònon si chiamano niente .

Il mio professore di religione è il più buonodi tutti . Lui non ci fa mai nessun interroga-torio . E un po vecchio, ma ci racconta sem-pre tante storie sulla guerra. Lui ha parteci-pato a tutte le ritirate dell'esercito italiano .Gli hanno dato anche la medaglia .

Il mio amico don Oreste ieri cià portato agiocare con la sua simmia . . . Ormai gli à im-parato tante cose . Gli à insegnato a dare lamano con tutte e due i piedi .

Poi se viene un poco di caldo, anche tupuoi venire sù a Pierabech con il primo tur-no così ci sono anche io . Là è tutto pieno dimontagne . Quest'anno che sono un po' piùgrande del solito le voglio fare tutte . Sulmonte Peralba ci sono ancora tanti nevaiche si può slitiare anche coi sii .

Se piove andiamo invece a raccogliere ifunghi. Noi non abbiamo paura neanche deivelenosi perché con noi cè un esperto checonosce tutti i tipi . Poi per la festa dellaMadonna andiamo a Passo Sesis a vedere laMadonnina delle nevi . La vera Madre di Dio .

Adesso io ti finisco cosi perché fra pocodevo andare in teatro a fare le prove per icanti e per le scenate della fine dell'anno .Caro Santo Padre io spero che tu vuoi

venire a riposarti a Udine, così io dico anchealla mia mamma che mi porti una bottiglia diTocai . Se vieni col treno devi prendere il VialTrieste e dopo quando sei al semaforo deviandare in sù perché in giù cè il senso unico .Dopo giri a destra, poi a sinistra e ancora adestra . Ecco li cè il campanile della nostrascuola .E intanto che ti aspetto ti dico mandi

mandi .Tuo Vigjut

BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 ° SETTEMBRE 1981 ∎ 5

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PROBLEMI EDUCATIVI

Mestiere digenitoresemprepiù difficiliLo si vede bene, i ragazzisono cambiati . Ed ecco tanti genitori incerca di nuovi metodi educativi che magarifalliscono, e altri che tornano ai metodi antichi nonmeno rischiosi. E allora? Forse il punto di partenza è . . .

Alfredo è nel pozzo, a trenta-sessanta metri di profondità .La mamma gli parla : la sua

voce giunge al bambino rassicurante,gli dà la sensazione di poter staretranquillo, mamma nonostante tuttoè vicina. Poi la tragedia, la terribileimpotenza della buona volontà e del-l'amore .

Tutti abbiamo vissuto quei giornidrammatici di Vermicino . E difficil-mente un episodio poteva caricarsi diun valore di simbolo più significativodi questo. In certi momenti molti ge-nitori devono ammettere con tristez-za di sentirsi anch'essi separati dailoro figli come da un pozzo invisibile,ma reale e profondo. Si tratta d'undistacco solo psicologico, ma i solchisono ben reali, e possono essere su-perati con grandi difficoltà .

I ragazzi sono cambiati . Una pro-fessione difficile e ingrata è ormaiquella del genitore: la si direbbe na-turale e facile, e invece più il tempopassa e più le cose diventano com-plicate. Ceffoni o dialogo? Regalini ocastighi? Mah, il dubbio si fa acuto,soprattutto da quando la società si èevoluta e una certa educazione per-missiva ha avuto libero corso .

Come giudicare il «prodotto fini-to»? Che dire di questi ragazzi e gio-vani maturati ai metodi nuovi? «Col-lerici, attaccabrighe, pallidi, preoccu-pati, paurosi e aggressivi nello stessotempo» : questo sarebbe l'identikit deibambini d'oggi secondo il direttoredell'Istituto universitario di pedago-gia di Amburgo, Wolf Schulz . E i piùgrandi? « A loro non è rimasto nem-6 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎

meno il rispetto », diceva amaramenteun genitore . Altri invece sono più ot-timisti e ritengono che i ragazzi d'oggicrescono più genuini e spontanei, so-prattutto meno ipocriti di quelli diieri. E sono convinti che il conflittotra genitori e figli fa parte di quel di-vario tra le generazioni che è sempreesistito e sempre esisterà .

Qualcosa comunque è cambiato ir-rimediabilmente, e si deve partire daquesta nuova realtà se si vuole in-contrare i giovani : «Da quando lecittà sono diventate campi di batta-glia, la droga si vende davanti allescuole e il consumismo trionfa, ilmestiere di genitore è sempre piùdifficile - conferma Marisa Musu,segretario nazionale del Coordina-mento genitori democratici -. Tutti imetodi educativi sono da rivedere . Ilbambino dei nostri giorni infatti èprofondamente diverso da quello diieri: legge i giornali, guarda la televi-sione, va al cinema, discute con gliadulti ; sviluppa insomma molto pre-sto una capacità critica sconosciutaai suoi fratelli maggiori» .Genitori si diventa . Se i ragazzi

appaiono cambiati per effetto diun'evoluzione precoce, se i metodieducativi sono da rivedere, non stu-pisce allora che molti genitori inquesti ultimi anni siano stati presi dauna specie di crisi di rigetto per imetodi educativi tradizionali. Essi sisono convinti che le responsabilitàdelle proprie difficoltà psico-socialifossero da attribuire proprio all'edu-cazione antica ricevuta, rigidamentedirettiva. E hanno voluto cambiare .

Altri genitori, stando ai risultati dialcune recenti inchieste, da qualchetempo dimostrano nostalgia dei me-todi educativi tradizionali . Magari sierano lasciati influenzare dalle teorieantiautoritarie, ma ora stanno facen-do l'autocritica : «La delinquenzagiovanile? Colpa di un'educazionetroppo permissiva . I genitori torninoa fare il loro dovere, si stabiliscal'autorità del capo famiglia», hascritto in prima pagina il quotidiano«Le Figaro», riportando i dati di unsondaggio . . .

« Genitori si diventa » può sembrareuno slogan a effetto ; invece chi se lopropone come programma di vitaparte col piede giusto,' perché fa piùattenzione al suo comportamento, hamaggior consapevolezza dei proprilimiti, sente il bisogno di qualificarsi .Di fatto sono sempre più numerosi igenitori che consultano gli esperti,che leggono un po' di tutto per ag-giornarsi.

È legittimo questo desiderio di co-noscere meglio le regole per muoversicon maggior sicurezza nel campoeducativo. Purché l'obiettivo non siaquello di voler trovare la regolettamagica, buona in ogni caso, o non sivoglia scoprire la formula per mette-re in piedi il prodotto-perfetto, ilbambino-prodigio. Non esistono for-mule magiche, occorre invece ar-marsi di umiltà, essere disposti amasticare amaro, rispettare i lunghitempi di maturazione, guardare larealtà dei figli così com'è .

I genitori «rispettosi» . Puntiamodunque l'obiettivo sui genitori che in

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cerca di metodi nuovi si sono posti difronte ai loro figli in atteggiamento dirispetto assoluto, si sono imposti dinon influenzarli nelle scelte . Di fattoperò questo loro stile educativo hafavorito la debolezza e l'indulgenza, ei figli sono diventati capricciosi, di-spotici, o al contrario impacciati einfantili . In pratica questi genitorihanno rinunciato al loro ruolo .

I valori - secondo loro - avreb-bero dovuto emergere da soli, i figliavrebbero dovuto capire le cose perautoeducazione . Ma i risultati nonsono stati quelli sperati . Infatti i ra-gazzi non sono delle pagine bianchesu cui solo i genitori avrebbero pos-sibilità di scrivere ; sono in tanti inve-ce a scarabocchiarci sopra : i lorocompagni, la scuola, la televisione, lapubblicità, la strada, la stampa. I ra-gazzi, lasciati a se stessi, si sono tro-vati tanti maestri, certo meno disin-teressati dei loro genitori .

I genitori «perfezionisti» . Altri ge-nitori invece, proprio per reazione aquesto metodo non-direttivo, si sonorimboccate le maniche e hannostretto i freni . Hanno stabilito per iloro figli ciò che dovevano fare e ciòche dovevano evitare. Sono diventatirigidi, ambiziosi, perfezionisti : ferreinell'esigere la pulizia, la puntualità, ildovere . A prima vista i risultati cheottengono sono soddisfacenti : i geni-tori hanno l'impressione di mettere alsicuro se stessi e i loro figli, di tra-smettere dei modelli di vita solidi,seri. Invece i ragazzi guidati in modorigido diventano passivi : se lì per lìobbediscono, col tempo dimostranodi non avere assimilato, di essere co-stretti a bruciare le tappe, a condurreuno stile di vita che non li maturadentro. Se poi i genitori sono anchedominatori e hanno la punizione fa-cile, i figli possono diventare indiffe-renti, chiusi, ribelli, menzogneri ocomplessati .I genitori «esemplari» . C'è poi una

terza via, che parte da propositi edu-cativi in apparenza molto corretti .Alcuni genitori dicono : «Offro a miofiglio la mia testimonianza di vita, lamia esperienza . Io ho fatto così, cel'ho fatta . . . questa è la strada . Nessu-na costrizione : solo l'esempio dellavita vissuta ».

Non c'è dubbio che se l'esempio divita ci fosse sul serio, offrirebbe cer-tamente il valore di una testimonian-za, di un coinvolgimento, per cui i fi-gli dovrebbero trarre grande benefi-cio dal clima familiare, da una «edu-cazione indiretta», e anche da unacerta simpatia che dovrebbe nasceretra padri e figli; in realtà questo stileeducativo non poche volte viene vis-

suto con modalità discutibili . C'è peresempio chi sceglie questa strada perlasciare i figli a se stessi e lavarsene lemani. Padri e figli conducono alloravite parallele : io faccio il mio dovere,con sacrificio e coerenza, e tu fai iltuo : chiaro? Altri genitori invece de-cidono di diventare amici e confi-denti dei loro figli, li trattano «allapari», diventano praticamente debolie arrendevoli, incapaci di motivarequel poco che chiedono ai figli, diguidarli verso qualcosa di scomodo .

Il lato più debole di questo stileeducativo consiste nel proporre a ra-gazzi in fase di costruzione un mo-dello di vita adulta, perfetto, e quindinon ancora accessibile ai ragazzi . Es-si non potranno proporselo e «cal-zarlo» così com'è . I genitori dovreb-bero saperlo, perché essi stessi lohanno raggiunto attraverso lo sforzodi una lunga vita e anche attraversogli inevitabili errori . . .Il punto di partenza . A questo

punto qualche genitore potrebbesentirsi preso da sconforto . In parteperché in queste descrizioni, avrà ri-trovato facilmente qualcosa di sestesso, e poi perché tutti i modellieducativi presentati denunciavano di

fatto un rovescio della medaglia de-cisamente negativo . Quale sarà laproposta educativa valida? Comeriuscire a rispettare pienamente lapersonalità dei propri figli, e nellostesso tempo non rinunciare al pro-prio compito educativo?

Credo che il punto di partenza siaquesta certezza: che i ragazzi sonocapaci di crescere e di maturare, dicompiere un cammino morale ; sonocioè saggi, ma di una saggezza che è«la loro» saggezza . Essi, se aiutati,sanno riflettere sulle loro esperienze ei loro errori, sono disponibili a rico-noscere la validità o la stupidità di ciòche stanno facendo . Non rifiutano ilconfronto con l'adulto, in particolarecon papà e mamma, anzi dimostranodi averne un grande bisogno . I geni-tori perciò non dovranno lasciarli inbalìa di se stessi o di altri maestri oc-culti, e nemmeno dovranno sostituirsia loro; devono invece rispettare i lororitmi di maturazione con pazienza erealismo, senza soffocare la loro per-sonalità in formazione .

Si accorgano di essere amati . Neirapporti con i figli emergeranno certodifferenze, motivi di contrasto, debo-lezze. Qualche volta lo scontro saràviolento perché i ragazzi trovano unagrande «valvola di scarico» proprioin coloro che sentono più vicini. Inquesti casi i genitori, più che offen-dersi per certe reazioni dei figli, ocolpevolizzarsi per certi loro segni diinsofferenza e di nervosismo, do-vrebbero cogliere questi segni comele spie di un disagio, come un'impli-cita richiesta di aiuto . L'amore allorasarà vero e dimostrato (Don Boscodiceva: « I ragazzi non solo sianoamati, ma si accorgano di essereamati») ; e il dialogo dovrebbe fiorirespontaneo . Un dialogo che favoriscela crescita dei figli, ma anche quelladei genitori .

Questo modello educativo è più fa-ticoso, e comporta anche un grandesforzo di qualificazione e di disponi-bilità a ringiovanire sempre, a cam-minare al ritmo dei propri figli . È al-lora il caso di ricordare che diventarepadri e madri non è un fatto fisico egiuridico, ma un ruolo da conquista-re, una vocazione . Si diventa genitoriquando si è disposti a mettersi alfianco dei figli con rispetto e fedeltàindiscussa, disposti a tutto sopporta-re e a ricominciare sempre da capo,senza badare alle sconfitte apparentio momentanee, senza attendersi nullache non sia il bene dei figli. A somi-glianza di Dio, che è Padre comenessun altro perché ci ama gratuita-mente. Anche quando noi suoi figlifacciamo tanta fatica a imbroccare lastrada giusta . . .

Umberto De Vanna∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 ' SETTEMBRE 1981 ∎ 7

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FAMIGLIA SALESIANA

Come sbocciano i germoglidal ceppo salesiano

23 fra congregazioni e istituti secolari, alcuni ancora in formazione,sono nati dal ceppo salesiano . Hanno per fondatore un figlio di DonBosco, sovente un vescovo . Sono quasi tutti gruppi femminili . Moltospesso condividono con Don Bosco lo spirito, lo stile e l'apostolato ;alcuni appartengono alla Famiglia salesiana in forma ufficiale . I piùsono piccoli, alcuni di grandezza media, tutti insieme raccolgono

quasi 4 .000 persone consacrate

Come spuntano i germogli sul-l'annoso ceppo della Congre-gazione salesiana? Ecco una

storia tra le altre . Nell'Alta Verapaz,terra degli antichi Maya e dei loroattuali discendenti, c'è una località dinome San Pedro Carchà. E lì c'è unacomunità di sei salesiani a cui è affi-data la parrocchia . Direttore e parro-co è un indiano : non uno degli indios,ma proprio un indiano dell'India, an-dato laggiù come missionario : padreJorge Puthenpura. Poi c'è una comu-nità di suore, le Figlie della Carità, ec'è la vicenda degli indios Kekchí chesecoli fa incontrarono il Vangelo, poiquasi lo dimenticarono, e ora lostanno riscoprendo . E c'è la storia delgruppo di ragazze kekchí che stannoora dando vita alla futura congrega-zione.Ecco dunque, da una relazione di

padre Jorge datata maggio 1981, co-me vanno le cose .

Dal Guatemala la storiae dell'ultimo germoglio

Da vari anni mandiamo avanti nel-la nostra missione un'esperienza dipromozione vocazionale tra gli indi-geni, con ragazze kekchí che inten-dono dedicare la vita a Dio e ai lorofratelli . Ciò è possibile perché da al-cuni anni questo piccolo popolo è in-camminato verso una risurrezionecristiana, suscitata tra loro dal movi-mento «Parola di Dio». La parola diDio «Svegliati tu che dormi, sorgi ditra i morti, e Cristo ti illuminerà» (sanPaolo), presentata come programma,ha risuonato come una chiamataforte da parte di Dio per gli indigeniKekchí. E con il motto «Cristo è ri-sorto, risorgiamo anche noi con lui»,molti di essi hanno cominciato unavita nuova .Le vocazioni native . Centinaia di

catechisti in maggior parte giovani,migliaia di campesinos, uomini edonne, analfabeti quasi al 90% maesperti del regno di Dio, hanno ade-

8 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎

rito al movimento «Parola di Dio» .Uno dei frutti di questa risurrezionedel popolo Kekchí è lo sbocciare divarie vocazioni ecclesiali : catechisti,delegati della parola, promotori dellasanità, alfabetizzatori, ministri degliinfermi, ministri dell'Eucaristia, su-pervisori, istruttori . . .

In questa fioritura non mancano levere e proprie vocazioni al sacerdozioe alla vita religiosa. Non abbiamonella nostra missione un seminarioapposito per giovani indigeni, ma c'èquello diocesano a cui inviamo conun certo coraggio i nostri ragazzi : sitratta di ragazzi di 14-18 anni, che almomento del loro ingresso sono nor-malmente analfabeti. E una sfida, manoi la affrontiamo con ottimismo,con realismo, e molta fede .

Vocazioni femminili. Il movimentodella Parola di Dio era una iniziativaper gli uomini, ma le donne non sonorimaste indietro. Fin dall'inizio ladonna kekchí si è impegnata a segui-re l'esempio dell'uomo catechista, especialmente del catechista missio-

nario. La gente Kekchí è comunicati-va per natura, e sotto l'impulso delloSpirito sa farsi autentica messaggeradella Parola. Ma mentre gli uominiche avevano accolto in sé la luce delVangelo andavano di villaggio in vil-laggio predicando e svegliando i lorofratelli, le donne - meno libere diandare da un posto all'altro - pursentendo vivo il mandato «Andate epredicate», non sapevano come po-terlo realizzare.

Intanto le suore della nostra par-rocchia, le Figlie della Carità, comin-ciarono a visitare i villaggi . E subitoalcune giovani indigene videro in ciòil modo di realizzare il loro sogno diannunciare il Vangelo. Organizzam-mo per loro dei cursillos di due o tregiorni, per una riflessione sulla paroladi Dio. Questi brevi corsi avevanonecessariamente anche un saporevocazionale: non si poteva non pre-sentare loro come modelli i discepolidi Gesù che egli aveva inviato comemissionari, né tacere che anche oggil'essere discepoli del Signore com-porta essere missionari. Così a poco apoco accadde che cinque di questeragazze si fermarono presso la co-munità delle suore, facendone la lorobase per recarsi a predicare la Parolae a portare aiuto ai loro fratelli .

La prima di esse fu Maria Cuc Xol,che avevo fatto venire dal suo villag-gio perché facesse da guida nelle vi-site che le Figlie della Carità intende-vano compiere nella zona. Avrebbefatto anche da interprete (all'inizio lesuore non sapevano ancora bene lalingua kekchí) . E per questo servizioavrebbe ricevuto un compenso indenaro. Ma dopo qualche mese Maria

SAN PEDRO CARCHÀ . Il parroco padre Jorge visita un villaggio di indios Kerchí.

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venne a dirmi che non voleva nessuncompenso, perché intendeva lavorareper il Signore e non per il denaro . Lealtre poi arrivarono dicendo che vo-levano «essere come Maria» .La nuova comunità . Nel 1977 il

numero delle «signorine volontarie»come le chiamavamo, arrivò a nove .Vivevano con le Figlie della Carità .Insieme con suor Anna, che lavoravanella mia stessa zona pastorale, ioorientavo quelle giovani nello studiodel loro apostolato e della loro voca-zione. In pratica, quelle nove chi era-no? Per le suore erano «il gruppo chesegue padre Jorge» . Per i miei con-fratelli salesiani erano «le aiutantidelle suore » . . .

Intanto sorgevano vari problemi . Ilgruppo era aumentato, ma per man-canza di posto non se ne poteva ac-cettare di più . Poi, dove le stavamoconducendo? e chi se ne assumeva laresponsabilità? col permesso e conl'autorità di chi?Eravamo in questi dilemmi quando

giunse a Carchà il nostro ispettorepadre Chinchilla . Mi domandò : «Cheprogetto avete riguardo al gruppodelle giovani indigene?» E senzaaspettare risposta aggiunge : «Biso-gna formalizzare il gruppo . Date vitaa una comunità religiosa autoctona .Non conviene unirle ad altre congre-gazioni già esistenti, difficilmente siadatterebbero» . Quelle parole sonostate per me una grande luce, e per ilgruppo l'inizio di una vita nuova .

Era il maggio 1977; un mese dopo,padre Chinchilla mi scriveva consi-gliandomi di prendere accordi colvescovo, di cercare un terreno percostruire un noviziato e cercare unasuora che potesse fare da maestra .Suor Anna era entusiasta della pro-posta, e quanto al vescovo si dissed'accordo di «cominciare un'espe-rienza di vita comunitaria consacrata,per signorine, nella parrocchia di SanPedro Carchà, con l'intenzione difondare - col tempo e l'aiuto di Dio- una congregazione femminile didiritto diocesano impegnata a lavo-rare nella pastorale parrocchiale» .Il 15 settembre la piccola comunità

si trasferiva in una casetta d'affittotutta per loro . Era povera ma suffi-ciente per le dieci che cominciavano .Quella sera, riunite attorno al ceropasquale, resero grazie a Dio per ilpasso che stavano compiendo in no-me del Cristo risorto .

Nel 1980 quella casa d'affitto risul-tava troppo stretta, e se ne costruìuna apposita per loro, fuori dal cen-tro abitato . Un bravo cristiano delposto donò il terreno, e una signorapagò la costruzione .

Chi sono e cosa fanno . Chi sonodunque queste ragazze? Ecco : tuttemeno una, al momento di entrare incomunità, erano analfabete . Hannoetà media sui 19 anni . Non sapevanonulla di spagnolo, la lingua «nazio-nale». Ma avevano un sacco di buonavolontà, e hanno già imparato tutte aleggere; alcune ora parlano abba-stanza correntemente lo spagnolo .Non hanno paura di esprimersi inpubblico ; e sono abbastanza capacidi trasmettere agli altri quello cheimparano .

Sono sincere nel manifestare i lorotimori, i dubbi, le aspirazioni . Hannouna certa lentezza nell'imparare, maciò è dovuto solo ai lunghi anni in cuinon si addestrarono. Hanno una federobusta : fede in Dio, e anche fede in

se stesse. Fede soprattutto nell'effi-cacia della Parola che vogliono an-nunciare .

Che cosa fanno? Predicano la Pa-rola e aiutano i loro fratelli più pove-ri . Sono queste le cose a cui si impe-gnano, quando chiedono di essereammesse nella comunità. Le loro at-tività oggi sono organizzate così .

4 Ci sono tre gruppi della cateche-si. Vanno in visita ai nuovi centri pa-storali che stanno sorgendo nellaparrocchia, e si fermano quattrogiorni in ciascuna località . Dedicanodue giorni alle donne in generale, e glialtri due alle sole ragazze, a cui riser-vano speciale attenzione. Radunanole donne e le ragazze anche dai vil-laggi vicini, e danno loro lezioni dicatechesi biblica. Ma anche lezioni diigiene, cucina, lavori domestici ecc .Quanto alle giovani, le avviano a di-ventare a loro volta catechiste deibambini, ciascuna per i bambini delproprio villaggio .

* Gruppo sanitario . C'è anchequesto gruppo, e va alla ricerca deimalati e dei denutriti . Alcune signo-rine lavorano a San Pedro Carchà nel«Centro assistenziale Maria Ausilia-trice» messo su dalla parrocchia . Al-tre sono impegnate nell'ospedale ci-vile, e si occupano dei bambini e delledonne malate . Non ci vanno comeinfermiere, ma per tenere compagniaai malati : conoscono la loro lingua, ecosì possono prestare quelle delicateattenzioni di cui i malati hanno biso-gno. Alla messa domenicale traduco-no nella loro lingua l'omelia del sa-cerdote: allora sì che la gente Kekchísegue, capisce e impara .

~. Gruppo di assistenza sociale. Sidedica alla visita nelle famiglie, spe-cie le più povere, offrendo nozioni di

VOLONTARIE KERCHI . Le prime raccolte da padre Jorge: attorno al cero pasquale, simbolo delCristo, lavorano scrivono e studiano . Vogliono annunciare Cristo ai loro fratelli.

igiene e cucina . Soprattutto si prendecura delle mamme, e le aiuta a cre-scere meglio i bambini .

