La musica ribelle - IL NOTTURNO · cambiare il mondo. Poi sono arrivati gli anni ’70, la musica...

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La musica ribelle Io sono un sessantottino. Uno di quelli convinti. Nel senso che sono nato nel ’68: a modo mio ho fatto l’occupazione, restando barricato per nove mesi nella pancia di una donna che solo in seguito ho scoperto essere mia madre. Ogni tanto mi capita di ripensare alla musica del ’68, al valore sociale della musica del ’68, quando Joan Baez e Bob Dylan ci formavano le coscienze, quan- do la colonna sonora di Hair ci dava brividi irripetili e una irrefrenabile voglia di cambiare il mondo. Poi sono arrivati gli anni ’70, la musica ribelle di Finardi e la locomotiva di Guccini; negli anni ’80 il riff di Sunday Bloody Sunday ci faceva venire voglia di scagliarci da soli contro tutto l’esercito inglese e Sun City di far sparire la parola Apartheid dalla faccia della terra. Poi gli anni ’90, un po’ più soft, ma non meno impegnati, con l’agrodolce Miss Sarajevo e l’inedito trio italico Jovanotti-Liga-Pelù a cantarci una corag- giosa “il mio nome è mai più”. E poi improvvisamente ti accorgi che è il 2008, che non ti trovi più con gli amici a suonare la chitarra, che l’unica cosa che “suona” sono i quaranta, che sono rimasti in pochi a dare un valore sociale alla musica e che la musica non ti fa più incazzare come una volta. Salvo che poi accendi la televisione e ti accorgi che su RaiDue c’è X-Factor e allora un po’ ti incazzi. Salvo che poi senti la gente, anzi non la gente, ma IGGIOVANI che canticchiano messaggi di speranza come “Canto così, con quella forza che ha solamente chi è puro di mente” e ancora “Viva l’Italia, l’Italia che ha scelto di credere ancora in questo sogno. Presidente siamo con te…” e allora capisci che nulla è cambiato, che la musica ha ancora la capacità di farti incazzare esattamente come faceva 30 o 40 anni fa. L’unica differenza è che adesso non lo fa più apposta. Meno male che Silvio c’è! il Teo

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  • La musica ribelleIo sono un sessantottino. Uno di quelli convinti. Nel senso che sono nato

    nel ’68: a modo mio ho fatto l’occupazione, restando barricato per nove mesi nella pancia di una donna che solo in seguito ho scoperto essere mia madre.

    Ogni tanto mi capita di ripensare alla musica del ’68, al valore sociale della musica del ’68, quando Joan Baez e Bob Dylan ci formavano le coscienze, quan-do la colonna sonora di Hair ci dava brividi irripetili e una irrefrenabile voglia di cambiare il mondo.

    Poi sono arrivati gli anni ’70, la musica ribelle di Finardi e la locomotiva di Guccini; negli anni ’80 il riff di Sunday Bloody Sunday ci faceva venire voglia di scagliarci da soli contro tutto l’esercito inglese e Sun City di far sparire la parola Apartheid dalla faccia della terra.

    Poi gli anni ’90, un po’ più soft, ma non meno impegnati, con l’agrodolce Miss Sarajevo e l’inedito trio italico Jovanotti-Liga-Pelù a cantarci una corag-giosa “il mio nome è mai più”.

    E poi improvvisamente ti accorgi che è il 2008, che non ti trovi più con gli amici a suonare la chitarra, che l’unica cosa che “suona” sono i quaranta, che sono rimasti in pochi a dare un valore sociale alla musica e che la musica non ti fa più incazzare come una volta.

    Salvo che poi accendi la televisione e ti accorgi che su RaiDue c’è X-Factor e allora un po’ ti incazzi.

