La localizzazione Industriale: i primi modelli lezioni/Brogn… · materie prime rispetto al...
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La localizzazione Industriale:
i primi modelli
Marco Brogna
I precursori
• Il principale tema affrontato dalla geografia industriale consiste nello studiare le leggi (regole) alla base del processo che conduce alla localizzazione delle industrie
• L’esperienza mostra come l’ubicazione dei siti industriali non sia un fatto accidentale, bensì il risultato dell’interazione tra una serie di fattori (morfologici, economici, politici, sociali)
• La localizzazione industriale è quindi il prodotto di un gioco di forze; tanto più complesso quanto più il sistema procede lungo la via dello sviluppo
I precursori
• I primi studi si hanno tra fine ‘800 e inizi ‘900 con il passaggio dai sistemi artigianali e semi artigianali a sistemi di produzione industriale
• Si analizza in particolare la nascita delle industrie pesanti (siderurgia) e tessili, ubicate in aree limitate (Regno Unito, Germania, USA)
• Si analizzano regioni a forte tasso di sviluppo socio - economico, all’interno delle quali nascono i primi agglomerati industriali e urbani
I precursori
• Ci si muove all’interno di un periodo storico in cui l’economia produce forti impatti sul territorio (di carattere morfologico, economico, sociale, ambientale), rimodellandolo.
• Si assiste alla transizione da un sistema economico basato sul primario ad un nuovo sistema fondato sul secondario (il terziario è ancora residuale).
• Si cerca di giungere alla definizione di teorie e modelli, di valore generale, in grado di spiegare il processo di industrializzazione.
I precursori
• In questo periodo, ipotizzando un imprenditore razionale, l’obiettivo strategico dell’impresa è la minimizzazione dei costi.
• In altre parole l’imprenditore si localizzerà in quel punto in cui i costi totali sono minori.
• I Costi Totali si compongono di :
costo di produzione +
costo di localizzazione +
costo di trasporto delle materie prime +
costo di trasporto del prodotto finito
I precursori
• Ci si trova in una fase storica in cui si tende a trascurare i
costi di produzione (fattori produttivi) e i costi di
localizzazione (affitto o acquisto di un edificio industriale).
• Sono poco influenzabili dalle politiche aziendali, poiché si è
comunque schiavi delle materie prime, che sono tanto
necessarie quanto ubicate, e i costi localizzativi (ad esempio
il differenziale per l’affitto di un edificio in un luogo piuttosto
che in un altro) sono uniformi, nel momento in cui il
fenomeno di sviluppo industriale è limitato a pochi territori
I precursori
• In una situazione in cui le materie prime risultano elemento fondamentale nel processo produttivo le imprese tendono a localizzarsi in prossimità dei punti di reperimento delle stesse, in prossimità delle principali vie di comunicazione (porti), in prossimità dei principali mercati.
• In questo periodo oggetto d’analisi è la singola impresa (si opera quindi in un sistema microeconomico) e la localizzazione ottimale viene ricercata mettendo in relazione i costi (in particolare di trasporto) con i prezzi e i ricavi
Il Modello di
Alfred Weber (1909)
Il Modello di Weber
• Il primo economista ad occuparsi della localizzazione industriale è Alfred Weber (tedesco) nel 1909.
• Vuole indagare sulle leggi che governano la distribuzione delle attività industriali sullo spazio geografico
• L’impresa tende a localizzarsi nel punto in cui la somma dei costi di trasporto delle M.P. e dei prodotti finiti è minore.
Il Modello di Weber
• È un problema di minimo, basato su un procedimento deduttivo (si parte da determinate premesse e si giunge a conclusioni logiche), tipicamente marginalista
• Per sviluppare il proprio modello ipotizza un territorio continuo (senza interruzioni, barriere fisiche, politiche…), isomorfo (che ha le stesse caratteristiche morfologiche in tutte le direzioni), isotropo (con stesse caratteristiche, nel caso specifico medesima penetrabilità in tutte le direzione).
Il Modello di Weber
• Obiettivo è minimizzare i costi:
• i costi di produzione dipendono da fattori aziendali
indipendenti dal territorio, uguali per tutte le aziende operanti
nel settore;
• i costi di localizzazione dipendenti dal luogo in cui
l’impresa si localizza (es. acquisto del terreno)
• i costi di trasporto di M.P. e prodotto finito dipendono dalla
distanza dell’impianto dal punto di estrazione e dal mercato
Il Modello di Weber
Nel caso in cui si ha un solo punto di reperimento delle
M.p. e un solo luogo di mercato l’impresa si localizzerà in
un punto intermedio sulla base delle scorie che si
ottengono dalla lavorazione
Fig. 1 - Ipotesi esemplificata di localizzazione
Il Modello di Weber
• Se l’intera quantità di M.P. viene trasformata in prodotto finito
(lavorazione a pesi netti) sarà indifferente per l’impresa il
punto di localizzazione. È comunque ipotizzabile che si
avvicinerà al mercato, per studiarlo e monitorarlo.
