Coworking ed economia collaborativa n°2

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Ciclo di incontri e seminari, ad ingresso libero, presso “Millepiani”, via Nicolò Odero 13, Roma “Wassili chair” Marcel Breuer, 1925 sectio COMUNICAZIONE VISIVA COWORKING ED ECONOMIA COLLABORATIVA dalla competizione alla condivisione con il contributo Università, scuole, artigiani tradizionali e digitali, professionisti e imprese insieme per sperimentare le nuove forme dell’apprendimento e della produzione creativa, tra innovazione tecnologica, sociale e civica. Come stanno evolvendo le professioni, l’artigianato e quale formazione necessita l’autoimprenditorialità in uno scenario di profondo rinnovamento dei processi produttivi? Ascoltiamo chi ha iniziato percorsi di innovazione sociale e produttiva, chi ha cominciato a “fare” innovazione nei terri- tori, a coinvolgere la cittadinanza, a creare community, a co- struire imprese creative, a formare i giovani guardando al mondo del lavoro che verrà. [ Newsletter 2 del 27 maggio 2014 ] Fablab e le palestre dell’innovazione: le frontiere delle professioni e dell’artigianato

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Fablab e le palestre dell’innovazione: le frontiere delle professioni e dell’artigianato. Università, scuole, artigiani tradizionali e digitali, professionisti e imprese insieme per sperimentare le nuove formedell’apprendimento e della produzione creativa, tra innovazione tecnologica, sociale e civica.

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Ciclo di incontri e seminari, ad ingressolibero, presso “Millepiani”, via NicolòOdero 13, Roma

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sectioCOMUNICAZIONE VISIVA

COWORKING ED ECONOMIA COLLABORATIVA

dalla competizione alla condivisione

con il contributo

Università, scuole, artigiani tradizionali e digitali, professionisti e imprese insieme per sperimentare le nuove formedell’apprendimento e della produzione creativa, tra innovazione tecnologica, sociale e civica.

Come stanno evolvendo le professioni, l’artigianato e qualeformazione necessita l’autoimprenditorialità in uno scenariodi profondo rinnovamento dei processi produttivi?Ascoltiamo chi ha iniziato percorsi di innovazione sociale eproduttiva, chi ha cominciato a “fare” innovazione nei terri-tori, a coinvolgere la cittadinanza, a creare community, a co-struire imprese creative, a formare i giovani guardando almondo del lavoro che verrà.

[ Newsletter 2 del 27 maggio 2014 ]

Fablab e le palestre dell’innovazione: le frontiere delle professioni e dell’artigianato

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Lo scenario è vario, ci sono imprenditori, associazioni non profit, fondazioni, istituzioni, università chegià lavorano in un’altra economia, che si confrontano sulle opportunità, i limiti, degli scenari che sistanno aprendo e di quelli che non si sono ancora aperti, sulle resistenze delle lobby economiche e po-

litiche, su chi vuole effettivamente che questo Paese si innovi… Ci interroghiamo su quale sia realmente ilcambiamento e su chi ne siano i veri attori, al di là delle retoriche di rito, nelle pratiche quotidiane di chi stacostruendo un nuovo modo di stare insieme e di produrre valore.

Fablab e le palestre dell’innovazione: le nuove frontiere delle professioni e dell’artigianato

[Leonardo Zaccone] Roma Makers, FabLab Garbatella[Tommaso Spagnoli] SPQRWork [Alfonso Molina] Fondazione Mondo Digitale [Stephen Trueman] direttore Sapienza Innovazione[Fabio Mongelli] direttore Rufa - Rome Academy of Fine Arts[Marco Contini] Open Hub[Beniamino Bimonte] Useit[Maria Fermanelli] CNA nazionale

Coworking e spazi pubblici: la rigenerazione urbana

[Andrea Catarci] pres. VIII Municipio[Carlo Infante] Stati Generali dell’innovazione[Marta Leonori] assessore alle Attività Produttive Roma Capitale[Paolo Masini] assessore alle Periferie Roma Capitale[Enrico Parisio] Millepiani[Andrea Santoro] pres. IX Municipio[Tommaso Spagnoli] SPQRWork[Carmelo Ursino] commissario straordinario LazioAdisu

Il riuso degli spazi pubblici urbani inutilizzati come sfida per le pubbliche amministrazioni in tema dilavoro, di sviluppo, di coesione civile.