    Salvo che poi senti la gente, anzi non la gente, ma IGGIOVANI che canticchiano messaggi di speranza come “Canto così, con quella forza che ha solamente chi è puro di mente” e ancora “Viva l’Italia, l’Italia che ha scelto di credere ancora in questo sogno. Presidente siamo con te…” e allora capisci che nulla è cambiato, che la musica ha ancora la capacità di farti incazzare esattamente come faceva 30 o 40 anni fa.

    L’unica differenza è che adesso non lo fa più apposta. Meno male che Silvio c’è!

    il Teo

  • Una cosa giustal’ho fatta:

    SPARIRE!

    • La mitragliatrice curiosa faceva domande a raffi ca.

    • Hai un gran brutto carattere, dis-se l’Helvetica al Courier.

    • La vecchiarda aveva ancora una pelle di velluto. A coste.

    • La mia ragazza vorrebbe che io fossi più presente. Ahimé sono im-perfetto…

    • Oggi ho preso il sole per un’oret-ta, disse l’eclissi.

    • L’astronauta guadagnava molto: era allenato a sbarcare il lunario.

    • Il politicante parlava a braccio, alzava il gomito, non era di pol-so e se ne stava con le mani in mano.

    • Vorrei fossi un po’ più carino con me, disse la chitarra. Sei o non sei un fl auto dolce?

    • Sono arrabbiatissimo. Dovevo attaccare le mensole, ma ho perso le staffe.

    • Il matematico aggressivo tirava le somme.

    • Mi piacerebbe vederti all’opera ma purtroppo non ho i biglietti.

    • I versi tornarono al paesello d’origine per qualche giorno. Era-no in licenza poetica.

    • Il destino, in realtà, era un fi ne umorista. La sua era l’ironia della sorte.

    • La maestra severe faceva il det-tato della Costituzione. Stava det-tando legge.

    • L’insegnante manesca amava dare una bella lezione a chiun-que.

    • Il ciccione vorace pranzava in compagnia degli utensili da cuci-na. Quel giorno stava mangiando con l’imbuto.

    • La brodaglia non riusciva in nul-la e infastidiva gli altri. Era pro-prio un impiastro.

    • Il lettore se ne rimaneva zitto. Stava leggendo tra le righe...

    • Fingeva di non capire che si tro-vava a una festa in maschera. Era vestito da cow-boy ma faceva l’in-diano…

    • Il pane si vantava con quegli ignorantoni dei broccoli: «Almeno io ho un’infarinatura di qualco-sa!»

    • Dio stava giocando a carte con Lucifero, che continuava a vincere. «Ma va all’inferno», gli disse.

    • Voleva far questo, voleva far quello... Il giudice lo condannò: gli fece un processo alle intenzioni.

    • La notte era nera. «Oggi non è proprio giornata», disse.

    • Il corpo del gigolò giaceva nella cassa. Ma appena una bella ragaz-za si avvicinava al feretro, lui face-va la mano morta.

    • Il calciatore non voleva allon-tanarsi dall’infermeria. Marcava visita.

    • A poker mescolavo sempre io. Dopo un po’ mi ero fatto un maz-zo così!

    • Da bambino mi dicevano conti-nuamente di non tirar su col naso. Per questo ora mi faccio solo di crack.

    di Antonio Galuzzi

    “Giù”, il nuovo cd di Flavio Oreglio

    Sulla scia del successo del recente spet-tacolo “Non è stato facile cadere così in basso”, riscrittura teatrale dei temi conte-nuti nell’omonimo libro di Oreglio, uscito a ottobre 2007 per Bompiani e messo in scena al Teatro della Cooperativa di Milano lo scorso gennaio, FLAVIO ORE-GLIO e “I LUF” hanno realizzato il CD “GIU’ – non è stato facile cadere così in basso”, dando nuova linfa al connubio tra teatro e musica, nel solco aggiornato del teatro-canzone, di cui Flavio Oreglio è riconosciuto esponente.

