“LA MIGLIORE OFFERTA” - Altervista

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“LA MIGLIORE OFFERTA” Film di Giuseppe Tornatore a cura di Elisa Montagna Liceo Classico Isaac Newton Classe 5 B a.s. 2014-2015

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“LA MIGLIORE OFFERTA” Film di Giuseppe Tornatore

a cura di Elisa Montagna

Liceo Classico Isaac Newton

Classe 5 B a.s. 2014-2015

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SCHEDA FILM

Scritto e diretto da Giuseppe Tornatore

Anno 2013

Genere: thriller drammatico-sentimentale

Musiche di Ennio Morricone

Produzione: Warner Bros Italia

Cast: Geoffrey Rush

Sylvia Hoeks

Jim Sturgess

Donald Sutherland

Girato tra Trieste e Udine, Roma, Firenze, Praga

Durata: 124 min

Vincitore di molti premi cinematografici: David di Donatello, Nastro d’argento, Ciak d’oro,

Globo d’oro, Festival di Berlino, Italian Directing Award

Ambientazione al di là di precisi vincoli territoriali e culturali.

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TRAMA

La vicenda narrata è misteriosa, drammatica e sentimentale.

Il protagonista è Virgil Oldman, un attempato battitore d’aste ed espertissimo conoscitore d’arte. La

frequentazione di un laboratorio di restauro ai tempi della giovinezza impostagli come punizione gli

ha infuso interesse e passione per l’arte fino ad averne fatto una professione.

Grazie alla sua abilità di osservazione, al suo occhio esperto e allenato, Virgil è in grado di distinguere

un’opera autentica da una copia anche “perfetta”: egli sa infatti che il falso perfetto non esiste, perché

in ogni falso si nasconde sempre un elemento di verità. Sfruttando il suo talento e questa filosofia di

indagine, Virgil truffa numerosi collezionisti d’arte accaparrandosi a poco prezzo opere di inestimabile

valore che nei suoi expertise egli bolla fraudolentemente come inautentiche.

Suo complice è Billy Whistler, amico di vecchia data e pittore da Virgil poco apprezzato, che durante

le aste acquista a proprio nome le opere che Virgil deprezza per poi cederle all’amico in cambio di lauti

compensi.

Nel corso della sua vita Virgil ha così collezionato moltissimi dipinti, tutti con lo stesso soggetto:

ritratto di donna. Virgil custodisce la sua preziosissima collezione in una stanza segreta della propria

casa dove spesso si rinchiude in un’ossessiva ammirazione di quei volti femminili che sono il surrogato

di un rapporto sentimentale con l’altro sesso che egli non ha mai provato.

La regolarità della sua vita e i fondamenti del suo essere vengono però turbati dall’incontro con Claire,

una giovane donna che smantellerà il mondo di Virgil.

Claire Ibetson si avvicina all’introverso Oldman con la richiesta di una valutazione dei beni di famiglia

presso un’antica villa ormai abbandonata. La ragazza comunica con Virgil solo con brevi ed ambigue

telefonate o con messaggi affidati al custode della villa, non si presenta mai agli appuntamenti stabiliti

irritando il burbero Oldman ma anche portandolo ad uno stato di ossessiva curiosità nei suoi

confronti.

Poco per volta l’uomo scopre maggiori particolari sulla vita di Claire che gli rivela, infine, di vivere

rinchiusa nella vecchia villa da dodici anni, senza mai uscirne perché sofferente di agorafobia.

Il rapporto fra i due si fa più intimo e Virgil dedica sempre più tempo e attenzioni alla ragazza

facendole da tramite con il mondo da cui lei rifugge.

La curiosità ha lasciato spazio all’ossessione: Virgil non è più l’uomo composto e rigido di sempre, ora

è ossessionato da una donna molto più giovane di lui che vive ai limiti dell’assurdo e che lo attrae fino

al punto di spiarla nella sua intimità.

Un giorno finalmente Claire si mostra e Virgil le confessa il suo amore. Claire sembra contraccambiare

il sentimento e tra i due si stabilisce una relazione segreta.

