La oce della ComunitLa Voce della Comunità N. 68 dicembre 2020 3 Carissimi confratelli, sacerdoti e...

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Periodico quadrimestrale dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione 68 DICEMBRE 2020 GIUBILEO CRIC e AVVICENDAMENTI NELLE PARROCCHIE ITALIANE

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  • La Vocedella Comunità

    Periodico quadrimestrale dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione 68DICEMBRE2020

    GIUBILEO CRIC e AVVICENDAMENTINELLE PARROCCHIE ITALIANE

  • Indice

    LA VOCE DELLA COMUNITA’Periodico quadrimestrale

    dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione

    SEDECasa Generalizia CRIC,via F. Torre 21 Roma

    Sito Web: www.cricitalia.com Blog: https://canoniciregolari.

    wordpress.com/

    Facebook:“la voce della comunità CRIC”

    Direttore Responsabile: Cristina Beffa

    Editore: P. Stefano [email protected]

    Redazione: P. Rinaldo Guarisco

    Registrazione: Tribunale di Brescia del 25/12/1998 n° 11/1998

    Stampa:Mancini Edizioni s.r.l RomaVia Tasso, 96 - 00185 [email protected]

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    11508256La Redazione ringrazia

    La Voce della Comunità

    In primo piano: GIUBILEO CRIC

    3 Omelia di padre Rinaldo nella festa liturgica della Natività di Maria e apertura Anno Giubilare 150° di fondazione Cric

    5 Prossime pubblicazioni: 1. Conferenze di Dom Adrien Gréa (prefazione

    di fr. Cyprien)6 2. Nuova traduzione delle Costituzioni e

    Direttorio Cric 3. Orazioni salmiche per la liturgia delle ore

    (prefazione di Padre Rinaldo e Introduzione al breviario di Dom Adriano Gréa)

    8 Eventi vissuti: 13 settembre: apertura dell’anno giubilare:

    saluto e Ringraziamento al Card. Bertello (di padre Rinaldo)

    9 Altri eventi in breve10 Eventi da vivere nel 2021 (covid permettendo)

    11 DALLA CALIFORNIA (foto)

    AVVICENDAMENTI PARROCCHIALI:

    13 1. Dalla Parrocchia San Giulio (Roma): Saluto del Padre Generale a Padre Dario Frattini

    16 2. Dalla Parrocchia Natività di Maria: Il saluto di Padre Francesco Tomasoni e l’ingresso di Padre Stefano Liberti

    È tempo di migrare (di P. Livio Rozzini)18 3. Dalla Parrocchia Regina Pacis (Roma):

    Settembre, andiamo19 4. Volta Mantovana (saluto del Consiglio

    Pastorale Parrocchiale)

    20 Dalla Confederazione23 In memoria di Pasqualino Sorsoli, Pierluigi

    Tomasoni e Irma

    DOCUMENTI:I Prefazione alla nuova traduzione delle

    Costituzioni e Direttorio CRIC (P. Rinaldo Guarisco)

    II Introduzione al breviario (Dom Adriano Gréa)V Omelia dell’Abate Generale dei Lateranensi per

    i Santi CanoniciVI Il Vangelo secondo Marco (di Gerardo Cautilli)

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 3

    Carissimi confratelli, sacerdoti e amici fedeli,oggi siamo qui riuniti per esprimere a Dio la nostra riconoscenza, la nostra gioia con le stesse parole del Salmo responsoriale: “Gioisco pienamente nel Signore. Io nella tua fedeltà ho confidato; esulterà il mio cuore nella tua salvez-za…”. o Un grazie, innanzitutto, perché Dio ha amato Maria e perché ama anche noi.o Inoltre vogliamo gioire nel Signore anche per questa comunità parrocchiale intitolata proprio alla Natività di Maria, affinchè all’inizio del nuovo anno pastorale “pieno di novità e di in-

    cognite”, come scrive il vostro nuovo parroco padre Stefano, possa aprirsi docilmente all’a-zione dello Spirito Santo che è armonia e tutti possano diventare costruttori di unità e crescere come un’unica famiglia.o Ma questa celebrazione riveste un clima di gioia e di festa per un ulteriore motivo che ri-guarda la nostra comunità religiosa di Canonici Regolari: oggi, con questa liturgia e con l’invo-cazione della forza dello Spirito Santo, memoria di Dio, apriamo un Anno Giubilare per ricordare 150 anni di vita della nostra Congregazione.Infatti l’8 settembre 1871 Dom Adriano Gréa,

    GIUBILEO CRIC OMELIA di padre Rinaldo

    nella FESTA LITURGICA DELLA NATIVITÀ DI MARIA e apertura Anno Giubilare 150° di fondazione Cric

    IN PRIMO PIANO

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità4

    con i suoi primi quattro compagni, emise la Professione perpetua nella cappella della casa di Saint-Claude (Jura-Francia) nelle mani del Vescovo Nogret, che così approvò le prime rego-le della Comunità dei Canonici Regolari dell’Im-macolata Concezione. Questo anniversario è un invito a far festa per la Chiesa e con la Chiesa.Celebrare liturgicamente la nascita di Maria è il segno che Dio ha preparato per noi la salvezza lungo i tempi. Significa fare memoria delle per-sone e degli avvenimenti che hanno preparato la nascita di Cristo sul piano umano e sul piano della grazia: la sua Madre, la nascita di essa, la sua immacolata concezione, i suoi genitori e i suoi antenati, come abbiamo letto nella genea-logia del vangelo di Matteo (Mt 1,1-16.18-23). Un lungo elenco di nomi apre il vangelo, e ci riporta alla storia di personaggi e figure del V.T., al racconto sottinteso di tanti eventi e fatti che hanno preparato il popolo d’Israele a ricevere il messaggio più sconvolgente: Dio ha visitato la nostra storia facendosi uomo come noi. È il mistero dell’incarnazione… Nella prima lettura il Messia è stato preannun-ciato dal profeta Michea come colui che sarà il dominatore in Israele, anche se le sue origi-ni saranno di estrazione sociale umile, povera, provenendo dalla piccola cittadina di Betlemme di Efrata.S. Paolo nella seconda lettura ci ricorda che

    nonostante la nostra fragilità umana e una storia sconvolta da situazioni di errore e di pec-cato, nelle mani di Dio “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”.Come possiamo ben notare la storia della Salvezza è un con-tinuo racconto di ricordi e fatti vissuti nel tempo passato, ma che non vanno dimenticati da chi viene dopo, perché rac-contati e trasmessi di padre in figlio possono rafforzare e co-struire il proprio avvenire nella fede. E Dio si serve anche di si-tuazioni, realtà e personaggi semplici, umili, che forse non

    fanno grande rumore, ma contribuiscono ugual-mente a costruire con il Signore questa storia di amore con l’umanità.Oggi anche noi nel nostro piccolo siamo qui a ricordare 150 anni di vita della nostra Congre-gazione, una vita umile, nascosta, a volte tor-mentata da momenti di prova e difficoltà, ma tuttora viva e desiderosa di dare testimonian-za di questo Dio che ama l’uomo. E noi come comunità religiosa siamo lieti di annunciare il suo vangelo nella Chiesa particolare insieme ai fedeli a noi affidati.Facciamo nostre le parole di Papa Francesco pronunciate in occasione dell’Anno per la Vita Consacrata (2014), quando ci invita a “guarda-re il passato con gratitudine, per vivere il pre-sente con passione e abbracciare il futuro con speranza”, parole che consideriamo importanti anche per il nostro Anno Giubilare e che fanno il “leitmotiv” di questa ricorrenza celebrativa e ci accompagneranno ogni giorno come messag-gio portante delle nostre scelte quotidiane.- Il nostro “rendere grazie” per il passato, sia innanzitutto un andare avanti insieme, nell’u-nità di una famiglia Cric ancora oggi presente nei luoghi dove è nata e si è diffusa nel tempo (dalla Francia all’Italia, al Perù, al Canada, all’ Inghilterra, alla California, al Brasile), chiamata oggi a raccontare la propria storia per rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni.

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  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 5

    - “Vivere il presente con passione” vuol dire metterci in ascolto attento di ciò che oggi lo Spirito dice alla Chiesa…a diventare ‘esperti di comunione’… - Allora potremo “abbracciare il futuro con spe-ranza”, che vuol dire abbracciare con affetto questa realtà umana, con affetto vero. In questo anno siamo, dunque, chiamati a spe-rimentare che Dio può colmare il nostro cuore di vera felicità. È solo così che l’autentica fra-ternità vissuta nelle nostre comunità può ali-mentare la nostra gioia: «Dove ci sono i religiosi c’è gioia» (Lettera ai Consacrati).Il Signore benedica questo Anno Giubilare e chiediamo a Maria Immacolata, nostra patro-na, a S. Agostino e a tutti i Santi dell’Ordine Canonicale che anche noi possiamo vivere un’aurora nuova, far nascere comunità cristia-ne nuove che sappiano crescere ogni giorno con esperienze forti e che si incarnano nella vita quotidiana in rapporti di carità, di impegno e di preghiera…E una preghiera speciale la voglio rivolgere ai pastori di questa comunità della Natività di Ma-ria perché vivano questa nuova esperienza nella comunione di spirito e nella fraternità: a padre Stefano che con “timore e speranza” inizia que-sta nuova avventura di parroco, perché insieme alla generosità dei suoi collaboratori, sacerdoti e laici, possa far crescere questa comunità ren-dendola un luogo di fede e di famiglia.Una preghiera a padre Livio, perché si possa inserire in questa nuova porzione di Chiesa con il suo entusiasmo e collaborare attivamente e con inventiva nella vita pastorale.Una preghiera a padre Lorenzo, parroco emerito e fondatore di questa chiesa che ha visto na-scere e crescere sia come edificio ma ancor più come comunità solida, perché possa continua-re a collaborare con l’impegno e la generosità di sempre. Infine una preghiera e un grazie a padre Fran-cesco per il servizio svolto con grande dispo-nibilità e pazienza in questa parrocchia: ora è chiamato al nuovo incarico di parroco a Regina Pacis. Gli auguriamo di continuare ad annun-ciare il vangelo con il suo solito stile accoglien-te, uomo di dialogo e di profonda spiritualità.Concludo ricordando che la Penitenzieria Apo-

    stolica ha concesso l’Indulgenza Plenaria, se-condo le condizioni stabilite dalla Chiesa, ai fe-deli che si recheranno nelle chiese parrocchiali affidate alla nostra Congregazione, a partire dall’apertura di questo Anno Giubilare (oggi 8 settembre 2020) fino alla sua conclusione (8 dicembre 2021). Cogliamo con fede questa opportunità perché questo Anno Giubilare si trasformi in un cammi-no di conversione personale e comunitaria nella gioia di servire ogni giorno Cristo e la Chiesa.