    In questo nuovo lavoro musicale, scritto da Oreglio in collaborazione con Dario Canossi e Luca Bonaffi ni (arrangiamenti a cura dei “Luf”), sono contenute le canzoni dello spettacolo teatrale.

    Ballate che trattano temi importanti come la guerra (“KABUL”), la reli-gione (“LA FIERA DELLE FOLE”), la fi losofi a (“IL PENSIERO”), l’isolamen-to (“MURO”), la politica (“BASTA!”), l’egoismo (“L’ABITO DEGLI ALTRI”) e la speranza (“ANIMA POPOLARE”); a cui si aggiunge “VORREI”, dedicata a Felicia, madre di Peppino Impastato uc-ciso dalla mafi a nel 1978 e di cui ricorre quest’anno il trentennale, (recentemente celebrato con una “veleggiata antimafi a”, da SanRemo a Cinisi, di cui il brano ha rappresentato la sigla) e una rilettura

    della canzone “UN’ IDEA” di Giorgio Gaber, presentata alla TV Svizzera nel marzo 2008 in occasione dello speciale “Io mi chiamo G” dedicato al grande attore/cantautore scomparso.

    L’album, in distribuzione dal 23 Mag-gio, mette in corto circuito la profondità satirica di Flavio Oreglio con le sonorità ruvide dei “Luf”, la folk – rock band camuna di Dario Canossi da tempo dedita alla ricerca sulla musica e sulla canzone popolare, trovando attraverso questo binomio artistico, il «coraggio per un passo altrove … cercando di raccogliere l’urlo disperato di chi lancia uno sguardo non superfi ciale al mondo», come dichiara lo stesso Flavio Oreglio, qui attratto dall’energia ‘grezza’, (quasi mon-tanara) e profondamente rock, che il gruppo “combat-folk” della Val Camonica esprime; un suono estremamente funzionale ai testi, graffi anti e ironicamente sferzanti, con cui Flavio Oreglio si inserisce nel mondo della canzone “civile”, riuscen-do a fondere la forza d’urto della band con la sua ironia tagliente.

    «Questo CD è frutto di un incrocio un po’ “bastardo” - ribatte Dario Canossi – dove mondi diversi nuotano verso un

    diretta per mantenere lo spirito del “live” e le sue fresche sonorità, hanno lasciato la loro impronta: FLAVIO OREGLIO (voce e chitarra); DARIO CANOSSI (voce e chitarra); SERGIO ‘JEIO’ PONTORIERO (basso, chitar-re acustiche, percussioni); RANIERI ‘RAGNO’ FUMAGALLI (baghet, flauto, ocarine); FABIO BIALE (violino, mandolino); SAMMY ‘CHUPA’ RADAELLI (batteria); PIER ZUIN (highland bag pipe, bombarda,fl auti, cucchiai); CE-SARE COMITO (chitarra acusti-ca, banjo); STEFANO CIVETTA (fi sarmonica e voce); SILVIA

    OREGLIO (cori in “Vorrei”).Del progetto è in allestimento un tour

    che porterà la numerosa band a “graf-fi are” le assolate (e spesso, appisolate) piazze dell’estate italiana.

    www.catarticasrl.comwww.iluf.net

    gio, mette in corto circuito la profondità satirica di Flavio Oreglio con le sonorità ruvide dei “Luf”, la folk – rock band

    popolare, trovando attraverso questo binomio artistico, il «coraggio per un passo altrove … cercando di raccogliere l’urlo disperato di chi lancia uno sguardo non superfi ciale al mondo», come dichiara lo stesso Flavio Oreglio, qui attratto dall’energia ‘grezza’, (quasi mon-tanara) e profondamente rock, che il gruppo “combat-folk” della Val Camonica esprime; un suono estremamente funzionale ai testi, graffi anti e ironicamente sferzanti, con cui Flavio Oreglio si inserisce nel mondo della canzone “civile”, riuscen-do a fondere la forza d’urto della band