Unico confidente di Virgil è il giovane Robert, restauratore di vecchi marchingegni a cui il protagonista

si rivolge per la sistemazione di strani pezzi meccanici trovati nella villa di Claire. Robert sa come

comportarsi con le donne e dà a Virgil preziosi consigli diventandone amico fidato.

La vita di Virgil è ormai destrutturata: per la prima volta in vita sua trascura gli impegni di lavoro,

arriva in ritardo alle aste travolto dalla passione per una donna vera non più solo ritratta su una tela.

Inaspettatamente un evento drammatico occorso al povero Oldman costringe Claire ad uscire di casa.

La fobia pare sconfitta, l’amore ha vinto le paure e Claire si lascia convincere a vivere con Virgil nella

sua ricca casa. Virgil, al colmo della felicità, decide di lasciare il lavoro e dedicarsi completamente al

suo nuovo amore e alla sua nuova vita.

Svelata a Claire la sala segreta con la collezione di ritratti, Virgil parte per la sua ultima asta a Londra

dove darà l’addio al suo vecchio mondo.

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Ma al suo ritorno Claire è introvabile, la sala segreta svuotata, il laboratorio di Robert inesistente.

Virgil si reca alla vecchia villa, ma la trova vuota e sbarrata. Nel bar di fronte dove entra per chiedere

notizie di Claire egli trova la vera Claire: una strana nana su sedia a rotelle, vera proprietaria della villa

che dice di affittare spesso per produzioni cinematografiche.

Una enorme truffa si è consumata a suo danno e lo sconvolgimento di Virgil è travolgente. Egli cade in

uno stato depressivo catatonico che lo inchioda per settimane al letto della clinica neurologica in cui

è stato ricoverato. Lì rielabora quanto accaduto: il vecchio amico Billy è l’ideatore di un complotto

perfettamente architettato allo scopo di vendicarsi di lui per non averlo portato al successo come

artista.

Solo il desiderio di ritrovare l’amore riesce a risvegliarlo dallo stato di profonda prostrazione. L’unico

appiglio per trovare Claire è scovare in tutta quella falsità un elemento di verità, così come egli ha

sempre fatto nel suo lavoro di conoscitore d’arte.

Una frase sibillina aveva pronunciato un giorno Claire: “qualunque cosa succeda il mio amore è vero”.

Virgil quindi ha speranza di ritrovarla. La ragazza gli aveva anche parlato di un caffè a Praga dove

aveva dei bei ricordi. Lì Virgil si reca ritenendolo l’unico frammento di verità sfuggito alla finzione. E lì

la aspetterà, al “Night & Day” per giorni e notti che non possiamo misurare.

Geoffrey Rush nel ruolo di Virgil

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VIRGIL OLDMAN

La figura centrale de “La migliore offerta” è Virgil Oldman, un anziano ed espero battitore d’aste la cui

vita scorre lenta e inerte, rassicurata da ossessive abitudini quotidiane e da un lavoro accuratamente

pianificato. Circondato da certezze e agi, conduce un’esistenza scandita da una regolarità che si

potrebbe definire kantiana.

Dietro a questa personalità apparentemente stabile e sicura di sé si nascondono, invece, quelle che la

psicanalisi di Sigmund Freud definisce vere e proprie fobie ed ossessioni. Entrambe sono

caratterizzate da un’idea che si impone forzatamente accompagnata da un conseguente stato emotivo

che nelle ossessioni può variare dall’ira, al rimorso, al dubbio, al pentimento, mentre nelle fobie è

sempre di tipo ansioso.

L’ossessione più evidente è quella che Virgil nutre per i ritratti femminili: una collezione

straordinaria di quadri raffiguranti donne giovani e belle sostituisce la presenza di una compagna

reale che egli non ha mai avuto. A fine giornata Virgil riposa nel caveau della sua casa in

contemplazione del suo silenzioso harem, ammirando estasiato i capolavori appesi in preda ad una

sorta di sindrome di Stendhal che compensa la totale mancanza di relazione con l’altro sesso.

