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“ LA LEGGENDA DI HIRAM “
Restituita alle sue origini ed al vero senso della scienza Massonica
di Ottaviano (Duca di Sermoneta) È noto che gli Egiziani nell’epoca Menfitico-tebana furono assai religiosi per tendenze naturali e
per continua e ben diretta educazione. Essi simboleggiarono i tre mondi, riferendo quello materiale
alla terra, quello animico agli animali, quello spirituale ai volatili; nel territorio loro
simboleggiarono il corpo umano e nel Nilo la circolazione del sangue; negli animali (secondo le
loro caratteristiche) simboleggiarono le buone e cattive tendenze animiche, negli uccelli i buoni e
cattivi pensieri. Inoltre dalla concezione simbolica del microcosmo passarono a quella del
macrocosmo, secondo i dettami della «Tavola di Smeraldo»: che “ciò che è in basso è analogico a
ciò che è in alto e viceversa”.
Il linguaggio egiziano si ricollega con le lingue semitiche non soltanto perché un gran numero di
radici etimologiche egiziane appartengono al tipo ebreo caldaico, ma anche perché la costituzione
grammaticale egiziana si presta a numerosissimi confronti di somiglianza con le suddette lingue.
Così si spiega la ragione che al giorno d’oggi la lingua ebraica, a preferenza di qualunque altra,
fornisce agli oculati ricercatori moltissimi elementi di scienza massonica.
Il nome d’Egitto era scritto in geroglifici atlantici Ha-Ka-Phtat che significano «la Casa di Dio». I
Greci tradussero Ha-Ka in Egbica = prone) e Phtat in -
Ka-Phtat fecero «Egbiptos» e così per analogia intesero che il Dio ignoto e terribile Phtat domina
con la paura il gregge umano, come il caprone ptos domina il gregge delle pecore.
Gli ebrei tradussero «la Casa di Dio» in Mitzraim; nello jerogramma la parte centrale o anima è
formata dalle due lettere zadich e resch, che significano il valore dato alla «Virtù Infinita» nel
Deuteronomio XXXII. 18, ossia «Pietra», che è poi quel valore che la religione cristiana attribuisce
al famoso «Tu es Petrus et super hanc Petram aedificabo ecclesiam meam» ed il valore che gli
alchimisti danno al «lapis philosophorum».
Gli Ebrei dal jerogramma Mitzraim togliendo lo zadich formano l’altro jerogramma «Miriam». Lo
zadich in geroglifico egiziano è rappresentato da un serpente seduto sulla coda, con la bocca
spalancata verso l’alto; lo zadich, 18ª lettera dell’alfabeto ebraico imita molto bene questo
ideogramma. L’abrazione dello zadich (ideogramma del serpente) dalla parola Mitzraim, che
significa «La casa di Dio», è in analogia con il grande arcano della «Maria» nella fase
dell’Immacolata concezione, avente a base delle palme dei piedi il serpente ed intorno alla testa le
12 stelle.
Dal jerogramma «Miriam» togliendo la «mem» finale (che in tutte le lingue, vive e morte, di questo
mondo è sempre la lettera iniziale di «Madre») gli occidentali ottengono l’altro jerogramma di
«Hiram» leggendo da sinistra a destra la parola ebraica.
Questa sintetica premessa fa conoscere l’origine del jerogramma Hiram, che in parole povere può
rivelare la Forza Legislativa della Natura destinata ad arrestare la Dissoluzione, trasformando
l’Involuzione in Evoluzione e viceversa.
La leggenda di Hiram è pervenuta a noi, attraverso i millenni con molte variazioni. In un
manoscritto dell’ottavo secolo, conservato nella biblioteca Vaticana, i nomi degli assassini di Hiram
sono così specificati: «erano tutti e tre della tribù di Giuda, il più vecchio si chiamava Sebal, il
secondo Oterlut, il terzo Stokin». Se per questi jerogrammi si cercano le etimologie nella lingua
ebraica, come si è fatto per la parola Hiram, si rileva che esse indicano Forze Cosmogoniche ed
Androgoniche, che s’oppongono alla costruzione del Tempio, di cui l’Architetto è Hiram.
Queste forze sono così individuate cosmogonicamente:
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Sebal = principio dell’Energia Spirituale;
Oterlut = principio dell’Energia Mentale;
Stokin = principio dell’Energia Materiale.
Androgonicamente diventano i valori nei tre piani Fisico, Animico e Spirituale dell’uomo, cioè
Istinto, Intendimento e Coscienza.
Nella genesi Mosaica, nel capitolo 4°, abbiamo Abele in corrispondenza di Sebal, Caino in
relazione a Oterlut, Tubalcain in funzione di Stolkin.
Nella storia della Massoneria (del Clavel), è riferito che i tre assassini di Hiram furono Iabelas,
Iubelas e Iubelum. Questi non sono nomi inventati, come può sembrare a prima vista, ma sono
derivati dalla stessa Genesi, capitolo 4°, versetti 20, 21 e 22 dai nominativi di Iabal, Iubal e
Tubalcain.
Nei rituali italiani della Massoneria i tre nomi degli assassini di Hiram sono riferiti con leggere
varianti rispetto a quelli del manoscritto del Vaticano; Oterfut al posto di Oterlut; Terkin al posto di
Stokin; il primo assassino è nominato Moabon invece di Sebal. Questi apparenti cambiamenti di
nomi non è cosa difficile da spiegare, se con pazienza si compulsano i precedenti biblici e i
geroglifici. Come Hiram si ottiene dalla «Miriam» ebraica e da Mitzraim egizio; così Stolkin e
Tubalcain si equivalgono poiché il primo non è che una forma jerografica del secondo, risalendo la
loro formazione alla etimo Kain col prefisso tau, segno della reciprocità. Nello stesso modo come
esiste la parentela fra Iabal, Iubal e Tubalcain, come risulta nel capitolo 4° della genesi Mosaica; ivi
è anche detto che la sorella di Tubalcain è Noema. Ora se si pone attenzione al nome Moabon si
vede che esso non è che una trasposizione delle lettere formanti la parola Naoma, che come Stolkin
ha il medesimo significato del Principio dell’Energia Materiale.
Hiram, nel linguaggio massonico, è l’architetto che dirige la costruzione del Tempio o ne possiede i
segreti costruttivi. Hiram, alla luce della Scienza massonica è la Forza Legislativa della Natura,
destinata ad arrestare la Dissoluzione trasformando l’Involuzione in Evoluzione e viceversa. Per
questo ciclo evolutivo gli stadi d’essere sono tre; la religione cattolica rivela soltanto il primo stato
di essere: la «Maria».
Dante Alighieri ha parlato di tre donne per ascendere nel cielo (dal verbo celare): Beatrice, Maria e
Lucia. Esse trovano perfetta corrispondenza nelle tre deità delle classiche (dal verbo «clao»)
religioni greco – romane: Proserpina, Diana e Lucina.
Dante nell’ascendere al monte luminoso trova le tre bestie: la iena, la lupa e il leone, che gli
contrastano il passo e minacciano di divorarlo. I professori parolai intendono, per le tre bestie, i tre
vizi della lussuria, dell’avarizia e della superbia.
Alla luce della scienza Massonica tali bestie simbolizzano le forze Cosmogoniche ed
Androgoniche, che si oppongono alla forza Legislativa della Natura; la iena è l’istinto dell’uomo-
bestia; la lupa è l’intendimento dell’uomo involuto; il leone è la coscienza dell’uomo superbo ed
ignorante delle eterne leggi della natura.
Come queste tre bestie s’oppongono al cammino verso la luce divinizzatrice, così i tre assassini
Moabon, Oterlut e Stokin uccidono Hiram, l’architetto del Tempio Salomonico.
La leggenda di Hiram insegna che se i massoni convalidano in se stessi un istinto materiale, un
intendimento perverso, una coscienza di superba ignoranza non sono altro che collaboratori e
conniventi cogli assassini del maestro architetto Hiram (ossia di quell’unica forza universale della
Natura capace di tutti i miracoli per l’integrazione dell’uomo Adamo-Eva simbolizzata nella
costruzione del Tempio Salomonico). È dovere pertanto di tutti i Fratelli massoni di vendicare
l’uccisione di Hiram sopprimendo i tre assassini (ossia facendo tacere gli istinti, che assimilano
l’uomo alla bestia; risvegliando un intendimento retto nella più scrupolosa onestà verso se stesso e
verso gli altri; trasformando la coscienza di superba ignoranza e di vana apparenza, in coscienza di
vera essenza e conoscenza dello scopo supremo dell’esistenza umana). Si potrebbe obbiettare che la
Massoneria si occupa di fatti immanenti e non di elucubrazioni trascendentali; non credo che nessun
massone, in buona fede, vorrà perseverare nell’errore di credere che l’una cosa escluda l’altra, vorrà
perseverare ad essere socio degli assassini del Maestro Hiram.
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Amen
ACACIA La simbologia dell’acacia è strettamente legata alla leggenda di Hiram e secondo l’intendimento di
questa discende la conoscenza di quella.