    PROSSIME PUBBLICAZIONI

    1. CONFERENZE di Dom Adrien Gréa

    PREFAZIONE La raccolta delle conferenze del Rev.mo Padre dom GRÉA, qui riportate, ad opera di dom Tho-ma, hanno ottenuto il sigillo dell’autenticità da parte dell’autore.

    IN PRIMO PIANO

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità6

    IN PRIMO PIANO

    «Hæc a filio meo Fratre Thoma adnotata satis exacte pro angustia temporis et sermonis velo-cius currentis fluxu, currenti calamo collecta, ut fideliter observentur adhortor tamquam non mea industria (si quæ dicta minus recte, si quæ errata in eis reperire est, mea sunt) sed ex Pa-trum doctrina, Spiritu Sancto afflante, tradita, collecta et Filiis ac Fratribus meis proposita ad eorum utilitatem. Frater Hadrianus GRÉA, Canonicus Regularis Sanctæ Mariæ Immaculatæ die undecimo No-vembris 1895, Castelli in Montanis.»1

    Nota: le presenti conferenze del Rev.mo P. dom Gréa costituiscono un autentico documento sto-rico. Si tratta di un tesoro di famiglia. Le pub-blichiamo in tutta la loro semplicità. I figli e gli amici di famiglia vi potranno ritrovare sia l’auto-re tanto stimato, il quale durante la sua vita ha messo in risalto il Mistero della “Chiesa e la sua divina Costituzione” nonché della “Santa Litur-gia”, considerate quale atto per antonomasia e vitale della Chiesa stessa, come anche l’abile organizzatore della Maîtrise di Baudin, unica quanto ad usi e i risultati, dei cori, giustamente celebri, di Saint Claude e di Saint Antoine, e fondatore dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione…Anche se la presente legislazione della Chiesa, in alcuni dettagli presenti in dom Gréa, si sente in dovere di metterne in risalto la non confor-mità con il Concilio di Trento, tuttavia le sue conferenze, nel loro insieme, riportano perfetta-mente la scienza e la pietà del padre fondatore, datoci da Dio, come anche l’autentico spirito del Canonico Regolare, destinato, per vocazio-ne, alla Liturgia eucaristica e, quindi, alla litur-gia sacramentale per il servizio delle anime, e

    1 Mi auguro che, questi appunti, annotati e trascrit-ti di getto da mio figlio fr. Thoma in modo alquanto esatto, nonostante l’esiguità del tempo e del fluire piuttosto veloce del parlare, qui trasmessi, raccolti e consegnati a vantaggio dei miei figli e fratelli vengano fedelmente osservati, in quanto frutto non del mio zelo (caso mai ci fossero espressioni poco esatte o errate, queste sono da attribuirsi a me), ma della dottrina dei Padri, ispirata dallo Spirito Santo. – Fr. Adriano Gréa C.R.I.C. 11 novembre 1895, Castelli in Montanis.

    alla liturgia del Santo Ufficio per la lode di Dio.fr. Cyprien.

    2. Nuova traduzione delleCostituzioni e Direttorio CRIC

    (vedi a p. I dei DOCUMENTI la PREFAZIONE di Padre Rinaldo Guarisco)

    3. ORAZIONI SALMICHEper la liturgia delle ore

    PREFAZIONE ALLE ORAZIONI SALMICHEpadre Rinaldo, CriC

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 7

    IN PRIMO PIANO

    Pregare i Salmi nella Liturgia delle Ore

    Leggendo i «Principi e norme per la liturgia delle ore», al capitolo III troviamo un paragra-fo che tratta brevemente del significato delle orazioni da pregare liberamente dopo la recita di ogni salmo. Fanno parte di quei tre elemen-ti che «nella tradizione latina hanno contribu-ito a far comprendere i salmi e a trasformarli in preghiera cristiana: i titoli, le orazioni dopo i salmi e soprattutto le antifone» (Praenotanda liturgia delle ore n. 110).Oltre a un titolo premesso ad ogni salmo sul suo significato e la sua importanza per la vita umana del credente e per alimentare la pre-ghiera alla luce della rivelazione nuova, si ag-giunge una sentenza del Nuovo Testamento o dei Padri che invita a pregare il salmo in senso cristologico. Si presenta anche la facoltà di utilizzare alcu-ne orazioni sui salmi secondo una antica tradi-zione e che «hanno il fine di aiutare coloro che li recitano a interpretarli in senso soprattutto cristiano [...] Così terminato il salmo e fatta una pausa di silenzio, l’orazione raccoglie e conclude i sentimenti di coloro che hanno re-citato il salmo» (Praenotanda n. 112).Il nostro confratello CRiC padre Gaston Fontai-ne (1921-1992), di origine francese, profes-sore di Teologia e Liturgia a Taulignan, trasfe-ritosi in Canada fonda a Montréal e dirige la rivista “Liturgia e vita cristiana”.Direttore dell’Ufficio Nazionale di Liturgia ne-gli anni ’70, alla luce di queste norme e sug-gerimenti, ha composto in lingua francese le “Orazioni salmiche” per la liturgia delle ore. Tradotte in italiano da padre Bruno Mori, ul-timo CRiC ancora residente in Canada, le pro-poniamo in questo opuscolo da utilizzare, ‘ad usum proprium’, quando si vuol recitare il Breviario in modo più solenne nelle diverse ore della giornata. Sperando di fare cosa gradita, auguriamo a chi celebrerà l’Ufficio divino in questo modo, che la sua preghiera liturgica possa diventare “l’o-maggio più grande che sulla terra l’uomo può rendere a Dio […] destinato a consacrare ogni momento della vita umana” (dom Gréa).

    INTRODUZIONE AL BREVIARIOdi Dom AdriAno GréA

    I

    Come esprimere la grandiosità della preghiera liturgica?Dio ha creato il cuore dell’uomo per riempirlo del suo amore. Gli parla e questi lo ascolta. In questo divino scambio vi si possono vedere come tre gradi.A volte l’uomo è solo; si tratta della preghiera individuale, di cui è stato scritto: “Entra nella tua camera e chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.A volte si tratta di preghiera fatta insieme: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Nulla nel mondo cri-stiano vi è di più diffuso quanto le pie associa-zioni e confraternite per la preghiera. Ma se la preghiera di un solo figlio di Dio ha tanta effi-cacia, “se la preghiera di due o tre riuniti in-sieme” – dice Sant’Ignazio d’Antiochia – come quella di ogni assemblea di fedeli costituitasi per loro stessa volontà e il fascino della loro pietà “ha così tanta forza, che dire della pre-ghiera di tutta la Chiesa”, cioè dell’atteggia-mento implorante della stessa Sposa di Gesù Cristo!La preghiera liturgica è la preghiera stessa della Chiesa; è la voce della sposa che parla allo Sposo, circonfusa di un alcunché di mi-sterioso che ne fa sulla terra l’inizio dell’unica occupazione degli eletti.Con ciò non si vuol insinuare che il mistero della comunione ecclesiastica sia estraneo alla preghiera delle pie associazioni e a quella solitaria dei cristiani; la Chiesa è tutta in ogni sua parte e tutte le vivifica con la sua vita, ma sono a questa subordinate in questa vita e solo in quanto tali sono da ritenersi grazie.Pertanto la preghiera liturgica è l’omaggio più grande che sulla terra l’uomo può rendere a Dio; tutto ciò che la sminuisce è una disgrazia per tutti e la sua soppressione l’ultimo castigo di cui Dio minaccia le città: “Farò cessare in quel luogo la voce dello sposo e della sposa”, il solenne colloquio di Gesù Cristo con la Chiesa.

    (PROSEGUE NEI DOCUMENTI, p. II)

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità8

    Eminenza Reverendissima. Con grande gioia, la Comunità dei Canoni-ci Regolari dell’Immacolata Concezione e la Parrocchia di Regina Pacis la ringra-ziano per aver voluto parte-cipare alla solenne Celebra-zione Eucaristica, all’inizio dell’anno giubilare dei 150 anni dalla Fondazione. Sua Eminenza ricorda di es-sere già stato tra noi nel no-vembre 1994 e il suo ritorno oggi rappresenta molto di più di una mera coincidenza. Non coincidenza infatti, ma conferma!

    EVENTI VISSUTInella SETTIMANA di APERTURA

    Conferma della comunione in Cristo Gesù. Nel 1994 Sua Eminenza era stato chiamato a comprendere e seguire una delle situazioni

    più drammatiche degli ultimi decenni: la tragedia del Ruan-da. Perché la guerra, perché il genocidio, perché la violenza del male del fratello contro il proprio fratello? La sua opera e il suo impegno oggi come al-lora sono quelli di confermare la speranza della salvezza per tutti i fratelli. Potremmo dire che l’indirizzo di Papa France-sco nella sua prossima encicli-ca ai “Fratelli tutti” è il cuore del suo apostolato e della sua testimonianza: siamo tutti fra-

    13 settembreApertura anno giubilare 150mo fondazione CRIC - celebrante Sua

    Eminenza Rev.ma Card. Giuseppe Bertello (Parrocchia Regina Pacis)SALUTO E RINGRAZIAMENTO AL CARD. BERTELLO

    IN PRIMO PIANO

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 9

    telli ed oggi la ringraziamo perché ci ha fatto sentire e percepire anche la fratellanza tra lei e noi, Canonici e fedeli laici.Conferma della comunione nella Chiesa e per la Chiesa. Quando il Santo Padre l’ha chia-mata a ricoprire l’incarico di Nunzio in Italia, abbiamo tutti percepito che avevamo ricevuto in dono non solo un altissimo esponente della diplomazia vaticana, ma un autentico pasto-

    re. Prima di rappresentare uno Stato sovrano, si è davvero fatto interprete innanzitutto della Chiesa in Italia e nel mondo. Tutti riconoscono il suo operare fuori dai riflettori per far vivere e respirare la comunità dei fratelli in Cristo. Ha dialogato proprio con tutti e tutti ci siamo sentiti confermati nell’amore dentro la Chiesa e a servizio della Chiesa. Conferma della fedeltà al successore di Pie-tro. Quando il Santo Padre Benedetto XVI l’ha chiamata e poi Francesco confermata più volte alla guida del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, una moltitudine di sacer-doti, religiosi e religiose e fedeli, si è come sentita custodita da un amico. Sappiamo che si è sempre interessato dei destini, delle sfor-tune e delle tribolazioni dei cristiani del mon-do, anche delle persecuzioni e sempre chi ha bussato alla sua porta ha trovato ascolto. Oggi vogliamo anche noi dirle il nostro grazie, perché la sua presenza è per noi testimonianza e invito ad essere ambasciatori della Chiesa in ogni tornante della vita. Anche noi vogliamo ispirarci alla sua scuola per essere sempre di più quegli ambasciatori che non deludono e non si distaccano dal loro popolo. Ambascia-tori, testimoni, annunciatori del Signore che viene tra noi. Grazie Eminenza. Grazie!”

