CERCAR FUNGHI L’ESAME PER IL PATENTINO DEI IN FRIULI ... · ze organiche morte (cellulosa e...

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CLAUDIO ANGELINI L’ESAME PER IL PATENTINO DEI FUNGHI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

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I FUNGHI PIÙ COMUNI DI QUESTI LUOGHI,LE FOTOGRAFIE E LE DESCRIZIONIPER RICONOSCERLI, LE AVVERTENZEE LE NORME PER RACCOGLIERLI.

CLAUDIO ANGELINIVETERINARIO, MICOLOGO, COORDINATOREDELLA FEDERAZIONE DEI GRUPPI MICOLOGICIDEL FRIULI VENEZIA GIULIA,RESPONSABILE DELL’ISPETTORATO MICOLOGICODELL’ASS N.6 DI PORDENONE, VICEPRESIDENTEDEL GRUPPO MICOLOGICO SACILESE,SCAPOLO ... PER COLPA DEI FUNGHI.

€ 15,00 CLAUDIO ANGELINI

L’ESAME PER IL PATENTINO DEI FUNGHI IN FRIULI VENEZIA GIULIAAPPROVATO DALLA FEDERAZIONE REGIONALE DEI GRUPPI MICOLOGICI

CERCAR FUNGHIIN FRIULI VENEZIA GIULIA

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CLAUDIO ANGELINI

L’ESAME PER IL PATENTINO DEI FUNGHI IN FRIULI VENEZIA GIULIAAPPROVATO DALLA FEDERAZIONE REGIONALE DEI GRUPPI MICOLOGICI

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FUNGOMANIACERCAR FUNGHI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Autore: Claudio AngeliniVia Tulipifero, 9 - 33080 Porcia (PN)[email protected]

Progettazione e stampa: Litostil s.a.s.Z.I. Via G.A. Pilacorte, 2 33034 Fagagna (UD)Tel. 0432.800640 - Fax [email protected] - www.litostil.com

In copertina: “Fungo dell’olivo” (Omphalotus olearius), velenoso. Fotografato su legno di castagno a Polcenigo (PN) il 26 agosto 2010(foto: Claudio Angelini)

Testi e foto di: Claudio Angelini. Vietata la riproduzione senza il permesso scritto dell’Autore

PresentazioneDopo “Fungomania” (2007) e

“Fungomania\2” (2008), “Fungo-mania\3” (2012) rappresenta l’evolu-zione ampliata, corretta ed aggior-nata delle precedenti edizioni. Testi e fotocolors sono sempre a cura dello stesso Autore, il micologo dott. Claudio Angelini, ma a quest’ultima edizione sono state cambiate la maggioranza delle foto con nuove immagini (sempre rigorosamente scattate in ambienti naturali del Friuli Venezia Giulia) in quanto ritenute dall’Autore maggiormente rappre-sentative delle specie raffigurate. Per quanto riguarda la prima parte, essa è stata notevolmente ampliata, aggiornata ed arricchita di nuove im-magini originali, soprattutto per quanto riguarda la micologia di base ed i metodi di preparazione e con-servazione dei funghi.

Michele, Nicola e Gianfranco Corvino

PEFC/18-31-344

Certificato PEFC

Questo prodottoè realizzato conmateria primada foreste gestite inmaniera sostenibile eda fonti controllate

www.pefc.it

LEGENDA DEI SIMBOLI

specie tossica o mortale

specie commestibile

sospetto o immangiabile

mortale

velenoso

sospetto o immangiabile

ottimo

buono

discreto

commestibile

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Prefazione dell’autore

Il Friuli Venezia Giulia è una delle poche Regioni d’Italia ove per otte-nere il cosiddetto “patentino di rac-colta dei funghi” bisogna superare un colloquio nel quale il raccoglitore dimostri di possedere alcune cono-scenze di base in merito al ricono-scimento delle principali specie di funghi eduli e velenosi, al ruolo che essi svolgono nell’ambiente, alle modalità di raccolta e trasporto, nonché ai criteri per una corretta preparazione e conservazione dei funghi raccolti. Gli obbiettivi che la Legge regionale intende raggiungere sono essenzialmente due: diminuire il numero degli avvelenamenti da funghi e far crescere la consapevo-lezza del rispetto per l’ambiente. Per il raggiungimento di tali obbiet-tivi si è voluto puntare più ad eleva-re la cultura del raccoglitore che ad inasprire le sanzioni o a limitarne la raccolta in alcuni periodi o a poche giornate. Questo libro vorrebbe costituire una sorta di manuale dove il raccoglitore appassionato di funghi possa trovare riunite in un solo testo tutte le nozioni di base sufficienti per il superamento del colloquio previsto.

