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La Motivazione ad apprendere:
Motivazione intrinseca e concetto di sè
Dr.ssa Barbara Arfé
Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale
Facoltà di Scienze della Formazione
Le componenti effettivo-motivazionali
A lungo l’apprendimento è ritenuto e descritto come
una attività puramente cognitiva.
Negli anni ’80 la psicologia cognitiva mutua dalla
psicologia sociale alcuni modelli in grado di render
conto degli aspetti motivazionali dell’apprendimento.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Il concetto di motivazione
• È un concetto la cui origine, in psicologia, può essere
collocata nell’ambito delle teorie associazioniste.
Strettamente legato al concetto di rinforzo.
• Nasce quindi con una precisa connotazione: la
motivazione nell’apprendimento è ritenuta “estrinseca”.
• Negli anni ’60 un nuovo concetto di motivazione è
proposto dalle teorie delle motivazioni intrinseche.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Dalla learning theory alla motivazione intrinseca• Legge dell’effetto (Skinner): non spiega come l’apprendimento può
essere svincolato dal rinforzo
• Enfasi sull’apprendimento per scoperta (anni ’60): la motivazione come “bisogno”, “pulsione”.
• Attivazione del comportamento esploratorio ed epistemico: bisogno fondamentale dell’individuo di apprendere e ruolo del contesto educativo come fonte di stimoli. Ignora il problema della persistenza del comportamento esploratorio e l’interazione di questo bisogno con i motivi di personalità, e con gli incentivi e le frustrazioni provenienti dall’ambiente.
• Teoria della motivazione al successo: dà risalto ai motivi di personalità, ma trascura l’apprendimento fine a se stesso.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Tre diversi tipi di motivazione
• Sul rinforzo estrinseco: apprendimento come mezzo per unoscopo.
• Sul compito: l’apprendimento è un’attività che ha valore per sestessa (interesse).
• Sull’io: mostrare la propria abilità e competenza/gratificazione sociale.
La distinzione tra queste tre forme è nella realtà sfumata.
In generale si tratta di forme di motivazione in interazione tra loro.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Definizione di motivazione
La motivazione è un pattern organizzato di tre funzioni per attivare, dirigere, e
regolare l’attività rivolta ad un obiettivo: a) gli obiettivi personali, b) i processi
emozionali, c) le convinzioni dell’individuo circa la propria capacità d’agire:
Obiettivi (un risultato che si rappresenta). Hanno una valenza (interesse) e
un valore di incentivo: possono essere perseguiti per se stessi, o come
mezzi per raggiungere altri obiettivi (gratificazioni/ricompense)
Sistema del sé, (conoscenza dei propri mezzi e limiti) e stima di sé (fiducia
nelle proprie capacità e valutazioni)
Capacità di azione e di controllo (determinata da esperienze precedenti)
Il risultato (conseguimento dell’obiettivo) ha per l’individuo conseguenze
affettive (concludono l’esperienza e anticipano quella successiva) e
cognitive (spiegare/giustificare l’insuccesso).
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Le motivazioni intrinseche: la curiosità (Berlyne, 1960, 1965)
Curiosità: è una forma di motivazione “persistente”, una
“pulsione esplorativa” non omeostatica, che non diminuisce
con la soddisfazione del bisogno a differenza delle pulsioni
omeostatiche (fame e sete).
• Curiosità percettiva: dare all’organismo informazioni
percettive (attivata dalle proprietà degli stimoli)
• Curiosità epistemica: fornire conoscenza (attivata dal
conflitto cognitivo)
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Berlyne
• L’individuo tende a mantenere un livello ottimale di
attivazione dell’organismo
• Le condizioni ottimali per il comportamento esploratorio
dipendono sia dall’individuo che dall’ambiente (ad es.
caratteristiche degli stimoli)
• Proprietà collative degli stimoli (novità, complessità,
incongruenza)
• Curiosità ed esplorazione come meccanismi per il
superamento del conflitto.
• L' “intensità” della stimolazione
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Implicazioni per l’istruzione
• Berlyne (1960, 1965) suggerisce di promuovere un conflitto
concettuale in chi apprende, mediante la manipolazione delle
proprietà collative (novità, complessità, incongruenza) degli
stimoli/situazioni.
• Rapporto tra curiosità e ansia. Non è sempre inversamente
proporzionale, ma lo diventa quando gli stimoli sono troppo
complessi e/o intensi (Spielberger & Starr, 1994).
