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La luce – la notte e il giorno Scienze della Terra -le eclissi (di sole e di luna) dell’Asia ” di Leopardi -“La luna e i falò ” di Pavese Dante -la luce divina nel Paradiso, Canto I vv. 43-66 Canto III, vv.109-111, vv.124-130 Filosofia -illuminismo kantiano: l’ “io penso cenni sulla contrapposizione con il Romanticismo ” di -“London ” di Blake riguardo “Shiviti ” di Ka-Tzetnik

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La luce – la notte e il giorno

Scienze della Terra -le eclissi (di sole e di luna)

dell’Asia ” di Leopardi -“La luna e i falò ” di Pavese

Dante -la luce divina nel Paradiso, Canto I vv. 43-66 Canto III, vv.109-111, vv.124-130

Filosofia -illuminismo kantiano: l’ “io penso ” cenni sulla contrapposizione con il Romanticismo

” di

-“London ” di Blake

riguardo “Shiviti ” di Ka-Tzetnik

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Un raggio luminoso che incontra una superficie di separazione di due mezzi trasparenti diversidà luogo a due raggi, di cui uno, detto raggio riflesso, ritorna nel proprio mezzo, mentrel’altro, chiamato raggio rifratto, penetra nel primo mezzo, ove si propaga in una diversadirezione. Tale differenza di comportamento è visibile in lenti e specchi, ed è usata nei diversitipi di telescopi che si servono appunti di rifrazione o riflessione.Una lente è costituita da un mezzo trasparente limitato da due superfici, della quale almenouna è di forma sferica. Esistono due tipi di lenti: convesse (curvate verso l'esterno) e concave(curvate verso l'interno); le prime fanno convergere i raggi di luce producendo immaginiingrandite o rimpicciolite a seconda della distanza dell'oggetto dalla lente, mentre quelleconcave disperdono i raggi luminosi producendo immagini sempre ingrandite.La potenza di una lente è indicata dalla distanza focale (distanza tra i fuochi e il vertice), lelenti spesse, ad esempio, hanno una distanza focale breve e per tanto rifrangono molto la luce.Quando un raggio di luce attraversa lo spessore di una lente viene deviato per effetto dellarifrazione. La rifrazione è una proprietà di tutte le forme di energia che si propagano peronde, compresa la luce: le onde della luce viaggiano solitamente in linea retta, ma, passando daun materiale trasparente ad un altro, vengono rifratte, cioè deviate, tale fenomeno è dovutoalla diversa velocità della luce in mezzi diversi: il passaggio da un mezzo a bassa densità comel'aria ad uno a densità elevata ne riduce la velocità e ne causa la deviazione (eccetto nel casoin cui entri perpendicolarmente alla superficie del mezzo).La riflessione è invece una proprietà degli specchi, essi sono costituiti da un supporto di vetroricoperto da un sottile ed uniforme strato di materiale riflettente, di solito platino, argento oalluminio. Uno specchio ben costruito riflette la quasi totalità della radiazione incidente su di esso e nonha comportamenti dispersivi, ovverosia le sue proprietà non dipendono dalla frequenza. Esistono due tipi di specchi: parabolici e sferici,entrambi sono usati nei telescopi riflettori;quello parabolico è più preciso, mentre quello sferico necessita di dispositivi di correzione. I telescopi si dividono in due o - meglio - tre categorie: con obiettivi a lente, con obiettivi aspecchio e misti, cioè caratterizzati da entrambi gli elementi. I primi sono noti come"cannocchiali" o rifrattori, per il fatto che la formazione dell'immagine di basa sulladeviazione (rifrazione) che subiscono i raggi luminosi quando passano attraverso le lenti.Quelli a specchio prevedono l'introduzione appunto di tale elemento nello schema costruttivo,allo scopo di diminuire le dimensioni d'ingombro dello strumento a parità di lunghezza focale.Il primo telescopio inventato da Galilei agli inizi del XVII secolo usava due lenti di vetro perfar apparire più vicini oggetti distinti, ma l'effetto della rifrazione della luce generavaimmagini confuse con contorni colorati. Nel 1668 Newton progettò un telescopio riflettorecon specchi invece di lenti per focalizzare la luce, ottenendo un'immagine più nitida.Il secolo seguente vide invece l'affermazione del telescopio a lenti o rifrattore (dello stessotipo di quello utilizzato da Galilei), grazie soprattutto a J.Fraunhofer, che portò l'arte deltelescopio rifrattore quasi ai livelli di oggi. Ma già alla fine del secolo scorso ci si accorse checostruire lenti di oltre un metro comportava tali e tanti svantaggi da far rifiorire la soluzionea specchio. Attualmente tutti i più grandi astronomi del mondo utilizzano tali tipi ditelescopio.