RingraziamentiIn primo luogo vorrei ringraziare

tutti gli amici micofili della Federazione dei Gruppi Micologici del Friuli Venezia Giulia che mi sono stati vici-ni durante tutto l’iter necessario per la pubblicazione di questo libro. Un immenso grazie all’Editore, la Litostil di Fagagna (Udine), con Gianfranco, Michele, Nicola e Marco, ché senza il loro sprone e disponibilità, difficil-mente questo libro avrebbe visto la luce; ci rende particolarmente orgo-gliosi l’essere riusciti a pubblicare questo libro ove nessuno, al netto delle spese della pura stampa e rile-gatura, ci guadagnerà qualcosa, frut-to solamente dell’amicizia che ci lega e della comune passione per i funghi.

Un affettuoso abbraccio a mia madre Antonietta che, ormai ultra-settantenne, ha accettato di simula-re l’esame per il patentino solo con la lettura di questo testo: proprio Lei, che di funghi non sapeva assoluta-mente nulla. Ancora un grazie di cuore a Bepi Carone per la rilettura del testo e a tutte quelle persone, e sono veramente tante, che ho incon-trato durante le lezioni di micologia che ho avuto modo di tenere un po’ dovunque in Regione, che mi hanno sollecitato a pubblicare un libro “sui funghi nostrani” e, soprattutto, scrit-to in maniera semplice e comprensi-bile “ànca dai mòne”.

Claudio Angelini

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Cosa sono i funghi?Quello che la gente di solito chia-

ma fungo, in realtà non è altro che una specie di “frutto” (organo che serve cioè solo per la riproduzione) prodotto da una specie di “pianta” molto particolare che vive sottoterra o nel legno di un albero. In genere, queste specie di “frutti” vengono fuo-ri dal terreno (funghi epigei), cosicché li possiamo vedere ed eventualmente raccogliere; in altri casi, invece, frutti-ficano sottoterra (funghi ipogei, come per esempio i tartufi) ed in questo caso non ci è possibile né vederli né raccoglierli senza ricorrere a partico-lari e discutibili stratagemmi o senza l’aiuto di un cane addestrato e dotato di un fine olfatto.

Per comodità, continueremo a chia-mare questa specie di frutto con il nome di fungo, anche se il suo nome scientifico corretto sarebbe quello di carpoforo o, meglio ancora, di spo-ròforo (che significa organo portatore di spore).

Micèlio è, invece, il termine esatto per indicare quella “specie di pianta” sotterranea che produce il “frutto-fun-go”. Lo possiamo immaginare come

una grande ragnatela sotterranea costituita da un intreccio di migliaia di sottili e lunghi filamenti (singolarmen-te non visibili ad occhio nudo) chia-mati ìfe, e che vive e si sviluppa negli strati più superficiali del terreno sotto il fogliame o più in profondità, a stret-to contatto con le terminazioni più sottili delle radici degli alberi, oppure all’interno di tronchi e rami.

Raccogliere funghi, quindi, non è come raccogliere castagne o mir­tilli! I funghi, infatti, non sono dei veri e propri frutti del bosco (anche se, purtroppo, nel Codice Civile sono ancora considerati tali) per­ché non prodotti da una pianta vegetale dotata di fusto, foglie e radici, ma organi di riproduzione del tutto particolari prodotti da un micelio filamentoso di natura non vegetale che vive proprio sotto ai nostri piedi e che dobbiamo asso­lutamente evitare di danneggiare per l’importante funzione che esso svolge in natura.

Il micelio fungino si manifesta come una fitta ragnatela biancastra. A destra lo stesso micelio fruttificato dopo una settimana con condizioni climatiche favorevoli.

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Cosa mangiano?Mentre i vegetali si nutrono di

sostanze inorganiche assorbite dal terreno (essenzialmente acqua e sali minerali) e dall’aria (soprattutto anidri-de carbonica) che, grazie al fatto che contengono la clorofilla, riescono a trasformarle in sostanze organiche (zuccheri, proteine, grassi, ecc.), i fun-ghi, non essendo vegetali in quanto sprovvisti di clorofilla, sono costretti a nutrirsi di sostanze organiche già pre-formate. Per questo motivo i vegetali sono esseri viventi veramente autono-mi e perciò detti organismi autòtrofi (cioè capaci di nutrirsi da soli), mentre tutti gli altri esseri viventi, funghi com-presi, dipendono in qualche maniera dai vegetali e perciò sono detti orga-nismi eteròtrofi (perché necessaria-mente si devono nutrire di altri orga-nismi o di parti di essi). A seconda di cosa mangiano e di come lo fanno, i funghi vengono classificati in tre gran-di gruppi: SAPRÓTROFI, PARASSÌTI e SIMBIÓNTI.