Se ci atteniamo alla lettera abbiamo nient’altro che l’idea materiale, relativa ai sensi, conoscibile da
tutte le turbe; se si vuole ricercare l’idea etica entriamo nel campo professorale, che attinge ai
sentimenti del cuore, l’istruzione dei meno preparati; se subentra il raziocinio abbiamo l’idea
filosofica, oltre la quale si ritiene dai più che non si possa andare più lontani e più profondi; ma la «
Tradizione Massonica » rivela altre idee che provengono dai sensi, dal cuore e dalla mente, idee che
possiamo chiamare geroglifiche, che s’identificano con gli « Arcani ». Nell’intendimento dei
simboli si verifica il fenomeno della saturazione; come in un liquido, nonostante il riscaldamento e
l’agitazione, non si discioglie se non una determinata quantità di un sale, depositandosi nel fondo la
parte di esso non disciolta; così avviene nella mente umana, dove è profondamente varia
l’assimilazione delle idee concrete ed astratte.
Se la mente umana, con diutùrna costante volontà, vuole vincere questa impossibilità fisica avviene
quello che è raccontato nella favola di Tiresia (il cieco indovino), che rivelata nella sua essenza
significa che l’essere umano, se vuole Vivere nel mondo, deve non sapere la Vita, che è il Fuoco –
Luce da cui è nato. Dante ce lo ripete nella mirabile terzina:
« State contente, umane gente, al quia
« che se saputo aveste saper tutto
« Mestier non era partorir Maria ».
Il Maestro e l’autore di Dante non é però di questo parere poiché dice:
« Felix qui potuit rerum cognoscere causas
« Atque metus omnes et inesorabile fatum
« Subiecit pedibus, strepitumque Aeberontis avari »!
(Virgilio Georgiche II libr. 490 – 492)
Si deve pertanto avere fede che effettivamente sia felice quel Massone che riesce a sfondare le porte
e a giungere nei più profondi penetrali del Tempio Salomonico. Quel Massone felice avrà
l’intelligenza dell’Arcano, purificandosi di tutte quelle sovrastrutture, che l’ignoranza umana, da
quando è nato, gli ha appiccicato addosso con l’educazione familiare e scolastica, con la religione,
con la cultura scientifica, con le leggi sociali e con le ipocrite quotidiane usanze.
La leggenda di Hiram, restituita alle sue origini ed al vero senso della scienza massonica, fa
conoscere al massone, nell’universale e nel particolare, la « Legge » che è adombrata ugualmente
nei jerogrammi di Ermes, Ieve, Inri.
Che cosa può significare il ramoscello d’Acacia sulla tomba della Forza Legislativa della Natura,
destinata ad arrestare la Dissoluzione, trasformando l’Involuzione in Evoluzione, e viceversa per
formare il miracolo di una cosa sola?
Se quest’unica forza universale della Natura, capace di tutti i miracoli per l’integrazione dell’uomo,
è stata ridotta al nichilo dell’Istinto bestiale, dall’Intendimento perverso, dalla Coscienza involuta
(Moabon, Oterfut, Eterkin), che cosa si deve fare perché questa scintilla di Luce Ammonia torni a
brillare ed a ridare tutti i suoi poteri al fratello massone operante?
Si deve avere il ramoscello d’Acacia sulla tomba di Hiram.
La tomba di Hiram è il nostro sarcòma.
Non per niente il Cristo storico censurando le turbe gridava:
« Guai a voi scribi e farisei ipocriti! perciocché voi
siete simili a sepolcri imbiancati, i quali di fuori
appaiono belli, ma dentro son pieni d’ossa di
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morti e di ogni bruttura » (Matteo 23 -27).
Le diverse religioni dei vari popoli del mondo sono tutte soggettive, mentre la scienza universale
massonica è oggettiva e perciò ha predicato, predica e predicherà ai neofiti: gnoti sauton, nasce te
ipsum, conosci te stesso.
Se la tomba di Hiram è il nostro sarcòma, che significa che su di esso germogli l’Acacia?
L’a–cacia è l’in-nocenza che l’animale uomo deve riconquistare.
Il falso massone deve ritrovare la tradizionale Acacia nella Massoneria se vuol essere Vero
Massone; come l’animale uomo deve tornare ad essere in-nocente (non facente male) come un
bambino, se vuol tentare la reintegrazione. L’innocente cioè il bambino è anche in-fante, il ché
significa che il reintegrabile, nello stato di reintegrazione, non deve parlare, se vuole che le sue
fatiche d’Ercole realizzino le meraviglie promesse.
Platone insegnava che l’epifania (visione dall’alto) l’uomo non può averla attraverso la teleiotes
(illuminazione) se prima non si sottopone ad una paraseberè (preparazione dei sensi ed una
istruzione dell’istinto) seguita da una catarsis (purificazione del cuore e volontà animica).
Questa esposizione filosofica conferma quella fatta precedentemente e si ricollega a quella del
Cristo storico che con parabole insegnava alle turbe la Via (che si trova istruendosi), la Verità (che
si conquista purificandosi e tornando bambino), la Vita (che si crea eterna faticando la Grande
Opera Massonica).
Amen
PSICOLOGIA DELLE IDEE JEROGRAMMICHAE Massoneria e Religione sono due antichissimi alberi aventi un’unica radice, perennemente frondosi,
e producenti molti frutti acerbi e maturi. Le Eve, che hanno sostituite le Lilith, e gli Adami che a
mezzo secolo ventesimo dell’età volgare vivono all’ombra di tali maestosi alberi, sono ormai tanto
evoluti e coscienti che non abboccano più agli incantaménti del càllido serpente. Questi, però,
racconta ancora come l’Adamo solo e completamente muto gesticolasse ed incidesse segni
(grammi) sulla levigata pietra per fermare le « Idee » e come in seguito a questi segni facesse
corrispondere suoni articolati, che riproducessero nella sua mente sensazioni e percezioni dei segni
prima grafiti.
Queste leggi delle funzioni del cervello umano, nonostante i millenni trascorsi, sono assai poco note
agli Adami ed alle Eve modernamente evoluti. Se si deve credere a quello che ora si insegna, la
funzione del pensare risiede nella corteccia grigia del cervello, tessuto formato di cellule nervose fra
loro connesse da altre fibre di nervi. Per dirla alla moderna maniera « materialista » la corteccia
grigia del cervello segrega le « Idee » nello stesso modo come i reni emettono l’orina, come il
fegato la bile, come i testicoli il seme. Nella corteccia grigia fanno capo i nervi della superficie del
corpo e degli organi interni. Se uno di tali nervi è eccitato da qualche sensazione, esso conduce
l’eccitamento fino alla cellula nervosa nella corteccia del cervello, dove va a terminare; per questo,
la cellula in parola, subisce cambiamenti chimici, i quali stanno in relazione diretta con l’intensità
dell’eccitazione. La cellula nervosa toccata trasmette l’eccitazione avuta alle cellule vicine, con lo
stesso processo di un sasso che cada in un laghetto d’acqua tranquilla. Nelle cellule nervose eccitate
affluisce il sangue, il quale viene con un processo iperchimico (ancora completamente sconosciuto)
trasformato in energia di « Idee », di « Movimenti » e di « Forza ». Abbiamo quella trasformazione
della materia in energia, che tanto chiasso con la bomba atomica ha fatto nei bei tempi che corrono.
La cellula nervosa, ha un’altra qualità fondamentale: è in grado di rammentarsi delle proprie
eccitazioni, di modo che se viene colta da un nuovo eccitamento, questo ridesta in essa la « Idea »
da cui fu prima affetta e tale immagine mnemonica rinforza il nuovo eccitamento.
Ogni eccitamento quindi richiama alla mente (per il fenomeno caratterizzato del sasso che cade
nell’acqua) una grande « associazione di idee », non solo di quelle che si riferiscono alla causa
dell’eccitamento, ma anche di quelle destate per il fatto che cellule che elaborano altre « Idee » si
trovano vicino a quella eccitata. Da ciò deriverebbe un caos di idee nella mente, se non intervenisse
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l’« Attenzione » a servizio della « Volontà », con la sua proprietà particolare di sopprimere la
maggior parte delle immagini mnemoniche, avvertite dalla mente, mediante l’associazione delle
idee, lasciando sussistere soltanto quelle immagini, che si riferiscono all’oggetto, che ha prodotto
l’eccitazione. Tale soppressione di immagini è fatta dalla « Volontà »allargando e stringendo i vasi
sanguigni che alimentano le cellule, in modo che quelle che non ricevono sangue a sufficienza
devono sospendere il lavoro di trasformazione della materia in energia; ne consegue che quanto più
forte è la « Volontà » tanto più perfettamente si percepisce una « Idea » tanto meglio si esegue un «
Movimento » e si esplica una « Forza ».