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Concettualmente si tratta di apparecchiature molto semplici, composte essenzialmente da dueparti ben distinte: il tubo ottico e il supporto meccanico. A sua volta il tubo ottico si compone dell'obiettivo, che forma un'immagine dell'oggetto daosservare, e dell'oculare, una specie di lente di ingrandimento per consentire all'occhio diapprezzare tutti i dettagli contenuti nell'immagine formata dall'obiettivo. Quest'ultimo, cheè il pezzo d'ottica di maggiori dimensioni, è quello rivolto verso l'astro da osservare. Il supporto meccanico, chiamato montatura, non ha soltanto il compito di sostenere e tenerefermo il tubo nella direzione voluta, ma anche quello importantissimo di consentire unmovimento dolce e preciso all'altezza delle prestazioni ottiche; la capacità di qualsiasitelescopio di vedere distintamente è determinata dalle sue dimensioni e, più precisamente, daldiametro del suo obiettivo. L’invenzione di uno strumento di osservazione quale il telescopio, ha permesso all’uomo diottenere notevoli ingrandimenti d’immagine, fino a poter osservare oggetti molto lontani egiungere così ad una sempre più approfondita conoscenza dell’universo; fin dall’antichitàinfatti l’uomo è stato portato ad interrogarsi sui “misteri” dell’universo, in particolare la Luna,insieme al Sole, è uno tra gli astri che maggiormente ha attirato l’attenzione dei popoli di tuttii tempi.La Luna è l’unico satellite naturale della Terra ed è anche il più interno fra tutti i satelliti delnostro Sistema planetario, cioè il primo che si incontra procedendo dal Sole verso l’esterno. E’un astro privo di luce propria, costituito da materiali allo stato solido, la cui massa totale èpari a 1/81 quella della Terra.Uno dei fenomeni più suggestivi dell’Universo è sicuramente quello delle eclissi cheperiodicamente si ripetono; in un anno si possono, infatti, avere dalle due alle sette eclissi: nelprimo caso sono entrambe di Sole, nel secondo caso cinque di Sole e due di Luna; quelle solarisono dunque più frequenti di quelle lunari; tuttavia, dato che le prime interessano sempreporzioni limitate della superficie terrestre, il tempo necessario perché da un punto della terrasi possano osservare due successive eclissi totali di Sole è in media di 360 anni circa. Esisteuna certa periodicità del fenomeno delle eclissi: durante 233 lunazioni, cioè poco più di 18 anni(ciclo di Soros) si verificano in media 43 eclissi solari e 28 lunari; poiché dopo 233 lunazioni leposizioni reciproche del Sole, della Luna e dei nodi si ripetono quasi in maniera identica, leeclissi verificatesi precedentemente si ripetono circa con la stessa successione alle stessedistanze di tempo.L’eclissi è il fenomeno che consiste nell’occultamento, totale o parziale, di un corpo celeste daparte di un altro, essendo Terra e Luna due corpi opachi illuminati solo dalla luce solare.Se l’orbita lunare giacesse sul piano dell’eclittica (orbita solare) avremmo un’eclissi di Sole adogni novilunio ed un’eclissi di Luna ad ogni plenilunio; poiché, invece, il piano dell’orbita lunare èinclinato di 5°09’ rispetto al piano dell’eclittica, le eclissi si possono verificare soltanto quandosia la Luna sia il Sole si trovano in vicinanza dei due nodi (intersezione tra orbita lunare edeclittica).Se Sole e Luna si trovano in corrispondenza dello stesso nodo si può avere un’eclissi di Sole; sesi trovano in corrispondenza di nodi opposti si può avere un’eclissi di Luna, l’effettivoverificarsi dell’una e dell’altra dipende poi dalla distanza della Luna dal nodo al novilunio e alplenilunio.

