LA NESTLÉ: COS’È REALMENTE? Introduzione e storia aziendali/Colasante...3 suoi 150 di storia...
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LA NESTLÉ: COS’È REALMENTE?
A cura di Martina Colasante
Rebecca Rossetti
A.A: 2015/2016
Introduzione e storia
La Nestlé è una delle più grandi multinazionali del settore alimentare, se non la
più grande. Ha sede a Vevey, in Svizzera, è stata fondata nel 1866 dal
farmacista di origine tedesca Henri Nestlé. L’azienda si definisce “Leader
mondiale in Salute e Benessere”, ma siamo sicuri sia davvero così?
Tutto ebbe inizio nel 1860 quando Henri Nestlè sviluppò la Farine Lactèe Henri
Nestlè (farina lattea), una miscela di latte vaccino, zucchero e farina di grano.
Questo alimento era destinato ai neonati che non potevano essere nutriti al seno,
e lo scopo era quello di ridurre l’elevato tasso di mortalità di neonati intolleranti
al latte materno.
La Farine Lactèe Henri Nestlè (farina lattea)
salvò la vita di un bambino e fu presto venduta in
tutta Europa.
Nel 1866 fu quindi fondata ufficialmente la
Nestlè che con il tempo è diventata una delle più
conosciute multinazionali al mondo. In pochi
anni ebbe una grandiosa crescita. Venne costruita
una rete di agenti e importatori che, tra il 1870 e
il 1880, rese disponibile il suo prodotto in
Europa, Australia, Sud America, Egitto, Russia,
Messico e Indonesia.
Nel 1905, la Nestlé si fuse con la Anglo-Swiss
Condensed Milk Company, (azienda con la quale
in precedenza si era instaurata una fortissima
concorrenza) dando il via ad una vertiginosa
crescita che portò questa società a possedere fabbriche negli Stati Uniti, in Gran
Bretagna, in Germania e in Spagna e aumentando la produzione di prodotti a
base di latte condensato.
All’inizio della Prima Guerra Mondiale crebbe la richiesta di prodotti
caseari e la produzione della Nestlé raddoppiò.
Dopo la fine del conflitto il mercato caseario tornò a normalizzarsi e gran parte
dei consumatori tornarono a preferire il latte fresco a quello in polvere o a lunga
conservazione. Per tutta risposta la Nestlé cambiò la propria linea aziendale ed
iniziò ad espandersi nel settore della produzione del famosissimo cioccolato
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che tutt’oggi rimane la seconda attività più importante dell’azienda Nel 1929
avvenne la seconda grande fusione, con l’azienda di Daniel Peter, inventore nel
1882 del cioccolato al latte, e di Alexandre Cailler e Charles Amédée Kohler.
Tuttora in termini di profitti la produzione di cioccolato è la seconda attività
più importante.
Nei primi anni '30 il governo Brasiliano decise di rivolgersi alla Nestlé per
affrontare l’eccedenza di caffè, ma l’avvento della Seconda guerra mondiale
portò un calo repentino dei profitti dell’azienda (dai 20 milioni di dollari del
1938 ai 6 milioni del 1939). Per sopperire a queste perdite furono realizzate
nuove fabbriche in molti paesi in via di sviluppo, ad
esempio in America Latina. Nel 1938 iniziò la produzione
dell’ormai famosissimo Nescafé e la sua precoce
distribuzione negli Stati Uniti fu fondamentale per la
diffusione di questo prodotto: nel 1942, quando l'esercito
americano iniziò ad intervenire in tutto il mondo, nella
“Razione K” di ogni soldato entrò a far parte questo
prodotto così facile da preparare. Negli anni del
dopoguerra diventò la base della colazione di milioni di
persone, soprattutto grazie alla pubblicità. Oggi il Nescafé
è uno dei prodotti maggiormente conosciuti ed utilizzati
nel mondo.