    diretta per mantenere lo spirito del “live” e le sue fresche sonorità, hanno lasciato la loro impronta: FLAVIO OREGLIO (voce e chitarra); DARIO CANOSSI (voce e chitarra); SERGIO ‘JEIO’ PONTORIERO (basso, chitar-re acustiche, percussioni); RANIERI ‘RAGNO’ FUMAGALLI (baghet, flauto, ocarine); FABIO BIALE (violino, mandolino); SAMMY ‘CHUPA’ RADAELLI (batteria); PIER ZUIN (highland bag pipe, bombarda,fl auti, cucchiai); CE-SARE COMITO (chitarra acusti-ca, banjo); STEFANO CIVETTA (fi sarmonica e voce); SILVIA

    OREGLIO (cori in “Vorrei”).Del progetto è in allestimento un tour

    che porterà la numerosa band a “graf-fi are” le assolate (e spesso, appisolate)

    orizzonte di allegria e di impegno.

    Una perfetta sintesi di un repertorio da combattimento, ma armato di tanta ironia».

    In questo disco, registrato in presa

    “… E allora, non chiedere per chi suoni la campana. Essa suona per te”. Nella celebre frase tratta da un famoso sermone di John Donne, si esprime il concetto secondo il quale nessun uomo è un’isola, cioè può considerarsi indipendente dal resto dell’umanità. Fu una delle fonti d’ispirazione per E. Hemingway nella stesura del romanzo “Per chi suona la campana”. (cfr. Walter Veltroni, nonostante la sua passione per la letteratura d’oltreoceano, nel concepire il Partito Democratico fu dissuaso da Goffredo Bettini, coordinatore nella fase costituente, ad utilizzarlo come romanzo di riferimento).Pier Capponi, ambasciatore e condottiero che nel 1494 tenne testa a Napoli al Re Carlo VIII di Francia, alle minacce di attacco dei francesi a fronte di pesanti richieste fi nanziarie, rispose: “E se voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane!”. (cfr. nella storia del nostro Bel Paese, sono frequenti gli esempi di piccoli Davide che armati del solo coraggio intellettuale così si ribellano ai Golia usurpatori stranieri, come nell’odierna cronaca romana, i frequenti bonari ammonimenti di Papa Ratzinger alle invasioni laiche di campo dello stato italiano).

    “Il postino suona sempre due volte” è il titolo di un romanzo di James. M. Caine da cui fu tratto il fi lm diretto nel 1948 da Tay Garnett, con Lana Turner, John Garfi eld, che nel 1981 ebbe un remake per la regia di Bob Rafelson, con Jessica Lange e Jack Nicholson. (cfr. il terzo remake di Berlusconi alla guida dell’ Italia, nel varietà comico diretto da Pierfrancesco Pingitore, prossimamente in onda su Mediaset Premium, a soli 8 euro al mese, fi scalmente detraibili!).

    cav. Ettore Carli

    Canzoni stonate

  • Il programma della quinta edizione del Mantova Musica Festival propone, in collaborazione con il circolo culturale Il Notturno di Mantova, un’inedita iniziativa dal nome MMF Live Exchange.

    Otto formazioni musicali, provenienti da tutta Italia, si incon-trano in Piazza Broletto a Mantova per suonare e reciprocamente promuoversi nei propri luoghi d’origine. Un calendario live che prosegue per tutto il 2008 lungo la nostra penisola, un’esperienza di networking, animata da Il Notturno, che vuole proporsi come un piccolo, ma concreto, rimedio all’annosa carenza di spazi dove i gruppi di base riescano a proporre musica inedita.