• Bruner: apprendimento per scoperta.
• White (1959): i comportamenti di esplorazione non rispondono a
bisogni primari, ma al bisogno di padroneggiare l’ambiente
(motivazione di effectance).
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Motivazione intrinseca e interesse• Interesse: quando un individuo incontra attività o oggetti che si
presentano come nuovi, piacevoli o stimolanti, in un contesto che
permette il soddisfacimento dei bisogni psicologici di base.
• Interesse disposizionale (Deci, 1992): esprime la preferenza di un
individuo per determinati stimoli/attività. Si sviluppa come funzione
di tre fattori critici: capacità interne, possibilità offerte dall’ambiente,
contesti interprersonali.
• A differenza della motivazione intrinseca, che può avere un
carattere generico (competenza), l’interesse ha sempre un carattere
specifico: si focalizza su un determinato campo del sapere o
dell’esperienza.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Interesse come stato e tratto
• Interesse situazionale: generato da particolari
aspetti dell’ambiente. Rappresenta una reazione
affettiva di breve durata
• Interesse personale: disposizione persistente verso
una categoria di oggetti o attività
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Interesse individuale
• Interesse persistente e duraturo. Orientamento verso un
oggetto o attività a lungo termine.
• Comprende due componenti: affettiva e cognitiva.
• Valenza affettiva (feeling-related): riguarda il senso di
piacere, coinvolgimento relativo a un’attività o oggetto;
• Valenza cognitiva (value-related): riguarda il significato o
valore che un individuo attribuisce ad un oggetto.
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Motivazione alla competenza (White, 1959)• White propone una spiegazione del comportamento esplorativo:
non determinato da pulsioni o bisogni primari, ma da un bisogno di
carattere generale di padroneggiare l’ambiente (riguarda gioco, esplorazione, curiosità)
• Il fine dei comportamenti esplorativi, di gioco, di apprendimento, è
controllare l’ambiente (adattivo)
• La gratificazione non è di natura consumatoria, ma attiene al “senso
di efficacia” dell’individuo
• Questo tipo di motivazione rende conto anche dei comportamenti
esplorativi che si realizzano in condizioni di “tranquillità omeostatica”
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• Il termine Competenza: insieme di attributi o qualità adattive di
tipo cognitivo, emozionale, comportamentale e sociale +
aspettative e convinzioni dell’individuo circa la propria abilità di
applicare queste qualità.
• Inizialmente indifferenziata, da essa si sviluppano poi altri motivi (la
conoscenza, la padronanza, il successo).
• Un aspetto importante della motivazione alla competenza riguarda il
rapporto tra questa e il successo o l’insuccesso (ruolo dell’ambiente).
Harter (1992) introduce il concetto di “sfida ottimale”.
Motivazione alla competenza (White, 1959)
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Motivazione alla competenza Harter (1992)
• La motivazione alla competenza non è un costrutto globale
• E' influenzata e costruita a partire dalle esperienze del b/o nel suo ambiente (relazione tra motivazione intrinseca e estrinseca)
• Correlati del costrutto di motivazione alla competenza:
percezione della propria competenza; percezione del controllo.
• L’interazione con l’ambiente non è intrinsecamente
soddisfacente, ma dipende dal grado di sfida che essa
impone all’individuo
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Gli effetti del successo e insuccesso (Harter,1978; 1981; 1982)
• Grazie al rinforzo positivo rispetto ai suoi tentativi di
padroneggiare l’ambiente il bambino interiorizza un
sistema di auto-gratificazione. Diminuisce la dipendenza
dal rinforzo esterno. Aumenta la percezione della
propria competenza e del controllo sull’ambiente
(motivazione alla competenza)
• L’assenza di rinforzo, la punizione, o la frustrazione,
aumentano la dipendenza dagli adulti, e le componenti d’ansia.
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Successo e insuccesso
• Una storia di insuccessi e di disapprovazione porta
a una percezione di scarsa competenza, e alla
percezione che siano agenti esterni a controllare i
risultati di ciò che accade.
• Queste percezioni creano ansia (diminuendo la
sensazione di controllo) e attenuano la motivazione
a intraprendere comportamenti di padronanza.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Feedback
Controllo Padronanza/AnsiaPadronanza/Ansia
Compito
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Tendenze evolutive
Harter (1992), in una serie di ricerche condotte con ragazzi di scuola
elementare e media, rileva:
• Una progressiva diminuzione dell’orientamento intrinseco e del
parallelo aumento di quello estrinseco, a partire dalla terza
elementare. I bambini mostrano un crescente disinteresse per le
attività di apprendimento, ed un aumento dell’interesse per i suoi
risultati esterni (valutazioni del suo prodotto da parte
dell’insegnante).