• Se nel corso della lavorazione si verificheranno perdite di
M.P. (lavorazione a pesi lordi) l’impresa tenderà a
localizzarsi verso le materie prime.
Il Modello di Weber
• A questo punto Weber aggiunge un ulteriore riflessione al suo modello introducendo i concetti di isolinee di isocosto e di isodapane; andando per ordine:
• le isolinee, per definizione, congiungono tutti i punti di uno spazio geografico che, a patire da un luogo determinato (ad esempio il punto M1) presentano un identico costo di trasporto. La distanza fra due isolinee di uno stesso sistema, e quindi incentrate su di uno stesso punto, dipende dal costo unitario di trasporto ed é inversamente proporzionale al peso (unitario) del materiale trasportato
Il Modello di Weber
• Avendo ipotizzato una regione caratterizzata da un territorio
continuo, isomorfo e isotropo le isolinee sono
necessariamente rappresentate da cerchi concentrici
equidistanti (il costo di trasporto é costante, ossia
direttamente proporzionale alla distanza), ciascuno dei quali
sta ad indicare un incremento unitario di costo.
• Il costo totale di trasporto è dato dalla somma dei due costi unitari di trasporto moltiplicato i pesi delle singole materie,
ovvero
• [M1*PM1*D(M1 F)] + [C*PC*D (FC)]
Il Modello di Weber
• [M1*PM1*D(M1 F)] + [C*PC*D (FC)] = Costo Tot. Trasp.
• Dove M1*PM1 rappresenta la quantità di materia prima che
dobbiamo trasportare presso l’impianto (P è il peso che la
materia ha nel processo produttivo) e D(M1 F) è la
distanza che intercorre tra M1 ed F, ovvero il cammino che la
materia prima dovrà percorrere per giungere sull’impianto.
Allo stesso modo C*PC è il peso del prodotto finito e
D(FC) è la distanza che questo dovrà percorrere per
giungere sul mercato.
Il Modello di Weber
• Il luogo dei punti aventi medesimo costo di trasporto totale è detto isodapana. Esisterà una isodapana minima (il luogo dei punti aventi il minimo costo trasportazionale) che intuitivamente, con produzioni a pesi netti, coinciderà con il segmento che unisce M1–C.
• Esisteranno quindi infinite isodapane poiché ci possiamo allontanare in modo indefinito dal suddetto segmento.
Il Modello di Weber
• Nella fig. 2 sono riportate le due famiglie di isocosti incentrate su M1 e C, e la famiglia di isodapane (gli ovali) che ne derivano.
• In particolare sono ben visibili l’isodapana 9 e l’isodapana 10 Fig. 2 - Sistemi di isolinee e isodapane con
lavorazioni a pesi netti
Il Modello di Weber
• La fig. 3 rappresenta invece un esempio di produzione a pesi lordi (o perdenti);
• il costo di trasporto delle materie prime é superiore al costo di trasporto del prodotto finito. Sono visibili le isodapane 5, 6 e 7.
Fig. 3 - Produzione a pesi lordi
Il Modello di Weber
• In altri termini si sta trasportando una quantità maggiore di
materie prime rispetto al prodotto finito (come usualmente
accade nella realtà).
• Da un punto di vista grafico, la distanza fra due isolinee
centrate in M1 sarà inferiore alla distanza delle isolinee
rappresentanti un uguale costo di trasporto centrate in C.
• Questo perché a parità di costo unitario di trasporto i prodotti
finiti coprono una distanza maggiore.
Il Modello di Weber
• Tale contesto scaturisce dalla tipologia di lavorazione
industriale e dalle quantità di scorie che non vengono
trasformate in prodotto finito.
• In questa seconda ipotesi il sistema delle isodapane avrà il
baricentro sbilanciato verso il materiale più pesante in
proporzione diretta al peso di questo.
• L’isodapana non è più un ovale regolare, ma avrà una forma
schiacciata verso il materiale più pesante
Il Modello di Weber
• Il ragionamento non muta nel momento in cui viene inserito un secondo punto di reperimento delle materie (M2)
• Si costruiscono le tre famiglie di isocosti e si ottengono le nuove isodapane
• Le isodapane, come nel caso precedente, saranno incentrate sulla materia più pesante (fig. 4)
• In questo caso si è in grado di individuare il centro della figura (il baricentro) che rappresenta il punto di ottima localizzazione
Il Modello di Weber
• L’imprenditore che si localizza sul baricentro sta minimizzando i costi di trasporto e quindi sta minimizzando i costi totali.
