la marcia silenziosa dei giganti - Tra i Leoni · 2013-04-17 · L’intervista: Umberto Veronesi...

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L’intervista: Umberto Veronesi pag. 4 Inaugurazione dell’ Anno Accademico pag. 10 Pubblicazione bimestrale - Anno 13 - Numero 51 - Dicembre 2010 - Iniziativa finanziata con i contributi dell’Università Bocconi Asia: la marcia silenziosa dei giganti

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L’intervista: Umberto Veronesi pag. 4

Inaugurazione dell’Anno Accademico pag. 10

Pubblicazione bimestrale - Anno 13 - Numero 51 - Dicembre 2010 - Iniziativa finanziata con i contributi dell’Università Bocconi

Asia: la marcia silenziosa

dei giganti

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“Ogni tanto gli italiani si ricordano che il loro paesesta cadendo a pezzi”, scriveva Newsweek qualchesettimana fa. Il governo iniziava a traballare, laDomus dei Gladiatori di Pompei crollava tra losconcerto generale e il settimanale americano simeravigliava di come nulla fosse cambiato nel

Governo dopo un tale scandalo. È sempre interessante andare a vedere cosa dicono di noi all’estero, ma

questa volta è doveroso affermare che Newsweek non era ben informato: nonsapevano ancora che il nostro Silvio, da amante dell’arte, aveva prontamenteaggiunto un nuovo membro al suo Governo, collocandolo sul bacino di unastatua di Marte del II secolo d.C., parte di un gruppo marmoreo posto nel suoufficio. I monumenti a rischio di crollo in Italia sono tanti, si sa, ma bisognavapur iniziare da qualche parte con gli interventi di restauro, no?

Proseguendo con l’articolo, vicino ad una interessante immagine del Ca-valiere intento a guardare il lato B di Federica Pellegrini, si parlava della con-dizione della donna nell’Italia di Berlusconi, il quale, si diceva, ha repressole donne “nel creare un mondo nel quale sono viste prima di tutto come og-getti sessuali”. Sappiamo tutti che, di questi tempi, la scrivania più comune-mente associata alle donne è quella di Striscia la Notizia, ma la colpaprincipale non può certo essere solo di Berlusconi.

Secondo il World Economic Forum siamo 74esimi al mondo per il trat-tamento delle donne (in peggioramento), 95esimi per l’accesso e le opportu-nità delle donne nel mondo del lavoro, abbiamo solo il 4% di donne tra imembri dei CdA e un guadagno medio pari a metà di quello degli uomini.Eppure le donne in Italia sono la maggioranza nelle scuole superiori e il 60%dei laureati, con un punteggio maggiore e una durata degli studi inferiore ri-spetto ai loro colleghi.

Che la colpa maggiore, allora, sia proprio di tutti noi uomini, e non diuno solo? Sappiamo bene che a tanti di noi le donne al comando non vannoancora giù. Tuttavia è decisamente ora di combattere questo fastidioso istinto,essendo stato ormai dimostrato che l’uguaglianza di genere incrementa la pro-sperità nazionale.

Una constatazione, questa, che si dice abbia colpito il Cavaliere, spingen-dolo a pensare una serie di incentivi per tutte quelle che decideranno di faringrandire il proprio seno.

La prosperità nazionale, si sa, non può che stargli molto a cuore.

La prosperitàNazionalesommario

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In Zhou we trust

Intervista a Umberto Veronesi

The Tea Party: Past & Future

A.B.C.R. (moscia) Breve abbecedario delpiccolo radical-chic di città

Cambiamenti in biblioteca

BILS: diritto,internazionalizzazionee partecipazione

BESt: Bocconi EqualStudents

Troppo bello per essere… vero!

I marciapiedi si vestonodi colore

La cultura del vecchiocontinente vista dallontano oriente

The Chinese DDIM

India Inc.

Bangalore: Caos Dinamico

Immersione nelCommon Law USA

Il ballo delle (dei)debuttanti in IB

! DI MAURIZIO CHISU ! [email protected]

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In zhou we trust

V I E N I A V A N T I E C O N O M I S T A

Quello a cui assi-stiamo in questimesi, con le cre-scenti pressioni suitassi di cambio, la ri-forma del FMI e le

accuse di concorrenza sleale traPaesi, sono le manifestazioni di unosquilibrio che persiste da prima dellacrisi e che si è andato aggravandofino a livelli preoccupanti in seguitoa essa. Dopo il tracollo dei mercatifinanziari e il costoso salvataggio chegli Stati Uniti hanno pagato, gliequilibri politici sono cambiati evecchie idee sono riemerse dall’oblioin cui erano state volutamente rele-gate. A parte il Nobel a Krugman el’insolito interventismo di banchiericentrali un tempo predicatori del“laissez-faire” uno dei passaggi fon-damentali di questo cambiamento sipuò intuire in un discorso del gover-natore della Banca Centrale cinese,Zhou Xiaochuan (23 marzo 2009). Ilbanchiere centrale, spiazzando tutti,ha affermato la necessità di su-perare il sistema finanziariointernazionale basato sul dol-laro, suggerendo di riconside-rare la proposta fatta daKeynes a Bretton Woods dopola fine della Seconda GuerraMondiale. Il piano di Keynesconsisteva nel creare una mo-neta bancaria sovranazionalegestita dalla Banca Mondiale.La storia, però, prese un altrocorso e l’idea fu rapidamenteaccantonata per fare spazio aldollaro. Nei periodi turbolentiil biglietto verde ha semprerappresentato il bene rifugio

per tutto il mondo, specialmente peri Paesi in via di sviluppo. Il ban-chiere centrale in quel discorso haanche affermato che il sistema at-tuale, basato su una moneta-credito(sganciata unilateralmente dall’oronel 1971) rappresenta un caso ano-malo nella storia, che si è dimostratoinappropriato ad assicurare la stabi-lità globale, discorso già portatoavanti durante gli incontri con ipaesi cosiddetti BRIC. Egli ha infineindicato come punto di partenza peruna riforma i “diritti di deposito stra-ordinari” che ogni paese ha comecredito presso il FMI. La propostanon è stata raccolta, ovviamente.Negli ultimi mesi la Cina ha con-cluso diversi accordi commercialicon altri paesi, quali Russia, Brasilee Turchia per diversificare le sue ri-serve valutarie e rafforzare la richie-sta di una maggiore rappresentanzanegli organismi internazionali. Unaserie di iniziative coerenti con quellaproposta. Ovviamente, essendo il

maggior detentore di titoli di statoamericani, la Cina non ha nessuninteresse nel fatto che il dollaropossa perdere tale ruolo di riserva in-ternazionale nel breve periodo, siaperché vedrebbe crollare il valoredelle sue riserve, sia perché le conse-guenze sarebbero nefaste per tuttal’economia mondiale. Allo stessotempo, però, cerca una soluzione di-plomatica di lungo periodo. La re-cente riforma del FMI, distribuendoin maniera più equa i diritti di voto,va in quella direzione. Forse nelleprossime riunioni del Fondo la Cinaporterà nuovamente avanti la pro-posta. Attualmente gli Stati Unitihanno ancora voti sufficienti adesercitare un diritto di veto. Ma perquanto ancora? Il processo è delica-tissimo se si pensa che il valore di ri-serva del dollaro sta proprio nel fattoche sarà ancora riserva domani,

dopo domani e così via. Seviene meno questa “certezza”le conseguenze sono inimma-ginabili. O forse no? Restal’impressione che in una eco-nomia globale dotarsi di unamoneta effettivamente glo-bale possa rappresentare unasoluzione agli squilibri cre-scenti. Il problema è capirechi pagherebbe il prezzo diquesto aggiustamento. Sicura-mente l’Occidente è uscito in-debolito da questa crisi e lenuove potenze mettono aper-tamente in discussione la sualeadership. [ ]