• Valutazione dell'insegnante?
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Teoria dell’autodeterminazione (Deci & Ryan, 1985; 1992)• Un’eccezione: affronta il problema della fonte di energia del comportamento,
ossia le condizioni contestuali che favoriscono la motivazione.
• Postula tre bisogni innati: di competenza, di legame affettivo con gli altri, di
autonomia. L’individuo è tanto più motivato quanto più il contesto gli offre la
possibilità di soddisfare questi bisogni.
• Differenzia la regolazione intenzionale in autodeterminata e controllata.
• L’autodeterminazione esprime volontarietà e la soddisfazione del bisogno
di autonomia. L’apprendista auto-determinato controlla il proprio
comportamento e resiste alle pressioni esterne (compito e ambiente).
• Il controllo si lega ad una maggiore dipendenza dall’ambiente esterno o
da propri istinti interni.
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Interiorizzazione e rapporto tra motivazione estrinseca e intrinseca
• Il processo di interiorizzazione ha origine nei bisogni
fondamentali. Implica:
• Bisogno di autonomia• Bisogno di competenza• Bisogno di legame affettivo. Facilita l’integrazione
d’individuo nel gruppo sociale.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Tipi di autoregolazione che possono essere disposti lungo un
continuum di crescente interiorizzazione (Ryan & Connell, 1989):
• Regolazione esterna. Alunni poco indipendenti, con un
atteggiamento difensivo nei confronti dell’insuccesso. Percezione
di competenza e di valore di sé bassa.
• Regolazione introiettata. Forma di regolazione interiore, ma non
ancora una forma di regolazione”integrata”. È caratterizzata da
autocontrollo. Le motivazioni alla base della regolazione sono:
avere una buona concezione di sé, evitare ansia e sensi di
colpa.
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• Regolazione per identificazione. È una forma di regolazione
“integrata” in un sistema di valori interno, che l’individuo sente
proprio. L’individuo attribuisce valore all’apprendimento e ne assume
la responsabilità. Vicina alla motivazione intrinseca, ma non coincide
con essa. Il comportamento è sempre strumentale al raggiungimento
di un obiettivo: si apprende perché apprendere è un valore sociale,
non perché l’attività è intrinsecamente appagante.
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Ruolo dell’ambiente interpersonale
• Le condizioni dell’ambiente interpersonale influiscono sul
processo di interiorizzazione orientamento
motivazionale di chi apprende
• Funzioni dell’ambiente:
• REGOLARE L’AUTONOMIA DEL BAMBINO
• DARE UNA STRUTTURA ALLE ATTIVITA’ E
COMPORTAMENTI
• RISPONDERE ALLE ESIGENZE AFFETTIVE DEL
BAMBINO
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Effetto del rinforzoTre diverse letture del suo effetto:
• La ricompensa esterna ha un valore sempre negativo sulla
motivazione intrinseca. Lepper e coll. (1978): l’interesse per
un’attività diminuisce quando questa viene ricompensata (effetto
dell’ipergiustificazione)
• L’effetto dipende dal significato della ricompensa. Deci e Ryan
(1985):
• Evento informativo (feedback sulla propria capacità di
eseguire un compito): stimola il senso di competenza
• Controllo esterno: attenua l’interesse
• L’effetto dipende dalla sua associazione a situazioni
normalmente sgradevoli o noiose (effetto script).
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Dal confronto tra i risultati di vari studi (meta-analisi) emerge che:
• La ricompensa non ha in generale effetti negativi sulla
motivazione intrinseca (sia essa verbale o tangibile) L’effetto negativo della ricompensa si verifica solo in determinate
circostanze, e non riguarda normalmente l’atteggiamento verso il
compito
• La ricompensa può avere un effetto positivo sulla motivazione
individuale se è vissuta dall’individuo come un’informazione sulla
competenza
• L’effetto della ricompensa può essere positivo o negativo a
seconda del suo significato per il soggetto
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Percezione di competenza e concetto di sé
Il concetto di competenza ha due accezioni:
• Capacità di affrontare e padroneggiare l’ambiente;
• Ciò che l’individuo sa e percepisce a proposito della propria
capacità.
