La Mente Nel Sonno Riass Cap 1,3,4

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 OPsonline.it : la Web Community italiana per studenti, laureandi e laureati in Psicologia Appunti d’esame, statino on line, forum di discussione, chat, simulazione d’esame, valutaprof, minisiti web di facoltà, servizi di orientamento e tutoring e molto altro ancora… http://www.opsonline.it Il sonno: definizioni e caratteristiche Che cosa è il sonno. Nei vertebrati i criteri che permettono di separare il sonno dalla veglia, sono basati su due tipi di indici: comportamentali ed elettrofisiologici. Gli indici comportamentali includono la postura, il luogo in cui l’animale dorme, l’assenza di motilità. Quanto agli indici elettrofisiologici, essi vengono rilevati attraverso le registrazioni poligrafiche e sono: l’elettroencefalogramma, l’elettroculogramma e l’elettromiogramma 1 . Nelle poligrafie spesso sono aggiunte le registrazioni della frequenza cardiaca e di quella respiratoria. Per quanto concerne le definizioni, vediamo che lo psicofisiolgo Piéron (1912) afferma che il sonno è uno stato periodicamente necessario, con ciclicità relativamente indipendente dalle condizioni esterne. Caskardon e Dement (1989) hanno definito il sonno come uno stato comportamentale reversibile di distacco percettivo e di non responsività all’ambiente. Fagioli e Salzarulo (1995) hanno definito il sonno uno stato dell’organismo caratterizzato da una ridotta reattività agli stimo li ambientali. La ridotta reattività all’ambiente è dovuta al fatto che la soglia al di sotto della quale non sono percepiti gli stimoli è più elevata. Una caratteristica fondamentale del sonno è quella della reversibilità spontanea. (pp. 3-5). Il sonno come struttura organizzata. Il sonno ha una precisa struttura e può essere concepito e descritto come un fenomeno biologico altamente organizzato secondo tre livelli: lo stato, il ciclo e l’episodio. Gli stati di sonno nell’uomo. Precht (1968) definisce lo stato una costellazione di pattern di variabili fisiologiche che sono relativamente stabili e che sembrano ripetersi. Lo stato è quindi una condizione individuata necessariamente da più indici. Il passaggio di stato avviene quando tutte le variabili assumono simultaneamente altre caratteristiche. Tali aspetti sono importanti specialmente nel primo sviluppo e nell’anziano, quando si parla di sonno ambiguo o di sonno transizionale appunto perché sussiste una difficoltà oggettiva nell’identificare sonno e veglia. Esistono due patterns che rispondono ai requisiti per la definizione di stato: il sonno REM e il sonno non REM. L’EEG di un soggetto normale, sveglio, presenta un tracciato desincronizzato con una prevalente attività di alta frequenza e bassa ampiezza (ritmo beta, superiore a 16 Hertz). Abbiamo tono muscolare elevato, movimenti oculari di vario tipo e significato funzionale, fluttuazioni del ritmo cardiaco e respiratorio. Alla chiusura degli occhi, è possibile evidenziare un’attività cerebrale di frequenza compresa tra 8 e 12 Hertz (ritmo alfa). Il sonno REM è caratterizzato da attività cerebrale di elevata frequenza e basso voltaggio, movimenti oculari rapidi, assenza di tono posturale 2 , irregolarità della frequenza cardiaca e respiratoria. L’attività elettrica cerebrale è apparsa come l’equivalente di certi tipi di veglia. L’assenza di tono muscolare in sonno REM rende impossibili i movimenti organizzati: il soggetto è quindi funzionalmente paralizzato. La presenza simultanea di elevata attivazione cerebrale (veglia/simile) e di atonia muscolare ha indotto Jouvet (1965) a parlare di sonno paradosso. 3  1  Questo misura il tono della muscolatura dell’asse corporeo. 2  A carico della muscolatura assiale che svolge funzione antigravitaria. 3  Altro termine con il quale è denominato il sonno REM.

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la mente nel sonno

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    Il sonno: definizioni e caratteristiche

    Che cosa il sonno. Nei vertebrati i criteri che permettono di separare il sonno dalla veglia, sono basati su due tipi di indici: comportamentali ed elettrofisiologici. Gli indici comportamentali includono la postura, il luogo in cui lanimale dorme, lassenza di motilit. Quanto agli indici elettrofisiologici, essi vengono rilevati attraverso le registrazioni poligrafiche e sono: lelettroencefalogramma, lelettroculogramma e lelettromiogramma1. Nelle poligrafie spesso sono aggiunte le registrazioni della frequenza cardiaca e di quella respiratoria. Per quanto concerne le definizioni, vediamo che lo psicofisiolgo Piron (1912) afferma che il sonno uno stato periodicamente necessario, con ciclicit relativamente indipendente dalle condizioni esterne. Caskardon e Dement (1989) hanno definito il sonno come uno stato comportamentale reversibile di distacco percettivo e di non responsivit allambiente. Fagioli e Salzarulo (1995) hanno definito il sonno uno stato dellorganismo caratterizzato da una ridotta reattivit agli stimo li ambientali. La ridotta reattivit allambiente dovuta al fatto che la soglia al di sotto della quale non sono percepiti gli stimoli pi elevata. Una caratteristica fondamentale del sonno quella della reversibilit spontanea. (pp. 3-5). Il sonno come struttura organizzata. Il sonno ha una precisa struttura e pu essere concepito e descritto come un fenomeno biologico altamente organizzato secondo tre livelli: lo stato, il ciclo e lepisodio. Gli stati di sonno nelluomo. Precht (1968) definisce lo stato una costellazione di pattern di variabili fisiologiche che sono relativamente stabili e che sembrano ripetersi. Lo stato quindi una condizione individuata necessariamente da pi indici. Il passaggio di stato avviene quando tutte le variabili assumono simultaneamente altre caratteristiche. Tali aspetti sono importanti specialmente nel primo sviluppo e nellanziano, quando si parla di sonno ambiguo o di sonno transizionale appunto perch sussiste una difficolt oggettiva nellidentificare sonno e veglia. Esistono due patterns che rispondono ai requisiti per la definizione di stato: il sonno REM e il sonno non REM. LEEG di un soggetto normale, sveglio, presenta un tracciato desincronizzato con una prevalente attivit di alta frequenza e bassa ampiezza (ritmo beta, superiore a 16 Hertz). Abbiamo tono muscolare elevato, movimenti oculari di vario tipo e significato funzionale, fluttuazioni del ritmo cardiaco e respiratorio. Alla chiusura degli occhi, possibile evidenziare unattivit cerebrale di frequenza compresa tra 8 e 12 Hertz (ritmo alfa). Il sonno REM caratterizzato da attivit cerebrale di elevata frequenza e basso voltaggio, movimenti oculari rapidi, assenza di tono posturale2, irregolarit della frequenza cardiaca e respiratoria. Lattivit elettrica cerebrale apparsa come lequivalente di certi tipi di veglia. Lassenza di tono muscolare in sonno REM rende impossibili i movimenti organizzati: il soggetto quindi funzionalmente paralizzato. La presenza simultanea di elevata attivazione cerebrale (veglia/simile) e di atonia muscolare ha indotto Jouvet (1965) a parlare di sonno paradosso.3

    1 Questo misura il tono della muscolatura dellasse corporeo. 2 A carico della muscolatura assiale che svolge funzione antigravitaria. 3 Altro termine con il quale denominato il sonno REM.