    Da giovedì 22 a domenica 25, ci saranno due concerti a sera (rispettivamente alle 20.30 e 22.30), anticipati da un incontro alle 17 presso la libreria Feltrinelli (C.so Umberto I, 56) nel cor-so dei quali gli artisti parleranno del proprio percorso artistico e musicale.WWW.MANTOVAMUSICAFESTIVAL.IT WWW.MYSPACE.COM/MMFLIVEEXCHANGEWWW.ILNOTTURNO.NET WWW.RTSTUDIO.EU

    INFO

    347

    374

    3782

    WWW.RADIOBASEONLINE.IT

    Servizi e anticipazionisui concerti

    del MMF Live Exchangesulle frequenze

    di Radiobase

    GIOVEDI’ 22 MAGGIO 200820.30 Piazza Broletto * RHODESIA Giorgia Anile 22.30 Piazza Broletto * TECNOSOSPIRI

    VENERDI’ 23 MAGGIO 200820.30 Piazza Broletto * MAGENTA22.30 Piazza Broletto * LENIA VOLPE

    SABATO 24 MAGGIO 200820.30 Piazza Broletto * ANDREA PAGLIANTI22.30 Piazza Broletto * IDRAMANTE

    DOMENICA 25 MAGGIO 200820.30 Piazza Broletto * MARIA LAPI22.30 Piazza Broletto * MONKEYS

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    ci danno ancora credito, non si sa fino a quando

    Piazza MantegnaMantova

    0376 324286

    Piazza Marconi, 9Mantova

    0376 363499

    Corte dei Sogliari, 3 - Mantova0376 369972

    Piazza Broletto, 8Mantova

    0376 365303

    Caffè-Osteria con pizzaVia Fernelli, 28/a - Mantova

    0376 326597

    Corte dei Sogliari, 4Mantova

    0376 222817

    Via Emilia, 16 - Stradella di Bigarello MN0376 457056

    Via Cremona, 25 - Mantova0376 380178

    Corso Libertà, 6Mantova

    0376 326016

    CAFFE’ITALIANO

    Piazza Marconi, 22Mantova

    0376 320622

    Piazza Concordia, 18Mantova

    0376 324064

  • Quello strano concettodell’“ombra visibile”

    IN PRINCIPIO FU... TONY RENISCome tutti sanno, il Mantova Musica Festival è nato come controfestival di Sanremo nell’edizione curata da Tony Renis. Se ci pensate bene quindi, se non ci fosse stato Tony Renis il Mantova Musica Festival non sarebbe mai nato. Omaggiamo quindi il Tony Renis grande attore e ispiratore di questo Festival.

    IO BACIO... TU BACI (1961)di Piero Vivarelli - con Tony Renis, Mina, Jimmy Fontana, Adriano Celentano, Peppino Di Capri, I RibelliMarcella, fi glia di un imprenditore edile che vuole edifi care una zona residenziale, cerca di convincere un gruppo di giovani a cedere la loro taverna, ma viene conquistata dal loro entusiasmo e si schiera dalla loro parte. Al di là della trama, davvero poca cosa, il cast musicale è davvero spettacolare.

    APPUNTAMENTO IN RIVIERA (1962)di Mario Mattoli - con Tony Renis, Mina, Joe Sentieri, Claudio VillaIl cantante Tony Renis fi rma senza leggerne le clausole il vantaggioso contratto offertogli dall’editore Bassi. Subito dopo, al colmo della gioia, si concede una breve vacanza, va a trovare Laura, sua fi danzata da lungo tempo e, avendo raggiunto il successo, la sposa. Per Tony si presentano guai seri perché il contratto che ha fi rmato gli impone di non sposarsi per almeno due anni. Quando Bassi cede il contratto di Tony al commendator Marengoni, questi comunica alla stampa le prossime nozze di Tony con Mina. Fortunatamente il giorno delle nozze tutto si accomoda: Mina fugge col suo vero fi danzato e Tony può fi nalmente presentare a tutti sua moglie.Laconica la critica di allora: “Il fi lm risulta di scarso interesse a causa della banalità della vicenda e della mediocrità della realizzazione”. Questi due fi lm si trovano in dvd in un unico cofanetto, quindi chi proprio non volesse rimanere all’oscuro...

