La Madonna del Divino Amore · accadde in quel piccolo giardino durante le ultime ore di Gesù...

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La Madonna del Divino Amore Anno 85 N. 2 Giugno 2018 ROC (ex 20/B legge 662) - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in l. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 1, C

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La Madonnadel Divino Amore

Anno 85 N. 2 Giugno 2018

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2 BOLLETTINO N. 2 - GIUGNO 2018

SANTUARIO DELLA MADONNA DEL DIVINO AMOREWWW.SANTUARIODIVINOAMORE.IT

VIA DEL SANTUARIO, 10 [KM 12 DELLA VIA ARDEATINA) - 00134 ROMA - ITALY

LETTERA DEL RETTORE 3

CONSIDERAZIONI A MARGINE… L’AGONIA DI GESÙ 4

IL PAPA AL DIVINO AMORE 7

IL PAPA AL DIVINO AMORE PREGA PER FERMARE

LO STERMINIO IN SIRIA 8

ACCOMPAGNA UN SEMINARISTA 12

PAPA FRANCESCO, LA PREGHIERA E LA RECITA

DEL SANTO ROSARIO 12

CRONACA DI UN INASPETTATO INCONTRO 13

IL SANTO ROSARIO 15Sommario LA MADONNA

DEL DIVINO AMORE

Direttore responsabileGiuseppe DaminelliAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 56 del 17.2.19B7

EditriceParrocchia S. Maria del Divino AmoreVia del Santuario, 10 - 00134 RomaTel. 06 713518 - Fax 06 71353304C/C Postale N. 721001

Redazione / Sacerdoti ObIati e Suore“Figli della Madonna del Divino Amore”Stampa / Mancini Edizioni srl - RomaGrafica / Bruno ApostoliFoto / Fotostudio Roma di Piero ZabeoAbbonamento / Spedizione gratuita ai soci

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SUORECongregazione delle Figlie della Madonnadel Divino Amore - Tel. 06.71355121

SEMINARIO OBLATITel. e Fax 06.71351244www.divinoamoreroma.it

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I N F O

3BOLLETTINO N. 2 - GIUGNO 2018

G razia Madonna! È il canto dei pellegrini al qualeassocio la mia voce per ringraziare il Signore perl’assistenza materna di Maria a tutti quelli che la

invocano. Grazie Madonna del Divino Amore.In quest’ultimo periodo, dalle festività pasquali che sonoculminate con il mese di maggio, il nostro santuario havisto un grandioso afflusso di pellegrini da ogni dove.Momento singolare è stata la visita del Santo Padre PapaFrancesco per l’apertura del mese mariano. Il nostro ve-scovo ha consegnato alla Madonna del Divino Amore lepreghiere per la pace in Siria e nel mondo così che tutti idevoti si sentissero impegnati spiritualmente a pregarecon lui per questo grande dono dello Spirito.

Un nuovo tempo per il nostro santuario si va sempre piùevidenziando, anche con la guida pastorale del nuovo Vi-cario per la Diocesi di Roma, Sua Em.za il Cardinale Ange-lo De Donatis, il quale ha dimostrato da sempre una gran-de attenzione al Santuario dei Romani, valorizzandolo conla sua presenza e indirizzandovi tante manifestazioni delladiocesi, in particolar modo la formazione e spiritualità delclero negli incontri di formazione permanente.Ancora, Grazia Madonna! Per il dono della tua percettibi-le presenza materna in questo luogo: spazio di preghiera,supplica, lode e riconciliazione nelle voci dei consacrati edel popolo di Dio che trovano nella dolcezza della tua im-magine consolazione e serenità per il cammino tante voltearduo e non sempre privo di difficoltà. Con il Servo di Diodon Umberto viviamo la spiritualità del cammino del pel-legrino: “Ave Maria e avanti”.