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    Lattivit che ha pi attirato lattenzione degli studiosi costituita dai Movimenti Oculari Rapidi (R.E.M.). Questi hanno una peculiarit tipica solo di questo stato e sono raggruppati in salve.4 In corrispondenza di queste salve, si ha laccentuazione dellinstabilit neurovegetativa (ritmo cardiaco e ritmo respiratorio). Le moderne tecniche di neuroimmagine, tra le quali la tomografia ad emissione di positroni, hanno permesso di vedere cosa succede durante il sonno analizzando aree del sistema nervoso della cui attivit con tecniche precedenti si era riusciti a conoscere poco. Uno dei primi studi che ha utilizzato la P.E.T.5 ha mostrato un aumento del metabolismo cerebrale durante il sonno REM rispetto alla veglia rilassata. Laumento riguarda tutte le aree cerebrali e, in particolare, le regioni temporali. Lunica struttura caratterizzata da una minore attivazione in sonno REM rispetto alla veglia rilassata il talamo. La rassegna di Maquet (2000a) mostra che le strutture libiche, il tegmento pontino, i nuclei talamici e la corteccia posteriore sono pi attivi in sonno REM che in veglia. Invece la corteccia parietale e la corteccia frontale sono meno attive in sonno REM che in veglia. Il sonno NREM, oltre che per lassenza dei MOR, caratterizzato dal tono muscolare abitualmente presente e non necessariamente assente come in sonno REM. Le frequenze cardiaca e respiratoria sono inferioriaa quelle osservate in sonno REM e il loro ritmo regolare. La diversificazione dellattivit elettroencefalografica ha portato, nelluomo adulto, alla descrizione di quattro stadi denominati con numerazione crescente da 1 a 4. Allinizio del sonno, lo stadio 1 appare allorch il ritmo alfa (frequenza 8-12 Hertz) tipico della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti laddormentamento, viene sostituito in pi del 50% del tracciato dal ritmo theta (frequenze 4-7 Hertz). Inizia a ridursi il tono muscolare. Nello stadio 2, considerato come un sonno leggero, sussiste ancora il ritmo theta. Appaiono per anche onde con una particolare forma. Si tratta dei fusi del sonno e dei complessi K. I primi hanno una frequenza di 12-16 Hertz (ritmo sigma) e durano circa mezzo/un secondo. I complessi K invece sono onde positive ampie e aguzze. Il graduale approfondimento del sonno espresso dalla diminuzione della frequenza e dallaumento dellampiezza delle onde elettroencefalografiche. Lo stadio 3 e lo stadio 4 sono caratterizzati da attivit delta (frequenza 0,5-4 Hertz). I due stadi sono raggruppati sotto la definizione di sonno a onde lente.6 E stata rilevata una diffusa riduzione del livello del metabolismo cerebrale durante gli stadi 3 e 4 del sonno NREM rispetto alla veglia e al sonno REM. In particolare vi una riduzione delle strutture sottocorticali. Le regioni corticali associative frontoparietali mostrano una consistente diminuzione del CBF (Cerebral Blood Flux)7 bilaterale. Solo le aree di ricezione sensoriale conservano un livello di metabolismo simile a quello della veglia. La transizione tra i due tipi di sonno (REM e NRER) pu avvenire sia bruscamente che progressivamente. Nel secondo caso, si una un periodo denominato di incertezza funzionale, in cui alcune variabili fisiologiche conservano le caratteristiche dello strato precedente ed altre assumono gi quelle dello stato successivo. Questi periodi, chiamati anche fasi transizionali o sonno ambiguo sono particolarmente prolungati nel primo sviluppo e in alcune patologie, tra cui le psicosi in fase acuta. Infine, il sonno a onde lente, secondo alcune teorie pi recenti, esprime la funzione omeostatica del sonno, cio di mantenimento dellequilibrio sonno/veglia. (pp. 5-11). I cicli del sonno.

    4 Si presentano cio in sequenze di 3-10 movimenti ravvicinati, estremamente rapidi, che si ripetono pi volte con intervalli fra 5 e 10 secondi. 5 Positron Emission Tomography. 6 Nella terminologia anglosassone: Slow Wave Sleep, SWS. 7 Flusso sanguigno cerebrale.

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    In tutti i mammiferi si riscontra durante il sonno una regolare alternanza fra sonno NREM e sonno REM. La sequenza NREM/REM costituisce un ciclo della durata di 90-100 minuti nelladulto, ripetuto nelladulto 4-5 volte. Il ciclo sembra essenziale per le attivit biologiche nel corso dello sviluppo. Sussiste poi un interesse psicologico, rappresentato dalle relazioni del ciclo con i processi mentali (in particolare quelli cognitivi). Vi poi una ragione neurobiologica sottolineata da Jouvet (1995, 1996). Le strutture e le sostanze implicate nel controllo del sonno si mettono in moto successivamente e ognuna necessaria affinch la seguente possa manifestarsi. (pp. 11-12). Lepisodio di sonno. Esso dura circa 7-8 ore. E rappresentato da sonno NREM nella proporzione del 75/80% e di sonno REM per il restante 20/25%. La durata del sonno a onde lente (100 minuti) tende a mantenersi costante anche quando la durata dellepisodio di sonno si modifica. Tra laddormentamento e il risvegli del mattino esistono brevissime interruzioni del sonno con intrusione di arousals,8 con aumento dellattivazione corticale. Che non sono abitualmente percepiti e ricordati dai soggetti. Lalternanza fra sonno veglio regolata da un processo circadiano endogeno e da un processo omeostatico. Il processo circadiano (periodicit di circa 24 ore) localizzato nei nuclei suprachiasmatici dellipotalamo e regola i ritmi di un consistente numero di variabili: temperatura corporea, secrezione di cortisolo plasmatici, di adrenalina e di melatonina. La temperatura corporea ha il suo minimo nellultima parte della notte. Lesistenza di un controllo circadiano del ritmo sonno/veglia da parte di strutture del SNC fu suggerita gi da Fulton e Bailey nel 1929. In condizioni normali vi una stretta relazione fra il ritmo sonno/veglia e il controllo della temperatura. Luomo tende a svegliarsi al mattino in corrispondenza della fase ascendente della curva della temperatura. La propensione al sonno aumenta in coincidenza con il calo della temperatura corporea in una fase detta delle porte del sonno. (Lavie, 1986). Gli studi con isolamento temporale9 hanno evidenziato la dissociazione della temperatura corporea. Alcuni autori (Aschoff e Wever, 1976; Kronauer, 1983) ha sostenuto lesistenza di due oscillatori circadiani: il primo, pi forte, regolerebbe la temperatura corporea, il volume urinario, lescrezione urinaria di potassio e il sonno REM; laltro, pi debole, regolerebbe lalternanza sonno/veglia, il sonno a onde lente, lormone della crescita, lescrezione urinaria del calcio. Il processo omeostatico, chiamato anche processo S equilibra il sonno e la veglia. La durata del sonno, infatti, tende ad allungarsi con laumento della veglia precedente. Inoltre, la distribuzione degli stadi 3 e 4 indipendente dalle ritmicit circadiane. Lesistenza di un processo omeostatico stata a volte interpretata come una prova di funzione ristorativa del sonno. La veglia causerebbe laccumulo di un fattore il cui smaltimento sarebbe necessario per il buon funzionamento dellorganismo. Ancora, poich il controllo omeostatico espresso principalmente dal sonno a onde lente, alcuni autori hanno proposto che questo sia il sonno cruciale affinch tale funzione ristorativa si esplichi. Horne (1988) ha definito questa parte di sonno, ricca di SWS e che si svolge nelle prime 4/5 ore di sonno, sonno nucleare. Questo avrebbe un ruolo essenziale per i processi di ristoro, rispetto alla parte restante, stadio 2 e sonno REM, denominata sonno opzionale. Folkard e Akerstedt (1987) hanno proposto un modello a tre processi. Oltre ai processi C ed S (processo circadiano e processo omeostatico) ci sarebbe un terzo, detto processo W.10 Questultimo tiene conto della durata e del tipo di veglia dopo il risveglio. In questo lasso di tempo si verificano fenomeni quali sonnolenza e deficit prestazione che non sono spiegati dai precedenti processi. (pp. 12-14).

    8 Brevi e parziali risvegli 9 Condotti in assenza di qualsiasi riferimento temporale ambientale. 10 Da Wakefulness: veglia.

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    Il sonno diurno. Il sonno diurno ha durata nettamente diversa da quella del sonno notturno, essendo molto pi breve (da 15 a 120 minuti). Anche quando il sonno diurno raggiunge durate relativamente elevate, non ha mai le caratteristiche di un sonno notturno in miniatura. Il risveglio del sonno diurno avviene, in genere, prima che inizi la fase REM. Ci indica una differenza rispetto a ci che avviene nel sonno notturno, nel quale il risvegli ha luogo abitualmente da sonno REM. Ben diverse sono le caratteristiche del sonno diurno quando costituisce un recupero di sonno notturno perduto, oppure quando la modalit unica di sonno per condizioni soprattutto legate al lavoro. La durata sar maggiore di quella del sonno diurno appetitivi, ma inferiore a quella di un sonno notturno standard. Alcuni fattori, come il livello sonoro ambientale, intervengono a rendere il sonno pi fragile. (pp. 14-16) Altri fattori che contribuiscono a determinare le caratteristiche del sonno. Webb (1988) ha osservato che molti fattori psicologici e/o di contesto possono contribuire a modulare lalternanza di sonno e veglia. I due fattori pi importanti sono quelli legati allet e alle tipologie individuali. Il sonno si modifica con let. Stati di sonno sono osservabili gi a 27/30 settimane di et gestazionale. Nel corso del primo anno, la quantit di sonno nelle 24 ore diminuisce e la veglia aumenta, soprattutto nel periodo diurno. Nel corso dellinvecchiamento le attivit cerebrali, in particolare quelle del sonno NREM, cambiano. Gli stati di sonno sono comunque presenti sino ad et avanzata. Laddormentamento, che nelladulto avviene abitualmente in sonno NREM, nel neonato avviene invece prevalentemente in sonno REM. Il risveglio proviene pi spesso da sonno REM nel primo sviluppo e nelladulto, mentre nellanziano aumenta la proporzione di risvegli che emergono dal sonno NREM (stadio 2). Comunque, i soggetti anziani sono relativamente soddisfatti del proprio sonno. Vi sono importanti variazioni interindividuali, che riguardano in primo luogo gli orari a cui si realizza la massima propensione al sonno e al risveglio. Kleitman (1939)11 propone di distinguere tipi mattinieri e tipi serotini. I soggetti mattinieri, che sovente sono definiti allodole, sono coloro che soggettivamente esprimono una preferenza ad anticipare sia lora di andare a letto che quella del risveglio. I soggetti serotini, i cosiddetti gufi, si sentono pi vigili la sera e tendono ad avere orari di addormentamento e di risveglio pi tardivi rispetto alle allodole. (pp. 16-20).