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Se il diametro apparente della Luna è maggiore di quello del Sole l’eclissi di Sole è totale, essasi verifica quando la Luna è in uno dei due nodi in novilunio (non illuminata dal Sole) e si trovain perigeo (minima distanza dalla Terra); tale eclissi interessa zone ristrette della superficieterrestre, e sono osservabili da tutti i luoghi della Terra investiti dalla zona di penombracome eclissi parziali. Di particolare interesse sono le eclissi anulari che avvengono quando il diametro lunare èminore di quello solare (ossia rimane visibile il bordo esterno del Sole), tale fenomeno avvienequando la Luna si trova in novilunio ed apogeo (massima distanza dalla Terra).Il 21 giugno 2001 è stato visibile il primo “occultamento” del millennio nei Paesi dell’Africasubequatoriale, la durata complessiva dell’evento è stata di circa tre ore, ma la fascia in cui ildisco lunare si è sovrapposto completamente al Sole è stata di quasi cinque minuti, oltre ildoppio del '99. Inoltre, l'eclissi si è verificata durante un picco particolarmente elevato delciclo di attività dell'astro, quando la corona solare è al suo massimo, offrendo quindi unospettacolo entusiasmante oltre ad un’occasione per compiere misurazioni altrimentiimpossibili. Per quel che riguarda le eclissi di Luna, va considerato il diametro apparente della Terra vistadalla Luna; esso varia tra 1°48’ e 2°01’, ed è quindi sempre maggiore del diametro apparentedel Sole. Pertanto, un’eclissi di Luna può essere totale o parziale ma mai anulare.In quelle totali la Luna, in fase di plenilunio, si trova in prossimità dei nodi e passacompletamente dentro il cono d’ombra della Terra; in quelle parziali l’oscuramento può essereprodotto, oltre che da una parte del cono d’ombra, anche dalla zona di penombra che si allargaa ventaglio dietro la Terra; in questo caso di tratta di una “vera” eclissi soltanto se la Luna èoscurata per almeno ¾ della sua superficie. Le eclissi lunari, a differenza di quelle di Sole, sono visibili da tutte le località aventi la Lunasopra l’orizzonte nell’intervallo di durata dell’eclissi. Questo è il motivo per cui le eclissi lunarisembrano avvenire più frequentemente di quelle solari mentre, come detto prima, è ilcontrario. L'eclissi lunare risulta essere fondamentale per la spiegazione di alcuni miti presenti nelleculture primitive: spesso il fenomeno è spiegato con il fatto che un animale o un essere miticotenta di divorare l'astro (eschimesi, Noed e Centro America, Africa) e in genere si reagisceprovocando rumori per allontanare l'essere che minaccia la Luna. Nella sfera religiosa l'importanza della Luna è connessa soprattutto con i mutamenti periodicidel suo aspetto e dalle connessioni stabilite tra essa e il mondo animale e vegetale. Ilperiodico scomparire e ricomparire dell'astro viene spesso assimilato a una vicenda di morte erinascita: dal contrasto che si crea osservando che l'uomo una volta morto non rinasce siattribuisce alla Luna l'origine della morte. Anche nelle religioni della Polinesia e della Greciaantica la Luna viene associata alla morte; si credeva che essa fosse la sede dei morti. Nella letteratura molti sono gli scrittori ispiratisi alla Luna, ed in particolare Pirandello offreuna visione di questo elemento in luce simbolica, mitica non associandolo alla morte, ma allavita ed alla protezione; la storia narrata in “Ciaùla scopre la luna” riguarda un minatoreemarginato e canzonato da tutti; egli, una sera, costretto a lavorare fino a tardi nella cava pertrasportare del materiale all'esterno, uscendo timoroso dalla buca sotto un peso esagerato, sitrova per la prima volta solo nella notte rischiarata dalla luna. In questo momento Ciàula,

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abituato a vivere nell'oscurità delle viscere della terra, vissuto fino allora all'insegna dellabrutalità, sia a livello individuale (egli non parla, emette solo il verso della cornacchia, da cuideriva il suo soprannome) che sociale (gli altri lo deridono perché inferiore e demente),sembra finalmente scoprire la propria umanità, scoppiando in un pianto di commozione, di gioia,di liberazione: un sentimento momentaneo ma finalmente umano, come se solo in quell'istanteegli avesse aperto gli occhi e fosse veramente nato. L’esperienza di questo essere primordiale,animalesco e irrazionale si carica di valori simbolici, l’emergere dalla miniera è larappresentazione della nascita, o meglio una rinascita, una liberazione; Ciàula, all’esterno, nontrova il buio, il vuoto da lui temuto, ma la luce della luna, questa scoperta è il punto culminantedella novella e ed è una vera e propria apparizione divina. L'uso degli aggettivi e dellesinestesie contribuiscono a fornire la dimensione psicologica dell'avvenimento cui Ciàula si stapreparando, la visione della luna (grande, placida, come in un fresco e luminoso oceano disilenzio), che alla fine lo farà restare, per lo stupore, sbalordito, estatico.Pirandello sottolinea infine come la luna che ha un così importante ruolo nel rassicurare Ciàula,è ignara e incurante dell’uomo; tale concezione è presente anche in Leopardi e rientra nellasua idea pessimistica della natura maligna incurante delle sorti dell’uomo e della suasofferenza.Nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” la parola è data ad un uomo primitivo, unsemplice ed ingenuo pastore che si rivolge alla luna indifferente esponendo l’infelicità sua e ditutto il genere umano (pessimismo cosmico). Il pastore-poeta propone una riflessione filosofica sulla sua condizione legata alla natura e alsuo volere; l’uomo è infelice della monotonia della vita e della ciclicità che lo costringe ad unacontinua sofferenza; in un primo momento egli individua una sorta di parallelismo tra l’uomo ela luna, entrambi non fanno che ripetere le stesse cose senza possibilità di cambiare.In seguito si parla della vita dell’uomo, che nasce a fatica e fin da subito prova angoscia esofferenza, necessita del sostegno e della consolazione che i genitori cercano di dargli.Perché la natura è così crudele da far nascere un uomo in tali condizioni? Nella quarta strofa il poeta pone una serie di domande direttamente alla Luna, a cui non trovarisposta, egli è certo solo del movimento degli astri e della sofferenza a cui l’uomo ècondannato. Il pastore si rivolge poi al gregge che, perché essere irrazionale, non è afflittodalla sofferenza, dal dolore o dalla noia che proverebbe invece l’uomo nelle condizionidell’animale.Dopo una breve speranza della possibilità di una vita migliore emerge il pessimismo cosmicoquando, alla fine della poesia, il pastore si rende conto che neanche per il gregge o per altreforme di vita c’è alcuna speranza di felicità e la nascita non è altro che l’inizio dellasofferenza che non può finire se non con la morte.La luna cui il poeta si rivolge direttamente, è quindi un elemento rappresentante la natura conla sua indifferenza e la sua superiorità, essa sta al di sopra dell’uomo e, non curante delmondo, osserva tutto dall’alto; la luna è visto quindi come ente puro e lontano, che si muovenell’eterno moto degli astri, descritta con aggettivi quali silenziosa, vergine (intatta, noncorrotta dall’insostenibile esistenza morale), eterna peregrina, giovinetta immortal, candida.Il simbolo della luna è sempre stato molto diffuso nella cultura pagana, in particolar modo neimiti delle culture primitive era visto come divinità, ancora oggi è oggetto di credenze