! DI GIACOMO VANNUCCHI ! [email protected]

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l’intervista Umberto Veronesi

""" Da dove nasce la volontà diapprofondire le sue ricerchemediche proprio nel campo deitumori?Ho dedicato tutta la mia vita alla ricercae alla cura dei tumori. Non parlereiquindi di approfondimento, ma diobiettivo della mia vita professionale,direi una missione. Mi sono dedicatoall’oncologia, che cinquant’anni fa eraconsiderata una disciplina “perdente”rispetto a molte altre, perché era ed èancora una delle più grandi sfide alpensiero medico-scientifico. Inoltre nonriuscivo ad accettare la situazione diabbandono e disperazione dei malati dicancro di allora , che ho visto e vissutopersonalmente , avendo scelto diseguire la specializzazione post laureaall’ Istituto Tumori di Milano.

""" Lei si è focalizzatoprincipalmente sulle donne, chenella medicina spesso sono insecondo piano. Crede che sistiano facendo dei progressi inquesto senso?Mi sono concentrato sul cancro delseno, che è il tumore più diffuso nelladonna . Senza dubbio questo interessemi ha introdotto molto da vicinonell’universo della salute della donnanel suo insieme, ed anche nel pensierofemminile . Circa le “donne in secondopiano”, dipende cosa intende dire. Se siriferisce alle donne negli ospedali enelle carriere mediche, questo era verofino a pochi anni fa. In realtà le donnesono sempre state il fulcrodell’ospedale a tutti i livelli , ma il lororuolo era scarsamente riconosciuto.Oggi le donne medico hanno superatonumericamente i colleghi maschi e illoro peso nella clinica, nella ricerca enell’organizzazione è indiscusso.Rimane la difficoltà di accedere ai ruolidirigenziali, ma i segnali sono evidentiche la prossima generazione supereràanche questo ostacolo

""" Crede che con l’attuale statodella ricerca in Italia sia possibilecompiere importanti scoperteoppure bisogna guardare airisultati all’estero?La ricerca italiana è di grandeeccellenza , malgrado la scarsitàcronica di risorse. Compiere scopertenon è una possibilità, ma una realtà. Inostri ricercatori hanno un ‘altissimaproduttività e grande creatività ecapacità innovativa. In Italia mancasopratutto la cultura della ricercascientifica e di conseguenza unastrategia nazionale ed è questo il veroproblema.

""" Data la sua esperienza, qualefuturo immagina per la ricercamedica? E per la medicina?Un futuro di grande progresso , come èstato il passato degli ultimi 20-30 anni.Oggi non si può scindere ricerca medicae medicina. La ricerca è oggitraslazionale: tesa cioè a trasferirevelocemente i risultati di laboratorio alletto del malato. Viceversa la medicinaclinica è impegnata a trasmettere i datinecessari e i bisogni più urgenti deimalati ai ricercatori di base . Quindi nelfuturo la medicina sarà biomolecolare,fortemente integrata e tecnologica.

""" Si sente più un uomo discienza, un medico o un politico?E perché?Come ho spiegato prima, la medicinaè parte integrante della scienza quindinon si può fare un distinguo ne unagraduatoria. Non sono mai stato unpolitico. Ho fatto parte per un anno diun governo tecnico come ministro dellasanità e sono stato eletto comesenatore del PD, ma senza mai essermiiscritto al Partito. Né al PD né a nessunaltro. Ho accettato di candidarmi alSenato per portare la mia esperienzascientifica e il mio pensiero inParlamento.

! EMILIO LO GIUDICE, GIULIA LAVORATORINI, FRANCESCO FICHERA ! [email protected] | [email protected] [email protected]

""" Qual è il suo più granderimpianto della sua esperienza di ministro?Di aver avuto troppo poco tempo perfinalizzare i miei progetti diinnovazione della sanità italiana. Primofra tutti quello della ristrutturazione delsistema ospedaliero nazionale. C’è unprogramma strutturato e dettagliato neicassetti del Ministero, per larealizzazione nel nostro Paesedell’ospedale modello , che studiato conRenzo Piano. Ma finora è stato ignorato

""" Quando considererà conclusoil suo lavoro? Mai. Ricerca e pensiero si alimentanocostantemente di nuovi dubbi e nuovesfide.

""" Perché in Italia è così difficilefar accettare l’idea deltestamento biologico?Perché non è stato capito che la tematicariguarda non tanto il tema di fine vita (anche se la sfera di pensiero èindubbiamente la stessa) quanto il dirittoall’autoderminazione dell’individuo e lalibertà di cura, che sono principi sancitidalla nostra Costituzione. In realtà iltestamento biologico è già legittimo inbase non solo alla Costituzione maanche alla Convenzione di Oviedo che ilnostro Paese ha sottoscritto. Entrambesottolineano che nessuna cura puòessere imposta per legge e che ognitrattamento deve ricevere il consensoinformato della persona interessata.Nessuno oggi può tagliarmi una gambao infilarmi un sondino nel naso contro lamia volontà. Il testamento biologico èl’espressione anticipata della propriavolontà , da utilizzare nel caso in cui nonsi potesse più, per sopravvenutaincapacità, esprimerla di persona. Quindila vera difficoltà di cui lei parla sta primadi tutto nell’informazione corretta. [ ]

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The Tea Party: Past & Future

There is a common mis-conception that the TeaParty is a fringe move-ment that will comeand go, but really it’s abeast that’s been around

since the first colonists stepped footon American soil. In the recentmidterms, that beast was reawakened,and it’s bigger and angrier than youmight think. Picture PresidentObama walking up to a sleeping griz-zly bear, and poking at it repeatedlywith a stick. That’s what’s happeningin America. Now Sarah Palin is pet-ting it and feeding it.

Now picture being taught year af-ter year in every sweet detailthroughout primary and highschool why the Pilgrims and Pu-ritans first came to America to es-cape persecution, to find freedom,and later, how the heroes of therevolutionary war fought bravelyto rid America of the controlling,taxing, and essentially pure evilfat cat, Great Britain. We weretold about the iconic momentwhen rebellion erupted in Boston,“The Boston Tea Party”, whichrevolves around the British gov-ernment raising the towering teatax and the lack of political rep-resentation to fight it. Whencolonists were pushed beyondtheir limit, in an act of terrorism,they destroyed and threw the teainto the Boston Harbor. TheRoyal Governor was shocked, notexpecting such audacity. These are

the stories that are instilled over andover again in young American minds.So if you’re wondering, that is whyTea Party ideals resonate on somelevel with so many, and why it isn’tjust going to go away. When yearslater, political leaders like Palin re-conjure past images with present dayhappenings, people perk. Lucky foryou, now the Tea Party, like manyAmerican products, is being manu-factured and sold in Euro countrieslike Italy, but I can tell you right nowit won’t be as popular here.