    Il sogno

    Alcuni psicologi pensavano che nel sonno il cervello riposasse, altri invece nel tempo hanno maturato la convinzione che anche nel sonno si svolgano processi mentali. Cos il sogno divenuto oggetto di studio. Il sogno nella psicanalisi. Nel sogno vengono fisiologicamente12 elaborati conflitti inconsci in modo mascherato. E lo stesso meccanismo che sta alla base delle manifestazioni nevrotiche che si realizzano nella veglia. Freud pone alla base dellelaborazione del sogno il confluire nel racconto onirico di due processi.13 Lanalisi

    11 Sleep and wakefulness 12 Nellambito di elaborazioni non patologiche. 13 Processo primario e processo secondario.

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    del sogno e la sua comprensione passano inevitabilmente attraverso linterpretazione proposta dallo psicanalista. Nellambito di una relazione di transfert. Punto fondamentale linterpretazione data dallo psicanalista. (pp. 31-32) Sogno e cultura. Quando il sogno viene prodotto e vissuto dallindividuo, esso rappresenta unesperienza privata e non immediatamente trasferibile. Smette di esserlo e assume significati differenti. Kuiken (1987) in uno studio condotto tramite questionari su un gruppo di indiani nordamericani, riscontr che questi al risveglio si sentivano pi vigili riportando un numero maggiore di resoconti di sogno rispetto a un gruppo di controllo costituito da non indiani. Gli indiani nordamericani, nellambito culturale loro proprio, dedicano molta attenzione ai sogni per analizzarli e comprenderli. Limportanza del sogno varia da cultura a cultura ed legata a prospettive religiose, filosofiche e alla concezione globale del mondo. In alcune trib dellAmerica Latina, il sogno un elemento centrale nellorganizzazione della vita quotidiana. Gralinier (1998) fra gli Otomi, un gruppo che abita le foreste messicane, ha individuato un ruolo centrale del sogno nellambito di un vero e proprio sistema cosmologico. Le leggi del sonno e del sogno sono marginali rispetto ai significati metafisici che assume lentrata in un differente stato di coscienza. E questo a consentire il periodico realizzarsi dello khwami, un fenomeno di frammentazione del corpo al punto di congiunzione fra due universi spazio temporali e processo che permette la liberazione di forze incontrollabili. Nelle civilt aborigene australiane il sogno al centro di una cosmogonia particolare che prevede appunto un tempo dei sogni, magico e non asservito alle leggi della fisica. Qui linteresse maggiore legato allinterpretazione onirica riguarda la profeticit non solo nel senso di anticipare un evento, ma anche di renderlo possibile. Tutto ci in contrasto con il concetto freudiano di sogno. Il contesto della psicanalisi infatti una relazione individuale (terapeuta paziente) protratta allinterno di un setting privatissimo. Linterpretazione avviene sulla base di connessioni flessibili tra contenuto manifesto e significato con molteplici alternative. (pp. 32-33) Lo studio sperimentale del sogno. Lo studio del sogno si avvale anche di un approccio sperimentale, con un controllo rigoroso delle situazione e dei parametri che possono influenzare non solo le caratteristiche ma anche la sua presenza in quanto oggetto visibile (raccontabile e raccontato). Il progresso della medicina spinse gli scienziati a spostare il sogno da un piano trascendente e immateriale a quello fisico, in cui fosse possibile identificare dei parametri misurabili e quantificabili. Vaschide (1911) fa risalire agli studi di Alfred Maury linizio di unindagine sistematica sul sogno. Vaschide classifica i metodi nello studio del sogno in quattro categorie:

    1. metodo soggettivo diretto o introspettivo; 2. metodo oggettivo; 3. metodo eclettico; 4. metodo dei questionari e delle interviste.

    Il metodo soggettivo nasce con Maury che ha utilizzato una tecnica diaristica applicata ai propri stessi sogni. Questi ha considerato il sogno come un fenomeno episodico, legato ad alcune parti del sonno: fasi delladdormentamento (immagini ipnagogiche) e del risveglio (immagine ipnopompiche); fasi influenzati da stimoli interni (dolore) o esterni (rumore). Con Maury comincia ad essere utilizzata la tecnica del risveglio provocato, prima che il sogno non venga pi ricordato.14 Lanalisi dei sogni passa attraverso lintrospezione. Quindi, fondamentale la capacit soggettiva di cogliere e valutare la propria produzione onirica. Vaschide invece introduce il concetto di trasformazione, che

    14 La tematica del dissolversi del sogno dopo il risveglio ben presente in ambito letterario. Jean Cocteau afferma: Uscito dal sonno il sogno appassisce.

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    sar ripreso da studi cognitivi negli anni 80. Da qui sorse lidea che si potessero creare dei veri sogni artificiali attraverso la manipolazione delle afferenze sensoriali. Vaschide ha anche insistito sulla necessit di controllare la profondit del sogno, valutandola attraverso losservazione della motilit corporea, delle espressioni facciali, del ritmo respiratorio e cardiaco. Vaschide sostiene lesistenze di due tipi di sogno: veri sogni (durante il sonno profondo) e mezzi sogni (al risveglio). Importante da considerare le numerose successive ricerche che hanno lo scopo di indagare sullesperienza mentale del sogno confrontando il ricordo immediato, fatto subito dopo il risveglio, con il ricordo successivo. (pp. 34-38) La moderna psicofisiologia del sogno. Con la scoperta della fase REM iniziata una nuova era nello studio sperimentale del sogno. Dopo le prime osservazioni di Dement e Kleitman (1957) sulla frequenza elevata di ricordo di sogni dopo risvegli in sonno REM, sono state effettuate molte ricerche che condividevano tutte il risveglio provocato. Sono state utilizzate registrazioni poligrafiche, per valutare il tipo di sonno in cui si trova il soggetto; la raccolta del materiale riferito allattivit mentale del sogno, tramite compito dato al soggetto (Cosa stavi sognando? Cosa ti passava per la mente prima del risveglio?). Il sogno pu essere raccolto sia in forma libera che in forma guidata attraverso la somministrazione di adeguati probes (indizi). Un primo approccio stato quello di lasciare al soggetto dellesperimento la valutazione della propria esperienza mentale e lattribuzione del termine sogno. Abbiamo scale di contenuto che permettono di quantificare gli elementi del racconto. Una delle pi note la scala di Hall e Van de Castle (1966), che comporta il riferimento a due tipi di categoria: categoria empirica e categoria teorica. David Foulkes ha distinto due tipi di racconto: dream-like, riconducibile a una mentazione sogno/simile e thought-like, riconducibile a una mentazione pensiero/simile. Foulkes ha utilizzato la Dream Information Survey (DIS), questionario che deve essere riempito con le risposte del soggetto. Si cerca di mettere in evidenza la presenza, nel racconto del sogno, dei principali aspetti che caratterizzano un racconto dream-like: elementi visivi, uditivi e cenestesici; cambio di identit del soggetto; ambiente non corrispondente ad ambienti reali e conosciuti. Il raccontothought-like viene definito per esclusione. Foulkes (1966) ha poi costruito una Dream-like Fantasy Scale (DFS), una scala ordinale con otto possibili scelte. Lapplicazione della scale ai resoconti forniti fatta da due giudici, che situano il racconto su uno dei livelli/punti della scala, che va da nessun contenuto a bizzarro e allucinatorio. Alcuni autori si sono interessati a unanalisi del contenuto del resoconto del sogno centrata sullespressione linguistica del resoconto. Il resoconto del sogno secondo un approccio di tipo linguistico stato compiuto da Antrobus (1983) attraverso il conteggio delle parole appartenenti a diverse classi linguistiche elementari: nomi concreti, modificatori dei nomi, verbi di azione, preposizione spaziali. Egli ha confrontato il numero e la frequenza delle parole relative alla dimensione immaginazione visiva o partecipazione emotiva. Salzarulo e Cipolli (1974, 1979) hanno utilizzato una sofisticata metodologia basata sullapplicazione delle regole della grammatica generativo trasformazionale di Chomsky allanalisi dellespressione del resoconto verbale proveniente da sonno REM e NREM. Si voluto indagare sul modo in cui avviene il processo di recupero del sogno dopo il risveglio e il modo in cui il soggetto ricostruisce il sogno dal punto di vista dellespressione linguistica del resoconto verbale. I resoconti dei sogni vengono raccolti svegliando i soggetti da sonno REM e NREM. I resoconti classificati come contentful report vengono suddivisi in frasi. Per analizzare la frase dal punto di vista sintattico, ogni sequenza verbale viene analizzato secondo le regole della grammatica trasformazionale. La frase viene scomposta in frasi kernel (nucleari)15. Ogni frase viene poi

    15 Una frase Kernel una sequenza di sei unit morfologiche: determinativo, nome, verbo, preposizione, determinativo, nome.