Un cervello costituito « normalmente » è necessario e indispensabile perché espliciti una volontà e
quindi una forza d’attenzione, che solo può dare « Idee » chiare. L’uomo, il cui cervello o sistema
nervoso ha difetti organici ereditati o irregolarità funzionali; e l’isterico, che ha un organismo
esausto di forze, non hanno volontà, oppure se l’hanno non è forte abbastanza; quindi non hanno la
capacità di essere attenti, e senza l’« attenzione » le loro «idee» non sono chiare, ma nebulose e
frammiste, indistintamente, a molte altre. Se le idee così si destano nella mente per illimitata
associazione, e se la volontà non interviene per rinvigorirne alcune e per sopprimerne altre, un
miscuglio d’idee vicendevolmente estranee, che si escludono fra loro, si formano in pensieri, che
necessariamente risultano privi di senso e non esprimono relazioni effettive di pensieri reali, ma
hanno il presentimento delle più strane ed impossibili relazioni delle cose fra loro.
L’uomo in questo stato patologico può sembrare a tutte le menti deboli, un uomo perspicace, perché
sfrutta nel modo più perfetto le associazioni delle idee e sa dare la maggiore intensità e piacevolezza
a tutte le sue immagini destate nella mente. In questo modo un professore di storia naturale, che
perde la capacità dell’attenzione, diventa un così detto « filosofo naturalista »; un ingegnere si
arrovella la mente con ogni sorta di invenzioni impossibili; un medico diventa un omeopàtico
taumatùrgo; un astronomo fa l’astrologo; un chimico ricerca il lapis philosopharum; un matematico
pensa a risolvere la quadratura del cerchio. Nei più profondi gradi patologici l’«attenzione» (è
parziale, superficiale o debole) manca completamente ed allora si ha l’idiota, mentre quando
l’attenzione è superficiale o debole, si ha l’imbecille. La paralisi è paragonabile all’idiotismo del
cervello come le contrazioni involontarie alle idee incoercibili e alle idee fisse; così per un centro
cerebrale l’estasi é come un crampo per un muscolo.
Se si deve credere a quello che ora si insegna, e che assai succintamente sopra si è esposto, ne
consegue che tutto il mondo simbolico massonico e religioso è inquadrabile, in maniera
inequivocabile, fra l’imbecillità e l’idiozia. Per esempio, un cubo di pietra calcarea, mentre per un
uomo normale non può essere percepito che come tale e nient’altro, per un massone o un sacerdote
può diventare la rappresentazione dell’Universo. Tutto questo è il risultato della deficienza di
attenzione e di volontà, per cui questi uomini percepiscono le cose reali come in mezzo ad una
densa nebbia, così che per essi un uomo in lontananza assume l’aspetto di uno spettro o di un albero
o di una colonna miliare e ne parlano come di una cosa certa e indiscutibile. Per un matematico, «
uno » è un simbolo numerico, nient’altro che un numero astratto se è solo, o concreto se è collegato
con altre idee; per un massone « uno », invece, contiene in se tutto, moto, forma, forza, intelligenza,
bene, amore e morte. Possiamo quindi dire che per questa speciale categoria di uomini, la realtà
diventa un’immaginazione e l’immaginazione una vera Realtà. Così pensando e ragionando la
pubblica opinione, che è l’attuale grande forza umana, fa bene ad affermare le sue teorie, perché è
convinta di difendere la società da una categoria di persone, che potrebbero a poco a poco infettare
con una specie di epidemia psichica l’umanità: fa bene ed ha ragione di fare così perché non può
vedere il problema che soltanto dal suo unico punto di vista, perché non sospetta nemmeno che può
esisterne un altro eminentemente scientifico al di fuori di ogni « Fede » cieca dei massoni e dei
religiosi.
L’opinione pubblica e la scienza ufficiale si sono occupate e preoccupate della fisiologia e della
psicologia delle « idee » passando dal noto all’ignoto, come per tutto ciò che è speculazione e
investigazione diretta, ma le parole psiche, psichismo, psichico nel linguaggio moderno della
pubblica opinione non hanno il valore, che etimologicamente esse debbono avere.
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La greca (dice il callido serpente) è un jerogramma residuo di geroglifico atlantico, che indica il
volo, il volare; che indica il corpo volante per eccellenza, che si racchiude nel corpo materiale, di
cui il cervello, il cervelletto, il midollo allungato, non sono che organi funzionali.
Da qui sgorga la controversia se il pensiero sia un risultato delle funzioni cerebrali, come l’orina dai
reni, oppure il pensiero sia una manifestazione di un corpo iperfisico per mezzo di organi più o
meno perfetti, più o meno adatti alle manifestazioni, più o meno potenti della potenzialità di una
intelligenza. Di qui la lotta tra errori ed errori, tra teorie false ed opinioni falsissime, discussioni
vuote e inutili, più fatte per alimentare lo spirito dell’orgoglio umano, che per determinare la verità
dell’errore. L’inferno, i cui tormenti si descrivono nelle stupide descrizioni mistiche, è questo in cui
si vive senza luce di verità, quando la pubblica opinione prevarica rispetto alla ragione essenziale
della natura. Tutto il poema di Dante è basato sulla forma neoplatonica italiana della rivelazione
della «Unica Legge» armonizzante i contrari.
Il Goethe più spiccatamente ripropone questo dualismo del serpente parlante all’orecchio dell’avida
natura umana e ragione umana stessa. Appena la mente si isola dalla pestifera opinione pubblica, o
meglio, appena l’uomo immagina che oltre la scienza dell’uomo vi sia una possibilità del miracolo,
cioè di fatti che la scienza e l’opinione pubblica non possono spiegare, sente ed invoca la sua
coscienza terrena e trova il suo iniziatore nel «Mefisto», che è il sopra-natura o l’extra se dell’uomo,
che ancora umanamente ragiona per portare il suo contributo alla conquista di una scienza integrale.
Il fabbro per conoscere il ferro lo lavora per lunghi anni e la pratica lo rende signore del grave
metallo; così il falegname, del legno; così ogni artefice della materia del suo lavoro. Della Psiche
può parlare con certezza solamente colui che ha la signoria assoluta della Psiche. Se il falegname
vuol parlare o conoscere di ferro va dal fabbro, e viceversa. Coloro che arrivano a signoreggiare la
propria Psiche, come il fabbro conosce il ferro, non si contentano di ragioni intuitive, ma hanno a
loro disposizione mezzi fisici di prova strettamente scientifici, da dimostrare matematicamente che
gli organi corporei sono non generatori, ma strumenti di manifestazioni della Psiche. Il solo
annunzio di questa Verità della Scienza Integrale è sbalorditivo per la scienza ufficiale, e pure
questa nella Freniatrìa (che non è una scienza, ma una pratica medicale empirica) avrebbe un mezzo
inoppugnabile di prova nelle follie, dove ordinariamente tra il contenente (o corpo materiale) e il
nuovo contenuto (Psiche), c’è incompatibilità, se come scienza non fosse bambina poppante e se
avesse gli organi prensili per stabilire una indiscutibilità scientifica.
Da quanto sopra esposto discende la naturale predisposizione della opinione pubblica, anche nelle
alti classi sociali, specialmente nel momento contingente, di non tenere nessun conto dei simboli e
dei riti religiosi o massonici, se non come fede cieca di menti deboli e facilmente suggestionabili.
Da quanto sopra esposto discende la naturale predisposizione dei « docenti » la scienza ufficiale di
ritenere soggetti patologici Enrico sen, Federico Nietzsche, Dante Gabriele Rossetti, Swimsburne,
Baudelaire, William Morris, Stefano Mallarmè, Giovanni Moréas, Catullo Mendes, Oscar Wilde,
Maurizio Barrès, e la lista potrebbe seguitare per pagine intere se si volessero analizzare tutti i libri
che psichiatri, psicanalisti e alienìsti hanno scritto in proposito.
L’infante incomincia a fermare la sua attenzione sulle proprie impressioni sensoriali, a formare sulle
sue percezioni idee certe, nonché a fare movimenti volontari determinati da un certo scopo, ma la
coscienza del proprio Io comincia soltanto col destarsi della Volontà e solo allora riconosce di
essere un individuo. Le sue funzioni organiche interne lo tengono occupato assai più che i fatti, che
succedono nel mondo esteriore di cui ha conoscenza mediante i nervi sensoriali, e lo stato suo
proprio occupa pressochè del tutto la sua mente; sviluppandosi in seguito il suo cervello
l’adolescente arriva a quel grado di maturità, in cui giunge a farsi una idea esatta delle relazioni fra
esso e gli altri uomini, fra esso e la natura.
Come la formazione di un Io di un individuo è la maggiore opera della materia attiva, così
l’assunzione del non Io in se stesso è un altro grado di sviluppo superiore dell’IO.
L’importanza dello sviluppo umano non è però nel corpo fisico che solamente nelle missioni
fisiche, quindi le incarnazioni a soli fini fisici sono animalizzazioni e non umanazioni, poiché
l’uomo differisce dagli animali (col permesso del self made mann Darwin) in questo che il primo
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contiene uno spirito misto di intenzionalità o aspirazioni iperfisiche e di tendenze fisiche, mentre
gli animali non hanno che solo missioni e tendenze fisiche. Quindi l’uomo contiene la possibile
evoluzione dell’ «efflatus» primitivo nei quattro stati elementari di essere indicati dalla Sfinge
con quattro simboli, mentre gli animali hanno l’ «efflatus» solo nell’adattamento fisico. Lo spirito nel suo significato di intellettività iperfisica è assente nelle bestie; invece nel suo
significato assoluto di «efflatus» è in tutta la creazione. Il frondoso albero della Religione porta
frutti per alimentare e portare gli uomini allo stato di santità (Kadosch); quello della massoneria
invece porta frutti per alimentare e portare gli uomini oltre questo secondo stato di essere di uomo
moventesi o movimentato; può raggiungere cioè il terzo stato di essere come «Ibis» ed infine il
quarto ed ultimo stato di essere dell’ «Uomo Raggiante».
