La mano invisibile

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16 Le sempre più esplosive contraddizioni delle politiche energetiche adottate sia dalle potenze economiche tradizionali che dai paesi emergenti richiedono un cambiamento rapido e, oramai, improcrastinabile di Giancarlo Micheli La mano invisibile L a dimostrazio- ne, incontrover- tibile dal punto di vista etico quand’anche non la si potesse dedurre con scientifico ri- gore, del fatto che la “mano invisibile”* , ad opera della quale, stando agli assun- ti dell’economia classica, i comportamenti economici individuali sarebbero com- posti in una “naturale ar- monia di interessi”, sia la mano di un carnefice, la si può trarre, oggi, ricorrendo ad un minimo di ragione- volezza, cui negli animi che si conservino umanamen- te sensibili fa purtroppo da contrappeso un massi- mo d’orrore, a partire da un’analisi spassionata delle politiche energetiche che il presente dominio del capi- talismo finanziario globale adotta ed impone. Alcuni necessari presupposti storici e tecnici Al principio del novecen- to gli utilizzatori di corren- te elettrica usufruivano di servizi alimentati per cia- scuna utenza da generato- ri autonomi: disponevano di generatori indipendenti le società dei tram, le fab- briche che iniziavano ad impiegare motori elettri- ci, i singoli edifici pubblici o commerciali. Un certo Samuel Insull, presidente della Chicago Common- wealth Edison, intuì per primo che, tramite la cre- azione di installazioni dove l’elettricità fosse prodotta in maniera centralizzata e quindi distribuita a ciascu- na utenza, i costi produtti- vi sarebbero stati abbattuti in virtù dell’aumento del fattore di capacità** . L’ope- ra della “mano invisibile”, da cui egli si lasciò guida- re in assoluta trasparenza, garantì a quell’onest’uomo d’affari non solo i proventi per condurre una vita agia- ta e confortevole ma anche i più gloriosi appannaggi che gli meritarono un po- sto negli annali della storia industriale. La fine del mondo è in atto Secondo i dati della IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) che riassu- mono la ripartizione tra le varie fonti nella produ- zione mondiale di energia elettrica, mentre dagli an- ni ’70 ad oggi l’impiego dei combustibili liquidi (petro- 24.000 20.000 16.000 12.000 8.000 4.000 0 Termica Nucleare Idroelettrica Altro* 1971 1975 1979 1983 1987 1991 1995 1999 2003 2007 Evoluzione dal 1971 al 2007 (TWh) Quote di ciascuna fonte energetica nella produzione di elettricità Idroelettrica 21% Idroelettrica 15,6% Altro* 0,6% Altro* 2,6% Carbone 38,3% Carbone 41,5% Nucleare 3,3% Nucleare 13,8% Gas 12,1% Gas 20,9% Petrolio 24,7% Petrolio 5,6% 1973 6 116 TWh 19 771 TWh 2007 *La voce “Altro” include: geotermico, solare, eolico e biomasse Sotto, una delle esplosioni che sono avvenute al reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, durante il mese di Marzo Produzione di elettricità per fonte energetica Fonte: IAE (Agenzia Internazionale per l’Energia) Ambiente

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articolo di Giancarlo Micheli pubblicato sulla rivista "Arcipelago" (n.55, maggio-giugno 2011)

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16

Le sempre più esplosive

contraddizioni delle politiche

energetiche adottate sia

dalle potenze economiche tradizionali

che dai paesi emergenti

richiedono un cambiamento rapido e, oramai,

improcrastinabiledi Giancarlo Micheli

La mano invisibile

La dimostrazio-ne, incontrover-tibile dal punto di vista etico quand’anche non la si potesse

dedurre con scientifico ri-gore, del fatto che la “mano invisibile”*, ad opera della quale, stando agli assun-ti dell’economia classica, i comportamenti economici individuali sarebbero com-posti in una “naturale ar-monia di interessi”, sia la mano di un carnefice, la si può trarre, oggi, ricorrendo ad un minimo di ragione-volezza, cui negli animi che si conservino umanamen-te sensibili fa purtroppo da contrappeso un massi-mo d’orrore, a partire da un’analisi spassionata delle politiche energetiche che il presente dominio del capi-talismo finanziario globale adotta ed impone.