    ALTRI EVENTI IN BREVE

    8 settembreFESTA LITURGICA DELLA NATIVITÀ DI MARIA e apertura Anno Giubilare 150° di fondazione Cric

    18 settembreConferenza di Padre Lorenzo Rossi presso la parrocchia Natività di Maria in occasione della festa patronale e dei 150 anni di fondazione dei CRIC.

    19 settembreGiubileo 150 anniversario di Fondazione CRIC. Incontro formativo tenuto da Mons. Vincenzo Peroni cerimoniere pontificio.

    IN PRIMO PIANO

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità10

    EVENTI DA VIVERE nell’ANNO 2021(covid permettendo)

    GENNAIO mese della PAce• FINE MESE: SETTIMANA EDUCATIVA

    DEGLI ORATORI e dei giovani…

    FEBBRAIO• Martedì 2 febbraio:

    giornata della Vita Consacrata • DOMENICA 7 FEBBRAIO: REGINA PACIS:

    GIORNATA PER I RELIGIOSI(presiede Mons. Carballo,

    Segretario per la Vita Consacrata)

    • MARTEDI 23 FEBBRAIO: ANNIVERSARIO MORTE DI DOM GREA

    (presiede Mons. Benedetto Tuzia,vescovo emerito di Orvieto)

    APRILE• SABATO 24 APRILE:

    CONVERSIONE DI S. AGOSTINO• In mattinata:

    incontro formativo per Amici Cric: - Presentazione della “Regola di S. Agostino”

    (P. Angelo Segneri). S. Messa + momento di fraternità

    MAGGIO mese Mariano• DOMENICA 30 MAGGIO: SOLENNITA’

    DELLA S.S. TRINITA’ (modello ispiratore della teologia di dom Gréa)

    AGOSTO• ESERCIZI SPIRITUALI A

    FARNESE PER SACERDOTI CRIC

    dal 22 al 27 agosto guidatida don Marco Vitale

    • Venerdì 27 agosto: festa di Santa Monica, mamma di S. Agostino

    • SABATO 28 AGOSTO: SOLENNITÀ DI S. AGOSTINO, nostro Padre

    • dal 29 agosto al 1 settembre: CELEBRAZIONE DEL CONSIGLIO GENERALE ALLARGATO (Casa Generalizia)

    SETTEMBRE• Da domenica 5 al 12 settembre:

    CUORE DELL’ANNO GIUBILARE

    • MERCOLEDI 8 SETTEMBRE: FESTA DELLA NATIVITA’ DI MARIA E ANNIVERSARIO FONDAZIONE CRIC (Parr. Natività di Maria)

    • SERATA FORMATIVA: LA LITURGIA DELLE ORE (mons. Guido Marini)

    OTTOBRESERATA con video-presentazione nostre missioni all’estero (Perù-Brasile)

    NOVEMBREMemoria per i defunti Confederazione, famigliari, amici…

    • LUNEDI 8 NOVEMBRE: Festa dei Santi Canonici (presso i Lateranensi)

    DICEMBRECHIUSURA DELL’ANNO GIUBILARE

    • NOVENA ALL’IMMACOLATA

    • MERCOLEDI 8 DICEMBRE: Solennità dell’immAcolAtA

    - ore 17,15: S. Messa a reGinA PAciS presieduta dal card. Pietro PArolin, Segretario di Stato di Sua Santità

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 11

    Dalla CALIFORNIA

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità12

    Confratelli PERUVIANI

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 13

    Mentre leggevo le nuove linee pastorali per la diocesi di Roma, mi sono soffermato sulle parole di papa Francesco riportate all’i-nizio del testo:“Possiamo chiederci se il nostro cuore ha con-servato l’inquietudine della ricerca o se inve-ce si è atrofizzato; se il nostro cuore è sempre in tensione: un cuore che non si adagia, non si chiude in se stesso, ma che batte il ritmo di un cammino da compiere davanti a Dio… “I desideri allargano il cuore, in essi si può discernere la voce di Dio”.“Senza desideri non si va da nessuna parte, ed è per questo che bisogna offrire i propri desideri al Signore”. Carissimo padre Dario, so che tu apprezzi molto le parole di papa Francesco… ti offro questi suoi pensieri perché possano accom-pagnarti in questo tuo nuovo cammino di apostolato nella nuova terra di missione della Chiesa di Roma. Come il profeta Eliseo ti au-guro di essere sempre un “uomo di Dio”, un profeta che sappia annunciare e testimoniare con la propria vita l’amore per il vangelo, con la stessa passione, entusiasmo e generosità, anche quando ci sarà una croce da portare, come ci ha ricordato Gesù nel vangelo.A nome della nostra comunità religiosa dei Canonici Regolari ti ringrazio per il servizio che hai donato in questa parrocchia affidata alla nostra comunità Cric, per il servizio che hai svolto per diversi anni nella nostra Congre-gazione e per la condivisione di tanti anni vis-suti insieme nella nostra comunità religiosa.La nostra presenza qui oggi come tuoi confra-telli vuol essere un segno di affetto e di ami-

    Avvicendamenti Parrocchiali

    cizia, assicurandoti la nostra vicinanza nella preghiera, affinchè il tuo nuovo ministero pa-storale possa essere proficuo e possa portare frutti di santità, di carità fraterna e di amore verso il Signore.

    Buon cammino!

    Non potendo per il momento assicurare la presenza di una Comunità locale sta-bile d’intesa con i vertici della Diocesi di Roma, il Superiore generale ha proposto al Card. Vicario P. Riccardo Belleri come Am-ministratore parrocchiale della Parrocchia S. Giulio, con la collaborazione di altri Pa-dri (in primis p. Luigi Franchini, riconfer-mato come viceparroco oltre che Superio-re della Casa Generalizia, ndr). (dal resoconto del Consiglio Generale di giugno 2020)

    1. Dalla Parrocchia di SAN GIULIO (Roma)

    SALUTO del padre Generale A PADRE DARIO FRATTINI dopo 14 anni di lavoro pastorale in S. Giulio

    domenica 28 giugno 2020 – ore 19,00

    DALL’ITALIA

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità14

    S abato 12 settembre padre Francesco ha salutato la Comunità che ha guidato per 7 anni come Parroco e ha lasciato per guidare la Parrocchia di S. Maria Regina. In tanti si sono stretti a lui per ringraziarlo nella Messa celebrata all’aperto, sul sagrato, alle 18.30. Questo è il messaggio che ha scritto e letto per l’occasione.

    E’ stato bello per me, a settembre del 2013 ritornare come pastore in questa comunità che mi aveva accompagnato, giovane semi-narista, fino all’ordinazione sacerdotale. Era il 1985 quando, con altri due amici, avevo iniziato la collaborazione pastorale in questa parrocchia e, proprio nella chiesa dell’Istituto Padre Monti nel 1990 venivo ordinato diaco-no!E’ stato bello, ritornando dopo più di vent’an-ni, ritrovare degli amici che allora erano ado-lescenti e che ora sono giovani papà e mam-me e sono tra i validi collaboratori della vita di Natività di Maria.E’ stato bello ritornare a Bravetta e trovare una bellissima chiesa con tante strutture, col-locata in uno splendido parco nella cornice della Valle dei Casali. Paradiso, forse non tut-ti lo sanno, significa giardino. Ecco perché, chi come noi può beneficare di tanto verde, si sente più vi-cino al Signore.È stato bello ricominciare una nuova vita familiare con Padre Lorenzo, Padre Angelo e l’appoggio ester-no di Padre Gigi. E’ a par-tire da una buona intesa presbiterale che si edifica una vera comunità parroc-chiale. L’anno successivo si è aggiunto il diacono Mimmo e dopo due anni Pa-

    dre Stefano. Ogni cambiamento ha comporta-to una serie di aggiustamenti, di ricalibrature, di rifiinimenti degli equilibri interni ed ester-ni. Non sempre, come in tutte le famiglie, c’è stata piena sintonia e una brillante armonia ma, grazie all’impegno di tutti e alla grazia di Dio siamo riusciti a superare tanti pregiudi-zi, i malumori e le discussioni per giungere a una buona concordia e stima reciproca.E’ stato bello, nel corso di questi anni, incon-trare e conoscere tanta gente con cui si sono

    stretti dei bei rapporti di stima e di amicizia. Lo specifico della par-

    rocchia è proprio quello di im-parare a diventare sempre di più famiglia, secondo lo stile che ci ha insegna-to Gesù. Ecco perché nella celebrazione dell’eucaristia domenicale abbiamo sem-pre posto la massima cura. E’ nel rispondere all’invito di Gesù, nel lasciarci gua-rire dalla sua misericordia, illuminare e ammaestrare

    dalla sua parola, nutrire dal

    2. Natività di Maria

    IL SALUTO DI PADRE FRANCESCO

    DALL’ITALIA

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 15

    suo amore, che abbiamo imparato a fare co-munione tra noi.È stato bello accogliere le giovani coppie che chiedevano il battesimo per i propri figli e accompagnarli nella riscoperta della fede cri-stiana, a sentirsi parte di questa comunità ed insegnare loro a contare su una guida impa-reggiabile come quella dello Spirito Santo per educare i propri figli.E’ stato bello, all’inizio di ottobre, riprende-re l’anno pastorale con una nuova iniezione di vita e di entusiasmo portata dai bambini e dai genitori del catechismo. Ogni settimana, ritrovarsi per pregare, riflettere, condividere la fede e la carità è stata una grande grazia. An-che i genitori, chi più chi meno, hanno sem-pre mantenuto fede al patto di collaborazione stipulato al momento dell’iscrizione.E’ stato bello ritrovarsi il giovedì pomeriggio con un gruppo di persone anziane a recitare il rosario, fare un pà di merenda e, perché no, quando c’era l’opportunità farci pure una partita a burraco.E’ stato bello sentirsi attesi quando, mensil-

    Guardare il passato con gratitudineP. Francesco Tomasoni, nostro Parroco dal 2013 è stato chiamato ad un nuovo incarico: guiderà la Parrocchia di Santa Maria Regina Pacis in Monteverde Vecchio. Lo saluteremo

    mente, ho percorso le vie del quartiere per portare alle persone anziane e malate il con-forto della Comunione.E’ stato bello, in quaresima, bussare alle por-te delle vostre case per portare la benedizione del Signore e gli auguri di una santa Pasqua. Quanti incontri, quanti volti, quante storie da affidare all’amore di Dio.E’ stato bello vivere questi sette anni insieme con voi.Ora, come a Simon Pietro che, estasiato sul monte della Trasfigurazione, dice a Gesù: “E’ bello per noi stare qui, facciamo tre tende”, anche per me è giunto l’invito del Maestro ad andare altrove, a rendermi disponibile a ser-virlo nella comunità parrocchiale di Regina Pacis a Monteverde. A Gesù non si può dire di no! E’ con un po’ di groppo alla gola, ma anche con tanto entusiasmo che agli ordini dell’unico Capitano, ricominciamo un’altra avventura. Grazie a tutti coloro che mi hanno voluto bene. Pregate per me!