Ma il boom economico per la società arrivò con la fine
del secondo conflitto mondiale. Negli anni seguirono
altre importanti acquisizioni, a partire da quella nel 1947
del gruppo Maggi (azienda produttrice di condimenti e
zuppe).
Crosse & Blackwell (1950), Glaces Gervais (1960),
Findus (1963), Libby's (1971) e Stouffer's (1973).
Nel 1974, con lo scopo di diversificare l’attività, fu
realizzato un accordo di condivisione dei profitti con
L'Oréal, di cui Nestlè divenne il principale azionista, e
portò la società ad espandersi ancora di più al di fuori del settore alimentare,
espansione che continuò con l’acquisizione degli Alcon Laboratories.
Nel 1984 venne acquisito un gigante dell'industria alimentare statunitense, la
Carnation.
Negli anni successivi avvennero nuove importanti acquisizioni: Sanpellegrino
(1997), Spillers Petfoods (1998), Ralston Purina (2002), dalla cui unione è nata
Nestlé Purina PetCare Dreyer's (2002) e Chef America (2002). Nel 2005,
alcune accuse portarono la Nestlé a ritirare dalla produzione alcuni tipi di latte
in polvere. La società però seppe riprendersi a tal punto che oggi festeggia i
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suoi 150 di storia come una delle più importanti multinazionali che oggi
conosciamo. A distanza di anni la sua sede è ancora in Svizzera a Vevey, dove
tutto ha avuto inizio. Ad oggi la Nestlé ha un impero alimentare di 8000 marchi,
è presente in oltre 86 Paesi, con ben 333.000 dipendenti ed una vendita
quotidiana di oltre 1 miliardo di prodotti.
Le accuse
Alla base di questo impero ci sono tuttavia problematiche inerenti ad alcune
accuse mosse alla multinazionale.
Speculazioni sulla commercializzazione dell’acqua.
La multinazionale svizzera è il numero uno
mondiale nel mercato dell’acqua in bottiglia e,
per procurarsi la materia prima, compra nel
mondo delle
concessioni di prelievo
e delle sorgenti
privatizzate quantità
enormi di acqua. Le
conseguenze per le regioni circostanti vengono
dichiarate catastrofiche, gli equilibri ecologici vengono
Principali Marchi
Acque minerali e Bevande
Claudia, Giara, Giulia, Levissima, Limpia, Lora Recoaro, Panna, Pejo, Perrier, Pra Castello, San Bernardo, San Pellegrino, Sandalia, Tione, Ulmeta, Vera, Acqua Brillante Recoaro, Batik, Beltè, Chinò, Gingerino Recoaro, Mirage, Nestea, One-o-one, San Pellegrino
Dolci, cereali e cioccolata
Le ore liete, Cheerios, Chocapic, Fibre 1, Fitness, Kix, Trio, Kit Kat, Lion, Motta, Alemagna, Baci, Cioccoblocco, Galak, Perugina, Smarties, After Eight, Fruit Joy, The Willy Wonka Candy Company
Gelati Motta Gelati, Antica Gelateria del Corso, Peters, La Cremeria
Caffè, cacao e bevande solubili
Cacao Perugina, Nescafè, Malto Kneipp, Orzoro, Nesquik, Nespresso
Prodotti freschi, surgelati, cibi pronti
Vismara, Mare fresco, Surgela, La Valle degli Orti, Buitoni, Condipasta, Condiriso, Berni, La Valle degli Orti, Sveltesse, Maggi
Latticini e yogurt
Formaggi Mio, Fruttolo, Lc1
Alimenti per animali
Friskies, Purina, Gourmet, Beneful, Pro Plan, Mon Petit
Latte in polvere Guigoz, Mio, Nidina, Nestum
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fortemente compromessi. Ciò che viene messo in causa è la manomissione di
un bene comune pagando diritti di licenza quasi ridicoli e guadagnando poi
milioni e milioni. Oltre questo la Nestlé, esattamente come i suoi concorrenti
quali Danone, Pepsi e Coca Cola, conduce una campagna pubblicitaria che
porta il consumatore a pensare all’acqua in bottiglia come un prodotto
nettamente superiore all’acqua di, rubinetto. Nel giugno 2003 è stata depositata
una denuncia contro Poland Spring, un marchio di Nestlé Waters (North
America): questo è accusato di ingannare i consumatori pubblicizzando l’acqua
come proveniente da sorgenti protette e pure al centro delle foreste del Maine,
quando in realtà le sorgenti sono artificiali e di cui almeno una si trova lungo
un parcheggio della strada principale. Siamo davvero sicuri che la qualità delle
acque imbottigliate sia maggiore di quella del rubinetto?