Don LucianoLettera del R

ettore

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Amargine dei misteri dolorosi recitatiil 1° maggio durante il rosario conPapa Francesco proponiamo alcune

considerazioni su quel tragico momentoche fu la preghiera nell’Orto degli Ulivi.Sappiamo che Gesù è stato l’unica personadella storia, insieme a Maria sua madre, anascere senza peccato, a vivere senza pec-cato ed a morire senza peccato. Stando co-sì le cose, come mai ha mostrato tanta an-goscia, sofferenza e timore nel giardino delGetsemani? Ci sono pochi episodi nella sto-ria umana più drammatici di quello cheaccadde in quel piccolo giardino durante leultime ore di Gesù sulla terra.Potrebbe essere d’aiuto immaginare ditrovarci lì e cercar di comprendere laschiacciante emozione che Egli ha dovutoprovare. Il Monte degli Ulivi viene ricordato spessonel Nuovo Testamento ed è intimamenteconnesso con la vita spirituale di Gesù. Fusul Monte degli Ulivi che si trovò spessocon i discepoli per parlare loro di eventi fu-turi, e lì, quando andava a Gerusalemme, siritirava ogni sera per la preghiera e il ripo-so, dopo il lungo lavoro del giorno. I piùvecchi alberi d’ulivo, attualmente in Pale-stina, possono essere quelli nel Giardino delGetsemani. Dopo la raccolta, le olive vengono schiac-ciate, pressate, torchiate sotto il peso diuna macina di pietra rotonda che riduce ilfrutto in polpa e recupera il prezioso olio.Fu nel Getsemani che la macina dell’umi-liazione, della sconfitta e della morteavrebbe frantumato Gesù fino al puntodella sua più grande agonia personale, un

tormento emotivo è molte volte più diffici-le da sopportare che il tormento fisico. AlGetsemani, il luogo del frantoio, l’angosciamentale era così intensa che Gesù imploròil suo Padre Santo di liberarlo… ma solo sequesto rientrava nella Sua volontà. Quantobisogno abbiamo di amici nel momentodella prova!Gesù dimostrò la sua umanità quandochiese ai suoi discepoli di stare con lui; lidesiderava e ne aveva bisogno nel momen-to del suo più grande conflitto: “L’animamia è triste fino alla morte, restate qui evegliate con me” (Mt 26,38).Gesù si allontanò un pò dai suoi amici(quelli che baldanzosamente gli avevanodetto che l’avrebbero seguito, quelli che gliavevano detto che non l’avrebbero mai rin-negato) e si gettò a terra per pregare. Nondovette passare molto tempo prima che isuoi amici, dagli occhi appesantiti, si ad-dormentassero.

CONSIDERAZIONI A MARGINE…L’AGONIA DI GESÙ

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I sonnolenti discepoli, che avevano dettoche avrebbero fatto ogni cosa per lui, nonriuscirono neanche a restare desti e a con-solarlo. Mentre Gesù pregava, la sua agoniadivenne grande: “…ed essendo in agonia,egli pregava sempre più intensamente; e ilsuo sudore divenne come grosse gocce disangue che cadevano a terra” (cfr Lc 22).Sembra impossibile? I dizionari medici de-scrivono questo stato come “cromidosi”,uno stato nel quale un forte stress emotivopuò portare a tali effetti.Gesù per tre volte pregò in questo modo:“Padre mio, se è possibile, passi oltre da mequesto calice! Ma pure, non come voglio io,ma come tu vuoi” (Mt 26,39).C’era una via d’uscita? Gesù poteva essereliberato dagli orrori di una simile morte, al-meno per un certo tempo? Gesù non pro-vava piacere nell’imminente crocifissione;amava la vita.Egli gioiva nel passeggiare con i discepoli,nel prendere fra le braccia i bambini, nelpartecipare alle feste di matrimonio, nelcenare con gli amici, nell’andare in barca, onel partecipare alle attività del tempio nelperiodo della Pasqua. Per Gesù la morte è ilnemico da sconfiggere. Quando pregava:“Se è possibile…”, desiderava avere ancorauna volta conferma che la sua imminentemorte era realmente volontà del Padre.C’era un’altra strada? Ma che significatoaveva la sua richiesta: “Passi oltre da mequesto calice”?Nella Scrittura la parola calice, o coppa, èusata per descrivere in maniera figurata ola benedizione di Dio (Sal 23,5), o la sua ira(Sal 75,8). Siccome Gesù non avrebbe maichiesto di essere privato della benedizionedi Dio, è ovvio che qui il suo uso della pa-rola “calice”, o coppa, si riferisce all’ira diDio, da cui Cristo sarebbe stato colpito sul-la croce prendendo su di sè il peso del pec-cato dell’umanità.