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fantastiche e superstiziose che attribuiscono al nostro satellite particolari influenze sullevicende umane.Nella cultura europea, ma anche nelle culture primitive, si trova una valenza "vegetale" allaLuna, messa in relazione alla crescita delle piante; molto spesso alcune divinità, nelle culturepiù progredite, sono simultaneamente in relazione con la Luna da una parte e con lavegetazione e la fecondità dall'altra. Nel libro “La luna e i falò” di Pavese, questa è una presenza costante, a volte confortante, avolte spettrale di ciclica e cosmica continuità; a essa ogni contadino si affida per le sue opere;Pavese dà alla luna diversi significati simbolici, nel romanzo troviamo l’immagine delladesolazione, della solitudine, dell’impossibilità dei rapporti umani, la luna e i falò sono insommai simboli di un'attrazione fatale verso la terra, verso il più remoto passato.Il protagonista compie un viaggio nel tempo perché vuole ricostruire a poco a poco, attraversoil contatto coi luoghi, il tempo delle esperienze e delle vicende infantili, queste non eranoparticolarmente felici, anzi gli rinnovano nel cuore sofferenze che forse l'età aveva assopito;appaiono però mitiche, fiabesche, proprio perché appartenenti ad un passato remoto eirrecuperabile, riporti all'ideale di complicità tra uomo e terra, che nella società moderna si èperso. Pur avendo viaggiato, egli sente il bisogno di tornare a calpestare il suolo cheduramente lavorò da giovane, e solo quando vi è giunto può ritrovare la pace interiore; unlegame soprannaturale unisce l'uomo alla natura, legame che è manifesto nei simboli della lunae dei falò; affiora così il tema del ritorno al proprio paese (anche se non è del tutto tale per ilprotagonista), ma soprattutto ritorno ad una vita ed una realtà alla quale il narratore si senteancora legato pur avendo cercato per anni di dimostrare che il mondo non si limitava allapropria valle; questi, infatti, intuisce che anche se ricco e conoscitore della vita, il suo posto ècomunque lì, a seguire il succedersi delle stagioni, ad accendere annualmente i fuochipropiziatori per il raccolto e ad assecondare la luna.Particolare importanza ha l’amico Nuto che, in quanto artigiano di stampo comunista che vivevanella vita di tutti i giorni le sue convinzioni, rappresenta il prototipo dell'uomo che l'autoreavrebbe voluto essere. L’amico, in uno dei numerosi dialoghi con il narratore, spiega come lunae falò siano i simboli congiunti di un immancabile ritorno, di un’attrazione verso le radici e avolte perfino la miseria e il dolore sono invocati pur di recuperare il mito simboleggiatodall’inquietante falò visto sulle colline. La luna e i falò sono un simbolo dell’esistenza semplice eimmediata radicata nelle antiche credenze contadine, nella vita della campagna, a cui ancora sisentono legati uomini “semplici”. Quel mondo intatto e innocente sembra perduto; la realtà èben diversa, come si può vedere dalla devastazione delle vite di alcuni personaggi e nella lorotragica morte, l’opera si conclude significativamente con il falò del corpo di Santa, come avoler simboleggiare la speranza di una rinascita e di una possibilità di ritorno all’innocenza deimiti dopo gli odi e le violenze della guerra.La credenza in simboli quali la luna o i falò, è attribuibile a credenze negli dei che, findall’antichità, sono stati identificati in oggetti comuni della vita quotidiana.In Egitto il carattere lunare era riferito a Osiri e Isi, che in età ellenistica è poi diventataSelene, personificazione della Luna, in seguito identificata con Artemide, che pure assunse uncarattere lunare. Selene varcava il cielo su un cocchio trainato da due cavalli bianchiemanando raggi bianchi; quando ella finiva il suo viaggio, la seguiva il fratello Elios, il sole; il