Periodicamente queste giovanisi costituiscono in gruppi di diversacomposizione, per insegnare lavorimanuali come tessitura a mano, rica-mo, agricoltura, a fare l'orto nel pez-zetto di terra attorno alla casa .

Finora non è mancato nulla . Comesi sostentano? Fino a oggi la Provvi-denza è stata con loro divinamentegenerosa. Non è mancato nulla. Lamaggior parte delle spese (e non sonotrascurabili) che devono sostenere, èstata coperta da benefattori .

Esse poi non dimenticano la loroorigine campesina : coltivano i campi,allevano il pollame e le api. Fannoanche le sarte e tanti piccoli mestiericon cui possono guadagnarsi unaparte dell'occorrente. Hanno ancheun piccolo negozio di oggetti religiosie libri in lingua kekchí . Hanno la ge-stione della farmacia, ma lì chi ci

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guadagna non sono loro bensì la po-vera gente, perché vendono quasisenza margini . La parrocchia però ri-conosce il loro lavoro pastorale conuna piccola quota mensile .La formazione. La cosa più impor-

tante ora è la formazione che stannoricevendo . Con delicatezza cerchiamodi conservare al massimo la loro cul-tura indigena, mentre ricevono for-mazione religiosa, apostolica, umana• intellettuale . Da pochi mesi due al-tre Figlie della Carità si sono aggiuntea suor Anna per aiutarla in questocompito, anche perché intanto legiovani indigene ora sono salite dinumero, sono già 25 . Per la loro for-mazione sono divise in tre gruppi .

. C'è quello più avanzato, di seigiovani che da almeno tre anni fannoparte della comunità . Hanno com-preso che cosa significa consacrarsial Signore, e sono decise di dar vita alnuovo sodalizio . Hanno deciso inpiena coscienza di «lasciare i genitori• i fratelli», e di formare la nuovacomunità con spirito e stile di vita ti-picamente indigeno .

* Un secondo gruppo di altre seigiovani da circa due anni conducequesta esperienza. Esse ricevono unaformazione proporzionata alla tappache stanno percorrendo .

Il terzo gruppo, il più numeroso,comprende le giovani che si sono ag-giunte di recente. Frequentano i corsidi alfabetizzazione, si uniscono allecompagne maggiori durante le loroattività apostoliche, e liberamentevanno e vengono dalle loro case .I tre gruppi ricevono formazione

religiosa, catechistica, biblica liturgi-ca, e pedagogica . Sono tutte iscrittealla scuola per adulti, e con l'aiutodelle suore si preparano a sosteneregli esami. Una di esse ha già termi-nato le scuole primarie e frequentatoanche un corso di infermiera .

Il futuro . Andiamo avanti conmolta fiducia. Non sappiamo ancoraesattamente dove il Signore ci con-duce, ma siamo sicuri che ci guideràper la strada giusta. Non abbiamo ti-more, e neppure fretta. Il RettorMaggiore qualche tempo fa mi scri-veva : «Procedi con calma, e semprein armonia e in dialogo con l'ispettore• il vescovo». È quello che vogliamofare, e poi sarà ciò che il Signorevorrà. Fin qui padre Jorge Puthen-pura .

2 Questa singolare primavera. dalle radici di Don Bosco

La distribuzione geografica. Su 23gruppi di consacrati di cui è statopossibile raccogliere un minimo didocumentazione, 3 appartengono al-l'Italia : una congregazione, un istitu-

to ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1' SETTEMBRE 1981 ∎

to secolare e un sodalizio . Nel restodell'Europa è sorta una sola congre-gazione, l'unica maschile, e si trova inPolonia. Sei gruppi si trovano in Asia :una congregazione in Giappone,un'altra a Hong Kong, due in India,una congregazione e un istituto seco-lare in Thailandia. Tredici gruppi so-no in America Latina : nell'Argentinac'è una congregazione e una piaunione ; in Brasile tre congregazioni edue sodalizi ; in Colombia una con-gregazione che a sua volta sta dandovita a un istituto secolare parallelo ;un sodalizio si trova poi in Guatema-la, uno in Messico e un altro nellaRepubblica Dominicana .

I fondatori . La maggior parte diquesti gruppi ha per fondatore unvescovo; una congregazione fa capo a

difficile dar torto al superiore sale-siano che per numerosi motivi (alcuniintuibili anche a distanza di migliaiadi chilometri) ritenne impossibileorientare quelle giovani - così «uni-che» per cultura ed esperienze di vita- verso una congregazione preesi-stente, e certo non costruita su misu-ra per loro .

Si può dire che i 23 gruppi sorti dalceppo salesiano devono la loro na-scita a situazioni e problemi localiben precisi, che solo gruppi apposi-tamente costituiti sarebbero stati ingrado di affrontare e risolvere .

I gruppi e la Famiglia Salesiana.Questi gruppi, fanno parte della Fa-miglia salesiana? Alcuni l'hannochiesto espressamente, altri si consi-derano della Famiglia senza farsene

CUCCHIAINE. Le prime suore raccolte da don Cucchiara a Hong Kong, festeggiano la ricostitu-zione della loro congregazione (il loro vero nome è Annunciatrici del Signore) .

un cardinale, gli altri gruppi sonostati creati da sacerdoti salesiani . Duefondatori sono Servi di Dio : don Lui-gi Variara e don Filippo Rinaldi . Unparticolare ruolo spetta alle FMA :una sola di esse figura come fonda-trice, ma sovente i salesiani hannotrovato nelle suore di Don Boscol'aiuto insostituibile per condurre igiovani gruppi di suore nei primipassi della vita consacrata .

Perché tanti gruppi. La domandarisulta giustificata, soprattutto intempi di crisi delle vocazioni comel'attuale. Che le congregazioni so-prattutto femminili siano tante, loconferma una vecchia battuta di spi-rito, secondo cui il loro numero sa-rebbe una delle poche cose che loSpirito Santo non conosce. Che igruppi non siano da moltiplicaresenza vera necessità, anche questo èpacifico. Ma si consideri come esem-pio il gruppo delle Volontarie Kekchídi cui si è appena narrata la storia : è

un problema, altri di fatto si sono al-lontanati, entrando - come le Suoredi Betania - in una spiritualità di-versa. Alcuni altri gruppi sembra chenon si siano finora posti il problemadell'appartenenza alla famiglia diDon Bosco .

Il fatto è che gli stessi salesianihanno «scoperto» la Famiglia sale-siana - idea ricchissima, e dagli svi-luppi non ancora prevedibili - soloda pochi anni . Tutto era implicito nelpensiero e nel cuore di Don Bosco,ma solo durante il Capitolo GeneraleSpeciale del 1971 i suoi figli hannocominciato a esplicitare questo con-cetto. Poi nel successivo Capitolo Ge-nerale (1977) hanno compiuto unpasso decisivo : hanno cioè istituitoaccanto al Rettor Maggiore la caricadi Consigliere per la Famiglia sale-siana, e raccolto attorno a questa fi-gura - a formare un nuovo Dicastero- i delegati o animatori dei vari ramidella Famiglia stessa .

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Sono cose, si può ben dire, solo diieri. In questi ultimi sei anni gli uo-mini del Dicastero hanno lavoratosodo per chiarire a sé e agli altri leidee, hanno anche tentato un primocensimento delle forze . In particolareil Consigliere per la Famiglia salesia-na, don Giovanni Raineri, con docu-menti, convegni, lettere e incontri haintessuto una fitta ragnatela di con-tatti. Ha così constatato che l'idea diFamiglia salesiana suscita sovente lapiù viva sorpresa (appare naturalecome l'uovo di Colombo), incontraforte interesse e sovente una veragioia . Si dà il caso di gruppi vissuti«lontani» e dimenticati, che non na-scondono la loro soddisfazione nelsentirsi come riscoperti, nel vederequasi la mano di Don Bosco tesaverso di loro .

E questi gruppi compiono sovente ipassi necessari per avvicinarsi, comese si trattasse di un ritorno alla pro-pria patria d'origine . . .

I confini della Famiglia salesiana .Rispondere alla domanda «qualigruppi fanno parte della Famiglia sa-lesiana», ancora oggi non è facile. Iconfini di questa Famiglia sono giàstati fissati in linea generale nelleCostituzioni salesiane, all'articolo 5,che dice: «Lo Spirito Santo ha susci-tato (oltre ai salesiani) altri gruppi dibattezzati che vivendo lo spirito sale-siano realizzano la missione di DonBosco con vocazioni specifiche di-verse. . .». E aggiunge che anche infuturo «altre istituzioni potrannosorgere». Per concludere : «Questigruppi, insieme a noi (salesiani), for-mano la Famiglia salesiana» .

Ora i responsabili del Dicastero sisono poste alcune precise domande :quali sono i criteri di appartenenzad'un gruppo alla Famiglia salesiana?come deve avvenire il riconoscimentoufficiale di questa appartenenza?quali conseguenze pratiche comportasimile riconoscimento? E stanno stu-diando le risposte da dare a questedomande. Quando ci saranno, ancheil discorso sui 23 germogli sbocciatidal ceppo salesiano acquisterà con-torni più precisi . E il BS riferirà .Cavoline e Cucchiaine. Ora non

resta che sottolineare il contributo, avolte commovente, che le quasi 4 .000persone consacrate in questi gruppidanno alla diffusione del Vangelo,molto spesso in zone difficili di mis-sione, e molto sovente nello spirito econ lo stile di Don Bosco. Sono per-sone che sanno anche scrivere paginedi eroismo, e di mirabile fedeltà alSignore. Come le suore . . . Cucchiaine .Il loro vero nome sarebbe Suore

Annunziatrici del Signore. Avevaideato il loro gruppo mons . Versiglia,nella missione salesiana di Shiu

3 .La tabella presenta le nazioni, le località d'origine e le denominazioni delle 23

Congregazioni, Istituti Secolari e Sodalizi di cui si parla nell'articolo .

UNA CONGREGAZIONE MASCHILE

OTTO SODALIZI

Delle 13 Congregazioni sorte dal ceppo salesiano, una sola è maschile . Non fi-gurano nella tabella i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, fondati da Don B o -sco .

Dopo le Congregazioni sono elencati gli Istituti secolari, comprendenti nelle lorofile le persone consacrate che pur professando i consigli evangelici vivono non incomunità ma - come si dice - «nel mondo» .

Le congregazioni e gli istituti secolari sono considerati veramente tali soloquando abbiano conseguito l'erezione canonica dal loro Vescovo ; se raggiungononotevole sviluppo ricevono anche il riconoscimento della Santa Sede . Nella tabellacon le sigle DD e DP si sono indicate le congregazioni e gli istituti secolari rispet-tivamente di Diritto Diocesano e di Diritto Pontificio .

I gruppi di persone consacrate ancora in attesa di erezione canonica si soglionochiamare Sodalizi (o anche Pie Unioni); quelli sorti dal ceppo salesiano sonoelencati nell'ultima parte della tabella .

Questa tabella è stata compilata con i dati a disposizione del BS, e di sicuro sono ,dati incompleti : mancano notizie precise su un istituto secolare in Uruguay, ungruppo di catechiste tra gli indios Mixe, un altro sodalizio nell'Alto Orinoco. . . Graziea chi vorrà segnalare lacune e inesattezze .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎ 1 1

Polonia Poznan Società di Cristo (per gli emigrati po-lacchi) DP

DODICI CONGREGAZIONI FEMMINILIArgentina Salta Figlie dell'Immacolata Concezione DDBrasile Petrolina Messaggere di Santa Maria DD

Culabà Missionarie del Buon Gesù DDFortaleza Suore Giuseppine DD

Colombia Agua de Dios Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e diMaria DP

EI Salvador San Vicente Figlie del Divin Salvatore DPGiappone Miyazaki Figlie della Carità (Pia Società Cari-

tas) DDHong Kong Shiu Chow Annunziatrici del Signore DDIndia Shillong Missionarie di Maria Ausiliatrice DP

Krishnagar Suore di Maria Immacolata DPItalia Bova Marina Salesiane Oblate del Sacro Cuore DPThailandia Bangkok Ancelle dei Cuore Immacolato di Ma-

ria DD

DUE ISTITUTI SECOLARIItalia Torino Volontarie di Don Bosco DPThailandia Bangkok Figlie della Regalità di Maria Imma-

colata DD

Argentina Buenos Aires Pia Unione Maria MazzarelloBrasile Petrolina Mediatrici della Pace

Campo Grande Suore di Gesù AdolescenteColombia Bogotà Figlie/e dei Sacri Cuori (?)Guatemala San Pedro Carchà Volontarie Kekchí (?)Italia Catania Figlie di Maria CorredentriceMessico Tlalnepantla Suore di Betania (Francescane di Maria

Immacolata)Rep. Domin . Santo Domingo Missionarie Parrocchiali di Maria Ausilia-

trice

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Chow, nel cuore della Cina . La rivo-luzione comunista nel 1949 portòMao al potere, e portò all'espulsionedi tutti i missionari stranieri dal pae-se. Compreso mons. Arduino, alloravescovo della missione salesiana, e ditutti i suoi missionari. Rimaste ab-bandonate a se stesse, le suore inbuona parte finirono in prigione (epare che qualcuna vi si trovi ancora) .Altre erano libere, ma ridotte allostato civile e sbalestrate dalle lorocomunità . Fu allora che si interessò diloro don Giuseppe Cucchiara, daHong Kong.

Don Cucchiara era uno dei missio-nari espulsi dalla Cina, era stato lassùil Vicario (cioè il numero due) delladiocesi, ed era terribilmente in penaper quelle suore rimaste abbandona-te a se stesse. Supponeva, e non atorto, che tante di esse erano dispostea qualsiasi sacrificio pur di rimanerefedeli alla loro vocazione . E si arro-vellava chiedendosi cosa avrebbe po-tuto fare per aiutarle . Tanto ci pensò,che alla fine trovò .In Hong Kong conosceva un grup-

po di giovanotti cattolici cinesi, lichiamò, diede a ciascuno il nome e ilprobabile indirizzo di una suora, edisse loro: scrivete a ciascuna suoradelle ardenti lettere d'amore, tratta-tele come se fossero vostre fidanzate,e sollecitatele a venire al più prestoqui a Hong Kong per sposarsi convoi. I giovanotti scrissero e riscrisse-ro, alcune lettere superarono la cen-sura e raggiunsero davvero le desti-natarie a Shiu Chow . Erano lettereabbastanza trasparenti perché lesuore capissero chi era il vero mit-tente, ma non abbastanza chiareperché lo capissero anche le nuoveautorità cinesi. Con in mano questelettere, diverse suore si presentaronoalle autorità e chiesero il permesso direcarsi a Hong Kong a scopo di ma-trimonio. E in otto ottennero l'auto-rizzazione .

Don Cucchiara se le vide arrivarealla spicciolata, le raccolse in unanuova comunità, ed esse furono benfelici di ricominciare da capo la lorocongregazione . Il matrimonio? Certo :erano o non erano le spose del Si-gnore?Ripresero il loro antico nome di

«Suore Annunziatrici del Signore» .Ma i salesiani di Hong Kong non lechiamavano così . Ricordavano unaprecedente vicenda accaduta inGiappone, dove il missionario donCavoli aveva fondato le «Suore dellaCarità» che tutti chiamavano affet-tuosamente dal nome del fondatore :Cavoline. E anche loro a Hong Kongvollero chiamare le suore di donCucchiara con l'affettuoso nomignolodi Cucchiaine . . .

1

3

12 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981

'Te dei 23 germogli

ITALIA

SUORE SALESIANEOBLATE DEL SACRO CUORESorte a Bova Marina (RC) nel 1933,

sono al lavoro soprattutto nel meridioned'Italia . Chiamano «missioni» le loroopere, perché vanno a fondarle proprio inluoghi di missione . La congregazione faparte della Famiglia salesiana a pieno ti-tolo .Fondatore . E mons. Giuseppe Cognata

(1885-1972), vescovo salesiano di BovaMarina. Cercava suore disposte a lavora-re nella sua difficile diocesi, non ne tro-vava, e allora su consiglio del Papa hafondato le Salesiane Oblate . Scopo : assi-stenza religiosa all'infanzia e alla gio-ventù femminile, nei luoghi più poveri ebisognosi di aiuto (asili, doposcuola, la-boratori, catechismi). Non tengono scuo-le, svolgono invece intensa attività di col-laborazione con i parroci . Dati . La con-gregazione è di diritto pontificio, canoni-camente eretta nel 1959 . Nel '79 contava275 suore in 80 missioni .

KRISHNAGAR . Le suore di Maria Immacolata indossano come divisa il sari indiano, e imparano asuonare la fisarmonica, perchè l'annuncio di Cristo è pieno di gioia .

VOLONTARIE DI DON BOSCOIl più importante Istituto secolare della

Famiglia salesiana ebbe il suo avvio nel1917 col costituirsi a Torino di un'asso-ciazione di giovani decise a vivere nellasocietà come il lievito nella pasta, constile salesiano . L'associazione ebbe il suorilancio a partire dal 1956 ; nel '61 presel'attuale denominazione. Caratteristicodelle Volontarie è il riserbo : nel loro am-biente di vita e di apostolato non fannosapere di essere consacrate .Fondatore. Don Filippo Rinaldi, terzo

successore di Don Bosco e Servo di Dio .Scopo : le VDB perseguono la perfezionedella carità mediante la professione deiconsigli evangelici e l'apostolato, vissuto

secondo lo spirito e la missione di DonBosco. Sono impegnate in un apostolatospecifico, la propria professione vissutacome missione ; si dedicano pure all'apo-stolato organizzato nella loro chiesa lo-cale; non poche svolgono apostolato di-retto nelle opere della Famiglia salesiana .Dati . L'associazione nel 1971 fu eretta inun istituto secolare di diritto diocesano, enel '78 di diritto pontificio . Le Volontariesono quasi 800, di cui 350 in Italia e lealtre sparse in Europa, Asia e America .

FIGLIE DI MARIA CORREDENTRICELa giovane congregazione, che ha una

struttura molto elastica, ebbe un primoavvio a Catania nel 1957 . Le suore vivonodel proprio lavoro, e sono chiamate aimitare la « perfezione altissima vissuta daMaria corredentrice a fianco di Gesù sa-cerdote e redentore» .Fondatore. Don Vittorio Dante Forno

(1916-1975), salesiano dalla personalitàvigorosa, che nel dopoguerra lavorò in-tensamente per attenuare le tragicheconseguenze del conflitto nella sua Sici-lia. Si misurò con la mafia a Palermo, coni Valdesi e Riesi, e cinque anni dopo l'i-nizio del nuovo sodalizio - d'accordo

con i suoi superiori - lasciò le file sale-siane per dedicarsi alla nuova opera .Scopo . II sodalizio associa la vita con-templativa alla vita attiva : servizio nellacomunità, lavoro sociale (scuola o uffi-cio), apostolato .

POLONIA

SOCIETÀ DI CRISTOPER GLI EMIGRATI POLACCHIE l'unica congregazione maschile sorta

dal ceppo salesiano . Ebbe inizio nel 1932a Potulice (Polonia) e adottò come mo-dello la congregazione fondata da mons .Scalabrini per gli emigrati italiani. La spi-ritualità della congregazione si richiama a

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Don Bosco .Fondatore . Il cardinale salesiano Au-

gusto Hlond (1881-1948), che fu primatedi Polonia . Scopo. Come dice il suo no-me, svolge apostolato in favore degliemigrati polacchi nel settore religioso,culturale e assistenziale . Dati . L'erezionecanonica a congregazione di diritto pon-tificio è del 1960 . Nel '70 contava 360 re-ligiosi, impegnati tra i connazionali inFrancia, Germania, Canada, Brasile eAustralia .

GIAPPONE

SUORE DELLA CARITÀ DI MIYAZAKI.Nel 1937 a Miyazaki ebbero inizio da

una Conferenza di san Vincenzo fondatanel 1929, che a poco a poco assunse im-pegni sempre maggiori nel campo reli-gioso e sociale . Le prime professioni reli-giose si ebbero nel '39, e la congrega-zione prese a svilupparsi anche nel diffi-cile periodo della seconda guerra mon-diale .Fondatore . Il salesiano don Antonio

Cavoli (1888-1973), esuberante roma-gnolo, che fu missionario in Giappone eparroco a Miyazaki . Scopo . L'insegna-mento della dottrina cristiana, opere diassistenza sociale, visite ai malati . Dati .Canonicamente eretta in congregazionedi diritto diocesano nel 1938 dal prefettoapostolico mons. Vincenzo Cimatti . Nel1977 contava 422 suore e 45 novizie di-stribuite in 24 case . Esse sono al lavoroanche fuori del Giappone, in Korea e trale comunità giapponesi di Colombia eBrasile . Hanno pure una casa a Roma .

HONG KONG

SUORE ANNUNZIATRICIDEL SIGNORELa congregazione fu ideata nel 1928 a

Shiu Chow (Cina) . La rivoluzione comu-nista disperse le suore, parecchie dellequali finirono in carcere (e qualcuna forsevi si trova ancora) . Nel 1953 un gruppo disuore rifugiate a Hong Kong ricostituì lacongregazione .

Fondatori . Il vescovo martire salesianomons. Luigi Versiglia preparò il progetto;il suo successore mons. Ignazio Canazeilo realizzò . Scopo . L'apostolato catechi-stico in aiuto dei missionari, specialmentein scuole, oratori, dispensari medici . Dati.Ebbe erezione canonica a congregazionedi diritto diocesano nel 1931 a Shiu Chow ;e dopo la sua ricostituzione, nel 1956 aHong Kong. Nel 1978 la congregazionecontava 25 suore con due grandi scuole aHong Kong e case anche a Macau e inTaiwan .

INDIA

MISSIONARIE DIMARIA AUSILIATRICELa congregazione fu iniziata a Shillong

(India Nordest) nel 1942, per venire in-contro al bisogno di consolidare nella fe-de le giovani comunità cristiane di quellafiorente missione . Dall'inizio e per 25 anniha avuto nelle FMA un valido aiuto per laformazione delle novizie e la direzionedell'istituto .Fondatore. Il vescovo salesiano di

Shillong, mons. Stefano Ferrando(1895-1978) . Scopo. Lavoro missionarionei villaggi, evangelizzazione, catechesispecie verso le donne e i bambini me-diante visite ai villaggi, oratori festivi, in-segnamento anche scolastico . Dati . Con-gregazione di diritto diocesano dal 1945,di diritto pontificio dal 1977 . Nel 1978contava 235 professe e 16 novizie, con 34case situate in sei diocesi dell'India Nor-dest .

!SUORE DI MARIA IMMACOLATALa diocesi di Krishnagar nel Bengala,

dove sono sorte, era delle più difficili : lazona per le condizioni climatiche erachiamata il cimitero degli europei . Questodato spiega la necessità di una congre-gazione locale, che nacque da una sem-plice associazione femminile sorta nel1922 . Questa associazione nel '39 venivarifondata, col nome di «Catechiste diMaria Immacolata», in vista degli ulteriorisviluppi . Ora le suore, che indossano ilsari indiano, si dedicano soprattutto alcatechismo, e in gruppi di due o quattrovisitano in bicicletta i villaggi, insegnandoil catechismo e ogni sorta di nozioni utili .Fondatore . Mons . Luigi La Ravoire

COLOANE (Cina) . Due Volontarie di Don Bo-sco cinesi con alcuni bambini ospiti dei lorocentro per handicappati.

Morrow (1892, vivente), vescovo salesia-no di Krishnagar . Scopo . Evangelizzazio-ne e istruzione catechistica delle donne,delle giovani e dei bambini nelle città evillaggi . Dati . È congregazione di dirittodiocesano dal 1949, di diritto pontificiodal '66 . Nel 1977 contava 276 suore in 17opere .