Per noi è una cosa inimmaginabile, il fattoche Gesù, che non ha conosciuto peccato,ha dovuto portare il peccato e la colpa ditutti gli uomini: “Colui che non ha cono-sciuto peccato, Dio lo ha fatto essere pec-cato per noi” (cfr 2 Cor 5,21).Gesù ha pagato per il peccato dell’uomosoddisfacendo per sempre la giustizia diDio. Non esisteva altro modo per portare acompimento la volontà del Padre senza be-re quel calice d’ira? Questa era la domandache Gesù si poneva; e in assoluta ubbidien-za alla sovrana volontà del Padre, ne accet-tò volontariamente la risposta.No, non c’era un’altra possibilità per un Diogiusto ed amorevole di affrontare i nostripeccati. Il peccato deve essere punito; seDio avesse semplicemente perdonato i no-stri peccati senza giudicarli, allora non cisarebbe stata giustizia, nè responsabilitàper il male fatto, e Dio non sarebbe real-mente santo e giusto.E se Dio avesse soltanto giudicato i nostripeccati, come è giusto che fossero giudica-ti, allora non ci sarebbe alcuna speranza divita eterna e di salvezza per alcuno di noiperché “tutti hanno peccato e sono prividella gloria di Dio” (cfr Rm 3). Il suo amorenon avrebbe saputo trovare un altro mezzoper la nostra salvezza.La croce era l’unico mezzo per risolverequesto terribile dilemma ed il conflitto ditutti i tempi stava per raggiungere il suoculmine.Da una parte i nostri peccati stavano peressere posti su Cristo, l’unico senza pecca-to; egli sarebbe stato “rivestito” dei nostripeccati come di un abito sporco e a bran-delli, e sulla croce quei peccati sarebberostati giudicati… i tuoi peccati, i miei pec-cati; egli sarebbe stato il completo sacrifi-cio d’espiazione per il peccato. Dall’altraparte, comunque, la perfetta giustizia diCristo sarebbe stata data a noi come un

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immacolato e risplendente vestito. Il pec-cato è stato perciò giudicato e la giustiziadi Dio soddisfatta; la porta al perdono e al-la Salvezza veniva aperta, e soddisfattol’amore di Dio: “Colui che non ha cono-sciuto peccato, Egli I’ha fatto esser pecca-to per noi, affinché noi diventassimo giu-stizia di Dio in lui” (cfr 2 Cor 5). Anche seGesù, nella sua umanità, ha provato in sestesso un conflitto in questa terribile si-tuazione, alla fine ha pregato: “… la tuavolontà sia fatta”. Non si trattava di unapreghiera fatta come segno di rassegna-zione, ma con una voce forte di completafiducia. Gesù sapeva che ciò voleva signifi-care la resa completa e assoluta alla volon-tà del Padre e alle necessità degli altri.

L’UOMO GESÙ.Eppure c’è lì un mistero che non possiamocomprendere pienamente. Gesù certamen-te ha sperimentato la schiacciante consa-pevolezza del suo sacrificio inevitabile per ipeccati del mondo.Egli sapeva che questa era la sua missioneprimaria sulla terra, perché egli aveva det-to: “Perché anche il Figlio dell’uomo non èvenuto per essere servito, ma per servire, eper dar la vita sua come prezzo di riscattoper molti” (cfr Mc 1,45).Il giardino del Getsemani è il posto doveGesù si trovò a faccia a faccia con la scel-ta fra l’ubbidienza o la disubbidienza. Eglinon era un robot programmato ad ubbidi-re a Dio automaticamente; può perciò sen-tire simpatia per la nostra debolezza: “…perché non abbiamo un Sommo Sacerdoteche non possa simpatizzare con noi nellenostre infermità; ma ne abbiamo uno chein ogni cosa è stato tentato come noi, pe-rò senza peccare” (cfr Eb 4,15). Satana hatentato Gesù durante tutto il ministeroterreno, ma le tentazioni nel deserto, al-l’inizio del suo ministero, possono scarsa-