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    classificata come completa (contenente tutte le sei unit morfologiche) o incompleta; come appartenente allesperienza mentale o appartenente allo stato del soggetto dopo il risveglio. Per analizzare il processo di recupero del sogno vengono utilizzati i seguenti indicatori: la frequenza dei resoconti contentful e contentless sul resoconto globale. Successivamente, per valutare la forma linguistica del resoconto vengono utilizzati due indicatori di organizzazione sintattica (la profondit media e la complessit delle trasformazioni delle kernel) e un indicatore di selezione lessicale (la frequenza delle pause allinterno di una kernel). Foulkes e Schmidt (1983) proposero una tecnica di analisi del sogno basata sulla ricerca delle unit temporali e della sequenza degli elementi del resoconto. Il resoconto viene analizzato da due giudici diversi secondo tre categorie: Attivit, ambiente, personaggi. Attivit qualsiasi attivit sia avvenuta contemporaneamente a unaltra e non in momenti differenti. Per ogni unit temporale Attivit rilevata, i giudici devono stabilire lambiente in cui si svolge e, se menzionati, i personaggi che ne fanno parte. Lo scopo specifico di questo tipo di analisi quello di determinare se vi siano differenze nei meccanismi coinvolti nella costruzione del sogno tra sonno REM e sonno NREM (pp.38-43). Scopi e risultati delle ricerche psicofisiologiche. Secondo alcuni autori sarebbero i fenomeni neurovegetativi quali lalterazione del ritmo cardiaco e respiratorio a permettere la possibilit di ricordare lesperienza mentale del sonno. Nel 1966, Fisher, sulla base della registrazione dellerezione del pene, propose una relazione fra questa e il contenuto sessuale del racconto del sogno al risveglio. E stata anche proposta la relazione del sogno con le caratteristiche dellattivit cerebrale osservata grazie alla registrazione elettroencefalografia. Goodenough (1959) ha messo in evidenza un rapporto di proporzionalit fra la quantit di attivit alfa dellEEG presente nel corso del sonno REM e il ricordo del sogno dopo risveglio provocato. Ai fenomeni neurovegetativi tipici del sonno REM (irregolarit cardiaca e respiratoria) sono stati attribuiti i vissuti emozionalmente intensi di racconti dopo risveglio in questo tipo di sonno. Sastre e Jouvet (1979) hanno mostrato nel gatto, in seguito a lesioni sperimentali del locu coeruleus,16 comportamenti stereotipati specie specifici: comportamenti predatori, aggressivi, etc.) che sono stati interpretati come il sogno dellanimale. Altra attivit fisiologica considerata in rapporto al sogno data dalle punte ponto/genicolo/occipitali (PGO), che si propagano nel gatto dal ponte alla corteccia occipitale, le quali sono stati considerate le espressioni delle allucinazioni visive del sogno. Molte altre ricerche hanno cercato di mettere in relazione il resoconto verbale con i due tipi di sonno nella loro globalit con il sonno REM; successivamente anche con il sonno NREM. Con le esperienze di David Foulkes la percentuale di ricordo di sogno dopo risvegli in sonno NREM ha oltrepassato il 60% avvicinandosi a quella ottenuta dopo risvegli in sonno REM. Dopo risvegli in sonno REM il racconto caratterizzato da scene ricche di immagini, soprattutto visive, vivide, con partecipazione emotiva. I resoconti dopo risveglio in sonno NREM, invece, sono stati descritti come caratterizzati da una forma di pensiero astratta, senza risonanza emotiva, riferentisi a fatti della vita quotidiana.. Antrobus ha messo in rilievo che lelemento il quale distingue maggiormente i due tipi di sogno il numero di unit linguistiche, pi elevato nei racconti di sogno dopo risveglio da sonno REM. Lutilizzazione di tecniche di analisi improntate alla grammatica generativo trasformazionale ha mostrato strutture simili nei due tipi di sonno. (pp. 44-47). Considerazioni metodologiche e teoriche sugli studi psicofisiologici.

    16 Nucleo situato nel tronco cerebrale che controlla latonia posturale del sonno REM.

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    Dov il sogno nel sonno? Perch sognare solo in corrispondenza del sonno REM? Prima di tutto, perch inizialmente era stato trovato ricordo del sogno solo dopo risvegli in questo tipo di sonno. Il peso dellinterpretazione forte. Molto spesso in letteratura si usato il termine dreaming state per riferirsi al sonno REM. Inoltre, sulla relazione tra MOR e immagini visive del sogno si possono muovere obiezioni. E stata dimostrata la presenza di movimenti oculari stereotipati destra/sinistra e sinistra/destra indipendenti dal contenuto. Laltra attivit fisiologica considerata legata alle immagini visive costituita dalle punte PGO. Per Dement (1970) e Roffwarg (1975) la presenza delle PGO del sonno REM non riguarda pi solo la corrispondenza con immagini visive, ma anche il sogno come equivalente di delirio. Seguendo questa linea interpretativa il delirio considerato un sogno da svegli. In realt, per, lesistenza di punte PGO nella corteccia visiva dei primati, e delluomo in particolare, lungi dallessere provata. Inoltre, nella sintomatologia psicotica non costante la compresenza di allucinazioni e delirio. Ancora, i sogni raccolti dopo sonno REM nei malati schizofrenici non contengono abitualmente elementi allucinatori o deliranti. Lidea che il sogno abbia elementi in comune con i sintomi presenti in patologie del SNC riapparsa di recente nella letteratura scientifica. Schwartz e Maquet (2002) hanno osservato che molte caratteristiche peculiari del processo onirico sono condivise da sindromi neurologiche. Le identificazioni erronee di volti sono comune nel sogno ma caratteristiche anche della Sindrome di Fregoli. Il sogno in bianco e nero richiama il sintomo neurologico dellacromatopsia. Questi fenomeni suggerirebbero un approccio neuropsicologico al sogno. Esso fondato sulla possibilit di fare predizioni sulle aree cerebrali che si attiverebbero per talune caratteristiche formali del sogno e sulla successiva verifica di tali predizioni, attraverso tecniche di visualizzazione del SNC. La scoperta di resoconti di sogno anche dopo risveglio in sonno NREM ha complicato il rapporto sogno/sonno delineato dalle ricerche precedenti. Linsistenza con cui David Foulkes ha sottolineato la presenza di ricordo di attivit mentale dopo risveglio da sonno NREM contribuir a mettere in dubbio lequazione REM-sogno. Le due forme di attivit mentale sono quelle che vanno sotto il nome di dream like e thought like e vanno riferite rispettivamente al sonno REM e a quello NREM. E probabile che quella pi vicina al sogno sia la dream like riferita a sonno REM. Il fatto pi importante consiste non solo nellavere introdotto nel terreno del sogno categorie la cui consistenza psicologica e poco chiara, ma nellavere separato la mentazione ipnica in due forme. Il ruolo di ognuno dei due tipi di sonno verr successivamente rivisto in termini cognitivi, assegnando a ciascuno un diverso peso nei processi di memoria. Solo recentemente si pensato a una cooperazione fra i due tipi di sonno. La problematica del ruolo rispettivo del sonno REM e del sonno NREM nella produzione del sogno, si ritrova sotto una terminologia di tipo fisiologico: il generatore. Vi sarebbe un motore che d luogo al sogno. La teoria del generatore unico (Foulkes , 1962) propone che il meccanismo di produzione del sogno, in sonno REM e sonno NREM, sia basato su processi comuni: attivazione della memoria; organizzazione del materiale raccolto dalle fonti di memoria in strutture narrative; interpretazione e critica della struttura del sogno da parte del sognatore. Il sonno REM, caratterizzato da un maggior livello di attivazione corticale e neurovegetativa, consentirebbe un maggior grado di coerenza narrativa nellorganizzazione del materiale. La teoria del doppio generatore (Hobson, 1992; McCarley, 1994) fondata sullosservazione delle differenze qualitative nei resoconti di sogni raccolti al risveglio da sonno NREM e sonno REN. Si assume che la produzione del sogno dipenda da meccanismi diversi nei due stati di sonno e si fa riferimento allisomorfismo mente/cervello. Accurate osservazioni neuropsicologiche da parte di Solms (1997) hanno messo in discussione la teoria del doppio generatore. Solms ha mostrato che una lesione delle aree tronco/encefaliche considerate da Hobson e McCarley come cruciali per la produzione del sogno in sonno REM non comprometteva lattivit onirica. (pp. 48-54).