Nel 2015 ci sono stati dei problemi con gli ambientalisti: The Story of Stuff
Project, Courage Campaign Institute e Center for Biological Diversity hanno
intentato una causa contro l’US Forest Service. A quanto pare la Nestlé avrebbe
continuato a imbottigliare milioni di dollari di acqua dalla San Bernardino
National Forest, in una zona al confine con la riserva di indiani Morongo,
nonostante avesse un permesso scaduto 27 anni prima. In particolare le tre
associazioni si riferiscono alla chiusura di un acquedotto (lungo 4 miglia) che
estrae l’acqua dallo Strawberry Creek, nella San Bernardino National Forest,
per imbottigliarla ad Ontario, in California.
La licenza è scaduta nel 1988 ma il sistema di tubazioni rimane attivo e
trasporta circa 257.500 litri di acqua al giorno fuori
dalla San Bernardino National Forest. I californiani
per far fronte ad una siccità senza precedenti stanno
riducendo il consumo di acqua e vorrebbero che la
Nestlè facesse la sua parte; invece la multinazionale
continua a produrre acqua minerale con il marchio
Pure Life per rivenderla in tutto il Nord America. La
popolazione ha cercato, con una petizione, di fermare questo scempio che sta
recando degli ingenti danni alla fauna e alla flora autoctona. D’altra parte la
Nestlé sostiene che il suo permesso è valido e che utilizza meno dell’1% della
fornitura totale di acqua della California per le sue operazioni di
imbottigliamento.
Lo stesso problema si sta verificando anche in Pakistan dove sono stati scavati
pozzi per estrarre l’acqua che poi viene imbottigliata e venduta, privando però
la popolazione autoctona di questo bene comune. D’altro canto la Nestlé si
difende dichiarando di aver costruito degli impianti di filtraggio che offrono
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acqua potabile a 10.000 persone (anche se non è possibile visitarli). Questa
storia è stata raccontata da un regista svizzero, Urs Schnell e dal giornalista Res
Gehriger, nel documentario "Bottled Life", premiato nel 2013 a Berlino. Nel
film si contesta (in particolare con riferimento agli Stati Uniti) la vantata eco
sostenibilità della Nestlé, per quanto riguarda l'estrazione ed il commercio di
acqua. Il regista afferma che ogni anno la società pompa milioni e milioni di
metri cubi d'acqua, in diversi Stati, per poi trasportarla con delle cisterne in tre
cittadine del Maine, dove viene imbottigliata. Eppure, fuori dalla riserva degli
indiani Morongo, gli abitanti si lamentano della cattiva qualità dell’acqua
corrente e del fatto che più volte, nel corso della giornata, viene a mancare. Per
non parlare del fatto che il giornalista ha visitato le zone dove è stato installato
il depuratore in Pakistan e si è reso conto che tutt’ora non funziona bene e che
la scarsità dell’acqua si fa ancora sentire. Fatto sta che secondo uno studio
dell’United Nations Comitee on Economic, Social and Cultural Rights, oggi in
Pakistan il 44% della popolazione non ha ancora accesso ad acqua potabile e
sicura; si arriva ad una percentuale del 76.5%, nella popolazione delle aree
rurali. Stando ad i dati che vengono aggiornati grazie a degli studi in continua
attività, ogni anno in Pakistan muoiono più di 200.000 bambini a causa della
dissenteria e l’accesso alle proprie falde sotterranee è la sola possibilità per le
persone per avere acqua sicura.
