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LA NUOVA STRUTTURA DELLE RELAZIONE TRA IMPRENDITORE AGRICOLO E SISTEMA CREDITIZIO: UNANALISI SINTETICA DEL MERITO CREDITIZIO DELLE AZIENDE AGRICOLE ITALIANE ATTRAVERSO LE INFORMAZIONE DELLA RETE DI INFORMAZIONE CONTABILE AGRICOLA (RICA). Felice Adinolfi 1 e Fabian Capitanio 2 Introduzione Le profonde evoluzioni di cui sono stati protagonisti i sistemi agricoli negli ultimi anni hanno sollecitato una crescente attenzione da parte degli operatori e dei policy maker al tema dell’accesso al capitale di rischio. Lo scenario di riferimento per l’agricoltore europeo è profondamente mutato; il nuovo paradigma che sottende l’intervento pubblico a favore del settore agricolo sta conducendo ad una progressiva riduzione dei livelli di protezione accordati all’imprenditore agricolo ed a cambiamenti sostanziali nella natura, nelle finalità e nelle modalità di accesso al sostegno diretto, oggi ancorato alla produzione di esternalità positive e sempre più associato alla dimensione territoriale dell’intervento, più che a quella settoriale. Parallelamente, anche in ragione del nuovo protagonismo, sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, assunto da alcuni grandi paesi, quali Brasile, Cina e India, i mercati hanno registrato una significativa intensificazione degli scambi ed un considerevole aumento dei volumi commercializzati. Ciò ha inevitabilmente condotto ad una intensificazione della pressione competitiva e ad un ulteriore incremento dell’esposizione dell’agricoltore al rischio associato all’attività di impresa. In questa prospettiva, con l’ultima revisione che ha accompagnato l’health check, lo stesso percorso riformatore della PAC ha posto grande enfasi sul tema della gestione del rischio in agricoltura, che rappresenta, nei fatti, una delle novità più importanti della proposta giuridica recentemente varata dall’UE. Si tratta di un ambito di riflessione e di intervento che assumerà sempre maggiore importanza e che coinvolge anche gli strumenti e le modalità di accesso al credito. L’uso del credito rappresenta, non solo uno strumento a supporto della sopravvivenza e della crescita dell’impresa, ma anche una importante risorsa per la gestione dei rischi. Infatti, laddove il danno potenziale degli eventi indesiderati è per gli agricoltori limitato, il rischio può essere utilmente affrontato con misure ex-post. La più comune di queste è basata proprio sull’uso del credito o dei risparmi, allo scopo di evitare riduzioni nel livello dei consumi e garantire un adeguato livello del capitale di anticipazione. In questo modo le conseguenze dell’evento dannoso possono essere “spalmate” nel tempo, ed il suo costo è rappresentato dal costo opportunità delle riserve finanziarie che devono essere mobilizzate. Inoltre, i processi evolutivi in atto negli ultimi anni hanno prodotto anche importanti cambiamenti nell’assetto dei sistemi agroalimentari, conducendo ad una progressiva riarticolazione dei rapporti lungo la filiera e al crescente protagonismo della grande distribuzione. In questo rinnovato scenario la sopravvivenza e la crescita dell’impresa agricola necessitano di comportamenti imprenditoriali e dotazioni strutturali, organizzative e finanziarie diversi rispetto al recente passato; all’interno di questa cornice, uno dei temi fondamentali è rappresentato dalla capacità dell’impresa agricola 1 Ricercatore Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Medicina Veterinaria 2 Ricercatore Università degli Studi di Napoli – Federico II, Collaboratore Centro di Portici

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LA NUOVA STRUTTURA DELLE RELAZIONE TRA IMPRENDITORE AGRICOLO E SISTEMA CREDITIZIO: UN’ANALISI SINTETICA DEL MERITO CREDITIZIO DELLE AZIENDE AGRICOLE ITALIANE ATTRAVERSO LE INFORMAZIONE DELLA RETE DI INFORMAZIONE CONTABILE AGRICOLA (RICA).

