LA NASCITA DELLA CIVILTÀ · 2018-06-20 · La Mesopotamia del IV millennio a.C. I territori...

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LA NASCITA DELLA CIVILT À Introduzione Vari indicatori di vari ambiti portano ad identificare nel periodo a cavallo tra il IV ed il III millennio a.C. nel Vicino Oriente Antico la fase ed il teatro d'azione cruciali per il passaggio dalla preistoria alla storia dell'umanità, che quasi per definizione coinciderebbe con quel balzo in avanti che chiamiamo civiltà. Tale concetto è, a mio parere, opinabile, sebbene sia innegabile che lo stesso popolo che ne fu protagonista, i Sumeri, guardasse alla propria vicenda e a sé stesso in tali termini. Sulla questione di cosa sia "civiltà" e della sua nascita nel percorso dell'umanità dibatteremo più avanti, ma certamente è utile per il momento entrare subito nella concezione sumerica del proprio vissuto sociale, politico ed economico. I Sumeri erano consapevoli di essere stati i protagonisti di un balzo in avanti rispetto agli altri popoli e nell'ambito della vicenda umana in generale, e adducevano essenzialmente a tre fattori tale scatto evolutivo: la nascita della scrittura, l'urbanizzazione e l'istituzione della regalità. Sono questi, effettivamente, tre aspetti di un unico processo storico, non per forza sviluppatisi con la medesima tempistica, che portano le popolazioni sumeriche a sviluppare piuttosto rapidamente una vera e propria rivoluzione culturale ed organizzativa mai vista prima di allora, per lo meno per quanto ci è dato sapere dati alla mano. Anticipiamo fin d'ora che tale rivoluzione, che in sintesi potremmo anche definire "urbana", altrettanto rapidamente "contagiò" tutti i territori limitrofi alla terra di Sumer e i popoli in essi presenti. La nascita della scrittura è lo spartiacque che per definizione si situa tra la preistoria e la storia: quest'ultima nasce quando l'uomo documenta ciò che accade, e perché ciò sia possibile è necessario un mezzo di comunicazione, cioè la scrittura. Contrariamente a quanto potrebbero pensare molti, l'esigenza primaria che porta all'invenzione della scrittura non pare essere stata di carattere culturale in senso stretto, bensì economico: l'incremento della produzione agricola e pastorale, ma anche di beni d'uso quali manufatti di terracotta, tessili, attrezzi da lavoro, etc., ebbe come conseguenza l'accumulo in primis dei prodotti alimentari, in una forma mai conosciuta prima. Tale accumulo necessitò di forme organizzative nuove ed effettivamente di livello superiore rispetto a quelle appartenenti alla dimensione del semplice villaggio rurale o del clan, sia che queste fossero di tipo stanziale o nomade. Per farla subito breve, la creazione di magazzini centralizzati dove accumulare e distribuire le merci necessitò per forza di un'attività di registrazione delle stesse: tra le diverse forme inventate a soddisfare tale scopo, vi fu inizialmente l'uso di segni pittografici per identificare le merci in questione (es.: una pecora per le pecore, una zappa per le zappe, etc.), che attraverso varie fasi finirono per venir sviluppati in una forma più complessa, quella del logogramma. Il supporto che venne adottato e meglio si prestò allo scopo fu l'argilla, semplicemente per il fatto che Sumer abbondava di questo materiale, e la scrittura, per il fatto di essere praticata incidendo tavolette di argilla fresca e di apparire così come un'insieme di chiodi stilizzati, viene convenzionalmente definita cuneiforme. A tutti gli effetti, in questo momento l'uomo sumerico si rende conto di poter fare anche altro con questi logogrammi, di poter andare oltre il solo ambito commerciale, di poter comunicare anche altri tipi di dati o informazioni: possiamo affermare che il processo di invenzione della scrittura è, a questo punto, giunto ad un livello sufficientemente compiuto per sfociare in una vera e propria creazione letteraria, scolastica ed artistica. La cosa apparentemente incredibile è che fin dal principio i Sumeri "scrissero tantissimo": la produzione letteraria e l'attività scritturale in generale 1 furono veramente molto copiose, motivo per il quale noi siamo in grado di avere una quantità enorme di informazioni sulla Mesopotamia antica, anche perchè, l'altra cosa che colpisce davvero molto, è che tale invenzione si diffuse nel giro di pochi secoli anche tra diverse popolazioni confinanti. Tutto ciò comportò una serie di dinamiche 1 Ad esempio, tutta la "letteratura economica e commerciale" è spesso per noi fonte di informazioni indirette che ci permettono di comprendere e speculare in merito a differenti aspetti della società, della politica e della religione.

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LA NASCITA DELLA CIVILT À

Introduzione

Vari indicatori di vari ambiti portano ad identificare nel periodo a cavallo tra il IV ed il IIImillennio a.C. nel Vicino Oriente Antico la fase ed il teatro d'azione cruciali per il passaggio dallapreistoria alla storia dell'umanità, che quasi per definizione coinciderebbe con quel balzo in avantiche chiamiamo civiltà. Tale concetto è, a mio parere, opinabile, sebbene sia innegabile che lo stessopopolo che ne fu protagonista, i Sumeri, guardasse alla propria vicenda e a sé stesso in tali termini.Sulla questione di cosa sia "civiltà" e della sua nascita nel percorso dell'umanità dibatteremo piùavanti, ma certamente è utile per il momento entrare subito nella concezione sumerica del propriovissuto sociale, politico ed economico.