Esiste un punto di plesso dove avviene la fine teorica e filosofica di tutto quanto concerne
Massoneria e Religione e comincia la pratica di un’Arte, che se esercitata bene non ha limiti a
successi di effettivi poteri umani. Le idee jerogrammiche sono uniche determinante nell’uomo il suo
allontanamento dalla pestifera opinione pubblica e il suo inoltro in una Via di purificazione alla
conquista di una Verità fisica, che sola può concedere la Vita eterna.
Le idee jerogrammiche non sono secrezioni del cervello come l’orina dei reni, la bile del fegato, ma
sono il sibilo del callido serpente; le idee jerogrammiche non sono un risultato della eccitazione
delle cellule nervose della corteccia grigia del cervello per sensazioni più o meno intense della
supeficie del corpo o degli organi interni, ma sono manifestazioni del sopranatura, che è in noi, è
per noi, ma non è noi; le cellule nervose della corteccia grigia del cervello sono quindi strumenti più
o meno perfetti per la manifestazione della Psiche, ma non possono essere generatori di idee
jerogrammiche, se la Psiche dorme o è assente.
La « Psicologia delle idee jerogrammiche » quando si farà strada nella pubblica opinione per mezzo
di uomini, che avranno il potere e la missione di questo poter fare, porterà l’umanità in uno stato di
essere, in cui l’attuale bomba atomica sarà ricordata come un gioco da bambini.
« Pro pace populi massonici »
Amen.
PSICOFISIOLOGIA MASSONICA
I fenomeni naturali denunciano all'uomo, costantemente, le eterne Leggi Universali e pertanto il
Fratello massone non ha che da scegliere la miglior via di quella indicata dal gran libro della natura,
se in mezzo al travaglio della vita si decide di incamminarsi alla conquista della verità, cominciando
secondo la indicazione delfica a conoscere se stesso.
Un fenomeno naturale, che passa generalmente quasi inosservato, è quello in cui si trova l'uomo nel
decorso di ogni giornata nei due stati di (essere) sveglio o di addormentato.
Ogni sera ci corichiamo per riposare e per ristorare le forze, come diciamo comunemente, senza
renderci veramente ragione di ciò che avviene in noi, essendo anche la scienza ufficiale assai corta
di argomenti in proposito. Il fatto si è che dopo un periodo di sonno, in media di otto ore, noi ci
svegliamo non avendo nessuna coscienza di quello che il corpo ha fatto durante quel periodo di
tempo, a meno dei sogni che qualche volta ricordiamo. Il corpo, però, in quel periodo di tempo ha
vissuto una vita, che la scienza ufficiale chiama vegetativa che evidentemente si svolge senza
l'intervento della nostra intelligenza, della nostra sensazione; quindi dentro di noi possiamo
considerare due sistemi nervosi, cioè il cosciente e l'incosciente; il primo è costituito dagli organi
che cessano di funzionare durante il sonno, il secondo ( che la scienza ufficiale chiama sistema
nervoso della vita vegetativa) è formato dal gran simpatico e da tutti i nervi sparsi dovunque,
intorno alle arterie, alle vene, alle diverse e svariate glandole ed al periosteo osseo; questo secondo
sistema nervoso, durante una vita umana, smette di lavorare soltanto una volta quando si muore; se
si vuole determinare da quali organi è costituito, basta osservare quali organi funzionano durante il
sonno; fisiologico o patologico, cioè durante lo stato di essere incosciente.
Questi due sistemi sono completamente indipendenti l'uno dall'altro ed assai differenti dagli altri
sistemi organici, perché essi sono percorsi da un'energia speciale che viene chiamata "forza
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nervosa", che similmente come per l'elettricità, la scienza ufficiale non conosce ancora in che modo
il suo fluido si trasmetta attraverso il conduttore, poiché dell'Essenza di questa forza nervosa, come
della Elettricità, fra le tante ipotesi fatte, non si conosce ancora la verità.
Questa forza nervosa si produce, però, in qualche parte del corpo, mediante la trasformazione del
sangue in energia, con un processo anch'esso completamente ignorato; da questo centro di
produzione la forza nervosa è inviata ad alimentare i due sistemi, che presiedono alla veglia ed al
sonno, per mezzo di ramificazioni nervose.
I trattati della Fisiologia classica, indicano con numerose esperienze e con molti casi patologici,
come il cervelletto sia un organo motore nervoso, ma non precisano se il cervelletto sia il solo e
proprio centro di produzione della forza nervosa; questo però non ha molta importanza per quello
che veniamo esponendo.
Questo centro di produzione di forza nervosa, che possiamo chiamare (C) , è collegato in modo
inoppugnabile col cervello (A) e con il gran simpatico (B), che sono gli organi direttivi dei due
sistemi nervosi; quindi questo centro (C) può inviare la forza nervosa sia all'uno che all'altro
sistema, in maniera continua o alternata; cioè C può alimentare di forza nervosa
contemporaneamente A e B; oppure durante il tempo che C alimenta A non alimenta B; oppure
quando C alimenta B non alimenta A; ma se si tiene presente l'alternativa dei due stati di veglia e di
sonno, si deve convenire che il funzionamento delle eccitazioni ed alimentazioni nervose dei due
sistemi A e B deve essere alternativa e non contemporanea.
Durante lo stato di essere della vita cosciente il centro (C) invia la forza nervosa al cervello (A), che
sotto l'influenza di questo afflusso agisce e si ha lo stato di veglia; dopo un tempo più o meno lungo
interviene la stanchezza delle cellule nervose usate, che determina la sensazione di sonno ed allora
la corrente di forza nervosa cambia di direzione, rivolgendosi verso gli accumulatori del gran
simpatico (B) e l'uomo dorme; in questo periodo di incoscienza il sistema (B) prende possesso
anche del sistema (A), disintossicando le cellule nervose usate dalle tossine accumulate durante le
ore di veglia. Quando questa disintossicazione è completata, le cellule nervose della corteccia grigia
del cervello richiamano l'afflusso della forza nervosa dal centro (C) ed allora avviene il risveglio
dell'uomo addormentato. Mentre il corpo materiale riposa, cioè durante lo stato di incoscienza, il
corpo siderale è in relativa libertà secondo la più o meno perfetta costituzione fisica ed iperfisica
dell'uomo stesso; nello stato cosciente di veglia il corpo siderale è invece inesorabilmente
imprigionato nel corpo materiale. Durante il secolo scorso sono state fatte dalla scienza ufficiale
molte esperienze, per stabilire una teoria fisiologica del sonno naturale e specialmente dei diversi
sonni provocati; nell'impossibilità di richiamare qui quanto in moltissime pubblicazioni nazionali e
specialmente estere è stato illustrato, relativamente ai mezzi atti a provocare il sonno patologico, ed
ai risultati di esso con impressionanti fenomeni, sintetizzo alcuni principi fondamentali per la
chiarezza dell'esposizione, che vengo tentando per ottemperare alla delfica indicazione del
conoscere se stesso.
Lo stato di essere incosciente nelle sue modalità (se non nelle cause, almeno negli effetti) non si
riesce a percepire se non attraverso gli esperimenti di anestetizzazione del corpo materiale, che è
uno stato passivo di esso, atto a mettere in completa libertà il corpo siderale. Questo è la femmina di
quello, perché riceve da quello le sensazioni del mondo materiale ed egli come femmina le fissa, le
nutrisce e le restituisce a quello.
L'anestesia del corpo materiale non è veramente profonda, se non passa per una serie di stati
ascendenti come intensità, che gli ipnotisti chiamano: prima ipnosi o ipnosi superficiale, seconda
ipnosi o ipnosi media, terza ipnosi o ipnosi profonda.
Gli ipnotizzatori procurano il sonno ipnotico con metodo diretto o con metodo indiretto; col primo
metodo facendo pressioni sulla base del midollo allungato o sulle arterie temporali; col secondo
metodo per mezzo di rifrazioni di raggi luminosi partenti da superfici lucide sull'apparato ottico del
paziente.
I magnetizzatori, invece, si servono del così detto fluido magnetico, il quale sarebbe una
materializzazione della volontà, così che essi caricano il corpo del paziente di questo fluido per
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imporgli il sonno dei sensi materiali; anestetizzato così il corpo materiale, il magnetizzatore si mette
in diretta comunicazione col corpo siderale, il quale invece di ricevere le impressioni dal corpo
materiale proprio, li riceve direttamente dal magnetizzatore, le fissa, le nutrisce e quando rientra in
possesso del suo proprio corpo materiale impone ad esso gli ordini e gli obblighi, che il corpo
materiale ciecamente esegue nel pieno convincimento che siano ordini della propria intelligenza e
della propria volontà.