THAILANDIA

ANCELLE DEL CUOREIMMACOLATO DI MARIALa congregazione fu fondata a Bang

Nok Khuek nel 1937. La direzione dell'i-stituto, come pure la formazione delle re-ligiose, inizialmente fu affidata alle FMA ;

dal 1964 l'istituto è autonomo, con supe-riora generale thailandese .Fondatore . Mons. Gaetano Pasotti

(1890-1950), salesiano, allora prefettoapostolico di Ratburi . Scopo . Aiutare imissionari nel lavoro di evangelizzazione,soprattutto attraverso l'educazione cri-stiana della gioventù femminile (catechi-smi, asili, scuole primarie e secondarie,opere di promozione sociale) . Dati . Ècongregazione di diritto diocesano dal1937. Nel 1978 contava 82 professe e 12novizie, in 24 case .

FIGLIE DELLA REGALITÀDI MARIA IMMACOLATAL'istituto secolare nasceva nel 1940

come associazione femminile in un pic-colo villaggio, e poco dopo si trasferivanella capitale. Dato l'importante rilievoche hanno preso nel paese le scuole, leassociate vi si impegnano con grandiistituti scolastici .Fondatore. Don Carlo Della Torre

(1900, vivente) che nel 1926 fece partedella prima spedizione missionaria sale-siana in Thailandia . Ancora chierico ave-va costituito il primo nucleo delle giovaniche avrebbero dato vita alle «Ancelle delCuore Immacolato» . Diventato sacerdote,fondò il nuovo istituto secolare, e d'intesacon i suoi superiori lasciò la Congrega-zione salesiana per meglio seguire glisviluppi della sua fondazione . Scopo.Collaborare all'evangelizzazione dellagioventù, specialmente di quella povera,nell'arcidiocesi di Bangkok (insegnamen-to scolastico, visita alle famiglie, cate-chesi). Dati . Istituto secolare canonica-mente eretto nel 1954 a Bangkok. Nel1978 contava 50 consacrate in 4 case(con quasi 7 .000 allievi).

ARGENTINAFIGLIEDELL'IMMACOLATA CONCEZIONEIstituto religioso fondato a Salta come

ramo femminile dei Concezionisti, con lostesso spirito e finalità . Il gruppo inizialeera formato da sei signorine, la comunitàsi costituì verso il 1947 e si dedicò all'e-ducazione della gioventù femminile po-vera delle campagne.Fondatore . L'allora vescovo salesiano

di Salta, mons. Roberto Tavella(1893-1963). Promotore della catechesi,animatore dell'azione cattolica, scrittore efondatore del quotidiano «EI Pueblo» .Scopo. Educazione della gioventù fem-minile più povera . Dati. La congregazioneè di diritto diocesano dal 1974 . Nel '72contava 40 suore in 10 opere .

PIA UNIONE MARIA MAZZARELLOÈ stata fondata a Buenos Aires nel

1939. Comprende diverse categorie dipersone: le socie attive, con voto di celi-bato, che in parte vivono in comunità ; 1esocie partecipanti, che possono esseresposate ; gli ausiliari, uomini che ammini-strano le opere e assicurano i mezzi ne-cessari . Il sodalizio vive secondo le normeche regolano gli istituti secolari .Fondatore. Don Luigi Pedemonte

(1876-1962), ispettore salesiano . Scopo .Assistenza religiosa negli oratori parroc-chiali maschili e femminili ; assistenzamateriale nelle case di ricovero di vario

BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎ 1 3

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genere . Dati . Il sodalizio è stato ricono-sciuto dal vescovo, e nel 1948 anche dalPapa Pio XII con apposito «Motu Pro-prio » . Nel 1970 contava 80 socie e 7 au-siliari, con 8 centri in 4 diocesi argentine .

BRASILE

SUORE GIUSEPPINENel 1923 a Fortaleza il parroco della

cattedrale dette vita a un sodalizio digiovani impegnate nelle attività parroc-chiali, con l'intento di trasformarlo incongregazione. II gruppo ebbe un di-screto sviluppo, ma il parroco rinunciò alsuo disegno. Alla sua morte nel 1948, ilvescovo locale raccolse le sette superstitie rilanciò il sodalizio, che nel 1962 con-

SHIU CHOW . Mons . Versiglia, fondatore delleSuore Annunziatrici del Signore .

tava già 151 professe, 49 novizie in 17opere.Fondatore. Mons. Antonio De Almeida

Lustosa, salesiano, vescovo di Fortaleza(1886-1974). Scopo. L'educazione dellagioventù e la collaborazione nella pasto-rale parrocchiale . Dati . Eretta in congre-gazione di diritto diocesano nel 1964 . Nel1971 contava 238 professe e 26 novizie in47 case, diffuse soprattutto nel Nordestebrasiliano .

MESSAGGERE DI SANTA MARIALa congregazione è stata fondata nella

città di Petrolina (stato di Pernambuco)nel 1957. Le suore professano un quartovoto, di carità .Fondatore. Mons. Antonio Campelo

(1904, vivente), vescovo salesiano di Pe-trolina . Scopo. L'apostolato parrocchiale,soprattutto nelle parrocchie più povere epiù difficili (settore di attività : catechesi,educazione, sanità, servizi sociali) . Dati .Eretta in congregazione di diritto dioce-sano nel 1973. Nel '78 contava 62 suore e12 novizie, in 13 case distribuite in 11diocesi .

® MISSIONARIE DEL BUON GESÙSono sorte a Cuiabà (Mato Grosso) nel

1964 .Fondatore . Mons. Orlando Chavez

(1900, vivente), vescovo salesiano diCuiabà . Scopo . Lavorare nei centri mis-sionari, dove sovente le religiose devonosostituirsi al sacerdote mancante . Dati .

1 4 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981

Congregazione di diritto diocesano, ca-nonicamente eretta nel 1963 . Nel 1974erano 32 suore e 10 novizie in 3 case .

SUORE DI GESÙ ADOLESCENTEÈ un sodalizio sorto a Campo Grande

(Mato Grosso) nel 1938 . Ha fatto propriala devozione dell'Ecce Homo, che è ca-ratteristica di Corumbà ; la sua spiritualitàpoggia perciò sulla pazienza, l'umiltà,l'amore alla sofferenza, il desiderio di ri-parazione del peccato . Fino al 1967 sisviluppò sotto la guida delle FMA, in se-guito divenne autonomo .

Fondatore . Mons . Vincenzo Priante(1883-1944), vescovo salesiano di Co-rumbà . Scopo . Si propone di prepararecollaboratori per le opere religiose e so-ciali della diocesi, come insegnanti di ca-techismo e ministri dei sacramenti . Inoltresi occupa della catechesi, di asili, scuole,e assistenza agli infermi . Dati . Nel 1979contava 33 suore in 9 case .

MEDIATRICI DELLA PACEÈ un sodalizio sorto a Petrolina nel

1968; si definisce istituto sociale, e siispira a san Giovanni Bosco .

MIYAZAKI . Una delle ultime foto di don Anto-nio Cavoli, fondatore delle Suore della Carità.

Fondatore . Mons. Antonio Campelo(1904, vivente), vescovo salesiano di Pe-trolina . Scopo. È indicato nel nome stessodel sodalizio : portare la pace alle anime.Le suore sono impegnate nel lavoro dicatechesi ed evangelizzazione nelle par-rocchie, soprattutto le più povere . Si pro-digano anche in favore degli ammalati indue ospedali, e con le visite a domicilio . Sioccupano pure dell'insegnamento dellagioventù e della preparazione dei cate-chisti . Dati . Nel 1981 conta 60 suore e 4novizie, in 12 case .

COLOMBIA

FIGLIE DEI SACRI CUORIDI GESÙ E DI MARIALa congregazione è la prima in ordine

di tempo sorta sul ceppo salesiano, e hadato la sua piena adesione alla Famigliasalesiana . E' stata fondata ad Agua deDios nel 1905, per offrire una possibilità di

consacrazione religiosa anche alle gio-vani malate di lebbra o sane ma figlie digenitori lebbrosi (in genere per loro, pri-ma, non era possibile la vita religiosa) .Questa congregazione, prima nel suogenere, ha aperto loro le porte della vitareligiosa . La congregazione ha fatto pro-prio il carisma vittimale ispirato al pen-siero del Servo di Dio don Andrea Beltra-mi .Fondatore. Il Servo di Dio don Luigi

Variara, salesiano, apostolo dei lebbrosi(1875-1923). Scopo. Fin dagli inizi fu suoapostolato specifico l'assistenza ai leb-brosi ; in seguito si sono aggiunte altreforme di attività, compresa quella missio-naria . Dati. Canonicamente eretta incongregazione di diritto diocesano nel1930, e di diritto pontificio nel 1964 . Nel1978 l'istituto contava 327 suore, in 47case sparse in Colombia, Ecuador, Ve-nezuela, Bolivia e Repubblica Dominica-na .UN FUTURO ISTITUTO SECOLARE. La

congregazione dei Sacri Cuori nel suocapitolo generale del 1975 ha deciso lacostituzione di un parallelo istituto seco-lare misto, avente nelle sue file anchepersone colpite dalla lebbra, che purcontinuando a vivere nelle proprie casepossano realizzare nella consacrazione ilcarisma vittimale proprio della congrega-zione. Nel 1976 si aveva il primo consa-crato del nascente istituto, il sacerdoteecuatoriano Augusto Naranjo Carrera .Intanto in Agua de Dios un gruppo di 6uomini e 12 donne, dopo tre anni di pre-parazione, dovrebbe compiere nel 1981l'atto di consacrazione vittimale. Altrigruppi in preparazione erano segnalati inaltre otto località .

COLOMBIA. Madre Anna Maria Lozano, unadelle prime sei Figlie dei Sacri Cuori : oggi ha98 anni .

EL SALVADOR

FIGLIE DEL DIVIN SALVATOREL'idea della congregazione fu appro-

vata nel 1954 dalla conferenza episcopaledi Santo Domingo, e cominciò ad avere lasua realizzazione nel 1956 nella diocesi diSan Vicente (EI Salvador) . Ad assisterel'opera nascente fu chiamata una FMA,che nel 1968 venne eletta superiora dellacongregazione .

(Continua a pag. 17)

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BANGKOK. Due bambini non vedenti, alla porta del loro istituto (tenuto dalle FMA) .

Dove i ciechivedono più lontanoCi sono a Bangkok due opere affidate ai figli di Don Bosco, dove iragazzi «non vedenti» trovano un ambiente di famiglia, un'educa-

zione, un mestiere, e un motivo per credere nella vita .

U na scena fantastica da vedere!60 ragazzi ciechi, tutti con unlungo bastone in mano, corro-

no per il cortile in cerca dei loro te-sori : tra gli alberi sono tese delle funi,dalle funi pendono pignatte di terra-cotta contenenti pacchettini, i regaliper loro. È il vecchio gioco della rot-tura delle pignatte, ma con una par-ticolarità in questo caso, perché trat-tandosi di ragazzi ciechi non è statonecessario bendare i loro occhi.

Non è tutto : i ragazzi ciechi fannoanche il pugilato. Si è messo su unpalco di legno, si è fatto un ring, edecco i ragazzi con i guantoni in breviincontri di tre rounds ciascuno. Icolpi non si vedono, però si sentono,ma i guantoni enormi evitano che cisi faccia male . Poi i ragazzi vengonodivisii in quattro gruppi e si cimenta-no nel tiro alla fune. E sempre ingruppi eccoli avventurarsi per tutta lacasa, dietro tracce misteriose, impe-gnati in una lunga e appassionantecaccia al tesoro . . .Così a Nonthaburi, periferia di

Bangkok, i ragazzi del «Centro diformazione professionale per ciechi»lo scorso dicembre hanno festeggiatoil Natale . Sono quasi tutti di religionebuddista, ma si associano volentieri,anche non richiesti, alle funzioni del-la comunità salesiana . In massa han-

no partecipato al rito della notte san-ta, tutti naturalmente hanno parteci-pato ai giochi, e tutti - chi più, chimeno, secondo fortuna o abilità -hanno poi ricevuto i doni e i premi diBabbo Natale. Babbo Natale per lacircostanza era il direttore del centro,don Gustavo Roosens .

La cecità, un castigo . I salesianiche lavorano in quest'opera sannoquanto sia necessaria a questi ragazzila gioia : sono ragazzi sfortunatiquanto altri mai, nati ciechi, o vittimedi incidenti, di cure mal eseguite, dipratiche superstiziose . . . Ragazzi chenon sapranno mai quanto è bello illoro paese, la Thailandia, la penisolad'oro, esuberante di vita sotto il suosole caldo, col suo cielo costante-mente azzurro, tra le piante sempreverdi, con gli uccelli screziati di millecolori .Ragazzi sulla cui tristezza grava

una visione del mondo riduttiva emortificante. «Io non mi lamento nédei miei genitori, né dei miei parenti- confidava Suksa, educato nellareligione buddista, a padre Roosens-. Io sono un handicappato, e questoè il risultato della mia vita preceden-te» . È la concezione buddista, secon-do cui una disgrazia come la cecità èsempre un castigo meritato, che sisubisce per espiare peccati personali

THAILANDIA

commessi in questa vita o magarinella precedente, addirittura peccaticommessi dai genitori o dagli ante-nati . Non c'è che da rassegnarsi . . .

O da lasciarsi prendere dallo scon-forto, dalla disperazione . «Molte vol-te - ammette padre Roosens - al-l'inizio questi ragazzi ciechi arrivanoqui con l'idea di compiere un suici-dio, privi come sono di ogni speranzaumana, e convinti che per loro la vitaha ormai perso ogni significato » . Ed ècosì che per dare un senso a questeesistenze altrimenti disperate, sonosorte a Bangkok due opere a favoredei ragazzi ciechi, le uniche in tutta laThailandia: due opere fondate non acaso da una persona cieca, ma chevedeva lontano con gli occhi dellafede cristiana . E tutt'e due dopo varieperipezie sono state affidate ai figli diDon Bosco missionari in Thailandia :la prima, fin dal 1947, alle Figlie diMaria Ausiliatrice ; e l'altra pochi annifa ai salesiani .Aiutare ad aiutarsi. Nel 1939,

quando la Thailandia si chiamavaancora Siam, viveva a Bangkok unagiovane benestante americana, ciecadalla nascita, Genevieve Caulfield . Ungiorno adottò come figlia una bam-bina giapponese cieca . Poi con l'aiutodi amici fece posto in casa a una de-cina di bambini ciechi. Poi la guerramoltiplicò i ragazzi ciechi nel paese, elei allargò l'opera dando vita aun'apposita «Fondazione per i cie-chi». E le assegnò questo splendidoprogramma: «Aiutare i ciechi ad aiu-tare se stessi» .

Poi nel 1947, al momento di lasciarela Thailandia, espresse il desiderioche per il suo istituto si cercasseroeducatrici cattoliche . Il comitato,composto da buddisti, tramite il ve-scovo salesiano mons. Pietro Carrettosi rivolse alle FMA che da poco eranogiunte nel paese, ed esse ebbero ilcoraggio di dire di sì .

Ci voleva coraggio, per quest'operacosì diversa e così difficile . «Vi affi-diamo quest'opera a pieni voti -disse il presidente del comitato almomento della consegna -, con lacertezza di mettere questi bambiniinfelici in buone mani . Se la vostrareligione li può rendere meno infelici,non negate loro questa consolazio-ne » . E così è stato .

Quel che allora si chiamava solen-nemente istituto, era in realtà solouna casetta di legno presa in affitto,senza le attrezzature razionali neces-sarie. Le prime tre suore ci si miserocon la più grande buona volontà, magli ostacoli erano tanti. Gli sfratti, peresempio : improvvisi e immotivati.Ogni tanto bisognava cercarsi un'al-

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tra casa senza sapere perché si eramessi alla porta . Finché alcuni deiragazzi ciechi più grandi, che la sa-pevano lunga, un giorno spiegaronoalle suore che cosa stava accadendo.Semplice: c'era qualcuno che avreb-be volentieri preso il posto delle suorenella direzione dell'istituto . Ma i ra-gazzi avevano già fatto sapere a queitali, che se le suore fossero state al-lontanate, anch'essi se ne sarebberoandati. E le persecuzioni cessarono . . .Vanno matti per la musica . Ora è

acqua passata, solo un brutto ricor-do; la nuova sede è quanto di piùbello e adatto si possa immaginare .L'edificio ha tre piani in cemento ar-mato, è nuovo e costruito apposita-mente, con aule e attrezzature effi-cienti, con piscina e parco-giochi cheassicura il normale prolungamentodelle esperienze d'apprendimentoiniziate a scuola .La casa ha qualcosa del castello

incantato. Per i corridoi è un fruscia-re leggero di piedini scalzi che conrara sensibilità avvertono ogni osta-colo e procedono svelti sulle stuoie.Sono figurette slanciate dal capoeretto e dall'espressione serena e di-sinvolta, che vanno e vengono ordi-natamente, con l'innato senso di pro-prietà che portano in sé .

Nelle aule si trovano mappamondiin rilievo, animali in plastica, numerimobili, macchine per scrivere, libri estrumenti musicali . E poi nastri, egiunchi e vimini per intrecciare ce-stelli, rafia e gomitoli di filo, telai perconfezionare tappeti, stuoie, centri,scialli . . .Ragazzi e ragazze nella scuola

conseguono regolari titoli di studio, ipiù grandi frequentano le scuole su-periori fuori dell'istituto, fino alla so-glia dell'università. I più bravi posso-no frequentarla a Bangkok, o anchetrasferirsi negli Stati Uniti, dove li at-tende miss . Caulfield - sempre lei -che li segue e li avvia al consegui-mento della laurea .

Quanto si legge, tra quella mura. Iragazzi divorano i libri in Braille dellaloro nutrita biblioteca . Si accoccola-no sulla stuoia in un punto qualsiasidella stanza, poi scorrono le paginecon la punta delle dite . Sul loro vi-setto dalle palpebre abbassate si di-segnano man mano le mille meravi-gliose emozioni della lettura .

E quanta musica si fa. La naturalepropensione del popolo thai per lamusica viene qui potenziata dalla fi-nissima sensibilità uditiva e dal lungoesercizio a cui si dedicano i ragazzi .Vanno matti per la musica della ra-dio, ma mica si accontentano diascoltarla : vogliono poi eseguirla suiloro strumenti .Insomma duecento ragazzi e ra-

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gazze non vedenti, di età in genere frai 6 e i 14 anni, ciascuno col suo dolo-roso passato da dimenticare, che ap-prezzano il dono della vita e con lostudio e il lavoro mettono a fruttotutti i loro talenti.Giovannino si fece bonzo. Intanto

nel 1966 la «Fondazione per i ciechi»aveva preso un'altra iniziativa : «IlCentro di formazione professionaleper ciechi» di Nonthaburi, destinato aragazzi più grandi, d'età fra i 15 e i 30anni. E l'iniziativa, eccellente sullacarta, poco mancò che finisse in undisastro . Dopo 12 anni di esistenza

GIOCANO. Come se ci vedessero .

precaria, i responsabili già pensavanodi chiudere baracca e burattini,quando qualcuno suggerì di giocareun'ultima carta . O meglio, di ricorrereancora ai figli di Don Bosco e di farlagiocare a loro . Fu interessato il Nun-zio, che interessò l'ispettore salesia-no, e l'ispettore disse proviamo . . .

Il 31 .5.1978 piovve tutto il giorno .Buon segno in Thailandia, segno difertilità e di successo . Quel giornopadre Gustavo Roosens (salesianobelga di 54 anni) entrava con un altrosalesiano a Nonthaburi . Chiese «inprestito» due camere sullo stessopiano in cui dormivano i ragazzi, epoi anche i letti. E poi piatti, coltelli escodelle. Si fece assegnare anche unastanza nella casetta dei maestri, chesarebbe servita da cappella, soggior-no, parlatorio e alloggio per ospiti . Iragazzi «guardarono» i nuovi venuticon un certo riserbo, ma già alla pri-ma sera il ghiaccio era rotto . A rom-perlo fu la prima «buonanotte» : donRoosens raccontò la storia di Gio-vannino Bosco, un povero orfano chesi fece «bonzo» per aiutare i ragazzi

poveri. E disse che i due nuovi venutierano stati mandati proprio da quelGiovannino Bosco, a occuparsi di lo-ro come fanno i buoni papà con i lorofigli .

C'è tanto da fare e da imparare . Idue salesiani dapprima si tennero indisparte, per vedere come funzionaval'istituto . Notarono la vita degli allieviciechi, i metodi di insegnamento (an-che molti insegnanti erano ciechi, eciò aveva grandi vantaggi), la pre-senza - apparsa presto ingombrante- di numerosi exallievi ciechi giàavanti negli anni . Notarono chequanto occorreva per il funziona-mento materiale dell'opera lo si tro-vava abbondante in casa, ma che glieducatori non avevano idee chiare suiprogrammi, e soprattutto che ognunobadava filosoficamente ai fatti pro-pri. La disciplina era quasi inesisten-te. Molte norme del regolamentoerano discutibili, e come se non ha-

MISS GENEVIEVE CAUFIELD, oggi più cheottantenne, è da oltre 40 anni impegnata in fa-vore dei non vedenti thaílandesi .

stasse le eccezioni erano più nume-rose che le regole .

I due salesiani lentamente comin-ciarono a prendere in mano le redini .Pretesero l'impegno nelle cose essen-ziali, e soprattutto spiegarono le de-cisioni, in modo che fossero capite eaccettate. Gli exallievi, qualche inse-gnante, e quelli del personale che or-mai non si sentivano più a loro agio, apoco a poco se ne andarono e fu unaliberazione. L'ambiente si rasserenò emigliorò. La scuola fu presa più sulserio, il lavoro anche .

Del resto c'era tanto da fare e da

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imparare. L'alfabeto Braille, l'inglese,e una infinità di nozioni utili per lavita. Il laboratorio di falegnameria, lasezione agricola, la tipografia da farfunzionare. Certo non si insistevamolto sugli aspetti teorici o metodo-logici, perché questi ragazzi devonoimparar a fare qualcosa di facile, e afarlo bene, in modo da potersi gua-dagnare domani la vita .La loro giornata . La loro giornata è

intensa, piena di tante cose, perchédevono badare completamente a sestessi . Al mattino tutti in cortile perl'alzabandiera . Poi a scuola o al lavo-

PREGANO .PREGANO. A sera stendono la stuoia sul pa-vimento, e ognuno prega secondo la sua fede .

ro. C'è chi per queste incombenzedeve uscire, e lo fa da solo, da soloprende l'autobus, va e ritorna . Ognu-no lava da sé le proprie stoviglie, fa ilbucato, lo stende e lo raccoglie . Altatto ciascuno riconosce i propri ve-stiti .

Insieme i ragazzi giocano, perfinoal calcio: pare incredibile. Hanno re-gole speciali, e un pallone moltogrosso, che non vedono ma «sento-no » molto bene. Fanno i gol e si di-vertono un mondo .

Alle nove di sera suona un campa-nello e si raccolgono per le preghiere.Eccoli seduti sulle stuoie come i mo-naci buddisti, intenti a pregare se-condo la loro religione . C'è anche unmusulmano, di nome Charan, che aquell'ora recita per la quinta e ultimavolta in arabo le preghiere prescritte :prima stende a terra la sua stuoia sucui è raffigurata una moschea, poi sirivolge come tutti i buoni musulmaniverso occidente. Ma qualche voltasbaglia direzione . . .

Poi per tutti c'è la buonanotte, che

non manca mai. Quanti cambiamentisono avvenuti grazie a questa prov-videnziale invenzione di Don Bosco .Forse i più importanti cambiamentisono avvenuti proprio durante quellapausa di ascolto e di riflessione.