Felice Adinolfi1 e Fabian Capitanio2 Introduzione Le profonde evoluzioni di cui sono stati protagonisti i sistemi agricoli negli ultimi anni hanno sollecitato una crescente attenzione da parte degli operatori e dei policy maker al tema dell’accesso al capitale di rischio. Lo scenario di riferimento per l’agricoltore europeo è profondamente mutato; il nuovo paradigma che sottende l’intervento pubblico a favore del settore agricolo sta conducendo ad una progressiva riduzione dei livelli di protezione accordati all’imprenditore agricolo ed a cambiamenti sostanziali nella natura, nelle finalità e nelle modalità di accesso al sostegno diretto, oggi ancorato alla produzione di esternalità positive e sempre più associato alla dimensione territoriale dell’intervento, più che a quella settoriale. Parallelamente, anche in ragione del nuovo protagonismo, sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, assunto da alcuni grandi paesi, quali Brasile, Cina e India, i mercati hanno registrato una significativa intensificazione degli scambi ed un considerevole aumento dei volumi commercializzati. Ciò ha inevitabilmente condotto ad una intensificazione della pressione competitiva e ad un ulteriore incremento dell’esposizione dell’agricoltore al rischio associato all’attività di impresa. In questa prospettiva, con l’ultima revisione che ha accompagnato l’health check, lo stesso percorso riformatore della PAC ha posto grande enfasi sul tema della gestione del rischio in agricoltura, che rappresenta, nei fatti, una delle novità più importanti della proposta giuridica recentemente varata dall’UE. Si tratta di un ambito di riflessione e di intervento che assumerà sempre maggiore importanza e che coinvolge anche gli strumenti e le modalità di accesso al credito. L’uso del credito rappresenta, non solo uno strumento a supporto della sopravvivenza e della crescita dell’impresa, ma anche una importante risorsa per la gestione dei rischi. Infatti, laddove il danno potenziale degli eventi indesiderati è per gli agricoltori limitato, il rischio può essere utilmente affrontato con misure ex-post. La più comune di queste è basata proprio sull’uso del credito o dei risparmi, allo scopo di evitare riduzioni nel livello dei consumi e garantire un adeguato livello del capitale di anticipazione. In questo modo le conseguenze dell’evento dannoso possono essere “spalmate” nel tempo, ed il suo costo è rappresentato dal costo opportunità delle riserve finanziarie che devono essere mobilizzate. Inoltre, i processi evolutivi in atto negli ultimi anni hanno prodotto anche importanti cambiamenti nell’assetto dei sistemi agroalimentari, conducendo ad una progressiva riarticolazione dei rapporti lungo la filiera e al crescente protagonismo della grande distribuzione. In questo rinnovato scenario la sopravvivenza e la crescita dell’impresa agricola necessitano di comportamenti imprenditoriali e dotazioni strutturali, organizzative e finanziarie diversi rispetto al recente passato; all’interno di questa cornice, uno dei temi fondamentali è rappresentato dalla capacità dell’impresa agricola

1 Ricercatore Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Medicina Veterinaria 2 Ricercatore Università degli Studi di Napoli – Federico II, Collaboratore Centro di Portici

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di accedere ai moderni servizi al credito, la cui disciplina è, peraltro, in questi ultimi anni profondamente mutata. Oggi la possibilità di accedere al capitale di prestito e la disponibilità di prodotti finanziari adeguati rappresentano un fattore imprescindibile per la crescita dell’impresa agricola e in questa direzione un nuovo rilievo assume il rapporto tra banche e impresa agricola. Se nel passato il credito in agricoltura è stato regolato da “regimi speciali” che, promuovendo migliori condizioni di accesso per gli agricoltori, si sono configurati come veri e propri strumenti di politica agraria, oggi con il nuovo Testo Unico3 in materia bancaria e creditizia e l’introduzione delle regole di Basilea 2, la condizione di imprenditore agricolo cessa di fruire di gran parte di quelle norme speciali che hanno consentito di rendere per l’agricoltore scarsamente rilevante il ruolo delle garanzie nei rapporti con il sistema creditizio. Obiettivi del lavoro Il regime speciale di cui ha goduto il credito agricolo ha di fatto considerevolmente ridotto i rischi sia dei beneficiari che degli istituti erogatori, sfavorendo l’acquisizione di competenze organizzative e imprenditoriali strutturate da parte delle imprese e di strumenti e risorse specializzati nella gestione del rischio da parte delle banche. Le innovazioni normative introdotte negli ultimi anni riconfigurano il rapporto tra banche e imprese agricole e il credito agrario diventa un credito di impresa che, pur mantenendo alcune peculiarità, segue la strada della “despecializzazione”, risultando sostanzialmente attenuato lo stesso vincolo di destinazione del credito che caratterizzava la regolamentazione antecedente all’introduzione del Testo Unico in materia bancaria. L’agricoltore è quindi oggi più vicino e condizionato dall’evoluzione del mercato del credito e le sue possibilità di accesso ai capitali di prestito richiedono dotazioni organizzative e finanziarie adeguate, oltre che una maggiore capacità di interlocuzione con il sistema creditizio. In particolare le regole di Basilea 2 richiedono che gli istituti di credito supportino con un adeguato capitale il rischio assunto e opportunamente misurato. Regole maggiormente stringenti in tal senso producono un primo grande effetto che attiene alla necessità degli istituti di credito di ricomporre il proprio attivo a favore di attività meno rischiose, stimolando l’acquisizione di pratiche e strumenti per una più accurata valutazione del rischio associato ai soggetti affidatari. Su questo terreno sarà determinante per le imprese la promozione di flussi informativi chiari e trasparenti verso il sistema bancario che, sulla base del merito creditizio dei soggetti valutati, determinerà le condizioni di accesso al credito. Questo sistema di regole profondamente mutato si innesta in un contesto agricolo nazionale tradizionalmente caratterizzato da un marcato poliformismo strutturale, schiacciato, soprattutto nelle aree meridionali, verso dotazioni strutturali ed organizzative modeste. Questo produce una diffusa difficoltà ad accedere a servizi avanzati, spesso anche a causa di modeste risorse in termini di beni relazionali. Il presente lavoro ha lo scopo di fornire un quadro di insieme sulla capacità attuali delle aziende agricole italiane di accedere al mercato del credito, utilizzando il patrimonio informativo della Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA), gestita, in Italia,

