LA LEGGENDA DI HIRAM “ · 2019-03-13 · Tubalcain si equivalgono poiché il primo non è che una...

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1 “ LA LEGGENDA DI HIRAM “ Restituita alle sue origini ed al vero senso della scienza Massonica di Ottaviano (Duca di Sermoneta) È noto che gli Egiziani nell’epoca Menfitico-tebana furono assai religiosi per tendenze naturali e per continua e ben diretta educazione. Essi simboleggiarono i tre mondi, riferendo quello materiale alla terra, quello animico agli animali, quello spirituale ai volatili; nel territorio loro simboleggiarono il corpo umano e nel Nilo la circolazione del sangue; negli animali (secondo le loro caratteristiche) simboleggiarono le buone e cattive tendenze animiche, negli uccelli i buoni e cattivi pensieri. Inoltre dalla concezione simbolica del microcosmo passarono a quella del macrocosmo, secondo i dettami della «Tavola di Smeraldo»: che “ciò che è in basso è analogico a ciò che è in alto e viceversa”. Il linguaggio egiziano si ricollega con le lingue semitiche non soltanto perché un gran numero di radici etimologiche egiziane appartengono al tipo ebreo caldaico, ma anche perché la costituzione grammaticale egiziana si presta a numerosissimi confronti di somiglianza con le suddette lingue. Così si spiega la ragione che al giorno d’oggi la lingua ebraica, a preferenza di qualunque altra, fornisce agli oculati ricercatori moltissimi elementi di scienza massonica. Il nome d’Egitto era scritto in geroglifici atlantici Ha-Ka-Phtat che significano «la Casa di Dio». I Greci tradussero Ha-Ka in Egbica = prone) e Phtat in - Ka-Phtat fecero «Egbiptos» e così per analogia intesero che il Dio ignoto e terribile Phtat domina con la paura il gregge umano, come il caprone ptos domina il gregge delle pecore. Gli ebrei tradussero «la Casa di Dio» in Mitzraim; nello jerogramma la parte centrale o anima è formata dalle due lettere zadich e resch, che significano il valore dato alla «Virtù Infinita» nel Deuteronomio XXXII. 18, ossia «Pietra», che è poi quel valore che la religione cristiana attribuisce al famoso «Tu es Petrus et super hanc Petram aedificabo ecclesiam meam» ed il valore che gli alchimisti danno al «lapis philosophorum». Gli Ebrei dal jerogramma Mitzraim togliendo lo zadich formano l’altro jerogramma «Miriam». Lo zadich in geroglifico egiziano è rappresentato da un serpente seduto sulla coda, con la bocca spalancata verso l’alto; lo zadich, 18ª lettera dell’alfabeto ebraico imita molto bene questo ideogramma. L’abrazione dello zadich (ideogramma del serpente) dalla parola Mitzraim, che significa «La casa di Dio», è in analogia con il grande arcano della «Maria» nella fase dell’Immacolata concezione, avente a base delle palme dei piedi il serpente ed intorno alla testa le 12 stelle. Dal jerogramma «Miriam» togliendo la «mem» finale (che in tutte le lingue, vive e morte, di questo mondo è sempre la lettera iniziale di «Madre») gli occidentali ottengono l’altro jerogramma di «Hiram» leggendo da sinistra a destra la parola ebraica. Questa sintetica premessa fa conoscere l’origine del jerogramma Hiram, che in parole povere può rivelare la Forza Legislativa della Natura destinata ad arrestare la Dissoluzione, trasformando l’Involuzione in Evoluzione e viceversa. La leggenda di Hiram è pervenuta a noi, attraverso i millenni con molte variazioni. In un manoscritto dell’ottavo secolo, conservato nella biblioteca Vaticana, i nomi degli assassini di Hiram sono così specificati: «erano tutti e tre della tribù di Giuda, il più vecchio si chiamava Sebal, il secondo Oterlut, il terzo Stokin». Se per questi jerogrammi si cercano le etimologie nella lingua ebraica, come si è fatto per la parola Hiram, si rileva che esse indicano Forze Cosmogoniche ed Androgoniche, che s’oppongono alla costruzione del Tempio, di cui l’Architetto è Hiram. Queste forze sono così individuate cosmogonicamente:

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“ LA LEGGENDA DI HIRAM “

Restituita alle sue origini ed al vero senso della scienza Massonica

di Ottaviano (Duca di Sermoneta) È noto che gli Egiziani nell’epoca Menfitico-tebana furono assai religiosi per tendenze naturali e

per continua e ben diretta educazione. Essi simboleggiarono i tre mondi, riferendo quello materiale

alla terra, quello animico agli animali, quello spirituale ai volatili; nel territorio loro

simboleggiarono il corpo umano e nel Nilo la circolazione del sangue; negli animali (secondo le

loro caratteristiche) simboleggiarono le buone e cattive tendenze animiche, negli uccelli i buoni e

cattivi pensieri. Inoltre dalla concezione simbolica del microcosmo passarono a quella del

macrocosmo, secondo i dettami della «Tavola di Smeraldo»: che “ciò che è in basso è analogico a

ciò che è in alto e viceversa”.