I Sumeri erano consapevoli di essere stati i protagonisti di un balzo in avanti rispetto agli altripopoli e nell'ambito della vicenda umana in generale, e adducevano essenzialmente a tre fattori talescatto evolutivo: la nascita della scrittura, l'urbanizzazione e l'istituzione della regalità. Sono questi,effettivamente, tre aspetti di un unico processo storico, non per forza sviluppatisi con la medesimatempistica, che portano le popolazioni sumeriche a sviluppare piuttosto rapidamente una vera epropria rivoluzione culturale ed organizzativa mai vista prima di allora, per lo meno per quanto ci èdato sapere dati alla mano. Anticipiamo fin d'ora che tale rivoluzione, che in sintesi potremmoanche definire "urbana", altrettanto rapidamente "contagiò" tutti i territori limitrofi alla terra diSumer e i popoli in essi presenti.

La nascita della scrittura è lo spartiacque che per definizione si situa tra la preistoria e la storia:quest'ultima nasce quando l'uomo documenta ciò che accade, e perché ciò sia possibile è necessarioun mezzo di comunicazione, cioè la scrittura. Contrariamente a quanto potrebbero pensare molti,l'esigenza primaria che porta all'invenzione della scrittura non pare essere stata di carattere culturalein senso stretto, bensì economico: l'incremento della produzione agricola e pastorale, ma anche dibeni d'uso quali manufatti di terracotta, tessili, attrezzi da lavoro, etc., ebbe come conseguenzal'accumulo in primis dei prodotti alimentari, in una forma mai conosciuta prima. Tale accumulonecessitò di forme organizzative nuove ed effettivamente di livello superiore rispetto a quelleappartenenti alla dimensione del semplice villaggio rurale o del clan, sia che queste fossero di tipostanziale o nomade. Per farla subito breve, la creazione di magazzini centralizzati dove accumularee distribuire le merci necessitò per forza di un'attività di registrazione delle stesse: tra le diverseforme inventate a soddisfare tale scopo, vi fu inizialmente l'uso di segni pittografici per identificarele merci in questione (es.: una pecora per le pecore, una zappa per le zappe, etc.), che attraversovarie fasi finirono per venir sviluppati in una forma più complessa, quella del logogramma. Ilsupporto che venne adottato e meglio si prestò allo scopo fu l'argilla, semplicemente per il fatto cheSumer abbondava di questo materiale, e la scrittura, per il fatto di essere praticata incidendotavolette di argilla fresca e di apparire così come un'insieme di chiodi stilizzati, vieneconvenzionalmente definita cuneiforme. A tutti gli effetti, in questo momento l'uomo sumerico sirende conto di poter fare anche altro con questi logogrammi, di poter andare oltre il solo ambitocommerciale, di poter comunicare anche altri tipi di dati o informazioni: possiamo affermare che ilprocesso di invenzione della scrittura è, a questo punto, giunto ad un livello sufficientementecompiuto per sfociare in una vera e propria creazione letteraria, scolastica ed artistica.

La cosa apparentemente incredibile è che fin dal principio i Sumeri "scrissero tantissimo": laproduzione letteraria e l'attività scritturale in generale1 furono veramente molto copiose, motivo peril quale noi siamo in grado di avere una quantità enorme di informazioni sulla Mesopotamia antica,anche perchè, l'altra cosa che colpisce davvero molto, è che tale invenzione si diffuse nel giro dipochi secoli anche tra diverse popolazioni confinanti. Tutto ciò comportò una serie di dinamiche

1 Ad esempio, tutta la "letteratura economica e commerciale" è spesso per noi fonte di informazioni indirette checi permettono di comprendere e speculare in merito a differenti aspetti della società, della politica e della religione.

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piuttosto complesse in diversi ambiti, che portarono ad un mutamento profondo delle varie societàdel Vicino Oriente Antico nella loro totalità. Si pensi, ad esempio, alla creazione di scuole interritori relativamente lontani – potremmo citare il regno di Ebla in Siria – dove insegnanti sumeritrasmettevano il proprio sapere, la scrittura cuneiforme veniva adattata alle lingue locali (ad es.:utilizzo dei fonemi sillabici sumeri per rendere vocaboli locali), venivano creati veri e propridizionari bilingue e in certi casi trilingue, si operava l'assunzione di opere letterarie e mitologicheverso la periferia2, etc.

Tutto ciò andò di pari passo con il processo di urbanizzazione, intendendo con questo tuttoquanto comportò la costituzione dell'unità socio-politico-economica chiamata città. In riferimento aquanto accennato poc'anzi, indiscutibilmente il processo di esportazione e contaminazione culturaleverso la periferia si accompagnò a dinamiche di tipo commerciale e politico. Sui connotati dellacittà sumera non tutti sono d'accordo, e alla base delle diverse interpretazioni ed analisi vi sonosostanzialmente due teorie: la città di tipo palaziale o templare3. Invece sul fatto che, per lo menonei primi secoli (periodo Proto dinastico), si debba parlare sostanzialmente di forma città stato nonpaiono esserci dubbi4.

La differenza di base tra le due teorie verte su come interpretare l'organizzazione e la reggenzadel potere: in parole povere, se a comandare fosse un re o un sacerdote. Non è ovviamente una cosadi poco conto, perché questo implica l'organizzazione della struttura sociale, l'incidenza dellareligione nella quotidianità, la gestione dei beni di consumo, solo per menzionare alcuni aspetti.Non è nemmeno da escludere che la differenziazione tra l'ambito regale e religioso, sempre a livellodi gestione del potere e di impostazione generale sociale, non fosse così netta. Tralasciando inquesta sede l'analisi dettagliata della questione5, rimane comunque, a mio parere, che non si può farpassare in secondo piano il fatto che gli stessi Sumeri, come già detto, riconoscevano nell'istituzionedella regalità un elemento fondante e caratterizzante della loro civiltà, tanto da accreditarneun'origine divina: infatti, nelle famose liste reali sumeriche si attribuisce al volere degli dei taleistituzione proprio per elevare la condizione delle Teste nere (così chiamavano spesso sè stessi iSumeri nei testi cuneiformi), che in fasi differenti venne spostata, sempre per decisione divina, dauna città all'altra. Si legge in merito che "la regalità discese dal Cielo6". Quello che intendo dire èche, al di là di quale interpretazione esteriore venne data allo specifico e indubbiamentefondamentale ruolo della classe sacerdotale, non vi è dubbio che il nuovo tipo di organizzazioneurbana è da identificarsi con un processo di accentramento del potere che: 1) trova legittimazionenella religione; 2) riconosce alla sfera politica organizzata intorno ad un reggente la funzione basedi tenuta ed impulso sociale generale. La vera questione, a mio avviso, sta nella fase di passaggiotra preistoria e storia: se cioè già fin dall'inizio l'accentramento del potere avesse un carattereprettamente religioso o regale.