Saprótrofi (o saprófiti) sono quei funghi il cui micelio si nutre di sostan-ze organiche morte (cellulosa e lignina di origine vegetale e chitina di origine

animale). Vivono cioè su resti di pian-te e animali o su rifiuti organici come lo sterco.

Appartengono a questa categoria la maggior parte dei funghi esistenti in natura, sia microscopici come le muffe, i lieviti ed altre migliaia di spe-cie che non si vedono ad occhio nudo, che macroscopici, più o meno evidenti a seconda della taglia. Tra i funghi sapròtrofi troviamo sia funghi commestibili come Prataioli, Piop-parelli, Chiodini, Mazze di tamburo, Vescie, Pleuroti, Coprini, Gambe sec-che, l’Agarico violetto ed il Fungo dell’olmo, sia funghi non commestibi-li o velenosi come Micene, Falsi pra-taioli e Falsi chiodini, o ancora funghi mortali come le Lepiote di piccola taglia e la Galerina marginata. Il com-pito dei funghi sapròtrofi è, come vedremo anche in seguito, quello di contribuire alla demolizione e/o

I funghi sapròtrofi li possiamo considerare come gli “spazzini del bosco” in quanto, cibandosi dei rifiuti da esso stesso prodotti, lo mantengono pulito e libero di respirare.

Funghi saprótrofi “Mangiatori di aghi di abete rosso (a sinistra) e di foglie (a destra)”.

Gymnopus perforans Lepiota clypeolaria

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decomposizione delle spoglie del mondo vivente per restituirle di nuovo al terreno sotto forma di acqua e sali minerali.

Parassiti sono quei funghi che si nutrono a spese di esseri viventi ancora vivi e rappresentano quello che viene normalmente definito come il “male necessario”. In effetti, essi determinano delle vere e proprie malattie negli organismi che aggredi-scono, fino a condurre spesso a mor-te la pianta o l’animale colpito. Infettano in genere gli organismi più deboli o già malati, contribuendo a quel processo di “selezione naturale”, per cui solo le piante e gli animali più forti sopravviveranno. Ne sono di esempio quasi tutti quei funghi cosid-detti a “mensola” che crescono a for-ma di ventaglio o di zoccolo di caval-lo sui tronchi degli alberi, e, tra quel-li mangerecci, il Piopparello ed il tan-to ricercato Chiodino.

Simbiònti (o micorrizici) sono quei funghi che, per nutrirsi, hanno scelto di “allearsi” con le piante. Il micelio del fungo, in questo caso, vive a stretto contatto con le radici più sot-tili sia di alberi che di molti altri vege-

tali, scambiando con essi sostanze nutritive: la pianta fornisce quelle sostanze che il fungo non riesce a sintetizzare (soprattutto zuccheri) ed il fungo, in cambio, fornisce alla pianta acqua e sali minerali. La com-binazione è vantaggiosa sia per il fungo che vivrà più facilmente e più a lungo (perlomeno tanto quanto

Funghi saprótrofi “mangiatori di insetti (a sinistra) e di ragni (a destra)”.

I funghi simbionti, li possiamo considerare come le “badanti” del bosco in quanto, fornendo acqua e sali minerali agli alberi quando questi non riescono a procurarse­ne a sufficienza con le loro radici, li mantengono più rigogliosi e più sani. In cambio, i funghi simbionti sottraggono agli alberi solo quelle sostanze che essi non possono produrre (zuccheri), ma senza recare loro alcun danno: anzi!

I funghi parassiti li possiamo con­siderare come degli “assassini a fin di bene” in quanto, infettando e portando a morte gli organismi viventi più deboli o già malati, man­tengono il bosco più sano selezionando in tal modo gli indi­vidui più sani e forti.

Cordiceps sp. (forma conidica) su coleottero Torrubiella sp. su aracnide

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vivrà la pianta), sia per la pianta che crescerà più rigogliosa in quanto il micelio del fungo strettamente colle-gato ad essa, costituisce come una sorta di prolunga delle proprie radici ed inoltre la protegge da molte malattie e da certe sostanze cance-rogene presenti nel terreno. Il risul-tato dell’unione tra radici della pian-ta e micelio fungino, viene chiamato micorriza.