mente essere paragonate a quelle nel Get-semani. Dopo tre anni di servizio disinte-ressato e lo stress di quell’ultima settima-na, mai Gesù era stato così vulnerabile co-me in quel preciso momento. Alcuni scet-tici hanno affermato che la sofferenza diGesù al Getsemani è stato un segno di de-bolezza. Sottolineano ad esempio che mol-ti martiri sono morti senza questo intensoconflitto emotivo di Gesù. Ma una cosa èmorire per una causa, o per la patria o perun’altra persona, e una cosa completa-mente diversa è morire per il mondo inte-ro, per tutti i peccati messi insieme, dellegenerazioni passate, di quelle presenti e diquelle future.Gesù doveva diventare colpevole di omici-dio, adulterio, truffa, menzogna, e di tut-to il resto del cattivo comportamentoumano. E’ più di quanto le nostre menti li-mitate possono comprendere. Un criticodella fede cristiana ha affermato davantiad un consesso universitario: “GuardateSocrate: non si è tormentato davanti al-l’impellente morte; stoicamente ha bevu-to la cicuta, con fierezza ha tenuto alta latesta fino alla fine”. Socrate, un grande fi-losofo e maestro dell’antica Grecia, ha vo-lontariamente accettato la pena di morteper rimanere coerente con le sue convin-zioni, ma è morto solo per se stesso. Nes-sun’altra morte nella storia umana puòessere paragonata alla morte di Gesù Cri-sto. Alcuni possono aver sofferto allo stes-so modo o di più fisicamente, ma nessunoha sofferto di più spiritualmente. La suabattaglia contro il potere delle tenebre,nella sua essenza, ha significato anche lavittoria di Dio su Satana.Nessun semplice uomo poteva sconfigge-re Satana, solo il “Figlio dell’uomo” GesùCristo.

La Redazione

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IL PAPA AL DIVINO AMORE

Migliaia di romani hanno accolto PapaFrancesco nel piazzale davanti alla Tor-re del Primo Miracolo del Santuario del-

la Madonna del Divino Amore, alcuni minuti pri-ma delle 17.00. Il Papa ha scelto di iniziare que-st’anno il mese mariano con un pellegrinaggio alsantuario più amato dai romani. Prima di entrarenel Santuario antico per la recita del Rosario,Francesco saluta i fedeli presenti nel piazzale. Viringrazio dell’accoglienza! Tanto festivi voi! Gra-zie tante! E vi chiedo di seguire la preghiera daqui. Preghiamo insieme. Ci vediamo dopo. Mapreghiamo, eh? Grazie dell’accoglienza!Quindi il Papa percorre il centinaio di metri chelo separano dall’ingresso del Santuario salutan-do i fedeli dietro le transenne. Nel santuario siraccoglie davanti all’immagine della Madonnadel Miracolo, mentre una lettrice ripete il suoappello per la pace nell’ “amata Siria”, pronun-ciato a Pasqua, nel tradizionale messaggio “Urbiet orbi”, dalla Loggia delle benedizioni della Ba-silica di San Pietro.Dopo aver invocato “Frutti di pace, di riconci-liazione e di speranza per il mondo intero”,Francesco aveva aggiunto: “A cominciaredall’amata Siria la cui popolazione è strematada una guerra che non vede la fine”. Quindiaveva rivolto un appello alla coscienza di tutti iresponsabili politici e militari, affinché si ponga

termine immediatamente allo sterminio incorso, si rispetti il dramma umanitario e si prov-veda ad agevolare l’arrivo di aiuti a cui questinostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno,assicurando nel contempo le condizioni ade-guate per il ritorno di quanti sono sfollati.Insieme al centinaio di fedeli che hanno trova-to posto nel Santuario antico, e alle decine dimigliaia racconti in preghiera all’esterno, ilPontefice recita quindi i cinque misteri dolorosidel Santo Rosario, da “Gesù che suda sangue esoffre al Getsèmani” a “La crocifissione e mor-te di Gesù”. Al termine della preghiera del Rosa-rio, Papa Francesco torna ad affacciarsi sulpiazzale dove lo attendono migliaia di fedeliche hanno pregato con lui all’esterno del San-tuario. Con loro il Papa recita un “Ave Maria”,poi la benedizione e la partenza in auto per farerientro in Vaticano.Ad accompagnare Francesco in tutto il pellegri-naggio l’arcivescovo Angelo De Donatis, vicariogenerale della Diocesi di Roma, il vescovo ausi-liare per il settore sud, monsignor Paolo Loju-dice, monsignor Enrico Feroci, presidente degliOblati Figli della Madonna del Divino Amore,don Luciano Chagas Costa, rettore del Santua-rio, don Vincent Pallippadan, rettore del semi-nario della Madonna del Divino Amore e il par-roco don John Harry Bermeo Sanchez.