Gli stati di sonno ipnotico e magnetico sono inizialmente patologici, ma diventano poi fisiologici,
come generalmente avviene in natura, che gli stati patologici non sono altro che interruzioni di
funzioni normali, cioè abituali.
Nei tempi passati si aveva orrore di concedere al popolo i diritti politici e a maggiore ragione la
conoscenza dei misteriosi segreti, che possono dare all'uomo poteri quasi divini, ma oggi che il
potere politico è del popolo sovrano ogni problema può essere trattato per arrivare alla conoscenza
della verità assoluta. Esiste però disgraziatamente una impossibilità gravissima in proposito e cioè
che un mondo che altri sensi svelano, non può essere analizzato con criteri ristretti alla materialità
della vita sensoriale. Le varie proprietà del corpo siderale e le fantastiche realizzazioni, che possono
crearsi, sono a conoscenza dei veri Fratelli Kadosh, che conquistano un nuovo organo di senso di là
da quelli animali, di là della vita illusoria, verso un aspetto più sottile della Realtà.
E' questione quindi di uscire con un "mezzo" dalla schiavitù del corpo materiale ed entrare col
corpo siderale in un cosciente contatto con il Mondo della Essenza e di là agire attivamente per
potenti realizzazioni ed effetti fenomenici nella vita materiale.
Questo mezzo, da quanto assai brevemente abbiamo illustrato, è, dai più perspicaci già intravisto
nella possibilità di poter ottenere la contemporaneità e non la alternativa delle alimentazioni della
forza nervosa dal centro (C) ai due sistemi (A) e (B), in modo da poter realizzare lo stato di sonno
da sveglio, o per meglio dire uno stato cosciente di sonno, o meglio ancora un sognare da sveglio.
Il nostro sarcosoma è una creazione nel mondo materiale di una Essenza individuata e cosciente che
è la vera sorgente di ogni potere. Il parallelismo fra gli organi e le funzioni del corpo materiale con
quelli relativi all'Essenza dell'uomo può servire sotto certi aspetti a intuire le cause prime. Si può
quindi risalire dalla funzione di un organo, quale è noto alla scienza ufficiale, all'Essenza dell'uomo
interiore che è prerogativa della scienza integrale massonica.
Il parallelismo tra gli organi e le funzioni del corpo materiale, con quelli del corpo siderale, può
essere utile solo a chi sa leggere, intendendo con questo modo di dire quello che avviene nella
lettura dei libri sacri, nei quali è fondamentale il detto che: "littera occidit, sed spiritus vivificat" ( Il
verbo uccidere, in pratica, è di più facile coniugazione del verbo vivificare). Il corpo siderale ci da il
possesso, mentre il corpo materiale ci da la voluttà del possesso che è un requisito soltanto dei sensi
del corpo animale, che imprigiona costantemente quello siderale, cui è preclusa così ogni possibilità
e potere.
Cupido precede Venere e piace di più di Venere, ma non è Venere, ne può quello che è nei poteri di
questa Dea. Il pesce nella cupidigia ( del corpo materiale, dormendo) dell'esca non si accorge
dell'amo, così l'uomo nella cupidigia del corpo materiale, dormendo, mangiando, accoppiandosi,
non si accorge che uccide se stesso ( non è soltanto vana retorica, questa).
Due cose sono incompatibili nella psicofisiologia massonica: il desiderio e la volontà.
Il desiderio è di ogni animale ed è istintivo.
La volontà è atto spirituale di libertà ed è divino.
Ciò che il Fratello Massone desidera con le forze basse degli umani istinti non sarà mai raggiunto; il
Fratello Massone deve arrivare alla dominazione pura di tutti gli istinti e di tutte le umane influenze
della ragione umana e delle influenze degli ambienti corrotti e deve avviarsi così alla conoscenza di
quel Mezzo per cui da sveglio possa mettersi nello stato cosciente di sonno e sognare da sveglio
idee pregne di molto amore e prive di ogni cupidigia, che portino un contributo di pratiche e
benefiche realizzazioni materiali, animiche e spirituali nelle Comunioni Massoniche dell'Universo
Intero.
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Gli scettici per abitudine diranno che queste sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano,
noi non ci opponiamo a quelli che così pensano; le nostre idee, spoglie da ogni boria, sono semi che
fruttificheranno se cadranno in terra fertile, saranno distrutti se rimarranno improduttivi sul selciato
della strada maestra, abbattuti dalle ingiurie del tempo e degli uomini.
MISTERIOSOFIA MASSONICA (Numen, cui vult, largitur et substrait)
La morte allegorica, seguita da una rinascita a vita nuova, col testamento del Fratello Apprendista,
si conosce nei rituali del primo grado; si conferma con la misteriosa Leggenda di Hiram nel terzo
grado; si generalizza con la grandiosa cerimonia funebre templare del trentesimo grado; così che
non è un fuor di luogo l'affermare che l'idea fondamentale della misteriosofia massonica sia
imperniata sulla combinazione dei due verbi " moriri et oriri" e cioè sul profondo e sottile concetto
di trarre dal seno della morte il principio della vita.
La Misteriosofia massonica non deve essere ritenuta, come profanamente s'intende, una
elucubrazione più o meno filosofica, od una vana meditazione a tipo orientale, o una mistica
illusione evangelica, ma una precisa esperienza fisica ad operazione pratica in base alle eterne ed
universali leggi della Scienza Integrale della universale Massoneria.
I rituali dei vari gradi adombrano soltanto la misteriosofia massonica. Chi ha stilato detti rituali
soprattutto si è preoccupato di ingannare i profani e di prendere in giro i profanatori.
In conseguenza sono rarissimi i Fratelli, che intuiscono e praticano l'unica Legge Creativa e
trasformativa, vera nella potenzialità materiale, più vera della virtualità animica, verissima
nell'essenza spirituale.
Nei più antichi misteri, l'iniziazione è stata sempre concepita come un abbandono della vita vecchia,
come un morire del vecchio uomo, per assurgere a vita nuova e nelle più antiche religioni vi è
sempre un Nume che muore o che è ucciso; così accade a Brama, a Budda, a Zoroastro, a Mitra, ad
Osiride, a Dionisio, ad Adone, a Numa, a Cristo.
La leggenda egizio-ebraica di Hiram è una delle più belle simbologie analogiche. Fra tante
misteriologie quale dobbiamo ritenere misteriosofia? Una Leggenda vale l'altra; una Teogonia vale
l'altra. Credere o pensare non vale molto di più di non credere e di pensare a niente, poiché credere
e pensare non realizzano affatto, se al pensiero non si unisce all'opera e se per mezzo di quest'opera,
ben intuita e praticata, non si riesce a conquistare uno Stato di Essere differente da quello che si
possedeva in partenza; il che significa ugualmente ed evidentemente una palingenesi e quindi si
conferma il "moriri et oriri", ma sotto un altro aspetto più drastico e più realistico, che bene assai
può essere fissato in parole con il detto famosissimo "to be or not to be" di scespiriano
intendimento;
"Moriri et Oriri" differiscono tra loro soltanto per una semplice lettera "M" che in tutte le lingue del
mondo, vive o morte, è la lettera iniziale del nome di madre; sono due verbi che indicano due stati
di essere opposti, di cui il primo per la M è stato passivo, il secondo per l'assenza della M indica
uno stato attivo; analogamente avviene per le due parole West ed Est, che differiscono fra loro
soltanto per la lettera "W" che si può considerare come una "M" rovesciata: parole che indicano le
località opposte dove nella relatività quotidiana scompare ed appare il grande astro che dà vita al
Mondo.
"Moriri et Oriri" hanno un'unica etimologia Caldaica-egizia in "Or" ebraicamente tradotta "Ruach"
ed italianamente "Luce, Vita, Anima"; Questa etimologia sta ad indicare la virtù che genera le
infinite forme materiali, che continuamente nascono, crescono e muoiono nell'universo, grazie al
concorso di due forze ostili, di cui l'eterno conflitto ha la fecondità di un abbraccio d'amore; queste
due forze ostili simbolizzate dalla due colonne del Tempio, che i Caldei e gli Egizi chiamavano OD
e DB; la prima centrifuga , la seconda centripeta; questa potenza maschia impersonante l'Eternità,
quella potenza femmina esprimente la Temporaneità. Nei libri sacri occidentali queste due potenze
sono state chiamate: Jonah e Hereb per significare la potenza espansiva e dispensatrice di vita e la
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potenza agente di Marte; per mezzo di questa la reintegrazione, ossia il ritorno dell'individuo dalla
materia ilica e sottile della Eternità
La potenza generante OR può essere simbolizzata con il segno e le due forze ostili (grazie al cui
concorso ininterrottamente le forme materiali nascono, crescono e muoiono) possono simbolizzarsi
in + (OD) e - (OB) , addizionando si volatilizza il fisso e sottraendo si fissa il volatile. Il principio
o per meglio dire il potere della divisibilità ( : ) e della moltiplicazione ( x ) che agisce sull' OR, gli
ebraizzanti lo chiamano "Nahash", che sta a significare il vertice astrale, che i Cristiani hanno
simboleggiato nel famoso callido serpente che consigliò Eva a corrompere Adamo, cioè il desiderio
agente all'esterno e il desiderio agente all'interno, che producono il movimento (nello stesso modo
come un movimento di un circuito tagliente un campo magnetico produce una corrente elettrica).