    Vostro Padre Francesco

    ufficialmente il 12 settembre, ma lo ringra-ziamo fin d’ora per il servizio svolto in mezzo a noi con delicatezza e impegno. “Padre sorriso” è uno dei suoi soprannomi che da tempo gli è stato affibbiato: sorriden-

    L’ingresso di padre Stefano

    Per abbracciare il futuro con speranza!

    DALL’ITALIA

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità16

    te, accogliente, uomo di dialogo e di profonda spiritualità, p. Francesco ha guidato questa comunità prendendo il testimone da p. Loren-zo Rossi, parroco emerito e fondatore, colui che ha lottato per più di 40 anni per la co-struzione della nostra bellissima Chiesa e ha creato una comunità solida. P. Lorenzo conti-nuerà a collaborare con noi e lo ringraziamo per l’impegno passato, presente e futuro.

    Per vivere il presente con passioneOra questo testimone giunge a me, p. Ste-fano Liberti, presente come vice-parroco già da 5 anni. Avete conosciuto i miei limiti e, forse, qualche “talento”: con timore e spe-ranza inizio questa nuova avventura. Il timore di non essere all’altezza delle aspettative e dei bisogni di tutti i parrocchiani, il timore di avviare un nuovo anno pastorale in tempi

    di pandemia che non permettono di seguire la strada già tracciata, ma ci obbliga a fare scelte nuove e a rinunciare a molti appunta-menti che hanno, da decenni, caratterizzato la Festa Patronale. Qualcosa riusciremo co-munque a farla e in questo opuscolo vogliamo presentarvi le iniziative in programma e quel-le che, aldilà della festa, ci coinvolgeranno direttamente. Accanto al timore c’è la speranza che è dono di Dio ed è radicata in quel dono che ho po-tuto in questi anni apprezzare: i tanti colla-boratori che si spendono con generosità per rendere questa Comunità un luogo di fede e

    di famiglia. Penso a coloro che ogni giorno sono fedeli alla preghiera e alla Messa, ai mi-nistri della liturgia, al coro, agli operatori del-la Caritas, alle catechiste e ai formatori dei gruppi giovanili, alle donne che ogni venerdì puliscono la Chiesa e a quelle che animano il gruppo degli anziani o le attività oratoriali o curano gli addobbi floreali o fanno parte del gruppo teatrale o dell’Associazione culturale dom Gréa o del Movimento Carismatico della Comunità Gesù Risorto…

    E abbracciare il futuro con speranza!Spero di non aver dimenticato nessuno per-ché tutti sono preziosi e tanti altri speriamo di coinvolgere per crescere sempre più nel bene. Concludo dunque invitandovi a parte-cipare alle iniziative che verranno proposte, a collaborare con i carismi che avete ricevuto, a pregare per me e per p. Livio Rozzini, l’ex parroco di Regina Pacis, sostituito da p. Fran-cesco, che sarà presto tra noi nel ruolo di vi-ce-parroco: ha chiesto di non avere responsa-bilità dirette dopo 13 anni passati a guidare con inventiva e impegno quella comunità. Ma non starà con le mani in mano: ha il compito di insegnarmi a fare il Parroco e a collaborare attivamente e con il suo entusiasmo e la sua inventiva. E abbracciare così, tutti insieme, il futuro con la speranza che il Padre Buono non vorrà farci mancare. Che la nostra Madre Maria, vera guida del-la nostra Comunità, interceda sempre per il bene di tutti i suoi figli!

    P. Stefano Liberti

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  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 17

    Settembre, andiamo. È tempo di migrare…

    Gabriele d’Annunzio parla in questa poe-sia di pastori, di greggi, di cammini da percorrere. E a settembre anch’io, povero pa-store, intraprendo il mio cammino e in pochi passi arrivo al mio nuovo ovile, ad un altro gregge, ad altri campanili. Andrò a vivere nel-la Parrocchia NATIVITA’ DI MARIA, a Forte Bravetta, e li sarò collaboratore di P. Stefano Liberti, insieme a P. Lorenzo Rossi, fondatore di questa bella Comunità, che a lui deve tante fatiche, sogni e sacrifici. Mi guardo indietro e scopro che sono passati già 14 anni dal mio arrivo a Monteverde. La Parrocchia che mi ha accolto con pazienza mi intimoriva un po’. Ve-nivo dalla Provincia, ero cresciuto dalle parti di Mantova dove le parrocchie sono per lo più paesotti a dimensione umana. Io lì conoscevo per nome i miei polli, uno per uno; sapevo le vicende felici e tristi delle loro famiglie. Arrivare in Piazza Rosolino Pilo, guardare in faccia i palazzoni anonimi che si affacciano sulla Parrocchia, ti pone domande. Quando mai riuscirò a riconoscere i volti di questi par-rocchiani? Ma la chiesa che è così vicina all’uscio di casa, sarà per loro un punto di riferimento? Pure oggi vedo quanto siano veri quei timori e, al di là di uno zoccolo duro che si è ben cementato attorno alla parrocchia, incontri

    ancora oggi, nella visita alle famiglie, parroc-chiani che ti chiedono: “Scusi, Padre, ma lei è il nuovo parroco? Sa, io ho fatto il chieri-chetto con P. Catoni!” È stata una vera gioia e un onore servire questa grande Parrocchia di REGINA PACIS. Ringrazio anche i Confratelli che in questi anni si sono alternati nella col-laborazione e, insieme a loro, abbiamo visto crescere e qualificarsi la nostra Chiesa. Allu-do alle opere che hanno messo a norma le no-stre strutture. Il Teatro e le aule di catechismo ci hanno permesso di accogliere centinaia di ragazzi e proporre una infinità di iniziative. Proprio in quei primi anni nasceva anche il nuovo oratorio, rinnovato, funzionale, sempre affollatissimo, vero punto di incontro di ragaz-zi e di famiglie. Anche l’aula della chiesa spalancava le porte a diverse innovazioni. Ma questo alla fine è quello che conta di meno. Una Parrocchia è bella non perché ha i marmi lucidi, ma per-ché raccoglie una Comunità che vive con gioia la Fede e ha voglia di fare famiglia attorno a Gesù. E qui certamente c’è ancora tanto spa-zio di crescita. Comunque un grazie sincero va ai tanti collaboratori: senza di loro non avrei potuto muovere un passo. Penso ai catechi-sti, agli animatori, agli operatori Caritas e San Vincenzo, agli amici del Consiglio pastorale, ai gruppi di famiglie, ai responsabili dell’ora-

    3. Dalla PARROCCHIA REGINA PACIS (Roma)

    DALL’ITALIA

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità18

    torio. Ultimamente si sono aggiunti come pre-senze preziose gli amici delle Équipe pastora-li. Ho sempre avuto un sogno: vedere nascere un coro parrocchiale, strutturato, funzionale alle celebrazioni, disponibile. In questi ultimi mesi abbiamo constatato il crescere di tanto entusiasmo attorno al maestro di canto e non sarà il Covid 19 a far perdere il ritmo. Per dieci anni abbiamo tenuto la Chiesa aperta dal mattino alla sera, proponendo l’Adora-zione Eucaristica ogni giorno. Magari non ha coinvolto la folla, ma è pur stato un segno vi-sibile a tutti: la nostra chiesa non chiude le porte. Qui anche tu puoi trovare un momento di silenzio, di quiete e di preghiera. Abbrac-cio con infinito affetto le centinaia di bambini che in questi anni ho accompagnato alla Pri-ma Comunione, condividendo l’emozione di quel giorno con le loro famiglie; ricordo con un po’ di nostalgia i volti di tanti adolescenti che hanno vissuto la Cresima e che poi sono partiti in un mondo dove non è facile dire l’a-micizia con Gesù. Porto nel cuore una folta schiera di poveri che quasi ogni giorno hanno visitato la nostra Parrocchia. Qualcuno si è sentito accolto nei servizi che proponevamo: la colazione, la doccia, 4 Comunque un grazie sincero va ai tanti collaboratori: senza di loro non avrei potuto muovere un passo. Penso ai catechisti, agli animatori, agli operatori Cari-tas e San Vincenzo, agli amici del Consiglio pastorale, ai gruppi di famiglie, ai responsabi-li dell’oratorio. Ultimamente si sono aggiunti come presenze preziose gli amici delle Équipe pastorali. Ho sempre avuto un sogno: vede-re nascere un coro parrocchiale, strutturato, funzionale alle celebrazioni, disponibile. In questi ultimi mesi abbiamo constatato il cre-scere di tanto entusiasmo attorno al maestro di canto e non sarà il Covid 19 a far perdere il

    ritmo. Per dieci anni abbiamo tenuto la Chie-sa aperta dal mattino alla sera, proponendo l’Adorazione Eucaristica ogni giorno. Magari non ha coinvolto la folla, ma è pur stato un segno visibile a tutti: la nostra chiesa non chiude le porte. Qui anche tu puoi trovare un momento di silenzio, di quiete e di preghiera. Abbraccio con infinito affetto le centinaia di bambini che in questi anni ho accompagnato alla Prima Comunione, condividendo l’emo-zione di quel giorno con le loro famiglie; ricor-do con un po’ di nostalgia i volti di tanti ado-lescenti che hanno vissuto la Cresima e che poi sono partiti in un mondo dove non è facile dire l’amicizia con Gesù. Porto nel cuore una folta schiera di poveri che quasi ogni giorno hanno visitato la nostra Parrocchia. Qualcuno si è sentito accolto nei servizi che propone-vamo: la colazione, la doccia, i vestiti puliti, i pacchi alimentari, i piccoli contributi. Altri pretendevano di più e mi dispiace non essere stato all’altezza delle loro attese. Oggi poi, nei giorni del Corona Virus, la loro sofferenza ed il loro disagio è anche raddoppiato. Ringrazio comunque la generosità dei nostri parrocchia-ni che hanno dimostrato buon cuore e atten-zione. In ogni Eucarestia mi fermo un momen-to nel ricordo di tanti fratelli che in questi anni ci hanno lasciato. Alcuni volti proprio non ri-esco a scordarli, persone giovani che hanno lasciato un vuoto immenso nelle loro case e la cui morte ha stravolto la vita delle loro fami-glie. E alla fine chiedo scusa per i tanti limiti che ancora mi accompagnano e vi auguro un buon cammino in compagnia dei Pastori che sempre vi saranno vicini. Un abbraccio. Set-tembre, andiamo. E’ proprio tempo di partire.