Il secondo di questi aspetti è legato al concetto di sé (self
efficacy): rappresentazione che un individuo ha di se
stesso rispetto a vari ambiti di vita. Si forma e modifica
attraverso esperienze con l’ambiente.
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Autopercezione e concetto di sé
• Diverso da stima di sé
• Ha una triplice funzione:
• mantiene coerenza nelle rappresentazioni dell’individuo rispetto
a varie aree di comportamento e varie abilità
• determina le interpretazioni dell’individuo rispetto ai
tentativi messi in atto e ai risultati ottenuti
• determina le aspettative dell’individuo rispetto alla sua
efficacia in vari compiti
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Scala di auto-efficacia sociale percepita: ASP/A (Caprara, 2001)
54321Telefonare a una persona che ha conosciuto e che vorrebbe conoscere meglio
54321Farsi degli amici in un gruppo di persone che già si conoscono tra loro
54321Offrire il suo aiuto per la conduzione di un gruppo o di un’organizzazione
54321Collaborare a scuola, al lavoro, in qualche progetto con persone che non conosce molto bene
54321Esprimere la sua opinione a un gruppo di persone che stanno discutendo un argomento che interessa anche a Lei
54321Iniziare una conversazione con una persona che Lei non conosce molto bene
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
54321Cavartela se qualcuno ti dà fastidio o ti prende in giro
54321Dire quello che pensi, anche quando i tuoi compagni non sono d’accordo con te
54321Soddisfare quello che i tuoi amici si aspettano da te
54321Imparare ciò che serve per far parte di una squadra sportiva
54321Imparare nuovi sport
54321Partecipare alle discussioni che avvengono in classe
Scala di auto-efficacia sociale percepita: ASP/G (Caprara, 2001)
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Motivazione intrinseca e auto-efficacia
FeedbackFeedback
Percezione Percezione di controllodi controlloSenso di efficaciaSenso di efficacia
CompitoCompito
Concetto Concetto di sédi sé
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Obiettivi e attribuzioni di successo e insuccesso
• Il concetto di motivazione intrinseca pone al centro un
bisogno “adattivo” di conoscere e padroneggiare il
proprio ambiente. Spiega perché la persona vuole
imparare.
• Non spiega altri fattori dell’orientamento motivazionale:
• Come la persona si pone di fronte al compito
• Come reagisce all’insuccesso, in un compito di apprendimento.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Motivazione al successo (Atkinson, 1958, 1964)
Gli individui rispondono a due obiettivi opposti: raggiungere il successo (spinge l’individuo ad agire) evitare il fallimento (sottrarsi al rischio dell’insuccesso,
inibisce l’azione)
La motivazione di un individuo al successo ha tre componenti:
Il motivo (bisogno di riuscita o evitamento) La valutazione soggettiva della probabilità di avere
successo/fallire L’ incentivo, l’attrattiva che un obiettivo presenta per un
individuo (legata al grado di difficoltà di un obiettivo)
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Scelta del compito
• L’individuo orientato al successo:
• sceglie compiti di media difficoltà. In seguito all’esperienza del
successo, sceglie compiti sempre più difficili. Il successo ripetuto
diminuisce il valore di incentivo.
• L’individuo orientato all’evitamento:
• il successo iniziale, aumentando la probabilità di successo,
aumenta l’incentivo a evitare il fallimento, e parallelamente, l’ansia.
• il fallimento iniziale in un compito facile aumenta la probabilità di
insuccesso e quindi la tendenza all’evitamento.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Scarso successo della teoria in ambito psicopedagogico
• La teoria di Atkinson (1958) analizza la capacità degli individui dianticipare successo e insuccesso e l’influenza di queste previsioni sul comportamento.
• Non spiega nei dettagli su cosa vengono fondate queste previsioni.Come la persona giudica la difficoltà del compito e la propriaprobabilità di successo?
• Concerne situazioni di competitività, ansia e frustrazione, pocoauspicabili in contesti educativi
• Tuttavia alcuni degli aspetti esaminati dalla teoria sono difficilmenteeliminabili, e possono rendere conto delle situazioni didemotivazione frequentemente incontrate in contesti scolastici
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Obiettivi, aspettative e risultati
• Alcuni autori hanno definito con maggior chiarezza il primo modello
di Atkinson (1958), illustrando le relazioni tra credenze e valori
attribuiti dagli individui all’obiettivo, per spiegare la formazione delle
aspettative e l’orientamento motivazionale.