Quando Pacinotti inventò il suo storico Anello non conobbe che inconsciamente aveva intuito una
pratica applicazione del Grande Arcano Universale massonico.
La morte ha trascinato nella tomba Pacinotti, ha disfatto il suo sarcosoma, ma non ha potuto né
potrà giammai distruggere la sua idea.
Orazio era ben cosciente di questa "legge di regalità postuma", quando scriveva: "monumentum ex
egire aere parennius ".
La scienza ufficiale non conforta in nulla nella conoscenza dei misteri della Vita e della Morte,
perché queste due potenze cosmogoniche sono insensibili ai mezzi ed agli organi prensili scientifici,
anche i più moderni. La Misteriosofia massonica ci da gli elementi per penetrare "intrus intraque"
nell'Arcano della distruzione della Tirannide neumenica da parte del Comunismo della Materia
Differenziata, sia nella vita Cosmogonica ed Androgonica, sia in quella cellulare e colloidale degli
atomi e in quella neutronica degli atomi stessi. La grandiosità di questi principii Capitali e
Fondamentali non colpisce se non quella mente sulla quale detti principi hanno esercitato la potente
loro influenza nelle Logge durante lunghissimi periodi della massonica vita, con alterni periodi di
fede e di scetticismo, di febbrile attaccamento e di apatica rilasciatezza. La grandiosità di questi
principi non può essere percepita dal Fratello massone che si oppone inconsciamente alla occulta
influenza e a maggior ragione, del Fratello massone che di proposito o per costituzione naturale si
astiene da ogni conoscenza.
Abbiamo delle debolezze innate ed altre che dobbiamo alla educazione familiare, statale e sociale, e
non sarebbe ozioso il domandarsi quali di queste debolezze siano per noi di maggior impedimento
per il nostro ascenso massonico.
Queste debolezze sono dovute per la maggior parte al nostro imperfetto sarcosoma, che però è
sempre un grande preservativo dell'essere umano durante la vita incarnativa contro gli attentati
dell'oceano fluidico astrale, sia durante il giorno per la potenza di Jonah, sia durante la notte per
quella di Horeb.
Ed ecco come gli antichi illuminati, per questi concatenamenti, erano indotti a considerare fratello e
sorella il Sonno e la Morte ed a dare loro ierografie e ierofanie analoghe.
Nel precedente articolo sulla psicofisiologia massonica abbiamo esposto come il corpo siderale
durante il sonno sia in relativa libertà, secondo la più o meno perfetta costituzione fisica ed
iperfisica dell'uomo, mentre durante lo stato di veglia, il corpo siderale sia inesorabilmente
imprigionato dentro il sarcosoma; questo contenente funziona da preservativo, considerato sotto un
certo aspetto come abbiamo sopra esposto, per l'esplicazione dei poteri della vita, poiché il luogo
simpatico della vita è precisamente nel corpo siderale ; quando questo è imprigionato e vincolato
nel sarcosoma, evidentemente poco si può realizzare dalle possibilità e potenzialità della vita.
Questo vincolo o imprigionamento è tanto più grande quanto più l'uomo, inconsciamente, ha paura
che il suo corpo astrale abbia a subire danni (anche mortali) uscendo dal sarcosoma e
avventurandosi nell'oceano tempestoso dell'astrale sublimare. Questa istintiva paura è incosciente
ricordo terrificante del continuo imperversante ciclone astrale, che si impossessa dell'essere umano
appena dopo la morte. Ecco perché durante il sonno è difficile, assai difficile fare sogni che non
rispecchiano le consuete volgarità quotidiane della vita umana.
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Per questa innata terribile paura il corpo siderale durante il sonno, pur uscendo fuori dal sarcosoma
per legge fisica (altrimenti il sonno stesso non sussisterebbe ), non si allontana non soltanto dal
mondo sublimale, ma neanche dalla nostra camera da letto. Il fratello Sonno è, come si vede,
estremamente prudente, mentre la sorella Morte, volente o nolente, è costretta a lasciare il corpo
siderale, liberato dal cadavere, completamente in balia delle potenze cosmogoniche, per
l'inesorabile compimento delle eterne leggi universali. L'anima raccortacciata nel corpo siderale
perirebbe non di paura, ma di effettivi logoramenti causati dalla orribile tempesta astrale nel vortice
di Hecate, se non fosse aiutata da forze simpatiche ed inviluppata da nimbi vendicatori, provenienti
dalla abbandonata terra o da altre località dell'infinito, dove il suo posto è prenotato dalle inesorabili
leggi dell'eterna armonia universale. Le commemorazioni funebri massoniche dei Fratelli passati
all'Oriente Eterno hanno un profondissimo significato di esplicazione pratica di emanazione di
influenze ausiliatrici e liberatrici, analogamente a quanto dai cattolici si vorrebbe ottenere con la
"Messa per i defunti".
L'anima velata nel corpo siderale trova elementi di nutrimento vampirico (per un immediato ed
energico aiuto nella tremenda prova, che deve sopportare trascinata nella bufera astrale " che mai
non resta" dalle sottili evaporazioni del sangue umano, dai suoi derivati, dalle lacrime e soprattutto
dalle emorragie fluidiche, che il copro umano inconsciamente emette (fenomeno che la scienza
ufficiale, ancora ignora nel modo più assoluto) ogni qual volta è sottoposto a profondissime e
violente crisi di dolore, non vi è niente di trascendente in questo; è semplice esplicazione pratica di
leggi fisiche, sebbene poco o niente conosciute, ma che rientrano nel grande principio, ben noto,
della conservazione dell'energia; le forze perdute dell'uomo incarnato nelle violente e profonde crisi
di dolore sono messe a disposizione e avidamente assorbite dall'anima velata nel corpo siderale,
terrificata e lottante per la propria esistenza, nella ciclonica tempesta astrale.
Il culto dei morti che in tutte le religioni ed in tutte le epoche l'uomo ha professato, deriva da questa
sola ed unica ragione scientifica massonica; tutte le altre questioni mistiche, tutte le altre assurdità
fisiche ed iperfisiche, che nei millenni sono state diffuse per accontentare le passioni del popolo
sovrano, non sono che simboli, non sono che favole. L'uomo percepisce per istinto tante idee;
compie tante azioni care al proprio cuore ed alla propria mente nel modo più incosciente; lo fa
perché così gli hanno detto, o perché così gli è passato per la testa, ma se dovesse effettivamente
spiegarle a se stesso rimarrebbe soltanto di princisbecco. Col Goethe possiamo dire l'insufficiente
non arriva che fin qui; l'inenarrabile; l'imperscrutabile.
"Moriri et oriri" "Sonno e Veglia" sono quattro stati di essere di quel bipede non alato, che si
chiama uomo o bestia, a seconda che contenga o meno nella sua entità uno spirito misto di
aspirazioni iperfisiche. L' "Oriri" è in funzione del peccato originale che come un bollo a fuoco
sulle natiche delle pecore (more pecundum) è una stigmate sulla nostra anima, che ci fa passare
tutta la vita incarnativa in una maniera spesse volte non molto differente dai mandrilli; l' "Oriri",
sempre per la stessa ragione, avviene anche da una parte bassa, che viene chiamata "vergogna",
mentre il "Moriri" in contrapposto avviene nell'alto per la sutura cranica. La "Veglia", nel momento
storico attuale è in funzione soltanto del fattore economico; è in funzione della negazione di ogni
ideale della volontà umana, che non sia un saggio di pratica, molto pratica soddisfazione materiale,
è proprio il caso di esclamare "O tempora o mores". La "Veglia" del Fratello massone si dovrebbe
svolgere lontano dal ciclone della vita terrestre, dovrebbe essere redenta dalla schiavitù del
cosiddetto senso comune dell'opinione pubblica, che prende inevitabilmente nelle sue spire ogni
singolo individuo. La "Veglia" del Fratello Massone dovrebbe svolgersi con il proprio organismo
mentale interiore libero ed armonico con l'essere organico che lo avviluppa; percipiente tutto il
mondo fisico ed iperfisico come il nostro orecchio è sensibile alle vibrazioni sonore; attivo quando
intende compiere un'azione, passivo quando ascolta l'armonia delle eterne leggi della natura. La
"Veglia" dovrebbe poter compiere, nel suo ciclico ritorno in una intera vita massonica, una grande
trasformazione organica per mezzo della Grande Opera scaturente dalla misteriosofia massonica;
fuori, però, della possibilità comune a tutti i Fratelli, che vivono la vita precaria delle sensazioni
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semplicemente esteriori e l'influenza ed il contagio dell'ambiente e della suggestione mentale delle
folle puteolenti.
Il "Sonno" dovrebbe col "Sogno" fornire la favola ed il simbolo alla Mente, che nella Veglia,
ricordando e bene interpretando, avrebbe gli elementi, l'inenarrabile; l'imperscrutabile, che nessuno
al mondo può dare per iniziare un'opera che tutto può nei tre mondi.