3 DLgs n.385/1993.

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dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA), relativamente agli anni 2004, 2005 e 2006. Sulla scorta di precedenti esperienze che hanno dato vita alla definizione dei primi sistemi di rating per le aziende agricole, sollecitate anche dalla necessità di favorire il ruolo del credito nell’accesso ai fondi per lo sviluppo rurale per il periodo 2007 – 2013, in questo lavoro si è preso a riferimento un modello probabilistico di default standard, al fine di formulare un giudizio di sintesi sul merito creditizio (rating) delle aziende agricole italiane, basato sui valori medi delle circa 15000 aziende del campione RICA per i differenti anni considerati. Di seguito si riportano alcune tra le principali caratterizzazioni della realtà indagata. Figura 1- Distribuzione del campione (%) per ordinamento tecnico economico (OTE) –

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5,00

10,00

15,00

20,00

25,00

30,00

Sem

inativi

Orto

floric

olo

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Policoltu

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Polialle

vam

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Misto

Colt.-

Alle

v.

Figura 2 – Distribuzione del campione (%) per dimensione economica (UDE)

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50,00

Micro

Piccole

Medie

Grandi

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Figura 3 –Ripartizione geografica (%) del campione

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1,00

2,00

3,00

4,00

5,00

6,00

7,00

8,00

9,00

Val

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osta

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degn

a

Numerosità regionale %

Numerosità regionale %

Metodologia e dati utilizzati Il tema della gestione del rischio di insolvenza ha assunto un rilievo straordinario a partire dalle prime crisi che hanno investito il sistema creditizio a partire dai primi anni '90 che hanno colpito colossi bancari come il Credit Lyonnaise o le "Saving and Loans Association" statunitensi. Così si è sviluppato nel corso di questi anni una riflessione approfondita sugli strumenti di valutazione e gestione del rischio disponibili per gli istituti creditizi. Le istituzioni internazionali, ed in primo luogo il Comitato di Basilea, si sono prodigate nella ricerca di misure che fossero in grado di prevenire, o quanto meno limitare, il ripetersi di crisi così disastrose che producono riflessi significativi in termini di costi collettivi. Si è arrivati così al Nuovo Accordo sul capitale, emanato nel gennaio 2001, in cui si prevede l'adozione di modelli di rating interni, derivati dalla combinazione tra valutazioni di tipo qualitativo, fornite dagli analisti e di tipo quantitativo, risultanti dall’applicazione di modelli statistico-matematici. La valutazione di un’impresa passa attraverso l’analisi di alcuni valori fondamentali in grado di descrivere la capacità dell’azienda di generare un’adeguata redditività, un contenuto livello di indebitamento ed una idonea copertura dei fabbisogni di capitale e l’attribuzione del rating consiste proprio nella formulazione di un giudizio sintetico sul merito creditizio dell’impresa, che consente di collocare la stessa all’interno di una classificazione definita ex ante. La formulazione del giudizio dipende in misura preponderante da elementi quantitativi che attengono la rilevazione delle performance aziendali e la sua solidità patrimoniale, e in misura minore da valutazioni qualitative il cui peso può essere più o meno rilevante in relazione al livello di conoscenza che la banca ha dell’impresa.