venerdì 30 maggio 2014

ore 17,00 Millepiani,

via Nicolò Odero 13 Roma

venerdì 13 giugno 2014

ore 17,00 Millepiani,

via Nicolò Odero 13 Roma

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Il mondo associativo riveste il ruolo di catalizzatore del sistema; diluogo di scambio tra associazioni e istituzioni; di punto di incontrotra idee innovative e tutela dei saperi tradizionali. È chiaro che se si

parte da un’idea vecchia, si è già sconfitti e il percorso si è già conclusoancor prima di cominciare. Se al contrario si prende lo spunto da forzenuove, dando freschezza sin dal principio ad un percorso, si può andaremolto lontano. La nostra idea è questa: con l’individualismo si perdono gli orizzonti, sirinuncia a sopravvivere. Si perde un’opportunità di crescita. Non lo na-scondiamo: per tanto tempo isolarsi è stata una strategia per mettersi incompetizione con il vicino o con il collega. Oggi nessuno può più per-mettersi di restare solo. Se gli spazi di lavoro si riducono, allora vannocondivisi quelli che ci sono. E se non ce ne sono è necessario cercarne dinuovi. E se il lavoro non c’è, è necessariocondividere le conoscenze, metterle alservizio non solo di chi percorre lo stessocammino, ma anche di chi ha sceltostrade completamente diverse. Ecco da dove nasce l’economia condi-visa: dalla messa a sistema delle cono-scenze, dalle filiere creative, da unavisione partecipata del futuro. Alle associazioni di imprenditori spettail compito di utilizzare la forza interlocu-tiva nei confronti delle istituzioni perportare le istanze dei giovani creativi, delcapitale umano in fermento, che non siferma davanti ad un mercato del lavoroin sofferenza. Siamo davanti all’ennesimo giro di boa:nessuno sa dire quanti altri ancora ce ne aspettano. Ma è davanti agliocchi di tutti che il modo di assistere alla crisi è cambiato. Vedo più ca-pacità di reazione rispetto alla prima fase. Meno lamentele e più propo-ste. Vedo più strumenti ed una platea pronta a sperimentarli: tantigiovani, ma non solo. E questo è un ulteriore punto di forza: l’unionetra nativi digitali e portatori di esperienze decennali, in campi anche di-

Con l’individualismo si perdono gli orizzonti, nessuno può più permettersidi restare soloSe il lavoro non c’è, è necessario condividere le conoscenze, metterle al servizio non solo di chi percorre lo stesso cammino, ma anche di chi ha scelto strade completamente diverse

versi, farà la differenza. Il nostro compito è di raccoglieretutti questi elementi, metterli alservizio di chi li vuol cogliere.Chi altro, se non una grande as-sociazione come la nostra, può re-cuperare e restituire un’identità,un valore di rappresentanza?Noi siamo pronti a raccogliere lasfida, a mettere a disposizioneuno spazio partecipato che vadagli antichi saperi tradizionaliad una realtà 2.0.

[Lorenzo Tagliavanti] Direttore Cna di Roma e Lazio

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Sul banco degli “imputati” c’è Uber, l’innovativa applicazione tec-nologica che permette di prenotare una berlina privata con auti-sta attraverso lo smartphone (ad un costo leggermente superiore

a quello del servizio pubblico). A difendere la propria categoria dallaconcorrenza supertecnologica “d’importazione” ci sono i tassisti di Mi-lano, dopo che i “cab” di Londra hanno dato vita ad analoghe proteste.Non si possono, però, liquidare come un semplice fatto di cronaca gliincidenti provocati dalla categoria delle auto pubbliche nel capoluogolombardo, con presidi, striscioni di protesta e persino lanci di petardi edi uova ai giardini pubblici dove era prevista la presentazione del nuovoservizio della Uber (Uber-Pop) al Wired Next Fest. Rispetto alla singolavicenda delle “scaramucce”, c’è indubbiamente di più. E’ in atto un’epo-cale collisione tra modelli economici che investe anche il piano civile, igangli sociali, il lavoro di ieri e di domani.Nel paese dei Guelfi e dei Ghibellini schierarsi nettamente per la difesadel lavoro dei tassisti e delle loro famiglie, come stanno facendo alcunisindacati, o viceversa ri-vendicare la libertà delmercato e della concor-renza, o ancora auspi-care nuovi orizzontieconomici sull’onda del-l’innovazione e di unapiù fattiva partecipa-zione, è un esercizio chenon aiuta a capire afondo. Semplificare, inquesto caso, è quantomai fuorviante.Una prima risposta, in-vece, viene proprio dauna più approfonditacognizione della cosiddetta “economia collaborativa”, l’incontenibile ri-voluzione tecnologica che sta scardinando strutture economiche chesembravano consolidate e che oggi vengono spinte sempre più verso unpassato remoto. E’, di fatto, uno dei due protagonisti nelle querelle me-neghina tra tassametri e smartphone.Qualche esempio di questo nuovo e articolato universo? Le applicazioniper il carsharing (condivisione di un’auto), che segnano anche il passag-

Tassametri contro smartphone,è scontro di “modernità” a MilanoLa vicenda dei tassisti contro Uber non è solo un fatto di cronaca. E’ in atto un’epocale collisione tra modelli economici

gio etico dal possesso all’uso delmezzo. Uber opera proprio inquesto campo: un’app del cellu-lare attiva un trasporto a metà trataxi e noleggio con autista. Dovechiunque può registrarsi ancheper guidare l’autoveicolo. Ana-logo principio regola il cowor-king, condivisione ad alto tassotecnologico dello stesso spaziooperativo tra più professionisti,mentre piattaforme globali si ri-volgono per lo stesso progetto alavoratori cosiddetti “remoti”,sparsi per il mondo: è il caso diElance o oDesk. Ed ancora il

crowdfunding, finan-ziamento collettivo“dal basso” di un pro-getto condiviso (Kick-starter ne è unesempio) o il finanzia-mento peer-to-peer op2p lending, incen-trato su un rating con-diviso, sorta di prestito“social” tramite la rete(Lendig Club, Prosper,Zopa e gli italiani Pre-stiamoci e Smartika ipiù noti). Poi la condi-visione di alloggi (Air

bnb la piattaforma più nota), l’at-tivazione dei più svariati servizi,dalle pulizie in casa all’organiz-zazione di un evento (Taskrab-bit), la compra vendita di oggettiusati tramite l’elettronica (eBay,Craigslist), il baratto, il mondo