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Sul piazzale del DivinoAmore, il santuario caroai romani, non ci sono

che poche centinaia di per-sone. Papa Francesco scendedalla vettura sorridente e sidirige subito a salutare quelliche ci sono. Da dietro le tran-senne, stretti come sardine, lepersone cercano di toccarlo,fargli benedire santini e co-roncine del rosario, si sforza-no allungandogli la manosperando di poter ottenereun saluto, una carezza. Dadentro la chiesa, intanto, lesuore attaccano a cantare uninno mariano, in attesa che ilpontefice faccia il suo ingre-so, e si sistemi su un inginoc-chiatoio di velluto biancocollocato davanti all’altare,sotto l’immagine sacra. Ilprimo maggio – il mese ma-riano per eccellenza - iniziacon un rosario dedicato alla

situazione della Siria. Laguerra, gli sfollati, le vittime,gli orrori.Prima di iniziare la recita vie-ne letta l’intenzione che haportato Bergoglio sulla viaArdeatina, in questa specie dipellegrinaggio fuori porta. Lasua speranza è che possanoilluminarsi le coscienze deileader politici e dei militaricoinvolti e si ponga fine allosterminio in corso, provve-

IL PAPA AL DIVINO AMORE PREGAPER FERMARE LO STERMINIO IN SIRIA

dendo ad agevolare l’aiutoumanitario e il ritorno a casadi chi era dovuto scappare.Solo in Libano in questi cin-que anni di guerra hannotrovato riparo circa un milio-ne di siriani, accampati lungola frontiera e aiutati dalleagenzie internazionali. La re-cita procede e viene scanditadalla lettura di passi del Van-gelo. E’ la prima volta che Pa-pa Bergoglio fa visita al Divi-no Amore.Insieme al centinaio di fedeliche hanno trovato posto nelSantuario antico, e alle deci-ne di migliaia raccolti in pre-ghiera all’esterno, il Ponteficerecita quindi i cinque misteridolorosi del Santo Rosario, da“Gesù che suda sangue e sof-fre al Getsèmani” a “La croci-fissione e morte di Gesù”.

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Al termine della preghiera del Rosario, Papa Francesco torna ad affacciarsi sul piazzale dove loattendono migliaia di fedeli che hanno pregato con lui all’esterno del Santuario. Con loro il Pa-pa recita un “Ave Maria”, poi la benedizione e la partenza in auto per fare rientro in Vaticano.

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Sentiamoci corresponsabili nel promuovere e sostenere le vocazioni; ogni fe-dele può dare il suo contributo alle spese necessarie per lo studio e i bisognimateriali dei seminaristi. Proponiamo agli amici ed ai devoti del Santuario diprendersi a cuore un seminarista ed accompagnarlo con la preghiera e con unaiuto materiale fino all'ordinazione sacerdotale.

Per un contributo si può usare: Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 119IBAN: IT73 Z08327 03241 0000 0000 0550Per ulteriori informazioni 06.713511 23E-mail: [email protected]

ACCOMPAGNA UN SEMINARISTA

PAPA FRANCESCO, LA PREGHIERA E LA RECITA DEL SANTO ROSARIOOgnuno di noi «dovrebbe chiedersi: quale spazio do al Si-gnore? Mi fermo a dialogare con Lui? Fin da quando era-vamo piccoli, i nostri genitori ci hanno abituati ad iniziare ea terminare la giornata con una preghiera, per educarci asentire che l’amicizia e l’amore di Dio ci accompagnano. Ri-cordiamoci di più del Signore nelle nostre giornate!». Questele parole di Papa Francesco nell’udienza generale del 2 mag-gio. «Per ascoltare il Signore – ha proseguito il pontefice –bisogna imparare a contemplarlo, […] dargli spazio con lapreghiera». Come san Giuseppe e Maria, che «nel silenzio dell’agire quotidiano» hannoavuto «un solo centro comune di attenzione: Gesù» ed hanno accompagnato e custo-dito «con impegno e tenerezza, la crescita del Figlio di Dio fatto uomo per noi, riflet-tendo su tutto ciò che accadeva». «In questo mese di maggio – ha aggiunto il Vescovodi Roma – vorrei richiamare all’importanza e alla bellezza della preghiera del santoRosario. Recitando l’Ave Maria, noi siamo condotti a contemplare i misteri di Gesù, ariflettere cioè sui momenti centrali della sua vita, perché, come per Maria e per sanGiuseppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri, delle nostre attenzioni e delle nostreazioni. Sarebbe bello se, soprattutto in questo mese di maggio, si recitasse assieme infamiglia, con gli amici, in Parrocchia, il santo Rosario o qualche preghiera a Gesù e allaVergine Maria! […] Impariamo a pregare di più in famiglia e come famiglia!».