    SOLDATI E CAPORALI (1965)di Mario Amendola - con Tony Renis, Gabriele Antonini, Enzo Garinei, Franco Franchi, Ciccio IngrassiaIn una caserma di fanteria fervono i preparativi per una gara ginnico-canora (???) con quelli della Marina. I più vispi ne approfi ttano per corteggiare le fi glie del maresciallo burbero. Ciccio e Franco fanno i buffi in grigioverde. Da segnalare che i musicarelli ambientati nel mondo militare sono davvero innumerevoli, imbattibili quelli di Gianni Morandi e di Little Tony (che il militare in realtà non lo fece…)

    NON MI DIRE MAI GOODBYE (1967)di Gianfranco Baldanello - con Tony Renis, Niki, Rocky Roberts, I GigantiUna fotografi a con dedica che Tony, un famoso cantante, spedisce a Concetta Pafundi una delle sue ammiratrici, segna l’inizio di un’avventura. La ragazza vive in uno sperduto paese siciliano, Sganzirri, insieme ai suoi zii, piuttosto all’antica, che la ritengono compromessa. Il caso vuole che Concetta vinca una prova di selezione per cantanti, e sia invitata a Roma. Qui lo zio rapisce Tony sperando che in tal modo accetti di sposare Concetta. Ma il cantautore riesce a fuggire e incontra, per caso, la ragazza, che è da sempre innamorata di lui. Per ragioni pubblicitarie Concetta ha cambiato il suo nome in Niky, di modo che Tony, lungi dall’immaginarlo, si innamori della nipote del suo rapitore, contro il quale ha sporto denuncia. Niky ottiene uno strepitoso successo alla televisione e tutto si risolve nel migliore dei modi, poiché Tony, venuto a sapere della vera identità della ragazza, ritira la denuncia contro lo zio e la sposa. Ottime le critiche dell’epoca: “Un mediocre fi lm musicale che sfrutta in fondo le risorse canore dei vari cantanti di successo che vi prendono parte. Alquanto gradevoli le canzoni e le musiche, ma piuttosto convenzionale e banale la storia, soprattutto per quanto riguarda gli accenni siciliani”.

    QUANDO DICO CHE TI AMO (1967)di Giorgio Bianchi - con Tony Renis, Lola Falana, Caterina Caselli, Lucio Dalla, Jimmy Fontana, Enzo Jannacci, Annarita Spinaci Il cantante Tony corteggia ben sei ragazze contemporaneamente. La

    situazione precipita quando Tony si innamora in modo serio di Sandra, una cantante beat. Le rivali scoprono le rispettive relazioni, organizzano un agguato a Tony e lo menano. Sandra interrompe la sua relazione e Tony cerca di far capire a Sandra che ormai è deciso a cambiar vita e che intende sposarla. Sarà solo dopo il clamoroso successo di una canzone ispirata a Tony dal suo amore per Sandra che la ragazza lo perdonerà e accetterà, felice, la sua proposta di matrimonio. Anche questo film ha un cast davvero stellare. La canzone che dà il titolo al fi lm portata al successo da Annarita Spinaci in realtà l’ha scritta proprio Tony Renis.

    critica cinematografi ca di Nick Martinelli

    C’è poco da dire, le ultime elezioni hanno cambiato il volto della politica italiana. Alcune facce avevano già ini-ziato a cambiare in precedenza, è vero, soltanto che ora il lifting è generalizza-to. (“Rialzati, Italia!”, probabilmente, era inteso come “fare ricorso al chirur-go plastico per eliminare inestetiche decadenze”).

    Intanto, le formazioni entrate in parlamento sono molto meno che nel passato. Previsto quindi un quadran-golare di calcetto, nel transatlantico di Montecitorio, non il solito torneo a 32 squadre (vinto regolarmente dalla Südtiroler Volkspartei, con il sospetto ausilio di qualche giocatore infi ltrato direttamente dal Borussia Moenchen-gladbach o dal Bayern di Monaco...)