[Giampiero Castellotti]

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di fronte a tali indugi, non puòche accrescere i problemi – adiniziare dal piano normativo - edacuire i contrasti. Le pratiche so-ciali, soprattutto su questi terrenidell’innovazione, sono molto piùavanti degli attori che dovreb-bero gestirle.La vicenda dei tassisti milanesi –e di quelli londinesi – non è in-fatti isolata. In tutto il mondo,Italia compresa, gli albergatoriaccusano di concorrenza slealegli operatori web. Non solo ilvuoto normativo determina di-sparità fiscali, ma talvolta l’entitàdelle commissioni imposte daicolossi del web per includere leaziende più piccole in alcuni ser-vizi turistici on-line è insosteni-bile. Le recenti polemiche controAirbnb, uno di questi “giganti”del settore on-line, confermanol’insofferenza degli operatori tra-dizionali.Il cruento scontro tra interessi, al-lora, il muro contro muro, rap-presenta l’aspetto più deteriore econtroproducente per governarequesti processi e il futuro in ge-nerale. L’irrigidimento delle po-sizioni, talvolta in forma di veree proprie lobbies con i padrinipolitici di riferimento, finisconoper favorire proprio i processimeno governabili e fatali. Allalunga a trarne vantaggio, para-dossalmente, è il fenomeno piùflessibile e svincolato da posi-zioni “de facto”. Non ci sono vec-chie leggi, come quelle invocatedalle categorie in gioco, che pos-sono arginare – volenti o nolenti- fenomeni ormai globali. Eccoperché la rivoluzione digitale, senon regolata con intelligenza, fi-nirà non per cambiare le regoledel gioco, ma per travolgerle.

dei makers, i creativi che lavorano principalmente con apparecchiatureelettroniche, robotiche e con le innovative stampanti 3D, rinnovando iltradizionale fai-da-te. Fino ai picchi più etici, come Carrotmob, piatta-forma attraverso cui si chiede ad un’azienda di intraprendere buoneazioni in cambio della promessa di diventarne cliente.Tutto questo è economia collaborativa. Un fenomeno che non incarnasoltanto un avanzamento informatico, dopo che internet ha cambiato ilmondo e la sua prima evoluzione con l’epoca del web 2.0. ha trasfiguratol’interazione utenza e web grazie a social network (Facebook, Google+,Linkedin, Myspace, Twitter), piattaforme di condivisione di media(Flickr, Vimeo, YouTube), e altre applicazioni basate sulla reciprocità,come i forum, le chat, i wiki, i blog. Oltre all’automazione, che velocizzae facilita il trasferimento e l’elaborazione dei saperi ma inevitabilmenteriduce la componente umana nel lavoro (e una sorta di “neoluddismo”potrebbe fare davvero poco per fermare questo tzunami), c’è dell’altro. Innovazione digitale e network sociali costituiscono il volano di unanuova era più attenta all’inclusione del consumatore nei processi pro-duttivi: si pensi, ad esempio, al feedback sui prodotti e sulle strategieadottate, alla maggiore attenzione alle istanze dell’utente, è il caso dellacrescente sensibilità ecologica o dei bisogni della terza età, a cui va in-contro la domicilizzazione delle consegne. La partecipazione diretta deiconsumatori ai processi di creazione di valore è sempre maggiore e l’in-termediazione viene vista come una pratica inutile e dannosa. L’economia collaborativa, la sharing economy, sta inoltre sovvertendoruoli. Stiamo assistendo all’affermazione di un’economia nuova e di-rompente, in cui le aziende coesistono con milioni di produttori auto-nomi che partecipano alla co-creazione di valore. Tutto ciò staavvenendo da tempo negli Stati Uniti e nel Nord Europa e comincia aprendere piede anche da noi.Per trovare un filo comune e una sintesi adeguata di questa lunga e com-plessa serie di servizi si può ricorrere all’efficace definizione di GabrieleSbaiz, che parla di un’economia incentrata su “relazioni di condivisionecollaborativa”. C’è allora da domandarsi: potranno i tassisti milanesi fermare tutto ciò?Può un’amministrazione comunale oscurare applicazioni digitali? Ov-viamente no, è la risposta. Si può andare oltre, ipotizzando lo sbarcoanche nel nostro paese delle prime automobili senza autista, in speri-mentazione a Singapore. Che fine farebbero, in quel caso, le migliaia ditassisti in tutta Italia?Va però aggiunto che l’innovazione non può essere considerata comeun’icona non criticabile o profanabile, una sorta di processo ineluttabileche s’impone automaticamente a danno dell’esistente. Come tutti i fe-nomeni, va accompagnato, guidato, ottimizzato. Ma quasi sempre, nelnostro paese, la politica – che dovrebbe governare tali processi – è in ri-tardo o dolosamente del tutto assente. Le leggi rimangono vecchie,spesso volutamente per conservare l’esistente. E’ emblematico il casodell’informazione, governata da una legge del 1963 che “legge” unmondo fatto principalmente di carta. L’irruzione delle nuove tecnologie,