Tratto da: Piccole note - cenni di informazione online- 2 maggio 2018

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Alle tredici circa, di un giorno afoso dimaggio, tutto sembrava sospeso neltempo: nessun rumore dall’esterno, la

fiamma che alimentava la lampada votiva delSantissimo, danzava a piccoli scatti nell’ariasospesa illuminando appena un angolo del-l’altare. E lei, la Madonnadel Divino Amore, col suosguardo sereno contempla-va dall’alto dell’altare duefile di sagome senza ombredi banchi vuoti. A contri-buire ad una immagine dialtri tempi il cancello cheracchiudeva l’altare doveun tempo si trovava la ba-laustra di marmo. Filtravaattraverso le maglie larghela penombra d’altri tempi.Percorrendo con lo sguardole pareti colme di ex votol’ho incrociata: era in unangolo della chiesa, in gi-nocchio sotto la targa mar-morea che ricorda la visita del cardinal Rez-zonico, futuro papa Clemente XIII, al Santua-rio del Divino Amore nel mese di maggio1750. Aveva lo sguardo fisso sullo sguardo dellaMadonna, le labbra si muovevano appenamentre scandiva le Ave Maria e le pallide ma-ni dalle lunghe dita ossute divoravano i gra-ni oscuri di un vecchio rosario: “Ave Mariapiena di grazia…”Avrà circa 80 anni, pensavo, e mi stupivo nelvedere un corpo cosi esule e mingherlino ri-manere immobile in una posizione tanto sco-moda…”Santa Maria, Madre di Dio…” implo-rava nel silenzio una preghiera sussurrata ap-pena, una intercessione, una raccomandazio-

ne alla Madonna del Divino Amore… “Adessoe nell’ora della nostra morte. E così sia”.Come al rallentatore l’ho vista accasciarsi alsuolo, come una fiamma che si spegne, senzafar rumore. Disorientato, non sapendo sequesto fosse un gesto che accompagnava la

preghiera sono rimasto al-cuni eterni secondi a guar-dare. Poi, preoccupato, no-tando il pallido viso e lelabbra serrate mi sono pre-cipitato verso di lei. Senzadifficoltà l’ho aiutata ad al-zarsi e a varcare la sogliaverso il piazzale antistantel’antico santuario dove unfilo di brezza attraversaval’arco della costruzione e sidisperdeva nel piazzale tra irami degli alberi. Poi, su una panchina, men-tre sorseggiava l’acqua,prontamente portatale dalvicino bar, ho saputo che si

chiamava Giustina, che aveva 83 anni, cheproveniva da Gaeta ma da poco viveva a Ro-ma, quartiere San Giovanni, che era vedova,che aveva tre figli che non vedeva da cinquemesi perché abitavano lontano, che nonmangiava dalla sera prima, che aveva pochisoldi ma che non osava chiedere l’elemosinaper dignità; che era arrivata col primo auto-bus di linea, che aveva seguito la Messa del-la mattina, che queste azioni, diventate quo-tidiane le ripeteva da una settimana.“Signora Giustina, mi scusi, ma a lei chi pensa?” “Ma nostra signora”, mi ha risposto con unsorriso negli occhi, “per questo vengo da lei”.E guardando verso l’interno del Santuario ag-giunse: “Madre che non ha mai abbandona-