Naturally, the Gadsden Flag is usedto represent the Tea Party today, writ-ten, DONT TREAD ON ME. Today

we see a clash between the culture offree enterprise and Euro style statism.Which side has stayed faithful toAmerica’s original ideals? One assertsthat everyone, regardless of status orhow hard they’ve worked, should betaxed at the same, simple rate. Thatthe basis for the American Dream isabout rising to riches and being proudof it. Others believe lending a handto the less “fortunate” to be critical,for example, through a commonhealth care system, with health carea basic right of all. Tea Party Patriotswill respond that there is no freelunch, that, sure we all want healthcare, but it might not be the debt-rid-dened government’s place to take careof it. That increased spending bringsincreased burden in the future. Therewon’t be a second revolutionary war,but a mechanism put in place calledpure democracy will provide for a vir-tual war, where if a viewpoint is strongenough it will be expressed throughpeople’s votes and not their gun. Re-

cent election results are livingproof that certain viewpoints willbe rearing their head in the future.

However, the Tea Party as itstands today is handicapped.When people picture Tea Partiers,they see stupid, drunk, unorgan-ized, racist, anti-gay, xenophobic,hyper-nationalist, protectionist,un-environmentally conscious, re-publican, god/ magic trusting, FoxNews reiterating hillbillies fromthe south with a shotgun in theirhands, yelling “I want Obama tofail” in ten different ways. Half ofthis is true and half of it ain’t. Withthe weaknesses/ misconceptionsshucked off, you will find a main-stream movement that representssomething still very close to theheart of many Americans. As longas there are Americans, there willbe the Tea Party. Stay tuned. [ ]

! DI ANDREW J ARENA [email protected]

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A.B.C.R (moscia)Breve abecedario, nonché panegirico semiseriodel piccolo radical-chic di città

Chi/cosa un radical-chicsia è un concetto noto aipiù. Al contrario, cosaegli specificatamentevoglia non risulta parti-colarmente chiaro nep-

pure al medesimo. Ecco dunque unapratica guida all’uso. Anche per lostesso già chiamato in causa.

Arbiter elegantiae: Petronio fu ilprimo noto alla storia, non sicura-mente il più fortunato. Oggi il radical-chic di rango comune gode e puòlietamente bearsi di un buon livello diostracismo medio.Cause: da “Salvate il paguro Rian” a“No alle infradito in città” passando,naturalmente, per la Pace nel mondo.Generalmente usa Facebook ( bisogna

adattar(v)si), ma in latino; con buonaprobabilità lo troverete tra i fan di “Io<3 Congiuntivo”.Definizione [sinonimi]:compagno dasalotto, gauche caviar, limousine/star-bucks liberal, rifondazione LV, “non èvero che sono radical chic, ma…”.Infanzia: Dorian Gray nascondeva ilsuo ritratto in cantina. Nella cantinadi un gauchiste vin rouge troverete,accanto alle bottiglie di una non me-glio definita ottima annata, tutto unimprobabile mercatino delle pulci(la kefiah del liceo, un pezzo delmuro di Berlino, insomma auten-tiche rarità). Interrogato, sappiate,negherà. Political view: vedi “Salottismo”Salottismo: se politici e soubrettedominano le strade della moderna

Babele, il “Socialiste de salon” pre-ferisce un morigerato ritiro alla vitaprivata. Naturalmente tutti i com-partecipi dell’umana commedia (ca-tegorie sopra-citate incluse)risultano ospiti ben graditi a tali lietibanchetti. Purché non indossinocalzini bianchi, corbezzoli!! O quan-tomeno abbiano il buon gusto diaver compiuto il diciottesimo annodi età e di non presentarsi a manivuote.Zaratustra (così parlò): non è stata an-cora provata né l’influenza dell’am-biente né l’ereditarietà del gene R. Iradical-chic sono ancora tra voi, anzi,potreste addirittura essere voi!!

Portate cuore e pazienza, per lamise(v)ria.

! DI GIORGIA RAUSO [email protected]

Grandi novità nell’edificio della Bibliotecadella nostra Università, in via Gobbi 5. È dallafine dello scorso Anno Accademico che sonoiniziati i lavori di ristrutturazione e ora, a di-stanza di alcuni mesi, si vedono i primi risul-tati. Se al secondo e terzo piano sono statiubicati diversi uffici, il primo piano è dedicatoa noi studenti. Sono state predisposte, infatti,trenta aule studio e il successo che hanno ri-scosso dalla loro attivazione, avvenuta il 27ottobre, è stato notevole.Le aule sono costruite con uno stile modernoed elegante, che ricorda quello degli studi deiprofessori nell’edificio di via Roentgen. Ognisala, che può ospitare da sei a otto persone,per un totale di 226 posti, è dotata di un ampiotavolo, posto al centro, e di una lavagna a di-sposizione degli studenti. Tutta l’area è rag-

giunta dal segnale della rete wireless dell’Uni-versità, per cui è possibile collegarsi a internetcon il proprio pc. Considerando che sono pre-senti anche alcune aule più grandi, delle speciedi “salette riunioni” per oltre dieci studenti, ilprimo piano della biblioteca rappresenta unluogo ideale per lo svolgimento dei lavori digruppo previsti in molti corsi di laurea.

Per accedere alle sale è necessario prenotarsisu internet, attraverso il portale della Biblio-teca. La procedura è molto semplice: bastaentrare nella sezione “Area di studio per la-vori di gruppo”, dove comparirà la piantinadelle aule, e scegliere quale riservare traquelle libere. Ciascuna prenotazione ha unadurata di due ore.Con le aule studio l’università è venuta incon-tro a un’esigenza degli studenti, che infattihanno usufruito fin da subito dei nuovi spazi,come dimostra l’elevato numero di richiesteal giorno. Certo, non mancano gli inconvenientiquotidiani: nel gran via vai di persone, sonogià spariti quasi tutti i pennarelli delle lavagne.Ma questa è un’altra storia.Gabriele [email protected]

C A M B I A M E N T I I N B I B L I O T E C A , E C C O L E N U O V E A U L E S T U D I O

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BESt:&Bocconi&Equal&Students&7

Lo scorso maggio la Bocconi è diventata “mamma” di una!nuova associazione di studenti, nata dall’intraprendenza!dei giuristi che la popolano, con un obiettivo: fare del!diritto un nuovo polo dell’associazionismo studentesco.!Così nasce la BILS, Bocconi-student International Law!Society: io lo apprendo dalle parole appassionate di!Federica Pantana, fondatrice e Presidentessa!dell’associazione. Poche parole e ci tiene subito a!precisare: “la BILS è la prima law society nel panorama!accademico italiano”: c’è tutta l’incertezza del pioniere e!la speranza di fare da esempio. Come nasce l’idea? “Da!un sogno e da un’ esperienza unica ed irripetibile: quella!che ho vissuto lo scorso anno alla University of Texas ad!Austin, là dove le associazioni sono il vero motore della!vita universitaria: ne esistono per tutti i gusti, per ogni!ambito del diritto; organizzano seminari, incontri e!competizioni, nella più totale sinergia e complicità tra!