    P. Livio, ex parroco

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 19

    DOMENICA 04.10.2020 - SALUTO AI PADRI

    Il Consiglio Pastorale Parrocchiale (pur de-caduto nelle sue funzioni istituzionali) a nome della Comunità parrocchiale di Volta, al termine della celebrazione Eucaristica innal-za oggi il suo grazie: Lode e grazie a Dio che da sempre ha benedetto la nostra Terra e la nostra Comunità di Volta con il dono di sacer-doti-pastori, che si sono prodigati con amore e dedizione gratuita e quotidiana alla cura del gregge loro affidato. Grazie ai Vescovi che in questi 22 anni hanno affidato la nostra Comunità ai Canonici Re-golari dell’Immacolata Concezione (per noi familiarmente CRIC), e grazie alla Congrega-zione, che, sin dal primo momento, ha man-dato sacerdoti che hanno colto le necessità umane e spirituali della parrocchia, si sono impegnati nella liturgia, nella catechesi, nella pastorale rivolgendo particolare predilezione alle persone più piccole e fragili (è ancora vivo il ricordo, la stima e l’affetto per i vicari padre Giovanni e padre Francesco - destinati ad altro incarico – e a padre Giorgio ritornato alla casa del Padre).

    E a padre Agostino, guida di questa nostra Comunità per 22 anni, diciamo un caloroso e profondo grazie:

    4. VOLTA MANTOVANA

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  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità20

    oggi nella nostra realtà: impareremo a cono-scerci e a camminare sulla strada del Signore e sulle strade di Volta. Un saluto riconoscente a padre Italo per la sua presenza discreta, ma operosa nel pre-zioso servizio ai sacramenti dell’Eucarestia e

    Grazie per averci rivelato il cuore del pasto-re: ascolto, amore, dedizione, abnegazione, pazienza, riservatezza hanno caratterizzato la sua cura pastorale; • Grazie per averci fatto gustare la bellezza delle celebrazioni: la sua costante attenzione alla cura della liturgia (rischiando, ai nostri occhi, anche di “esagerare”) ci ha aiutato a scoprire e ad assaporare la gioia dell’incontro nella celebrazione della Parola, dell’Eucari-stia e nell’Adorazione … (con l’aiuto anche di preziosi sussidi appositamente preparati di volta in volta nel corso dell’anno liturgico); • Grazie per il suo impegno nella conservazio-ne e valorizzazione del patrimonio culturale e artistico della nostra chiesa parrocchiale e del-le chiesette che costellano quartieri e frazioni di Volta; rimarranno nella nostra memoria la celebrazione dei “Milleanni di fede e storia a Volta devota alla Beata Paola” del 2004 e, più recentemente, il solenne anno giubilare in onore della Beata Paola del 2013-2014, preceduto dall’impegnativo completo restau-ro della cappella che dal 1813 accoglie l’ur-na con le spoglie mortali della nostra Beata concittadina; • Grazie per la sua disponibilità ad aprire la porta della canonica, ma soprattutto del suo cuore, a chiunque bussasse per chiedere ascolto, riconciliazione, parola di condivisio-ne, aiuto umano, spirituale, economico … Grazie al Vescovo Marco e a padre Rinaldo, superiore generale CRIC, perché continuate a donare alla nostra Comunità la presenza dei padri. Siamo profondamente riconoscenti a padre Giuseppe per il servizio che già in questi anni ha reso nella nostra parrocchia a favore dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani e delle loro famiglie, degli scout. Oggi gli diciamo grazie per aver detto sì al nuovo servizio come Parroco che sarà certamente, come per il passato, all’insegna del “… a cuore aperto e senza risparmio di energie”: gli assicuriamo la nostra collaborazione e pre-ghiera. Diamo il benvenuto a padre Bruno che entra

    DALL’ITALIA

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 21

    della Riconciliazione, ma anche per la cura delle anime nella visita alle famiglie ed am-malati: a lui un augurio di buona continuazio-ne tra noi. La Comunità intende consegnare a padre Ago-stino alcuni modesti oggetti, segno di affetto e riconoscenza, sia per assicurarci il ricordo e la preghiera, sia per favorire la sua nuova attività. Una fotografia della “città” di Volta cui ha dedicato il suo ministero, con due par-ticolari: la Chiesa Parrocchiale in cui ha an-nunciato la Parola e celebrato i Sacramenti, e la Cappella della Beata Vergine del Rosario, con la preziosa urna della Beata Paola, a noi tanto cara. Un personal computer (altro ana-logo dono gli è già stato fatto dalla corale)

    oggi strumento di lavoro indispensabile per la redazione e la consultazione di atti e docu-menti. A padre Bruno - che ci hanno confidato essere un viaggiatore - un simbolico contributo di un BUONO CARBURANTE. A padre Giuseppe - che da sempre vediamo percorrere le nostre strade del paese, ma an-che delle frazioni più lontane, lasciamo un BUONO PER L’ACQUISTO DI UNA BICICLET-TA NUOVA (perché poi non trovi la scusa di non usare quella vecchia “… perché si è rotta …”) Accompagniamo padre Agostino, padre Giuseppe e padre Bruno all’inizio del loro nuovo ministero con la preghiera, l’amicizia e un caloroso applauso.

    “A Padre Agostino, per il lungo servizio operato nella nostra comunità. In particolare per la profonda devozione e ammirazione alla Beata Paola, così sincera come nello spirito di tutti i voltesi. Un ringraziamento di cuore e un augurio per il futuro, nella speranza che Volta resti sempre nei suoi pensieri e nelle sue preghiere.”

    Il Sindaco, Luciano Bertaiola

    DALL’ITALIA

  • N. 68 dicembre 2020 La Voce della Comunità22

    Canonici del San BernardoDomenica 27 settembre alle 15 il fratello Hu-ghes de La Boussinière ha pronunciato i suoi solenni voti nella congregazione dei Canonici del San Bernardo durante l’Eucaristia cele-brata presso la chiesa dell’ospizio del Grande San Bernardo.

    Un nuovo e bellissimo sito web di confratelli canonici regolari in Austria e Tirolo:

    https://www.augustiner-chorherren.at/

    Canonici LateranensiOrdinazione sacerdotale in Brasile (17 otto-bre) di Rogério Ferreira de Morais

    8 novembre: festa dei Santi Canonici Roma: Regina Pacis

    (vedi in DOCUMENTI p.V l’omelia dell’abate dei CRL, don Franco Bergamin)

    CONFEDERAZIONE

  • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità 23

    Il 4 ottobre è deceduto Pasqualino (Lino) Sorsoli di anni 82, fratello di pa-dre Italo. Lo ricordano con affetto non solo i suoi familiari, ma anche i suoi paesani che lo hanno visto prodigarsi in tante attività di volontariato.

    * * *Il 21 ottobre è deceduto Pierluigi To-masoni, fratello di padre Francesco. Aveva 58 anni ed è morto in seguito a dolorosa e rapida malattia. Le esequie sono state celebrate a Orzinuovi (BS) sabato 24 ottobre alle ore 10.Chi del mondo dell’agricoltura della nostra bassa, zona Orzinuovi, non co-nosceva Pierluigi Tomasoni? Tutti lo conoscevano. E per tutti era il Tommy. Ha lasciato la terra e i suoi agricoltori a soli 58 anni dopo aver dedicato ogni

    giorno a risolvere i piccoli e i grandi problemi dei propri associati della zona di Orzinuovi di Confagricoltura.Ma il Tommy aveva talmente tanto cuo-re, pazienza e passione che tutti gli agricoltori della bassa lo conoscevano e gli riconoscevano di essere una per-sona vera. Uno dei migliori funzionari che una organizzazione agricola possa avere. Perché ci metteva il cuore.E ce ne sono tanti di bravi e di giovani che hanno preso dal Tommy la passione di lavorare in un ufficio zona.Ecco lui era un esempio per tutti loro e un punto di riferimento per tutti gli agricoltori che si fidavano del Tommy. E non a caso tutti dicevano: «se me la dit el Tommy alura le vera». Riposa in pace.

    (Da Il giornale di Brescia)

    * * *

    In ricordo di una amica Cric di Borgo-sotto (Bs):

    IN MEMORIA DI…

  • La Vocedella Comunità

    Prefazione alla nuova traduzione delle Costituzioni e Direttorio CRICpadre Rinaldo, Cric

    DOCUMENTI

    Carissimi Confratelli, in occasione dell’Anno Giubilare per i 150 anni della fondazione dei Canonici Regolari dell’Im-macolata Concezione, viene pubblicata la tradu-zione definitiva in italiano dei Testi fondamentali della nostra Comunità: Costituzioni, Direttorio, documenti correlati, preceduti dalla Regola di Sant’Agostino.Resta formalmente depositato e approvato il te-sto originale in lingua francese. La Congregazio-ne per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha peraltro autorizzato il no-stro Consiglio Generale ad approvare la tradu-zione in italiano, così conferendo valore ufficiale agli stessi testi.Poiché - durante il Capitolo Generale del 2006 - sono stati modificati il capitolo X delle Costi-tuzioni e il Capitolo XI del Direttorio ed è stata, altresì, approvata - durante i lavori del Capito-lo Generale del 2018 - la “Ratio Formationis” (Cammino di formazione CriC), si è ritenuto utile ristampare i testi tradotti, presentandoli in un’u-nica edizione rivista e corretta.Benedetto XVI ci ha insegnato che il Sacerdote nella preghiera è “davanti” al Popolo e, contem-poraneamente, “dietro” il Popolo, per guidarlo e accompagnarlo verso il Signore. Potremmo affermare che, allo stesso modo del Sacerdote verso il Popolo, così l’insegnamento e la Regola di Sant’Agostino precede e, all’un tempo, segue la vita di ogni comunità religiosa: precede, per-ché illumina i religiosi lungo le vie del mondo; segue, perché sorregge e purifica l’anima dei religiosi - e di tutti i fedeli - nei dubbi, nelle difficoltà, nei turbamenti, orientandola, quasi “spingendola” verso il bene. La Regola dà con-

    cretezza all’insegnamento di Sant’Agostino che nonostante le «tribolazioni del mondo» lascia sempre intravvedere le «consolazioni di Dio». Possiamo intendere in modo autenticamente cristiano le Costituzioni, il Direttorio, i Testi fon-damentali della vita religiosa canonicale proprio se li interpretiamo secondo la Regola di Sant’A-gostino. La Regola va oltre il dettato meramente comportamentale e diventa sinonimo di “ragio-ne”, ossia criterio, chiave, codice di accesso al sensus fidei, che rappresenta la coscienza di essere - prima che per noi stessi - per il Signore e per i fratelli.L’obbedienza alla Regola non suppone tanto un rapporto di subordinazione, quanto piuttosto de-linea lo spazio di libertà di un incontro: la Ra-gione di Dio e la Ragione degli uomini.Le norme inscritte nelle Costituzioni e nel Diret-torio, forgiate sulla base della Regola di Sant’A-gostino e arricchite dai Documenti della Chiesa e dal pensiero di dom Gréa, rappresentano per-tanto un “orientamento”, dal Signore e verso il Signore: la professione religiosa è come irradia-zione dall’alto, della nostra vita battesimale, che invita “ad abbracciare una piena comunione di vita. È vivendo tale vita comune che ciascuno di noi è in cammino verso Dio, santificandosi con i propri fratelli” (C.3) - (Can. 573).La vita religiosa diventa una dimensione pro-priamente esistenziale, realmente umana per-ché saldamente ancorata a Dio. La Regola e le regole che le danno pieno compimento non vanno intese pertanto come discipline imposte dall’esterno, ma al contrario come germogli in-terni, alla Chiesa e al nostro cuore. «In interiore homine habitat veritas», cosicché ben possia-