Alcuni necessari presupposti storici e tecnici

Al principio del novecen-to gli utilizzatori di corren-te elettrica usufruivano di servizi alimentati per cia-scuna utenza da generato-ri autonomi: disponevano

di generatori indipendenti le società dei tram, le fab-briche che iniziavano ad impiegare motori elettri-ci, i singoli edifici pubblici o commerciali. Un certo

Samuel Insull, presidente della Chicago Common-wealth Edison, intuì per primo che, tramite la cre-azione di installazioni dove l’elettricità fosse prodotta in maniera centralizzata e quindi distribuita a ciascu-na utenza, i costi produtti-vi sarebbero stati abbattuti in virtù dell’aumento del fattore di capacità**. L’ope-ra della “mano invisibile”, da cui egli si lasciò guida-re in assoluta trasparenza, garantì a quell’onest’uomo d’affari non solo i proventi per condurre una vita agia-ta e confortevole ma anche i più gloriosi appannaggi che gli meritarono un po-sto negli annali della storia industriale.

La fine del mondo è in atto

Secondo i dati della IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) che riassu-mono la ripartizione tra le varie fonti nella produ-zione mondiale di energia elettrica, mentre dagli an-ni ’70 ad oggi l’impiego dei combustibili liquidi (petro-

24.00020.00016.00012.000

8.0004.000

0

Termica Nucleare Idroelettrica Altro*1971 1975 1979 1983 1987 1991 1995 1999 2003 2007

Evoluzione dal 1971 al 2007 (TWh)

Quote di ciascuna fonte energeticanella produzione di elettricità

Idroelettrica21%

Idroelettrica15,6%

Altro*0,6%

Altro*2,6%Carbone

38,3%

Carbone41,5%

Nucleare3,3%

Nucleare13,8%

Gas12,1%

Gas20,9%

Petrolio24,7%

Petrolio5,6%

1973

6 116 TWh 19 771 TWh

2007

*La voce “Altro” include: geotermico, solare, eolico e biomasse

Sotto, una delle esplosioni che sono avvenute

al reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, durante

il mese di Marzo

Produzione di elettricitàper fonte energeticaFonte: IAE (Agenzia Internazionale per l’Energia)

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lio) è andato drasticamente declinando in ragione delle ben note vicissitudini di mercato, la componente relativa ai combustibili so-lidi (carbone) ha registrato invece un incremento. Non senza apprensione si deve constatare come l’attributo “fossile”, che nella termi-nologia chimica o geologi-ca designa correttamente le sostanze su cui si basa-no tali processi produttivi, conservi immutata la sua pertinenza anche quan-do lo si voglia metafori-camente riferire alla più effimera scala temporale della storia dell’industria, la quale ebbe i propri albori giusto con l’introduzione della macchina a vapore, circa due secoli or sono. Una “tecnologia fossile” alimenta, pertanto, tutti gli spettrali fasti ipercine-tici che, alla velocità della luce, le reti di ultima gene-razione veicolano da un ca-po all’altro dell’omologato mondo capitalista. Questo non basterebbe ancora a gridare allo scandalo e al-la catastrofe, se non fosse che le emissioni di anidri-de carbonica non avesse-ro perso un solo istante da quei tempi dell’esordio per far crescere la propria concentrazione nell’atmo-sfera terrestre, fino a rag-giungere gli odierni livelli di 380ppm***, ormai quasi due volte più alti di quelli contenuti nell’aria respi-rata dai primi esemplari di homo sapiens e da tutti i loro progenitori nella ge-nealogia biologica. Ora, a dispetto di ogni prudenza di esperti ben remunera-ti per gettare acqua su un fuoco che pare destinato a divampare fino alle di-mensioni di un olocausto in piena regola, anche un mero calcolo economici-sta dovrebbe bastare a far comprendere che ai conse-guenti sconvolgimenti cli-matici e antropologici non si riuscirà a porre rimedio con alcuna ingegnosa e sagace tecnica di esterna-lizzazione dei costi. Ma, forse, ci stiamo lasciando prendere la mano dal pes-simismo. Torniamo, allora, alle attendibili statistiche ufficiali della IAE. Dagli anni ‘70, quelli delle prime dirompenti crisi petrolife-re, ad oggi, le fonti ener-getiche che hanno visto un considerevole incremento