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    Lutilizzo della psicanalisi nello studio sperimentale del sogno. La psicanalisi stata implicata in diversi modi. Vi stato un tentativo di mettere in relazione eventi fisiologici del sonno REM con funzioni mentali e concetti elaborati dalla psicanalisi. Ci sono numerosi tentativi di collegare sogno e pulsioni inconsce attraverso la presenza di certe caratteristiche delle attivit neurovegetative. Nella stessa direzione vanno le interpretazioni del rebound17 di sonno REM dopo privazione dello stesso come esprimente il bisogno di sogno. Molti lavori hanno chiamato in causa i due processi fondamentali del funzionamento psichico secondo la psicanalisi: processo primario e processo secondario. Lassunzione di base costituita dal legame tra sonno REM (in particolare i MOR) e le immagini visive. Queste ultime esprimerebbero la soddisfazione allucinatoria del desiderio (cio il sogno) che a sua volta, in termini freudiani, testimonia del funzionamento del processo primario, quindi dellinconscio. Gli autori hanno pensato di trovare una base neurofisiologica allo stesso tempo al sogno, al processo primario e allinconscio. Lo scopo quello di trovare una localizzazione temporale a processi psichici quali il processo primario e il processo secondario. La psicanalisi stata utilizzata in modo pervasivo nellanalisi dei racconti ottenuti dopo il risveglio. Le scale di analisi di contenuto sono infiltrate di termini che flirtano con la psicanalisi. Si vedano categoria quali Forza dellIo, Oralit, Genialit, Masochismo, Regressione, Angoscia di castrazione, che sono determinate da simboli/chiave piuttosto ambigui. Lutilizzazione delle categorie psicanalitiche, inoltre fatta in vista di una quantificazione delle caratteristiche di contenuto dei racconti di sogni. Una simile utilizzazione della psicanalisi in un contesto sperimentale sottolinea lidea che vi sia un dizionario universale di simboli che si trovano espressi nelle forme verbali dei sogni; da queste parole (contenuto manifesto) si potrebbe passare poi al contenuto latente del sogno. (pp. 54-56). Il ricordo del sogno. Lo studio del ricordo dei sogni potrebbe essere in realt quello del non ricordo dei sogni. Molti al mattino non ricordano di avere sognato. Sappiamo ora che si sogna ogni notte ed legittimo chiedersi perch il ricordo viene a mancare quando ci si sveglia al mattino. Vaschide (1911) aveva sottolineato limportanza sia del momento della notte in cui si raccolgono i sogni che della modalit del risveglio. Egli parlava di amnesia del risveglio per i sogni, che pu durare anche alcuni minuti. Oggi siamo a conoscenza del fenomeno chiamato inerzia del sonno. Vi sono poi soggetti che ricordano abitualmente i sogni (dream recallers) e soggetti che non ricordano mai. Il punto di partenza deve essere un resoconto (report) che testimonia del ricordo del sogno Naturalmente, il confronto fra le caratteristiche del sogno ricordato e quelle del sogno dimenticato per definizione impossibile. Lutilizzazione di variabili fisiologiche ha portato alcuni autori (Snyder, 1970; Hobson, 1965) ad enfatizzare il legame tra sogno ed eventi fisiologici del sonno. Anche la frequenza del ricordo del sogno e alcune sue caratteristiche sono state messe in relazione con eventi fisiologici. Il ruolo della rimozione stato al centro di numerosi studi ed elaborazioni teoriche. Il significato di rimozione qui per diverso da quello elaborato da Freud. Gli approcci di stile cognitivo hanno portato Witkin (1970) a identificare i soggetti dipendenti dal campo, utilizzatori della rimozione come difesa predominante, quali non recallers. Un risveglio brusco da sonno REM in grado di permettere il ricordo del sogno anche a soggetti definiti quali campo/dipendenti e non recallers.

    17 Rimbalzo

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    Sono stati concepiti studi correlazionali per analizzare i rapporti fra tratti di personalit e contenuti del sogno. Tra le ipotesi vi quella secondo cui gli individui che abitualmente ricordano i sogni possano essere anche coloro che hanno una spiccata attitudine a prestare attenzione agli eventi della loro vita interiore (inner life). Un riferimento va anche alle variabili motivazionali. In seguito a istruzioni motivanti aumenta il numero di sogni ricordati. Inoltre, lo spostamento dellattenzione (es. consegna di telefonare subito dopo il risveglio) porta a una notevole diminuzione della frequenza di ricordo del sogno. Altre due tappe fondamentali vanno tenute presenti: la consolidazione del materiale prodotto durante il sonno e il suo recupero dopo il risveglio. La teoria di arousal/retrieval afferma che un materiale difficilmente pu essere trasferito da un magazzino a breve termine a quello a lungo termine. Sul ruolo del recupero nel ricordo del sogno intervenuto Goodenough, il quale propone che il materiale onirico si trovi nel magazzino a lungo termine, ma sotto una forma di difficile accesso a causa del tipo particolare di trattamento dellinformazione che avviene durante il sonno. Questi afferma anche che la consolidazione, cio il passaggio nella memoria a lungo termine, pu avvenire solo nei primissimi momenti dopo il risveglio. Cipolli e Salzarulo hanno proposto alcune spiegazioni sulla discrepanza tra produzione del sogno durante il sonno e ricordo mattutino. Questi esperimenti prevedevano il risveglio del soggetto durante il sonno in laboratorio e il confronto tra il racconto ottenuto e le risposte date al mattino. E stato mostrato che in realt sono conservate in memoria anche alcune delle esperienze mentali del sonno inizialmente inaccessibili. Cipolli (1992) ha anche dimostrato che la verbalizzazione del resoconto notturno non facilitava il recupero del materiale al mattino. Sono comunque le unit linguistiche pi complesse (e quindi meglio consolidate) quelle che vengono pi facilmente riprodotte nel ricordo del mattino. Quando ricordiamo un sogno al mattino, ne ricordiamo solo una parte e attorno a questa viene ricostruito un racconto. Il ricordo del mattino quindi una ricostruzione con alcuni punti fermi che riappaiono in entrambi i racconti, quello notturno e quello del mattino. Inoltre, le esperienze mentali elaborate in sonno REM sono pi accessibili al recupero subito dopo il risveglio rispetto a quelle elaborate in sonno NREM. La indisponibilit al mattino di materiale che era presente nel resoconto notturno non dovuta al decadimento, ma alle interferenze fra contenuti di differenti esperienze mentali della stessa notte. Tra sonno REM e sonno NREM non sono state rilevate differenze sostanziali per la frequenza dei resoconti e la loro lunghezza. Se prima del sonno si sottopone al soggetto una frase complessa, priva di senso, si trover frequente traccia di questo materiale nei resoconti di sogno ottenuti dopo risvegli notturni, sottoforma di parole, pi o meno strettamente associate, che costituiscono le incorporazioni o le pseudoincorporazioni. Il gruppo di Stickgold e Hobson, a Boston (2001) ha dedicato molta attenzione alla questione dei rapporti esistenti fra sogno e processi di memoria durante il sonno. I sogni sono la manifestazione di processi associativi fra le memorie. Esisterebbe un sistema cerebrale multilivello, attivo per la consolidazione e la rielaborazione in sonno delle memorie stesse. Gli autori sottolineano che il loro modello rappresenta sostanzialmente una revisione della vecchia teoria di attivazione/sintesi di Hobson e McCarley (1977), seconda la quale i sogni in sonno REM hanno origine da unattivit neuronale caotica a livello troncoencefalico alla quale il cervello attribuisce significato e con il quale costruisce una pseudonarrazione. La costruzione di adeguati protocolli sperimentali per lo studio dei processi implicati nel sogno resa particolarmente difficile dalla necessit di prendere in considerazioni le trasformazioni di eventi sia interni che esterni. Infine, unaltra interpretazione del mancato ricordo dopo risveglio fa riferimento allapprendimento stato/dipendente. Un prodotto mentale elaborato durante il sonno difficilmente recuperabile in un altro stato, cio la veglia. (pp. 57-63). Lattivit mentale alle transizioni di stato.