Latte in polvere
Nel corso degli anni la Nestlé è stata oggetto di molte critiche e polemiche; è
anche stata messa a punto una campagna di
boicottaggio dell’azienda, soprattutto per la
pubblicità irresponsabile del latte in polvere.
Unicef e OMS hanno redatto il Codice Internazionale
che si applica ai sostituti del latte materno. Nel
preambolo del Codice si recita “Inappropriate
pratiche nutritive portano alla malnutrizione
infantile, alla malattia e alla mortalità in tutti i Paesi,
e pratiche improprie nel marketing di sostituti del
latte materno possono contribuire a questi gravi
problemi di salute pubblica.” Inoltre le etichette dei
prodotti devono portare tutte le indicazioni necessarie per l’uso appropriato e
soprattutto non deve esserci nessuna forma di promozione al pubblico: nessuna
pubblicità nei punti vendita e nessuna distribuzione di campioni gratuiti. In
alcun modo devono essere elargiti alle madri o alle strutture sanitarie doni di
articoli o utensili che possano promuovere l'uso di sostituti del latte materno o
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di allattamento tramite biberon. Non deve esserci nessun incentivo finanziario
o materiale offerto al personale medico. Sono state scoperte centinaia di
infrazioni al Codice da parte della Nestlé e fondamentalmente quello che
l’azienda fa è spingere donne in gravidanza, giovani madri e lavoratori nel
settore sanitario ad acquistare i suoi prodotti e a rinunciare al latte materno. Lo
fa in diversi modi, per esempio dando campioni gratuiti alle strutture sanitarie.
Le conseguenze più gravi si sono avute nelle regioni più povere e
sottosviluppate. L’Unicef sostiene che nelle società povere i neonati allattati
artificialmente sono esposti alla morte 25 volte di più rispetto a quelli allattati
al seno. Le ragioni sono varie: il primo motivo è quello della denutrizione,
perché le famiglie non possono attenersi alle dosi consigliate per motivi
economici; il secondo è la mancanza di igiene: l’acqua con cui il latte è
preparato è la maggior parte delle volte malsana ed è impossibile sterilizzare
tutto nella maniera più opportuna. Le infezioni intestinali portano a diarree
mortali: secondo l’Unicef, un milione e mezzo di bambini muoiono perché non
allattati al seno.
Ancora non del tutto chiarita, è la storia di alcuni organismi geneticamente
modificati all’interno di cibi per bambini prodotti dalla multinazionale. È
nell’Agosto del 2004 infatti che un test effettuato dalla Greenpeace portò alla
luce la presenza di OGM in una confezione di Nesquik. D’altra parte però c’è
la decisione presa dalla società stessa di rinunciare ad organismi modificati
geneticamente all’interno dei sui prodotti. Si pensa però che sia stata una
decisione presa con fini prettamente commerciali.
Deforestazione
Il 17 marzo 2010
Greenpeace accusa
pubblicamente la
Nestlé di utilizzare
olio di palma
prodotto in
piantagioni ricavate
da aree deforestate
in Indonesia e di favorire la distruzione anche degli
habitat naturali degli orango tango che vivono in quei
territori. Pubblica un video di protesta molto efficace
verso il kit kat, il prodotto più tirato in ballo nella
campagna “Have a break” (link del video:
https://www.youtube.com/watch?v=1BCA8dQfGi0).
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La Nestlé ha cercato di boicottare questa campagna, chiedendo anche a
Greenpeace di rimuovere il video, che però è continuato a circolare, soprattutto
attraverso i social media.