La scoperta che Dio è padre . Dopotre anni di lavoro, i salesiani (che orasono tre, e nei giorni festivi hannol'aiuto dei chierici studenti) comin-ciano a vedere realizzato anche qui ilbel programma di miss . Caulfield :« Aiutare i ciechi ad aiutarsi » . Occorredare loro non tanto delle cose, quantouna possibilità di riuscita e di vita,cioè un ambiente familiare per oggi, eun mestiere per domani .«La prima cosa che abbiamo cer-

cato di far capire a questi ragazzi -dice uno dei salesiani - è che vo-gliamo loro bene. A un certo punto sisono accorti che possono veramentecontare su di noi in ogni momento delgiorno e della notte, e questo è statodecisivo » .

C'è un dono enorme che i salesianivorrebbero fare a questi ragazzi, ed èquello della fede. Al momento, su 60ragazzi ospitati a Nonthaburi, c'è unsolo cattolico . «Noi rispettiamo la lo-ro religione, ma non rinunciamo cer-to ad annunciare il messaggio cri-stiano - spiegano i salesiani - . Trale novità della nostra fede che piùimpressiona i ragazzi ciechi c'è lascoperta che Dio è padre . Padre nonsolo dei cristiani ma anche dei bud-disti e di tutti gli uomini. Per questo aloro piace molto la preghiera del Pa-dre Nostro. E vengono numerosi allenostre funzioni, nella cappellina dellaresidenza, per pregare il Padre connoi » .«Con gli occhi non vedevo .» Lo

stesso accade anche nell'istituto delleFMA, dove in tanti anni di lavoro sisono avuti anche tanti battesimi . Lacappellina è diventata un punto diincontro spirituale, dove bambini ebambine si recano spontaneamente .Un semplice colpo di campanello auna certa ora del mattino annunciache sta per cominciare la messa . Unleggero fruscio e scalpiccio sullestuoie, chi vuole entra libero e sol-lecito .Questo approdo libero alla fede

produce nell'animo sensibile dei ra-gazzi ciechi delle convinzioni e intui-zioni sorprendenti. Come quella diVirija Sae, un ragazzo che aveva per-so la vista nello scoppio di una bom-ba, e che oggi sta terminando l'uni-versità . Un giorno ha detto in tuttasemplicità : «Prima, con gli occhi, nonci vedevo. Ora, senza occhi, vedo»

.È per questo che il Signore a voltelascia chiusi gli occhi : perché sigiunga a vedere più lontano .

Ferruccio Voglino

(Segue da pag. 14)Fondatore. Mons. Pedro Arnoldo Apa-

ricio (1908, vivente), vescovo salesiano diSan Vicente . Scopo . Aiutare i sacerdotinelle parrocchie, mediante l'istruzione eeducazione della gioventù nelle scuole, ein altre forme . Dati . Eretta in congrega-zione di diritto diocesano nel 1972 . Nel1981 conta 81 suore con 9 opere, al la-voro in EI Salvador, Nicaragua e Vene-zuela .GUATEMALA

VOLONTARIE KEKCHINel 1977 era sorto a San Pedro Carchà

(Alta Verapaz) un gruppo di nove giovaniindigene del gruppo etnico Kekchí conchiari segni di vocazione, e il vescovoautorizzò l'esperimento . Formarono co-munità a parte, ricevettero adeguataistruzione e formazione, e anche se siprocede con la massima cautela tutto la-scia prevedere che tra qualche annodavvero potrà nascere una congregazio-ne di diritto diocesano .Fondatore. Don Giorgio Puthenpura

(1941, vivente), missionario venuto dal-l'india, direttore della comunità salesianadi San Pedro Carchà e parroco locale .Scopo. Evangelizzare e aiutare i loro fra-telli più poveri (le giovani si occupano dicatechesi, assistenza ai malati e denutriti,ecc .) . Dati . Nel 1981 sono 25 le giovaniKekchí impegnate nella loro preparazionee nei primi apostolati tra la gente del lorogruppo etnico .

MESSICO

SUORE DI BETANIANel 1953 l'Ispettrice delle FMA in Mes-

sico raccolse a Tlalnepantla un gruppo digiovani di sicuro orientamento vocazio-nale e dette vita a un sodalizio . Esse era-no impegnate in lavoro apostolico e so-ciale in zone particolarmente povere e dimissione . Il gruppo, non potendo alloratrovare un inserimento nella Famiglia sa-lesiana, fu affidato al vescovo locale, unfrancescano, che gli dette orientamentospirituale secondo il proprio ordine .

Fondatrice. Madre Ersilia Crugnola,ispettrice delle FMA in Messico . Scopo.Educazione delle bambine povere. Dati . Ilsodalizio è avviato a diventare congrega-zione di diritto diocesano . Nel 1977 con-tava 154 suore e 18 novizie, con 12 case .

REPUBBLICA DOMINICANA

MISSIONARIE PARROCCHIALIDI MARIA AUSILIATRICEPia Unione sorta nella diocesi di Santo

Domingo, e approvata dall'ordinario lo-cale nel 1971 . Le consacrate non portanoalcuna divisa, e hanno scelto come pro-gramma quello di san Paolo : «Farsi tuttoa tutti per portare tutti a Cristo» . Hannochiesto di far parte ufficialmente dellaFamiglia salesiana .Fondatore . Don Andrea Nemeth (1915,

vivente), salesiano ungherese . Scopo .Collaborare in maniera diretta con i par-roci nella direzione di centri giovanili,nelle scuole parrocchiali, catechesi ecc .Dati . La Pia Unione nel 1971 contava 23socie al lavoro in 9 centri .

Enzo Bianco

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PERÙ

Otto missionarienel cuore delle Ande

La comunità delle FMA in La Merced svolge ininterrottamente dal1917 la sua attività sociale a favore di una popolazione molto povera .E accompagna al traguardo del Vangelo un villaggio di indios Campa

insediati nella foresta. Racconta una delle otto suore

Nella selva centrale del Perùdetta Chanchamayo, le Figliedi Maria Ausiliatrice entrarono

nel 1917: erano le prime religiose apenetrare in quella zona. Vi giunge-vano dietro richiesta del governo, el'allora vicario apostolico di SanRamón, un missionario francescano,aveva fatto da tramite .

In anni precedenti gli indigeni - iCampa e gli Amuesa - si eranoscontrati con i sempre più numerosicoloni stranieri e peruviani decisi asfruttare quelle terre vergini e il loroprezioso legname; più deboli, gli in-dios si erano ritirati dai terreni mi-gliori e ora abitavano lungo i fiumi osulle parti alte dei monti : si cibavanodi frutti silvestri, di caccia e pesca .La città più importante del territo-

rio era La Merced, fondata nel 1869da un certo colonnello Pereira . Co-stui, uomo di fede, aveva affidato al-l'intercessione della Madonna la con-quista della selva. E volle esprimerela sua riconoscenza per la protezioneottenuta durante la difficile impresa,con un gesto che risulatasse duratu-ro: scolpì personalmente nel legnouna statua della Madonna della Mer-cede, e la lasciò come ricordo in un

luogo che chiamò appunto La Mer-ced. Ebbe così inizio un piccolo vil-laggio, destinato a essere in seguitoun grosso centro commerciale, e orala sede della provincia .

L'ospedaletto e la scuola . Alle FMAappena giunte, il governo affidò ilpovero ospedaletto del luogo e l'unicascuola, mista. Così le suore si occu-parono degli ammalati (allora ilChanchamayo era infestato dallamalaria) e della gioventù. L'aiutodella Madonna e il sistema preventi-vo di Don Bosco operarono nell'arcodegli anni veri prodigi, con grandesoddisfazione degli abitanti . E anchedel governo, che più volte manifestònei modi più vari la sua stima .La piccola comunità degli inizi era

costituita solo da cinque suore, maaveva carattere spiccatamente inter-nazionale : due erano peruviane, unaargentina, una tedesca e una italiana .Le missionarie affrontarono serena-mente i duri sacrifici di quei primitempi: gli ammalati trovarono in lorovere sorelle, la gioventù ebbe educa-trici affettuose. Il vescovo mons .Uriarte soleva dire : « Si vede che conle Figlie di Maria Ausiliatrice è entra-ta nella selva la Madonna, la potente

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Ausiliatrice dei cristiani : da allorasono cominciati i miracoli» . L'operainfatti fiorì sempre più, al di là delleprevisioni, e affondò le sue radici nelcuore degli abitanti di La Merced edintorni .

Di quei primi tempi è rimasta indi-menticabile in tutti la figura di suorOrtensia, volata al cielo da qualcheanno : il sindaco, a nome della popo-lazione, fece collocare nella cappelladell'ospedale una lapide come segnodi perenne riconoscenza ; sul marmoera scritto a lettere d'oro : «Religiosaesemplare e pia, dedicò tutta la vita alsollievo dei poveri malati e al benedelle fanciulle del paese» .

Oggi, scuola oratorio e catechismo .Oggi non abbiamo più l'ospedale, chesotto l'azione sacrificata delle primesuore aveva preso un grande svilup-po, al punto che le autorità dovetterooccuparsene sul serio: provvidero aisuoi bisogni e così la nostra presenzanon fu più necessaria .

La scuola invece è molto fiorente ;le insegnanti per nostra fortuna sonopagate dal governo, le alunne nondevono versare la retta, e quindi ac-cettiamo tutte le bimbe, a partiredalle più povere . Non poche risultanosofferenti per denutrizione, e sonofatte oggetto di assidue cure .

L'oratorio è frequentato da nume-rose bambine, il centro giovanile dal-le adolescenti : a queste ultime, divisein gruppi, si impartiscono lezioni ditaglio e cucito, di dattilografia e edu-cazione igienico-sanitaria . Tutte poiricevono istruzione catechistica ade-guata alla loro età . Un gruppo diqueste giovani prepara i canti, e ani-ma la liturgia eucaristica in parroc-chia .

LA MERCED. Una FMAaccompagna in visitaalla missione i bambinidi Pampa Michi . I ma-schietti hanno una fa-scia attorno alla fronte,per significare che unodi loro un giorno sarà ilcapo della tribù degliindios Campa.

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Tutte le domeniche due suore ac-compagnano nei villaggi il missiona-rio per integrare la celebrazione dellamessa con il catechismo . Altre duesuore della comunità, a richiesta delvescovo, sono addette a tempo pienoall'insegnamento della religione in 15scuole tra elementari e medie : essehanno anche l'incarico di vigilareperché in tutte le altre scuole sparsenella selva (che sono circa 60) siaimpartita l'istruzione religiosa .

La catechesi di tutto il VicariatoApostolico è affidata a una nostrasuora, che d'accordo con il vescovo, econ l'aiuto efficace della sua comu-nità, cura la formazione delle cate-chiste. Il lavoro, specialmente quelloche si svolge nelle scuole disseminatenella selva, non è facile : le distanzesono grandi, gli ambienti poverissimi,i bambini volenterosi ma spessostanchi e insonnoliti per la lungastrada che separa le loro capannedalla scuola. Ma Dio vede la buonavolontà, e l'amore con cui si opera, esiamo certe che lo Spirito Santo sup-plirà .I Campa di Pampa Michi. Un altro

lavoro tanto caro al nostro cuore dimissionarie è quello tra i Campa diPampa Michi . Questo è un piccolovillaggio della foresta, a circa trentachilometri da La Merced : vi abitanouna cinquantina di famiglie Campa,cioè indigeni della selva centrale, cheun tempo erano organizzati in tribùed erano i padroni della foresta .

Oggi, grazie all'interessamento del-le missionarie, Pampa Michi è unatribù nativa legalmente riconosciutadal governo . Possiede documenti chela definiscono come tale, e i singoliindividui godono dei diritti di tutti icittadini peruviani .

Dal 1975, da quando cioè li abbia-mo scoperti lungo le rive del fiumePerené, andiamo dai Campa due vol-te alla settimana, e svolgiamo un in-tenso lavoro di promozione ed evan-gelizzazione .

C'è poi a Lima suor Eleana, dele-gata ispettoriale per la pastorale gio-vanile, che organizza gruppi di gio-vani (oratoriane, allieve ed exallieve),e durante le vacanze estive le condu-ce a lavorare per qualche settimanasul posto. Prima studiano insieme ilpiano di lavoro, e poi vanno a realiz-zarlo. Quel periodo segna per i Cam-pa un tempo di vera gioia. Le ragazzeimpegnano grandi e piccini in un'at-tività intensa e ben organizzata : in-segnano alle donne e alle giovani illavoro a maglia, il cucito, il rammen-do, le norme di igiene, anche le tec-niche agrarie. Molte ore sono dedica-te al catechismo, alle filmine, ai rac-conti, al rosario e alla messa. Nonmancano i canti, i giochi e l'allegria :

PAMPA MICHI . Il piccolo villaggio degli indios Campa, oggi .

COSI' I CAMPAS DI PAMPA MICHIINCONTRARONO IL VANGELO

Il Vicariato Apostolico di SanRamón, affidato ai missionari france-scani, sorge sulla cordigliera centraledel Perù nel dipartimento dello Junín .Da tempo le FMA di La Merced, du-rante i loro giri per il catechismo neivillaggi, avevano notato in una bellaradura al di là del fiume il piccolo in-sediamento dei Campas detto diPampa Michi . Avrebbero voluto rag-giungerlo, ma non esistevano strade .Finalmente il governo ne costruì una egettò il ponte sul fiume ; e subito, nelmarzo 1975, due suore arrivarono .Una era suor Fabiana e l'altra suorGiulia (a cui si deve la relazione pub-blicata in queste pagine) .

Il loro primo incontro fu una delu-sione: quei Campas, che per famasono considerati gente allegra e buo-na, si mostrarono verso le suore freddie diffidenti . «Non scoraggiamoci - sidissero le suore -, bisogna insisterecon pazienza» . Presero a visitare ilvillaggio due volte alla settimana ; gio-cavano con i bambini, si rendevanoutili alle mamme, e a poco a pocoamicizia fu fatta .

Del resto quella gente aveva biso-gno di tutto : le sue condizioni di vitaerano precarie, si rendeva necessariaun'urgente opera di promozioneumana e sociale . E fu stabilito di te-nervi un «corso», in gennaio-marzo1976 . Arrivò sul posto un'équipe di

finchè ci sono le suore il piccolo vil-laggio sembra in festa tutti i giorni.

Nel febbraio 1980 è venuto a Pam-pa Michi un piccolo gruppo formatoda suor Luisa, suor Edna, suor Florae sei giovani (anche questa esperien-za era organizzata da suor Eleana) . Esi è rinnovato il miracolo . Il giornodella partenza, il capo della tribù Au-gustín Capurro si presentò a suorLuisa con le braccia aperte e le disse :«Tutti contenti, e adesso tutti conpena. Ma vi aspettiamo per il prossi-mo anno! » .I Campas sono ricchi di valori

umani e morali, sono semplici, spon-tanei e generosi, aperti al Vangelo .Mai un bimbo o un adulto mangia dasolo una cosa che gli viene offerta,mai gode da solo quel che ha : guardasempre intorno se c'è qualcuno concui dividere i suoi beni. L'esperienzapresso di loro ci arricchisce spiritual-mente, e ci fa molto riflettere .

In verità possiamo dire che la selvacentrale del Perù è tutta una pro-messa e una speranza, per quanti so-no impegnati a estendervi il Regno diCristo .

Suor Giulia RizzatoMissionaria FMA

suore, exallieve, agronomi, più un sa-cerdote, un medico, un'infermiera,una sociologa . I Campas non com-presero bene quel che stava acca-dendo, ma apprezzarono moltissimo ilclima di famiglia che regnava, quelmettere tutto in comune - il lavoro, ilcibo, il riposo, le pene e le gioie -,cosa a cui erano abituati da sempre .

Intanto le donne impararono moltovolentieri a preparare meglio il cibo, acucire, a tenere in ordine la capanna, ivestiti, i bambini . Gli uomini impara-rono a seminare, a innestare, a tenerel'orto . E inoltre, quando l'équipe se netornò a Lima, il villaggio risultava do-tato di un grande forno a uso comune,e dell'acqua potabile .Intanto i Campassi mostravano

maturi per accogliere il Vangelo . Laloro religione naturale già li dispone-va, poi in passato avevano avuto spo-radici incontri con missionari di pas-saggio . Ora si poteva parlare loro deisacramenti, e prepararli a riceverli .Nelle vacanze 1977 ci pensarono seisuore e sei ragazze venute apposta daLima, e prepararono la grande festa : ilvillaggio venne ripulito e tutto addob-bato. Al termine dei riti, il capo delvillaggio Augustín Capurro non stavain sé dalla gioia e diceva a tutti : «Co-me è bello vivere con Dio! Nessuno almondo oggi è felice come noi qui aPampa Michi» .

O

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S econdo una definizione non pro-prio esatta ma molto densa, laparola ricordare significherebbe

«rimettere nel cuore» . È ciò che stannofacendo gli amici di Don Bosco in que-st'anno centenario dell'opera salesianain Spagna . Si tratta di rimettere in cuoregli ideali, gli obiettivi, la generosità deiprimi sei inviati da Don Bosco nel lon-tano 1881 .

Così le celebrazioni si sono aperte nelgennaio scorso a Utrera, e proseguiran-no fino a febbraio dell'anno prossimo,come momenti di bilancio, di riflessionee programmazione . I modi di ricordaresono tanti, dagli incontri di preghieraalle commemorazioni pubbliche, daicongressi ai campeggi. L'episcopato siassocia, le autorità civili - aderisconocordialmente, anche il re Juan Carlos Iha voluto ricevere i superiori salesiani .

E superiori sono giunti pure da Ro-ma: il Rettor Maggiore ha visitato Bar-celona, Madrid, Sevilla, Utrera. Madre

Le celebrazioni del centenario salesiano in Spagna sono state aperte il 4febbraio scorso a Utrera . Nella foto accanto al titolo, il salone teatro con le

Canta, Superiora delle FMA, è andata inSpagna a commemorare anche il cen-tenario di Santa Maria Mazzarello .A Utrera cominciarono in gennaio i

padri di famiglia con una tre giorni ; poici fu l'Omaggio della gioventù a DonBosco (e partecipò il cardinale di Sevil-la) . Poi l'intera Famiglia salesiana preseparte alle celebrazioni del 31 gennaio,festa liturgica. Fu poi la volta degliExallievi riuniti in assemblea, e il 4 feb-braio l'apertura ufficiale del centenario,presente il cardinale di Madrid .

In tutte le case salesiane la festa diDon Bosco ha avuto quest'anno sottoli-neature speciali. Don Bosco in Spagna èpatrono della cinematografia, perciò siriunirono in Madrid per una giornata diriflessione e di festa molti appartenentia case distributrici, produttrici ecc ., eperfino disputarono un'accanita partitadi calcio .A marzo i Cooperatori salesiani si

dettero appuntamento a Campello per

IL CENTENARIO SALESIANO

La Spagnaha detto« grazie»a Don Bosco

Ecco come in questi mesi i figli diDon Bosco della Spagna hanno«fatto memoria» del centenariodell'opera salesiana nella PenisolaIberica

un Incontro nazionale durato tre giorni .In aprile, in occasione della Pasqua, ilmovimento «Cristo vive» che è solitocoinvolgere un sacco di gioventù nellesue iniziative della settimana santa,quest'anno riusciva a superarsi ; lo slo-gan era: «Cerchiamo giovani con spe-ranza . . . Tu? »

Poi maggio ha visto tutta una serie dimanifestazioni che coinvolgevano an-cor più i vari rami della Famiglia sale-siana. Due manifestazioni sono illustra-te nelle pagine seguenti : il « Campobo-sco 100» per la gioventù impegnatadelle opere salesiane, e il secondo Con-vegno nazionale delle «Associazioni diMaria Ausiliatrice» . Inoltre a Barcelonasi tennero le «Giornate salesiane dellaformazione professionale» che avrannoindubbio peso sul futuro di questa pre-senza di Chiesa nel mondo del lavoro .

Nelle foto di queste pagine qualcheimmagine, qualche momento che meri-tava di essere fissato .

15

autorità . In basso a sinistra, la facciata esterna dell'opera di Utrera. A destrai ragazzi di Saniucar eseguono nel teatro la festosa «Cantata a Don Bosco» .

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«Cento anni di simpatia», ha detto l'arcivescovo di Madrid card . EnriqueTarancón nel discorso d'apertura delle celebrazioni tenuto a Utrera .

1881 . 1981

CIEN AAOSDE LOSSALE41t' ":EN ELDE E

uecorazione dell'ordine c A?le •, ., X il 1-av i o i spet ;ure ut Sevilla don San-tiago Sanchez la riceve in Utrera dalle mani del Ministro dell'educazione .

Foto a destra : «ABC», il più importante quotidiano spagnolo, ha dedicato l'intero inserto illustrato del7 .5 .1981, di 48 pagine, al centenario salesiano . Foto sopra : la visita dei superiori salesiani al Re diSpagna (il sovrano stringe la mano a don José Rico ; sullo sfondo il Rettor Maggiore) .

Baciamano difficile : il piccolo clown delle cele-brazioni di Sevilla rifiuta il bacio all'anello del

Salamanca : la grande palestra della polisportiva dei Padri Maristi . dove si riunivano i mille e più cardinal Bueno Monreal, non per sentimenti anti-partecipanti adulti del Congresso nazionale delle Associazioni di Maria Ausiliatrice .

clericali ma perché il nasone glielo impedisce .

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SPAGNA * INIZIATIVA DI PASTORALE GIOVANILE

I giovanievangelizzatori

dei giovaniÈ questo il tema affrontato nelle tre giornate dei «Campobosco 100» .Il singolare campeggio ha raccolto a Mohernando 400 ragazzi e ra-gazze che già condividevano gli impegni dell'apostolato salesiano .Le conclusioni del dibattito sono state condensate in un manifestoprogrammatico, in cui i giovani chiedono molto ai loro educatori, e

più ancora chiedono a se stessi

V oi, gioventù del secondo secolosalesiano, vi domandate perchésiete qui e che cosa state fa-

cendo. Siete la gioventù testimone deldisfacimento di un'era, della banca-rotta di molti luoghi comuni e dimolti messianismi. Siete una gio-ventù bombardata dal consumismo,dal materialismo, da sesso e violenza,dal potere, dal piacere, dall'affannodi possedere. Siete oggetto di disputadelle varie ideologie, che per mezzovostro intendono dominare il mondo .E nello stesso tempo, voi siete lapossibilità di un mondo migliore,nella pace, nella giustizia e nella fra-ternità; di un mondo in cui tutti gliuomini possano avere un posto de-gno. Voi siete il futuro» . Con questeparole l'ispettore salesiano don Co-sme Robredo ha accolto i 400 giovaniconvenuti da tutta la Spagna al«Campobosco 100» .60 tende multicolori . Erano giovani

appartenenti a gruppi cristiani col-legati con gli ambienti salesiani . Lapace del noviziato di Mohernando erainondata da questi ragazzi e ragazze,accompagnati da salesiani e FMAgiovani anch'essi . Sulla collina a 70km da Madrid, il noviziato che in 50anni di vita ha già forgiato tanti sale-siani evangelizzatori dei giovani . Sul-la collina hanno anche ricostruito la«casetta di Don Bosco», una replicaesatta di quella che si trova ai Becchi .Lì si è voluto celebrare il Campobo-sco, nella convinzione che anche oggiè possibile che i giovani rinascanocome evangelizzatori dei giovani instile salesiano.I 400, nonostante che in maggio-

ranza avessero gli esami assai vicini,sono arrivati con la massima dispo-nibilità. E si sono accampati in 60tende multicolori tutte attorno allaspianata, di fronte alla casetta di DonBosco. Erano pronti a sfidare l'incle-menza del tempo, ma il tempo si ècomportato splendidamente con lagioventù .22 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981

Don Bosco, e tanti altri suoi figlicon il suo stesso spirito, ai suoi tempiaveva saputo dare una risposta ade-guata ai problemi giovanili . Perciòera bello fare uno scambio di espe-rienze ed elaborare le possibili rispo-ste che i giovani possono dare oggiagli altri giovani ricalcando lo stile diDon Bosco. Il tema scelto, «I giovanievangelizzatori dei giovani», risultavaal tempo stesso uno slogan e un im-pegno preciso .