    Poi è scomparso il “partito comuni-sta più forte dell’Occidente”, grazie a una mastodontica impresa condotta da PD e SA, congiuntamente, ma anche disgiuntamente – un’impresa che in quarant’anni di anticomunismo non era riuscita a FI, AN, DC, PLI, PRI e CIA neanche messi insieme.

    Tutto è cambiato: Mastella non ha avuto neanche una poltrona. Bondi ha scritto un libro di poesie. Potendo sce-gliere, avrei preferito il contrario.

    Soprattutto, però, è cambiato il modo di fare opposizione. Una volta nominato il Berlusconi 4, infatti, l’op-posizione dell’attuale governo in carica (così come l’ha voluta chiamare, per coerenza terminologica, il leader del partito più rappresentativo dello schie-ramento avverso a quello vincitore) ha designato un governo ombra. È stato defi nito da alcuni con ingiustifi cato scherno il Veltroni 0, ma tant’è...

    Questa è davvero una delle più im-portanti rivoluzioni politiche che le ele-zioni 2008 ha potuto mettere in campo: mutuata dalla tradizione anglosassone (come anche le parrucche per i Lord, in via di approvazione su iniziativa dello stesso Presidente del Consiglio, e la passeggiata con la Regina Madre), l’idea del governo ombra permetterà al Partito Democratico di seguire passo passo le decisioni del governo in carica, marcandole a uomo e potendo fornire la propria visione alternativa delle cose in modo più effi cace e visibile. Il concetto dell’ombra visibile rimane per il momento sconosciuto ai più, ma

    Ermete Realacci garantisce che una sua spiegazione è ormai in dirittura d’arrivo.

    Anzi, quella del progetto ombra è un’idea che piace così tanto che per aumentare la presenza e la costanza dell’impegno del Pd in parlamento sta per essere realizzato anche un’altro pia-no altrettanto underground, riguardante questa volta le “cazzate ombra”. Con-statato che il numero di disegni di legge proposti da un qualsiasi governo, di destra o di sinistra, è sempre assai infe-riore rispetto al volume di cazzate detto dai suoi rappresentanti, il Soviet del Loft ha stabilito a grande maggioranza (Binetti compresa) che anche queste importanti tappe della vita democratica di questo paese, le minchiate, devono avere un loro adeguato corrispettivo nella vita dell’opposizione.

    Già pronte sul tavolo le prime cazzate dei berluscones che i veltrones dovranno compitamente rivedere e correggere. E, possibilmente, ampli-fi care.

    In primis, la politica estera. Veltroni dovrà invitare almeno un presidente di uno Stato semidittatoriale e fare il gesto della ghigliottina o della garrota contro qualche giornalista giovane e impertinente che domandi qualcosa di personale all’illustre ospite. Vale anche mimare il supplizio di Regolo, purché questo fatto si sia regolarmente e frequentemente verifi cato nel paese il

    cui Presidente è ospite.Poi l’economia. Bersani dovrà

    pensare a qualche collegamento ardito sulla scia di “occuparsi di Alitalia è una priorità vera per il Paese, non così le faccende private degli omosessuali” tipo “meglio occuparsi della spazza-tura di Napoli che della fecondazione assistita” o “meglio occuparsi del Ponte sullo Stretto piuttosto che delle quisquilie locali, tipo la mafia e la ndrangheta”. Non sembra possibile, nonostante la richiesta della fazione-Binetti, ricalcare esattamente le parole originali. (L’ombra, come deliberato dal Soviet del Loft, non è da intendersi strettamente come ombra del Vaticano, quanto piuttosto come un’ombra più astratta e generalizzata).