Ad oggi però la multinazionale svizzera ha annunciato che non userà più
prodotti che provengono dalla distruzione delle foreste del Sud Est Asiatico e
che minacciano gli oranghi. Si è inoltre impegnata ad identificare ed escludere
fornitori che gestiscono piantagioni ad alto rischio di deforestazione, come per
esempio Sinar Mas, il più noto produttore di olio di palma e carta
dell’Indonesia.
Schiavismo e manodopera minorile
Nel 2005 la Nestlé è stata accusata
dall’International Labor Rights Fund e
dalla Global Exchange per l’uso di
manodopera ridotta in schiavitù.
L’azienda è sospettata di sfruttamento
del lavoro minorile: bambini ridotti in
schiavitù, nelle piantagioni di cacao in
Costa d'Avorio, da cui proviene la
materia prima, impiegata per la fabbricazione dei suoi prodotti a base di
cioccolato. La multinazionale ha risposto dicendo che il lavoro minorile non
trova nessuno spazio nella catena di
approvvigionamento del cacao per la
Nestlé e in nessuna altra filiera del
Gruppo, coerentemente con i loro
Principi Aziendali e con il Codice a
cui devono adeguarsi tutti i fornitori.
Ad ogni modo la questione è ancora da chiarire.
Al contrario, la Nestlé ha ammesso lo sfruttamento dei lavoratori in Thailandia,
avvertendo i consumatori sul fatto che stavano comprando prodotti contaminati
dai peggiori abusi sul lavoro. Le indagini sono state condotte dalla stessa
azienda e hanno rilevato presenza di lavoratori schiavi nell’industria ittica,
collegata alla realizzazione del prodotto alimentare per gatti Fancy Feast.
Secondo Freedom Fund, una ONG impegnata nel bloccare il traffico di esseri
umani in Thailandia, la collaborazione della multinazionale è stata di vitale
importante e questo potrebbe essere un esempio anche per altre aziende.
Noodles Maggi in India
Nel marzo del 2014 la commissione alimentare dell’Uttar Pradesh, lo stato più
popoloso dell’India, ha deciso di fare controlli a sorpresa su alimenti venduti
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nei supermercati. Tra gli alimenti valutati erano presenti dei noodles venduti
dalla Nestlé col marchio Maggi. Nel 2014 in India erano state consumate
400mila tonnellate di noodles Maggi, e il marchio era considerato uno dei più
affidabili dai consumatori.
Nestlé aveva ricavato dalla vendita di questi
prodotti circa 400 milioni di dollari, un
quarto delle entrate totali ottenute in India. I
risultati delle analisi hanno messo in
evidenza che in questi noodles era presente
il glutammato monosodico (MSG), un
amminoacido ritenuto pericoloso, senza
però prove scientifiche definitive. In India i
prodotti che contengono questa sostanza vanno venduti con l’avvertenza che
potrebbero essere nocivi per i bambini sotto i 12 mesi. Da successive analisi,
emerse anche che nei Maggi era presente un’altissima concentrazione di
piombo: 17,2 parti per milione, sette volte la concentrazione consentita e mille
volte la concentrazione che Nestlé dichiarava. A questo punto, nonostante
l’azienda continuasse a dichiarare che questi noodles sono innocui, fu costretta
a ritirarli dal commercio. Ad oggi però non è ancora chiaro se avessero ragione
i laboratori indiani che hanno analizzato il prodotto o la Nestlé.
In Italia
Il 22 novembre del 2005 partì un’inchiesta contro Nestlé Italia e la Tetrapak,
che sfociò nel sequestro di 30 milioni di litri di latte per bambini in tutto il
territorio nazionale. Le analisi confermarono che ITX, un componente chimico
usato per gli inchiostri nella fabbricazione di imballaggi Tetrapak, aveva
contaminato il latte per bambini contenuto negli involucri. Le confezioni erano
quelle con scadenza maggio-settembre 2016. I genitori di due bambine si
rivolsero al Codacons per la tutela dei loro diritti e per chiedere al giudice il
risarcimento del danno. La Nestlé è stata condannata penalmente nel 2009 e
costretta a risarcire i consumatori.