CRONACA DI UN INASPETTATO INCONTRO

VOCI RACCOLTE TRA I PELLEGRINI

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to un figliolo che grida aiuto, Madre le cuimani lavorano senza sosta per i suoi figliolitanto amati, perchè sono spinte dall’amoredivino e dall’infinita misericordia che escedal Tuo cuore volgi verso di me il tuo sguar-do pieno di compassione”. “E’ la preghiera alla madonnina che scioglie inodi, la ripeto sempre anche davanti alla Ma-donnina del Divino Amore”.Una volta, quando ero bambina, venivamo inprocessione, col treno, sa. Si arrivava alla Sta-zione del Divino Amore e da li, a piedi, per icampi, cantando viva e viva sempre viva, laMadonna del Divino Amore. Si entrava da quella porta, vede, sotto l’arco,portavamo dei fiori, tanti fiori. Arrivati sulpiazzale qualcuno attraversava in ginocchiofino all’ingresso della chiesa, qualcuno si bat-teva il petto e alzava le mani al cielo col san-to rosario tra le dita. Qualcuno pregava in si-lenzio, qualcuno piangeva.Mia nonna e mia madre, entrambe vedove diguerra. Eh si, anche papà mio non c’era piùcome il nonno. Lo ricordavo come un uomod’altri tempi, sempre tra le reti, pescatoresulla barca, con la pelle secca dal sole e identi neri dal fumo delle sigarette. Era par-tito un giorno e per tutti i giorni seguenti,per settimane, mesi e anni, ho aspettato ilsuo ritorno. La nonna mi metteva davanti al-l’altare della Madonna e mi diceva tra le la-crime: prega Giustina, chiedi alla madonninache papà torni presto. Dicono che papà miosi trovi in Russia, sepolto in un cimitero difortuna.Giustina sorride, mi guarda e aggiunge:“Sotto ad un campo di patate”.Mia nonna ci veniva da piccola, col carretto esi portava mia madre e gli altri fratelli di miamadre, col nonno, fino a quando c’è stato, coifigli, col prete ed i paesani dopo la morte delnonno.Dopo mia nonna ci veniva mia madre, conmio padre, fino a quando c’è stata coi figli,col prete ed i paesani dopo la scomparsa dimio padre. Per noi è una tradizione di fami-glia. Io ci sono venuta anche dopo, quandosono cresciuta e quando mi sono sposata e ci

ho portato anche i figli. Gennarino, il più pic-colo, è stato anche battezzato qui, sa? E quici sono sempre tornata, con mio marito, finoa quando c’è stato, coi figli poi, col prete edi paesani dopo la morte di mio marito e ades-so anche da sola. Ma sempre e per sempre.Vengo a ringraziare delle grazie ricevute e achiedere la salute per i figli e nipoti e perchémi faccia avere una morte serena”.“Signora Giustina, vuole farmi l’onore di ac-cettare un invito a pranzo?”. “Giovanotto, non è che per caso le faccio pena?”.“Assolutamente no. Vorrei solo chiederle seposso approfittare della sua compagnia edascoltare ancora delle sue visite al Santuario,di quegli incontri privilegiati con la Madon-nina. Sa, anch’io voglio raccontarle qualco-sa: mio padre mi ci portava da piccolo, perme erano belle domeniche di gita fuori por-ta, di gioco e spensieratezza. Poi, per tantianni non sono più tornato, da quando èmorto mio padre (troppo presto secondome). Non sono riuscito a spiegarmi perchéun uomo così buono e devoto fosse statotolto all’amore della sua famiglia. E così misono allontanato dalla fede. Oggi, dopo tan-ti anni mi sono deciso a ritornare, chiedendolumi, come si dice. Mio padre non c’è più, masa, mi manca tanto. Oggi, sentendo il suoracconto mi è sembrato di ritrovarlo, qui, inquesto posto che era per lui così speciale.Lei, signora Giustina, mi ha dato una grandelezione e per questo la ringrazio… Accettal’invito?”.Avevamo percorso i pochi metri fino alla tet-toia del piccolo ristorante vicino al Santuario.“Dobbiamo fare presto”, si è raccomandatacon un sorriso gentile, “alle quattro ci aspet-ta il Rosario”.Alcuni bambini correvano tra le panche e inessi mi sono rivisto correre inseguito da miopadre che continuava a chiedere scusa aicommensali ogni volta che urtavo qualcunocol mio palloncino rosso.