    INSERTO • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità I

  • INSERTO • N. 68 dicembre 2020 La Voce della ComunitàII

    DOCUMENTI

    mo rinnovare lo slancio di Sant›Agostino verso Dio poggiandolo sulla «necessità umana» di San Tommaso: «Non crederei se non riconoscessi che è ragionevole credere». La Regola religiosa non riguarda solo i religiosi, accompagna tutti i credenti in Cristo, perché, come Romano Guar-dini ci ha insegnato, è insuperabile la realtà di Dio - «Signore per essenza» - e la realtà dell’uo-mo - «signore per grazia».Saremo in grado di testimoniare fedeltà e amore per la Regola religiosa - questo in definitiva signi-fica obbedienza - se non permetteremo all’este-riorità di soffocare la nostra interiorità di creature alla ricerca di Dio. La Regola in questo modo non apparirà imposta dall’esterno, ma si imporrà nel-la nostra interiorità senza fatica: «il mio giogo è dolce, il mio carico leggero» (Mt. 11,30)! Rivolgo il mio ringraziamento non formale ai confratelli che in passato avevano redatto una traduzione in italiano: da quella di padre Andrea Italo Sorsoli, allora Superiore Generale, a quel-la ultima di padre Tarquinio Battisti. Insieme a padre Giorgio Giovannini, delegato dal Consi-glio Generale del 2018 a collaborare all’insie-me delle traduzioni, abbiamo approfondito e confrontato le diverse traduzioni proponendone un’ultima in grado di farsi “sintesi”.Ogni traduzione è anche interpretazione, ogni esegesi è anche ermeneutica. La Regola scritta resterebbe tuttavia silenziosa, come senza voce, al di fuori della partitura della Sacra Scrittura, della Tradizione della Chiesa, della Preghiera individuale e comunitaria, dell’Adorazione del Signore, che - sole - le conferiscono l’unica ar-monia, quella della musica celeste. La Regola non è in realtà il punto di partenza delle nostre conoscenze e comprensioni umane, ma il pun-to di arrivo della nostra vita, del nostro pensie-ro, della nostra Speranza. Speranza che non è nostra proprietà esclusiva, ma bene comune e quindi inclusivo.Spero davvero che la piena accessibilità ai te-sti sia stimolo per tutti a rileggere e meditare più frequentemente le nostre Costituzioni e a riscoprire il nostro carisma, per una vita spiri-tuale più profonda vissuta a livello personale e in comunione di spirito, per un servizio alla Chiesa particolare sempre più generoso e in una

    testimonianza di vita religiosa, capace ancora di essere attraente per i giovani di oggi e per le sfi-de che il mondo ci presenta. Leggere, meditare ed infine contemplare: il migliore interprete e traduttore della Regola resta colui che ne rende testimonianza lasciando tracce per gli altri lun-go il cammino. Mutuando le parole di Sant’Ago-stino, così come «la vita dei genitori è il libro in cui i bambini leggono», allo stesso modo ciascu-no di noi è chiamato a diventare “libro” di vita vissuta per gli altri.Preghiamo per non cadere nell’incoerenza e nell’ipocrisia della vita quotidiana. Preghiamo per non limitarci ad essere lettori, traduttori, interpreti delle regole scritte, ma collaboratori, una sorta di co-autori della “regola di vita”. Pre-ghiamo per lasciarci precedere e seguire da Chi solo ci può dare la forza ed il coraggio di essere Suoi testimoni nel mondo.Preghiamo in solitudine e in comunità, pre-ghiamo sempre, ricordandoci che la preghiera è sempre unità e totalità. Come insegna la testi-monianza di San Pier Damiani nel suo Dominus Vobiscum: «Licet multiplex videatur Ecclesia propter numerositatem gentium, una tamen et simplex est, unius fidei et divinae regenerationis confoederata Mysterio»!Come comunità religiosa offriamo una preghie-ra di amore, lode e benedizione per i 150 anni di fondazione. Una preghiera che vuole farsi espressione non di uno sguardo volto all’indie-tro, né tantomeno autocelebrativo, ma immagi-ne di orecchi e occhi attenti, in attesa del Si-gnore veniente nel cuore del suo Popolo, che lo celebra nella liturgia del Cielo. L’offerta di una preghiera vuole significare il ri-conoscimento - sono parole di Papa Francesco - che la preghiera è innanzitutto «dono di Dio», rispetto al quale dobbiamo tutti porci come «mendicanti»: «Homo mendicus Dei». Ed è pro-prio l’esempio di Agostino a indicarci la rotta: «Un “grande” Santo che visse a lungo lontano dalla preghiera personale, ma che fu convertito dalla preghiera altrui, quella della madre Santa Monica».Cari Confratelli, lasciamoci convertire e amare dalla preghiera degli altri; amiamo tutti pregan-do per tutti.

  • INSERTO • N. 68 dicembre 2020La Voce della Comunità III

    DOCUMENTI

    (PROSEGUE DA P. 7)

    I nostri padri ne erano consapevoli e per que-sto non si stupivano nel vedere numerosi cori di chierici e di monaci animare la solitudine del-le chiese, facendovi risuonare ad ogni ora del giorno e della notte la santa salmodia: non rite-nevano così facendo di essere inutili per il mon-do. Gli antichi canoni vietavano di consacrare solennemente un luogo di preghiera senza che vi venisse assicurato un tale perenne servizio, e la gente nella sua laboriosa esistenza si sentiva sostenuta da queste incessanti suppliche della santa Chiesa che per i suoi figli pregava e ve-gliava.Anche oggi in mezzo a tante disgrazie le vergini consacrate degli antichi Istituti conservano que-ste preziose tradizioni. Il Carmelo rifiorisce in ogni dove e anche altri Istituti non meno gloriosi ne seguono le orme.La presente traduzione dei testi dell’Ufficio è stata fatta perché queste Spose di Gesù Cristo ne facciano uso. Vi troveranno una santa e utile preparazione al grande mistero che sono state chiamate ad adempiere; ma, sia permesso cre-dere, che sempre più spesso la comprensione di queste cose si propaghi al di fuori dei confini dei chiostri e che le anime devote con crescente avidità si dissetino alle sorgenti della santa litur-gia. Più ampia conoscenza ne avranno, più ne potranno gioire.Un grande merito per il risveglio di questa de-vozione fondamentale va all’illustre abazia di Solesmes, a causa delle iniziative del suo glorio-so restauratore, se le stesse anime cattoliche si sentono orientate in questo senso, orientamen-to salutare e conforme al desiderio della santa Chiesa, nonché alla tradizione di secoli di fede.La santa liturgia, infatti, ha tutte le caratteristi-che della Chiesa stessa: antica come gli Aposto-li; una nella sostanza, e, come la tunica del re, non ammette diversità se non negli ornamenti, o se si vuole, nelle perle e ricami che l’abbelli-scono; è universale e è presente in ogni luogo e in ogni tempo; è santa della santità dello Spirito Santo che dall’interno la anima e che, parlando

    per mezzo delle sante scritture e della tradizio-ne, costituisce l’intera trama delle sacre parole.Se nella santa liturgia prendiamo in esame da vicino lo sviluppo di queste parole vi troveremo come tre blocchi, come tre elementi che forma-no l’intera trama.Questi i tre elementi: la lode, le sante letture, la preghiera.Con la lode, la Chiesa parla di Dio, delle sue magnificenze, dei suoi benefici. Nelle sante let-ture ascolta Dio che gli parla per mezzo dei santi dottori, con la vita e le opere dei suoi servitori. Inoltre, con la preghiera la Chiesa parla a Dio perché venga in aiuto degli uomini.

    IILa parte preponderante della lode divina è costi-tuita dalla salmodia. I salmi di David, i cantici desunti dai profeti, i tre cantici evangelici sono il contenuto di questa parte dell’Ufficio.Perché una tale lode sia degna di Dio, lo Spirito Santo ne ha dettato tutto il contenuto. È risuo-nata già molti secoli prima della venuta del Mes-sia e la Chiesa l’ha raccolta dalle labbra doloran-ti dell’antico Israele, per renderla attuale nella gioia della Redenzione pienamente compiuta. Nell’antichità la salmodia veniva celebrata in di-versi modi.Responsoriale, quando il salmo, recitato da uno solo, veniva ogni tanto intercalato con un ver-setto a mo’ di ritornello, cantato dall’assemblea. Attualmente il solo salmo a conservare una tale modalità è il salmo invitatorio nelle veglie della notte. La salmodia antifonale, quella recitata da due cori, è la forma predominante nella Chiesa latina. Questi cori, che come in un santo dialogo si scambiano le note della divina lode, sono sulla terra come una eco dei cori celesti e dei serafini, uditi dal profeta Isaia. Caratteristica di questo modo di salmodiare: l’antifona, versetto principale o testo appropriato alla festa del giorno e destinato a dare al salmo una particolare interpretazione. Alla salmodia, come elemento secondario della lode liturgica, si devono aggiungere gli inni ecclesiastici. Di questi inni il primo in dignità è il Te Deum,

    INTRODUZIONE AL BREVIARIOdi Dom Adriano Gréa

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    nella forma simile ai salmi, con accenti d’amo-re, che viene attribuito a Sant’Ambrogio e Sant’ Agostino.Gli altri inni ecclesiastici seguono le regole della metrica latina. I più antichi vengono attribuiti a Sant’Ambrogio, e da San Benedetto chiamati “Ambrosianum”. Altri sono attribuiti a Sant’Ilario, a Prudenzio, a Sedulio o altri autori più recenti. Questi inni celebrano i misteri e le magnificenze di ogni ora del giorno e della notte, dei giorni della settima-na, come delle feste dell’anno.

    IIILe sante letture o “lezioni” proprie dell’Ufficio liturgico sono desunte dalla Sacra Scrittura, da-gli atti dei santi e dalle omelie dei Padri sui Van-geli. L’Ufficio della notte è per lo più formato da tali letture.Altre, dette “capitoli”, più brevi e desunte dalla Sacra Scrittura, si recitano nelle Ore del giorno. Le letture terminano con responsi e versetti, in modo da portare l’attenzione sull’argomento fon-damentale dell’insegnamento sacro e così cele-brare con pia melodia i benefici.I responsi più solenni sono quelli dell’Ufficio della notte, dove le letture hanno un più ampio sviluppo. In altri tempi venivano detti anche al capitolo dei Vespri solenni, usanza conservata nel rito domenicano e in certi riti monastici.Responsi più corti, chiamati “responsi brevi”, si trovano dopo la lettura breve o capitolo nelle Ore del giorno. Un versetto semplice viene detto ai vespri e alle lodi.