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Ai fini dell’attribuzione di giudizi sul merito creditizio delle aziende agricole italiane in questo lavoro è stato utilizzato il metodo dell’EM Score di Altman4, uno degli indici di rating più diffusi, il cui algoritmo è utilizzato a base della valutazione da molte agenzie di rating5. L’uso dell’EM-Score di Altman consente di valutare in linea generale lo stato di affidabilità delle aziende osservate utilizzando valori desunti dai bilanci. Così, nel solco di altre esperienze in atto6, è stato definito un quadro di riferimento rappresentativo del merito creditizio espresso dalla realtà agricola nazionale. Nello specifico, le variabili necessarie per il calcolo dell' EM Score di Altman, la cui formula è di seguito riportata, sono state ricavate dalla riorganizzazione dei dati contabili rilevati nell’ambito del campione statistico RICA, all’interno di uno schema di bilancio riclassificato.

EMScore = 3.25+6.56 (C/K) + 3.26 (U/K) + 6.72 (RO/K) + 1.05 (PN/PT)

Dove, C = capitale circolante, K = capitale investito, U = utili non distribuiti, RO = risultato operativo, PN = patrimonio netto, PT = passività totali

L’applicazione dell' EM Score di Altman restituisce un valore finale compreso tra 0 e 30 che, attraverso l’inserimento in una classifica di riferimento, consente di attribuire il rating all’azienda esaminata. La classificazione presa a riferimento utilizza la matrice classica adottata da Standard & Poor’s (20 classi di riferimento con voto espresso in lettere), ed è stata ulteriormente aggregata in tre aree di affidabilità (Sicurezza, Vulnerabilità, Rischiosità), mutuate dal progetto Crea7. Ad ogni intervallo dello score sono così associate diverse classi di Rating, l’intervallo di probabilità di default (PD) e l’area sintetica di affidabilità.

4 Elaborato, insieme allo z-score, dal Prof. Edward Altman 5 In particolare Standards & Poor's e Fitch IBCA 6 Ci si riferisce in particolare al progetto Crea della Regione Emilia Romagna, che sulla base delle informazioni contenute nella RICA ha organizzato un sistema di riferimento per il rating delle aziende aricole regionali 7Il sistema agro-alimentare dell’Emilia-Romagna, Rpporto 2007, a cura di Roberto Fanfani e Renato Pieri

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Tabella 1: EM Score di Altman: valori, classi di Rating, intervalli di PD e aree di affidabilità

EM Score di Altman RATING Intervalli PD Area di Affidabilità EM> 8,15 AAA 0% - 0,25%

8,14<EM<7,60 AA+ 0,25% - 0,37% 7,59<EM<7,30 AA 0,37% - 0,43% 7,29<EM<7,00 AA- 0,43% - 0,50% 6,99<EM<6,85 A+ 0,50% - 0,62% 6,84<EM<6,65 A 0,62% - 0,79% 6,64<EM<6,40 A- 0,79% - 1,00% 6,39<EM<6,25 BBB+ 1,00% - 1,19% 6,24<EM<5,85 BBB 1,19% - 1,73% 5,84<EM<5,65 BBB- 1,73% - 2,00%

SICUREZZA

5,64<EM<5,25 BB+ 2,00% - 2,90% 5,24<EM<4,95 BB 2,90% - 3,56% 4,94<EM<4,75 BB- 3,56% - 4,00%

VULNERABILITA'

4,74<EM<4,50 B+ 4,00% - 5,48% 4,49<EM<4,15 B 5,48% - 7,59% 4,14<EM<3,75 B- 7,59% - 10,00% 3,74<EM<3,20 CCC+ 10,00% - 20,96% 3,19<EM<2,50 CCC 20,96% - 34,97% 2,49<EM<1,75 CCC- 34,97% - 50,00%

EM<1,74 D > 50,00%

RISCHIOSITA'

L’EM Score di Altman è stato così applicato al campione RICA, stratificato per OTE, classe di UDE e ripartizione geografica, per gli anni 2004, 2005 e 2006 e, al fine approfondire l’analisi in chiave dinamica, è stato osservato il comportamento di un campione di 8145 aziende costante nei tre anni considerati. I risultati L’applicazione dell’EM Score di Altman evidenzia in primo luogo come la distribuzione delle aziende per classi di rating sia sbilanciata verso l’area della vulnerabilità (classi BB+ fino a BB-), centrale rispetto al sistema di classificazione utilizzato, disegnando una distribuzione gaussiana normale con una leggera asimmetria negativa.