Che facciamo giovanotto, ordiniamo?

Gonzalo Castro Cedeno

Ognuno di noi «dovrebbe chiedersi: qualespazio dò al Signore? Mi fermo a dialogarecon Lui? Fin da quando eravamo piccoli, inostri genitori ci hanno abituati ad iniziaree a terminare la giornata con una preghiera,per educarci a sentire che l’amicizia e l’amo-re di Dio ci accompagnano. Ricordiamoci dipiù del Signore nelle nostre giornate!»…. «Inquesto mese di maggio – ha aggiunto il Ve-scovo di Roma – vorrei richiamare all’impor-tanza e alla bellezza della preghiera del san-to Rosario. Recitando l’Ave Maria, noi siamocondotti a contemplare i misteri di Gesù, ariflettere cioè sui momenti centrali della suavita, perché, come per Maria e per san Giu-seppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri,delle nostre attenzioni e delle nostre azioni.Sarebbe bello se, soprattutto in questo me-se di maggio, si recitasse assieme in fami-glia, con gli amici, in Parrocchia, il santoRosario o qualche preghiera a Gesù e allaVergine Maria! […] Impariamo a pregare dipiù in famiglia e come famiglia!».

Papa Francesco nell’udienza generale del 2 maggio2018

Il Rosario ha un ruolo molto importantenella vita spirituale di Papa Bergoglio. Com-memorando il beato Giovanni Paolo II(1920-2005) poco dopo la sua morte, nel2005 l’allora cardinale Bergoglio raccontavacome fosse stato proprio l’esempio di PapaWojtyla, vent’anni prima, a determinarlo al-l’impegno, sempre mantenuto, di recitareogni giorno quelli che allora erano i quindi-ci misteri del Rosario (sarebbero diventativenti con l’introduzione dei misteri della Lu-ce nel 2002). Il beato Giovanni Paolo II –

raccontò nel 2005 Bergoglio alla rivista«Trenta giorni» – «stava davanti a tutti, inginocchio. Il gruppo era numeroso; vedevoil Santo Padre di spalle e, a poco a poco, miimmersi nella preghiera. Non ero solo: pre-gavo in mezzo al popolo di Dio al quale ap-partenevamo io e tutti coloro che erano lì,guidati dal nostro Pastore. Nel mezzo dellapreghiera mi distrassi, guardando alla figuradel Papa: la sua pietà, la sua devozione era-no una testimonianza.

E il tempo sfumò, e cominciai a immaginar-mi il giovane sacerdote, il seminarista, ilpoeta, l’operaio, il bambino di Wadowice…nella stessa posizione in cui si trovava inquel momento, pregando Ave Maria dopoAve Maria. La sua testimonianza mi colpì.Sentii che quell’uomo, scelto per guidare laChiesa, ripercorreva un cammino fino allasua Madre del cielo, un cammino iniziatofin dalla sua infanzia. E mi resi conto delladensità che avevano le parole della Madre diGuadalupe a san Juan Diego [ca. 1474-1548]: “Non temere, non sono forse tuamadre?”. Compresi la presenza di Maria nel-la vita del Papa. La testimonianza non si èpersa in un istante. Da quella volta recitoogni giorno i quindici misteri del Rosario».

(tratto da: Kairos 4 maggio 2013)

IL SANTO ROSARIO E PAPA FRANCESCO

15BOLLETTINO N. 2 - GIUGNO 2018

«Il rosario è la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi... è la preghiera del mio cuore».

papa Francesco

Santuario della Madonna del Divino Amore - RomaA V V I S O

NUOVI ORARI DELLE SANTE MESSEDOMENICALI E FESTIVE AL NUOVO SANTUARIO

Da SETTEMBRE le Messe domenicali e festive al Nuovo Santuario seguiranno il seguente orario:

Mattino 8.00 - 9.30 - 11.00 - 12.30Pomeriggio 16.00 - 17.30 - 19.00

All’antico Santuario gli orari delle SS. Messe rimarranno invariati.

Ogni giorno dalle 8.00 alle 22.00Adorazione continuata presso

la Cappella del Santissimo nel Nuovo Santuario

Per informazioni: D. Sijo Kuttikkattil 3342972345E-mail: [email protected]