Come si difende la società?
Reduce da queste numerose accuse, la Nestlé sta cercando di dirigere la propria
produzione verso uno sviluppo sostenibile nel rispetto del Pianeta in cui
viviamo e dei suoi abitanti. Per fare questo la società, attraverso una serie di
procedure volte a rispettare l'ambiente e a garantire la sicurezza delle persone,
vuole sottolineare la forte correlazione che esiste tra le tematiche ambientali e
quelle inerenti alle condizioni in cui si svolge l'attività lavorativa. Secondo
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questo nuovo piano d’azione si tiene conto che la protezione dell’ambiente, la
crescita economica a lungo termine ed il progresso sociale sono non solo punti
compatibili ma dipendenti tra loro. Ecco perché la società si è impegnata per
ridurre i consumi:
Consumo di acqua - 44%;
consumo di energia elettrica - 32%;
emissioni di sostanze dannose per l'ozono - 99%;
emissioni di sostanze che contribuiscono all'effetto serra - 22%;
rifiuti smaltiti - 49%.
Proprio perché era stata accusata di consumare l’acqua più del dovuto e di
sottrarla alle popolazioni che ne avrebbero dovuto usufruire, sta applicando
delle misure molto rigide per il contenimento dei consumi. A questo si
aggiunge un miglioramento al processo di depurazione delle acque reflue dato
che alcune accuse riguardavano proprio la cattiva manutenzione (in alcuni casi
addirittura l’inesistenza) di depuratori che la società aveva detto di aver
costruito ma che non permetteva di visitare. Inoltre riducendo le emissioni di
CO2 e di SO2 equivalenti, la società ha contribuito alla minimizzazione
dell'effetto serra e di quello acidificante sull'atmosfera cercando di contribuire
alla diminuzione del buco dell’ozono. Al tempo stesso sta cercando di smaltire
al meglio i rifiuti riciclandoli per quanto possibile, per cercare di diminuire
l’impatto ambientale che comunque è associato a qualsiasi attività produttiva.
Per un mondo migliore
Nonostante la multinazionale
Nestlè stia cercando di porre
rimedio ai propri errori, questo
non basta. Al mondo sono
molte le aziende che
dovrebbero cercare di tutelare
il Pianeta in cui viviamo senza
pensare solamente a
guadagnare e a produrre.
Infatti oggi come oggi la nostra
è una società del consumo:
“usa e getta” è la parola d’ordine. Proviamo solo a pensare a quanti piatti di
plastica, lamette o tanto altro ancora gettiamo nella spazzatura ogni giorno. E
questo è ciò che fa un singolo cittadino, immaginiamo i rifiuti che un grande
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processo produttivo può portare con sé. Una scatola di cereali prodotta genera
forse più rifiuti di quelli che un bambino africano possa produrre in un anno.
La Terra su cui viviamo è di tutti e tutti dovrebbero poter usufruire dei
beni che essa mette a nostra disposizione in egual misura, ma purtroppo non è
così. Sono pochi ad avere il potere e quindi pochi a potersi permettere di
consumare e addirittura sprecare l’acqua quando fanno la doccia.
Non dobbiamo dimenticare che ci sono persone che non hanno nemmeno
la possibilità di bere un bicchiere d’acqua al giorno mentre altri possono
addirittura comprare casse di sei bottiglie da un litro e mezzo al supermercato.
Questa discrepanza è possibile perché società come la Nestlé prendono acqua
da pozzi in Paesi sottosviluppati (abbiamo visto l’esempio del Pakistan) o
addirittura da terre dove si cerca di usare con parsimonia l’acqua perché si sta
attraversando un periodo di grande siccità, per poterla vendere in bottigliette di
plastica a persone che a casa hanno acqua che esce dal rubinetto della cucina a
sufficienza.