Allegria e serietà . Il clima di al-legria giovanile cominciò a formarsila prima sera, alla presentazione deivari gruppi. L'ispettore di Madriddette il benvenuto con le parole giàriportate, poi a presentarsi furono ivari gruppi secondo la regione diprovenienza : i catalani eseguirono iloro canti suggestivi ; quelli di Valen-cia fecero un'esibizione di mori e cri-stiani; poi canzoni basche e asturia-ne, e la jota castigliana ; gli andalusicantarono i loro fandango . . .

Incredibile come negli ambientigiovanili l'allegria più scatenata sicombina facilmente con la massimaserietà. L'allegria crea amicizia, l'a-micizia suscita impegno : l'impegnoper i grossi temi da trattare.La dinamica delle riunioni era

semplice : a tutti i partecipanti erastato consegnato un dossier con unaserie di documenti da esaminarepersonalmente. Poi vennero costituitii gruppi di una decina di giovani perun primo esame in comune . Poi siriunirono in gruppi più numerosi :furono formati quattro « grandigruppi» d'un centinaio di giovaniciascuno.

A questi grandi gruppi si era datoun colore distintivo, per motivi dipraticità. E non solo per le riunioni,ma anche per affrontare democrati-camente i problemi concreti : il grup-po rosso aveva il compito di distri-buire il cibo, quello bianco era inca-ricato della pulizia nell'accampa-mento e zone limitrofe, al gruppoverde era affidato la ripulitura dellepentole. . . Insomma, tutta un'organiz-zazione sociale e fraterna, che conci-liava allegramente l'alto pensiero conla bassa manovalanza .

Il lavoro dei gruppi . I giovani eb-bero modo di scegliere fra i diversitipi di attività ; per esempio nell'am-bito della preghiera potevano parte-cipare a incontri che avevano comeobiettivo la riconciliazione con Dio, ola preghiera di lode, o la preghierapersonale. Il clima di preghiera fuquello che conferì maggior serietà espessore all'incontro.

Così per le attività del tempo libero,

CAMPOBOSCO . Quale posto migliore per incontrarsi? Tra l'altro, il ponte è un simbolo .

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le offerte erano numerose e a liberascelta . Venne proiettato il film delcentenario, fu eseguita una «Cantataa Don Bosco», fu organizzato un«Festival della canzone messaggio»,si realizzarono diversi montaggi au-diovisivi. Ognuno poteva assistere, oanche esibirsi, mettendo alla prova lesue capacità .

Ci furono anche le occasioni del-l'umorismo, ma tutto sempre combi-nato con la riflessione ; e veniva inmente Giovannino Bosco quandofondò con i suoi coetanei la Societàdell'allegria, o quando intratteneva isuoi compaesani con giochi di equili-brismo e col catechismo .

I lavori di gruppo portarono i par-tecipanti a conclusioni generali, e sitrattò di applicarle ai singoli ambientidi lavoro, in modo da renderle ope-rative per la parrocchia, il centrogiovanile, la scuola, il proprio gruppodi appartenenza. E alla fine tutto sicristallizzò in un manifesto .

Il manifesto dei giovani . «Noi, 400giovani provenienti dalle diverseispettorie salesiane di Spagna, riunitiin Mohernando attorno alla figura diDon Bosco, vogliamo esprimere conquesto manifesto il frutto della nostrariflessione. Abbiamo vissuto in unclima di famiglia salesiana, con al-legria e serenità, in raccoglimento einteriorizzazione personale, con sem-plicità e naturalezza . Crediamo che lanostra riflessione su Don Bosco èstata profonda, sentiamo che non èpossibile dire tutto quello che abbia-mo sperimentato . . . » .

Il manifesto si rivolge dapprima aisalesiani e FMA, i più diretti respon-sabili dello spirito di Don Bosco, sol-lecitandoli a un più realistico impe-gno verso i giovani, invitandoli amettersi alla loro ricerca «dove vera-mente si trovano», stimolandoli a ri-trovare la gioia di vivere al loro fiancoe ad avere più fiducia in loro .Poi (e è la parte più ampia) il ma-

nifesto si rivolge agli stessi giovaniimpegnati che lavorano in mezzo aglialtri giovani, invitandoli a esseredavvero coerenti, sempre disponibili,in generoso servizio dei loro compa-gni per portare speranza, allegria eottimismo in stile salesiano .Insomma, dopo aver detto senza

peli sulla lingua che cosa si aspettanodai figli di Don Bosco, questi giovanihanno fissato con altrettanta fran-chezza verso di sé i propri impegni etraguardi .La festa finale . La sera del 3 mag-

gio, domenica, Campobosco raggiun-se il suo culmine. Faceva da scenariola cappella salesiana, svuotata deibanchi per fare più posto, e ornatacon gli ingredienti della festa giova-nile: fiori, fronde di quercia e di

CASETTA DI DON BOSCO. A Mohernando, dove ne è stato costruito il fac-simile, è belloriunirsi, quasi ci fosse ancora lui, 9 Giovannino apostolo tra i compagni .

CHE COSA È STATO !L «CAMPOBOSCO 100»Il nome. Indica il campeggio dei

giovani impegnati con Don Bosco,riuniti in occasione del centenariodella presenza salesiana in Spagna .

La località . Mohernando, in proviin-cia di Guadalajara (a 70 km da Ma-drid) . La casa è sede di un noviziatosalesiano, e accoglie una replica dellacasetta di Don Bosco che si trova aiBecchi .I giorni dei campeggio. Esso ha

avuto luogo dal 30 aprile al 3 maggioscorso, in coincidenza con un lungoponte festivo .L'organizzazione . L'iniziativa è stata

delle Delegazioni centrali per la pa-storale giovanile, che hanno dato vitaa una speciale Commissione formatada salesiani e FMA di Madrid, coope-ratori ed exallievi . La commissione haallestito il materiale di studio e curatonel dettaglio tutti i preparativi .

Obiettivo. Condurre i giovani mi-

sempreverde, festoni multicolori, etutte le coperte sul pavimento comemoquette. Al centro la mensa con ilpane e il vino della celebrazione eu-caristica.

Alla liturgia della parola gli inter-venti si succedettero numerosi : tutti igruppi comunicarono le proprie im-pressioni, si impegnarono a operarein qualche particolare compito dievangelizzazione . E presentarono of-ferte simboliche, molte attraverso illinguaggio dell'espressione corporea :la semente che cresce e si sviluppa,l'orologio che scandisce il tempo, ilmonolito che ricorderà agli altri ilCampobosco . . .

E venne letto il manifesto. I giovaniascoltavano, davano il loro assenso,erano le loro conclusioni dopo tregiorni di intenso lavoro. Poi l'abbrac-cio della pace, la comunione, il rin-graziamento finale .

Il Vangelo, non il libro di Matteo . Enel cuore rimasero le parole di mons .Javier Osés, i! vescovo di Huesca :

gliori degli ambienti salesiani a riflet-tere su Don Bosco evangelizzatore deigiovani, e sui giovani stessi comesoggetto attivo di evangelizzazione .

Partecipanti . 400 ragazzi e ragazzeprovenienti dalle sette ispettorie sale-siane e dalle tre ispettorie delle FMA diSpagna. Erano giovani appartenenti agruppi giovanili già impegnati nell'a-postolato salesiano (centri giovanili,parrocchie, giovani cooperatori, gio-vani exallievi).

Il tema . «I giovani evangelizzatoridei giovani» .Lo svolgimento. La sera del 30

aprile, apertura con la festa dell'ac-coglienza . Nei giorni 1, 2 e 3 maggio, illavoro dei gruppi e delle assemblee .Nell'ultima notte si svolse la celebra-zione eucaristica con lettura del«manifesto dei giovani»; poi l'esplo-sione della festa finale,che si è pro-tratta fin verso l'alba .

a

«Giovani, portate ai vostri compagniil Vangelo. Ciò non consiste nel rega-largli il libro di Matteo, Marco, Luca eGiovanni, ma nell'offrirgli la personastessa di Cristo, il Cristo morto marisuscitato, il Cristo che vive oggi eche è la vita» .

In tutto due ore e mezzo - dalle 22alla mezza - per una liturgia intensache risultò troppo breve . Poi l'esplo-sione della festa finale. Danze regio-nali, espressione corporea, mimi, so-nate di fisarmoniche e chitarre, sce-nette e barzellette. E alla fine unabuona colazione di caldo cioccolato,mentre le stelle in cielo si facevanopallide per lasciare il posto all'alba.

Poi, mentre in uno strano silenziole 60 tende multicolori venivanosmontate, un grande desiderio di tor-nare a casa, ai propri gruppi, e dimettere in pratica le tante cose deci-se. E magari di tornare al più presto aun altro « Campobosco » .

Condensato da un articolodi Rafael Alfaro

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 ° SETTEMBRE 1981 ∎ 23

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SPAGNA * ASSOCIAZIONI DI MARIA AUSILIATRICE

Abbiamo compiutoil mandato di Don Bosco

1 .700 membri della Famiglia salesiana, in rappresentanza delle 250Associazioni di Maria Ausiliatrice sparse in tutta la Spagna, hannotenuto a Salamanca il loro secondo Congresso mariano nazionale .Giudicano positivo il lavoro svolto in passato, e intanto sentono ilbisogno di rinnovarsi . Sentono soprattutto di incarnare una fortunata

idea di Don Bosco, maturata nel lontano 1869

L a Famiglia salesiana desideraassicurare Don Bosco di avercompiuto il suo mandato di

propagare la devozione a Maria Au-siliatrice : essa ha messo solide radicinel popolo spagnolo . Così l'ispettoresalesiano don Santiago Sànchez con-cludendo il Congresso nazionale delle«Associazioni di Maria Ausiliatrice» .Il congresso, svoltosi a Salamanca

tra 1'1 e il 3 maggio 1981, ha permessoai 1.700 partecipanti di confrontareidee, obiettivi, risultati, e di formularei programmi futuri . Salamanca, cittàaperta e ospitale, ha fatto da degnacornice al Congresso che si è svoltonel grande collegio dei Padri Maristi :i mille e più adulti partecipanti tro-vavano appena posto nella grandepalestra del centro polisportivo, i più di600 della sezione giovanile si racco-glievano nell'ampio salone teatro .Conferenze, gruppi di studio, riunioniplenarie, ma anche momenti di in-tensa preghiera e ore indimenticabilidi cordiale fraternità . Per concludereche Don Bosco aveva visto giusto, eche è necessario continuare per lastrada da lui indicata nel lontano1869. . .Prendono la Madonna con sé . Un

anno prima, nel 1868, era stata con-sacrata a Valdocco la basilica di Ma-ria Ausiliatrice, e tanti fedeli chiede-vano di essere raggruppati in un'as-sociazione ; Don Bosco li accontentòfondando nel 1869 V« Associazione deidevoti di Maria Ausiliatrice», che ilPapa approvò ufficialmente nel '70 .Essa si propone - come indica l'at-tuale regolamento - di promuoverela devozione e il culto pubblico diMaria Ausiliatrice, per favorire unaprofonda partecipazione personale edi tutti i credenti alla vita di fedesperanza e carità della Madonna, ealla sua missione di madre e di aiutodella Chiesa .

Da allora l'Associazione si è diffusaa macchia d'olio da Torino al Pie-monte e poi ovunque i figli di DonBosco hanno aperto le loro case . Enon poteva non prosperare in Spagna24 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎

dove la Madonna è nel cuore dellagente: oggi le Associazioni locali sononella Penisola Iberica tante quante leopere salesiane e delle FMA, cioè 250all'incirca .

Esse si propongono svariati obiet-tivi, primo dei quali la promozionedel culto a Maria Ausiliatrice nellechiese in cui hanno le loro sedi ; per-ciò preparano le feste liturgiche ma-riane, i mesi di maggio e del rosario,le commemorazioni del 24 del meseecc. Una loro simpatica iniziativa so-no le «cappelline domiciliari», cas-sette artistiche con tre facciate in le-gno e la quarta in vetro che lasciavedere all'interno una bella effigiedell'Ausiliatrice: sono dette domici-liari perché vengono fatte girare nellecase private . Gesù in croce aveva af-fidato la sua mamma all'apostoloGiovanni, ed egli l'aveva presa con sé ;ora quale famiglia cristiana non fa-rebbe altrettanto? Così le cappellinevanno a sostare per un giorno in cia-scuna famiglia, e offrono ai compo-nenti un'occasione di rimanere unitinella preghiera .

Le Associazioni non limitano la lo-ro attività all'ambito del culto, ma

imitando la carità operosa della Ma-donna si impegnano in una presenzaattiva nella chiesa locale : ci si occupadei poveri, dei malati, del catechismoai bambini ecc. Ogni associazione haun tipo suo particolare di impegno edi testimonianza.

Il cordiale saluto del Papa. Il Con-gresso ha messo a dura prova gli or-ganizzatori, perché doveva essere dicarattere popolare (e non è facile oggitrovare studiosi e conferenzieri chesappiano parlare facile), ma ancheperché i congressisti furono moltopiù numerosi del previsto . Tutto peròè proceduto bene, sorretto dalla ge-nerale buona volontà .

Le cinque conferenze affrontaronotemi di vivo interesse : «La devozioneall'Ausiliatrice oggi - La devozionecome incontro personale con Dio eMaria - La donna dopo Maria - Lapresenza di Maria nell'azione di DonBosco - Storia della devozione ma-riana nella Famiglia salesiana diSpagna» .

Furono particolarmente sentiti imomenti di preghiera comune equelli di fraternità, che sono unaspecialità della terra spagnola . Il Pa-pa aveva inviato il suo «cordiale sa-luto», il Rettor Maggiore una lettera .E quanto ai congressisti, al terminehanno formulato sette conclusionioperative capaci di dare nuovo im-pulso alle loro già vivaci associazioni .Per esempio : rinnovare il regolamen-to secondo i recenti documenti dellaChiesa; chiedere ai vescovi che lamemoria liturgica di Maria Ausilia-trice diventi obbligatoria in Spagna ;dare vita nella Famiglia salesiana aun «gruppo di animazione mariana» ;rilanciare i Movimenti giovanili ma-riani; preparare e pubblicare un librosulla storia della devozione a MariaAusiliatrice in Spagna . . .

SALAMANCA . Anche i più curiosi strumenti, musicali sono chiamati a rendere gloria al Signore .

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COLIANAG I NUOVI ADULTIPRIGIONIERI

CREMASCHI INISEROPrigionieri degli OtrixSEI 1981 . Pag. 190, lire 5 .000Piccolo successo della col-

lana «I nuovi adulti» : da diver-se settimane il volume è tra iprimi cinque nella classifica dei«più letti» sezione ragazzi .Sembra uno dei tanti libri difantascienza (tre gemelli hannoscoperto dei mostri e vanno afotografarli, ma vengono cattu-rati dagli Otrix : chi sono costo-ro? e che cosa vogliono da lo-ro?), ma il libro deve averequalcosa in più, dal momentoche va a ruba .

MACCONI CHIARAIl nostro giornale quotidianoLDC 1981 . Pag . 163, lire 3.500Che cos'è il giornale, come

nasce, a che serve, quali ideo-logie trasmette ; una breve sto-ria del giornalismo ; e poi ilgiornale in classe. In pochepagine viene detto tutto que-sto, a volo d'uccello : il volumesi presta quindi a una primaconoscenza dell'argomento, èideale per il primo approccio .Utilissimo perciò ai ragazzi enelle mani degli educatori .

VIGANO ANGELOComunità di religiosialla guida delle parrocchieLDC 1981 . Pag . 88, lire 1 .000

I parroci sono «i principalicollaboratori del vescovo», haspiegato il Concilio . E oggimolti parroci sono religiosi, conalle spalle la loro comunità re-ligiosa: come si configura laloro collaborazione col vesco-vo? La risposta è in questo

DRGf1E

piccolo libro, che ha ottenutol'elogio dell'arcivescovo CarloMartini di Milano, perché af-fronta l'argomento «forse perprimo in forma organica» . Nonsolo, ma «propone soluzioni,suggestioni, esortazioni edesemplificazioni utilissime pergli operatori della pastoraleparrocchiale» . Più ancora,«apporta un valido contributoall'elaborazione della nuovalegislazione» . Libro destinatoquindi in particolare alle 125parrocchie «salesiane» d'Ita-lia, e alle più di mille sparse peril mondo .

SÒLL GEORGStoria dei dogmi marianiLAS 1981 . Pag. 436, lire 17.500Il noto teologo salesiano

aveva pubblicato quest'operain tedesco, essa figurava come«quarto fascicolo del terzo vo-lume» di quell'opera monu-mentale che è il « Manuale del-la storia dei dogmi» iniziatadall'editore Herder nel 1950 .Ora il volume è stato tradotto initaliano e pubblicato dalla LAS,l'editrice dell'Università Sale-siana, nella collana «Accade-mia mariana salesiana» . Nel li-bro i quattro dogmi mariani (laMaternità divina .

La perpetua Verginità, l'Im-macolata Concezione e l'As-sunzione corporea) trovanouna presentazione ampia ericcamente documentata lungotutto il loro secolare sviluppo,dalle origini nella Sacra Scrit-tura fino alla definitiva procla-mazione dogmatica da partedel magistero infallibile .

GATTI GUIDOMorale cristianae realtà economicaLDC 1981 . Pag. 192, lire 5.000

La realtà economica è irta diproblemi, e le soluzioni vengo-no ricercate nelle più diverse- per non dire contraddittorie- formule politiche . Una ri-flessione sistematica alla lucedella morale cristiana non por-ta necessariamente a suggeri-re questa o quell'altra formulacome un toccasana, ma forni-sce elementi per una sceltapersonale, e prima ancora fa-vorisce quell'educazione dellacoscienza che è alla base perun vero rinnovamento dellasocietà . Il libro è nato dallascuola di teologia morale, e adessa è primariamente rivolto,

ma si rende utile anche aglistudiosi e operatori di econo-mia desiderosi di approfondirele implicanze morali dei propriproblemi, come pure al sacer-dote e operatore pastoralechiamato a mediare tra il mes-saggio di salvezza e la realtàquotidiana in cui questo mes-saggio deve incarnarsi .

SOVERNIGO GIUSEPPESenso di colpaLDC 1980. Pag. 152, lire 3 .200

Una delle responsabilità piùdelicate dell'educatore è l'e-quilibrato sviluppo del senso dicolpa nei suoi ragazzi . Se maleorientato, il senso di colpa puòostacolare una sana evoluzio-ne psichica; un suo svilupponormale promuove invece tuttala personalità . Il libro descrivegli stadi di sviluppo della col-pevolezza, il suo approfondi-mento come senso del pecca-to, la valorizzazione del sacra-mento della riconciliazione .

GIOCARE

COGNI GIORNOON FANTASIA

d

HORST BULL - DIEKMEYERGiocare ogni giornocon fantasiaSEI 1981 . Pag . 400, lire 18 .000Sono giochi davvero con

fantasia, e con poesia : riguar-dano la festa, il circo, il bosco,il traffico, gli animali in casa,l'automobile, le vacanze e . . .buonanotte . Un libro per geni-tori e educatori, da vivere con ibambini non ancora in etàscolare, o nei primi anni delleelementari. Porta i piccoli aimpadronirsi delle nozioni co-muni della vita di ogni giorno,stimolando la loro creativitànelle più varie situazioni .

GIOVANIPerché non riem-

pire di messaggi cri-stiani il vuoto dellepareti? Perché nonfarsi aiutare, nellacatechesi, da piccoliposter colorati edespressivi? Questele interessanti sug-gestioni che proven-gono da una recenteiniziativa

lanciataper gli

educatoridalla LDC sotto il

nome di «Catechesi-fotomontaggi» . Si tratta di fascicoli mensili,contenenti in media da sei a nove piccoli poster ciascuno .

Questi poster sono tavole in bianconero o a colori, con imma-gini opportunamente elaborate, e con o senza scritte sovraim-presse. Le tavole risultano in dimensioni variabili, ma a partire daun modulo-base di cm . 17x24 : si presentano cioè sempre com-binate in formati doppi o tripli, o anche quadrupli . La loro col-locazione naturale è la parete o la bacheca, comunque in am-biente non eccessivamente ampio : il locale delle attività di grup-po, la sala del catechismo, l'aula scolastica . I poster possonoessere utilizzati come unità singole, oppure variamente combinatitra loro ; tutti quelli raccolti in un fascicolo costituiscono per séuna sola unità tematica, e nel fascicolo stesso è anche suggeritoil «grande montaggio» che se ne può ricavare .

«Catechesi-fotomontaggi» è realizzato in vista del catechismoai preadolescenti, dell'insegnamento religioso nella media infe-riore . I temi specifici trattati in ciascun fascicolo fanno riferimentodiretto al testo di religione «Progetto uomo» pubblicato dallaLDC. Sono usciti finora dieci fascicoli, che coprono tutto il pro-gramma del primo anno di scuola media .

Catechesi-fotomontaggi. Materiale iconografico diversifica-to per montaggi a uso catechistico. Editrice LDC .

Il singolo fascicolo costa lire 1 .800 . L'abbonamento annuo1981 (8 fascicoli) : per l'Italia, lire 7.500 ; per l'estero lire 11 .000 .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 ° SETTEMBRE 1981 • 25

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A mministratori, architetti, im-presari edili, compositori mu-sicali, editori, giornalisti, scul-

tori, pittori. . . Nel pensiero di DonBosco il SC poteva essere tutto que-sto e altro ancora. Era uomo per tuttele professioni, perché attraverso lepiù svariate attività poteva diretta-mente o indirettamente lavorare -insieme con il sacerdote salesiano -per la crescita umana e cristiana dellagioventù. Sembrerà un paradosso,ma Don Bosco - mentre chiedeva aisuoi religiosi il voto di obbedienza -nello stesso tempo «liberava» le loropersonalità ; e tanti SC in questa li-bertà dello spirito hanno moltiplicatoi talenti, hanno percorso itinerari in-consueti e vissuto avventure sugge-stive, quasi inviati in missione spe-ciale .

Ecco ancora tante brevi storie, sin-golari e frammentarie forse, ma ca-paci di ricostruire tutte insieme -come fanno i tasselli - la singolaris-sima figura del vero SC inventato daDon Bosco .

'

Salesiani Coadiutori1O • in missione speciale

Per esempio gli architetti e gli im-presari edili, come il già ricordatoSanti Mantarro. Che cosa succedequando si ha il disegno facile come ilrespiro, e si diventa Coadiutori? A 10anni, nel 1884, Giovanni Buscaglioneera ragazzino nei cortili dell'oratoriofestivo. E incontrò Don Bosco . Poipassò interno fra gli artigiani, diven-ne salesiano e frequentò l'AccademiaAlbertina. Da allora lavorò tutta unavita come architetto . Dette sistema-zione nuova alla casa di Valsalice,costruì l'opera salesiana di Istanbulin Turchia e quella di Alessandriad'Egitto. Nel 1910 lo inviarono in Co-lombia per un lavoretto, ma lui trovòlaggiù tanto da fare che chiese e ot-tenne di non tornare più indietro .Nei primi tempi insegnava ai ra-

gazzi e intanto preparava i progettidei nuovi edifici, e ne seguiva la rea-lizzazione. Poi gli dissero di non in-segnare più ma di dedicare tutto iltempo a progettare e costruire . Così,tra il 1920 e il '40 cambiò volto alleopere salesiane in Colombia . Mise inpiedi 11 nuove case, e 4 grandi chiese .Intanto lo nominarono membro dellaCommissione arcivescovile di artesacra, e si mise a preparare per ladiocesi di Bogotà i disegni di chiese,edifici, collegi, seminari. Mise su unostudio tecnico con vari disegnatori aisuoi ordini, ma non riusciva neppurecosì a tener dietro alle tante richiesteche pervenivano da ogni parte . Nel2 6 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎

RIO NEGRO (Brasile) . Il coadiutore Theotonio Ferreira, 85 anni, una vita nelle missioni .