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suo compito era quello di portare la luce agli uomini e tutti i giorni attraversava la voltaceleste su un cocchio trainato da quattro cavalli alati; egli aveva due figli dalla moglie Perse,ed un terzo, Fetonte, dalla ninfa Climene.Il mito di Fetonte, narrato da Ovidio nelle “Metamorfosi”, parla di un giovane che, volendoavere una prova che gli dimostrasse di essere realmente figlio del Sole, chiese al padre dilasciarlo guidare il carro d’oro, che, con la sua luce ed il suo calore, illuminava la Terra duranteil giorno. Il Sole, titubante, dopo numerosi avvertimenti, lasciò il carro nelle mani del figlio chenon fu però in grado di domare i cavalli, dopo essersi avvicinato troppo alla terra, incendiò lemontagne, gli abitanti dell’Africa diventarono neri, i fiumi si prosciugarono. Nell’Olimpo, Zeus udendo la Terra implorare la fine del flagello, scagliò un fulmine sul carro,Fetonte precipitò e scomparve nell’Erianto, dove le sue sorelle lo piansero per quattro mesiconsecutivi fino a che non furono trasformate in pioppi e le loro lacrime divennero ambra.La luce, in ambito religioso, ha un ruolo fondamentale nel Paradiso dantesco, luce pura, lucesolare come luce di Dio; il Paradiso è la più spirituale manifestazione di Dio. Amore,beatitudine, contemplazione prendono forma di luce: gli spiriti si scaldano ai raggi d’amore, labeatitudine o letizia sfavilla negli occhi e fiammeggia nel riso. Gli affetti e i pensieri delleanime si manifestano con la luce; e più si sale verso l’Empireo più la luce occulta le forme comein un santuario; essa veste e fascia delle anime, ed è la sola superstite di tutte le formeterrene, non è vera forma, ma semplice parvenza e illusione dell’occhio mortale. Nella Divina Commedia la terra è immobile al centro dell’universo e attorno ad essa ruotanonove cieli, sfere trasparenti e concentriche, composte di etere e mosse da nove schiere diangeli, sotto l’impulso di Dio; oltre il nono cielo si estende immobile, infinito e purissimol’Empireo sede di Dio e dei Beati, meta dell’ascesa di Dante. Empireo, cioè infuocato: non luceadatta ad impressionare l’occhio, ma luce purissima, luce d’intelligenza degli esseri spiritualiche vi albergano. Trasportato dalla forza stessa che fa ruotare i cieli e dalla luce semprecrescente degli occhi di Beatrice che lo accompagna, Dante sale attraverso i nove cieli e manmano che sale ogni parvenza umana e terrena scompare e le anime dei beati appaiono comefiamme, splendori, luci, in un clima sempre più rarefatto e luminoso, fino all’Empireo dove puòcontemplare la Vergine ed i beati e infine, in un’illuminazione improvvisa e sconvolgente,immergersi nella visione di Dio. Concetto chiave di tutto il viaggio allegorico che Dante compienella Commedia, è la conversione dell’uomo di fede da uno stato di peccato ad uno stato digrazia, da una selva oscura ad una luminosa beatitudine. Nel poema appaiono diverse guide:Virgilio, Beatrice, S. Bernardo; tre luci, appartenenti ad uno schema ben definito, cheilluminano l’intelletto del viandante nel suo moto verso l’alto, verso la visione di Dio: “lumennaturale, lumen gratiae, lumen gloriae”. Virgilio quindi rappresenta la luce naturaledell’intelletto, la luce concessa ai filosofi a cui mancava la più elevata illuminazione della fede(Virgilio stesso confessa i suoi limiti di guida), ciò nonostante Dante lo definisce, al pari diBeatrice, sole, luce, lume, riconoscendogli l’importanza di rappresentare la prima spinta almoto dell’anima verso Dio.Beatrice è l’illuminazione della fede, “lumen gratiae”, mediante la quale, dice S. Tommaso nellaSumma “la divina verità, che sorpassa l’intelletto umano, discende in noi per via di rivelazione”,luce che oltrepassa le facoltà naturali dell’uomo.