studenti e faculty. Tornata a casa, l’idea di trapiantare!questa realtà in madrepatria è stata troppo forte per!resistere. Io ed alcuni amici abbiamo fondato la BILS sulla!base di un interesse comune: il diritto internazionale”.!A cosa si deve la scelta? “È la mia passione, tanto che!sarà il mio major di studio anche dopo la laurea: è un!ambito del diritto relativamente nuovo, proiettato al futuro e!aperto alla multidisciplinarietà. Può catalizzare gli interessi!più diversi degli studenti: qualunque studio giuridico svela!interessanti profili internazionalistici”. Ancora non mi hai!detto cosa fate. “Di tutto e di più,direi. Il calendario è!fittissimo: a febbraio prima conferenza Bocconi firmata Bils,!sul tema dei diritti umani; poi un ciclo di incontri sulle!opportunità internazionali post graduate, conferenza di!International Arbitration, Giornata del Giurista, nuove Moot!Courts, MUN… E dove le trovo? “Quanta fretta! Se sei!curioso vieni a trovarci”. Così ho fatto, e ne vale la pena.!

Intervistiamo Davide Papalini, responsabile dell’associazione !BESt, che promuove il rispetto nei confronti della diversita di orientamento sessuale (ma anche di ogni genere di!diversita ). Come è nata l’idea di questa !associazione? L’idea di questa associazione è nata !durante un’esperienza di lavoro all’estero. Nei Paesi europei !c’e una maggiore sensibilita sul tema della diversita di orientamento sessuale, tuttavia esistono ambienti di lavoro !dove è ancora “difficile” parlare di omosessualita, e la!questione non viene affrontata con la giusta serenita e!serieta . In Italia l’ambiente universitario è spesso !relegato a semplice luogo di studio. Un laboratorio !di accettazione e inclusione è una proposta!ambiziosa. Noi dell’associazione crediamo che l’Universita !non debba essere solo un luogo di studio, ma un momento fondamentale nella vita di uno studente, che debba fornire !un insegnamento che vada oltre le conoscenze specifiche !del percorso di studi individuale. I nostri colleghi di oggi !

saranno anche i nostri colleghi di domani, al lavoro e nella vita. A chi si rivolge BESt? L’associazione si rivolge agli studenti e alle persone che sono interessate a interrogarsi !un po’ di piu sul tema della diversity. Non vogliamo creare !un nuovo “ghetto” in cui delegare gli omosessuali, ma !parlare con i nostri “compagni di banco” di un tema che, ancora troppo spesso, è un tabu . Qual è la percezione !da parte dello studente bocconiano dei suoi !colleghi omosessuali? Sicuramente non negativa, pero !mi stupiva come a volte fosse indifferente, ossia non si percepisse questa diversita . Devo dire che la comunita Bocconi ha risposto calorosamente alle attivita che abbiamo organizzato finora, a cui hanno partecipato numerosi studenti. Quali sono le prossime attivita in!programma? Un desk per la giornata mondiale contro !l’Aids (il primo dicembre), il 2 dicembre la conferenza “Diritti al palo. Trans e gay in Iran” e le proiezioni del BESt Film Festival. !!

BILS:&diri5o,&internazionalizzazione&e&partecipazione&

DI PIETRO FAZZINI [email protected]!

! ASSOCIAZIONE B.E.St. [email protected]!

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In occasione del quattrocente-simo anniversario della mortedi Caravaggio (per la cronaca:il 18 luglio a Porto Ercole perfebbri malariche), Milano nonha potuto esimersi dal ricor-

darlo: proprio recentemente è statarisolta la querelle con la cittadina ber-gamasca cui si deve il soprannomedell’artista: essa fu il luogo dove eglivisse l’infanzia, mentre fu il suolo me-neghino a dargli i natali. Il ritorno diCaravaggio a Milano (10 novembre2010 - 13 febbraio 2011, Palazzo dellaRagione) avviene con una retrospet-tiva organizzata dalla RAI sottol’Alto Patronato del Presidente dellaRepubblica, che riunisce tutte leopere realizzate dall’artista, ivi com-presi gli affreschi delle chiese. Possi-bile? È il caso di dirlo: il titolo“Caravaggio. Una mostra impossi-bile” calza proprio a pennello. I 65 ca-polavori esposti sono stati riprodottidigitalmente ad altissima definizione,incassando il benestare dei più auto-revoli critici quali S. Settis, F. Bolo-gna e C. Strinati. È la tecnologia,bellezza, a permettere: l’ubiquità diopere altrimenti irrealizzabile, l’elimi-nazione sia dei costi di assicurazionedei dipinti, sia delle negoziazioni coni privati e i musei, sempre più restii acederli. A ciò si affianca una motiva-

zione ideale: “introdurre la riprodu-zione dell’originale in situazioni cheall’originale stesso non sono accessi-bili” al fine di “andare incontro alfruitore”, al prezzo della perdita del-l’aura di unicità dell’opera originale:osservazioni datate 1937 di W. Ben-jamin ne “L’arte nell’epoca della suariproducibilità tecnica” ancora distringente attualità, riprese dal cura-tore del progetto R. Parascandolo sulsito della mostra, che potrete trovaresul blog di “Tra i Leoni” con ulterioriapprofondimenti sul pintore curatidalla redazione on-line. L’allestimentoinnovativo della mostra restituisce inparte il valore aggiunto sottratto dallapresenza di copie delle opere di Cara-vaggio grazie a un inedito spettacoloche mescola l’arte al teatro, ri-schiando tuttavia di declassare laprima a mera scenografia. Non sonoinfatti le solite guide ad accompa-gnare nella visita e neppure le freddeaudioguide: la mostra può essere visi-tata in compagnia di tre convincentiattori che si alternano per ricostruirele tre fondamentali fasi della vita diCaravaggio: gli esordi, la maturità e ilperiodo antecedente la morte. In sin-tesi: i quadri, copie della realtà sonoa loro volta riprodotti e presentati alpubblico da tre copie dell’artista: unincastro di imitazioni che farebbe rab-

brividire Platone, feroce critico dellacopia del Vero operata dall’arte. Illinguaggio usato dai tre attori è mi-metico ed efficace, salvo l’anacroni-stica raccomandazione di “Spegnere itelefoni cellulari”, che rompe per unattimo il patto narrativo con il pub-blico. Un altro riferimento anacroni-stico del finto Caravaggio è quello ai“ragazzi di vita” pasoliniani mentredescrive i “suoi” quadri di efebici gio-vani. Riferimento però estremamentepertinente e perciò giustificabile:l’elevazione di personaggi popolari daparte di Caravaggio (con prostitutenei panni di Maria come in “Mortedella Vergine” e frequentatori di bet-tole folgorati dal desiderio di seguireCristo in “Vocazione di San Matteo”)è speculare a quella operata da Paso-lini nei suoi film e che emerge nitida-mente nell’episodio La ricotta del filma episodi RoGoPaG (1963), dove ilmorto di fame Stracci spira in croceper davvero mentre recita la parte delCrocifisso. Insomma: è una mostra davedere per credere. Eppur troppobella per essere… vera! [ ]

! DI VALENTINA MAGRI [email protected]

Troppo belloper essere... vero!