Progetto di vitaiù attuale che mai

Don Bosco «liberava» i suoi Coadiutori portandoli a trafficare i ta-lenti al massimo: maturarono in tal modo ricche personalità, efficacinei più diversi apostolati . Oggi è in corso tra i salesiani un'appro-fondita riflessione sull'identità del SC; si riscopre così il ruolo inso-stituibile che la «mano laica di Don Bosco» svolge nel progetto sa-

lesiano

bilancio finale si contarono al suo at-tivo 13 grandi chiese e una trentina diopere minori o realizzazioni parzialiin edifici già esistenti . Consideranosuo capolavoro il santuario nazionaledi Nostra Signora del Carmine a Bo-gotà.

Lui ogni mattina alle cinque era giàin chiesa per la meditazione, e pocodopo le sei cominciava la sua intensagiornata lavorativa . Era solito direche tutte le sue forze nel lavoro, comepure le migliori ispirazioni e conce-zioni della sua arte, gli derivavanodalla comunione del mattino . Lamorte lo colse mentre studiava la fu-tura casa salesiana di Cartagena ; agliamici che andarono a vederlo perl'ultima volta ripeteva semplicemen-te: «Com'è bello morire salesiano» .

Suoi operai, i detenuti . AntonioPatriarca arrivò a costruire case echiese attraverso una vita avventuro-sa. Era un tipo focoso e coraggioso, diprofessione spaccapietre . Dall'Italiaera migrato in Francia, poi in Africa,poi negli Stati Uniti . Intelligente e la-borioso, riuscì a metter su una pic-cola impresa edile, ma era sempreinquieto e insoddisfatto . Dall'Italia lasorella gli inviava il BS, e lui si mise intesta che Don Bosco era quanto fa-ceva al caso suo : tornò in Italia, sipresentò al Rettor Maggiore don Rua,

e lo presero in prova. Risultò che eradavvero fatto per Don Bosco .

E quale posto migliore per lavorarese non in fondo all'America Latina,dove i missionari salesiani si dibatte-vano in mezzo a mille difficoltà? Ri-diventò impresario edile e costruìdapprima la chiesa di Rawson nelChubut, poi la cattedrale di Viedma .In quest'ultima opera ebbe una ma-novalanza del tutto speciale e perico-losa: i detenuti del carcere locale .Non fu una convivenza facile, unavolta poco mancò che lo buttasserogiù dalle impalcature . Ma alla finevenne fuori un piccolo gioiello d'ar-chitettura .Poi fu la volta del santuario di

Fortín Mercedes e di altre opere an-cora. Uomo rude e pratico, quandosentì che le mani ormai tremavano ele forze gli venivano meno, pregò ilSignore che lo chiamasse a sé, e lasua preghiera dovette essere davveroascoltata perché si spense nel giro dipochissimi mesi.Un acquedotto per Quito. Giacinto

Pankeri era un semplice maestro ele-mentare, divenuto salesiano a 32 annipoco dopo la morte di Don Bosco. Lomandarono missionario in Ecuador,ed ebbe modo di lavorarvi per 57lunghi anni . E con frutti imprevedi-bili, perché le sue capacità erano

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CHI È IL SALESIANO COADIUTORE * ULTIMA PARTE

enormi. A lui si deve il progetto delsantuario «Madonna del Quinche», ilcollegio Don Bosco e il santuario diMaria Ausiliatrice in Quito. Dotò lacapitale anche di un acquedotto, co-struì nell'Oriente Ecuatoriano unponte con cavi d'acciaio lungo 80metri sul fiume Paute, fu tra i fonda-tori dell'Accademia di storia e geo-grafia dell'Ecuador .Casette bianche per i Bororo.

Emanuele Da Fonseca era un mura-tore portoghese emigrato in Brasile incerca di fortuna . Nel Mato Grossoincontrò i primi missionari salesianiappena giunti da quelle parti, e volleessere uno di loro. Tirò su la casa diCampo Grande, quella di Coxipò daPonte, di Registro, e le prime bianchecasette delle colonie indigene abitatedagli indios Bororo .Dall'ufficio tecnico . L'architetto

Giulio Valotti, operò invece al centrodella Congregazione salesiana, dal-l'Ufficio tecnico dell'Economato ge-nerale. Una cinquantina di edifici, trachiese e scuole, portano la sua firma .A Roma il tempio di Maria Ausilia-trice e l'Istituto Pio XI ; a Torino l'in-tera opera del San Paolo, l'IstitutoRebaudengo, l'Agnelli ; e il Colle DonBosco, e Cumiana. . . La sua ultimafatica, affrontata con amore, fu l'am-pliamento della basilica di Maria Au-siliatrice e dell'Oratorio festivo inValdocco. Queste ultime realizzazionifurono terminate nel 1952 ; lui sentivadi avere veramente finito il suo com-pito, e si spense serenamente pochimesi dopo .Matrimonio con la musicaIl matrimonio fra SC e musica era

cominciato col patriarca dei coadiu-

tori, Giuseppe Buzzetti : la sua bandaruspante era la protagonista nelle«passeggiate autunnali» di Don Bo-sco e dei suoi ragazzi fra i colli delMonferrato. Ed è ancora oggi unmatrimonio fortunato . Del maestroDogliani a Valdocco, si è parlato . Glisuccedette il maestro Enrico Scarza-nella, che al conservatorio di Parmaaveva conseguito i diplomi di organoe composizione, e licenza di magiste-ro. Nel '29 e nel '34 Valdocco era infesta per Don Bosco proclamato pri-ma beato e poi santo, e toccò a luidirigere la «cappella musicale» nellevarie celebrazioni. Lasciò un vastorepertorio di composizione sacre eprofane, tra cui fortunate operette .

Singolare figura è quella del fran-cese Antoine Auda, che operò in Bel-gio e fu musicologo, cioè studioso distoria e tecnica della musica. Appas-sionato ricercatore, mise insieme unapreziosa documentazione soprattuttosul canto gregoriano, lasciando unaserie di studi e pubblicazioni che so-no ghiottonerie per gli specialisti .

Accanto ai grandi, andrebbero col-locati tanti piccoli ma estrosi Coa-diutori musici, come quel mago dellabacchetta che fu Carlo Vitrotti (mortoa San Benigno Canavese nel 1904) :partecipando con la banda del suooratorio a gare e concorsi, faceva si-stematicamente man bassa dei premi,finché un giorno lo proclamarono«fuori concorso in tutta Italia» .

I seguaci di GutenbergDon Bosco lo chiamava, e a ragio-

ne, cavaliere della buona stampa . Lui,Pietro Barale, dirigeva la libreria sa-lesiana e in più compilava e diffon-deva un esile notiziario librario dal

MEDAGLIA D'ORO . L'assegnò l'on . Aldo Moro, allora (1958) giovane ministro, al SC comm . Giu-seppe Caccia, editore della SEI . Motivazione : «Benemerenze nel campo della cultura» .

BOGOTA. Lo splendido santuario nazionale dinostra Signora del Carmine, realizzato dal SCGiovanni Buscaglione.

titolo solenne « Il bibliofilo cattolico» .Un giorno Don Bosco scorrendo lebozze di quel notiziario fu colpitocome da un'idea improvvisa : «E sepubblicassimo qui le lettere america-ne di don Cagliero?» Era il 1877, daappena un anno e mezzo don Caglie-ro e i primi missionari si erano av-venturati oltre oceano, bisognava farconoscere alla Famiglia salesiana leloro imprese. Così il Bibliofilo diventòil Bollettino Salesiano ; e Pietro Bara-le, cavaliere della buona stampa, peralcuni anni ne fu il redattore .

La libreria era il suo regno, e la li-breria è ancora oggi per molti SC l'a-vamposto da cui combattono la lorovalida battaglia . Altri SC seguaci diGutenberg si erano e sono impegnatinelle tipografie, che sovente da sem-plici scuole per i ragazzi sono cre-sciute diventando editrici .Cesare Prano si vide affidata in

Colombia una tipografia allo sfascio :qualche cassa di caratteri, una mac-china da stampa presa in prestito, enient'altro ; ma conosceva bene il suomestiere, e diventò perfino rappre-sentante di macchine tipograficheper conto di ditte europee . Tutti, edi-tori e tipografi in Bogotà, ricorrevanoa lui. Seppe educare generazioni digiovani tipografi a cui puntualmentee severamente indicava gli errori e isegreti del mestiere (e quando faces-sero tutto secondo l'arte, si sentivanodire un asciutto «Bene bene» che alloro orecchio risuonava come un elo-gio sperticato) . Nel 1926 prese a pub-blicare la rivista « Arti grafiche » e conessa continuò a lungo il suo magiste-ro nel paese. A ragione tipografi eeditori, e non solo i suoi allievi, eranosoliti chiamarlo « il maestro » . Lo era .

Carlo Conci invece operò in Argen-tina . Partito anche lui da una sempli-ce tipografia, si avventurò nel mondo

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎ 27

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dei problemi sociali del suo paese .Fondò e diresse la rivista « Restaura-ción Social» che propugnava iprincìpi cristiani, ricevette incarichidi rappresentanza dal governo ar-gentino, fu direttore del giornale «ElPueblo», fondatore di movimentisindacali, autore di libri e opuscoli . Ivescovi lo stimavano, apprezzavano ilsuo operato, e giunsero a definirlo «ilKetteler dell'Argentina» .Tempra di autentico editore fu il

commendator Giuseppe Caccia, cheper 50 anni fu a capo della SEI diTorino . Entrato a 13 anni nell'Orato-rio, lavorò nella libreria salesiana finoal 1910, quando Don Rua fondò l'e-ditrice che poi prenderà il nome diSEI. E gliela affidò. I libri stampati amilioni di copie erano ripartiti in tresettori : religioso, scolastico, ameno .L'editrice aveva anche il compito distampare il BS, e giunse a pubblicarloin 11 lingue diverse, compreso l'un-gherese, lo sloveno e il lituano . Fruttodell'intenso lavoro del comm . Caccia,la SEI moltiplicò le sue filiali in Italiae fu di modello alle editrici salesianesorte all'estero . Ancora oggi la SEI sidistingue in Italia, risultando la prin-cipale editrice scolastica del paese .

Altri coadiutori sono diventatibuoni scrittori, come il cav . AndreaAccatino, autore di testi di matema-tica innovatori per la didattica, e distudi sui problemi dell'agricoltura . EAngelo Burlando, autore di una deci-na di lavori teatrali di successo, mor-to prematuramente a 36 anni quandoil suo fertile ingegno prometteva tan-to .

Scultori e pittoriArtisti della penna, i SC non meno

si distinsero nel campo delle arti fi-gurative. Pensare allo scultore in le-gno Gaspare Mestre, spagnolo : giun-se col suo laboratorio a tale notorietàche gli venivano affidate per il re-stauro rarissime opere d'arte antica,in Spagna e in America Latina. Eperfino gli fu commissionato l'arre-damento artistico per la sala del tro-no nel palazzo reale di Barcelona . Laguerra civile gli sfasciò il laboratorio,ma lui, laico, si prodigò per la sal-vezza di tanti sacerdoti e religiosibraccati dai rossi . Scoperta la sua at-tività, fu a sua volta ricercato a mor-te, e una grossa taglia venne a pen-dere sul suo capo . Passata la burra-sca, Gaspare tranquillamente rico-struì il suo laboratorio .Altro singolare scultore in legno fu

Sebastiano Concas, a San Benigno,che nel 1929 scolpì l'artistica urnadorata per le onoranze a Don Boscobeato. Tra i SC viventi va ricordato ilbravo Luigi Riva a Bologna .

E c'è anche un pittore di prestigio :28 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l' SETTEMBRE 1981 ∎

quel Pierre-Octave Fasani che semprea San Benigno ha trasformato unantico torrione in uno «Studio di pit-tura e scultura, Museo, e Sede di in-contri culturali» che è fiore all'oc-chiello per la cittadina piemontese .Un sindaco, un lupo di mareUn SC è anche diventato sindaco :

Giorgio Haruni, libanese, nato vicinoa Beirut e morto a Gerusalemme, mavissuto soprattutto a Beit Gemàl(nell'attuale Israele). Era capo cam-pagna della casa salesiana, aveva allesue dipendenze molti contadini mu-sulmani, tutti lo stimavano, e lo vol-lero sindaco . Fu sindaco della citta-dina per molti anni .

Un altro, Antonio Forcina, divennecapitano di goletta . In gioventù erastato buon marinaio nel golfo di Na-poli, e quando decise di entrare nellefile salesiane non immaginava quan-to quell'esperienza giovanile gli sa-rebbe tornata utile . Fatta domanda

per le missioni, nel 1888 si trovava infondo al Cile, a Punta Arenas, colmanipolo dei primi salesiani che agliordini di don Beauvoir avrebberostabilito le residenze missionarie nel-la Terra del Fuoco. Per assicurare leprovvigioni ai missionari fu acquista-ta una goletta ribattezzata «MariaAuxiliadora», e Forcina fin dal primoviaggio si dimostrò così abile in queimari tempestosi, che presto lo nomi-narono capitano . A lungo svolse il suodifficile compito, e insegnò anche agliindios a diventare buoni marinai . Congli indios (gli Ona, gli Alakalúf) era ingrande confidenza . Ceduti per anzia-nità i galloni di capitano, si portavasulla piazza antistante la chiesa, dovegli indios lo raggiungevano a frotte ese ne stavano per ore ad ascoltarlo .

Lo sapevano amico, ed erano avidi diimparare cose sempre nuove da lui .E si potrebbe continuare, per

esempio con la storia di quei coadiu-tori del Mato Grosso che furonomessi dalle autorità dello stato a capodel servizio postale, o di quell'altrocoadiutore che il governo argentinochiamò addirittura alla carica dicommissario di polizia. . . Immagina-bile un figlio di Don Bosco con stel-lone da sceriffo e rivoltella alla ban-doliera?

i iUnica vera professione

o cercare la santità

Glielo aveva detto don Rinaldi :«Mirate in alto, alla santità» . Loro lohanno fatto, lo stanno facendo, senzapose, con quella tensione interioreche spingeva Léon Bloy a dire : «Esi-ste una sola tristezza, quella di nonessere santi» . È impossibile in praticadire qui la santità c'è o qui no ; però la

PORTARE CRISTO nel mondo del lavoro : è questo un compito dei SC . E un coadiutore, ti pittorePierre-Octave Fasani, nel 1962 ha espresso questo concetto in un grande pannello esposto aRoma nella «Mostra mondiale della Chiesa» .

Chiesa ha i suoi modi sicuri di giudi-care : i processi di canonizzazione . Eha messo sotto processo due SC, iServi di Dio Simone Srugi e ArtemideZatti, come pure 26 SC martiri, truci-dati in odio alla fede durante laguerra civile di Spagna, negli anni1936-39 .Di Srugi e Zatti, un libanese e un

italo-argentino che avevano in comu-ne il più misericordioso dei mestieri,quello dell'infermiere, il BS ha parla-to sovente e a lungo, e anche di re-cente (due opuscoli della «CollanaSanti Salesiani» ne tracciano i beiprofili, e sono a disposizione dei let-tori che li chiedono) . Poco o nulla in-vece si è detto dei 26 coadiutori mar-tiri . Eppure sono storie scarlatte chemeriterebbero wn lungo racconto .

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«Se esiste, ammazzare Dio» . Al-l'assurdo bagno di sangue che siconsumò in quegli anni tristi, contri-buì un po' tutta la Famiglia salesiana :39 sacerdoti, 26 coadiutori, 22 chieri-ci, 3 giovani aspiranti alla vita sale-siana, 2 FMA, 3 cooperatori, e perfino2 lavoratori dipendenti . In tutto 97 .Ma a centinaia e centinaia caddero isacerdoti, i religiosi, le suore, i laiciimpegnati, in quei tre anni sciaguratidella guerra civile di Spagna .

Una grave crisi sconvolgeva il pae-se; le cause più vistose erano forsed'ordine economico, sociale, politico,ma le più profonde erano d'ordineideale, religioso, morale . Nel 1931 lamonarchia aveva ceduto il passo allaseconda repubblica, di carattere de-cisamente anticlericale. Il nuovo re-gime non aveva ancora un mese divita, e già le chiese e le case religiosevenivano saccheggiate. Poi fu intro-dotto il matrimonio civile, i beni ec-clesiastici furono incamerati, scioltele congregazioni religiose, dichiaratoil carattere laicale della scuola, affer-mata l'incompatibilità tra cattolicesi-mo e repubblica. La persecuzione re-ligiosa era senza sottintesi : «La di-struzione della Chiesa è un atto digiustizia - sosteneva Juan Peiró -;se esiste, ammazzare Dio è . . . moltonaturale e molto umano» .Seguirono quei tre anni di ango-

sciosa incertezza, di vita nascosta,travestimenti, delazioni, fughe, per-quisizioni notturne, generosità nel-l'aiutarsi, fermezza nella fede, corag-gio nel sacrificio. Ai Coadiutori, cheDon Bosco aveva voluto in manichedi camicia, poteva essere facile mi-metizzarsi . Anzi diversi di loro,quando i sacerdoti dovettero abban-donare collegi e scuole, si misero acapo degli istituti e riuscirono bene omale a mandarli avanti . Ma nel com-plesso pagarono un tributo moltoelevato all'odio contro la fede .Bestemmiare? Mai . Occasionali te-

stimoni hanno riferito dialoghi chericordano gli «Atti dei martiri» deiprimi secoli. Esteban García peresempio, che nel giugno 1936 si tro-vava in Màlaga: arrestato con tutti isalesiani del collegio, ebbe buon gio-co della sua divisa di laico per sot-trarsi ai controlli e fuggire. Ma ungruppo di rossi armati di nuovo locatturò: «Tu sei un prete», gli gridaun miliziano. «No, non lo sono», re-plica Esteban. « Il tuo modo di fare -insiste l'altro - dice chiaro che los d » . « E io ripeto che non lo sono » .«Allora - lo sfida il miliziano - be-stemmia Dio e la Madonna! »

Esteban sente che è venuto il mo-mento cruciale . «Questo no, mai! »,risponde deciso . « Ma ti lasceremo inlibertà », insiste l'altro . « Ho detto che

FILMINE . A migliaia e milioni di esemplari sono state prodotte dai coadiutori della LDC .

12 Identikit del•

Salesiano Coadiutore

Quanti sono i SC oggiI SC nel 1980 erano 2965, di cui 52

in noviziato . Ecco la loro distribuzionenel mondo (all'elenco vanno aggiunti42 nomi di incerta collocazione geo-grafica al momento del rilevamentostatistico) :Coadiutori in Italia 907nel resto d'Europa 929nell'Asia 326in Africa 65in America 669in Australia e Oceania

27

Chi è il Salesiano CoadiutoreII SC è una persona ordinaria con

uno straordinario desiderio di dedica-re la sua vita al Signore lavorando inmezzo ai giovani, per i poveri, per tutticoloro a cui sarà inviato in nome diDon Bosco come testimone del Van-gelo .

Nelle Costituzioni salesiane lo si di-ce «un cristiano che risponde a unavocazione divina originale : quella divivere la consacrazione religiosa lai-cale al servizio della missione sale-siana» (art . 37) .

I suoi compitiIl Salesiano Coadiutore, precisa

ancora l'art . 37 delle Costituzioni sa-lesiane, «partecipa a tutti i compitieducativi e pastorali salesiani non le-gati al ministero sacerdotale . In moltisettori ha un ruolo integrante e inso-stituibile : il fatto di essere religiosolaico gli permette un tipo di presenzae di azione particolare, necessario peril lavoro comune» .

Come si diventa SCNormalmente le vocazioni di SC

sorgono dagli stessi ambienti salesia-ni (oratori, centri giovanili, scuole,

parrocchie . . .) a contatto diretto con lamissione salesiana e con le figure chela realizzano : sacerdoti e coadiutori,appunto. Ma non mancano SC appro-dati alla casa di Don Bosco per le viepiù disparate .Coloro che provengono da ambienti

salesiani, normalmente si orientanoverso la vita salesiana già all'età di14-15 anni, mentre chi proviene daaltri ambienti in genere è di età piùmatura tra i 20 e i 35 anni . Comunque,non fanno domanda di accedere alnoviziato prima dei 16-17 anni .

Condizioni: si richiede che abbianobuona salute, abbiano saputo in pre-cedenza comportarsi da buoni cri-stiani, desiderino impegnarsi in unavita in cui preghiera e lavoro vanno abraccetto .

Come viene preparato il SCChi si sente chiamato a spendere la

sua vita con Don Bosco per la gio-ventù, prima di diventare SC deve mi-surarsi con la missione salesiana e lostile comunitario di vita che essacomporta. Perciò, fatta domanda diammissione tra i salesiani, trascorreun periodo di prova in una casa sale-siana dove inizia lo studio e l'eserciziodella vita salesiana laicale.Segue un anno detto di noviziato,

nel quale approfondisce la conoscen-za delle Costituzioni salesiane chesaranno la sua regola di vita, e si pre-para e emettere la professione reli-giosa: con i voti s'impegna a vivere eoperare da vero salesiano .

A questo punto inizia un altro pe-riodo formativo più o meno lungo ; èprevisto infatti che i SC «attendanocon impegno, secondo le attitudini,agli studi e alla preparazione tecnico-professionale in vista della missioneda svolgere; e acquistino una seriaformazione teologica, salesiana e pe-dagogica, proporzionata al livello cul-turale raggiunto» (Regolamenti, arti-colo 92) .

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non bestemmierò mai . Dio non mi hafatto niente di male, e non so perchédovrei maledirlo» . «Allora ti fucilere-mo, prete spergiuro». « E va bene .Verserò volentieri il mio sangue perUno che l'ha versato prima per me . Eanche per voi» . «Smettila, bigotto : cistai facendo la predica? Adesso ve-drai che ti faremo il bel servizio didarti un passaggio gratis per l'altromondo» . Lo faranno davvero, dopoun mese di duro carcere.

Le storie scarlatte. Quando la casadi Alicante fu bruciata, Tiago Buchvenne arrestato una prima volta ebattuto a sangue. Rimesso in libertà,fu di nuovo arrestato . Il giorno delterzo arresto venne fucilato senzaprocesso .José Rabasa, nel 1886 aveva cono-

sciuto Don Bosco a Barcelona ; nel1936, a 74 anni, viaggiava in tramquando venne indicato da un pas-seggero come religioso : alcuni mili-ziani presenti lo arrestarono e tra-dussero in carcere . Finì fucilato .

Santiago Ortíz, 23 anni, aveva ap-

~: ~1

l'; ìHO BISOGNO DI VOI. Queste parole di Don Bosco ai Coadiutori ha tatto da motivo nel Convegnomondiale svoltosi a Roma nel 1975. Foto a destra : accanto all'allora Rettor Maggiore don Ricceri,il moderatore del convegno, coadiutore Renato Romaldi .

pena terminato la sua preparazioneprofessionale in Italia, conservavanegli occhi il ricordo della canoniz-zazione di Don Bosco avvenuta dueanni prima a Roma; lo arrestarono incasa di una coraggiosa donna che loteneva nascosto .Antonio Bertràn era il cuoco di

Sarrià : lasciato il suo nascondiglioper verificare le condizioni di unacasa salesiana abbandonata, incappòin una pattuglia di miliziani . EgidioRodicio era il panettiere di Sarrià ;trovò rifugio in casa di un exallievoma lo scovarono e lo portarono via ;di loro non si è saputo più nulla .Pablo García, giardiniere . a Madrid,

cercò rifugio in un albergo ma il pro-prietario lo denunciò. Emilio ArceDíez, 28 anni, sarto, morì a Madrid

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gridando «Viva Cristo Re» .Stefano Vàzquez, 21 anni, aveva

appena finito il noviziato quando fupreso e ucciso . Anche Eliodoro Ra-mos aveva fatto la sua professionereligiosa da pochi mesi .