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    Le ricerche psicofisiologiche si sono interessate anche a ci che succede nei passaggi da uno stato allaltro: veglia/sonno e sonno/veglia, REM/NREM e NREM/REM. VEGLIA/SONNO. Lesperienza di questo tipo si riferisce a risvegli spontanei, a interruzioni spontanee del processo di addormentamento. Si tratta di immagini visive, spesso colorate o con elementi figurativi molto netti, senza emozione. Le esperienze acustiche sembrano meno frequenti, mentre appaiono talvolta manifestazioni nel campo della somestesia. Queste esperienze sono state etichettate con il termine di immagini ipnagogiche. La registrazione poligrafica ha accertato che queste esperienze si producono quando il ritmo alfa sta scomparendo e il tracciato e caratterizzato da una prevalenza di ritmo theta e talvolta da movimenti oculari lenti. La presenza di immagini ha costituito il nucleo intorno al quale si argomentato. Secondo alcuni queste immagini sono in s rappresentative del sogno e quindi le esperienze mentali delladdormentamento come le prime espressioni del sogno, che si verifica anche in momenti successici del sonno NREM. SONNO/VEGLIA. Esperienze mentali simili a quelle delladdormentamento, ma meno frequenti, sono state descritte e denominate allucinazioni ipnopompiche.18 Alla fine del 800, Goblot (1896) sugger che il sogno sia generato in fase di risveglio e che si sviluppi nel periodo di transizione tra il sonno e la veglia. Il sogno sarebbe sia prodotto, sia recuperato durante il risveglio. Goodenough (1959) riport una maggiore frequenza di resoconti di sogno dopo risveglio brusco rispetto a quando il risveglio graduale. REM/NREM e NREM/REM. Le transizioni tra sonno NREM e sonno REM, e viceversa, sono state analizzati molto sul piano fisiologico, ma di meno sul piano psicologico. Le poche osservazioni di cui disponiamo hanno descritto una sorta di sospensione temporanea di attivit mentale di tipo cognitivo, accompagnata da un vissuto emotivo intenso. (pp.65-66). Sognare a tutte le et? Anche il sogno pu cambiare; ma per cambiare bisogna che esista ed quindi necessario identificare il periodo in cui appare. Diatkine (1975) menziona la possibilit che gi dal secondo semestre di vita, indipendentemente dal linguaggio, il processo onirico rappresenti la trasformazione di contenuti repressi, che in veglia trovano la forma di formazione reattive. I dati sulla presenza e la frequenza dei sogni sono tributari delle risorse cognitive di base, a meno che non si vogliano prendere come riferimento della capacit di sognare manifestazioni comportamentali (sorrisi, piagnucolii, vocalizzi) e fisiologiche (sonno REM). Le informazioni sulle espressioni verbali del sogno in funzione dellet, cio il racconto di un sogno ricordato, sono estremamente scarse. Gli psicanalisti se ne sono occupati in relazione allo studio della dinamica della psiche infantile e nellambito di processi terapeutici. Gli psicologi dello sviluppo si sono poco interessati a questo aspetto della vita mentale del bambino. Foulkes e coll. Hanno svegliato durante il sonno REM bambini di et compresa fra 4 e 10 anni mentre dormivano in laboratorio. Il ricordo dei sogni difficilmente ottenibile a 4 anni: solo il 15% dei risveglia era seguito da un ricordo di sogno. I racconti erano brevi, costituiti da uno o due frasi circa. Le analisi di contenuto hanno mostrato la presenza di rappresentazioni statiche, con scarsa partecipazione personale ed emotiva. Dopo i 5 anni, soprattutto verso i 7, la lunghezza dei racconti aumenta notevolmente con un numero di parole molto elevato. Lo stesso Foulkes (1979) ha studiato il ricordo dei sogni quando i bambini dormivano nel loro ambiente naturale, la casa, e venivano interrogati dai genitori. La frequenza di ricordo era solo leggermente superiore a quella ottenuta in laboratorio. Molti soggetti non riferivano alcun sogno.

    18 Sia nel caso delle allucinazioni ipnagogiche che in quello delle allucinazioni ipnopompiche il termine allucinazione improprio in quanto si tratta di fenomeni di cui il soggetto riconosce la non realt.

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    Un altro gruppo di ricerca a Boston (Resnick, 1994), interrogando quando i bambini dormivano a casa, gi a 4/5 anni il 56% dei risvegli era seguito da un racconto di sogno. La scarsa frequenza e la brevit dei sogni in tutte le situazioni nei bambini di bassa et sono legate per Foulkes a un deficit dello sviluppo delle capacit cognitive in particolare di quelle visuo/spaziali. Pinto e Salzarulo ritengono probabile che le caratteristiche dei racconti di sogni siano aderenti al materiale in memoria, piuttosto che creazioni di una storia. Lidea che i bambini hanno del sogno cambia anchessa con let. Fino ai 6 anni i sogni vengono vissuti come eventi reali: soltanto dopo i 9 anni che il sogno inizia a essere considerato come un evento prodotto dalla mente. La frequenza con la quale le persone anziane ricordano i sogni inferiore rispetto a quella dei giovani. Un lavoro di Waterman (1991), effettuato in una popolazione di anziani privi di patologie neurologiche o somatiche gravi, non ha mostrato alcuna correlazione fra ricordo di sogni e variabili cognitive quali memoria visiva, ragionamento verbale. Con linvecchiamento cambiano alcuni aspetti dei contenuti riferibili a categorie sufficientemente larghe. Lelemento comune a molteplici ricerche la diminuzione della componente emozione, soprattutto nei soggetti di sesso femminile: gli anziani hanno sogni pi neutri dove emozioni quali la paura e laggressivit sono poco frequenti. I risultati delle ricerche effettuate in laboratorio, con risvegli sia in sonno REM che in sonno NREM, hanno mostrato che il ricordo dei soggetti anziani, pur se inferiore, non diverso da quello dei soggetti giovani. Pu essere interessante valutare il ricordo del sogno in funzione dellatteggiamento che il soggetto ha verso di esso. E opinione diffusa, confortata da ricerche svolte negli USA negli anni 80 (Herman e Shows, 1984) che le persone anziane siano poche interessate ai sogni e al sognare. (pp. 66-71)

    Sonno e memoria

    Dormire ha un effetto sullefficacia e sulle modalit con le quali si memorizzano le informazioni? Quali sono le caratteristiche del sonno che eventualmente lo permettono? Esistono dei parametri che rendono un episodio di sonno pi o meno favorevole per i processi mnestici? La psicologia cognitiva e la memoria La memorizzazione di uno stimolo presuppone che questo venga innanzitutto codificato. Secondo il modello modale di Atkinson e Schiffrin (1968) linformazione dapprima elaborata in parallelo da diversi magazzini sensoriali (specie visivo e uditivo) e da questi inviata a un magazzino a breve termine. In questa fase pu verificarsi la perdita dellinformazione o il passaggio a un magazzino a lungo termine. Negli anni 40 fu ipotizzato che se una sinapsi si attiva ripetutamente, la sua struttura subisce dei cambiamenti che consentano il rafforzamento della traccia (Hebb, 1949). Oggi tale processo di plasticit sinaptica che si realizza allinterno di alcune aree del sistema nervoso centrale (ippocampo e corteccia entorinale), ben conosciuto e va sotto il nome di potenziamento a lungo termine. Uninformazione acquisita e ritenuta, deve essere, quando ve ne bisogno, recuperata.19 Molti esperimenti dimostrano che uninformazione pu essere disponibile in memoria ma temporaneamente non accessibile- Kleitman, una tra le grandi personalit nella ricerca sul sonno, nel suo volume Sleep an wakefulness (1939) afferm che andare a letto subito dopo la memorizzazione del materiale,