• Le aspettative dell’individuo e il valore che egli attribuisce al risultato
sono buoni predittori della prestazione e della persistenza del
comportamento.
• Le aspettative sono determinate dalla conoscenza che l’individuo ha
di sé, dalle credenze circa la propria abilità, e le difficoltà del
compito.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Il valoreIl valore soggettivo di un compito riflette il modo in cui quel compito
risponde ai differenti bisogni dell’individuo:
Valore di risultato: importanza di eseguire bene un compito per
lo schema del sé rispetto ad un dominio di conoscenza
Valore intrinseco: soddisfazione intrinseca nell’eseguire un
compito
Utilità: rapporto tra un compito specifico e gli obiettivi futuri di un
individuo
Costo: comprende le “spese” nei termini di ansia, sforzo previsto, e rinunce
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Aspetti evolutivi
Le convinzioni dei bambini rispetto alle proprie possibilità di successo
tendono a diventare meno ottimistiche con l’età
Inizialmente interesse e importanza di un compito/ prestazione
vengono dal bambino identificati. Solo col tempo le due componenti
vengono distinte
Inizialmente i concetti di sforzo, abilità e prestazione sono identificati: A 5-6 anni sforzo, abilità e prestazione sono identificati 7-9 anni: relazione tra sforzo e risultato (compensazione, cattiva applicazione) Dai 9 ma soprattutto tra 10-13: distinzione tra abilità e sforzo: un effetto
positivo può essere dovuto a entrambi i fattori i quali sono complementari.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Teoria dell’attribuzione (Weiner, 1985, 1986)
• Percezione che l’individuo “ingenuo” ha delle cause degli eventi.
• La tendenza di un individuo a interpretare gli eventi nei termini delle loro
cause può essere ritenuta una “motivazione primaria”
• L’individuo spiega la sua prestazione (successo/insuccesso) sulla base di
quattro cause principali:
• Abilità
• Sforzo
• Difficoltà del compito
• Fortuna
• L’attribuzione causale del successo/insuccesso ha un risvolto importante sul
piano motivazionale. Essa determina le aspettative circa le prestazioni future
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Questionario di attribuzione(De Beni & Moé)
Devi presentare una relazione su un libro che hai letto.
Lo fai in modo chiaro e preciso e tutti ti seguono con
interesse. Perché?
Era facile Sono bravo/a Sono stato aiutato/a Per caso Mi sono impegnato/a
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Le dimensioni fondamentali dell’attribuzione causale • Il locus, il carattere interno o esterno (percepito) della causa:
cause interne (abilità, sforzo, umore, etc.) / cause esterne (fortuna, difficoltà
del compito, atteggiamento dell’insegnante, etc.)
• La stabilità, il carattere stabile o instabile delle cause (es. l’abilità è
percepita più stabile dell’umore; l’impegno può essere percepito stabile o
instabile)
• Il controllo, la percezione da parte dell’individuo di poter controllare la propria
prestazione (es. lo sforzo è percepito più controllabile dell’abilità)
L’attribuzione a cause stabili o instabili, controllabili o incontrollabili del proprio
successo influisce in modo determinante sulle future aspettative di riuscita.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Implicazioni
• La percezione della causalità ha forti implicazioni in particolare nei
casi in cui il comportamento attuato dal bambino sia inefficace o
addirittura dannoso.
• Se l’insuccesso o un ritorno negativo dall’ambiente viene attribuito a
cause instabili, il comportamento tenderà a persistere
• Il modo in cui l’attribuzione ha luogo dipende anche dagli
antecedenti causali, ossia da informazioni che guidano il processo di attribuzione di un individuo (es. se l’insegnante offre aiuto non
richiesto, se il contesto è di tipo competitivo o favorisce un
coinvolgimento nel compito, etc.)
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
-+--+-abile
+--+--ped
+---+-negaz
-+-+--depr
--+--+bus
esterneabilitàimpegnoesterneabilitàimpegno
InsuccessoSuccessoProfili
Training
Marta:
bassi punteggi ad abilità e impegno sia nelle situazioni di successo che di insuccesso
?
Luigi:
Bassi punteggi nell’attribuzione all’impegno e abilità in caso di successo.
Alti punteggi nell’attribuzione all’abilità in caso di insuccesso
?