Antonio Cid aveva raggiunto a Bil-bao la famiglia per sostenerla in queimomenti tempestosi ; i miliziani ir-ruppero in casa, lo trovarono in pos-sesso di un messalino, lo picchiaronocol crocifisso, e prima di sera lo fuci-larono .

«11 Signore ti perdoni» . Juan Co-dera era infermiere a Madrid ; duevolte lo arrestarono e due volte lo ri-lasciarono ; lui invece di girare al lar-go andava a visitare i salesiani inprigione. I miliziani insospettiti lo ar-restarono per la terza volta e lo fuci-larono in giornata . Anche RamónEirín, ebanista di 25 anni, faceva fre-quenti visite ai salesiani in prigione, equalche tempo dopo fece la stessa fi-ne. . . Angel Ramos, 70 anni, capo dellaboratorio decoratori a Barcelona,insegnante di disegno, simpatico

mattatore del teatrino salesiano,riuscì a organizzare da una modestapensione svariate attività clandestinein favore degli arrestati o braccati . Lasera dell'11 .10.1936, al termine di unodei suoi consueti giri, tornato alla suapensione bussò alla porta . La pensio-nante come lo vide lanciò un urlo diangoscia: subito sbucarono due mili-ziani armati, e un ragazzotto chepuntando il dito li assicurò : «Sì, è luiil signor Ramos . È un salesiano diSarrià, lo conosco bene» .Anche Ramos conosceva bene lui :

era un ragazzo del collegio, espulsoqualche tempo prima per indiscipli-na. E prima che i miliziani gli met-tessero le mani addosso, gli disse coninfinita tristezza : «Che male ti hofatto, che mi denunci?» «Lei niente,

ma qualcun altro sì, e lei paga pertutti». Mentre i miliziani lo caricava-no sull'auto che lo avrebbe portato inprigione, il bravo coadiutore disseancora al ragazzo : «Figlio, il Signoreti perdoni per il male che mi fai, cometi perdono io» .

Di Angel Ramos non si è saputo piùnulla. Di altri fu almeno rintracciato ilcadavere . Ventisei in tutto : 26 storiescarlatte di figli di Don Bosco in ma-niche di camicia, che volevano vivereeducando la gioventù e con la mortehanno insegnato ai giovani come sirende testimonianza ai propri ideali .

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Salesiano Coadiutore13* vocazione da rilanciare

Il progetto apostolico salesiano habisogno oggi come ieri della «manolaica di Don Bosco » e perciò - crisi onon crisi di vocazioni nella Chiesa -sta avvenendo una doverosa ripro-posta della sua immagine. Rilancioche procede non con i facili slogandella propaganda ma attraverso lostudio per una sua maggiore com-

prensione. Il primo stimolo è venutodal Concilio Vaticano 11, nel quale si èin un certo senso riscoperta la voca-zione del laico nella Chiesa, si è ap-profondito il suo ruolo apostolico, sisono ampliati gli spazi del suo impe-gno .Questo sconosciuto . Il Concilio

produceva i suoi effetti anche sullarealtà salesiana : nel Capitolo generaledel 1971 voluto dal Concilio stesso, siavviava lo studio del SC, e si lanciaval'idea di un Convegno mondiale .L'approfondimento di questa voca-zione fu condotto dapprima su baselocale nelle singole comunità salesia-ne, poi attraverso convegni ispetto-riali e regionali . E nel settembre 1975si ebbe il Convegno mondiale a Ro-ma .

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I partecipanti erano 137 (98 SC e 39sacerdoti), provenienti da 38 nazioni .Sette giornate di discussione, gruppidi studio in 11 lingue, temi e dibattiti.In un'omelia il Rettor Maggiore donRicceri disse: «II Coadiutore, questosconosciuto». E l'udienza speciale delPapa confermò in modo paradossalequesta verità: Paolo VI - con unlapsus che non ne . . . comprometteval'infallibilità - nel suo discorso con-fuse il Coadiutore con il Cooperatore .

Nel 1977 i salesiani si riunivano perun nuovo Capitolo generale, e aveva-no tra mano un volume di 700 pagine,gli Atti del convegno mondiale . Nel-l'ottobre 1980 una « Lettera del RettorMaggiore» di 48 pagine, è venuta afere il punto teorico e pratico dellasituazione .

formularono dei progetti di impegnoapostolico che emarginavano nellaloro stessa programmazione il ruolodel SC, implicando così di fatto unpericoloso squilibrio vocazionale» .

«Il pericolo - prosegue nella sualettera il Rettor Maggiore - è che lacomunità può cadere in due devia-zioni di opposto significato : la devia-zione clericalista, cioè la riduzione delprogetto apostolico salesiano a soleattività di culto e catechesi ; oppureuna specie di monopolio secolaristada parte dei preti, che mimetizzano laloro dimensione sacerdotale e inva-dono l'ambito proprio dei Coadiutorie dei laici . . . » .

Don Viganò precisa quindi l'iden-tità vocazionale del SC, che risulta unreligioso (perciò non un secolare

YNEL MIRINO delle Brigate Rosse : il salesiano coadiutore Giuseppe Magagna dell'istituto Gerini(Roma), gravemente ferito da un commando di estremisti il 29 maggio scorso .

La fede e le cattedrali . Nella sualettera dal titolo «La componentelaicale della comunità salesiana» donEgidio Viganò precisava che il pro-blema del SC non riguarda solo ilCoadiutore, ma anche il sacerdote el'intera Congregazione. E ciò perchéla comunità salesiana poggia su duecomponenti complementari tra loro,ugualmente essenziali : quella sacer-dotale e quella laicale . Ricordava inproposito le Costituzioni salesiane :«Vivere e lavorare insieme è per noisalesiani un'esigenza fondamentale,una via sicura per realizzare la nostravocazione» .

Don Viganò ha approfondito poi ildiscorso sulla crisi del SC : «La di-mensione sacerdotale, usufruendo diuna lunga tradizione ecclesiale, haavuto in questo nostro primo secolodi vita una certa preponderanza;mentre la dimensione laicale, man-cando di una più ricca tradizionedottrinale, ha avuto uno sviluppopiuttosto contenuto . . . » . Questo in ge-nerale ; in concreto, poi, «a volte si

consacrato), salesiano, con dimensio-ne laicale . Quest'ultimo elemento è lasua «nota qualificante», e viene spie-gata in pagine molto dense . Al cul-mine, una citazione dal pensatoreEtienne Gilson : «Ci dicono che è lafede che ha costruito le cattedrali delmedioevo; certo, ma la fede nonavrebbe costruito nulla se non ci fos-sero stati anche gli architetti . . . » . E lacitazione chiude drasticamente conl'avvertimento : «La devozione nondispensa mai dalla tecnica» .Il suo «essere nel fare» . Dopo

questo «elogio del fare», il RettorMaggiore non privilegia poi - comeci si potrebbe aspettare - i mestieriattraverso i quali il SC agisce : poneinvece tutto l'accento sul suo «esserenel fare» . Come dire che i mestieripotranno essere i più vari, ma che ilSC trova la sua vera caratterizzazionein qualcosa di diverso, precisamentenell'essere «religioso salesiano in di-mensione laicale» .Insomma i mestieri, la tecnica, oc-

corrono in quest'epoca che vede il

trionfo delle tecnologie; ma il SC dàai ragazzi qualcosa di molto più im-portante che la sola capacità di svol-gere una professione sia pure presti-giosa: gli dona, in collaborazione colsacerdote salesiano, e secondo lo stiledi Don Bosco, la pienezza dell'edu-cazione e della vita cristiana .

Per questo il Rettor Maggiore sem-pre nella sua lettera, descrivendo «ledifferenti mansioni. disimpegnate daiSC», ne allarga il ventaglio, e neelenca un gruppo che finora forsenon era stato abbastanza chiaramen-te identificato ed evidenziato : parladi «Coadiutori impegnati in iniziativeassociazionistiche, in circoli apostoli-ci, gruppi sportivi, musicali, dram-maturgici; coadiutori in servizio dianimazione per il tempo libero, neimezzi di comunicazione sociale—» .Queste mansioni sono tutte ugual-mente adatte (e forse oggi più attualie urgenti) al SC inteso come religiososalesiano in dimensione laicale .Confezionare un vestito nuovo .

Consapevole che non basta appro-fondire in astratto l'identità del SC,don Viganò infine ha ricordato unrecente orientamento : «Il lavoro piùimportante e decisivo da compiererimane la sensibilizzazione o menta-lizzazione, come si dice, di fronte alSC». E ha precisato : «Non si trattaqui di cucire qualche pezza di rat-toppo su una concezione vecchia :dobbiamo proprio preoccuparci diconfezionare un vestito nuovo » .

Insomma, «in non pochi salesianic'è bisogno di una vera conversionedi mentalità» . Conversione necessa-ria nel salesiano sacerdote, ma anchein qualche SC non abbastanza con-vinto del proprio ruolo . Come purenella globalità della Famiglia salesia-na, che dovrebbe guardare alla «ma-no laica di Don Bosco» con maggioreconsapevolezza e simpatia .

Si tratta di persuadersi che la vo-cazione del SC non è una sempliceinvenzione umana per fini terreni, maè - come sosteneva il Rettor Mag-giore don Rinaldi - «una genialecreazione del grande cuore di DonBosco ispirato dall'Ausiliatrice». È insostanza una vocazione inserita in unprogetto divino per fini trascendenti .

Solo se si guarda al SC in questaprospettiva, gli si concederanno tuttigli spazi che Don Bosco aveva creatoattorno a lui. Quegli spazi in cui han-no saputo muoversi con sicurezza,allegria e sorprendente efficacia pe-dagogica e apostolica gli uomini tut-tofare dei primi tempi, tanti capi la-boratorio, costruttori edili, architetti,tipografi, scultori, compositori, i variBuzzetti, Dogliani, Srugi, Garbellone,Zatti,

E.B .

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iFERMIERE: E UN MIRACOLO

Caro BS, mi sentoin dovere di renderenota una grandegrazia ricevuta daDio mediante I'inte-ressamente di MariaAusiliatrice, san Do-menico Savio e iSanti salesiani . II 2aprile scorso venivaricoverato in ospe-dale con meningite il

mio piccolo Gabriele di 6 mesi . I medicidissero che era gravissimo . Infatti quellasera ebbe un arresto respiratorio e do-vette essere rianimato . Già dal momentodel ricovero io avevo iniziato a pregareMaria Ausiliatrice e san Domenico Saviosotto la cui protezione l'avevo messo findal concepimento (era anche stato bat-tezzato con il nome di Gabriele Domeni-co). Misi l'abitino sotto il cuscino e pregaicon fede, ripetendo fra me che ciò cheera impossibile agli uomini era possibile aDio .Con me pregavano tutti i parenti e gli

amici, e nelle case salesiane venivanocelebrate delle sante messe in onore disan Domenico Savio perché intercedesseper la salvezza del piccolo . Infatti dopo 5terribili giorni il bimbo si svegliò dal coma,e quello che è più miracoloso è che si ri-cordava tutto quello che già sapeva, an-che se era poco per i suoi 6 mesi . I medicirimasero strabiliati e dal punto di vistamedico parlarono di «risultato eccezio-nale», ma le infermiere che avevano vistoda vicino la situazione com'era, disseroche c'era stato un miracolo .

Poche ore prima che il bimbo si sve-gliasse, dopo un'ennesima crisi convulsi-va, io guardando l'immagine di san Do-menico avevo ricevuto una specie diconferma ; e quando mio marito arrivò glidissi : «Fra poche ore il bambino si sve-glierà» . E dopo quattro ore il miracoloavvenne: Gabriele aprì gli occhi e si portòun dito alla bocca cominciando a suc-chiare. Mi diedero 100 grammi di latte elui li trangugiò tutti . Da quel momento in-cominciò a migliorare in tutti i sensi, e ieriVenerdì Santo il primario con soddisfa-zione mi ha detto che avremmo passatoPasqua a casa .

lo continuerò a pregare e a diffonderela fede in Maria Ausiliatrice e san Dome-nico Savio. Mi pare il ringraziamento piùgiusto . In estate andremo a Torino, nellaBasilica di Maria Ausiliatrice dove io e miomarito scioglieremo un voto fatto in queiterribili momenti .

Anna e Lino Di Maio (Verona)

RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICEE SAN GIOVANNI BOSCO

- Maria Agus (Sanluri, CA) exallieva,ringrazia Maria Ausiliatrice per aver po-tuto affrontare con esito positivo un in-tervento chirurgico che un disturbo alcuore rendeva difficile e rischioso .

Anna Bacchi (Roma) perché una suanipote ha ottenuto il tanto atteso posto dilavoro, e proprio nella città in cui abita .

Famiglie Vachino e Fey (Settimo32 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981

Rottaro, TO): «Diciamo grazie a te, caraMaria Ausiliatrice, e ai Santi salesiani peraverci assistite in un momento tanto do-loroso » .

Sebastiano Pecorino (Bronte, CT),colpito da tormenti e incubi di caratterespirituale, ricorrendo con la preghiera aDon Bosco ne è stato liberato .

Michele De Palma (Molfetta, BA)ringrazia per aver ottenuto il posto di la-voro tanto desiderato, e ancora pregachiedendo per la mamma il dono dellasalute .

Maria Denaro (Roma) per aver otte-nuto dopo fiduciosa preghiera un repen-tino miglioramento da insidioso disturboalla vista.

Angelo Milardo (Melilli, SR) per laguarigione del marito affetto da paresicelebrale .

POI UN'AMICA MI PARLODI SAN DOMENICO SAVIO

Ringrazio tantoMaria Ausiliatrice esan Domenico Savioper la grande graziache ho ricevuto. Ilmio bambino Salva-tore di appena settemesi aveva subìto unintervento chirurgi-co riuscito bene, ma12 giorni dopo fupreso da un'improv-

visa gravissima crisi . Aveva tremendeconvulzioni, era diventato tutto nero, esembrava morisse. Dopo un mese lastessa cosa lo prese di nuovo, e poi an-cora tre volte in 15 giorni . Potete imma-ginare il mio spavento .Fu allora che una mia amica mi ha

parlato di san Domenico Savio, il santoprotettore dei bambini, e mi ha prestatol'abitino dicendo di metterlo addosso almio bambino . L'ho fatto subito, e ho an-che recitato una novena a Maria Ausilia-trice . Ebbene, sono passati tre mesi daallora e il piccolo Salvatore sta bene, nonha più avuto quelle crisi paurose . Orachiedo un abitino di Domenico Savioperché l'altro devo restituirlo. E intantoringrazio di cuore il piccolo santo, pre-gandolo di continuare a proteggere il mioSalvatore e tutti i bambini del mondo .

Elvira Russo (Franco fonte, SR)

DAL MESSICO IN PELLEGRINAGGIOALLA SUA CASETTA

Assieme alla mia sposa, pieni di gioiaper la felice nascita di una bambina, ri-conosciamo la celeste protezione di sanDomenico Savio al quale ci eravamoraccomandati quando ricevemmo l'abiti-no del Santo in circostanze molto difficili(era stato il compianto don Alberto Lopeza consegnarci l'abitino) . Da allora congrande venerazione e fiducia lo abbiamo

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prestato ad altre mamme, che hanno puresperimentato la benevola assistenza deiSanto. Pieni di riconoscenza per il favorericevuto siamo stati in pellegrinaggio allasua Casetta presso Riva di Chieri, emandiamo un'offerta per i lavori di ripri-stino della Casetta stessa .

Bernardo Janisky e famiglia(Puebla, Messico)

RINGRAZIANO ANCORASAN DOMENICO SAVIO

* Benedetta e Stefano Tomasini (Bo-logna) : « Dobbiamo all'intercessione disan Domenico Savio, al quale va tutta lanostra gratitudine, la prossima desideratae sperata nascita del nostro primo figlio .Abbiamo pregato il piccolo Santo per unanno intero, e i previsti temuti impedi-menti sono stati superati .

,, La famiglia Ros ringrazia per la na-scita di Sara: « Dopo due maternità moltodifficili, tanto che i dottori avevano scon-sigliato la nascita di nuovi figli, ecco an-nunciarsi il terzo . Furono giorni di ango-scia e di forti interrogativi, ma poi lamamma indossò l'abitino con tanta fede,e senza la minima complicazione è feli-cemente arrivata la piccola Sara, che èbuona, bella e sana » .

- Franca Chiaravallati (Satriano, CZ) :«Ero presa da profondo sconforto nelvedere la mia piccola col piedino sinistromalformato . L'ortopedico mi consigliaval'apparecchio per evitare che potesse re-stare zoppa . lo pregai san Domenico Sa-vio, e sette mesi più tardi l'ortopedicotrovò la bambina guarita . Ora camminabene, e speriamo che sotto la protezionedel piccolo Domenico possa crescerebuona e virtuosa» .

Una mamma (lettera firmata da Fal-menta, NO) ringrazia per tre grazie rice-vute dai suoi congiunti, in particolare perla guarigione del figlio avvenuta in circo-stanze tali che il medico curante gli disse :« Il tuo santino ti ha salvato » .

Martino Alfonso (Salerno) : «Il mionipote Giuseppe di 16 anni, ricoveratoall'ospedale, ebbe un collasso e fu por-tato in sala di rianimazione . Poiché il co-ma diabetico permaneva nonostante lecure, fu trasferito al policlinico di Napolima i medici dissero che solo un miracololo avrebbe potuto salvare . Fu allora checon fede ci rivolgemmo a san DomenicoSavio, e il miracolo è avvenuto : attraversola telecamera dell'ospedale potemmo ve-dere Giuseppe che, dopo un mese di ri-covero, pian piano cominciava a riapriregli occhi . . . » .

v Emma Apollonia (San Cataldo, CL):« I dottori mi consigliavano l'abortoperché dopo due tagli cesarei tanto ri-schiosi si temeva per la vita mia e per ilbambino. Mio marito e io abbiamo decisoche se Dio ci aveva mandato questonuovo bambino, ci doveva pur aiutare . Hoportato l'abitino, e sia pure con gravi dif-

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ficoltà e rischi per me, ci è nato il piccoloGaetano » .

Salvatore Corrado (Chiara valle, CZ)ringrazia per il buon esito dell'operazionesubita dal figlio Domenico, resa difficiledalla sua tenerissima età di appena 22giorni .

MEDICO NON POTIREDERE AI SUOI OC

Mentre mi trovavoin viaggio coi mieitre figlioli, Flavio diotto anni fu colpitoda forti dolori al ca-po e da febbre alta .All'ospedale i medicidopo un consultonon riuscivano a ca-pire di che si trattas-se, e intanto il bam-bino continuava a

lamentarsi e a gridare . Quindi fu traspor-tato all'ospedale di Sorocaba, e il suocaso venne dapprima diagnosticato comemeningite. Poi, dopo altri esami, mentre ilcorpo del bambino era tutto chiazzato dimacchie nere, i medici dissero che eraleucemia, e consigliarono di portarlo acasa perché non c'era alcuna speranza diguarigione.Mia sorella FMA mi aveva dato delle

immagini della Serva di Dio Laura Vicufia,e la pregai con grande fiducia, chiedendo

f1 JCUIVNLW i U

Abbate Franca - Abruzzo Giuseppina - Agazzi-Famiglia- Amadeo Angela - Amerio Amalia - Andare Giuseppina- Anelli Gina - Angeli Elena - Angilella Paola - AvaroFranca - Baldessari Lidia - Baldoni Giuseppa - BarracuPietro P . - Basso Aristide - Basso Francesco - BattagliaBice - Battistello Vittoria - Beneventi Marisa - BeroldoGiovanni - Bertelli Valerla - Bertoli Carla - Bertone Ar-mino - Bettarini Maria - Bevilacqua Anna - BiagioliBrunetta - Biletta Carlo - Biletta Teresa - Biscu Fran-cesca - Biengio Anna - Bonello Caterina - BonsignorioBattistina - Boero Lucia - Borzini Luigi - Bosco Pietro -Bozzo Graziella - Bruni Rosina - Bruzzese Edda - Bu-scarini Luigi - Caffoni Vittorina - Cannizzaro Maria -Casa Giovanna - Casatello Giulia - Castello Liboria -Castino Irma - Cellone Carola - Cesarini Domenico -Chiavetta Grazia - Chiesa Maria - Chini Piera - ChiottiGiuseppe - Chirico Assunta - Colombo Sandra - Col-lura Angela - Corni Antonio - Comotto Emilia - ConcaAnna - Conta Margherita - Conti Maria - Conti Giusep-pina - Contini Lidia - Conzatti Elena - Coppolino Salvi-na - Corradini Michela - Cortese Paola - CostablozMaria - Crippa Gabriella - Croce M. Angela - CrocettaGina - Cuaz Stefania - Cucchetti Celesta - DalbardMaria - Dallari Dina - D'Amico Angela - De FrancisciCarmela - Della Valle M. Rosaria - Demicheli Giustino -Derin Anna - Di Carlo Ida - Di Cristofalo Maria - Di-maiuta Silvana - Diprima Onofrio - Di Renzo Francesco- Di Somma Giuseppe - D'Onofrio Ines - Ebondi Anto-nio - Ercole Vincenzo - Fagetti Speranza - Falgari Bat-tista - Falkenstein Giorgio - Falzone Paola - FasanoRosella - Favre Palmira - Fazio Anna - Fontana Gio-vanna - Fornelli Gino - Frapporti Sabina - GabrielliDante - Gaia Maria - Galesi Nunzia - Galimberti Franca- Gallazzi Sergio - Gallinatti Antonio - Gallo Maria -Garbarino Fiorindo - Garesio Elena - Garrone M . Tere-sa - Gatti Maria - Gattoni Angela - Ghiotto Felice -Giacomuzzi Giuseppina - Giallombardo Ignazia -Giannetto Giuseppa - Gidaro Virginio - Giorgi Carolina- Giubergia Famiglia - Giunta Graziella - GiustettoPaola - Giribaldi Caterina - Grandesso Giuseppe -Grassi Anna - Grassi Marianna - Grimaldi Francesco -Grioli M . Lucia - Grosso Francesco - Grosso Rosetta -Guarneri Carmelina - Guerrera Avv . Giovanni - IndulsiLiboria - Inguaggiato Della - Lamberti Filomena - LiGambi Letizia - Locatelli Giuseppe - Lomartire Anna -Lombardo Leonardo.

PEMBA (un tempo Porto Amelia, nel Mozambico) : bella chiesa la parrocchile di Maria Ausiliatrice.

la guarigione del mio figliolo. All'ospedalemisi un'immaginetta sotto il guanciale delbambino, e lui che da quattro giorni non simuoveva, la prese con la mano, se la miseaddosso e si addormentò. Al mattino se-guente quando si svegliò mi disse chevoleva vedere la città dalla finestra . Congrande cautela lo sollevai, e postolo inpiedi, vidi con stupore che camminava .Anche il medico, entrato in camera pro-prio in quel momento, non poteva credereai suoi occhi .A distanza di sei anni, posso affermare

che Flavio è perfettamente guarito, con-tinua in buona salute, senza alcuna con-seguenza del male sofferto . E e sempregrato a Laura Vicuna per la grande graziaottenuta .Rosalva Fern . Alves (Sao Paulo, Brasile)

Suor Giuditta Manzoni FMA (Roma)ringrazia Laura Vicuna per la sensibileprotezione in un intervento chirurgico, eper la felice e rapida ripresa dopo breveconvalescenza .