La stanza delle meraviglie è come una grande tomba, silenziosa e isolata, in cui egli siede come di

fronte al sepolcro dell’amata per rimirarne l’effigie e ricordare una felicità passata. Nonostante questa

contemplazione estatica del femminino, la totale mancanza nella propria vita di esperienza del sesso

opposto ha sviluppato in Virgil un atteggiamento misogino. Per conoscere come sia vivere con una

donna egli può solo chiedere ad altri: alla sua domanda “Com’è vivere con una donna?” l’assistente

risponderà “Vivere con una donna è come partecipare ad un’asta: non sai mai se la tua è l’offerta

migliore”. Il concetto è chiaro ed espresso nel linguaggio tecnico che entrambi conoscono: le donne

apprezzano gli uomini non in base a quanto essi possano loro offrire, bensì in relazione a quanto può

offrir loro il “mercato”. E’ proprio questa l’idea che Virgil si è fatto delle donne, un’idea che in qualche

modo lo rassicura e lo fa sentire esonerato dalla necessità di relazionarsi con loro, al punto da

sostituire le donne vive con i ritratti di donne morte.

Alla misoginia Virgil aggiunge una fobia più estesa: la misantropia. Per il suo carattere schivo egli si

emargina dal mondo che lo circonda e la sfiducia nel prossimo lo chiude sempre più in se stesso. Virgil

indossa sempre un paio di guanti per proteggersi le mani e non essere cioè contaminato e raggiunto

dal mondo esterno, rivelando un’altra delle sue nevrosi ossessive.

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Virgil è un grande intenditore d’arte e uomo di vasta cultura. I suoi interessi spaziano dall’arte

rinascimentale fino a quella moderna: tra le decine di dipinti appesi alle altissime pareti della sua

stanza segreta si possono scorgere capolavori come la Fornarina e La muta di Raffaello, alcuni

Tiziano come Violante e La Bella, diversi Ingres, due celeberrimi ritratti di Rossetti (Joli Coeur, La

donna alla finestra), ritratti di Goya, opere di impressionisti come Renoir (Jeanne Samary in abito

scollato e La donna della finestra), le donne dal lungo collo di Modigliani.

Un giorno Oldman riceve la telefonata di una giovane donna che gli chiede di effettuare la valutazione

dei propri beni di famiglia. Egli non può immaginare che la sua vita verrà presto sconvolta da Claire: la

donna lo costringerà ad un percorso di formazione dolorosissimo alla fine del quale il vecchio

Oldman sparirà per lasciare spazio ad un uomo completamente rinnovato.

Come spiega Nietzsche nella Nascita della tragedia in ogni uomo coesistono due impulsi

contrastanti, due aspetti della stessa Natura: la dimensione apollinea e quella dionisiaca. Chi come

Virgil vuole escludere dalla propria esistenza l’irrazionalità, la passionalità, l’impulso, deve escludere

non solo Dioniso, ma necessariamente anche Apollo, dio della bellezza. Invece Virgil coltiva l’arte

pittorica, che fra tutte è quella apollinea per eccellenza. Virgil, come il Von Aschenbach di Morte a

Venezia di Thomas Mann, scoprirà l’impossibile coesistenza di apollineo e dionisiaco nella stessa

persona.

Avvicinandosi gradatamente alla ragazza, Virgil subisce un cambiamento, una transizione da uno stato

di vita ad un altro. Questo profondo cambiamento richiama il “salto” formulato dalla filosofia di

Kierkegaard. L’esistenza si divide fra due opposte possibilità: quella etica e quella estetica. La

dimensione etica è totalmente inconciliabile con quella estetica perché tra le due c’è un salto di

discontinuità e l’uomo che tenta di dedicarsi alla ricerca del bello conducendo un’esistenza etica è

costretto al fallimento. E’ l’Aut-Aut di Kierkegaard: o si è etici o si è estetici. Anche Virgil perderà la

sfida.

Apollineo e dionisiaco, etico ed estetico non sono le uniche coppie di opposti che pervadono la vicenda

umana di Virgil. La sua vita professionale è impostata su una terza contrapposizione: il falso e

l’autentico.

Virgil spaccia per false opere autentiche ingannando il pubblico delle sue aste allo scopo di

accaparrarsi a basso prezzo opere di valore inestimabile. In questa truffa organizzata Virgil si serve di

un complice che ritiene essergli amico, ma anche costui è ambiguamente amico e truffatore, vero e al

tempo stesso falso acquirente perché ogni opera da lui acquistata viene poi ceduta alla collezione di

Oldman.

