La mente collaborativa del cane

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LA MENTE COLLABORATIVA DEL CANE di Pietro Piccinini - [email protected] Il cane è un animale intelligente? Se per molti padroni la risposta appare scontata lo stesso non si può dire per la comunità scientifica. Fino a non molti anni fa infatti etologi e comportamentisti so- stenevano che i comportamenti animali altro non fossero che conseguenza di istinti e di condizio- namenti acquisiti. Oggi l’Etologia cognitiva ha invece dimostrato l’esistenza di menti, talvolta so- praffini, in specie specifiche (scimmie) e non (cani, gatti, delfini e addirittura alcuni uccelli). Menti che, è bene sottolinearlo, sono tra loro profondamente diverse – soprattutto da quella umana – per- chè evolutesi per sopravvivere in ambienti e contesti altrettanto differenti. Questa seconda tesi sem- bra ormai essere quella universalmente riconosciuta. E’ dunque lecito chiedersi quale, o meglio sarebbe dire quali, intelligenze possiede il nostro cane? Per valutare le capacità di cani e lupi di risolvere autonomamente problemi sono stati condotti di- versi esperimenti: gli animali venivano sottoposti a test di problem-solving (risolvere un problema per raggiungere ed ottenere del cibo). I risultati così ottenuti hanno dimostrato quanto i lupi siano più veloci ed efficaci nel risolvere il problema rispetto ai cani, i quali si arrendono facilmente ricer- cando la complicità (aiuto) dell’uomo. Altri curiosi esperimenti hanno invece evidenziato che men- tre i cani, anche se cuccioli, sanno facilmente e pressoché spontaneamente comprendere ed interpre- tare le indicazioni provenienti dalla nostra mimica e dai nostri sguardi, ciò risulta difficile, spesso impossibile, non solo per i lupi (che ne sono i predecessori) ma anche per scimpanzé ed oranghi. Come interpretare dunque queste differenze comportamentali? Analizzare il passato spesso aiuta a capire meglio il presente: apriamo pertanto una breve parentesi storica. Copyright © 2008 www.ilmiolabrador.it - All rights reserved.

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LA MENTE COLLABORATIVA DEL CANEdi Pietro Piccinini - [email protected]

Il cane è un animale intelligente? Se per molti padroni la risposta appare scontata lo stesso non si può dire per la comunità scientifica. Fino a non molti anni fa infatti etologi e comportamentisti so-stenevano che i comportamenti animali altro non fossero che conseguenza di istinti e di condizio-namenti acquisiti. Oggi l’Etologia cognitiva ha invece dimostrato l’esistenza di menti, talvolta so-praffini, in specie specifiche (scimmie) e non (cani, gatti, delfini e addirittura alcuni uccelli). Menti che, è bene sottolinearlo, sono tra loro profondamente diverse – soprattutto da quella umana – per-chè evolutesi per sopravvivere in ambienti e contesti altrettanto differenti. Questa seconda tesi sem-bra ormai essere quella universalmente riconosciuta.E’ dunque lecito chiedersi quale, o meglio sarebbe dire quali, intelligenze possiede il nostro cane?

Per valutare le capacità di cani e lupi di risolvere autonomamente problemi sono stati condotti di-versi esperimenti: gli animali venivano sottoposti a test di problem-solving (risolvere un problema per raggiungere ed ottenere del cibo). I risultati così ottenuti hanno dimostrato quanto i lupi siano più veloci ed efficaci nel risolvere il problema rispetto ai cani, i quali si arrendono facilmente ricer-cando la complicità (aiuto) dell’uomo. Altri curiosi esperimenti hanno invece evidenziato che men-tre i cani, anche se cuccioli, sanno facilmente e pressoché spontaneamente comprendere ed interpre-tare le indicazioni provenienti dalla nostra mimica e dai nostri sguardi, ciò risulta difficile, spesso impossibile, non solo per i lupi (che ne sono i predecessori) ma anche per scimpanzé ed oranghi. Come interpretare dunque queste differenze comportamentali? Analizzare il passato spesso aiuta a capire meglio il presente: apriamo pertanto una breve parentesi storica.

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Studi comparativi sul DNA di cani e lupi sembrerebbero avva-lorare l’ipotesi che l’uomo si avvicinò a questi ultimi (o, mol-to probabilmente, fu il contrario, ma questa è un’altra storia …) circa 100.000 anni fa. Indipen-dentemente da come andarono le cose possiamo però affermare che questo nuovo binomio si dimostrò certamente vantaggio-so per entrambi (altrimenti non sarebbe sopravvissuto fino ad oggi). Presumibilmente l’uomo cominciò quindi ad allevare (se-

lezionare) quei soggetti che meglio soddisfacevano le sue esigenze, i più predisposti, per così dire, alla vita in comune. A sostegno di questa ipotesi ci sarebbero gli interessanti risultati ottenuti da un esperimento condotto in Siberia presso un allevamento di volpi argentate: all’interno di questo fu-rono individuati e selezionati solo quegli individui che mostravano una innata docilità e predisposi-zione al contatto con l’uomo. Dopo diverse generazioni queste volpi avevano caratteristiche e com-portamenti simili a quelle dei moderni cani quali: orecchie pendenti, maggior propensione all’ab-baio, a muovere la coda ma soprattutto possedevano la capacità di interpretare i gesti umani.Cominciò, probabilmente, in maniera analoga 100.000 anni fa il lungo e lento processo di domesti-cazione di quello che sarebbe poi diventato il canis familiaris (cane domestico) dei giorni nostri. Possiamo ora ragionevolmente ipotizzare che il cane, nel corso dei secoli, abbia gradatamente perso (messo da parte) alcune abilità mentali proprie dei lupi a favore di una eccellente (migliore di qual-siasi altro essere vivente) mente collaborativa, modellata e perfettamente adattata alla vita insieme all’essere umano.Oggi i cani salvano le persone, prestano servizio nella Forze Armate e dell’Ordine, radunano le greggi, fanno la guardia e persino assistenza agli anziani e ai non vedenti. Essi, ne sono certo, non sono bestie semplicemente guidate da istinti e/o condizionamenti, non vedono e soprattutto non comprendono le cose come una persona e/o un qualsivoglia altro essere vivente, ma semplicemente in maniera diversa. Questo non gli impedisce tuttavia di essere, da sempre, i migliori amici del-l’uomo.

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