I funghi che si nutrono in questa maniera sono circa il 30-35% del totale dei nostri boschi e rappresen-tano un importante indicatore biolo-gico in quanto se un bosco è suffi-cientemente ricco di funghi simbionti, vuol dire che è un bosco sano e che crescerà più rigoglioso. A questa categoria appartengono sia le specie di funghi più ricercati e maggiormen-te raccolti, come Porcini, Porcinelli, Russule, Lattari, Igrofori, Prugnoli, Gialletti, Finferle, Trombette dei mor-ti, Steccherini, l’Ovolo buono e il Fungo del pane, sia la maggior parte delle specie mortali e tossiche come la Tignosa verdognola, la Tignosa virosa, i Cortinari orellani, l’Ovolo malefico, l’Agarico panterino, il Boleto malefico, il Boleto del fiele ed il Tricoloma tigrino.

È importante tenere presente che alcuni funghi simbionti, come ad esempio il Boletus edulis, cioè il vero Porcino, possono legarsi a qualsiasi tipo di albero, mentre altri, come ad esempio il Boletus aereus, il cosid-detto Porcino nero, si legano solo a certi tipi di piante come le latifoglie

Per riconoscere i funghi, quindi, bisogna necessariamente cono­scere sia l’ambiente in generale che le piante in particolare: è perfettamente inutile andare a cercare un fungo dove non potrebbe mai vivere.Solo imparando questi concetti basilari, qui riportati in modo molto semplice, possiamo final­mente renderci conto di molte cose: per esempio che un bosco pieno di Chiodini, che sono funghi parassiti, è un bosco destinato nel tempo a morire perché malato, mentre un bosco ricco di funghi simbionti quali Amanite, Porcini, Cortinari, Russule, Lattari, o Igrofori, non importa se comme­stibili o tossici, è un bosco in piena salute.

Funghi saprótrofi “mangiatori di pigne”.

Baeospora myosura Strobilurus tenacellus

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(mai alle conifere); altri ancora, come per esempio il Leccinum aurantia­cum, il cosiddetto Porcinello rosso, che vive solo associato al Pioppo

tremolo o il Suillus grevillei, il cosid-detto Laricino, che vive solo asso-ciato al Larice, si legano solo ad una specifica pianta.

A cosa servono?Il mondo che ci circonda è costi-

tuito sia da organismi viventi, cioè che nascono, mangiano, si riprodu-cono e muoiono, sia da esseri senza vita come ad esempio le rocce ed i sassi, l’acqua ed i ghiacciai, le sabbie ed i minerali, l’aria ed altri gas. Gli organismi viventi, a loro vol-ta, sono raggruppati in cinque Regni: vegetale (Plantae), animale (Animalia), quello dei “batteri” (Monera), dei “Protozoi” (Protista) e quello dei funghi (Fungi).

Il fatto di aver dovuto creare un apposito Regno nel quale raccoglie-re le specie fungine, dimostra quan-to i funghi presentino delle caratteri-stiche talmente particolari da render-li diversi da tutti gli altri esseri viven-ti. Nella maggior parte dei casi, il ruolo che svolge un essere vivente in natura è legato al suo modo di nutrirsi: “Dimmi cosa mangi … e ti dirò a cosa servi!”

Ruolo dei funghi sapròtrofi. Qualsiasi organismo vivente, sia

animale che vegetale, nel corso della propria vita, produce rifiuti ed alla fine muore diventando esso stesso rifiuto. Chi si occupa di eliminare o meglio, di trasformare questi rifiuti? Questo importantissimo lavoro è svolto in parte dai batteri e dai protozoi, ed in larghissima parte proprio dai funghi. In Natura, quindi, tre Regni su cinque (Monera, Protista e Fungi) si occupa-no principalmente di trasformare i rifiuti prodotti dagli altri esseri viventi (piante ed animali).

Il compito assegnato alla gran par-te dei funghi è, dunque, quello di “spazzini”. Cibandosi prevalentemen-te di rifiuti e favorendo la degradazio-ne di tutto ciò che è morto, manten-gono pulito l’ambiente restituendo al terreno gli elementi primari di cui era costituito (acqua e sali minerali). In altre parole, i funghi rappresentano i

Funghi saprótrofi “mangiatori di legno”.