• L’imprenditore può tuttavia decidere di localizzarsi in un altro luogo con una differente funzione di costo di trasporto totale.
• Confrontando la sua isodapana con l’isodapana critica (il massimo costo di trasporto che può sostenere senza andare in perdita) saprà quanto può allontanarsi dal punto di ottimo, e quindi se la sua scelta localizzativa è percorribile
Il Modello di Weber
fig. 4 Isolinee e Isodapane con più luoghi di reperimento delle Materie Prime
Weber: Critiche al Modello
Weber: Critiche al modello
• È difficile riuscire a considerare isotropo lo spazio geografico
in quanto, oltre ad essere caratterizzato dagli aspetti
morfologici, su di esso insiste la maglia, più o meno
sviluppata, delle comunicazioni terrestri.
• I punti di una regione a parità di distanza misurata in linea
d'aria non saranno quindi ugualmente accessibili (in termini
di tempi di percorrenza e costi di trasporto, in quanto
diversamente disposti rispetto alla rete delle comunicazioni.
Weber: Critiche al modello
• E' evidente come, a parità di distanza misurata in linea
d'aria, le località dislocate lungo un'asse di trasporto
goderanno di situazioni vantaggiose rispetto ai centri situati
meno a ridosso delle strade più importanti.
• Con l'introduzione di questa specificazione territoriale
l'orditura delle isolinee muta sensibilmente, in quanto i costi
di trasporto lungo le principali direttrici sono inferiori rispetto
alle zone non servite da infrastrutture direttamente collegate
con il centro.
Weber: Critiche al modello
• La nuova situazione è descritta nelle figg. 5.a e 5.b. Nella
prima dal centro M1 si dipartono tre vie di comunicazione e,
di conseguenza, il sistema delle isolinee centrato su M1 ha
una struttura stellare, i cui vertici si trovano in
corrispondenza delle infrastrutture.
• Così, i luoghi x1 e x2, pur giacendo sulla stessa isolinea in
una ipotesi di spazio isotropo, di fatto - passando dalla
distanza in linea d'aria alla distanza itineraria - sono gravati
da costi di trasporto notevolmente diversi.
Weber: Critiche al modello
• Il punto x1 risulta infatti compreso fra le isolinee 3 e 4, mentre
x2 é ben oltre l'isolinea 5.
• È evidente da un canto il ruolo giocato dal sistema dei
trasporti nel modificare i campi di forze operanti sullo spazio
economico e dall'altro la convenienza delle imprese ad
ubicarsi nelle immediate prossimità dei principali fasci
infrastrutturali.
Weber: Critiche al modello
• Le opportunità localizzative derivanti dal passaggio da uno
spazio isotropo ad uno spazio anisotropo (ossia il costo di
trasporto - nella fattispecie considerata - dipende dalla
direzione) sono più evidenti nella fig. 5.b, nella quale sono
ipotizzati due punti origine delle infrastrutture di trasporto (M1
e M2).
• Nella figura si constata come il sistema di isodapane risulti
modificato rispetto alle figg. 2 e 3, e come i valori di costo
totale più elevato si abbiano nelle zone più lontane dai
percorsi seguiti dalle vie di comunicazioni.
Weber: Critiche al modello
Fig. 5 - Incidenza delle vie di comunicazione sul sistema di isodapane
A B
Weber: Critiche al modello
• Il ragionamento potrebbe essere ulteriormente approfondito,
in quanto non tutti gli assi di trasporti consentono una
identica percorribilità.
• Ad esempio, lungo i fasci autostradali le velocità medie sono
più elevate rispetto ad altri tipi di strade, ma è anche vero
che l'eventuale pedaggio si traduce in un aumento di costi e
quindi le isolinee risultano più distanziate;
Weber: Critiche al modello
• Le strade pianeggianti - a parità di distanza - sono
percorribili a velocità maggiori delle strade tortuose o di
montagna.
• In tutti questi casi si modifica la geometria delle isolinee e di
conseguenza il sistema di isodapane, ma certamente non
viene meno la validità del principio weberiano della
minimizzazione dei costi.
• Il modello di Weber, per quanto criticabile (e criticato), pone
la dovuta attenzione sul costo di trasporto quale elemento
base per le scelte localizzative imprenditoriali