Per comprendere di cosa stiamo parlando bisogna per forza di cose tratteggiare un quadro dellaMesopotamia antica della seconda metà del IV millennio, e successivamente indicare quali processisi innescarono fino a trasformare l'impostazione sociale dei gruppi sociali sumeri prima, e quellisemiti poi.

2 Utilizzo quest'espressione intendendo Sumer come centro d'irraggiamento culturale rispetto a tutti gli altri territoripiù o meno limitrofi; in effetti, come vedremo, l'influenza culturale sumerica toccò popolazioni anche piuttostodistanti nello spazio e non direttamente confinanti con Sumer.

3 Va detto che la maggior parte degli studiosi propende per la teoria della città–tempio.4 Bisogna tuttavia precisare che tale espressione non è da intendere nei termini della Polis greca, avendo le città

mesopotamiche una loro peculiarità in termini politici, economici e territoriali.5 La questione è molto complessa ed è affrontata da diverse prospettive, come quella archeologica e filologica: la

contestazione di base che viene fatta ai sostenitori della città–tempio è che vengono considerati complessi templaristrutture che non presentano nessun tratto certo di attività cultuale; a ciò vanno ad aggiungersi analisi di testi divaria natura (testi economici, iscrizioni regie, etc.) che meriterebbero ben altra sede per venir presentati.

6 “Quando la Regalità scese dal Cielo/ la Regalità fu ad Eridu. /Ad Eridu Alulim divenne Re/ e regnò 28.800 anni.”.Queste sono le prime 4 linee del testo denominato dagli studiosi Lista reale sumerica, risalente al periodo delledinastie di Isin e Larsa (2.100-1.900), e sicuramente basato su una versione più antica elaborata sotto il sovranoUtukhengal di Uruk (2.200)

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La Mesopotamia del IV millennio a.C.

I territori compresi tra l'Anatolia e l'Armenia da una parte, la Siria, Palestina e Libano a sud, laMesopotamia a est fino a giungere alle pendici iraniche occidentali del Fars e dell'Elam,costituiscono il Vicino Oriente Antico; alcuni vi includono anche l'Egitto – e non è un'idea campatain aria, come vedremo – ma è pur vero che questa è un'area geografica, ancor prima che culturale,che presenta dei tratti suoi propri.

In effetti, una certa omogeneità climatica data dal suo estendersi in senso latitudinale è daconsiderare come elemento fondamentale nello sviluppo, fin da almeno il X millennio a. C.,dell'agricoltura, da intendersi come prodotto di scambi di conoscenze tra diverse comunità umane,ovviamente a più fasi. A noi, per il momento, basti accennare al fatto che il periodo da considerarepiù interessante in relazione all'analisi del passaggio dalla Preistoria alla Storia è quello che va dalVII alla fine del IV millennio; è un orizzonte temporale che ovviamente facciamo molta fatica adefinire con una certa precisione, ma è indubitabile che già da quella data, e per circa i tre millennisuccessivi, le genti del Vicino Oriente Antico cominciano a sviluppare dinamiche, strutture etecniche sempre più avanzate ed organizzate. Le pratiche agricole sono alla basedell’organizzazione sociale della maggior parte dei gruppi umani stanziati in Mesopotamia e sullacosta del Mediterraneo, e secolo dopo secolo ne favoriscono l'accrescimento numerico e ilmovimento verso nuove località con la costruzione di nuovi villaggi. Il tipo di società che parecontraddistinguere tutti questi gruppi è di tipo paritario, nel senso che non sembrano caratterizzatida strutture gerarchiche sociali piramidali, e le derrate alimentari paiono venir prodotte e conservatea livello comunitario; questo vale sicuramente fino a metà del VI millennio. Già sul finire di questo,nella Mesopotamia meridionale assistiamo ad un intensificarsi degli scambi commerciali eall'ingrandimento delle strutture murarie, che cominciano a non essere più le semplici costruzionifamiliari o il magazzino centrale del villaggio, ma strutture che raggiungono anche i 180 m2 verso il5300 (Cultura di Obeid 3), fino ad arrivare ai 230/250 m2 verso il 3700 (Obeid 5/Tardo Uruk)7; tra

7 Dati riferentesi alle strutture rinvenute nel sito di Eridu nelle loro varie fasi costruttive a livelli sovrapposti.

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le motivazioni di questo mutamento vanno annoverate sicuramente l'aumento demografico e laconseguente esigenza di organizzazione sociale più articolata in base anche a dinamichecommerciali più complesse. Infatti, riscontriamo che le direttrici d'influenza di questa culturaarrivano sicuramente non solo nell'alta Mesopotamia, ma anche sino alle coste siriane e libanesi dauna parte, e a quelle delle coste del Golfo dall'altra, ma anche nell'Anatolia orientale. Aggiungendoche contemporaneamente non manca lo sviluppo dell'attività pastorizia e la sua diversificazione(suini, bovini, ovini), sia stanziale che nomade, possiamo sottolineare con forza che il periodo di cuistiamo parlando è contraddistinto in modo progressivo nel tempo da una grande dinamicità a tutti ilivelli, compreso quello delle relazioni (con conseguenti scambi culturali) tra i vari gruppi umani, laquale si delinea come aspetto fondamentale per la futura rivoluzione urbana.