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Figura 4: Distribuzione delle aziende per classe di Rating

4,3

2,31,7

2,31,6

2,5

3,6

2,6

8,6

6,0

14,213,6

9,4

10,8

10,0

3,9

1,4

0,50,2 0,4

0

2

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6

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10

12

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16

AAAAA+AAAA-A+ A A

-

BBB+BBB

BBB-

BB+

BB BB-B+ B B

-

CCC+CCC

CCC- D

Distribuzione aziende per classe di Rating

Una importante indicazione viene comunque dalla quota significativa di aziende che si collocano nelle classi di rischio associate all’area della sicurezza. Si tratta di una quota che comprende il 35.66% delle aziende agricole italiane e che coinvolge soprattutto la classe di UDE compresa tra 6 e 78, con un valore pari al 48.4% del totale (Tabella 2). In questo senso, l’attribuzione del rating rileva una forte concentrazione delle piccolissime imprese nelle aree della vulnerabilità e una maggiore presenza nell’area della sicurezza delle medie e, soprattutto, grandi imprese (Figura 5).

Tabella 2 – Ripartzione per classe di UDE tra le aree di rischio

Micro Piccole Medie Grandi

Sicurezza 18,9 30,7 36,4 48,4

Vulnerabilità 24,7 38,7 38,0 31,4

Rischiosità 56,3 30,6 25,6 20,2

8 Abbiamo considerato, seguendo la nuova contabilizzazione, come imprese micro quelle inferiori a 1 UDE, come piccole quelle comprese tra 2 e 3 UDE, medie quelle comprese tra 4 e 5 UDE e quelle grandi tra 6 e 7 UDE (rispettivamente, per la vecchia contabilizzazione, micro <2UDE; piccole comprese tra 2 e 8 UDE; medie tra 8 e 40 UDE; grandi oltre le 40 UDE).

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Figura 5 – Distribuzione delle aziende per gruppi di dimensione economica

0,0

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30,0

40,0

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60,0

Micro Piccole Medie Grandi

Distribuzione EMScore agricolo per UDE

Sicurezza Vulnerabilità Rischiosità

Riguardo all’indirizzo produttivo, l’analisi rileva come gli OTE con maggiori quote di aziende nell’area della sicurezza siano quelli ortofloricolo (51,64%), granivoro (47,46%), arboreo (42,93%) ed erbicolo (41,04%). Risulta al contrario critica la distribuzione per classi di rischio dei seminativi dove le aziende in area di rischiosità risultano pari al 46,21% (Figura 6).

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Figura 6 –Ripartizione per OTE tra le aree di rischio

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20,00

30,00

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50,00

60,00

Seminativi Ortofl. Arboreo Erbicolo Granivoro Policolt. Poliallev. Misto

Colt.-Allev.

Classe Rating per OTE

sicurezza vulnerabilità rischiosità

Per quanto concerne la distribuzione geografica, il Mezzogiorno risulta essere caratterizzato dalla maggiore concentrazione delle aziende agricole nelle classi di rating più elevate, mentre, all’opposto, quelle del settentrione si caratterizzano per una forte presenza di aziende nella coda di sinistra della distribuzione, associata alle aree di minore affidabilità (Figura 7).

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Figura 7 – Distribuzione delle aziende per area geografica

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

14,00

16,00

AAA AA A+ A- BBB BB+ BB- B CCC+ CCC-

Numerosità per classe EMScore Agricolo per area geografica

Nord Centro Sud

La distribuzione delle aziende per classi di rischio e di SAU evidenzia, inoltre, come il parametro della patrimonializzazione (che per le aziende agricole coincide in larga parte con il valore fondiario) giochi un ruolo fondamentale nell’atribuzione dello score aziendale.