del loro peso relativo ri-spetto al totale dell’energia elettrica prodotta sono la nucleare, passata dal 3,3 al 13,8%, e il gas naturale, dal 12,1 al 20,9%; appare evidente come la seconda non risolva affatto i pro-blemi intrinseci che sono propri alle tradizionali ri-sorse “fossili”, ai quali ag-giungono quelli inerenti a più alti costi di estrazione e a più bassi fattori di ca-pacità, mentre della prima ciò che ci sentiamo di dire è che pure qualora inciden-ti della gravità del recen-tissimo di Fukushima non avessero a ripetersi, per grazia di Dio o del caso, una soluzione efficace per lo smaltimento dei residui radioattivi appare ben al di là delle attuali capacità e conoscenze umane. Non esiste dunque rimedio? La specie umana è condan-nata a minare, tramite il volenteroso ed incessante corso dei processi storici ed economici, le basi della propria stessa sopravvi-venza? Ad esaminare i dati con cura, si riscontra che, in effetti, anche le fonti rinnovabili (eolico e sola-re) sono cresciute, dallo 0,1 allo 0,7%; ma da qui a credere che l’intervento provvidenziale della “mano invisibile” sopra ricordata possa compiere a breve ciò che in trent’anni ha avviato in forma tanto timida e in proporzioni tanto micro-scopiche passa la medesi-ma distanza che sussisterà sempre tra uno sguardo lungimirante e quello di un visionario. Pertanto questo mondo, almeno questo che ci hanno insegnato a co-noscere fino ad oggi, pare essere giunto ad una fine irrevocabile.

Un sano ritorno al principio

È chiaro come il sole – il quale d’altronde non potrà fornire l’elettricità necessa-ria per ameni ed ecumenici surfings su social network up-to-date, né quella suffi-ciente per stipulare on-line lucrosi contratti con paesi emergenti vecchi e nuovi o per altri impieghi libe-ri ovvero utili, a meno che ciascuno non assuma su di sé la responsabilità di pe-sare con le proprie azioni e scelte sulle improrogabili trasformazioni che soltanto

un rinascimento umano e democratico, rivoluziona-rio internazionalista, sarà in grado di portare a com-pimento – è chiaro come il sole, dunque, che una reale ed efficace evoluzione delle politiche energetiche globa-li non potrà essere realizza-ta laddove l’unico criterio di decisione rimanga quello dei profitti, individuali o va-riamente collettivi, comun-que si voglia preventivarli.

Note:* “Una mano invisibile che

promuove una finalità che non era implicita nell’in-tenzione di nessuno” Adam Smith, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, W. Stra-han and T.Cadell, London 1776 (tr.it. La ricchezza delle nazioni o Indagine sulla na-tura e le cause della ricchez-za delle nazioni, Newton Compton, Roma 1975)

** Si definisce fattore di capacità di un impianto il rapporto tra l’elettrici-tà effettivamente prodotta e quella che sarebbe stata prodotta, nello stesso tem-po, con un funzionamento alla massima potenza ope-rativa

*** Ppm, parti per milio-ne: unità di misura utilizza-ta in chimica per misurare la concentrazione di un ele-mento in una miscela. La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre produce effetti sul-la sua temperatura (effetto serra) e, di conseguenza, sui fenomeni climatici.

Il sarcofago di cemento che, oggi, ricopre il reattore n.4

della centrale nucleare di Cernobyl dove, nell’Aprile

1986, avvenne la parziale fusione del nocciolo

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