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I marciapiedi si vestono di colore

Se in questi giorni vi tro-vate a passare per viaMontenapoleone fateattenzione a dove met-tete i piedi, potreste cal-pestare un’opera d’arte!

Il 18 novembre, infatti, è stata inau-gurata la Mostra open air “Sopra ilsotto – Tombini art raccontano laCittà Cablata”, che permarrà fino adicembre 2011. Venti dei tombinimarchiati Metroweb si sono tinti dicolore grazie a cinque esponenti dellaStreet Art di fama internazionale, cia-scuno dei quali ha realizzato una pic-cola personale. Da New York arrivanoi “mandala” astratti di Shepard Fairey,il cui successo è legato all’iconografiadi Barack Obama; il francese SpaceInvader propone gli alieni “pixelati”ispirati al videogame degli anni ’70;Flying Fortress da Berlino stupisce congli orsi della sua “Teddy Troups”; i TheLondon Police hanno reinterpretato iloro giocosi “omini” con temi di pacee amore, mentre i tombini del mila-nese Rendo sono grafici, astratti e tri-dimensionali.

Quest’iniziativa, che si trova allasua seconda edizione dopo il successodel 2009 in zona Tortona, è stataideata da Monica Nascimbeni per Me-troweb, l’azienda titolare della piùgrande rete metropolitana di fibra ot-tica d’Europa, con la collaborazionedi Gisella Borioli, direttore artistico,e Matteo Donini, curatore e collezio-nista di Street Art. L’idea-chiave dellamostra è di interagire con la gente at-traverso un linguaggio sperimentale,che coniuga forme d’arte innovativecon l’unico elemento visibile dellafitta rete cablata che si estende sotto inostri piedi: il tombino. Il progettodeve essere considerato come una veraprova di coraggio per Milano che, adifferenza di altre importanti città eu-ropee, si sta affacciando molto lenta-mente alla Street Art, poiché tendeancora ad associarla al vandalismo

piuttosto che considerarla un utilestrumento per la riqualificazione del-l’estetica della città.

Ma quali reazioni suscita una talemimetizzazione dell’arte in un popoloabituato a scorgere nettamente i con-fini tra l’opera e l’ambiente in cui èinserita?

Non siamo, infatti, estranei a ve-dere opere d’arte quali sculture, pan-nelli o installazioni esposte nelle strade,ma ognuna di queste, per quanto benintegrata e armonizzata col paesaggio,riesce a mantenere sempre una certaautonomia dal contesto, dal quale po-trebbe essere allontanata senza perquesto perdere il suo intrinseco valore.

I frutti della Urban Art, invece,nascono dall’intenzione precisa di ri-

coprire, quasi addirittura di “vestire”,elementi essenziali del paesaggio ur-bano, diventandone parte e dandoloro un’identità.

Il rischio principale è che un’artedi questo genere passi del tutto inos-servata. Così non sorprende che invia Montenapoleone il numero di oc-chi puntati sulle vetrine sia ancora digran lunga superiore a quello di coloroche chinano la testa, prestando atten-zione alla terra su cui camminano. Afronte dei pochi che, incuriositi, si fer-mano, osservano e toccano con lapunta del piede quei tombini colorati,i più, non solo non li notano, ma di-strattamente li calpestano.

Ciò che accade nel paradiso dell’-haute couture non è altro che unaversione in scala di ben note dinami-che di portata nazionale in cui le isti-tuzioni pubbliche, pur innalzandol’arte a baluardo del prestigio delPaese, la calpestano e la mortificano,cercando di risanare il bilancio pub-blico con forti tagli ai fondi destinatialla cultura.

Fortunatamente questo non bastaa fermare l’officina della creatività che,spesso con l’aiuto dei privati, continuaa lavorare incessantemente per rag-giungere nuovi traguardi, cosicché per-fino un tombino può diventare motivodi speranza. [ ]

! ADRIANA COLA [email protected].

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La cerimonia d’aperturadell’Anno Accademico2010-2011 ha inizio con ilconsueto saluto del presi-dente Mario Monti. Su-bito dopo il Magnifico

Rettore Guido Tabellini ha preso laparola e ha esposto la sua relazione in-centrata sull’importanza della culturadi una Nazione nello sviluppo econo-mico e attribuendo dunque anche alleUniversità un ruolo nell’aumento delbenessere collettivo generale.

Negli scorsi anni l’inaugurazionedell’Anno Accademico è semprestata incentrata sull’Europa. Que-st’anno invece l’attenzione è stataspostata verso l’Asia: ha partecipatoinfatti come ospite d’onore KishoreMahbubani, Dean della Lee KuanYew Scool of Public Policy della Na-

tional University of Singapore, e in-serito dal Financial Times nel 2009fra i “Fifty who will frame a way for-ward [the crisis]”.

Nel suo intervento dal titolo “CanEurope inspire Asia?” il Prof. Mahbu-bani ha individuato quelli che a suoavviso sono i tre punti di forza e i tredi debolezza della cultura europea.

Innanzitutto egli attribuisce all’Eu-ropa il ruolo di cultura della pace poi-ché dal secondo dopoguerra in poi èstata eliminata qualsiasi prospettiva diguerra, a differenza dello scenario asia-tico caratterizzato da preoccupante in-stabilità. Ulteriore punto di forza cheviene individuato è la cultura dellacompassione vale a dire una culturache tuteli le fasce più deboli della so-cietà. In Oriente, a parte qualche raraeccezione, non vi è tutela per le fasce

deboli della società. Il terzo e ultimoelemento di forza sta nella cultura dicooperazione: i paesi membri del-l’Unione Europea hanno ceduto partedella loro sovranità nazionale a istitu-zioni sovranazionali.

Mahbubani individua anche trepunti di debolezza della cultura euro-pea. Il primo fallimento che le attri-buisce è la cultura dell’insularità poichél’Unione Europea non ha ancoraaperto le porte a stati che non sono direligione cristiana. Secondo elementodi debolezza è la cultura dell’arroganza:Mahbubani è del parere che gli intel-lettuali del vecchio continente ten-dono a voler impartire lezioni diciviltà al mondo intero. Infine il terzoe ultimo punto di debolezza è rappre-sentato dalla cultura dell’ignoranza, ca-ratterizzata da pregiudizi verso ilcontinente asiatico e da superare inottica futura.

Alla fine del suo intervento il Prof.Mahbubani si è augurato che i Paesidel continente asiatico facciano pro-pri quelli che lui definisce i “tre donieuropei”. Tuttavia la strada è ancoralunga e in salita: punti nevralgici ri-mangono la cooperazione fra le prin-cipali potenze asiatiche e i Paesi delvecchio Occidente nonché, dal puntodi vista di politica interna, l’atten-zione che essi dedicheranno a temicome l’equità sociale e la distribuzionedel reddito all’interno della società.