Presumibilmente intorno alla metà del IV millennio s'insinuano nella regione gruppi stranieri dicultura e lingua differenti, i quali definiscono sé stessi ùĝ saĝ gíg ga (letteralmente: "La gente dallatesta nera") e, nel volgere di qualche secolo, cominciano a sviluppare ulteriori nuovi sistemi diproduzione e socializzazione che li portano in un relativo breve arco di tempo a ergersi nelpanorama mesopotamico come cultura superiore. Sono questi coloro i quali conosciamo comeSumeri, nome che in realtà noi desumiamo dai testi accadici dove popolazioni semitiche (Accadi,Babilonesi, etc.) così fanno riferimento a loro, e dove Sumer viene chiamata la loro terra8, checorrisponde alla bassa Mesopotamia. Da dove provenissero questi gruppi originari è un mistero,anche perché non è chiaro da quanto essi stessi hanno lasciato successivamente scritto, e tanto menoè facile desumerlo dall'analisi linguistica visto che la lingua sumerica non pare offrire legami connessuna altra lingua conosciuta9.

In ogni caso, quello che pare chiaro è che già a metà del IV millennio avviene un incrementodello sviluppo sociale, economico e politico delle genti della bassa Mesopotamia – mentre non ècerto che contemporaneamente tale fase di sviluppo includa territori e popolazioni limitrofe, o perlo meno in quale misura ciò avvenga; e che tale fase sostanzialmente identificabile e riconducibileper comodità di sintesi all'urbanizzazione, avrà un ulteriore e decisivo step nella creazione dellascrittura a cavallo tra i due millenni.

Tra gli elementi che paiono da considerarsi decisivi per la nuova fase di sviluppo vi sono damenzionare le nuove tecniche di irrigazione e di semina inventate nella bassa Mesopotamia che,come vedremo tra poco, permisero di implementare la produzione rispetto agli altri territori e, diconseguenza, implementare l'accumulo. Questo concetto deve essere fin da subito ben chiaro:l'elemento decisivo per lo sviluppo sociale prima, e culturale poi, è quello dell'accumulo dei beni diprima necessità, alimentari innanzitutto ma poi anche di strumenti, capi di vestiario, materiali dacostruzione, etc. È l'accumulo che permette di cominciare ad organizzare le forze lavoro operandoscambi tra le stesse ed i beni da loro prodotti, e la conseguenza di ciò è la possibilità di organizzarein modo più complesso la struttura sociale e politica. In parole povere e andando persemplificazione: se all'interno di un clan o di un villaggio il tempo a disposizione venivasostanzialmente occupato interamente dal lavorare la terra per produrre cereali e allevare pecore peraverne carne e lana, e tutto ciò non aveva altro destino se non il clan o il villaggio stessi, con lanuova fase dell'accumulo si comincia a mettere da parte un surplus che può dare la possibilità diuno scambio con altri beni necessari prodotti da altri gruppi sociali, ad esempio attrezzi da lavoro ocapi di vestiario. Un'altra conseguenza dell'accumulo è quella dell'incremento dell'aggregazionesociale, cioè della crescita del villaggio fino ad arrivare alla città: la nuova fase dell'urbanizzazionesi poggia indubitabilmente su questo elemento. È in questo processo che si distinguono parti socialiche riescono a ritagliarsi compiti nuovi ed un'organizzazione del tempo nuova, cioè del tempo chesi estrapoli da quello del mero lavoro fisico agricolo, pastorale e costruttivo, per essere destinatosostanzialmente alla gestione del potere politico e religioso, anche se magari in una prima fasepotremmo anche intenderlo semplicemente organizzativo.

8 Invece il termine utilizzato dai Sumeri stessi era Ki-en-gi, generalmente inteso come "Il Paese" (o letteralmente,secondo alcuni, "Terra dei Signori civilizzati").

9 Vari sono stati i tentativi di trovare affinità con altre lingue antiche, specialmente col gruppo uro-altaico, manessuno ha mai dato risultati veramente apprezzabili.

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Torniamo alle nuove tecniche agricole. Cominciamo da quelle di irrigazione.Un aspetto fondante della civiltà mesopotamica è la sapiente gestione delle risorse idriche della

regione, cioè i famosi Tigri ed Eufrate. Un aspetto in un certo qual modo ai limiti dell'incredibile,ma che in realtà ci mostra il grado altissimo di capacità evolutiva di quelle antiche genti, è che laterra di Sumer è sostanzialmente pura argilla, canne ed acquitrini, con praticamente assenza di altrematerie prime quali, ad esempio, pietra o legno; il genio dei popoli di Sumer fu quello di convertirein tesoro l'argilla, e di far rendere al massimo quell'altro tesoro naturale che è l'acqua: con l'argillacostruirono edifici e inventarono supporti per la comunicazione e lo sviluppo della cultura, cioè letavolette per scrivere, e con l'acqua irrigarono la stessa argilla di per sé poco produttiva percoltivare; questa seconda attività furono capaci di svilupparla fino ad un altissimo livello diingegneristica idraulica che fu in grado di progettare e costruire un'enorme e lunghissima rete dicanali e chiuse capaci di portare l'acqua dei due fiumi anche ben dentro ai territori mesopotamici, edi poter così estendere l'area di coltivazione e di abitabilità. Le grandi città che si svilupparono inSumer furono sostanzialmente centri fluviali.

Tutto ciò vede in una prima fase (diciamo fino almeno alla metà del V millennio) sviluppareovviamente la semplice irrigazione da campo familiare o, eventualmente, quello più esteso da clan:si tratta di appezzamenti di modeste dimensioni, di tipo quadrato, con piccoli argini e irrigazione abacino, vale a dire a riempimento completo per sommersione tramite un leggero strato di acqua cheverrà in breve tempo assorbito integralmente in senso verticale.