    IVL’orazione o colletta è preghiera essenziale nell’Ufficio liturgico e ne è il coronamento e il compimento. N. S. Gesù Cristo ne ha lasciato alla santa Chiesa la sua formulazione quando ha detto: “Tutto quello che domanderete al Padre nel mio nome…” “Tutto quello che mi doman-derete nel mio nome”. Le collette sono indiriz-zate secondo questa modalità alla persona del Padre o alla persona del Figlio Gesù Cristo; mai vengono rivolte alla persona dello Spirito Santo: lo Spirito Santo ispira e anima la preghiera della Chiesa; poiché da soli non sappiamo pregare, è “lo Spirito Santo che intercede per noi con ge-miti inesprimibili”.

    La colletta, essendo la preghiera liturgica per ec-cellenza, segue e manifesta la specificità della gerarchia; è recitata dal vescovo o dal prete, che in forza del suo sacerdozio, compendia nella sua preghiera, i voti e le preghiere della Chiesa tutta.L’assemblea silenziosa interviene al termine di questa solenne preghiera con il misterioso Amen che la conclude. In mancanza del prete, la per-sona che presiede l’assemblea supplisce a que-sta funzione sacerdotale, in forza del sacerdozio regale da tutti i cristiani partecipato con il bat-tesimo, che ci incorpora in Gesù Cristo, unico e sommo sacerdote.A volte la colletta è preceduta da suppliche dette appropriatamente Preghiere e dagli antichi desi-gnate con il nome di litanie, perché hanno come inizio le invocazioni Kyrie, Christe, eleison, che vanno sotto questa precisa denominazione. Il rito monastico fa uso delle litanie in ogni Ora dell’Ufficio.Nell’uso comune le preghiere sono riservate agli Uffici meno solenni e in tempo di penitenza, all’invocazione Kyrie eleison o alla litania pro-priamente detta segue la preghiera domenicale o altre suppliche in forma di versetti.Dopo la colletta, l’Ufficio termina con il congedo all’assemblea così formulato: benediciamo il Si-gnore, con l’acclamazione Deo Gratias.

    VQuesti i tre elementi costitutivi che ogni Ufficio liturgico comporta in una santa armonia anche se più o meno sviluppati: la lode o salmodia, le letture, la preghiera o colletta.Vi sono anche alcuni Uffici più brevi chiamati memorie o suffragi che si aggiungono all’Ufficio principale e che sono considerati secondari. Tali sono le memorie di feste meno solenni non del tutto oscurate dalle solennità dello stesso gior-no, o alcuni di quegli Uffici di devozione quoti-diana detti votivi per analogia alle messe votive riportate nel messale.Queste memorie o suffragi conservano una mini-ma traccia della composizione liturgica: la salmo-dia rimpiazzata dall’antifona, la lettura dal verset-to, e la colletta invece viene conservata per intero.In alcune chiese vi sono memorie solenni dove la lettura e la salmodia sono più ampiamente sviluppate.

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    VIL’Ufficio divino, destinato a consacrare ogni mo-mento della vita umana, abbraccia con il suo mi-sterioso e antico ordinamento la notte e il giorno. L’Ufficio della notte, con i suoi tre notturni, cor-risponde alle tre veglie che secondo gli antichi ne costituivano la durata. Terminava con le lodi, alle prime luci dell’alba, e che un tempo, per questo motivo, erano separate dai notturni e dal-le veglie con qualche intervallo, soprattutto nelle lunghe notti invernali.Queste le Ore del giorno: Prima, Terza, Sesta, Nona. Queste Ore, meno solenni sono dette pic-cole Ore, perché la giornata del cristiano deve comprendere il lavoro imposto ad Adamo e alla sua discendenza. L’Ufficio di Terza, o della terza ora, che, secondo il nostro modo di calcolare, corrisponde alle nove del mattino, ricorda la discesa dello Spirito San-to sugli Apostoli. L’Ufficio di Sesta corrisponde a mezzogiorno; l’Ufficio di Nona, alla terza ora del pomeriggio, consacrata dalla morte del Salvatore Gesù sulla croce.L’Ufficio di Vespro, più solenne, consacra il fini-re del giorno, come quello di Lodi le prime luci. Questi due Uffici rappresentano misticamente, nella nuova alleanza, quello che nell’antico tem-pio era il duplice sacrificio del mattino e della sera, e rendono onore alla vittima, di cui que-ste immolazioni ne erano la figura, all’Agnello di Dio, vittima del mattino immolata fin dall’origine del mondo secondo i decreti di Dio, vittima della sera che consuma il suo sacrificio alla fine dei tempi. Con l’Ufficio di compieta si pone termi-

    Vorrei con voi sviluppare la riflessione in due semplici punti.1°. Facciamo l’elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati (Sir. 4,1).Hanno manifestato la gloria e la grandezza di Dio.È un invito a celebrare la festa dei Santi Ca-nonici, ma nello stesso tempo ci interroga: in

    ne al giorno; ultima preghiera della sera, con la quale i cristiani affidano la loro anima stanca per le occupazioni e le fatiche del giorno nelle mani di Dio e a Lui si affidano nel riposo.

    VIIQuesta la sostanza e la distribuzione della pre-ghiera liturgica, della quale questo libro è desti-nato a facilitarne l’intelligenza e la pratica per le anime sante che, per santa vocazione, hanno l’onore di farne il loro primo dovere, e per i fedeli desiderosi di condividerne le gioie e di racco-glierne i frutti. Una sublime armonia ne regola il tutto e le corde della lira della Chiesa sono pronte a vibrare al soffio dello Spirito Santo. Le sante austerità del chiostro, e quelle che l’amore di Gesù crocifisso ispira ai cristiani, preparano le anime a formare sulla terra questi cori che con-tinuamente si associano agli eterni canti della celeste Gerusalemme. Ogni santa comunità monastica, come ogni Chiesa sulla terra, ci dice S. Ignazio martire, deve partecipare a questo concerto. La lira del-la Chiesa è pronta e, sotto il soffio dello Spirito Santo, la Sposa canta Gesù Cristo.Né il giorno, né la notte pongano fine a questo concerto in modo che tutte le contrade della ter-ra a gara ne conoscano la dolcezza.

    Dom Adrien GréA,Superiore Generale Canonici Regolari

    dell’Immacolata Concezione, Abate di S. Antonio* * *

    Traduzione di padre Tarquinio BaTTisTi, CriC (Roma 2011)

    che modo noi possiamo manifestare la gloria e la grandezza di Dio? Una risposta la possiamo trovare nel salmo 132: Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme. In una epoca come la nostra in cui possono preva-lere l›egoismo, l›individualismo, il personalismo noi possiamo ancora oggi testimoniare, come lo hanno fatto i nostri predecessori, santi, che è

    OMELIA DELL’ABATE GENERALE DEI LATERANENSI:DON FRANCO BERGAMIN

    (8 novembre 2020)

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    possibile andare oltre a sé stessi, che è possibile gioire nel vivere e condividere insieme la vita. Il tempo del lockdown vissuto nella primavera ci ha dato una mano a riscoprirlo, da quanto ab-biamo potuto comprendere dai nostri confratelli sparsi nelle varie canoniche del mondo.L’altra risposta la possiamo accogliere dalla pri-me comunità dei credenti che ci hanno testimo-niato di avere avuto un cuore solo e un’anima sola e che tutto era tra loro comune. Vivete una-nimi e abbiate una sola anima e un solo cuore protesi verso Dio (Regola 1,3).Prosegue poi san Luca: Coloro che hanno vissuto così hanno reso testimonianza al Signore risorto e godevano anche grande simpatia. Il nostro ritrovarci insieme per celebrare la so-lennità di tutti i Santi Canonici mette in risalto la nostra simpatia per loro e per quello che loro sono stati: testimoni di vita comune, consiglieri per la loro potenza, annunziatori nelle profezie, saggi nel loro insegnamento, ricchi di forza inte-riore e di pace. Hanno saputo unire in perfetta armonia (ci dice il prefazio) la vita comune con la vita pastorale, crescendo nelle virtù, arricchendo la Chiesa di frutti apostolici e segnando a noi una via da percorrere. Per questo prosegue “Giosuè ben Sirach” (180 a.C.) i loro nomi continuano a vivere e la gente continua ad esaltarne le doti e a parlare della loro sapienza. Mi capita di pensare alla mia vita e leggo in essa che il mio essere Canonico è una volontà di Gesù: perché io vi ho scelto (Gv 15, 17). Non è una scelta preferenzia-le perché sono migliore di altri ma è una chiama-ta a realizzare pienamente la mia vita, perché è come se il Signore mi avesse detto: tu la potrai realizzare così. Siamo Canonici perché siamo stati scelti a testimoniare l’amore gli uni per gli altri nello stare insieme, nel vivere insieme. Vi ho scelto per questo. Se noi non crediamo a ciò tra-diamo la nostra vocazione e la fiducia nel Cristo

    che ci ha scelti. I Santi Canonici hanno percorso la via della perfetta carità nell’amore ai confra-telli e a Cristo e nella gioia dello stare insieme.2°. State celebrando, carissimi confratel-li dell’immacolata Concezione, il giubileo per i 150 anni dalla vostra fondazione, (…) che si è appena aperto e che si concluderà il giorno dell’Immacolata del 2021, e che porta con sé un programma intenso, Covid permettendo, di cele-brazioni e di incontri, per poter ricordare, gioire insieme gli uni per gli altri e con gli altri; ma por-ta soprattutto con sé il desiderio di ricostituire il disperso, come dice nella sua lettera P. Rinaldo, superiore generale; di restaurare il rovinato; di sanare il sofferto; e di benedire e santificare.Il giubileo costituirà un momento per far me-moria della vostra storia, del vostro passato per poter vivere il vostro oggi con fiducia, speranza e gioia.Vi auguro di riscoprire “la chiamata a gettare le reti - riprendendo le parole di P. Rinaldo -, dispie-gare le vele e prendere il largo per aprirvi a chi vi sta innanzi e vi precede sempre nei pensieri come nelle azioni: il Signore e i fratelli affidati”. L’augurio che vi faccio è quello che Dio possa colmare il vostro cuore di vera felicità. Il Signore vi renda forti per continuare ad essere segno del suo amore per l’umanità e vi guidi al porto sicuro.Per concludere.Ecco quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme... È quello che siamo chiamati a vivere nelle nostre comunità.Là, nelle comunità, ci sia dato di crescere nell’a-more e sviluppare il Regno di Dio;là i Santi Canonici hanno realizzato la loro santi-tà e possono darci la loro protezione;là l’Immacolata Concezione potrà custodirci con il suo materno affetto, ma è soprattutto là che il Signore dona la benedizione e la vita per sem-pre. Amen.