Visto che il rettore Tabellini ne hadichiarato ufficialmente l’apertura,non ci resta che augurarvi buon AnnoAccademico. [ ]

La cultura del vecchio continentevista dal lontano oriente

! DI GIADA GIARDIELLO E FEDERICO MENNUNI [email protected] | [email protected]

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Back to the final year ofmy Bachelor’s FinalYear, I was looking forsomething differentfrom the standard grad-uate degrees, something

that would give me some unique char-acteristics before starting my profes-sional career. When I heard about theDDIM program I immediately becamecurious about it. Since I have neverbeen to Asia I immediately realizedthe chance I would have to explore anew culture, visit new places and takeboth the Italian and Chinese Degrees.I applied for the program as promptlyas I could, but in order to be selectedthere were several requirements.First of all students need to be admit-ted to the International ManagementCourse. Then it is required to graduatein July; eventually a specific commit-tee will conduct a competence-basedinterview to assess if your profilematches with the program character-istics. Luckily, mine did match the re-quirements.There are many different aspects of myexperience I could talk about, but I de-cided to write just about the 3 mainones:

UniversityTeachers come from Italy and China,giving a very diverse perspective oneach subject. The class is composed ofhalf Italian students and half Chinesestudents. There is a focus on groupprojects in order to develop great skills

in working with diverse people andcultures. Classes are not too demand-ing in terms of work load and there isalso flexibility with deadlines and is-sues needed to be covered. It is veryimportant to actively participate inclass and to work closely with the Chi-nese students in order to perform wellin the group assignments.Overall the program is not too hardbut it does require you to develop a dif-ferent approach compared to the onewe usually have at Bocconi. Do notexpect to learn much from a theoreti-cal point of view; but instead you willlearn how to organize your life whileconstantly living and working withthe same people, and dealing with allthe social and organizational problemsrelated to that

The ContextIt is impossible to describe Shanghaiin just a few lines. Unique mix be-tween Asia and Western world, thecity has been completely reshapedcompared to how it looked 5 years agoand it is still changing day by day.

Within a city made up of 20 millionhabitants you will find anything youneed, anything you wish, and maybeeven something more. Frenetic andchaotic as most of the Asian mega-lopolis, you will be part of a no-stopflow. Work and play hard in order tolive the experience at its best: you willgain more than you imagine. From myexperience this city can be really sur-prising, but you have to be ready totake it all and to avoid wasting time.

The overall experienceThis program has also problematic as-pects you should carefully consider be-fore making the decision to take part. At the beginning of the experienceyou will be surrounded by and livingwith many other Italians to the pointwhere your lives will slowly begin tomerge with one another’s. It is goodsupport while living in such a diverseplace, but it might also hold you backfrom approaching a new culture. Moreover, even if Shanghai is a verymodern town, it is still a Chinese town.Some areas of the city are still underdevelopment: western food, cleanli-ness and some other comforts could bemissing. You will need to adapt and re-nounce many of your normal habits. The DDIM program attracts a lot ofpeople but for sure not all of them aresuitable for it. It requires sacrifices andmotivation in making this year abroada unique life experience; otherwise itwill be a waste of time for you and amissed opportunity for someone else.

The ChineseDDIM

Bocconi offers several Double Degree Programs within the InternationalManagement Course, but the one with Fudan University, Shanghai, isthe most particular one for these following reasons:> First year abroad (while it is the second year for all the other DDIMs )> Unique structure of the program in terms of students, professors and

activities> Program promoted and financed by both Governments > Great exposure to a fast growing country > Great chance to approach a different culture from a privileged

position

> Opportunity to learn Mandarin

After the first year, students will be back in Milan to attend the secondyear of the Program. Their Chinese classmates will join them for oneyear long. The program has started just 5 years ago; it is improving year by yearand it is gaining great importance both in China and in Europe. First ofall, living such an intense experience gives the unique chance to growboth as person and student. Moreover, it really adds value on participants’CV from a company prospective.

SPECIALE ASIA ! DI GIOVANNI GARDELLI [email protected]

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SPECIALE ASIA

Calcutta - Quando sonopartito da Roma in dire-zione India, il 25 Agosto,non avevo assolutamenteidea di quello che avreitrovato a quasi 10000 km

di distanza. Tuttavia, sapevo che adattendermi ci sarebbero state situazionie differenze tipiche di un improvvisocambio di mondo, insomma unanuova sfida in piena regola. L’aria didiversità si respira subito appena at-terrati all’aeroporto internazionale Ne-taji Subhash Chandra Bose, infatti ladonnina in saree intenta a timbrare ilpassaporto rappresenta un immediatoassaggio; successivamente, appenafuori dell’aeroporto, le palme, i vecchitaxy ambassador gialli, la folla im-mensa, il caldo umido e il cartellonesu cui troneggia la scritta “Welcometo Kolkata-the City of Joy” sono lasveglia finale che mi annuncia l’arrivoin India. Il campus dell’Indian Instituteof Management in Calcutta (IIMC) è

situato in Joka, un sobborgo ai marginidella città, in una zona al confine trale aree rurali e gli ultimi sprazzi di città.La strada fino al campus è abbastanzalunga, circa 40 km, e, in assenza ditangenziali, si attraversa in lungo e inlargo tutta la città, dunque le primetre ore in India mi consentono di avereimmediatamente un quadro comp-lessivo della situazione. Si passa dallearee residenziali intorno all’aeroportoin pieno sviluppo urbanistico con gi-ganteschi mall al fianco dei quali men-dicanti elemosinano o frugano nell’im-mondizia, al centro dove gli edificisono antichi, di epoca Inglese, perfinire in Joka, area rurale dove non cisono più palazzi ma baracche in legnoe il traffico è perlopiù composto da bi-ciclette, autorikshaw, vecchie ambas-sador…e mucche.

Il campus dell’IIMC rappresentaun’oasi nel deserto ed è infatti un’oasinaturale: distese di alberi, prati illim-itati e sette laghi fanno da contorno

ai 5 dormitori e agli academic blocks.I dormitori sono di vecchiacostruzione, le stanze abbastanza spar-tane con bagno a piano e la docciacalda è solo un miraggio, ma del restocon 30 gradi non se ne sente tantol’esigenza. Il campus, tuttavia, è fornitodi tutto e dove le comodità non ar-rivano l’arte dell’arrangiarsi funzionasempre e dopo tre giorni adattarsi nonè più un’impresa, inoltre gli Indiani sidimostrano sempre gentili e disponi-bili ad aiutare. I corsi comprendonomolti lavori di gruppo e casi e l’abitu-dine dei nostri colleghi indiani è dilavorare all’ultimo minuto, perciòsotto con sedute notturne poche oreprima della scadenza. Del resto lavo-rare in situazioni di stress ed emer-genza per gli Indiani è assolutamentenormale, me ne sono accorto quandosono andato a Delhi durante i Com-monwealth games per i quali la mag-gior parte dei preparativi è stata fattasolo nell’ultima settimana, chedire?!It’s India.