Un primo vero salto tecnico fu il concepire un sistema di irrigazione basato su una lievependenza dei terreni a partire dal canale principale, in modo da ottenere, a parità di tempo, unaminor manodopera effettiva ed una maggior estensione raggiungibile di terra coltivata; in altreparole, invece di semplicemente portare l'acqua tramite canali in piano per il riempimento a bacino,i canali in pendenza provvedevano in modo automatico a portare in maniera più capillare e continuadirettamente l'acqua alle coltivazioni, senza che l'uomo dovesse preoccuparsi di distribuirla luistesso10. La distribuzione è più capillare perché tendenzialmente l’acqua è convogliata solo, oprincipalmente, nei solchi seminati di quello che non è più un modesto campo quadrato, ma uncampo lungo molto più esteso; la nuova organizzazione non è concepibile in una dimensionesemplicemente familiare, ma necessita per forza di una organizzazione generale più complessa,perché la gestione della terra vede ora una moltitudine di campi lunghi disposti a spina di pescerispetto al canale principale.

10 Va detto che tale innovazione pare essere stata possibile nell’alluvio mesopotamico, in particolare nella zona delDelta, grazie alla morfologia di questo territorio, in cui i canali principali del Tigri e dell’Eufrate, portando nelcorso dei secoli sedimenti e limo, finirono per costruire in maniera naturale un dislivello del terreno con pendenzabassa verso l’esterno. A ciò si aggiunga che tali sedimenti risultarono estremamente fertili.

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E qui entra in gioco l’altro elemento che dà un ulteriore contributo in tale direzione, cioèl'invenzione dell'aratro seminatore a trazione animale: sostanzialmente con un unico attrezzo edun'unica azione si uniscono due fasi in una, quella dell'aratura e quella della semina (grazieall’installazione di un imbuto con cannello che permette la messa a dimora precisa e profonda diogni singolo seme nel solco), con un evidente notevole risparmio di tempo e fatica (oltre che diperdita percentuale di sementi), aspetto questo ulteriormente potenziato dall’utilizzo di animali datraino che, evidentemente, permettono un enorme risparmio di tempo rispetto alla zappatura e lasemina a dimora a mano. Si tenga presente anche che, tale sistema, è da inquadrare in una sorta diunità produttiva assieme all’innovazione del campo lungo: la dimensione di quest’ultimodifficilmente sarebbe stata possibile col lavoro meramente umano, ed inoltre l’aratro a trazioneanimale consente anche l’aratura a solchi lunghi e paralleli, che ben si confanno alla dimensione delcampo lungo ed alla sua caratteristica del convogliamento delle acque direttamente nei solchi stessi.L’impiego degli animali, inoltre, quasi sicuramente permise anche un’ulteriore miglioria in terminiproduttivi di risparmio tempo ed impiego di forza lavoro: la trebbiatura tramite slitte trebbiatrici conlame che, è ragionevole ritenere, fossero di tipo “usa e getta”, cioè prodotte in argilla; in effetti,questa invenzione concedeva un risparmio economico e temporale rispetto a falcetti di selce oaddirittura di metallo, molto più complessi da fabbricare e dunque più costosi. Viceversa, il falcettodi terracotta permetteva unaproduzione in serie a basso costo.

Insomma, ci troviamo di fronte auna serie di innovazioni che insiemecontribuirono a formare un unicoquadro di sviluppo tecnologico,produttivo e sociale, nel quale siottiene la possibilità di produrre più diquanto si produceva prima, cioè sicompie un primo passo verso ilsurplus, e che permise un salto inavanti di notevoli proporzioni e sfociòinfine nella Rivoluzione urbana.

Lo ripetiamo: il punto è proprio lapossibilità del risparmio di tempo, che può essere utilizzato per una maggiore produzione dellostesso bene, cioè i prodotti agricoli, od essere impiegato alla produzione di altro per cui prima nonc'era, per l'appunto, tempo. È qui che s'innesca la possibilità della rivoluzione urbana: se non vi èpiù la necessità che tutta la forza lavoro debba concentrarsi nella produzione di cibo per lacomunità, si crea la possibilità di dirottarla prima alla produzione di attrezzi, oggetti, capi divestiario che migliorino la vita dei singoli e, conseguentemente, della comunità, e poi di centri divita sociale più complessi del semplice villaggio che, presumibilmente, adempiano alle necessità dipoter espletare meglio le funzioni altre di cui sopra (cioè quelle non direttamente legate allaproduzione di cibo), di meglio organizzarle (dinamiche commerciali), ed infine di proteggere ilsurplus "fortificando" i magazzini, che siano questi di granaglie, di vasellame o di tessuti. Questastruttura, che va ingrandendosi, aggrega genti, sviluppa complessità e si dota di cinte murarie, è lacittà.

La città si propone per la prima volta con dei connotati che ben fan comprendere quale saltol'uomo abbia ora compiuto: sostanzialmente egli non è più solo essere vivente a stretto contatto conla natura ed in essa completamente immerso, ma comincia a distaccarsene costruendo un ambienteartificiale in cui parte della sua comunità può permettersi di non relazionarsi direttamente conl'ambiente naturale (benigno ma anche duro ed ostile) ma solo coi suoi simili, costruendo dinamichecommerciali, di potere, di produzione di beni che non necessitano direttamente del campo o delpascolo, e potendosi dedicare ad attività prima secondarie o ai margini o addirittura inesistenti,come l'arte, la costruzione di strutture ed attività religiose complesse, la letteratura, insomma:attività intellettuali. Ma a fianco di tutto ciò vi è un'altra attività che può essere ora meglio

Impronta di sigillo sumerico in cui è raffigurato l'aratroseminatore a trazione animale.

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organizzata e sviluppata, e che appare ovviamente strettamente connessa con il bisogno diproteggere il surplus: è quella militare.