Kuehneromyces mutabilis Hypholoma fasciculare

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più importanti demolitori dell’industria di riciclaggio dell’ambiente in quanto trasformano in una specie di “conci-me” chiamato humus, i rifiuti organici del bosco. A sua volta questo humus, fertilizzando il terreno, servirà a nutri-re nuovamente le piante, ed il ciclo della vita potrà così continuare. In pratica, senza i funghi, il terreno diventerebbe sempre più arido non

permettendo la crescita delle piante, ed il bosco morirebbe soffocato dall’accumulo dei rifiuti da esso stes-so prodotti (foglie, rami, tronchi, ecc.). Senza funghi non ci sarebbero boschi e senza boschi non ci sareb-be vita. Per renderci conto dell’enor-me lavoro che essi svolgono, si tenga conto che un bosco di latifoglie pro-duce in un anno almeno una tonnel-

L’uomo, ahimè, è l’unico essere vivente in grado di produrre rifiuti organici che nessun altro organismo riuscirà in seguito ed in maniera naturale a degradare nei suoi elementi costitutivi. Ciò vuol dire, semplificando al massimo, che non esistono in natura né funghi, né batteri e né protozoi in grado di mangiare e quindi di demolire e trasformare questo tipo di rifiuti. Tali rifiuti “indistruttibili” o, come si usa dire oggi, “non biodegradabili”, sono rappresentati principalmente dalla plastica e dai pesticidi. Inutile nasconderli sottoterra nelle discari­che! Lì rimarranno, inalterati e per sempre! Possibili ed inquietanti domande potrebbero essere le seguenti: «Riusciremmo, in alterna­tiva, a vivere senza la plastica?

Riusciremmo a sfamare l’attuale popolazione del pianeta senza usare i pesticidi in agricoltura?». Sempre l’uomo, produce grandi quantità di altri rifiuti tossici ed alta­mente inquinanti per l’ambiente – gas di scarico di autoveicoli, fabbriche e centrali termoelettri­che, o prodotti chimici industriali – che, ricadendo successivamente sull’ambiente per gravità o attraver­so le acque piovane, inquineranno il terreno e, attraverso i fiumi, giun­geranno fino ai mari provocando gravi danni a tutti gli esseri viventi, funghi compresi. Se l’uomo non troverà un sistema naturale alterna­tivo a tutti questi prodotti che la natura non riesce a degradare o tol­lerare, la vita sulla Terra sarà sem­pre più difficile.

Funghi simbionti di erbe (a sinistra) e di alberi (a destra).

Morchella esculenta Hebeloma sinapizans

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lata e mezza di foglie cadute per etta-ro e un bosco di conifere circa tre tonnellate e mezza di aghi caduti per ettaro all’anno. Si pensi, poi, al nume-ro sterminato di insetti morti presenti sulla lettiera di un bosco. Orbene, sono proprio i miceli dei funghi sapròtrofi che, nutrendosi di tutti que-sti rifiuti organici, di fatto determinano il loro naturale smaltimento e riciclo.

Ruolo dei funghi simbiònti. Il fatto che una parte di molte spe-

cie di funghi viva con il micelio a stret-to contatto con le radici di molti albe-ri, arbusti ed erbe, conferisce loro un ruolo fondamentale nel favorire una crescita rigogliosa di boschi e foreste. Ciò è soprattutto vero negli ambienti in cui è più difficile la sopravvivenza per le piante; si pensi alle zone con precipitazioni scarse o concentrate solo in alcune stagioni dell’anno; a

zone alpine caratterizzate da climi freddi e da terreni aridi e ripidi che non consentono il ristagno o il lento deflusso delle acque. Orbene, soprat-tutto in questi casi, se una pianta non riesce a stabilire rapporti di simbiosi con i funghi, difficilmente essa potrà sopravvivere. Si tenga conto che nel-le nostre zone a clima temperato o continentale, più del 98% degli albe-ri sono micorrizati con una o più spe-cie di funghi.

Un’applicazione pratica di questo fenomeno naturale la si può riscon-trare tra i vivaisti che, quando si accingono per esempio ad effettuare un rimboschimento, debbono pre-ventivamente controllare se le pianti-ne del proprio vivaio siano o no state micorrizate da parte di qualche fungo simbionte, pena un loro probabile mancato attecchimento una volta messe a dimora.

Ruolo dei funghi parassiti. Abbiamo visto in precedenza che

i funghi parassiti in realtà determina-no delle vere e proprie malattie negli animali e nelle piante da essi colpite. Ci è difficile a volte comprendere come questo fatto abbia un ruolo importante in natura soprattutto se

Funghi parassiti di alberi.

Una riduzione del numero delle specie simbionti in un bosco assume valore di importante indicatore della salute del bosco con una predizione di almeno 5­10 anni prima che il danno si renda visibile sugli alberi.

Fomitopsis pinicola Armillaria ostoyae