Virgil inoltre viene chiamato in tutto il mondo a compiere perizie su opere d’arte per appurarne

l’autenticità e il conseguente valore storico-artistico e commerciale. Virgil ha imparato con

l’esperienza dell’osservazione che nessun falsario riesce mai ad essere completamente “estraneo”

all’opera che copia e che sempre egli vi inserisce, involontariamente, qualcosa di sé o del suo tempo.

Questo elemento estraneo è ciò che l’esperto ricerca perché esso rappresenta il barlume di verità

sfuggito, la scheggia di autenticità disvelatrice.

Il regista vuole proporre con questa pellicola anche un’altra questione molto nota a filosofi ed artisti di

tutti i tempi: la limitatezza della conoscenza epistemologica. Fino a che punto possono essere

considerati affidabili lo sguardo e la ragione umana? La conoscenza ottenuta tramite la ragione è

fallace ed incompleta. Si veda nell’ Edipo Re di Sofocle il protagonista Edipo che si acceca con un gesto

che allude alla sconfitta della conoscenza razionale della realtà. Nelle Baccanti di Euripide tale

contrapposizione è evidente nella distinzione operata dal Coro tra sophòn-sophìa, ovvero falso sapere

(conoscenza epistemologica, ottenuta con i mezzi della razionalità umana) versus sapienza autentica

(ottenuta mediante la rivelazione). Anche nel pensiero dello stoico Zenone si trova una riflessione

sugli opposti falso-autentico.

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La realtà è un gioco continuo di luci ed ombre perché ogni cosa potrebbe non essere ciò che sembra.

Così nel film nessuno si mostra per quello che è: Virgil non è l’uomo guida che il suo nome dantesco

suggerirebbe, ma un essere pauroso ed ossessionato, Claire non è affatto “chiara” perché si cela dietro

a un muro o ad una telefonata, Robert non è l’esperto restauratore di antichi marchingegni né Billy è

l’amico fidato. Ogni personaggio indossa insomma una maschera pirandelliana.

In questa realtà così fluida e inafferrabile il protagonista è divorato dalla curiosità come Lucio nelle

Metamorfosi di Apuleio. Ossessionato da Claire, Virgil la spia dal buco della serratura

innamorandosene fino a perdere la propria compostezza e con essa la corazza di freddezza e distacco

che lo separava dal resto del mondo. Virgil, come Lucio, viene punito per la sua eccessiva curiositas e

come nel romanzo latino il suo comportamento fa scattare la punizione del destino.

Egli scopre cioè di essere vittima di una raffinatissima truffa: lui che per anni ha truffato chi si

rivolgeva a lui con fiducia ora ha subito l’inganno di un finto amore e di una finta amicizia. Virgil scopre

che la donna è sparita, la collezione rubata, Robert dileguato. L’aver creduto di poter possedere

impunemente una donna molto più giovane di lui e vivere agiatamente con i frutti dei suoi raggiri gli è

costato un prezzo altissimo.

Alla fine del film troviamo Virgil solo, ma finalmente consapevole della grossa truffa che gli ha serbato

il destino seduto ad un tavolo del Night & Day, il caffè di cui gli aveva parlato Claire. La filosofia che

permette a Virgil di eccellere nel suo lavoro riuscendo sempre a distinguere quali siano le opere

d’autore da quelle realizzate da abili falsari, si basa sulla convinzione che in ogni falso si nasconde

qualche cosa di vero. E’ questo il metodo che gli permette di scovare tra le numerose bugie, l’unica

frase vera pronunciata dall’amata.

L’uomo, scosso ma calmo, domanda al cameriere di apparecchiare per due: questa sua richiesta

simboleggia l’attesa di una rivelazione, un’illuminazione nella speranza che la ragazza amata possa

tornare da lui e amarlo finalmente per davvero. Virgil solamente dopo essersi ripreso capisce di

essersi illuso: usando l’astuzia, ha tentato di ingannare il destino. Ebbene è proprio l’inganno che gli si

è rivoltato contro: si possono truffare le persone, ma non il destino.