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Figura 8 – Distribuzione delle aziende per classe di SAU

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1 2 3 4 5

classe SAU

Classe rating per classe SAU

sicurezza

vulnerabilità

rischiosità

In linea generale l’analisi del legame tra caratterizzazioni aziendali e score di Altman mette, infatti, in rilievo l’importanza rivestita dalla variabile “patrimonio” nell’attribuzione dello score aziendale e nella conseguente attribuzione della classe di rischio. Ciò conferma la necessità evidenziata in altre esperienze di un utilizzo più cauto di parametri classici, come l’EM Score di Altman per la valutazione delle aziende appartenenti al settore agricolo9, sollecitando l’opportunità di costruire un indice specifico per le imprese del settore primario. Ovviamente una elevata patrimonializzazione di una azienda rappresenta, nei fatti, la migliore garanzia per gli istituti creditizi ma, laddove il capitale di rischio vuole e deve essere uno strumento premiante per la gestione del rischio di impresa e della capacità imprenditoriale, il pericolo che si corre utilizzando un parametro come l’EMscore di Altman è quello di escludere le aziende più dinamiche e più inserite nell’attuale sistema di competizione globale sui mercati. Una lettura che trova riscontro anche nel dato della distribuzione geografica del rischio, che mette in luce una maggiore esposizione per le aziende del nord rispetto al resto del paese, a fronte di performance gestionali che invece risultano al contrario migliori nelle aree settentrionali . Un risultato che sembrerebbe confermare l’esistenza di un problema di bassa premialità dell’EM Score di Altman per le aziende che si indebitano e che si ristrutturano, ovvero, di un giudizio di valore che potrebbe rivelarsi inadeguato soprattutto laddove l’elevata patrimonializzazione è il risultato di rendite in parte improduttive, ereditate dal sistema di incentivi del passato. Se infatti si approfondisce la lettura dei bilanci aziendali emerge come i modelli di impresa più dinamici, con maggiori rapporti con il mercato, maggiore elasticità produttiva, migliore produttività dei fattori, pur trovando collocazione generalemnte all’interno di classi di merito creditizio ricomprese nell’areadell sicurezza (ed in particolare da A a BBB-), risultano penalizzate rispetto a modelli di impresa che, pur caratterizzati da grandi superfici ed elevati volumi produttivi, risultano essere scarsamente integrate con i mercati e con margini unitari spesso modesti in relazione

9 Si fa riferimento al modello di rating messo a punto da ISMEA, in collaborazione con Moody’s KMV

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alla dotazione fattoriale. Si tratta di aziende prevalentemente dedite alla produzione cerealicola e all’allevamento, spesso ubicate nelle regioni meridionali che risultano, per le loro caratteristiche, esposte più di altre ai rischi connessi alle fluttuazioni dei prezzi e al cosidetto rischio istituzionale, che attiene principalmente all’arretramento del sostegno accordato all’agricoltura dalle istituzioni pubbliche. La particolarità del settore agricolo rispetto alla restante parte del tessuto produttivo è, inoltre, confermata dai valori assunti dall’indicatore Indebitamento/Patrimonio Netto. La ridotta percentuale di aziende del settore con tassi di indebitamento superiori al 10% del patrimonio netto denota in tal senso una scarsa attitudine del settore a supportare percorsi di crescita e sviluppo attraverso il ricorso all’indebitamento. Figura 9 – Tasso di indebitamento su patrimonio netto

0

20

40

60

80

100

<10% 10<x<35 35<x<50 50<x<75 >75

indebitamento/patrimonio netto

sicurezza vulnerabilità rischiosità

Passando all’analisi del campione di aziende costante nel triennio 2004 – 2006, un primo elemento che emerge dalla lettura delle migrazioni all’interno delle tre macro aree di merito creditizio è rappresentato dalla generale stabilità del quadro complessivo. Rispetto agli indirizzi produttivi, oltre ad un leggero scivolamento delle aziende a seminativi verso classi inferiori di rating (tabella 4), la situazione dei flussi appare piuttosto stabile. Il dettaglio mette comunque in evidenza la progressiva erosione dello score delle aziende medio piccole considerate10 e, al contrario, dall’avanzamento del merito

10 Classi di UDE da 0 a 3 secondo la nuova classificazione (da meno di 1UDE a 8 UDE secondo la vecchia contabilità).

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creditizio delle strutture di medie e grandi dimensioni11. Risulta, inoltre, interessante notare come alle aziende che nel corso del triennio considerato hanno investito di più in termini relativi, siano associati i flussi migratori più consistenti verso le classi di rating superiori. Il rapporto tra investimernto e parte attiva dello stato patrimoniale evidenzia, infatti, come per le aziende con valori più elevati dell’indicatore considerato, si siano registrati nel periodo 2004 – 2006 saldi migratori a favore delle classi di rating più elevate. Queste aziende sono nella maggior parte dei casi caratterizzate da livelli di indebitamento molto bassi e, di conseguenza, dal ricorso quasi esclusivo alle fonti proprie per sostenere gli investimenti aziendali. Questo oltre a confermare la scarsa propensione all’indebitamento delle aziende agricole potrebbe essere interpretato anche come un segnale della difficoltà di stabilire rapporti organici tra banca e impresa agricola.