“ [..] Andavo male a scuola. Ogni sera della mia infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola. I miei voti sul diario dicevano la riprovazione dei miei maestri. Quando non ero l'ultimo della classe ero il penultimo. “Evviva!”. Refrattario dapprima all'aritmentica, poi alla matematica, profondamente disortografico, poco incline alla memorizzazione delle date e alla localizzazione dei luoghi geografici, inadatto all'apprendimento delle lingue straniere, ritenuto pigro (lezioni non studiate, compiti non fatti), portavo a casa risultati pessimi che non erano riscattati né dalla musica, né dallo sport, né peraltro da alcuna attività parascolstica”
Daniel Pennac
La demotivazioneUna reazione dell’individuo alla minaccia del valore di sé
Intrinseca ad alcuni ambienti, in cui viene identificato il valore
personale con la riuscita
L’educatore: Strutturare situazioni adeguate a promuovere interesse e motivazioni varie
Offrire un feedback sulle capacità di rispondere al compito Aiutare a ristrutturare e riequilibrare le attribuzioni, fornendo informazioni
rilevanti ed equilibrate per compiere l’attribuzione causale.
Quest’ultimo compito richiede consapevolezza e controllo delle proprie attribuzioni.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Gli obiettivi
Obiettivi: la rappresentazione di un risultato che si desidera o si vuole
evitare, che guida la prestazione e ne costituisce un criterio per valutarla
Possono essere: specifici (rappresentazione della soluzione di un compito)
generali (di competenza: diventare competente in un determinato
dominio)
Due grandi classi di obiettivi la cui influenza sull’apprendimento è stata
ampiamente valutata: Obiettivi di prestazione (mostrare la propria abilità/nascondere i propri
limiti)
Obiettivi di apprendimento (accrescere la propria conoscenza).
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Diener & Dweck (1978) Studio sulle abilità di discriminazione visiva:
12 problemi: 8 risolvibili con l’addestramento, 4 (in sequenza)
non risolvibili
Due pattern di risposta emotivo-cognitiva: Impotenza appresa: attribuiscono gli errori a mancanza di abilità.
Strategie rigide e ripetitive. Ricordi falsati del compito
obiettivi di prestazione
Orientati alla padronanza: Intensificano lo sforzo. Cercano e
sperimentano strategie alternative
obiettivi di apprendimento
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Esperimento di Elliot & Dweck (1988)
• Manipolano l’autopercezione di abilità di bambini di V elementare rispetto a un
compito: dando informazioni circa i risultati ad un test di abilità che lo precede
• Alcuni bambini sono posti in una condizione in cui si accentuava il valore
dell’apprendimento, altri in cui si accentuavano gli aspetti valutativi
• Danno ai bambini la possibilità di scegliere tra due tipi di compito (=)
• Compiti che consentivano l’acquisizione di abilità ma implicavano il rischio
di una valutazione negativa (obiettivi di apprendimento)
• Compiti che non davano possibilità di apprendimento ma che consentivano
di ottenere giudizi favorevoli (obiettivi di prestazione)
Risultati: per i bambini orientati all’apprendimento la auto-percezione della
propria abilità risultava irrilevante. Mostravano comunque un comportamento
di padronanza.
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Teorie dell’intelligenzaL’orientamento verso obiettivi di prestazione o apprendimento discende
dalle “teorie dell’intelligenza” del bambino:
• intelligenza come “entità” tratto stabile e globale (innatista)
obiettivi di prestazione
• Intelligenza come “accrescimento” (contestualista)
obiettivi di apprendimento
Condizioni che consolidano e producono le teorie: teorie degli educatori
incidono sulle scelte didattiche e vengono così assimilate.
Es: situazioni di apprendimento protettive vs. stimolanti
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC
Obiettivi plurimi• Gli individui all’interno di un contesto sociale (allievi/apprendisti e
insegnanti/educatori) non seguono solo obiettivi accademici (di prestazione e
apprendimento), ma anche obiettivi sociali.
• Gli obiettivi accademici hanno una dimensione individuale,
gli obiettivi sociali hanno una dimensione inter-personale
• L‘orientamento motivazionale è determinato dall’ equilibrio tra questi due piani
• L’individuo persegue cioè sempre una pluralità di obiettivi, difficilmente un
obiettivo unico.
• Gli obiettivi emergono come risultante di tre forze:
• Il contesto culturale
• La situazione immediata (che ne determina la salienza e la priorità)
• Le aspettative ed i motivi della persona
Dott.ssa Barbara Arfé - DPAC