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S. Bernardo, che in vita “contemplando, gustò di quella pace”, è la guida prescelta ad assisteregli ultimi sforzi del viaggio di Dante, poiché per innalzarsi alla visione suprema della Divinitànon basta più la scienza teologica, ma si richiede ardore contemplativo e soccorso di grazia, daimpetrarsi con l’intercessione della Vergine.Dante introduce il tema lirico della luce fin dal primo canto, ma esso si fa più vivo nel terzoanche se questo è solo l’inizio di un crescendo che culminerà nell’Empireo e l’apparenza delleanime ricorda ancora vagamente quella umana. Ma già la luce, per quanto ancora tenue epercettibile ai sensi umani, trabocca prepotentemente da tutti i versi all’interno del cantostesso è un crescendo di luce. Le anime del Paradiso hanno subito un mutamento di figuragenerale e non superabile da occhi umani: lo splendore della loro beatitudine le tiene nascoste,Dante non le può riconoscere; devono dire esse stesse chi sono e i loro sentimenti, nonpossono servirsi facilmente di un’espressione, di un gesto individuale; ormai è solo lo splendoreche manifesta un sentimento personale. E’ luce calda e mite, nel ricordo del primo amore diDante per Beatrice e nell’accenno a Beatrice stessa, quindi a Piccarda, poi appare Costanzache non ha più una fisionomia umana, ma è pura luminosità; dalla luce intensa ma non ancoraabbagliante dell’imperatrice, si arriva poi in un crescendo alla trasfigurazione di Beatrice chelascerà Dante senza parola. Diversa connotazione assume la luce nel secolo dell’illuminismo, nel ‘700 infatti proprio la lucediviene simbolo della ragione, l’illuminismo nasce come impegno ad avvalersi della ragione inmodo “libero” e “pubblico” ai fini di migliorare la vita, si ritiene infatti che l’uomo, nato con ilpossesso dell’intelletto, non ne abbia fatto il giusto impiego; ciò porta gl’illuministi ad unacritica contro il pregiudizio, il mito, e a sottoporre ogni realtà al “tribunale” della ragione,questa è quindi vista come lume rischiaratore delle tenebre dell’ignoranza e delle barbarie. Ilfilosofo Kant alla domanda “che cos’è l’illuminismo?” rispose che è l’uscita dell’uomo dallo statodi minorità causato dalla sua incapacità di sfruttare la ragione, è infatti necessario servirsidella propria intelligenza; Kant si sofferma inoltre sul diritto di libertà, ma non di resistenzaal potere costituito. Uno degli aspetti che più avvicina il filosofo al pensiero illuminista è ilcriticismo, nella “Critica alla ragion pura” egli sottopone infatti la ragione ad una critica di sestessa, analizzando i propri limiti e le proprie capacità. Kant si serva dell’IO PENSO comestrumento in grado di legittimare il sapere umano; la ragione che, comprendendo sensibilità edintelletto, permette all’uomo di conoscere (non è quindi Dio a consentire la conoscenza).Grazie all’intelletto l’uomo è in grado di ricondurre il particolare sensibile ad una delle 12categorie dando così la possibilità di identificare l’oggetto; le categorie, forme a prioridell’intelletto che permettono di comprendere il senso dell’oggetto, sono, così come spazio etempo, funzioni attive della conoscenza. L’“io penso” kantiano è dunque il principio supremodella conoscenza umana, ossia come ciò a cui ogni realtà deve essere sottoposta per divenireun oggetto per noi stessi, nello stesso tempo rappresenta ciò che rende possibile l’oggettivitàdel sapere, tale ente ha una funzione logica-trascententale (e non creatrice come quello diFichte) esso si limita a riordinare una realtà che gli preesiste, diverso quindi anche dal “cogitoergo sum” di Cartesio che aveva invece una funzione di una prima certezza rispetto al dubbioiperbolico che riguarda l’esistenza e la veridicità di ogni cosa.In contrapposizione all’Illuminismo, nell’800, si sviluppa il Romanticismo che fa dell’anti-illuminismo uno dei suoi punti di partenza, si sancisce così il rifiuto della ragione intesa in