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Funzione socialee accesibilità

La ridefinizione del concetto di proprietà non porta necessariamente ad una redistribuzione più equa delle risorse. La scelta sarà sempre più polarizzata tra neoliberismo finanziario e beni comuni.

Si è fatto un gran parlare di Fab lab, dei makers, trattati dai canalidi informazione come fenomeni di punta della nuova economiadigitale, fenomeni alla moda, spesso però non enucleando la reale

portata di queste pratiche, sovente identificate come l’applicazione a li-vello produttivo delle “nuove tecnologie”. I Fab lab, viceversa, sono moltoaltro, prima di tutto sono dei luoghi di aggregazione e di condivisione.Usare degli strumenti senza necessariamente rivendicarne il possesso nonè un fenomeno da poco, specialmente se è il frutto di pratiche cosiddette“dal basso”, cioè non governate e incentivate da un’azienda o da un entepubblico. Specialmente se questi strumenti producono servizi di pubblicautilità, o prodotti “intelligenti”, cioè non usa e getta, ma adattbili e perso-nalizzabili dagli utenti. Tutto ciò è ascrivibile ad un processo generale didecrescita che le economie occi-dentali (e non solo) stanno in-traprendendo. Questeeconomie sono animate da unanuova consapevolezza etica deicittadini che si autorganizzanospontaneamente, rigettando difatto la società dei consumi, etutti i suoi corollari.Ma coworking, Fab lab, piatta-forme di sharing economy sonotutte realtà articolate e com-plesse, non riconducibili in totoall’autogoverno dei cittadini.L’impatto sociale che la sharingeconomy produce è ben evi-denziato nell’articolo di Castel-lotti su questo numero, impatto che se da una parte genera un risparmiocollettivo di risorse attraverso una gestione più razionale delle stesse,dall’altro travolge le imprese e le economie “tradizionali”, creando ten-sioni e reazioni preoccupanti per la tenuta complessiva del tessuto sociale.Le piattaforme di sharing economy sono imprese molto particolari. Na-scono da start up, impiegano pochissimo personale, hanno una crescitadi profitti impressionante. Profitti che sicuramente non rientrano in cir-

[Enrico Parisio]

colo attraverso il salario, ma per-loppiù remunerano capitali fi-nanziari. La dialettica novecentesca tra ca-pitale e lavoro, in questo senso diriconfigura a favore del primo.Ma qui, più che demonizzare l’in-novazione, bisogna riflettere sulladebolezza delle istituzioni demo-cratiche nel non sapere/voleremettere al centro delle politicheeconomiche il reddito e i bisognidei cittadini.“Epocale” è anche senz’altro la ri-configurazione del diritto pro-prietario, da “sacro e inviolabile”ad accessibile e condiviso. Maquesta è una storia un po’ piùlunga di quanto lo siano le startup innovative, e qui la politicapuò recitare un ruolo, se in pas-sato è stata in grado di elaborareprincipi come quello che segue:“La proprietà privata è ricono-sciuta e garantita dalla legge, chene determina i modi di acquisto,di godimento e i limiti allo scopodi assicurarne la funzione socialee di renderla accessibile a tutti”.Costituzione della Repubblica Ita-lianaTITOLO III, art. 42.

Parole scritte dai costituenti, lacui applicazione nell’attività legi-slativa ordinaria nella storiarepub blicana è quantomeno di-scutibile (si pensi all’inerzia senon addirittura alla connivenzadella politica con le forze chehanno cementificato il nostroPaese).

Forse le nostre istituzioni demo-cratiche (e antifasciste) non sonodi fronte ad un problema, ma aduna grande occasione.

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Come fondazione “Mondo digitale”, struttura non profit che la-vora per una società della conoscenza inclusiva, negli ultimianni abbiamo concentrato le nostre forze soprattutto in cinque