I valori in cui crediamo sono totalmente sbagliati: dovremmo prendere più a
cuore la nostra vita e quindi in primis il posto in cui viviamo visto che lo stiamo
distruggendo con le nostre mani. In questa corsa al raggiungimento del profitto
più alto in alcuni casi si rischia di danneggiare gravemente la natura: un
esempio potrebbero essere gli OGM ritenuti dai sostenitori dell’ingegneria
genetica validi sostituti dei pesticidi (che possono inquinare le acque). D’altro
canto per alcuni il loro utilizzo potrebbe avere gravi ripercussioni sul terreno in
cui vengono usati, in particolare per la fauna che non va a danneggiare il
raccolto. Non si può pensare solo al denaro e quindi a produrre sempre di più
per poter vivere meglio perché, come si è visto analizzando il caso della Nestlé,
dietro a questi grandi colossi del mercato mondiale ci sono ingiustizie, e
soprattutto c’è il più completo disinteresse nei confronti del consumatore, della
sua salute e del mondo in cui noi tutti viviamo. Quindi tutte le grandi società
dovrebbero prendere provvedimenti cercando di ridurre i rifiuti prodotti e
l’impatto ambientale al limite del possibile, dato che, inseguendo profitti più
alti rischiano di non pensare alle conseguenze che a lungo termine potranno
ripercuotersi su tutti noi.
Conclusioni
Immaginiamo una persona qualsiasi in una giornata qualsiasi. Suona la sveglia
e l’unico desiderio è un caffè. Nessuna fatica: il Nescafé è pronto in un baleno.
E ce n’è per tutti i gusti: cappuccino, mocaccino o ginseng. Non vi piace il
caffè? Nessun problema, c’è Orzoro oppure si può sempre mettere del Nesquik
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nel latte. La nostra “persona qualsiasi” esce e va al lavoro, passa davanti al
distributore automatico e compra una bottiglietta d’acqua Altissima, Purissima,
Levissima e perché no, anche un kit kat, magari per fronteggiare un attacco di
fame più tardi. È l’ora del pranzo, le proposte sono varie, ma la nostra “persona
qualsiasi” sceglie una lasagna pronta Buitoni: facile e veloce, basta solo
riscaldarla. Dunque la Nestlé può soddisfare i bisogni di qualsiasi persona in
qualsiasi giornata. Ma siamo sicuri che tutto questo sia la soluzione migliore
per noi?
La Nestlé si sta impegnando per migliorare la sua politica, introducendo nuovi
Codici e nuove regolamentazioni, è interessata nel rendere elevati gli standard
qualitativi, ma non bisogna dimenticare quello che ha provocato e che
comunque continua a provocare: danni ambientali, danni ai consumatori, danni
ai lavoratori. La Nestlé è una delle 10 big, cioè le multinazionali che controllano
il settore alimentare, e basta pensare che queste nel 2013 hanno immesso
nell'atmosfera 263,7 milioni di tonnellate di gas e se fossero una nazione del
mondo sarebbero al venticinquesimo posto nella classifica dei paesi più
inquinanti.
LA SCELTA È SOLO NOSTRA!
Sitografia
http://web.peacelink.it/boycott/nestle/dossier.htm
http://www.alepalma67.com/acqua.htm
http://www.greenme.it/approfondire/come-e-andata-a-finire/19134-
sfruttamento-laboratori-nestle-thailandia
http://www.greenpeace.org/italy/it/kitkatcard1/
http://www.ilpost.it/2016/05/21/nestle-india-noodles/
http://www.nestle.it/
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/cronaca/nestle-inchiostro/nestle-
inchiostro/nestle-inchiostro.html
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https://en.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9
https://www.flickr.com/photos/nestle/collections/72157640622590714/
http://www.corrieredellasera.it/
http://www.galileonet.it/
http://www.greereport.it/
http://www.nationalgeographic.it
http://www.peacelink.it/
http://www.repubblica.it/