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CLAIRE IBBETSON

La giovane e bella protagonista Claire Ibbetson è una ragazza di ventisei anni che vive sola nell’antica

villa di famiglia. I suoi genitori, morti poco tempo prima dell’incontro con Virgil, le hanno lasciato

l’intera abitazione nonché numerosi oggetti d’arredo di ogni tipo, mobili, specchiere, quadri e statue

che un tempo facevano parte dell’arredamento della villa. La scelta di vivere rinchiusa nelle stanze di

questa casa è dettata dalla sua particolare malattia: l’agorafobia. Come rivela l’etimologia greca del

termine, composto da agorà (piazza) e phobìa (paura) - letteralmente significa "paura della piazza" -,

questa patologia è legata alla paura di stare in spazi aperti o in luoghi in cui sia difficile ricevere

soccorso e aiuto da parte di qualcuno. Fu Freud a scoprire la relazione fra attacchi di panico e

agorafobia notando che quando i pazienti si trovavano in luoghi aperti e senza accompagnatori

avvertivano i tipici sintomi cronici, somatici e psichici della nevrosi d’ansia.

Claire contatta Virgil con una telefonata spiegandogli di aver bisogno di un sopraluogo nella villa in cui

vive per una valutazione dei beni di famiglia. I due personaggi presto, nonostante la differenza d’età, si

innamoreranno l’uno dell’altra iniziando una vera e propria relazione segreta.

In uno dei loro incontri privati la giovane confida a Virgil di aver avuto i primi attacchi di panico

quando era piccola e si trovava a Praga in gita scolastica. E’ sempre a Praga che si era affezionata al

locale Night & Day, un caffè di cui parlerà a Virgil nel corso della loro conoscenza con sincera nostalgia.

Questo locale, che sarà quello in cui si recherà Virgil dopo essersi ripreso dallo depressione finale, è

l’unico elemento di verità sfuggito, forse volontariamente, a Claire nella finzione. Lo stesso varco

nascosto, la stessa maglia rotta di una rete che ricercava Montale a metà del ‘900 e che è il fulcro

delle celebri poesie I limoni e La casa dei doganieri.

Sylvia Hoeks nel ruolo di Claire

I cambiamenti che subiscono i due personaggi nel corso del film sono graduali e sono causati dalla

confidenza e frequentazione reciproca: il comprensivo Oldman con tenerezza e perseveranza riesce a

rompere il guscio di Claire, facendola finalmente uscire dal suo rifugio. La malattia della giovane

sembra sconfitta, Claire poco a poco ha riacquistato coraggio ricominciando a vivere normalmente.

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Eppure, se apparentemente è l’amore a vincere sulla solitudine e sulle fobie, solo alla fine della vicenda

lo spettatore riconosce che si tratta di una enorme truffa. All’apparenza è Virgil a vincere la malattia e

il destino crudele di Claire; solo giunti al termine del film lo spettatore scopre che la realtà dei fatti è

molto più amara: è stato il destino, nonché la stessa Claire, a vincere su Virgil. La ragazza non è malata,

è una donna sana e “normale”, una degli attori di cui si è servito Billy, l’amico di Oldman, per ordire un

complotto a sue spese e rubargli la preziosa collezione di quadri.

L’intera vicenda è un gioco di luce e ombre: tutti i personaggi alla fine della storia si rivelano quello che

non sono: amici, confidenti, donne, aiutanti, indossano delle maschere, e i loro dialoghi lasciano spazio

all’interpretazione; ogni domanda, come ogni risposta, non è mai chiara e immediatamente decifrabile.

Persino i luoghi, l’elegante dimora di Virgil e la villa di Claire, celano spazi segreti, stanze nascoste

dietro a trompe-l’oeil, porte blindate attraverso cui si arriva a collezioni di inestimabile valore quasi a

riflettere la personalità dei loro abitanti. Questo inganno evoca nella mente dello spettatore la nota

Teoria delle Maschere di Luigi Pirandello, secondo il quale l’uomo vive la sua vita dietro a maschere

e ruoli impostigli dalla famiglia e dalla società.