aree che insistono sulle maggiori criticità del sistema paese, dalla robo-tica educativa per migliorare le competenze Ict delle nuove generazioni(ma anche le soft skills) all’invecchiamento attivo. Lavoriamo così a unprogramma ambizioso di educazione per la vita, imprenditoria giova-nile, innovazione, nuove professioni, con iniziative che coinvolgono par-tner di prestigio, dal pubblico al privato (Presidenza del Consiglio deiministri, Inail, Google, Microsoft, Cna, ecc.) per rispondere con efficaciaalle sfide di Europa 2020. Abbiamo trasformato il conflitto tra generazioni in alleanza formativa eopportunità occupazionale, a partire dall’esperienza di successo “Nonnisu internet”, con cui abbiamo migliorato la qualità di vita di migliaia dianziani e responsabilizzato i nativi digitali: ora giovani e anziani pos-sono anche imparare insieme a “fare il lavoro”. Nel bagaglio delle esperienze di successo ci sono già vari progetti: “Meetno Neet”, “e-Care Family”, “Tra generazioni: l’unione crea il lavoro” e“The Italian Makers”. Non solo abbiamo sviluppato una piattaformaricca e innovativa per contenuti, attività, strumenti e progetti, che met-tiamo a disposizione anche della pubblica amministrazione per promuo-vere la partecipazione dei cittadini in ogni ambito, ma abbiamoinventato, progettato e realizzato uno spazio firtuale (fisico e virtuale)dove sperimentare l’innovazione in tutte le sue dimensioni, la “Palestradell’innovazione” (“Phyrtual innovation gym”). La “Palestra dell’innovazione” è un posto originale - romano, italiano einternazionale - dedicato all’autoconsapevolezza, la creatività, l’impren-ditorialità e l’innovazione a tutto campo: tecnologica, sociale e civica. Èuno spazio dove il lavoro di squadra, la collaborazione creativa e la so-lidarietà si nutrono di spirito di servizio alla comunità, al territorio, perla promozione del bene comune e di una cultura diffusa dell’innova-zione. La “Palestra” è un luogo di incontro tra vecchie e nuove profes-sioni, aperto al territorio, al mondo della scuola, alle imprese, alleuniversità che ha come cuore pulsante i giovani. Si parla il linguaggiodella fabbricazione (tradizionale e digitale), della sperimentazione edella creatività per stimolare la crescita professionale, l’auto imprendi-toria ed esercitare le competenze del XXI secolo.Nell’InnovationGym, che si trova a Roma in via del Quadraro 102, sonopresenti i seguenti spazi:

Parte da Roma il servizio pubblico per l’innovazione La fondazione “Mondo digitale” e la sua Palestra dell’innovazione (Phyrtual innovation gym)

• FAB LAB è lo spazio dedicatoalla fabbricazione tradizionale edigitale, animato dai nuovi arti-giani, i makers, aperto al territo-rio e al mondo della scuola. Nelprimo FabLab a Roma costruitosecondo le indicazioni del MIT’sCenter for Bits and Atoms si tro-vano stampante 3D Sharebot,stampante 3D PowerWASP, lasercutter, plotter, fresa, pantografo,levigatrice, tornio, trapano a co-lonna, saldatore. Tra le attivitàproposte ci sono laboratori e wor-kshop aperti alle scuole e al pub-blico e corsi professionalizzanti. • Al ROBOTIC CENTER si ela-borano nuove metodologie didat-tiche per la formazione deigiovani nelle discipline e profes-sioni scientifico-tecnologiche. Sisperimentano kit didattici conApe Robot, We Do Lego, NXTMindstorm, EV3, kit Energia Rin-novabile, saldatori da banco, Ar-duino, componenti elettronici.Tra le attività proposte laboratoridi robotica e competizioni perscuole di ogni ordine e grado.• IDEATION ROOM è lo spaziodidattico per favorire la creati-vità, l’innovazione a tutto campoe l’imprenditorialità attraversol’esercizio dell’autoconsapevo-lezza, del problem solving, deldecision-making, del businessmodelling, del disegno e del co-ding. Nell’Ideation Gym si tro-vano Lego Serious Play, lavagna

[Alfonso Molina] professor of Technology Strategy, University of Edinburghdirettore scientifico, Fondazione Mondo Digitale

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interattiva WII Remote, RootCause Analysis Tools, BusinessModel Canvas, micro moduli di-dattici, software e app design chal-lenges.• L’ACTIVITY SPACE è dedicatoalla leadership, al team building,alla motivazione. Esercizi fisici ementali, giochi e molto altro perapprendere e mettere in pratica lecompetenze del 21° secolo. Nel-l’Activity space si trovano Zoome-Tool, Toobeez, palle, corde ecc.Abbiamo inaugurato la “Palestradell’innovazione” due mesi fa, inoccasione dell’ottava edizionedella RomeCup, l’eccellenza dellarobotica a Roma, ma tutti gli spazisono già pienamente operativi.Durante la settimana il Fab Lab èaperto ai maker e agli utenti auto-nomi nell’uso dei macchinari, il sa-bato invece è aperto al pubblico. Abbiamo già organizzato anche al-cuni eventi come lo Scratch Day (17maggio), l’Open Day “Impariamoinsieme” con l’associazione “Geni-tori per il talento” (11 maggio), ilworkshop gratuito “Robot in kit”con il team di consulenti informaticidi “Robot Domestici” (10 maggio),ecc. Eventi e attività sono documen-tate quotidianamente da news sulnostro sito e sui canali social, conimmagini, audio, video ecc.Il Robotic Center ospita ogni mat-tina una o più classi delle scuoledel territorio, con quattro diverseproposte, secondo l’età degli aspi-ranti progettisti• Ape Robot per le classi 1ª e 2ªdella scuola primaria. Bee-bot (aperobot) è un giocattolo-robot pro-gettato per la scuola dell’infanzia eper i primi anni della scuola pri-maria. Consente al bambino ad av-vicinarsi con il gioco al mondodella robotica e ad apprendere le