Tabella 3 - Migrazioni tra Classi di Rating per gruppi di UDE nel campione costante 2004-06

Sicurezza Vulnerabilità Rischiosità

Micro * 2,31% 3,43%

Piccole * 3,21% 1,79%

Medie * 1,87% 0,98% Sicurezza

Grandi * 0,98% 0,64%

Micro 0,93% * 0,54%

Piccole 1,42% * 1,31%

Medie 2,78% * 1,83% Vulnerabilità

Grandi 3,12% * 1,72%

Micro 0,21% 0,98% *

Piccole 0,93% 1,21% *

Medie 1,11% 2,53% * Rischiosità

Grandi 0,94% 4,12% *

11 Classe di UDE da 4 a 7; superiori a 8 UDE secondo la vecchia contabilità.

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Tabella 4 - Migrazioni tra Classi di Rating per gruppi di OTE nel campione costante 2004-06

Sicurezza Vulnerabilità Rischiosità

Seminativi * 4,48% 1,78%

Ortofloricolo * 0,98% 0,85%

Arboreo * 0,34% 0,72%

Erbicolo * 3,89% 1,36%

Granivoro * 0,89% 0,63%

Policolturale * 0,76% 0,48%

Poliallevamento * 0,54% 0,61%

Sicurezza

Misto Colt.-Allev. * 0,87% 0,47%

Seminativi 1,79% * 2,12%

Ortofloricolo 2,34% * 1,12%

Arboreo 4,63% * 1,67%

Erbicolo 1,98% * 0,98%

Granivoro 1,11% * 0,78%

Policolturale 1,34% * 0,65%

Poliallevamento 1,46% * 1,21%

Vulnerabilità

Misto Colt.-Allev. 0.98% * 1,53%

Seminativi 0,93% 1,89% *

Ortofloricolo 1,32% 2,21% *

Arboreo 1,65% 2,54% *

Erbicolo 0,87% 3,11% *

Granivoro 1,27% 1,78% *

Policolturale 0,95% 1,43% *

Poliallevamento 1,08% 1,21% *

Rischiosità

Misto Colt.-Allev. 1,07% 1,78% *

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Tabella 5 - Migrazioni tra Classi di Rating per % investimenti/attivo SP nel campione costante 2004-06