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senso illuminista e delle fedi positive, del riformismo e dell’egualitarismo, i romantici cercanonuove vie di accesso alla realtà e all’infinito, in questo senso si assiste all’esaltazione delsentimento e dell’arte, alla tensione verso l’infinito (in netta contrapposizione con il limitekantiano), alla ricerca di evadere; così come le fedi positive, il riformismo e l’egualitarismo siha una nuova concezione della storia rispetto all’“anti-storicismo” illuministico, accompagnatoda una nuova valutazione della natura, che diviene uno dei maggiori temi del Romanticismotedesco.Illuminismo e Romanticismo sono dunque fortemente contrapposti, periodo dei lumi e periododi ripresa dell’oscurantismo medioevale caratterizzati l’uno dal rifiuto dell’altro, appaionoquindi come distinti da due opposte luci, quella del giorno e quella della notte.Nella pittura sono stati fatti molti esperimenti analizzando la diversa luce del giorno e dellanotte; un famoso pittore che si dedicò alla rappresentazione di paesaggi con diversi tipi diluce è Van Gogh, egli condusse una vita travagliata segnata dal problemi psicologici che spessosi ripercuotono nei suoi dipinti. In “Notte stellata” il pittore, ricoverato in un ospedalepsichiatrico, rappresenta il paesaggio di un borgo con i colli sullo sfondo; è notte, ma non unanotte placida è ferma; ogni elemento del quadro vibra in un moto tormentato, il paesaggio sispinge verso l’alto, si raggomitola e si aggroviglia. Van Gogh, in una delle lettere al fratellodichiara di essere affascinato dalle scene notturne e dai cieli pieni di stelle, nelrappresentarli egli usa una vasta gamma di blu accostati a gialli solari. La composizione èsemplice: il cielo occupa i 2/3 dello spazio, mentre il restante è occupato dal paesaggio che èin primo piano. Terra e cielo sono collegati da un ciuffo di cipressi che sale verso l’alto asinistra, è in primo piano e dà uno slancio verso il cielo come una fiamma, il suo colore scuro fasì che il cielo non diventi soffocante con il suo movimento.Nel mezzo del cielo, il turbinio forma un vortice che diviene il protagonista del quadro, sottodi esso una fascia di luce saliente da sinistra verso destra profila l’andamento dei rilievi,delimitati da una linea scura.La linea dell’intera pittura mette in superficie il movimento, è ossessiva e formata da tantepiccole pennellate fitte che mutano continuamente direzione attirando lo sguardodell’osservatore nel buio o nella luce creando così un senso di angoscia e costrizione.Il poetico brillare delle stelle diventa un roteare spasmodico, un pulsare martellante degliastri , che sono enormemente ingranditi e circondati da vorticosi aloni di luce. La luna in alto asinistra, è disegnata come una falce concava verso l’esterno e verso l’alto; è gialla ed emanauno splendore simile a quello del sole, è anch’essa circondata da un globo luminoso che dalgiallo chiaro si tinge di verde celeste verso destra; è una figura complessa in cui luna e soleappaiono confusi. La natura subisce una profonda trasformazione che riflette le sue angosce ele sue ansie nel turbinio di linee, luci e colori.Uno dei numerosi paesaggi dipinti alla luce del giorno è “Campo di grano con cipressi” in cui èdipinto un campo con un cipresso sulla destra e le montagne che salgono sullo sfondo con lineepiù scure a dare l’idea della roccia. La vegetazione è mossa dal vento ed il camporappresentato con veloci e brevi pennellate che rendono l’idea del movimento; anche in questoquadro il cielo occupa gran parte dello spazio, è giorno ed il cielo, azzurro tenue, coperto danuvole chiare, è reso in modo plastico, con pennellate ondeggianti; il sole non è presente e laluminosità proviene dal giallo intenso del campo. Sulla sinistra, ha grande importanza il

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cipresso che è un tema ricorrente nella pittura di Van Gogh, egli stesso disse di essereaffascinato da questo tipo di alberi, li giudicava interessati e difficili da valorizzare; il pittorecerca in questo, come in altri quadri, di rendere la loro imponenza con la sovrapposizione dipennellate di diversi colori, in modo da creare di un fondo nero illuminato dal sole; il tocco è“arricciato” e avvolto in una sorta di vortice in un movimento incessante ed enigmatico.In uno degli ultimi quadri prima del suicidio “Campo di grano” Van Gogh è giunto al culmine delsuo disagio interiore, qui più che in altri dipinti, la natura subisce una profondatrasformazione, l’autore mostra con intensità il modo personale in cui egli percepisce ilpaesaggio, che diventa proiezione dei suoi sentimenti. In questa rappresentazione giorno enotte non sono più distinguibili: mentre il primo piano occupato da una vasta distesa di grano èilluminato, il cielo è nero e minaccioso; i colori (blu, giallo, rosso e verde) sono violenti e creanopanico e abbandono.The same opposition between light and darkness can be found through the analysis of twoRomantic poems in that they represented the same subject, London. In “Composed uponWestminster Bridge” the author describes London at dawn, the sun is coming and it’s lightingthe towers, the domes and the theatres of London; all the landscape is shining in a beautifulshow. All is calm, silent and asleep during the morning’ s light.Wordsworth, in this sonnet, gives emotional power to London, all is bright and glittering andthe sun’ s light gives a sense of majesty to all the city elements; the atmosphere arouses asense of peace, of quiet and the poet manages to express his amazement and his emotions infront of this natural show.For Wordsworth there is a deep relationship between the natural world and the humanconsciousness and in this poet the link is explained by the connection between differentelements: there are two kinds of objects, natural and man-made; but all are immerse in thenatural life. It’s a moment of the day in which nature is the principal element, no man is atwork, the city is asleep and only the sun dominates London, nature includes all reality, and theurban setting can be considered as natural because man, who made the city, is himselfnatural.The poet feels the importance of nature that is the real protagonist of the sonnet with itselements and with its splendour.Nature comforts man in sorrow, it gives a sense of pleasure and joy, it teaches man to loveand to act in a moral way, with its beauty it makes men joyous and calm, happy for theircondition.The poet tries to convey the idea of happiness with an enthusiastic, emphatic and emotionaltone, the language is simple in fact for Wordsworth the poet, like a common man, has greatersensibility and the ability to penetrate to the heart of things. The power of imaginationenables him to communicate his knowledge, so that he becomes a teacher who shows man howto understand their feelings and the ordinary thing of life like the sun that illuminates thestill city.A different vision of London is give by Blake, who, ten years before Wordsworth, in thepoetry “London” describes it as a city characterized by the disease and suffering broughtabout industrialization; in this poem he describes the Thames and the street of London, butnot with the happiness and the light of Wordsworth; Blake’ s London is a weak and sad city,