Viaggiare in India è tanto econom-ico quanto semplice, infatti i collega-menti ferroviari sono molto più effi-cienti che in Europa e, nonostante larete ferroviaria non sia modernissimae abbia una capacità ridotta rispettoalla domanda (20 milioni al giorno),è possibile raggiungere qualunqueparte del paese. In generale, le infra-strutture sono poche e mal ridotte. Lagrandezza dell’India la si coglie quandosi esce da Kolkata e, nonostante si èancora nello stesso paese, si ha l’im-pressione di aver cambiato nazione oanche continente. Così si spazia daldeserto di Jaisalmer alle vette innevatedell’Himalaya, passando per le fantas-tiche spiagge del Kerala fino ad ar-rivare alla cospetto del magnifico TajMahal. Paesaggi, lingue, costumi,tradizioni diverse separati da migliaiadi km e tutto in un unico paese. It’sthe Incredible India. [ ]

India Inc.

! DI FRANCESCO LANNI [email protected]

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SPECIALE ASIA

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Bangalore - Dietro allascelta di andare inScambio, non c’è solouna motivazione acca-demica. C’è molto dipiù: viaggiare, immerg-

ersi in una nuova cultura, conoscerenuove persone e la diversità nel nostropianeta. Specialmente se la desti-nazione è l’India. Studiare in India tiporta ad assumere una prospettiva to-talmente diversa: una nuova prospet-tiva sull’economia e sicuramente sullavita stessa.

Bangalore è definita la Silicon Val-ley indiana, ma dal tragitto tra l’aero-porto e il campus, le prime impressionideludono le attese. Il taxista slalomeg-gia fra rickshaw, mucche e caprette,senza alcuna regola, con il palmo benpremuto contro il clacson per seg-nalare la propria presenza. I venditoriambulanti sono ovunque, gli ufficidelle multinazionali occidentali si al-ternano alle slums.

Questa è l’India, con tutte le suecontraddizioni. Pren-dere o lasciare. Odi etamo.

Il campus, fra i muridi pietra e gli stretticorridoi, ospita circa750 studenti. Per tuttiquelli che aspirano auna carriera in Busi-ness Administration,entrare all’IIM Banga-lore è un’impresaproibitiva, il sogno diuna vita. Il processo diselezione è molto com-petitivo e circa 400studenti competono

per un unico posto. I più fortunati esmart hanno due anni di studio in-tenso davanti a loro e nessuno diloro uscirà dal campus senza un’of-ferta di lavoro. L’equazione è moltosemplice: studiare duro per due anniper diventare parte dell’elite indiana.

Ma questa è solo parte della ver-ità. L’altra faccia della medaglia sonogli studenti che, anche ora che il se-mestre è agli sgoccioli, faccio faticaa capire del tutto, con il loro stranoaccento e un linguaggio del corpospesso incomprensibile. Sembra chenon dormano mai, hanno groupmeeting nel bel mezzo della notte eascoltano musica a tutto volumequando più li piace. Sono cordiali egentili, ma spesso preferiscono la co-municazione via e-mail a un con-fronto faccia a faccia.

E poi ci sono gli Exchange Stu-dents. 75 in totale, per la maggiorparte Francesi e Tedeschi, qualcheAmericano e Scandinavo, oltre allasparuta delegazione italiana.

Abitiamo in campus in mezzo aglistudenti locali. Alcuni di noi si sonoadattati alle camere di pietra che, diprimo acchito, evocano associazionifin troppo scontate con le piccole celledi una prigione. Altri, invece, doponumerosi tentativi con la mastodon-tica burocrazia indiana, sono riuscitiad ottenere una camera nel nuovo“hostel block”.

Vivere in campus significa plas-mare le proprie abitudini al nuovoecosistema. Ogni evento prende piedeagli orari più assurdi, ma specialmentedi notte.

Poi ci sono i lavoratori invisibili.Lavorano dietro le quinte, molto piùdiligentemente di quanto molti dinoi abbiano mai fatto: imbiancanopareti, distribuiscono giornali, fannoil bucato, puliscono i corridoi,tagliano l’erba, sempre con la schienachina e senza mai alzare gli occhi alcielo. Per pochi centesimi di eurosvolgono umili mansioni, ma senzadi loro il campus non sarebbe lostesso.

La vita del campus consente di os-servare direttamente le dinamiche e icomportamenti degli studenti e com-prendere certi aspetti della mentalitàindiana che non sono immediati perun normale turista.

Quattro mesi fa, lasciavo l’Italiaverso una direzione chenon avevo mai presoprima, con molti dubbi epoche certezze. I puntiinterrogativi sono au-mentati, non perché nonabbia trovato risposte allemie domande, ma perchéne ho di nuove.

Lo Scambio in Indiati può aprire molte portein una futura carriera la-vorativa, ma la cosa dicui sono più grato èl’apertura mentale cheuna simile esperienza èin grado di fornirti. [ ]

Bangalore: Caos Dinamico

! DI GIAN MARIA BETTI [email protected]

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L ’ A N G O L O D E L G I U R I S T A

Immersione nelCommon Law USA

Qui University of Cal-ifornia – HastingsCollege of the Law,San Francisco.Tocco con mano larealtà del Common

Law nella sua variante statunitense,il più influente sistema giuridico alivello globale.

La caratteristica più vistosa è lacentralità della lettura delle sentenze.È il pragmatico case-law method, in-trodotto nelle lawschools americanealla fine dell’Ottocento. Si sfoglianocasi su casi, onde estrarne principi de-cisionali dotati di forza normativa evincolanti quanto ai casi similisuccessivi. Questo perché è ilpotere giudiziario a determinareil diritto, chiamato appuntoCommon Law, ossia l’insiemedelle pronunce delle corti.

Tradizionalmente, invece,la legge ordinaria (statute), no-nostante il suo ruolo formaledi fonte principale del diritto,è considerata funzionalmenteinferiore alle decisioni giudi-ziali, addirittura, estremizzando, unostrumento supplementare rispetto aiprecedenti giudiziali. Essa è in qualchemodo assimilata alla voce della mag-gioranza, apparentemente tanto du-revole quanto quella maggioranzastessa, troppo impregnata di politicitàper assurgere a mezzo unico di deter-minazione del diritto.

Proprio questo aspetto era chiaroai padri fondatori americani già almomento della preparazione della

Costituzione. James Madison facevaespresso riferimento ai “mischiefs offaction” (Federalist No. 10) – letteral-mente “i mali della fazione” – ogni-qualvolta le determinazioni dellamaggioranza contrastassero con i di-ritti inviolabili dell’uomo, illustrandoquella tensione ineluttabile tra de-mocrazia procedurale e diritti inalie-nabili, tra “dittatura della maggio-ranza” e libertà del singolo, da sempreal centro dell’elaborazione della ri-flessione liberale.

Vi è poi una connotazione assaidifferente della figura del giudice. NelCivil Law la classica immagine del

giudice è quella di un funzionario sta-tale, una specie di “impiegato esperto”che svolge un’attività piuttosto di rou-tine: trovarsi davanti dei fatti e darviprontamente una qualificazione giu-ridica, previa applicazione della leggedello stato, all’interno di un sistemadogmaticamente considerato com-pleto e coerente. Il giudice come ope-ratore meccanico di una macchinadisegnata e costruita dal legislatore.