Il "Sonno", però, per essere così munifico deve avvenire in un ben combinato disposto di Corpo
puro, di cuore più puro e di mente purissima; poiché il cervello umano, come una sensibilissima
lastra fotografica non riproduce se non quelle idee che il corpo siderale riesce a plasmare sotto le
sensazioni interne ed esterne del sarcosoma, quando è nell'interno di esso, e sotto le impressioni
astrali quando è nell'esterno di esso, il che può essere nella stessa camera da letto od anche nelle
vicinanze di Sirio.
"Moriri et Oriri" "Sonno e Veglia" sono ombra e luce, che nell'universo si contendono il primato;
così che analogamente l'Oceano della Luce e della Scienza Massonica non sarebbe sensibile senza
un Oceano di Ombra Massonica.
Un nostro carissimo Fratello Maggiore ci ha lasciato scritto che in una Loggia della Valle
dell'Ofanto, interrogato un saggissimo non isideo su ciò che si dovesse credere o non credere in
fatto di tanti misteri massonici, che si raccontano o che sono scritti, questi avesse data la seguente
risposta:
" Carissimo Fratello, non credere alcuna cosa solo perché sentita o letta su grandi e famosi libri; non
credere nelle tradizioni, che arrivano vecchie e alterate dalla imbecillità umana; non credere a tutto
quello di cui i Fratelli, anche potentissimi, molto sparlano; né credere solo perché ti sta innanzi la
testimonianza di un assai grande sapiente che tutto il mondo onora; non credere ad una cosa perché
delle probabilità ti parlano per essa o perché, per vecchia abitudine, la ritieni vera; non credere
nemmeno sulla sola autorità di tuo padre e del tuo Venerabile;
Carissimo Fratello, prendi per verità quello che la sola tua ricerca, la sola tua esperienza di un'intera
lunga vita bene utilizzata ti dimostra corrispondente alla tua salute materiale, animica e spirituale; al
tuo bene ed al bene degli altri uomini che come te sono "trovatori d'amore", instancabili per il
raggiungimento del fine supremo dell'esistenza umana.
Grembiule d'Apprendista
" La rappresentazione
delle sofferenze
di Lui "
(Erodoto)
Il vedersi cingere col grembiule di pelle bianca alla fine della Cerimonia d'Iniziazione di
Apprendista; l'assistere innumerevoli volte durante una Vita Massonica allo stesso cerimoniale; il
sentire stereotipate spiegazioni dagli Oratori in proposito, è una delle impressioni che più si
scolpiscono nella mente del Fratello massone. Questi, però, quando ci pensa, non rimane soddisfatto
dei chiarimenti che generalmente vengono dati, limitati al solo significato morale del simbolo; se
poi è un appassionato ed infaticabile ricercatore della verità, nelle biblioteche massoniche non trova
molto per soddisfare la sua inesausta sete di conoscenza, così che per necessità virtù è costretto ad
adagiarsi in una poco consolante acquiescenza di insoddisfatta curiosità.
In tale stato di animo è stato, per me, un vero godimento l'ascoltare, in una cerimonia di iniziazione,
un Fratello Oratore che ha fatto un'ampia e profonda disamina del simbolismo del Grembiule di
Apprendista, disamina che cercherò di esporre qui di seguito nel modo migliore, in base agli
elementi, gentilmente fornitimi, ritenendo di fare una cosa gradita agli instancabili ricercatori della
verità.
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Quanto più le meraviglie del passato ci rivelano i loro segreti attraverso scavi di monumenti e di
interpretazioni di antiche scritture, tanto più dobbiamo persuaderci che non esistono idee che non
siano state già patrimonio di uomini dei più remoti tempi, tanto più dobbiamo convincerci che ogni
fatto umano è vecchio come è vecchio il mondo, tanto più dobbiamo riconoscere che quello che a
noi sembra una nascita di una cosa nuova non è altro che una rinascita di una Cosa Vecchia. Anche
questa convinzione non è nuova, perché i nostri predecessori romani l'hanno esposta in modo
sintetico e impareggiabile duemila anni fa col famoso motto "nihil sub sole novi".
In alcune tombe egiziane della 18 dinastia di circa 35 secoli, esistono rappresentazioni grafiche di
uno dei misteri, che più hanno appassionato, in tutte le nazioni, gli eruditi, che solo da pochi
decenni sono venuti a conoscenza di essi e che, pur avendone date molte interpretazioni, non ne
hanno intuita la verità, perché, così essi si giustificano, gli antichi sono stati assai avari di
spiegazioni. Infatti, Erodoto di Alicarnasso, che nell’anno 444 A.c., leggeva alle Panatenaiche i suoi
libri di viaggi, ci ha lasciato scritto in proposito: " A Sais si trova la tomba di colui, che io mi faccio
scrupolo di nominare…… gli Egiziani fanno di notte "la rappresentazione delle sofferenze di Lui"
che essi chiamano Misteri……….. e su questi misteri, che tutti senza eccezione io conosco, la mia
bocca deve mantenere il più assoluto silenzio".
La rappresentazione grafica di questo mistero, sulle pareti di alcune delle migliaia di tombe, che
sono state aperte nella valle del Nilo, ci mostra un uomo (Tichenau = apprendista) accoccolato
(come il feto nell'utero) sopra una slitta, trainata da quattro serventi comandati da un Sacerdote di
Anubi; lo sgozzamento di un caprone fatto da appositi incaricati; lo scorticamento dello stesso
animale; l'ammissione in detta pelle dell'uomo disceso dalla slitta; un fosso scavato con
caratteristico vomere nel terreno, in esso vengono bruciati la pelle e il cuore della vittima ed i
capelli dell'apprendista (Tichenau); dalla fiamma l'immagine dell'apprendista e la pelle della vittima
si elevano verso il cielo. In altre tombe la stessa rappresentazione è fatta in quest'altro modo:
l'apprendista è in una barca funeraria sul Nilo, che attracca a terra, dove su di una slitta viene
deposto il neofita, che viene trainato nel Tempio, dove gli vengono lavati i piedi da un servente e gli
viene, dalla stessa Iside, sovrapposta una pelle, in modo da lasciargli la sola testa fuori, rimanendo
il resto del corpo accoccolato come il feto nell'utero; issato poi sulla slitta è trainato nella tomba,
dove viene situato su di un letto basso nella stessa attitudine tenuta sulla slitta.
La "Leggenda geroglifica" dice "Fare venire alla città della morte il Tichenau accoccolato sotto la
pelle nella terra di trasformazione" (luogo del divenire, di trasformazione in una nuova vita;
trasformazione in ombra, ossia in materia non più soggetta alla morte).
Nelle tombe della 19 dinastia la rappresentazione grafica si modifica ancora, poiché non più il
tichenau che passa per la pelle, ma è un servente che prende il nome di Sem. Il Sem non si
accoccola nella posizione incomoda del feto, ma si distende sulla slitta, come in posizione di sonno,
e nel Tempio il Sem si sveglia avvente sulla testa i simboli dello scarabeo e dell'ape; la leggenda
"geroglifica" commenta:
" La pelle generatrice di essere vivente è fecondata e da essa una vita novella si invola al cielo".
La interpretazione di questo mistero si andò sempre modificando durante i millenni, specialmente
perché alla operazione realistica, di cui probabilmente si perde la chiave, fu sostituito soltanto il rito
simbolico di una sfinge coricata sopra una letto, personificante secondo la "leggenda geroglifica" il
Sole levante, simbolo di resurrezione, oppure fu sostituito il rito chiamato del "Shedshed" che
consiste in una grande cerimonia nella quale si rimette in posizione verticale, da quella orizzontale,
una colonna (Saha ded) portante quattro capitelli sovrapposti, ed infine fu sostituito un semplice
simbolo raffigurante un utero, che ha la sua punta arrotolata a forma di chiocciola; questo simbolo è
poi sovrapposto ad una mensoletta portata da un lungo bastone; al posto dell'utero è anche
adoperato un cinocefalo (canelupo) e la parola della chiocciola, avente avanti a se l'ureus (sacro
serpente) e la punta della chiocciola suddetta, il tutto sopra la mensoletta portata dal lungo bastone.
Questo simbolo, nel corteo della festa del Shedshed, era un accessorio immancabile del dio Anubi e
le leggende geroglifiche annotano: "Si passa con questo ed in questo per andare al cielo".
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Se dal misterioso antichissimo Egitto si passa alla non meno misteriosa, antichissima India, si
ritrova quel rito discendente dai quattro famosissimi libri, Rig-Veda, Giagiur-Veda, Sama-Veda,
Atarva-Veda, una cerimonia chiamata Diksa, che serve alla deificazione dell'uomo, molto simile a
quella Egiziana sopra esposta.
Questa cerimonia si svolge costruendo una capanna nella quale viene immesso il neofita, vestito di
una veste di lini bianco, ricoperto di una pelle di antilope nera, cinto da un cordone di seta rossa.
L'interpretazione che i sacerdoti Bramini davano ai suddetti elementi del sacro rito è la seguente:
Il neofita rappresenta il feto, la bianca veste di lino è l'amnios (il liquido che involve il feto
nell'interno della placenta); la pelle nera di antipole è il corion (la pellicola della placenta dalla parte
interna verso il feto), la cintura è il cordone ombelicale ed infine la capanna è l'utero.