    19 Termine inglese retrieval

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    favorisce la ritenzione. Successivamente (1963), egli afferm che apprendere durante il sogno poco fattibile, forse impossibile. Egli attinse informazioni dagli studi di Simon ed Emmons (1956). Abbiamo, in questo campo di indagine, due specifici disegni sperimentali. Nel primo, il materiale da memorizzare viene presentato durante il sonno e ne viene richiesto il richiamo al risveglio. Linformazione va acquisita in sonno. Nel secondo, invece, il materiale viene presentato prima del sonno e ne viene richiesto il richiamo al risveglio dallo stesso. Linformazione dunque acquisita in veglia. (pp. 72-74) Lacquisizione di materiale durante il sonno. Simon ed Emmons (1956) presentarono del materiale verbale in corrispondenza dei vari livelli del sonno e constatarono che al mattino poco o nulla di questo materiale veniva ricordato. Negli anni 70 Koulack e Goodenough (1976) ipotizzarono che per codificare una traccia durante il sonno fosse necessario un livello minimo di attivazione fisiologica,20 non disponibile nel corso del sonno. Tale teoria definita Teoria di attivazione/recupero e si basa sullosservazione che la performance migliorava a un giorno di distanza dalla sessione di apprendimento solo quando questa veniva immediatamente seguita da una debole stimolazione elettrica della formazione reticolare attivante. Inoltre, va ricordato che lacquisizione mnestica durante il sonno pare differente a seconda che il sistema di memoria implicato sia quello dichiarativo o quello procedurale.21 (pp. 74-76) Ricordare grazie al sonno. I rapporti fra il sonno e la memoria di materiale presentato prima del sonno sono stati oggetto di studio sin dalla fine dellOttocento (Patrick e Gilbert, 1896). Jenkins e Dallenbach (1924) erano interessati a studiare se loblio fosse davvero determinato dallinterferenza, ossia dal ruolo disturbante che informazioni successive esercitano su quelle precedentemente memorizzate. Essi partirono dallipotesi che il sonno, caratterizzato da una riduzione delle afferenze sensoriali rispetto alla veglia, avrebbe implicato una riduzione delle interferenze, favorendo cos la memorizzazione. Essi confrontarono il richiamo di sillabe trilettere senza senso dopo periodo di sonno con il richiamo dopo periodi di veglia di varia durata. Il riscontro di un migliore ricordo, definito come effetto sonno (sleep effect), era a favore della teoria dellinterferenza. Hockey (1972) studi i rapporti fra effetto sonno e ritmi circadiani, mostrano che il ricordo migliore quando il tempo di ritenzione situato di notte, in corrispondenza dei valori minimi della curva di temperatura corporea. Benson e Feinberg (1977) valutarono il richiamo di materiale verbale (lista di parole) dopo un periodo di ritenzione di otto ore, comprendente quattro ore di sonno e quattro ore di veglia. In una condizione sperimentale, il sonno aveva luogo subito dopo lapprendimento, mentre in unaltra faceva seguito a quattro ore di veglia. Gli autori trovarono un effetto sonno superiore quando il sonno seguiva immediatamente lapprendimento. Grosvenor e Lack (1984) eseguirono un esperimento su quattro gruppi di soggetti22. Tutti i gruppi riuscivano ad apprendere ugualmente bene. I gruppi che erano stati svegli prima della sessione di

    20 Termine inglese arousal 21 Si ricordi che la memoria dichiarativa data dallinsieme di nozioni, idee o eventi che possono essere richiamati in maniera cosciente sotto forma di proposizioni verbali e/o di immagini mentali. La memoria procedurale invece inconscia (o implicita) ed espressa da modifiche del comportamento. 22 Primo gruppo: svegli/apprendimento/dormienti; secondo gruppo: svegli/apprendimento/svegli; terzo gruppo: dormienti/apprendimento/dormienti; quarto gruppo: dormienti/apprendimento/svegli.

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    training, ottennero un punteggio migliore al test di richiamo. Inoltre, il ricordo era migliore quando il periodo di ritenzione post apprendimento era trascorso in sonno. (pp. 77-79). Quale sonno per la memoria? Molte ricerche si sono orientate a prendere in considerazione anche il contenuto del sonno. La non omogeneit dellattivit cerebrale durante il sonno era conosciuta sin dalle descrizioni di Loomis (1937) che aveva operato una classificazione dello stesso in stadi. Dopo la scoperta del sonno REM, fatta nel 1953 da Aserinsky e Kleitman, le ricerche si sono orientate verso lo studio della memoria. Anche lo studio dei processi mentali del sonno sub il fascino della scoperta del sonno REM. Lobiettivo della maggior parte degli studi fu appurare se il sonno REM fosse determinante per leffetto sonno. La relazione fra sonno REM e memoria stata proposta sulla base dellipotesi che i processi di consolidazione della traccia mnestica fossero possibili solo nellambito di uno stato, come il sonno REM, caratterizzato da un elevato grado di attivazione corticale e da un certo tipo di secrezione di neurotrasmettitori. Si possono sottoporre i soggetti a sessioni di apprendimento e verificare se ci determina un aumento di uno stato nel corso dellepisodio successivo. Si pu inoltre privare il soggetto di uno stato di sonno, ipotizzando che ci comporti un peggioramento della prestazione mnestica. In terzo luogo si possono confrontare gli effetti sulla memoria di un periodo di ritenzione nella prima met della notte, quando prevale il sonno a onde lente, con quelli della seconda met della notte. Infine si pu somministrare durante il sonno uno stimolo (cue), solitamente uditivo, che abbia attinenza con il materiale acquisito prima del sonno con lipotesi che esso possa influenzare positivamente la consolidazione in memoria e determinare un miglior ricordo al risveglio. Smith (1995; 2001) e Hennevin (1995) sono stati abbastanza concordi nel mostrare un incremento del sonno REM dopo lapprendimento. E soprattutto lattivit fasica (MOR) a essere intensificata allinterno di specifiche finestre temporali (REM windows). Solo due studi hanno trovato nelluomo lesistenza di finestre REM nel corso del sonno. La durata del processo di consolidamento sembra essere nelluomo assai maggiore. Brenda Milner (1965) aveva mostrato che H.M., un soggetto che soffriva di amnesia anterograda dovuta allasportazione bilaterale delle aree mediali del lobo temporale, era anche affetto da unamnesia retrograda parziale, limitata ai tre mesi precedenti. Ella suggeriva che le informazioni distrutte fossero quelle recenti, non ancora consolidate. Jerome Siegel (2001) ritiene che non sia possibile escludere che gli effetti sul sonno postapprendimento dipendano in una certa misura da fattori emotivi e da stress. Il gruppo di Jouvet ha dimostrato che lo stresso (che quando raggiunge livelli elevati pu determinare profonde alterazioni del sonno) in grado di provocare a livelli inferiori un aumento del sonno REM. Il secondo approccio sperimentale, la privazione di sonno REM, ha anchesso fornito risultati discordanti. Gli studi sono equamente divisi tra quelli che mostrano e quelli che non mostrano un peggioramento della memoria in seguito a privazione di sonno REM. Anche nel caso di un confronto fra gli effetti sulla memoria del sonno della prima met della notte con quelli della seconda met della notte, non emerge un ruolo determinante del sonno REM. (pp. 79-84)

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    Ulteriori commenti sul ruolo del sonno REM. La meta/analisi dei risultati ha messo in dubbio il ruolo esclusivo del sonno REM per la memoria. E importante sottolineare la difficolt di trasporre risultati ottenuti utilizzando materiale molto semplice in materiale pi complesso. Vertes e Eastman (2000) hanno criticato il legame tra sonno REM e memoria sulla base di argomenti psicofarmacologici e neuropsicologico. Se la memoria in sonno dipendesse dal sonno REM, il suo funzionamento dovrebbe essere marcatamente compromesso da fattori che sopprimono il sonno REM. I farmaci antidepressivi, noti per la loro azione soppressiva sul sonno REM, non sembrano provocare disturbi significativi della memoria. Le lesioni del ponte compatibili con la vita, come ad esempio la locked in sindrome (che causa quadriplegia e mutismo), che abolisce il sonno REM, pur tuttavia nellambito della quale non sono descritte importanti compromissioni mnestiche. Si sono cercati anche i meccanismi neuronale implicati nella consolidazione in memoria durante il sonno e sono stati identificati nella riattivazione (replay) di circuiti attivi durante lapprendimento in veglia. Poe (2000) ha studiato nei ratti il funzionamento di gruppi di neuroni dellippocampo (le place cells), che si attivano durante la veglia in relazione allorientamento spaziale dellanimale. Durante il sonno REM si osserva la riattivazione di queste popolazioni cellulari. Siegel esprime due obiezioni. Non ancora possibile affermare con certezza che la consolidazione sia dovuta ai patterns neuronale di replay. Inoltre, ci si aspetterebbe che una riattivazione nel sonno di specifici gruppi neuronale funzionanti in veglia si accompagnasse ad una riattivazione delle esperienze mentali corrispondenti. I resoconti di sogno dopo prove procedurali intensive prima del sonno contengono solo in bassa percentuale di casi (10%) riferimenti al compito appreso. I soggetti sottoposti a lunghe sessioni di apprendimento di un famoso videogioco, il Tetris,23 riferiscono di continuare, alladdormentamento, a vedere i pezzi e di ripassare nella mente il videogioco. Viene dunque ipotizzato che tale esperienza rifletta una riattivazione neuronale a livello dei circuiti implicati nellapprendimento del videogioco. Resta da chiarire se questo fenomeno, ipnagogico e dunque caratteristico del passaggio veglia/sonno, sia riscontrabile anche nel corso del sonno REM. Paul e Dittrichova (1975) mostrarono un aumento del sonno REM in bambini che avevano appreso prima del sonno una risposta di orientamento del corpo. Le osservazioni di tipo etologico, infine, non sembrano essere a favore del ruolo del sonno REM nellapprendimento. Non stata trovata una correlazione significativa tra il grado di encefalizzazione degli animali e il tempo da loro trascorso in sonno REM. Animali con encefalizzazione molto bassa, come il furetto o il platipus, hanno qualit elevatissime di sonno REM, mentre il delfino e luomo, le specie con maggior grado di encefalizzazione, hanno proporzioni di sonno REM inferiori. (pp. 84-86) Un ruolo per il sonno NREM? Dopo gli studi in cui venivano confrontati il ricordo dopo sonno REM e dopo sonno NREM, si svilupp un settore di ricerca che approfond il ruolo del sonno NREM nei processi di memoria, formulando ipotesi specifiche. Ekstrand (1977) ipotizz un rallentamento del decadimento della traccia mnestica in uno stato di prevalente attivit anabolica, come il sonno a onde lente, rispetto a una condizione, il sonno REM, di intensa attivit catabolica e che potrebbe essere caratterizzata da rapidi processi di degradazione della traccia mnestica. Studi neurofisiologici suggeriscono il ruolo del Sonno a Onde Lente (Slow Wave Sleep: SWS) nel consolidamento di memoria spaziali. E stato dimostrato che le cellule ippocampali che si scaricano durante la veglia si riattivano durante un successivo episodio di sonno a onde lente. (pp. 86-87).