Il linguaggio egiziano si ricollega con le lingue semitiche non soltanto perché un gran numero di

radici etimologiche egiziane appartengono al tipo ebreo caldaico, ma anche perché la costituzione

grammaticale egiziana si presta a numerosissimi confronti di somiglianza con le suddette lingue.

Così si spiega la ragione che al giorno d’oggi la lingua ebraica, a preferenza di qualunque altra,

fornisce agli oculati ricercatori moltissimi elementi di scienza massonica.

Il nome d’Egitto era scritto in geroglifici atlantici Ha-Ka-Phtat che significano «la Casa di Dio». I

Greci tradussero Ha-Ka in Egbica = prone) e Phtat in -

Ka-Phtat fecero «Egbiptos» e così per analogia intesero che il Dio ignoto e terribile Phtat domina

con la paura il gregge umano, come il caprone ptos domina il gregge delle pecore.

Gli ebrei tradussero «la Casa di Dio» in Mitzraim; nello jerogramma la parte centrale o anima è

formata dalle due lettere zadich e resch, che significano il valore dato alla «Virtù Infinita» nel

Deuteronomio XXXII. 18, ossia «Pietra», che è poi quel valore che la religione cristiana attribuisce

al famoso «Tu es Petrus et super hanc Petram aedificabo ecclesiam meam» ed il valore che gli

alchimisti danno al «lapis philosophorum».

Gli Ebrei dal jerogramma Mitzraim togliendo lo zadich formano l’altro jerogramma «Miriam». Lo

zadich in geroglifico egiziano è rappresentato da un serpente seduto sulla coda, con la bocca

spalancata verso l’alto; lo zadich, 18ª lettera dell’alfabeto ebraico imita molto bene questo

ideogramma. L’abrazione dello zadich (ideogramma del serpente) dalla parola Mitzraim, che

significa «La casa di Dio», è in analogia con il grande arcano della «Maria» nella fase

dell’Immacolata concezione, avente a base delle palme dei piedi il serpente ed intorno alla testa le

12 stelle.

Dal jerogramma «Miriam» togliendo la «mem» finale (che in tutte le lingue, vive e morte, di questo

mondo è sempre la lettera iniziale di «Madre») gli occidentali ottengono l’altro jerogramma di

«Hiram» leggendo da sinistra a destra la parola ebraica.

Questa sintetica premessa fa conoscere l’origine del jerogramma Hiram, che in parole povere può

rivelare la Forza Legislativa della Natura destinata ad arrestare la Dissoluzione, trasformando

l’Involuzione in Evoluzione e viceversa.

La leggenda di Hiram è pervenuta a noi, attraverso i millenni con molte variazioni. In un

manoscritto dell’ottavo secolo, conservato nella biblioteca Vaticana, i nomi degli assassini di Hiram

sono così specificati: «erano tutti e tre della tribù di Giuda, il più vecchio si chiamava Sebal, il

secondo Oterlut, il terzo Stokin». Se per questi jerogrammi si cercano le etimologie nella lingua

ebraica, come si è fatto per la parola Hiram, si rileva che esse indicano Forze Cosmogoniche ed

Androgoniche, che s’oppongono alla costruzione del Tempio, di cui l’Architetto è Hiram.

Queste forze sono così individuate cosmogonicamente:

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Sebal = principio dell’Energia Spirituale;

Oterlut = principio dell’Energia Mentale;

Stokin = principio dell’Energia Materiale.

Androgonicamente diventano i valori nei tre piani Fisico, Animico e Spirituale dell’uomo, cioè

Istinto, Intendimento e Coscienza.

Nella genesi Mosaica, nel capitolo 4°, abbiamo Abele in corrispondenza di Sebal, Caino in

relazione a Oterlut, Tubalcain in funzione di Stolkin.

Nella storia della Massoneria (del Clavel), è riferito che i tre assassini di Hiram furono Iabelas,

Iubelas e Iubelum. Questi non sono nomi inventati, come può sembrare a prima vista, ma sono

derivati dalla stessa Genesi, capitolo 4°, versetti 20, 21 e 22 dai nominativi di Iabal, Iubal e

Tubalcain.