Il commento che i sacerdoti Bramini riservavano ai loro prediletti chiariva che il risultato della
pratica del rito di Diksa era per il neofita il ritrovarsi inconsapevolmente in possesso di due corpi,
uno materiale e mortale ed un altro diafano ed immortale, del quale poteva a sua volontà servirsi per
ottenere cose meravigliose. Il Neofita in questo modo aveva ricreato se stesso in una vita nuova,
seconda vita, dopo quella avuta dal proprio padre e dalla propria madre; quando sarebbe morto
avrebbe vissuto una terza vita.
La classica civiltà greca, che è una propaggine di quella dell'India e dell'Egitto, ci ha conservato in
Miti e Leggende, analoghe cerimonie alla integrazione umana; il Vello d'Oro e la pelle del Leone
Nemeo indossata da Ercole sono due classici adombramenti dell'Operazione, che serve a purificare
la materia sino a tanto che ciò che è occulto diventi manifesto ( fac occultum manifestum). Questi
misteri spogliati della messa in scena delle varie cerimonie rituali e ridotti alle idee madri dei grandi
focolai della scienza integrale su questo nostro pianeta si può dire che dai monumenti e dalle sacre
scritture abbiamo elementi assai scarsi per il carattere estremamente segreto dei riti; ma questi
hanno la manifestazione più appariscente e più importante nella idea "passare per la pelle" per avere
la certezza della immortalità quale risultato della iniziazione.
Le idee madri sono una tradizione unica e comune per l'intera umanità ed è per questo che i misteri
in tutte le religioni, in tutte le scuole iniziatiche, in tutte le forme di filosofia sottile, hanno sempre
un unico denominatore comune; per questo che anche nelle massonerie dell'ombra è rimasto
(lasciato chissà da quale fratello illuminato) il rito del grembiule di capretto di pelle bianca.
L'Apprendista, che per la prima volta, con grande sorpresa e meraviglia, si cinge i fianchi col
grembiule di pelle bianca di capretto, non è in grado di intuire la grandiosità e profondità del rito col
semplice ausilio dei sensi. Ma se il Fratello Apprendista trasferisse risolutamente il centro
generatore della conoscenza dall'esterno all'interno di esso, di modo che le forme del conoscere
derivino dalla sua mente e non dal mondo esteriore; e se ciò che della materia i Fratello Apprendista
potesse sapere avesse la sua origine nella virtualità della sua mente, la quale prescrive leggi alla
natura e non le riceve da questa e tali leggi sono universali e necessarie soltanto per l'esistenza
interiore della mente stessa, se il Fratello Apprendista in poche parole, modellasse le cose sui suoi
concetti e non i concetti sulle cose, potrebbe intravedere quello che altri hanno già percepito e
riferito velatamente. Il grembiule di Apprendista è di pelle di capretto o di agnello: Il primo animale
ci ricorda il Bafonetto dei Templari, il secondo Agni vedico, l'Agnus Dei del cattolicesimo, l'Ignis
degli Gnostici. La pelle è bianca perché il segreto consiste nel bianchire, mettendo da parte tutti i
libri al fine di non confondersi con la loro lettura, che potrebbe generare nell'Apprendista l'idea di
un lavoro massonico inutile. Il bianco indica il nuovo corpo risuscitato, bello, bianco, vittorioso,
incorruttibile, immortale. Il grembiule è di materia del regno animale, di pelle animale e non di lino
vegetale, perché la natura non perfeziona la materia (l'AKASA = l'ACACIA) se non mediante cose
che sono dello stesso regno naturale e pertanto non si può adoperare il legno per perfezionare i
metalli.
La pelle è un contenente di materia animale in continua trasformazione, è una forma di
preservativo, di scafandro per salvaguardare l'essere di materia organica, che in esso compie il suo
ciclo di vita.
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La pelle della placenta è la casa del feto; entro di essa, immerso nel liquido amniotico, il feto in
quaranta settimane compie il suo sviluppo da semplice seme a corpo organizzato con microcosmo.
La mente del feto è come uno specchio nel quale si riflettono tutte le idee, che passano per la mente
della mamma. La mente è una qualità fondamentale della materia viva; anche il più eccelso
organismo non è altro che una colonia di organismi più semplici, vale a dire di cellule viventi che
però sono svariatamente differenziate, onde rendere più facile alla colonia certe funzioni più distinte
di quelle che potrebbe portare la cellula semplice. La consapevolezza complessiva consta nella
coscienza singola delle parti. La mente del feto, uscito alla luce del sole è ancora come uno
specchio nel quale si riflettono non più le idee, che passano per la mente della mamma, essendo
avvenuto il fatale distacco da essa, ma le idee della Gran Madre da cui ogni vivente trae la vita
propria. Molto tempo, però, occorre prima che questo grande avvenimento venga a conoscenza
dell'iniziante il nuovo ciclo di vita sarcosomatica.
Tutto, però, è analogico: come la mente della mamma presiede all'organizzazione del feto, così la
mente della Gran Madre presiede alla organizzazione dell'uomo; poiché l'uomo nel suo corpo
materiale può essere considerato come un feto, per meglio dire una crisalide che lavora alla
trasformazione di se stesso sotto la materna protezione della Mente della Gran Madre.
I nostri antichissimi predecessori riguardavano l'Ego come una sostanza speciale uniforme
completamente differente da quella costituente il corpo materiale (mente compresa) che quindi
poteva essere chiamata il "non Ego".
Si comincia, naturalmente, dall'Ego vegetativo incosciente, e si sale lentamente alla coscienza del
proprio Ego ed infine alla concezione del non Ego. La vita uterina, quella sarcosomatica, quella
pneumatica, sono analoghe nei principi costitutivi, trasformativi e distruttivi; ogni serie delle tre vite
costituisce un ciclo evolutivo; Caldei, Egizi, hanno, migliaia di anni prima di Darwin, conosciuta
l'idea evoluzionistica, cosicché si può affermare che la scienza, la filosofia e l'evoluzionismo sono
saldamente uniti nella storia del pensiero umano fin dalle primissime origini delle umane
conoscenze.
Infatti, conoscere se stessi, come la delfica sentenza, insegna, significa conoscere le proprie origini,
concepire le ragioni di essere del mondo, comprendere l'universo, l'immedesimarsi in Dio.
Eraclito, Anassagora, Lucrezio, Giordano Bruno, Goethe, hanno tramandato dell'anima umana, che
ovunque la lotta per la legge dei contrari sospinge ed innalza e che sempre rinnova dalla morte la
propria vita.
Un laborioso tentativo per penetrare almeno in parte gli enigmi che avvolgono l'evoluzione degli
esseri è fatto, dai moderni studi, sulle cellule artificiali, con tentativi di riprodurre mediante modelli
ed esperienze i fenomeni della divisione cellulare e con speculazioni intorno alle analogia tra i
cristalli liquidi e gli organismi viventi.
I legami fra le scienze biologiche e quelle fisiche potranno dare non poche sorprese alla società
umana, ma si sarà sempre molto lontani da quelle che trentacinque secoli orsono, gli Egizi
ottenevano "passando per la pelle".
Se il "passar per la pelle" può essere un mezzo abbreviato per fare tutta l'esperienza di una vita
umana intera, si comprende l'idea fondamentale evoluzionistica di questa cerimonia, che rinnovata,
può condurre un essere umano in uno stato di essere nel quale , in base all'evoluzionismo naturale,
arriverebbe fra migliaia di anni.
Nei tre mondi (animale, vegetale, minerale) esistono rapidissimi procedimenti evoluzionistici,
selettivi, perfettivi, che l'uomo pratica correntemente. Poiché nell'universo tutto è analogo, dagli
ammassi stellari al neutrone, non c'è niente di straordinario che, con un mezzo che si può adombrare
per il "passaggio per la pelle", l'uomo possa evolversi, selezionarsi, perfezionarsi, nei limiti delle
proprie possibilità, fra un "Oriri" ed un "Moriri".
Questi misteriosi abissi della natura e della vita sono adombrati nella sintetica e modestissima
cerimonia della cintura del grembiule in camera di Apprendista; cerimonia attestante la
rappresentazione delle sofferenze di una intera vita bene utilizzata per la sublimazione della propria
materia (Akasa=Acacia) pesante, in quella più eterea; cerimonia ricollegantesi con la misteriosofia
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della Leggenda di Hiram, in un copro unico di sapienza e di scienza massonica, che trentacinque
secoli or sono, in Egitto, era a conoscenza di una sola persona, cioè del Faraone, Re o Jerofante .
L'idea evoluzionistica ha, come si vede, una assai pratica attuazione, perché quello che un diritto
divino, prima era a conoscenza di una sola persona, ora col popolo sovrano, che ha conquistato il
potere della società umana, è divenuto pubblico dominio.
Naturalmente in questa considerazioni c'è sempre, in fondo, il Minotauro dell'imbroglio ed è bene,
pertanto, riservarsi il proprio giudizio in proposito.