Delineiamo subito alcuni tratti salienti della struttura urbana così da entrare direttamente nelmerito: centralizzazione, organizzazione, militarizzazione.

Abbiamo già accennato in precedenza alla questione aperta della città palaziale o templare.Quale che fosse la realtà delle cose, assistiamo di sicuro ad un processo di centralizzazione con unacomponente sociale che riesce ad emergere all'interno della comunità, non tanto all'inizio,probabilmente, in termini di maggior importanza rispetto al resto (intendendolo in termini dilignaggio, ascendenza divina, maggiori diritti, etc.), quanto per la capacità di saper coordinarenuove dinamiche organizzative da cui trarre un beneficio materiale. In altri termini e per rendere inmaniera semplice la cosa, qualcuno non va più a zappare il campo ma organizza chi lo va a fare;non va più a pascolare le pecore ma sa indirizzare i pastori nella produzione di beni derivati (lana,tessuti, formaggi, etc.) e commerciarla. È chiaro che in un certo relativamente breve lasso di tempoquesta componente sociale si tramuta per forza di cose in una élite, non necessariamente perchéacquisisca particolari diritti superiori ma come naturale conseguenza dello stato delle cose: nonappartiene più alla massa della forza lavoro bruta ma con essa interagisce come classe dicommercianti e ne trae sostentamento e ricchezza. Bisogna avere chiaro che, per lo meno in unacerta fase iniziale (intesa nell'ordine di alcuni secoli), non necessariamente s'instaura una dinamicadi sfruttamento tra queste diverse componenti sociali, ma è molto probabile anzi che vi fossesemplicemente una relazione di scambio tra diverse competenze, e che per il contadino o il pastorepotesse risultare vantaggioso produrre una parte per sé e la propria famiglia, ed una parte dascambiare con altri beni necessari che lui non era in grado di auto prodursi (vasellame, vestiti,zappe, oreficeria, prodotti alimentari, etc.). Questo fu possibile proprio per la capacità tecnica diprodurre un surplus che a questo punto diventa commerciabile, e trova il suo luogo di applicazionenel centro urbano in cui vengono convogliate le varie merci, la cui gestione commerciale vieneeffettuata da quella élite di cui sopra. Sostanzialmente, in questa fase non è importante stabilire conesattezza se la città fosse di tipo palaziale o templare, ma che fosse il centro di afflusso commercialedalla periferia, quantunque questa dinamica di per sé potrebbe delineare maggiormente la primatipologia, considerato anche il fatto già menzionato che non sembra contraddistinta necessariamentedall'affermarsi di sfruttatori su sfruttati. Insomma, per farla breve la rivoluzione urbana appare comeuna trasformazione sociale in cui nascono nuove forme di figure sociali e nuove dinamiche piùcomplesse, favorite da un miglioramento tecnologico, e contraddistinta da agglomerati architettonicisempre più grandi sia nell'estensione che nei singoli complessi murari. Riguardo a quest’ultimopunto, è bene aggiungere che l’attività di costruzione di opere mastodontiche non interessòsolamente gli edifici urbani11 ma anche le attività idrauliche già accennate in precedenza, cioè lacostruzione di canali, dighe, chiuse, e che per poter effettuare tutto ciò era necessario ilcoinvolgimento di grandi masse di forza lavoro, fortemente organizzato e sostanzialmentecentralizzato: è probabile che fu possibile innescare tale meccanismo proprio per un inizialeproficuo vantaggio di tutte le parti in causa, mentre successivamente, nel corso dei secoli, entraronosicuramente in gioco motivazioni ideologiche di tipo religioso (si pensi al ricorrente tema presentenella letteratura mitologica sumero–accadica dell’uomo creato per servire gli dei e sollevarli dallafatica fisica).

Per ulteriormente meglio delineare il generale processo di centralizzazione di cui stiamoparlando, volgiamo ora lo sguardo su due ambiti ben precisi: l’allevamento e il commerciocarovaniero. Entrambi, pur all’apparenza diversi, ci offrono però una medesima dinamica dirapporto tra centro e periferia, se così vogliamo esprimerci, la quale è molto ben documentata dauna quantità enorme di tavolette di tipo economico. Il centro affida una quantità tot (animali omerci) al pastore o al commerciante, oltre alla possibilità organizzativa e realizzativa che è nelle sueprerogative, pretendendo alla fine di un periodo stabilito (la stagione, l’anno o il viaggio di andata eritorno) il ritorno di quanto dato inizialmente più una quantità ulteriore che è il guadagno. Tale

11 Non bisogna pensare che tale trasformazione includesse in maniera significata la semplice casa familiare, chesostanzialmente mantiene e continuerà a mantenere per millenni dimensioni “normali”.

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guadagno è calcolato su una stima attendibile: da un certo numero di capi di bestiame nascerannotot nuovi piccoli, verranno prodotti tot litri di latte e derivati caseari, si otterranno tot kg. di lana; edalle merci affidate a mercanti in procinto di viaggiare verso l’Elam o la Valle dell’Indo vienecalcolato, in base alle valutazioni di cambio medie, che ci si aspetta al ritorno una certa quantità dimerci dai paesi stranieri (lapislazzuli, argento, legname, etc.). Queste stime non vogliono tenereconto della situazione reale, e generalmente tendono a farlo al ribasso, cioè: non essendo da unaparte realistico ottemperare ad un severo controllo di quanto effettivamente il pastore o il mercantesaranno in grado di produrre, e dall’altra essendo anche necessario e vantaggioso che entrambe leparti possano trovare vantaggioso il rapporto economico, e nello specifico il contraente del centroorganizzativo essere stimolato ad impegnarsi in tale rapporto, ecco che il centro “si accontenta” diun valore stimato che possa costituire guadagno, concedendo al pastore o al commerciante di potertrarre anch’egli la sua dose di guadagno in base alla propria abilità. Nel caso del commerciante, permeglio specificare, nessuno avrebbe mai potuto verificare a quali valori di cambio avrebbe trattatole sue merci nei paesi stranieri, se uguali o superiori a quanto stabilito dall’autorità centrale; e nelcaso del pastore, non solo è valida suppergiù la medesima valutazione, ma bisogna precisare unadifferenza rispetto al commerciante: il rapporto economico/produttivo esistente con l’autoritàcentrale gli consente di avere assicurato il sostentamento ed il fabbisogno legato alla materia primache egli tratta (l’animale), cosa che vale anche per il contadino. Questo aspetto non è di poco conto,perché mantiene un equilibrio sociale che, in epoche successive, non sarà scontato: in particolarenel passaggio dal Medio Bronzo al Tardo Bronzo12 assisteremo in modo sempre più accentuatoall’affermarsi della concentrazione della proprietà terriera e delle ricchezze nelle mani di una classeelitaria e minoritaria numericamente, a cui farà da contraltare un sempre maggior impoverimento edasservimento delle masse contadine.