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its decadence is visible in every street, the author hears cries and sighs; it’s midnight, and inthe darkness Blake underlines the sense of suffering and the living conditions of the victimsof institutional oppression such as the chimney-sweeper or the soldiers.The poems describe London in a different way, in the first city the light gives a sense ofhappiness and calm, while the second is set at midnight and the darkness is a way to expressthe decadence and the suffering of a city destructed by the industrialisation.The tone of Blake is very different from that enthusiastic of Wordsworth, is prophetical,emotional and grave, indignant. He uses a lot of repetitions and metaphors to underline thecondition of suffering and to create a sense of obsession and anxiety; the rhythm is regularwith four stanzas and regular rhyme scheme (ABBA).Blake’ s production is a reaction against the values and cultural pattern of the industrialism;and focuses his attention on is evil consequence: the injustices caused by a materialisticattitude and the commercial exploitation of human beings, he sympathizes with the victims ofthe industrial society such as children and prostitutes.Tenebre e luce possono essere contrapposte e analizzate anche in chiave metaforica comevita e morte; la luce, ed in particolare quella del sole, è da sempre considerata come simbolo divita, ci rinascita; diversamente da quella notturna che simboleggia morte e degrado.In seguito a periodi e avvenimenti che nella storia sono considerabili “di tenebra”, si ha unanecessaria esigenza di luce che, si può identificare con la ristrutturazione o il riscatto. In questo senso è interpretabile il titolo del libro “La luna è tramontata” di John Steinbeck,che in questo testo vede l’occupazione tedesca come la fine della luce e l’inizio di una oscuritàspirituale in tutta Europa. Il popolo di una piccola e tranquilla cittadina rurale, non abituata ai contatti esterni, vieneinvaso dalle truppe tedesche (fin dall’inizio si sottolinea la cupèzza delle loro uniformi); in unprimo momento, colta di sorpresa, la gente si lascia sottomettere, non rendendosi conto delleintenzioni del nemico, a cui si dà confidenza.In seguito, trovandosi faccia a faccia con l’invasore, con lo sfruttamento, la fame e larepressione, si fa però sentire l’orgoglio e la forza del “piccolo” popolo che, seppur con pochimezzi, inizia la resistenza; la luna è quindi tramontata e finisce il buio portato dall’invasore, lagente è così pronta a combattere contro il nemico con una sempre crescente motivazione.L’autore s’interessa soprattutto della psicologia degli occupati e degli occupanti, tracciandouna netta differenza tra le due parti, mentre il primo riesce a trovare il modo di far appelloalla sua forza interiore, il secondo sembra incapace di dare un proprio giudizio agli ordiniimpartiti, nulla può essere messo in discussione e il solo compito è quello di eseguire ledisposizioni impartite e farle rispettare; il soldato tedesco è descritto non come unsuperuomo, ma come un uomo, che soffre, ha bisogno dell’affetto, della famiglia e delle cosemateriali.Il tutto i libro, la luce ha un ruolo importante, viene ad esempio usata per segnalare agli aereiinglesi il punto della miniera da bombardare, così da distruggere il lavoro tedesco; in ogni casoessa è simbolo della resistenza e della rinascita del popolo.Il libro fu pubblicato nel 1942 e, tradotto in diverse lingue, ebbe una notevole diffusione inparticolare nei paesi che avevano subito l’occupazione, divenne così un vero e proprio mezzo dipropaganda anti-nazista ed a favore dalla democrazia.

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In vari libri riguardanti la resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, è presente la lucecome forza d’animo, come speranza di sopravvivenza. Questo è il caso della luce di cui si parlanel libro “Shiviti” di Ka-Tzetnik, sopravvissuto a due anni d’internamento ad Auschwitz.In questo libro, l’uomo ripercorre con la mente il periodo del campo in seguito ad una terapia abase di Lsd, egli infatti non riusciva ad uscire dal trauma dell’internamento e ad esprimersiusando la prima persona (sui suoi libri appare infatti uno pseudonimo); in seguito alla terapiariesce a liberarsi e a descrivere le atrocità del campo; il libro risulta quindi la testimonianzadella sua presa di coscienza. In Shiviti sono descritte anche le luci del campo, quellaartificiale che infiammava il cielo, una luce soprannaturale dovuta ai forni crematori, triste eorribile. Diversa è al luce che l’autore narra di aver visto negli occhi dei deportati, una “lucenascosta ” che rifletteva l’umanità degli suoi compagni, questa è dunque una luce di speranza,di vita che era ancora negli occhi dei prigionieri ormai privi di ogni forza.La seconda è quindi testimonianza di vita e resistenza, ben diversa dalla prima che è invecetetra e angosciante.