Sicurezza Vulnerabilità Rischiosità

<10% * 3,41% 4,23%

10%<x<35% * 3,81% 3,72%

35%<x<50% * 2,37% 1,98%

50%<x<75% 1,11% 1,02%

Sicurezza

>75% * 0,98% 0,64%

<10% 0,85% * 2,73%

10%<x<35% 1.08% * 2,15%

35%<x<50% 2,13% * 1,89%

50%<x<75% 2,76% 1,08%

Vulnerabilità

>75% 3,98% * 0,74%

<10% 0,14% 0,78% *

10%<x<35% 0,63% 1,43% *

35%<x<50% 0,98% 2,68% *

50%<x<75% 1,06% 3.21%

Rischiosità

>75% 1,94% 3,97% * Considerazioni conclusive Il tema della valutazione del rischio di impresa è oggi di preminente interesse per il settore agricolo, sia in virtù di un profondo processo di trasformazione che sta investendo i mercati finanziari nazionali ed internazionali, sia in relazione alle dinamiche che interessano nello specifico il settore. Il mutamento del quadro istituzionale, la nuova organizzazione dei mercati e delle filiere, insieme all’intensificarsi delle spinte competitive definiscono una situazione nuova per gli operatori del settore, in cui l’esigenza di investimenti materiali e immateriali è ineludibile per garantire la crescita e la rigenerazione, nel tempo, delle strutture agricole. In quest’ottica il ricorso al credito rappresenta uno strumento indispensabile per le imprese agricole. La maggiore esposizione al rischio di mercato e le nuove regole che hanno modificato le condizioni di accesso al credito per gli agricoltori rendono, però, questa opzione meno facile che in passato e lo stesso dato, scaturito dall’analisi, relativo allo scarso ricorso all’indebitamento da parte delle aziende agricole evidenzia la necessità, in molte strutture, di riorganizzare gli assetti e le funzioni gestionali. La nuova configurazione del rapporto banca – impresa, inoltre, sarà segnata da una progressiva spersonalizzazione, dove il peso della cosiddetta banking relationship nella concessione del credito si ridurrà, per far posto ad un maggior rilievo delle variabili di bilancio. Infatti, pur rimanendo significativa, la componente intangibile del rating aziendale (sintesi delle valutazioni di natura qualitativa) peserà sullo score finale non più del 10 – 15% (Crivellaro 2008). Capitalizzazione e redditività, quindi, rappresenteranno gli elementi fondamentali per accedere al credito e contenerne il costo.

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Questo implicherà per l’imprtesa la necessità di assicurare flussi informativi dettagliati e trasparenti, basati su rigidi principi contabili, condizione oggi non garantita da una quota rilevante di aziende. L’analisi effettuata suggerisce, infine, la necessità di proseguire nelle esperienze già avviate, finalizzate alla realizzazione di sistemi di valutazione calibrati sulle reali caratterizzazioni del settore primario. I metodi classici di attribuzione del merito creditizio, in ragione dell’elevato grado di patrimonializzazione generalmente associato alle aziende agricole, restituiscono score generalmente elevati e sovrastimati rispetto alle reali condizioni di equilibrio economico e patrimoniale delle aziende stesse, determinando, di conseguenza, un basso rischio di default per gran parte delle strutture imprenditoriali12. Bibliografia Altman, E. e Haldeman, R.: " Corporate credit-scoring models: approaches and tests for successful implementation", Journal of Commercial Lending, Vol.77, n.9, 1995, pp. 10-22. Appetiti, S. : "L' analisi discriminante e la valutazione della fragilità finanziaria delle imprese", 1985. Basel Committee on Banking Supervision, (2004), “International Convergence of Capital Measurement and Capital Standards: a Revised Framework”, Giugno 2004 Crivellaro P: “ Il nuovo rapporto banche e imprese agricole: dal conflitto alla partnership”, in Il nuovo credito Bancario alle imprese agricole, Ed agricole, Milano 2008 De Luca, A.: "Il credit-scoring supporto decisionale per la concessione del credito", Credito Popolare, Vol.5, n.3, 1998, pp. 409-424. Frattini, F. e Mantoan, M. :"Credit scoring e sistemi esperti nella valutazione del merito di credito", 1991. Latini, P.F. :"I modelli per la determinazione dei rischi di credito: soluzioni operative e possibili evoluzioni per l'applicazione ad operazioni di merchant banking", Mondo Bancario, n.3, anno 41, pp.11-31. Lucarelli C.: “Dal credito agrario per l’agricoltore alla finanza per limprenditore agricolo”, Agriregionieuropa, anno II, n.4, 2006 Mester, L. J.: "What s the point of credit-scoring?", Business Review- FRB Philadelphia, 1997, pp. 3-16. Mignani, S. :"La scelta delle variabili nell' analisi discriminante: una verifica empirica del metodo stepwise fondato sui tassi d' errore", 1992. Fanfani, R. e Pieri R.: “Il sistema agro-alimentare dell’Emilia-Romagna”, Rapporto 2007, a cura di. Sadocchi, S. :"Manuale di analisi statistica multivariata", Franco Angeli, Milano, 1990. Szego, G, :"Il controllo del rischio creditizio", Il rischio creditizio.Misura e Controllo, Utet libreria, Torino, 1999. Tagliavini, G. : "La valutazione del merito creditizio nei prestiti personali e nel credito al consumo", Risparmio, Vol.36, n.2, 1998, pp.277-342. Varetto, F.: "Il sistema di diagnosi dei rischi di insolvenza della centrale dei bilanci", Bancaria editrice, Roma, 1990.

12 M. Core, G. Magagnali, 2008.

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Varetto, F. :"Metodi di prevenzione delle insolvenze: un' analisi comparata", 1999, pp. 178-301. Venceslai G.: “L’evoluzione della disciplina sul capitale bancario e le garanzie pubbliche in agricoltura”, in Il nuovo credito Bancario alle imprese agricole, Ed agricole, Milano 2008