basi dei linguaggi di programma-zione, lo aiuta a visualizzare i per-corsi nello spazio, a sviluppare lalogica, a contare. • WeDo Lab per le classi 3ª, 4ª e 5ªdella scuola primaria. Si usa il setdi costruzione WeDo per la realiz-zazione e programmazione disemplici modelli Lego collegati aun computer, che permette aglistudenti di fare esperienze didatti-che manuali, trovare soluzionicreative alternative, lavorare ingruppo.• NXT per la scuola secondaria diprimo grado. Consiste in costru-

zioni e tecnologia all’avanguardiacon un mattoncino intelligenteprogrammabile e un software diprogrammazione intuitivo e facileda usare, che stimola la creatività. • Energia rinnovabile per lascuola secondaria di primo e se-condo grado. Con il kit energie rin-novabili di Lego Education leclassi scoprono le potenzialitàdella robotica applicate alle nuoveforme di energia.La “Palestra” fa uso di tutte le

forme di apprendimento più avan-zate e interlocutore privilegiato è si-curamente la scuola. Ma è anche unluogo dove si valorizza la cono-scenza accumulata da decenni nellauniversità e nell’industria che oggi,con lo sviluppo di open content,cloud computing, big data ecc., co-mincia a diventare disponibile at-traverso forme di visualizzazione(visualization) e di analisi (analy-tics) innovative. La palestra cosìguarda sempre al futuro, alle op-portunità e alle sfide che emergonodella rapida evoluzione tecnologicae della società nel suo complesso.Guarda anche all’Europa cercandodi contribuire al posizionamento diRoma e del Lazio tra le città e le re-gioni più innovative.Abbiamo un sogno. Immaginiamoche molte palestre dell’innova-zione di differente misura e confi-gurazioni nascano in città e, inparticolare, nel mondo dellascuola. Così come esistono i labo-ratori di fisica, chimica, informa-tica, e la palestra per l’educazionefisica, immaginiamo la creazionedi palestre dell’innovazione“phyrtual” in tutte le scuole. Unavolta lanciata la prima palestra“phyrtual,” vogliamo lanciare lasfida della creazione di palestrenella scuola. Cercheremmo di sti-molare la formazione di squadre diinsegnanti e ragazzi per lavorarein questa sfida, usando il crowd-funding e altre modalità per tro-vare le risorse necessarie.A completare la “Palestra dell’in-novazione”, infatti, ci sono altri trespazi per la condivisione: confe-rence room, workshop room ephyrtual.org.E grazie a phyrtual.org, il primoambiente di innovazione socialebasato su conoscenza, apprendi-

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mento e community building, ilprogetto Palestra dell’innovazionepuò connettersi con il resto delmondo e può auto sostenersi gra-zie al crowdfunding.Phyrtual sarà integrato con ilCloud della Solidarietà (SolidarityCloud), un ambiente di supportodove si trovano moduli didattici,apps, oggetti di conoscenza e diapprendimento per la formazionee la pratica del problem-solving,l’innovazione e l’imprenditoria. IlSolidarity Cloud è anche uno spa-zio per lo sviluppo di comunità dipersone che vogliono contribuirealle esperienze formative dei gio-vani (es. artigiani e altri imprendi-tori che desiderano essere mentorio coaches) e alle esperienze di mi-glioramento della comunità. Com-pleta il Solidarity Cloud, l’OpenCommunity/Problem Store: unospazio virtuale dedicato ai pro-blemi e le opportunità provenientidalla comunità di utenti (una sortadi “market pull"). Un esempio puòessere un cittadino che pone unproblema del territorio in cui vivee la community di phyrtual loaiuta affrontando il problemacome una sfida d’innovazione so-ciale.L'innovazione sociale ci mostrauna nuova strada per il cambia-mento basata su una moltitudinedi iniziative dal basso, di esperi-menti quotidiani. Phyrtual è unambiente aperto e collettivo, doveogni progetto di innovazione so-ciale accetta la sfida di trasformarsiin un movimento e ogni parteci-pante quella di diventare un inno-vatore. Così Phyrtual, progetto trai progetti, accetta la sfida di diven-tare la piattaforma di servizio almovimento di innovazione socialeglobale.