- Pacifico Quirino Alvarez (BahiaBianca, Argentina) per aver trovato, inmodo sollecito e del tutto imprevisto, casae lavoro, mentre con la famiglia si trovavain condizioni difficilissime .

CHIEDEVO UNA GRANDE GRAZIAE ORA NON MI SEMBRA VERO . . .

Da quasi un annosoffrivo una grandepena, a causa delmio ultimo figlio . So-no un'accanita let-trice de! BS, in parti-colare seguo conammirazione le gra-zie che vi si pubbli-cano, e mi ero mes-sa a pregare con fi-ducia i Santi sale-

siani per lui. Ma la grazia richiesta nonveniva, mi dicevo che non ero degna diessere esaudita . Un giorno mi è venuta inmano l'immagine del Servo di Dio donFilippo Rinaldi e ho cominciato la suanovena con fede più intensa . Ebbene, lanovena non era ancora terminata che già

avevo ottenuto la grazia . Una grazia tantogrande, che quasi non mi sembra vero .

LD (lettera firmata, Torino)

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-- Suor Irma Papetti (Milano) perché ilfratello Angelo sottoposto a un interventoal cuore risultato molto più difficile delprevisto, ora è in via di guarigione .

Francesco Torrini (Torino) era col-pito da un grave male, ma date le condi-zioni generali gli era sconsigliato l'inter-vento chirurgico . La sua situazione con-tinuò a peggiorare e dovette affidarsi aichirurghi; ma più ancora si affidò a donFilippo Rinaldi, dietro suggerimento dellamoglie che è nativa di Lu Monferrato co-me il Servo di Dio. «Ogni volta che misentivo abbattuto moralmente o fisica-mente lo pregavo, e subito trovavo unsollievo generale . Anche l'operazione haavuto buon esito, e ora sono completa-mente guarito » .

LB (Torino): « Don Rinaldi non lasciale cose a metà, diceva il BS alcuni mesi orsono. Ci siamo rivolti con fiducia a Lui e lecose sono andate a posto: chi dovevatornare è tornato, chi doveva perdonareha perdonato . E ora è in arrivo anche unbel pargoletto . Don Rinaldi non farà certole cose a metà, e siamo tutti in fiduciosaattesa, con tanta riconoscenza»,

a Maria Giovanna Sparano (Caserta) :« Mia figlia laureata non riusciva a trovareun impiego adeguato, nonostante i tanticoncorsi tentati e le tante promesse rice-vute. Partecipò ancora a un ultimo con-corso che sembrava ottenere il solito esi-to, ma io - viste venire meno le sicurezzeumane - mi rivolsi con tantissima fiduciaal beato Michele Rua . Egli intervenne, ecome! Il concorso fu superato con ottimopunteggio, e ora mentre ringrazio conti-nuo a pregare perché il bravo successoredi Don Bosco ci protegga ancora, spe-cialmente per le cose dell'anima » .* G. Paola (Ortignano, AR) ringrazia

per essere stata liberata da persistentemal di denti che la affliggeva da quattromesi, e che le medicine non servivano aguarire .

∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 ° SETTEMBRE 1981 ∎ 33

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ANTONIZIO sac . CRESCENZIO Salesia-no t Seiano (NA) a 74 anniOrfano in tenera età, seppe conservare

memoria del suo precoce bisogno di af-fetto per colmare di affetto i tanti ragazziin difficoltà che incontrò nella vita . Ar-monizzava in sé due atteggiamenti a pri-ma vista contraddittori : era sempre so-lenne e perfino un poco pomposo, e nellostesso tempo era sempre allegro fino adapparire mattacchione . Ambedue questequalità seppe metterle a frutto in modomirabile : le sue trovate originali contri-buivano a tenere effervescente il climaattorno a lui; la sua scuola riusciva sem-pre dotta, interessante e viva. Come con-sigliere scolastico appariva quasi unpontefice della disciplina, ma in cortilediventava il compagno dei giochi, e inchiesa un animatore liturgico capace ditrascinare. Divenuto direttore a Bari,spostò il primato dalla disciplina allabontà ; e ciò più ancora quando fu diret-tore a Napoli, con i ragazzi sordomuti . Sibuttò anima e corpo nell'apprendere illinguaggio dei sordomuti e nel penetrare isegreti della loro complessa psicologia .Giunse così a comunicare con loro nelmodo più pieno e fraterno . Quando l'etàlo costrinse a mettersi in disparte, lo sivide aggirarsi per la casa sempre solen-ne, col bastone e con il rosario: il bastoneper reggersi nel camminare, e il rosarioper elevarsi al Signore.

BRAMBATI sac . MARTINO Salesiano ;Bologna a 57 anniLa suora della casa di cura che lo as-

sistette negli ultimi mesi, un giorno os-servò : «Se non sapessimo che don Mar-tino è salesiano, lo riconosceremmo su-bito : ama la compagnia dei ragazzi» . Inrealtà trascorse tutta la vita con i ragazzi :nella scuola, in cortile, sui monti . Era in-segnante austero, ma gli allievi gli eranougualmente molto affezionati . Data la suasevera preparazione professionale fu in-segnante competente e seriamente at-taccato al suo lavoro, diligente fino alloscrupolo nell'insegnamento e nella cor-rezione dei compiti . Altrettanta diligenzausava nel conservare memoria dei suoiallievi, per ciascuno dei quali teneva unascheda continuamente aggiornata.

LORENZONI sac . LIVIO Salesiano , Ve-rona a 76 anni

Una vita dedita all'educazione attraver-so la scuola, oltre 50 anni consacrati conamore e sacrificio al lavoro educativo. Erainsegnante di matematica, materia a voltedi scarse soddisfazioni, ma riusciva a faredella scuola l'ambiente in cui i ragazzi

34 ∎ BOLLETTINO SALESIANO • l 'SETTEMBRE 1981 ∎

I NOSTRI MORTI

non solo imparavano nozioni scientifichema anche si formavano ai valori . Di tem-peramento irruente, esigeva con severitàla disciplina; quando fosse avvenutoqualche screzio era però il primo a ten-dere la mano per la riconciliazione . Eraappassionato di tante cose : della monta-gna, del giardinaggio, della musica clas-sica, delle buone letture, della filodram-matica. . . Per questi valori che sapevatrasmettere ai giovani era da loro stimatoe amato .

TORELLO sac . FAUSTINO Salesiano ;Muzzano (VC) a 59 anni

Di Nizza Monferrato, terra ricca di me-morie e tradizioni salesiane, trovò nellafamiglia la prima scuola di vita cristiana .Fu la tipica figura di insegnante, di severoincaricato della disciplina e degli studi .Ma era severo solo in apparenza, e i suoiragazzi impararono presto a conoscerlo :all'esterno un duro, ma dentro tuttabontà, timidezza e semplicità . E infatti lanecessità di ottenere la disciplina non gliimpedì per nulla di seminare simpatia e ungratissimo ricordo . Del resto in comunecon i ragazzi aveva un cuore di fanciulloingenuo, indifeso e irrimediabilmente ot-timista. Diceva un suo confratello ricor-dandolo : « Se uno non sogna, non è unbuon salesiano» ; e lui di fatto sognava,guardava al di là dei fatti con una stu-penda carica di ideale. Dieci anni fa co-minciò ad avvertire i primi disturbi car-diaci che lentamente lo allontanerannodalla scuola . Fu per lui una lunga lotta trail bisogno di lavorare in mezzo ai giovanie la tristezza di doversi man mano di-staccare . Alla fine l'ingiunzione del medi-co di non riprendere l'insegnamento,l'ultima visita di un gruppo dei suoi ra-gazzi, e l'indomani mattina la dolorosascoperta che il suo cuore generoso e so-gnatore aveva cessato di battere .

XODO FULVIO Salesiano Coadiutore} alCairo a 69 anni

Nel 1930 era in Palestina per il novizia-to, e da allora lavorò nelle varie case delMedio Oriente, ma soprattutto al Cairodove trascorse quasi 40 anni. Fu succes-sivamente assistente, insegnante, prov-veditore, economo . Vivace di carattere epronto ad accendersi, aveva però il donodi farsi amici coloro che incontrava . Eramolto conosciuto negli ambienti non cri-stiani e pur non nascondendo affatto lasua fede riusciva a suscitare dappertuttobuona accoglienza e simpatia . Tra i suoiamici un ragazzo israelita che volle fre-quentare la scuola di religione e vincevatutte le gare, e che insisteva con lui per

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

farsi cristiano; le circostanze imponevanodi rimandare il battesimo, ma il ragazzotanto insisteva che un giorno il signorXodo esclamò : « Se insisti ancora ti mettosotto il rubinetto e ti battezzo» . Qualcheanno più tardi fu avvertito da una suoradell'ospedale che proprio quel giovane,ricoverato in fin di vita, aveva voluto di-ventare cristiano e la incaricava di avver-tire il buon coadiutore .

ZEN ANTONIO Salesiano Coadiutore tTrento a 74 anni

Una vita semplice e serena, consacrataal Signore nel fare il bene . Fu infermiere,ma anche guardarobiere e barbiere, emille altre cose ancora, sempre disponi-bile verso i suoi confratelli e i ragazzi, at-tento a ogni loro necessità. In comunitàera allegro, accettava volentieri lo scher-zo, contribuiva a creare famiglia . Imparò asuonare la chitarra, per intrattenere se-renamente i suoi ragazzi quando fosseromalati . Alla base di questo stile di vitaschiettamente salesiano, c'era un pro-fondo spirito di preghiera, un intensocolloquio con Dio .

oBERNARDINI DINA Cooperatrice , Forlìa 54 anniFu provata a lungo dalla sofferenza,

attraverso vari e gravi interventi chirurgi-ci, e in questa via dolorosa seppe realiz-zare un gioioso apostolato per i piccolidella parrocchia con l'insegnamento delcatechismo, una dedizione incondiziona-ta per le opere salesiane fino al limite delpossibile, e un'affettuosa assistenza allamamma anziana e inferma . La sua è statauna testimonianza di come siano possibilila serenità e la gioia, quando si porta lacroce insieme col Signore e per lui .

D'ALESSANDRO EZIO Cooperatore tCamaiore (LU) a 76 anniEbbe cinque figli, due donati a Don

Bosco. Scrive uno di essi : «Ecco alcuniaggettivi, che sono soppesati e condivisida noi figli : onesto, semplice nelle grandicose anche se complicato nelle piccole,attaccato alla famiglia e al lavoro, un la-voro pesante : motorista, cavatore, fabbro,commerciante, infine contadino . Una fedesemplice ma genuina, fatta di partecipa-zione attiva alla vita della parrocchia .Ogni mattina si recava alla prima messa,svolgeva funzione di ministrante, cantore,lettore. . . »-.

LOSANO dott. comm . GIOVANNI t Tori-no

Per anni e anni i salesiani malati nella

casa di cura di Piossasco ebbero in lui unmedico coscienzioso e valente, anzi unpadre premuroso . Durante la guerra, an-che quando non c'erano mezzi di comu-nicazione, mai lasciò mancare ai suoimalati il conforto della sua assistenzaprofessionale, anche a costo di duri sa-crifici personali . Decine e decine di sale-siani devono a lui e alla sua carità il ri-torno alla salute e alla vita .

PRETTO cav . PAOLO Exallievo t Porto(VR) a 91 anni

Fu tra i primi allievi di Legnago, e daallora i princìpi di Don Bosco divenneroorientamento della sua vita : « Con cristia-na letizia e consapevole impegno neascoltò gli insegnamenti e li tradusse co-stantemente in fedele pratica di vita . Noiguardavamo a lui come a un esempio daimitare», hanno scritto gli exallievi piùgiovani . La sua coerenza risultò nel climainfuocato del primo quarto di secolo,quando i cattolici che si opponevano allascristianizzazione della società dovetteromisurarsi con un anticlericalismo rabbio-so e spesso violento : lo ricordano tra co-loro che «con grinta decisa e pronto sedel caso anche a menare le mani, face-vano buona guardia perché la processio-ne del Corpus Domini osteggiata daglianticlericali si potesse snodare per le viedi Legnago» . Fu tra i promotori delleCooperative e Casse Rurali, fu militantedella prima ora nel Partito Popolare didon Sturzo . All'avvento del fascismo la-sciò l'attività politica per impegnarsi nel-l'Azione Cattolica; dopo la caduta del fa-scismo partecipò alle elezioni ammini-strative e fu per due legislazioni consi-gliere comunale . E mai dimenticò il tea-trino salesiano, in cui brillava sia comeattore comico che drammatico, e perfinocome spassosissimo burattinaio . Anchedi queste sue doti di artista si valse perrendere la sua testimonianza cristiana .

VALDORA NICOLETTA Cooperatrice ;Savona a 98 anni

Vissuta nella parrocchia salesiana Ma-ria Ausiliatrice-di Savona, ha condivisocon i salesiani le più intense gioie spiri-tuali : nella sua lunga vita ha potuto fe-steggiare il 50' di messa del figlio donRenato, e ha pure visto salire all'altare ilnipote don Enrico (ambedue salesiani) .La ricordano sempre attiva e premurosa,modesta e semplice ; la chiesa e la casaformavano per lei come un unico tempio,una sola consacrazione in cui ha espres-so la sua fede, speranza, carità .

ALTRI COOPERATORI DEFUNTI

Alfano Palmira (Napoli) - Bosio Elisa -Buono Maria (Napoli) - Cavallo France-sco (Moncalvo, Asti) - Graziani Emilia -Gulì Laura (Napoli Vomero) - LombardoConcetta - Mannella Carmelo - Maraniel-lo Troncone Anna - Marinelli Margherita -Motinari Clelia - Scansi Gioconda - Spe-ranza Maria - Stella Alessandro (Moncal-vo, Asti) .

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione » .

(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,implorando una grazia, a cura di A .C .I .,Torino, L. 500 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,implorando grazia, a cura di A .C .L, Tori-no, L. 500 .000Borsa: In memoria del salesiano Don Al-fredo Ruraro, a cura di Rebolli Andrea,Alassio SV, L . 500 .000Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoria delcaro Venanzio, a cura della moglie e dellafiglia, Coda Chiariva, Torino, L . 300 .000Borsa : Don Bosco e Don Rua, a cura diMerlo Rosetta e Luciano, Collegno, TO, L .200 .000Borsa : P. Alfio Barbagallo di Pedara, insuffragio di Pappalardo Giuseppe, a curadei fratelli Domenico e Rosina, L. 200 .000Borsa : In suffragio di Alfredo e FrancescoRonconi, L . 150 .000Borsa : Divina Provvidenza, a cura di Bo-glione Francesco, Torino, L . 130 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, a cura di M . R ., L . 130.000Borsa : Famiglia di Nazareth, per ottenereche rifiorisca la fede nelle nostre famiglie,a cura della Fam . Delzanno, Quart AO, L .120.000Borsa : Maria Ausiliatrice e Papa Giovan-ni, per grazia ricevuta e in suffragio deimiei genitori, a cura di Satta Luigi, QuartuS. Elena CA, L . 85.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in memoria e suffragio del papàGiuseppe, a cura di Borra Lucia, Bene-vagienna CN, L . 70.000

BORSE DI LIRE 10(

. . .o . .a ..asiiiaínce e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandoprotezione, a cura di N .N .Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffragio delfratello Don Roberto, a cura di SardelliAnna, Pagani SABorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e supplicandoprotezione, a cura di Colonnello BroéllAnna, MilanoBorsa: Don Bosco e Madre Mazzarello, inriconoscenza per le grazie ottenute, acura di Ciccarelli MargheritaBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando una grazia, a cura diN .N .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco e Papa Giovanni, invocando lasalute, a cura di R .D ., TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Don Rua, riconoscente, ringrazio invo-cando protezione, a cura di Serra Maria,TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando protezione e in suffra-gio dei nostri defunti, a cura di R .L .V.Borsa : Don Michele Rua, per grazia rice-vuta, a cura di Foglino Rita, Nizza M. ATBorsa : Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice e S . Giovanni Bosco, a cura di CisiMaria, Calliano ATBorsa : In memoria e suffragio della Coo-peratrice Salesiana Balducci Adalgisa, acura delle F .M .A . - Via Dalmazia, RomaBorsa : Don Luigi Pedussia e Don Vin-cenzo Cimatti, a cura di Croci Gabriella eAntonioBorsa : S . Giovanni Bosco, S. DomenicoSavio, Don Vismara, a cura di Astori Lina,Lonate Pozzolo VABorsa : Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice e Don Bosco, a cura di ScarpettiEmilia, RomaBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco : proteggete la mia famiglia, a curadi Annunziata Dr . Francesco, Napoli

Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione opere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio deldef. Vito e a protezione di mia figlia, acura di Minutillo Flora, Molfetta BABorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando protezione per i figli ele loro famiglie, a cura di Santini Alina,Tolentino MCBorsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, per grazia ricevuta, a cura di N .N .,San Giusto Casalecchio BOBorsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, Don Bosco, in ringraziamento eimplorando grazie, a cura di Cassini Pie-rina C ., Pontestura ALBorsa : Maria Ausiliatrice, chiedendoprotezione, a cura di Barchi Caterina,Chiari BSBorsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio diM. Teresa, nel 2° anniversario della morte,a cura di Cianfriglia Giuseppe, RomaBorsa : Don Egidio Viganò, per le Missioni,a cura dei Salesiani di MacerataBorsa : Don Filippo Rinaldi, invocandoprotezione, a cura di De Martini M . Gra-zia, Mede PV

BORSE DI LIRE 50 .

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, per grazia ricevuta e implorandoprotezione, a cura di Zanetti Elide, MedeBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in suffragio dei miei morti e invo-cando protezione, a cura di Bramati Lui-gia, Monza MIBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandoprotezione, a cura di Grezzana Lucia, SanMartino B .B . VRBorsa : Don Bosco, a cura di Cuzzolin Al-fonso, Chioggia VEBorsa : Madre Mazzarello, in suffragio diRicchiardi Giacinta, ved. Mia, a cura delleCooperatrici Oratorio S . Paolo, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio di Ricchiardi Giacintaved . Mia, a cura dei Coniugi Bruna, TOBorsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in memoria di Roella Agnese e M°

Giovanni, a cura di Roella Lina, CherascoBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandocontinua protezione, a cura di BertinettiVittoria, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando grazia e protezione, acura dei Coniugi Revello, TorinoBorsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, S. Domenico Savio, invocandograzie, a cura di B .A., TorinoBorsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, a cura di M .R .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,per ringraziamento e protezione, a cura diMarchisio Giovanna, Chieri TOBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per ottenere grazia, a cura diCarpinello Lina, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,invocando preghiere per la salute del fi-glio, a cura di una mamma, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e chiedendoprotezione, a cura di Bosco Margherita,TorinoBorsa: Don Bosco, implorandone la pro-tezione, a cura di Bertola Maria, TorinoBorsa : Don Palestro Romeo, a cura delcugino G .C ., TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio diMarini Francesco, invocando grazie eprotezione, a cura di N .N .Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio dei miei defunti, acura di Chiesa Margherita, S . StefanoRoero CNBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in ricordo di Franca, a cura deigenitoriBorsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,invocando protezione, a cura di ZoncaBruno Arona NO

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Mag-gioni Tina, Montesito MIBorsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,grazie!, a cura di N .N .Borsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio di Teresa Mircoli, acura della figlia EnricaBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di De Intinis Teresa, PennePEBorsa : Don Bosco, invocandone l'inter-cessione per la salvezza dei miei figli, acura di Tabasso Alfonso, Testona TOBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, in suffragio dei mieidefunti, a cura di De Crescentis Maria,Scanno AQBorsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura di So-resi Giovanna, PalermoBorsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,invocandone la protezione per la famigliae per il figlio sacerdote, a cura di N.N.Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandoprotezione, a cura di Varvello Caterina,Brandizzo TOBorsa: In suffragio di Giuseppe Sanna-relli, a cura dei Salesiani di Molfetta BABorsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, Santi Salesiani, a cura di BertiAnna, Telve Valsugana TNBorsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, per grazia ricevuta e invocando

protezione, a cura di N .N ., Stroppiana VCBorsa : Per grazia ricevuta, a cura di Pa-russa Maria, Grugliasco TOBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, in suffragio dei miei defunti, a curadi Soravia Isolina, Venas di Cadore BLBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per grazie ricevute, acura di Goria Giuseppina, Tigliole ATBorsa: Santi Salesiani, invocando prote-zione e grazie particolari, a cura di MeliMaria, CaltanissettaBorsa: Sacro Cuore di Gesù e Santi Sa-lesiani, in suffragio dei miei defunti e in-vocando protezione, a cura di FranciniGiulia, Castelnuovo Sabb . ARBorsa: S . Giovanni Bosco, invocandoneprotezione sul figlio liceista a Vàlsalice, acura di Maccario Piero, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in attesa di grazia, a cura di LaLomia Giuseppe, Canicattì AGBorsa : Maria Ausiliatrice, per grazia ri-cevuta, a cura di Goffi Graziella, RomaBorsa : In suffragio dei familiari defunti, acura di Lovera Maria, CuneoBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per grazia ricevuta, acura di Giacoma Maria, SondrioBorsa : S. Giovanni Bosco : proteggi i mieifigli e nipoti da ogni pericolo, a cura diRisi Erminia, Wallaston U .S .A .Borsa : Santi Salesiani, in suffragio deimiei defunti, a cura di Monti Santina, Ra-vennaBorsa : Maria Ausiliatrice, S. DomenicoSavio, per grazia ricevuta e chiedendoprotezione, a cura di Delfino Maria, Va-razze SVBorsa: Don Bosco, in ringraziamento einvocandone protezione, a cura di Berto-lami Michele, Novara Sicula MEBorsa: Maria Ausiliatrice, in suffragio deimiei defunti, a cura di Di Tecco Adalgisa,RomaBorsa: Don Bosco, a cura di PadricelliDon Domenico, Frattamaggiore NABorsa: Mons . Versiglia, Don Caravarlo,ringraziando e invocando protezione, acura di D'Ambras Florinda, S . CiprianoRoncade TVBorsa: Anime del Purgatorio, in suffragiodi mia sorella Gabriella e del marito Gio-vanni P., a cura di Marini Rita, VeronaBorsa: Maria Ausiliatrice, a cura di PolettiAngela, Inveruno NOBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, ringraziando per l'aiuto e la pro-tezione, a cura di Bernasconi Giuseppina,Rodero COBorsa : In memoria e suffragio di ArturoForin, a cura della moglie CesiraBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e chiedendoprotezione, a cura di G.P .Borsa : Santi Salesiani, Alexandrina daCosta, per grazia ricevuta, a cura di Ma-rinaro Donata, PotenzaBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Don Rua, in suffragio della moglie Gem-ma, a cura del marito, Caprigliola MSBorsa : Don Bosco, in suffragio di miomarito, a cura di Amerio Giuseppina, S .Stefano Roero CNBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in memoria e suffragio di Giovan-na Casale Cigala, a cura di G . Codegone.

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l 'SETTEMBRE 1981 ∎ 35

Page 36: LA PAGNA DETTO GRAZIE BOSCO - …biesseonline.sdb.org/1981/198112.pdf · EDITORIA / Seminario di formazione per dirigenti, 3 ... scolastiche, didattiche), il libro (scolastico di

Spediz . in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - 1- quindicina

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Mi sono sentito sem -motto vicino ai giovani_.non si può non amarli.

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SOCIETÀ EDITRICEINTERNAZIONALETORINO

Dante AlimentiAlberto Michelini

IL PAPAI GIOVALILA SPERANZAOggi tutti, e specialmente i giovani,interrogano il- Papa . A loro è destinatoquesto libro, una originalissima«intervista» con Giovanni Paolo Ilsui temi maggiormente dibattuti nelmondo giovanile. In esso il lettorepuò trovare una risposta alle difficoltàe alle attese di ogni giorno .

Collana «Speciale Dossier» - L. 6 .500