Da quanto fin’ora detto emerge dunque che la vera fase in cui cominciamo ad intravedere i germidi una più marcata differenziazione sociale in senso gerarchico è da collocare con l'inizio del IVmillennio. Complessivamente assistiamo ad un avanzamento generale che riguarda i vari aspetticruciali tendenti all'urbanizzazione, a partire da una sempre maggior bonifica dei territori paludosimeridionali tramite costruzioni di canali di drenaggio e di irrigazione, con la conseguentetrasformazione agricola di sempre più territori sottratti agli acquitrini che finiscono per rivelarsiestremamente fertili. Tutto ciò favorì ovviamente il concentramento demografico e quindil'estendersi delle superfici urbane, con conseguente definitivo passaggio a strutture architettonicheimponenti. È questo il periodo denominato “epoca di Uruk” perché è questo il nome del centro cheper primo si sviluppò definitivamente presentando tutte le caratteristiche della città, e checontraddistinse tutti i processi di trasformazione nell'area meridionale. Pur non avendo unaesauriente documentazione in merito, appare indubitabile che nel corso delle fasi Uruk antico(3800-3400) e tardo Uruk (3400-3000)13 si dipani un processo continuativo di sviluppo, da inserired’altronde, come già profilato sopra, in un processo ancor più vasto temporalmente.

All’apparenza verrebbe da dire che non c’è una ragione precisa perché ciò avvenne nellaMesopotamia meridionale e non, ad esempio, sulle pendici montagnose iraniche, dato che l’alluviomesopotamico ha dei pregi ma non più di altre zone, mentre sotto molti aspetti parrebbe avere deidifetti maggiori rispetto ad altre nicchie ecologiche. Eppure è lì che avvenne la cosiddettaRivoluzione urbana, e in realtà certamente un ruolo fondamentale lo ebbe l’innovazione del campolungo che abbiamo esaminato in precedenza. È anche probabile, secondo certi studi, che fufavorevole un cambio climatico che rese la zona più abitabile ed idonea alla produzione agricola piùintensa ed organizzata: in effetti il livello del mare del Golfo persico si abbassò di circa tre metri, econtemporaneamente diminuirono le precipitazioni e con esse la portata del Tigri e dell'Eufrate, il

12 L’Età del bronzo è così suddivisa: Bronzo Antico: 3000–2000; Medio Bronzo; 2000–1500; Tardo Bronzo: 1500–1000.

13 Le suddivisioni cronologiche non sono sempre uniformi nelle valutazioni dei diversi studiosi, e di conseguenza sipossono talvolta rilevare alcune differenze sia terminologiche che di scansione temporale.

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che non solo permise una maggiore esposizione di terraferma, ma rese il territorio menoacquitrinoso e paludoso, mentre anche il clima divenne un poco più fresco secco.

Uruk appare come un aggregato umano imponente per l’epoca, basti rilevare che risulta essere ildoppio dell’Atene del 500 a.C., ben più grande della Gerusalemme del 50 d.C. e la metà della Romaimperiale del 100 d.C. Stiamo parlando di una città di 70 ettari con una stima di 30.000 persone, piùdi 3.000 anni prima della Roma di Adriano. Nel periodo successivo Proto–dinastico (prima parte delIII millennio) raggiungerà l’apice di 400 ettari di superficie occupata, con una cinta muraria di 9km.