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La PA alla svolta dell’economia collaborativaAl Forum PA la prima conferenza sul ruolo della pubblica amministrazione nellaSharing Economy

Carsharing, alloggio condiviso, scambio e baratto. Tredici italiani su centohanno usato almeno un servizio di sharing. Il 29 maggio presso il Forum PAa Roma, al Palazzo dei Congressi, avrà luogo la conferenza internazionalededicata al rapporto tra pubblica amministrazione ed economia collabora-tiva, fenomeno in crescita a livello mondiale. La conferenza, denominata “Twist and Share. La PA alla svolta dell’econo-mia collaborativa”, chiuderà la tradizionale manifestazione dedicata all’in-novazione nella pubblica amministrazione e nei sistemi territoriali, chequest’anno si svolgerà proprio mentre il governo è impegnato sulla riformadella pubblica amministrazione (Renzi/Madia) e del terzo settore, in rispo-sta alle profonde dinamiche di trasformazione sociale ed economica.I numeri della sharing economy - Inserita tra i Top5 trend del 2014 da os-servatori internazionali come Forbes e Guardian, l’economia collaborativadescrive una vera e propria transizione di sistema, sollecitata e al tempostesso abilitata da fattori di ordine tecnologico, economico, sociale e carat-terizzata dall’adozione di meccanismi di condivisione e collaborazione tracittadini, aziende e pubbliche amministrazioni lungo l’intera filiera di pro-duzione, consumo e distribuzione del valore. In Usa ha scambiato o prestato dei beni il 52% delle persone, in Inghilterra il64%. In Italia i numeri sono più bassi, eppure, secondo Marta Mainieri di“Collaboriamo”, con un 13% della popolazione che ha utilizzato almeno unavolta servizi di sharing, l’economia collaborativa in Italia si avvicina al “tip-ping point” per la diffusione di un fenomeno tra la popolazione (individuatoda Everett Rogers al 15%). A questo 13% si aggiunge un altro 10% che si di-chiara interessato, mentre il 59% conosce il fenomeno almeno per sentito dire.Tra i servizi più utilizzati ci sono quelli legati alla mobilità (car-sharing), al-l’alloggio condiviso, allo scambio e al baratto. Tra le resistenze di chi non haprovato i servizi di sharing, le più diffuse riguardano sia la condivisione dibeni di proprietà sia la fiducia verso gli altri. (Dati: Sharitaly, novembre 2013). Se pensiamo alle istanze sollevate nelle principali città europee (solo negli ul-timi giorni arrivano notizie da Milano, Berlino, Bruxelles, Barcellona) in ter-mini di: mobilità urbana, licenze e assicurazioni connesse al carsharing, albikesharing e ai servizi di trasporto alternativo ai taxi come Uber; alle que-stioni fiscali legate a piattaforme di scambio di accoglienza e alloggio comeAirbnb e alle questioni di sostenibilità e coesione sociale legate al cohousing,il collegamento è lampante. Sempre più alla pubblica amministrazione vienechiesto non solo di non ostacolare, ma di conoscere, governare e facilitare lenuove dinamiche che trovano nella città un naturale vivaio di sperimenta-zione e diffusione. In aggiunta,e non da ultimo, il paradigma sharing sugge-risce alla pubblica amministrazione nuovi modelli organizzativi che lamettano in grado di governare la complessità sociale con cui è chiamata a in-teragire. All’iniziativa romano partecipano: Airbnb Italia, Uber Italia, ShareNL (lapiattaforma che facendo di Amsterdam la prima sharing city europea), Hou-singLab, Sharexpo, Labsus - Laboratorio per la Sussidiarietà Comune di Bo-logna, European Freelancer Network, Cocoon Projects e Societing. Programma e iscrizioni:

http://iniziative.forumpa.it/convegno/2014_d.06

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Nella primavera del 2010, Clayton Christensen, professore di eco-nomia alla Harvard Business School, uno dei massimi espertimondiali in materia di innovazione e di crescita (l’anno se-

guente sarà incluso sia da Forbes sia da Thinkers50 nella top dei più in-fluenti “business thinker”), tiene un memorabile discorso di fine annoai laureandi, caratterizzato dall’esperienza personale: il docente sta lot-tando contro un cancro, un linfoma follicolare, lo stesso che aveva strap-pato la vita del padre. Fa quindi un bilancio della propria esistenza,individuandone punti di forza e di debolezza.E’ un momento “confidenziale” decisamente inconsueto per un uomo disuccesso, insignito per ben cinque volte del premio McKinsey per il mi-gliore articolo della “Harvard Business Review”. Ha scritto quattro libritradotti in tutto ilmondo. Il primo,“Il dilemma del-l'innovatore”, fi-nalizzato allacreazione al man-tenimento di bu-siness innovativie di successo, haricevuto il presti-gioso Global Bu-siness BookAward per il mi-glior libro di busi-ness dell'anno. Inquesto testo l’au-tore ritiene che imanager non sappiano cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni“scardinanti” in quanto troppo focalizzati sul core business e sui clientipiù profittevoli. Christensen auspica il rovescio della prospettiva, propo-nendo al lettore come creare innovazione. In altri due libri ha focalizzato l’analisi dell’innovazione dirompente suaree sociali, come quelle dell’istruzione e della sanità: il primo analizzale cause per cui le scuole faticano a offrire soluzioni, nel secondo offresoluzioni per il sistema sanitario americano.Il quinto libro sarà il frutto proprio di questa lunga “chiacchierata” congli studenti. Dal discorso nasce infatti l’ispirazione per scrivere “Fare iconti con la vita”, volume pubblicato in Italia da Mondadori nel 2013 eche ha contribuito all’affermazione presso un vasto pubblico delle argo-mentazioni proposte da Christensen. Il testo raccoglie una forte testimo-