    IL VANGELO SECONDO MARCOIntroduzione di Gaetano Cautilli

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    Il Vangelo secondo Marco è il più breve dei tre Si-nottici. Esso, al contempo suggestivo e sconcer-tante, tiene il lettore sospeso dall’inizio alla fine, quando l’identità di Gesù, intrecciandosi col suo destino, viene pienamente rivelata. Non solo per la

    brevità, ma anche per le caratteristiche narrative, vivacità del racconto, qualità redazionali e tensioni teologiche, è il vangelo che più facilmente si pre-sta ad una lettura per intero, dall’inizio alla fine, in modo continuo, per comprendere l’intero come

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    un tutto organico e non come una raccolta di brani autonomi. Negli ultimi decenni si è scoperto che il Vangelo secondo Marco si presta bene ad essere declamato da un’unica voce in assemblea piuttosto che letto; si è visto che la semplice declamazione del testo riesce a suscitare negli ascoltatori una for-te emozione, degna di un’opera drammatica di tut-to rispetto, tanto che si è sospettato che sia stato scritto per essere letto come racconto in un’unica seduta. Suggestivo: il Gesù di Marco è sempre in cammino, sempre “davanti”; è un Gesù che sfugge, miste-riosamente inafferrabile. Quando si crede di averlo conosciuto, di averlo mentalmente afferrato, ci si accorge che Lui è “oltre”, sempre davanti, e che comunque chiama irresistibilmente a seguirlo. Egli è colui che “precede” e fissa il nuovo appuntamen-to: “vi precede in Galilea” (16,7).Ma anche sconcertante, e non solo relativamente all’identità di Gesù: Messia e Figlio di Dio, para-dossalmente svelata solo sulla croce. A metà del vangelo, quando i discepoli, attraverso Pietro, ar-rivano finalmente a confessare “chi sia” Gesù (8,29), si sentono drasticamente ricondotti al si-lenzio (8,30). Perché? Cosa impedisce di passare dal riconoscimento della messianicità di Gesù (“Tu sei il Cristo”) alla sua proclamazione? La teologia marciana, annunciata narrando fatti (molti dei qua-li arricchiti con particolari inediti) più che riferendo discorsi, è caratterizzata da una tensione fonda-mentale: quella del “segreto messianico”, sembra quasi che Marco voglia prendere le distanze da un annuncio fatto troppo in fretta. Non è sufficiente aver capito chi è Gesù. Solo chi è disposto a per-dere la vita e a seguire il Maestro sulla via della croce è nella condizione giusta per annunciare il vangelo (8,35). Infatti Marco non racconta solo chi è Gesù, è interessato a far vedere anche chi è il vero discepolo.Circa l’autore, non si rinviene nel vangelo stesso nessun elemento esplicito, nemmeno circa il ragaz-zo che fuggì, nudo, alla cattura da parte di quelli che avevano arrestato Gesù (14,51). Il testo più antico che parla dell’evangelista Marco è un fram-mento di Papia, vescovo di Gerapoli, che (all’inizio del sec. II) dice: “Marco, che era stato interprete di Pietro, scrisse con esattezza, ma non in ordine, tutto quello che ricordava delle parole o delle azio-ni del Signore; non aveva ascoltato né seguito il Signore, ma era stato più tardi al seguito di Pietro”. Altri autori antichi successivi confermano, all’una-nimità, che la sua fonte fu Pietro e che Marco scris-

    se sotto la sua guida.La tradizione antica ambientava la composizione del vangelo a Roma o comunque in occidente e certamente fuori della Palestina. Altro elemento certo è che Marco scrisse per i cristiani di Roma convertiti da Pietro; a costoro, persone pratiche e provenienti dal paganesimo, cui non interessava la legge dell’Antico Testamento, Pietro con la sua predicazione presentava Gesù come persona viva e concreta, che agisce in modo perfettamente umano e che aveva recentemente compiuto opere e fatti reali, per mostrare che Egli era Figlio di Dio, incar-nato e vissuto tra gli uomini per donare a tutti una salvezza eterna mediante la sua passione e morte, coronata dalla risurrezione e ascensione al cielo.Con elevata probabilità Marco compose il suo van-gelo dopo la morte degli apostoli Pietro e Paolo, si ritiene tra gli anni 64-70; perciò è cronologica-mente il più antico ed è stato la fonte degli altri due sinottici. Egli ha esercitato, nei primi decenni, un grande influsso: ha introdotto il genere narrativo come strumento al servizio della fede e dell’annun-cio missionario (nelle lettere di Paolo, più antiche, il mistero pasquale era affermato non narrato, e non era preceduto dal racconto della vita pubblica) e ha imposto la denominazione di “vangelo” agli scritti successivi che contenevano la buona noti-zia. Nonostante la sua priorità cronologica, nella Chiesa antica, e poi per molti secoli, il Vangelo se-condo Marco fu poco utilizzato, sia nella liturgia che nella catechesi, e fu poco commentato, forse a motivo della sua povertà di materiali (non ha i racconti dell’infanzia, i grandi discorsi, le beati-tudini, il Padre Nostro, le parabole più lunghe e più didattiche). Il secolo XIX fu quello che riportò in primo piano il Vangelo secondo Marco perché, quale documento più vicino a Gesù, consentiva di ricostruirne la storia e offriva una teologia del tutto peculiare.Il primo versetto del Vangelo secondo Marco: “Ini-zio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” costi-tuisce l’intestazione programmatica. È quasi una tesi che l’evangelista si accinge a mostrare e a di-mostrare: Gesù di Nazareth, protagonista del suo libro, è al tempo stesso il Messia, promesso dai profeti e atteso dagli Ebrei; e il Figlio di Dio, in-viato dal Padre, per la salvezza di tutti gli uomini. In linea con l’intestazione il racconto si suddivide, tematicamente, in due grandi parti: la prima con-duce il lettore ad associarsi alla professione di fede di Pietro (8,29), riconoscendo in Gesù il “Messia”; mentre la seconda porta al riconoscimento che il

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    Crocifisso è il “Figlio di Dio”, associandosi così alla confessione del centurione romano (15,39). La pri-ma parte è dominata dai temi del Messia e del re-gno di Dio, raccontando il mistero di Gesù svelato, ma incompreso dalle folle e dai Dodici; la seconda parte racconta la via di Gesù verso Gerusalemme, la sua passione, morte e risurrezione.Dopo l’intestazione, il vangelo prosegue con la predicazione del Precursore (Giovanni Battista), il Battesimo e le tentazioni di Gesù nel deserto. Dopo l’arresto di Giovanni, Gesù si reca in Galilea predicando il vangelo di Dio. Il tema della sua pre-dicazione viene indicato con una frase densissima: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (1,14-15). “Il tempo è compiuto”. L’eco di queste parole ri-suona nella prima sezione del racconto dove Marco presenta la novità di Gesù, lo stupore che la sua persona suscita tra la gente, lo scontro con i rap-presentanti del giudaismo. Con Gesù si entra nei tempi definitivi e non c’è spazio per il compromes-so né per riserve temporali (i primi chiamati non perdono tempo per congedarsi dai familiari, ma su-bito lasciano tutto.1,18-20).“Il regno di Dio è vicino”. Questo tema sarà svi-luppato particolarmente nelle parabole del regno (4,1-34).“Convertitevi e credete al vangelo”. Credere nel senso di affidarsi, significa concretamente cammi-nare dietro Gesù, sulla sua strada (8,34-35).Gesù dunque annuncia il regno di Dio, proclama la bella notizia che la volontà salvifica di Dio si è fatta vicina e, conseguentemente, invita a convertirsi e a credere al vangelo che Egli annuncia; d’altro canto rende manifesto con le sue opere l’intervento po-tente di Dio a favore del popolo afflitto.L’interesse primario del racconto marciano verte indubbiamente su Gesù, sulla rivelazione del suo mistero. Fin dall’inizio ci è detto che Egli è il Mes-sia, (“l’Unto”, significato letterale di Christos), il Figlio amato del Padre. L’unzione messianica av-viene nel contesto del Battesimo. In tutto il raccon-to di Marco colpisce la forte tensione dell’incalzare della domanda sull’identità di Gesù e la reticenza nella risposta, a cominciare dal silenzio imposto ai demoni (1,24-25; 3,11-12) e dalla proibizione ai miracolati di dare pubblica notizia delle guari-gioni, fino alla severa ingiunzione ai discepoli di non parlare di lui a nessuno (8,30). Questa ten-sione tra rivelazione e nascondimento costituisce il “segreto messianico”. Marco sembra preoccupato che l’identità del Maestro possa essere fraintesa e

    soffocata da attese troppo umane o teorizzazioni troppo facili. Chi sia Gesù lo rivela la sua vita, il suo concreto cammino storico, fatto di obbedienza al Padre; lo rivela la croce.Non a caso, lungo il cammino, al centro di tutto il racconto (8,27-9,13), si trovano collegate le tre qualifiche fondamentali della teologia marciana: Messia, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio. Marco è l’evangelista che ci presenta il Gesù più sconcertante: che agisce in modo perfettamente umano, che mangia, dorme, si irrita, si commuo-ve profondamente, che viene giudicato, anche dai suoi parenti, come un tipo piuttosto strano, che non vuole essere chiamato buono e che non fa al-cun miracolo a Nazareth. Da questa umanità tanto vicina alla nostra traluce, però, il bagliore che noi oggi chiamiamo divinità, ma che per gli apostoli era un problema, un mistero, il segreto di Gesù.Marco ci presenta Gesù sempre in movimento che predica, opera miracoli, risponde alle critiche, inse-gna, si rivela sempre di più e annuncia la salvezza. Nel suo cammino entra in rapporto con i demoni (che sono gli esseri che dimostrano di conoscer-lo meglio) e con varie persone tra cui: gli scribi, i farisei, i discepoli (che si trovano in una condizione più privilegiata rispetto agli altri, ma anche per loro si dice che non capiscono) e poi le folle cui Gesù non si rivela mai direttamente, ma ha pietà per tut-ti e ascolta le loro preghiere. Le folle lo seguono sempre più numerose e vanno da Lui per essere guarite e toccarlo; a loro Gesù, più che mostrarsi apertamente, si lascia intuire attraverso le sue ope-re straordinarie. Nelle folle non ci sono né ricchi né potenti; questi sono sempre separati, chiusi nella loro arroganza, nelle loro certezze, nei loro privilegi: sono “duri di cuore” quindi ciechi spiritualmente. Gesù ci si presenta come un Maestro non approvato dal “mondo”, anzi in opposizione al “mondo”.Poniamoci nella sequela di Gesù accompagnando-ci con il Vangelo secondo Marco; immergiamoci in queste folle composte di povera e piccola gente, di miseri, di poveri, di alienati sia dell’avere, che del potere e del sapere. Sediamoci con Lui al banchet-to, godiamo della Sua presenza, affratelliamoci con tutti gli altri invitati che hanno risposto afferma-tivamente, sforziamoci di incontrarlo, facciamoci meravigliare da quello che dice, anche se non com-prendiamo, manteniamo la fiducia (la rivelazione è progressiva), seguiamolo!Solo colui che crede al vangelo e segue Gesù è aperto alla luce e riceve il dono del mistero del regno di Dio, che è Gesù stesso.

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