Nel Common Law, per contro, il

giudice è un eroe culturale, una figuraquasi paterna, baluardo posto a pre-sidio dei diritti fondamentali e fau-tore di tutele sostanziali che trovanoil loro fondamento direttamentenella Costituzione, sintesi di valoriimmutabili resistenti all’incedere deisecoli. Così risulta più facile com-prendere il carattere vincolante delprecedente cristallizzato dall’anticobrocardo stare decisis et ne quieta mo-vere, ove per “quieta” direi che si in-tendano proprio quei principi di giu-stizia fondamentali non suscettibilidi variazioni nell’arco del tempo.

Non sembri ora che i diritti ina-lienabili siano monopolio delmondo anglosassone, sarebbeun’esagerazione. Questa è statauna rappresentazione assai sem-plificata e a tratti pittorescadelle differenze tra le due fami-glie di sistemi giuridici.

Non sfugga che molti so-stengono che Common e CivilLaw stiano convergendo versoun sistema misto applicabilealle realtà transnazionali del-

l’odierna globalizzazione. Si aggiungache importanti elementi del costitu-zionalismo statunitense sono stati in-trodotti nell’Europa continentalecon le costituzioni rigide, non a casoadottate su impulso degli americaniall’indomani della seconda guerramondiale.

Rimangano da questa pagina glispunti di un reportage sulle più signifi-cative differenze di civiltà giuridica aidue estremi del Nord Atlantico. [ ]

! DI CARLO DE STEFANO [email protected]

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L ’ A N G O L O D E L L A F I N A N Z A

Come ogni anno i primidi Settembre cominciala danza del recruitingdelle Investment Banks.E’ un ballo a ritmi fre-netici che attrae in un

vortice neolaureati, recruiters, analysted MD: nessuno è risparmiato,ognuno gioca la sua parte.

Gli inviti per partecipare al giocovanno esauriti presto: le deadline peri Graduate sono solitamente a No-vembre mentre quelle per le Summera Natale. Ma come funziona il pro-cesso di selezione? Tutto parte dal-l’application online, test implicitodi pazienza e perseveranza. Dovreteinviare il CV, una cover letter dovedimostrate il vostro interesse per labanca a cui state scrivendo più unaserie interminabile di dati personali,per esempio: esperienze lavorative(avviso agli stagisti: non sono indi-spensabili), voti della triennale e delliceo (sì avete capito bene). Dopo-diché sarete invitati a sostenere deitest numerici online che vi darannoqualche problema le prime volte. Te-nete presente che sono tutti uguali,quindi fatto uno…fatti tutti! Unavolta giunti a questo step avviene lagrande scrematura. Alcune BulgeBracket ricevono 10,000 applica-tions all’anno e non intervistano ov-viamente tutti, quindi se otteneteun’interview siete assolutamente au-torizzati a festeggiare. Solitamentedurante le interviste vi verranno po-ste “intelligentissime” domandecome ad esempio: “Perché vuoi la-

vorare per noi?”, “Dimmi un esempiodi quando hai dimostrato integrità?”,“Come valuti un’azienda” o la clas-sica “Quali sono i tuoi difetti?”. Cisono diversi modi di rispondere aqueste domande ma quello che lebanche vogliono capire è se vi sietepreparati, se sapete parlare in modoprofessionale e se siete fluent in in-glese. Se anche questo delicato pas-saggio ha un risultato positivo siviene invitati ad un AssessmentCentre o “AC” o “Super day”, l’ul-tima fatica prima dell’agognato con-tratto. L’AC consiste solitamente inlavori di gruppo e presentazioni. Quiè fondamentale mostrare di saper la-vorare in team, non essere timidi maneanche troppo invadenti. Dopo ilavori di gruppo comincia una rafficadi interviste con i vostri potenzialiboss e se anche qui tutto va bene nelgiro di pochi giorni avrete il postoassicurato! Qualcuno di ritorno daAC a Londra ha raccontato di draghisputa fuoco e cani a tre teste ma perora non ci sono prove convincenti.Data la lieve difficoltà del processo,è naturale che girino svariate leg-gende metropolitane. Per farsiun’idea basta fare un salto in qual-siasi forum sull’investment banking:una delle più eclatanti, riguarda -tanto per citare una banca a caso -Goldman Sachs. Leggenda vuole chei recruiters invitino a pranzo il can-didato e misurino il tempo richiestoal malcapitato per ordinare: se cimetti troppo, sei fuori (“Non sei undecision-maker!”). Questo è un caso

palesemente surreale e in generalenon credeteci troppo. Per il resto,l’importante è non farsi prendere dalpanico (“Oddio! Ho fatto un doppiospazio nel CV, mi manderanno su-bito la lettera di rejection!”), e nondeprimersi troppo nel ricevere le fa-mose “thanks-but-no-thanks” email.Maltratteranno il vostro ego ai col-loqui e vi stresseranno agli AC perpoi dirvi che siete bravi e belli, mache non fate per loro. E poi magaririuscirete a ricevere un’offerta perchéil senior banker che vi sta intervi-stando ha mangiato bene la seraprima al ristorante. Ma d’altronde sisa, nella vita il fattore C contamolto. [ ]

! DI KIM SALVADORI E FEDERICO WENGI [email protected] | [email protected]

Il ballo delle (dei)debuttanti in IB

Percorso di carriera in unabanca di investimento:Analyst, Associate, Vice President(VP), Director e infine ManagingDirector (MD)Graduate: programmi delladurata di 3 anni con posizioneAnalyst che solitamente portanoall’assuzione a tempoindeterminatoSummer: stage durante i 3 mesiestivi che da buone possibilità diassunzione al GraduateTest numerico: esercizi a tempodi calcolo aritmetico einterpretazione di grafici Bulge Bracket: termine cheindica le migliori banche diinvestimento

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Edito da Università Commerciale Luigi Bocconi.Registrazione n.428 del 10/07/2001 delTribunale di Milano.

Direttore Responsabile Barbara Orlando

Direttore Editoriale Alessandro Ancora

Vice-direttore Editoriale Filippo Maria D’Arcangelo

Redazione Margherita Caccetta, Giulia Cagnazzo, Veronica Cappelli, Maurizio Chisu, Carlo de Stefano, Andrea Di Miceli,

Gabriele Erba, Pietro Fazzini, Giacomo Ficari, Ruben Gaetani, Giada Giardiello, Gala Lutaaya, Valentina Magri, Gabriele Marzorati, Fiammetta Piazza, Giorgia Rauso, Kim Salvadori, Roberto Sormani.

Redazione online Maddalena Armellini, Lorenzo Azzi, Adriana Cola, Federico D'Agruma, Giulia Faoro, Carlo Foce, Vittoria Giannoni, Zdravka Nikolova, Laura Perticari, Michele Pittaro, Angelica Pontiggia, Alice Signori, Adrian Sordi, Enrica Sut, Lorenzo Triboli, Tommaso Vecchio. Hanno collaborato Andrew J Arena, Gian Maria Betti, Francesco Fichera, Giovanni Gardelli, Francesco Lanni, Giulia Lavoratorini, Federico Mennuni, Giacomo Vannucchi, Federico Wengi.

Vignette Emilio Lo Giudice

Fotografia on campus Luca Stefanutti

Contatti [email protected]

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