    Qualcuno si occuperà di cultura po-litica, dirimendo la questione se sia più grave il rogo simbolico delle bandiere americane e israeliane o l’uccisione di un ragazzo per una sigaretta da parte di un branco di violenti. Pronto un primo abbozzo: “E’ molto più grave cantare Bella Ciao ad Alghero che non...” Nessuno ha avuto il coraggio di com-pletare, visto anche che, per decisione del sindaco forzista di Alghero, Marco Tedde, il fatto che nella città sarda non si sia potuta cantare Bella Ciao, per il 25 aprile, beh, è vero...

    Una cazzata cui sarà diffi cile persi-no fare ombra.

    Lorenzo Mari

    The Left Rainbow BandAbbandonata dal manager Veltro-

    ni, ripudiata dalla casa discografi ca Prodi&Prodi, rimasta orfana dei pro-pri fans, logorati dalla solita musica in controtendenza, si è uffi cialmente sciolta la Band che proponeva un repertorio di revival anni ‘68 e remix di musica dell’est.

    Al concerto d’addio di fronte alla commissione bicamerale di X-Factor e Amici, hanno esordito come gruppo d’appoggio i “No-Global” che hanno proposto in antinomia, l’inno “l’inter-nazionale”.

    Visto il disinteresse del pubblico, una jam session di ex parlamentari e sindacalisti ha improvvisato un rap inedito nell’attesa della “The Left Rainbow Band”, intonando motivetti innovativi: ...ci può essere antifasci-smo anche senza comunismo… ci può essere democrazia anche senza ideologia…

    L’eco-sax di Pecoraro Scanio ha liberato l’ambiente dall’inquinamento acustico, introducendo le percussioni di Diliberto e il basso tonante di Giordano.

    Bertinotti, ha risvegliato gli astanti dal “sonno della ragione”

    causato dall’“oppio dei popoli”, con un pezzo rock intitolato “La lotta di classe non è il bullismo scolastico”.

    A conclusione della serata è stata riproposta la colonna sonora della band, il liet motiv di tanti anni di sa-crifi ci sulla ribalta: “Chi non lavora ha tempo di capire i lavoratori”.

    Rimasti soli e non avendo più nessuno da criticare, sono cominciate le autocritiche.

    Andava rivisto il nome, il reper-torio, gli strumenti e i componenti del gruppo.

    Vendola ha proposto una mozione d’ordine, che prevedeva l’istituzione di una corale di partecipazione popo-lare denominata “Rossi per caso”.

    L’emendamento di Rizzo ha ripor-tato entusiasmo nel gruppo: creare un corpo di ballo con coreografi e di lavo-ratori muniti di falce, dediti al lavoro nei campi di colture Ogm e operai con martello, che si prodigano nella costruzione di una centrale nucleare. Il tutto con sciopero fi nale fi nalizzato alla riscoperta dei valori contro lo sfruttamento dei padroni.

    L’interrogazione di Caruso pre-vedeva un new soul su base regio-

    nale dove ogni immigrato, accolto dai tutors dei centri sociali, potesse fi delizzarsi al gruppo praticando un percorso civico sostenibile.

    Di Pietro, ospite della serata, si è reso disponibile come “vocalist” delle istanze della disciolta band pro-ponendo un nuovo gruppo: l’“Italia dei favori”, per un approccio ad una politica di aggregazione canora che parte dal basso con le idee chiare.

    Boselli reduce dal suo concerto di addio, ha avanzato la proposta di fondare un movimento musicale che garantisse unità nella diversità.

    Luxuria ha appoggiato l’idea so-prattutto in merito alla “diversità”. An-che perché, quando c’è da appoggiare qualcosa, non si tira mai indietro.

    Mastella, di passaggio per un caffè, ha colto la palla al balzo e ha avanzato la propria candidatura alla regia e direzione artistica.

    Il disco live inciso nella serata è stato puntualmente rifi utato da tutte le maggiori case discografi che. L’unica che ha voluto pubblicare il cd, nella sezione Rarities, è stata l’Azzurra Records.

    Corrado Andreani