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10 I Coworking ed economia collaborativa

Clayton M. Christensen, il guru dell’innovazione

nianza sul senso delle scelte che sicompiono ogni giorno e sul valoreche, magari anche inconsapevol-mente, diamo a ciò che facciamo.In sostanza spiega come sia possi-bile applicare alcune teorie sullagestione d’impresa alla ricercadella felicità, personale e profes-sionale.Attingendo alle sue ricerche inambito aziendale, l’autore offreuna serie di linee guida per conse-

guire senso e fe-licità nella vita.Usa inoltreesempi trattidalla sua espe-rienza per spie-gare come sipuò facilmentecadere nelletrappole cheportano all'infe-licità.“Fare i conti conla vita” partedalla constata-zione chel’obiettivo della

maggior parte delle persone èquello di raggiungere il benessere,di avere un’esistenza tranquilla eserena, ricca di soddisfazioni nel la-voro e nella sfera privata. Pur-troppo, però, non tutti riescono araggiungerlo. In questo periodo dicrisi globale, tra l’altro, il numerodi chi “sta bene” tende a ridursiconsiderevolmente. Christensen,allora, ipotizza che i tanti insuccessidipendano dalla mancanza di unabuona strategia nel far fronte ai

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problemi che di volta in volta si pre-sentano e che spesso, purtroppo,paiono insormontabili.Scrive l’autore: “Spesso si crede cheil modo migliore per prevedere ilfuturo sia raccogliere quanti piùdati possibili e prendere una deci-sione, ma sarebbe come guidarel’auto guardando solo nello spec-chietto retrovisore, ovvero al pas-sato. L’esperienza è importante, manon sempre possiamo permettercidi imparare sul campo. Le teorie ciaiutano a prevedere quello che ac-cadrà”. Quindi, come avviene nelleaziende, le strategie sono basilaricosì com’è fondamentale saperlecambiare strada facendo se nonfunzionano. Chirstensen ricorda lastoria della Honda che sbarcò sulmercato statunitense per fare con-correnza alle Harley-Davidson. Ri-schiava il fallimento, poi scoprì percaso che i suoi motorini piacevanopiù delle moto e conquistò l’Ame-rica.“Molti prodotti falliscono perché leaziende si concentrano su ciò chevogliono vendere ai clienti inveceche sulle reali necessità di questi ul-timi – sentenzia ancora Christen-sen. “Lo stesso vale per le relazionipersonali”. E cita il caso di una so-cietà di fast food che per incremen-tare le vendite ha saputointer cettare le esigenze dei clientianche relative ad un semplicefrappè: la bevanda doveva esserein grado di soddisfare esigenze di-verse, a seconda del momentodella giornata in cui veniva acqui-stata. Così decise di adattarne con-sistenza e composizione.Da qui la sua personale “ricetta”:concepire la vita umana comequella di una grande azienda, nelcui bilancio i guadagni devonosempre e comunque superare le

perdite, pena il fallimento. In-somma, dietro alle aziende di suc-cesso ci sono sempre modellieconomici efficaci, per cui andreb-bero applicati con indiscutibili van-taggi anche alle nostre piccolescelte quotidiane.Christensen, che oggi ha 62 anni, èuno dei guru riconosciuti per i temidell’innovazione. Ha cinque laureehonoris causa ed è professore ono-rario presso Tsinghua University inTaiwan, oltre ai suoi tradizionali eseguitissimi corsi ad Harvard(dove è di ruolo dal 1998) su comecostruire e gestire un’azienda disuccesso.Americano di Salt Lake City, nelloUtah, mormone praticante, se-condo di otto figli, laurea con ilmassimo dei voti in Economia allaBrigham Young University, poiM.Phil. in Econometria applicatadei paesi meno sviluppati pressoOxford, quindi MBA e DBA presso

Harvard, è stato anche presidentee membro del consiglio di ammini-strazione di grandi aziende e fon-datore di società di consulenzacome Innosight, presente anchenegli investimenti in India, e RosePark Advisors LLC, società di inve-stimento.Attualmente vive a Belmont, inMassachusetts. E’ sposato conChristine e ha cinque figli: Matteo,Ann, Michael, Spencer e Kate.

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COWORKING ED ECONOMIA COLLABORATIVA

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LA SOCIETÀ, IL BUSINESS E L'ECONOMIA COLLABORATIVA: MODELLI E SCENARI

COWORKING E SPAZI PUBBLICI: LA RIGENERAZIONE URBANA

FABLAB E LE PALESTRE DELL’INNOVAZIONE:LE NUOVE FRONTIERE DELLE PROFESSIONI

E DELL’ARTIGIANATO

16/5/2014

www.millepiani.eu/coworking-economia-collaborativa/

CNA – Area Metropolitana di RomaViale Guglielmo Massaia 31 - 00154 – Roma

www.cnapmi.org

30/5/2014

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