    23 Si tratta di un fioco che consiste nel ruotare rapidamente dei pezzi con differenti forme geometriche allo scopo di incastrarli e di farne entrare il maggior numero possibile in un contenitore.

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    Oltre la dicotomia REM/NREM. Un contributo significativo venuto dalla psicologia della memoria. Alcuni autori hanno sottolineato che le componenti del sonno legate alla memorizzazione potrebbero dipendere dal tipo di materiale da memorizzare e dal sistema di memoria interessato. La separazione fra memoria dichiarativa e memoria procedurale stata utilizzata per interpretare il coinvolgimento nei processi di memoria sia del sonno REM che del sonno NREM. E stato infatti ipotizzato che la memoria procedurale trarrebbe beneficio dal sonno REM, mentre la memoria dichiarativa dal sonno NREM. Karni (1994) ha utilizzato un compito di apprendimento percettivo24 consistente nelloperare una discriminazione visiva di segni mascherati allinterno di una tessitura di segni simili. Tale compito, abitualmente migliorato dal sonno, non viene invece migliorato dopo privazione di sonno REM. Carlyle Smith (1985 e 2001) ha sostenuto con forza il ruolo del sonno REM per lapprendimento procedurale- Egli chiama in causa alcuni dati forniti dallesplorazione del SNC per immagini, che dimostrerebbero la partecipazione di strutture nervose come lippocampo nel caso della memoria dichiarativa, ma non nel caso della memoria procedurale. Uno studio (Plihal e Born, 1997) ha paragonato gli effetti del sonno precoce (prima parte della notte) e tardivo (seconda parte della notte). I due autori hanno riscontrato un effetto positivo del sonno precoce, ricco in SWS, sulla memoria dichiarativa, e di quello tardivo, ricco in REM, sulla memoria procedurale. Lo stesso gruppo di ricerca ha ipotizzato che anche leventuale contenuto emotivo del materiale possa entrare in gioco. La capacit di parole e immagini di evocare risposte emotive in genere valutata, sin dai tempi degli studi pionieristici di Levinger e Clark (1961), utilizzando la variazione della resistenza cutanea. Unelevazione significativa della conduttanza cutanea permette di distinguere parole emotigene da parole neutre. Viene dunque proposto uno schema che prevede un rapporto preferenziale tra sonno REM e memoria procedurale e tra sonno NREM e memoria dichiarativa, con una distinzione allinterno di questultima per il materiale emotigeno, la cui memorizzazione necessita anche del sonno REM. Stickgold (2000) ha cercato di considerare il ruolo del sonno nelle sue componenti globali, piuttosto che in termini di superiorit di uno stato rispetto a un altro. In un altro studio sempre di Stikgold (2000b), questi ha trovato che la performance mnestica era correlata sia con la quantit di sonno a onde lente nel primo quarto del sonno che con la quantit di sonno REM nellultimo quarto. Viene proposto un modello a due fasi (two step model), ipotizzando un ruolo dello SWS nella prima parte della notte, e del sonno REM nella seconda parte. In definitiva, gli studi di fisiologia del sonno forniscono circostanziate prove sul fatto che sia il sonno REM che il sonno NREM svolgano un ruolo importante per la consolidazione in memoria. Il modello two step di Stickgold ha indubbiamente il meritori prendere in considerazione una complementarit degli stati di sonno: tuttavia, esso opera una separazione della notte in blocchi e pertanto trascura una evidenza fenomenologia importante del sonno, ossia la sua natura altamente organizzata in sequenze alternate NREM/REM, o cicli, che si verificano parecchie volte nel corso dellepisodio di sonno. (pp. 87-91) Il ruolo dei cicli NREM/REM. La memoria non sarebbe influenzata tanto dallaccumulo allinterno dellepisodio di sonno di una certa quantit di ciascuno stato, quanto da un processo iterativo espresso da una successione ripetuta di stati di sonno in cicli NREM/REM. In numerosi studi limportanza funzionale del ciclo stata richiamata pi volte. Un recente articolo di Franken (2002) propone che linterazione dei due stati durante il sonno e la loro regolazione reciproca assicurino che ambedue vengano espressi in quantit sufficiente durante il sonno. Alcuni esperimenti effettuati su animali forniscono un consistente supporto allipotesi di una stretta interazione fra i due stati di sonno. Buzski (1989 e

    24 Considerato una forma di memoria procedurale.

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    1998) ha sottolineato con un approccio neurofisiologico lesistenza di flussi di informazione tra lippocampo e la neo corteccia durante il sonno (dialogo corteccia/ippocampo), che favorirebbero il processo di potenziamento a lungo termine attraverso lattivit sincrona dei neuroni nel corso del sonno a onde lente, e che si invertirebbero nel corso del sonno REM. Peigneux (2001) fa notare che con le tecniche di neuroimmagine sono state osservate variazioni del metabolismo di aree del sistema nervoso centrale in concomitanza con gli eventi neurofisiologici. Il gruppo di Antonio Giuditta ha condotto una serie di esperimenti su animali che si soffermavano sul ruolo, per lapprendimento, di particolari sequenze dei diversi stati di sonno. I ratti apprendono pi velocemente quando il sonno caratterizzato da una quantit maggiore di sequenze sonno sincrono/sonno transizionale/sonno paradosso. La rapidit di apprendimento diminuisce con la riduzione di sonno transizionale ed ancora minore se sonno sincrono e sonno transizionale non si succedono in sequenze regolari. Nelluomo, il primo studio che ha mostrato un ruolo specifico del ciclo in relazione alla memoria stato condotto a Firenze su soggetti anziani (Mazzoni, 1991). Il motivo per cui stato scelto proprio un campione di anziani costituito dalla presenza di numerose modificazioni spontanee del sonno legate allet, fra le quali una notevole frammentazione e disorganizzazione. I numerosi risvegli, pi frequenti rispetto al giovane) non solo sono alla base della discontinuit dellepisodio di sonno, ma intervengono spesso in modo tale da impedire il completamento dei cicli NREM/REM. E stato importante trovare una correlazione significativa fra la quantit di cicli e il richiamo, al mattino, di liste di parole accoppiate presentate prima delladdormentamento. I cicli risultano essere lunica variabile del sonno a mostrare una correlazione positiva con il ricordo mattutino, mentre invece non sono emerse correlazioni con altre misure del sonno, incluse le quantit dei singoli stati e lefficienza del sonno. I cicli sarebbero in grado di incrementare il processo di sintesi proteica, in particolare di proteine specifiche, che a sua volta favorisce la memoria attraverso la realizzazione del potenziamento a lungo termine. Ficca (2000b) ha applicato questo paradigma in un esperimento su un campione di 12 giovani ottenendo un suggestivo risultato. Mentre si evidenzia una sostanziale equivalenza dei punteggi fra le prove al risveglio da notte indisturbata e quelle interrotte ma con organizzazione in cicli conservata, sono significativamente peggiori i punteggi della condizione con disorganizzazione dei cicli, a dimostrazione di un ruolo centrale dei cicli NREM/REM per il consolidamento di materiale dichiarativo. In definitiva, sia il sonno REM che quello NREM svolgono un ruolo per un efficiente consolidamento dei sogni in memoria, ma anche per questa necessaria la loro cooperazione. Il concetto di processamento iterativo estremamente importante perch conduce a una visione dinamica dei rapporti fra sogno, processi di memoria e sonno. Prospettive interessanti possono aprirsi a partire dallo studio riguardante se e come si realizzi leffetto sonno durante episodi di sonnellini diurni di breve durata. E stato dimostrato che normalmente alle 19,00 si registra un deterioramento della prestazione a un compito di discriminazione visiva rispetto a quella ottenuta nel corso della mattinata. Se per viene concesso un sonnellino di 60 minuti la prestazione non peggiora e addirittura migliora se il sonnellino ha una durata di 90 minuti. (pp.92-96). Sintesi effettuata da RAFFAELE FONTANELLA dal libro di Piero Salzarulo e Gianluca Ficca La mente nel sonno capp. 1, 3 e 4 Laterza, Roma/Bari 2004.