Ma la cifra di quel che fu la Uruk della Rivoluzione urbana la dà, a mio parere, lo sviluppoculturale, produttivo e commerciale che crebbe intorno ad essa. La cosa che potrebbe apparireincredibile è che, nonostante l’apice architettonico verràraggiunto in epoca Proto–dinastica, e dunque propriamentestorica, la vera fase di espansione culturale ed economica èda inquadrare nella seconda metà del IV millennio, vale adire in periodo transitorio da scrittura pittografica ascrittura sillabica compiuta14: la Uruk dell’inizio del IIImillennio ha già visto una fase di massimo sviluppo diinfluenza commerciale ed anche di declino. La Rivoluzioneurbana rappresentò un evidente salto in avanti diproporzioni mai viste dato che Uruk riuscì a sviluppare unsistema di colonie commerciali ben strutturato verso tutte equattro le direzioni spaziali: centri dipendenticommercialmente, con organizzazioni sociali edarchitetture erette sul modello della casa madre, sono statiindividuati ben dentro agli altopiani iranici, nei territori delnord della Siria, in Anatolia orientale, nelle costemeridionali del Golfo persico. Se già di per sé colpisce ladimensione enorme della rete commerciale che faceva capoad Uruk, tenendo presente che ciò significava fisicamentecostruzioni di nuovi centri urbani, di avamposti commerciali per lo scambio/trattazione delle merci,di porti, magazzini, etc., bisogna comprendere che tutto ciò implicò una dimensione, un “contagio”culturale altrettanto grandioso, in ogni ambito: per la realizzazione concreta di quanto appenaenunciato non era possibile esimersi dall’affermare un modello sociale, per non parlare dell’ovviomodello commerciale con un’evidente influenza del modello produttivo nei confronti delle singoleregioni e popolazioni limitrofe e lontane, un’esportazione di conoscenze architettoniche, per nonparlare dell’importantissima innovazione della scrittura che in poco tempo (seppur in fasi diverse) siaffermerà in tutto il Vicino Oriente Antico, permettendo l’ulteriore costruzione di una realtà daconsiderarsi sostanzialmente come una unità storica e territoriale in cui si muovono e muoverannovari attori etnici. Su questa ultima affermazione è doverosa una precisazione: è proprio su questoelemento che si può ulteriormente apprezzare la grandezza della Rivoluzione urbana e di quello checomporterà nei secoli successivi, perché appare a tutti gli effetti una scintilla che metterà in moto unmutamento radicale che interesserà tutte le popolazioni di questa parte di mondo le quali, al di là deipropri connotati etnici, si riconosceranno e concorreranno alla costruzione di un unico grandecontesto culturale che farà da sfondo a tutti quanti per millenni. Quando, solamente un millenniodopo l’epoca di cui ci stiamo interessando, gli Accadi di Sargon il Grande si affermeranno comepotenza egemone e per la prima volta imperiale in Mesopotamia15 a scapito dei Sumeri, non citroviamo di fronte ad una frattura totale e ad un’interferenza indebita nello scenario regionale,perché in realtà Semiti e Sumeri stanno convivendo già da secoli negli stessi spazi, contribuendoognuno per quanto gli è concesso dalle condizioni generali sul piano culturale, religioso,

14 Va da sé che la scrittura raggiungerà ulteriori livelli di sviluppo e complessità per tutto il Proto–dinastico.15 E nel mondo: l’impero accadico di Sargon è considerato generalmente come il primo impero della storia

dell’uomo.

Raffronto delle dimensioni tra la Urukdella fine del IV millennio e alcuneimportanti città dell'Antichità.

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commerciale, sociale. Non vi sono, prima di Sargon, evidenze di conflitti etnici nella regione. Lacostruzione della grande cultura mesopotamica è spesso per comodità attribuita ora ai Sumeri ora aiSemiti a seconda della supremazia politica del momento, ma la realtà è che essa è più sfumata diquanto non possa dirci una certa semplificazione, al di là della chiara presenza e del determinanteapporto del popolo sumero per circa 1.500 anni. Prova ne è che questa grande cultura resisteràsostanzialmente ancora, per lo meno, fino all’avvento di Alessandro Magno 3.000 anni dopo.

A completamento del discorso in merito allo sviluppo della Uruk del IV millennio, abbiamoaccennato che già all’inizio del III millennio (cioè il Proto–dinastico) si era esaurita una contrazionedella dinamica generale innescata dalla Rivoluzione urbana. Ciò non è da intendersi nel senso diuna diminuzione in termini di sviluppo del centro urbano in sé – che, d’altronde, abbiamo già dettoche continuerà ad ingrandirsi – ma è da riferire all’impero16 commerciale le cui dimensioni intermini di relazioni, scambi, contatti, strutture, accordi, impegno logistico ed organizzativo,risulteranno ad un certo punto troppo grandi per essere sostenute. Di fatto, volgendo lo sguardo aisecoli e millenni successivi, non è azzardato affermare che una tale dimensione di organizzazionecommerciale sarà difficilmente eguagliata, forse vi riusciranno l’Impero assiro e successivamentequello persiano. Ma stiamo parlando di 2.000 anni dopo.

Tale grandiosità fu probabilmente possibile grazie al fatto che non si erano ancora sviluppatipienamente connotati, ideologie e strutture politiche in senso fortemente identitario ed etnico, tali dacreare separazioni e barriere statali, etniche, religiose. Probabilmente c’era una capacità diconvivenza e condivisione molto maggiore di quanto non avverrà in seguito nella storia dell’uomo.Sarà la crescita delle dinamiche di potere che porteranno via via ad una maggiore complessitàsociale ed allo sviluppo di separazioni identitarie ed aggressività sempre più forti. Questo nonsignifica che non vi fossero tensioni, anzi: per certi aspetti la Rivoluzione urbana porta già in senotutto ciò, basti rilevare l’esigenza di costruire cinte murarie intorno alle città, segno di un’esigenzama anche di una volontà di difesa delle merci accumulate. A tal proposito possiamo riprendere untema solo menzionato inizialmente, quello della militarizzazione. Certamente non è da intendersinei termini che verranno sviluppati nel corso del millennio successivo, con l’affermarsi di unitàpolitiche sempre più indipendenti e strutturate, ma certamente comincia ad accompagnare losviluppo della società urbana, innanzitutto nell’impostazione nuova che assume la questionedell’uso della forza e della pratica della guerra: l’esercito è strettamente connesso con il processo el’impostazione della produzione e dell’economia, in quanto pare venir costituito, all’esigenza,tramite corvee, come un dovuto alla causa generale incarnata dall’unità centrale in cambio del qualeverranno regalate terre da coltivare. In un certo senso possiamo dunque considerarlo come uno deitasselli dell’ingranaggio produttivo e della centralizzazione, al pari delle attività di costruzione diopere pubbliche imponenti, mentre l’esercito di professione vero e proprio si affermerà pienamentesolo nel millennio successivo.

16 Tale termine non è ovviamente da intendersi con connotazioni politiche e militari che, come detto poc’anzi, siaffacceranno solamente nel 2350 a.C. con Sargon fondatore dell’Impero di Akkad.

Tavoletta dei mestieri ritrovata a Uruk (3100 a.C.). Sitratta di uno dei documenti scritti più antichi ritrovati.

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BIBLIOGRAFIA:

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Book 2001