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BILLY WHISTLER

Billy Whistler è un anziano uomo facoltoso, unico vero amico di Virgil Oldman. Amici di vecchia data i

due uomini sono legati da una complicità segreta: è proprio grazie a Billy che l’astuto Oldman riesce ad

accaparrarsi a basso prezzo i costosissimi ritratti femminili che colleziona appesi nel suo caveau. Billy,

dopo essersi precedentemente accordato con Virgil, compra alle aste tutti i capolavori che Oldman ha

bollato come falsi di scarso valore. Billy ha un’ambizione che spera di riuscire a realizzare tramite il

potere di Oldman: diventare un pittore affermato. Da anni coltiva la passione per la pittura, sperando

che Oldman, esperto e stimatissimo critico d’arte, possa apprezzare i suoi lavori, valutarli e così

portarlo al successo.

Sfortunatamente, Oldman non apprezza la sua arte definendola “priva di quella magia che solo i grandi

maestri possiedono”. Billy, infastidito e scontento, dopo aver realizzato che Virgil non l’avrebbe mai

portato al successo come lui sperava, escogita un inganno. Servendosi dell’aiuto di alcuni attori, trama

per mesi un complotto mirato a rubare a Virgil tutti i costosissimi quadri comprati grazie alla sua

complicità e in tal modo a vendicarsi. Come gli altri protagonisti della storia, Billy indossa durante

l’intera la vicenda una maschera, fingendosi amico di Virgil. Nel teatro di Pirandello, autore che

ricerca per la durata di tutta la sua vita la strada per comprendere la verità assoluta, sono presenti

maschere e personaggi, gli unici ad essere da lui ritenuti veri, puri e naturali: nella concezione del

drammaturgo siciliano, infatti, l’unico momento in cui possono cadere le maschere imposte dalla

società e dalle convenzioni sociali è durante l’opera teatrale. Noi tutti durante il corso della nostra

intera esistenza indossiamo una maschera di restrizioni e vincoli che non ci permettono mai di

rivelarci per quello che siamo. Nella sconvolgente e assurda vicenda inventata da Tornatore troviamo

dei protagonisti che, seguendo la logica pirandelliana, indossano una doppia maschera: la prima

quella imposta loro dalle norme comuni e dalla tradizione, la seconda quella per ingannare e truffare

Virgil.

Donald Sutherland nei panni di Billy Whister

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ROBERT

Il personaggio di Robert è senza dubbi uno dei più emblematici del film. Seppure il giovane svolga un

ruolo da aiutante di uno dei protagonisti (Billy), Robert è essenziale per la riuscita della truffa. Unico

confidente di Virgil, Robert è un giovane restauratore di vecchi marchingegni, che aiuterà Oldman ad

assemblare i pezzi di un automa trovati nella villa. Si tratta di un automa meccanico antichissimo,

risalente al famoso inventore francese del ‘700 Jacques de Vaucanson. Con il pretesto di essere aiutato

nella ricostruzione dell’automa, Virgil chiederà consiglio al giovane esperto di donne, che lo piloterà,

con opportune direttive, verso il tragico finale.

Superfluo aggiungere che anche Robert fa parte del “complotto” e non è altro che un attore, l’ennesima

“maschera” pirandelliana. Tutto è inganno e tutti i personaggi, Virgil, Claire, Robert, Billy,

rappresentano a loro modo, chi più chi meno, un piccolo ingranaggio di quell'automa che è

apparentemente la verità, spesso e volentieri altra cosa rispetto alla realtà.

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CONCLUSIONI

La migliore offerta rappresenta un raro esempio di thriller che non vive esclusivamente in funzione del

suo intreccio e quindi dell'apice rivelatore. Non a caso Tornatore non ci racconta esplicitamente il

finale, ma gioca con una serie di sovrapposizioni temporali che lo lasciano elegantemente intendere,

con un linguaggio che ricorda quello del romanzo modernista di Virginia Woolf, James Joyce e Italo

Svevo, debitore della concezione del tempo di Bergson.

A mio parere si tratta di un capolavoro straordinario, che non a caso ha battuto sul filo di lana un film

di culto come La grande bellezza di Paolo Sorrentino, strappandogli il Nastro d’argento nel 2013. Non

si tratta solo di un progetto di respiro internazionale, con un cast di tutto rispetto e una regia sapiente,

ma anche di una storia avvincente, piena di fascino e ricchissima di rimandi culturali di ogni genere.