Nei rituali italiani della Massoneria i tre nomi degli assassini di Hiram sono riferiti con leggere

varianti rispetto a quelli del manoscritto del Vaticano; Oterfut al posto di Oterlut; Terkin al posto di

Stokin; il primo assassino è nominato Moabon invece di Sebal. Questi apparenti cambiamenti di

nomi non è cosa difficile da spiegare, se con pazienza si compulsano i precedenti biblici e i

geroglifici. Come Hiram si ottiene dalla «Miriam» ebraica e da Mitzraim egizio; così Stolkin e

Tubalcain si equivalgono poiché il primo non è che una forma jerografica del secondo, risalendo la

loro formazione alla etimo Kain col prefisso tau, segno della reciprocità. Nello stesso modo come

esiste la parentela fra Iabal, Iubal e Tubalcain, come risulta nel capitolo 4° della genesi Mosaica; ivi

è anche detto che la sorella di Tubalcain è Noema. Ora se si pone attenzione al nome Moabon si

vede che esso non è che una trasposizione delle lettere formanti la parola Naoma, che come Stolkin

ha il medesimo significato del Principio dell’Energia Materiale.

Hiram, nel linguaggio massonico, è l’architetto che dirige la costruzione del Tempio o ne possiede i

segreti costruttivi. Hiram, alla luce della Scienza massonica è la Forza Legislativa della Natura,

destinata ad arrestare la Dissoluzione trasformando l’Involuzione in Evoluzione e viceversa. Per

questo ciclo evolutivo gli stadi d’essere sono tre; la religione cattolica rivela soltanto il primo stato

di essere: la «Maria».

Dante Alighieri ha parlato di tre donne per ascendere nel cielo (dal verbo celare): Beatrice, Maria e

Lucia. Esse trovano perfetta corrispondenza nelle tre deità delle classiche (dal verbo «clao»)

religioni greco – romane: Proserpina, Diana e Lucina.

Dante nell’ascendere al monte luminoso trova le tre bestie: la iena, la lupa e il leone, che gli

contrastano il passo e minacciano di divorarlo. I professori parolai intendono, per le tre bestie, i tre

vizi della lussuria, dell’avarizia e della superbia.

Alla luce della scienza Massonica tali bestie simbolizzano le forze Cosmogoniche ed

Androgoniche, che si oppongono alla forza Legislativa della Natura; la iena è l’istinto dell’uomo-

bestia; la lupa è l’intendimento dell’uomo involuto; il leone è la coscienza dell’uomo superbo ed

ignorante delle eterne leggi della natura.

Come queste tre bestie s’oppongono al cammino verso la luce divinizzatrice, così i tre assassini

Moabon, Oterlut e Stokin uccidono Hiram, l’architetto del Tempio Salomonico.

La leggenda di Hiram insegna che se i massoni convalidano in se stessi un istinto materiale, un

intendimento perverso, una coscienza di superba ignoranza non sono altro che collaboratori e

conniventi cogli assassini del maestro architetto Hiram (ossia di quell’unica forza universale della

Natura capace di tutti i miracoli per l’integrazione dell’uomo Adamo-Eva simbolizzata nella

costruzione del Tempio Salomonico). È dovere pertanto di tutti i Fratelli massoni di vendicare

l’uccisione di Hiram sopprimendo i tre assassini (ossia facendo tacere gli istinti, che assimilano

l’uomo alla bestia; risvegliando un intendimento retto nella più scrupolosa onestà verso se stesso e

verso gli altri; trasformando la coscienza di superba ignoranza e di vana apparenza, in coscienza di

vera essenza e conoscenza dello scopo supremo dell’esistenza umana). Si potrebbe obbiettare che la

Massoneria si occupa di fatti immanenti e non di elucubrazioni trascendentali; non credo che nessun

massone, in buona fede, vorrà perseverare nell’errore di credere che l’una cosa escluda l’altra, vorrà

perseverare ad essere socio degli assassini del Maestro Hiram.

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Amen

ACACIA La simbologia dell’acacia è strettamente legata alla leggenda di Hiram e secondo l’intendimento di

questa discende la conoscenza di quella.

Se ci atteniamo alla lettera abbiamo nient’altro che l’idea materiale, relativa ai sensi, conoscibile da

tutte le turbe; se si vuole ricercare l’idea etica entriamo nel campo professorale, che attinge ai

sentimenti del cuore, l’istruzione dei meno preparati; se subentra il raziocinio abbiamo l’idea

filosofica, oltre la quale si ritiene dai più che non si possa andare più lontani e più profondi; ma la «

Tradizione Massonica » rivela altre idee che provengono dai sensi, dal cuore e dalla mente, idee che

possiamo chiamare geroglifiche, che s’identificano con gli « Arcani ». Nell’intendimento dei

simboli si verifica il fenomeno della saturazione; come in un liquido, nonostante il riscaldamento e

l’agitazione, non si discioglie se non una determinata quantità di un sale, depositandosi nel fondo la

parte di esso non disciolta; così avviene nella mente umana, dove è profondamente varia

l’assimilazione delle idee concrete ed astratte.

Se la mente umana, con diutùrna costante volontà, vuole vincere questa impossibilità fisica avviene

quello che è raccontato nella favola di Tiresia (il cieco indovino), che rivelata nella sua essenza

significa che l’essere umano, se vuole Vivere nel mondo, deve non sapere la Vita, che è il Fuoco –

Luce da cui è nato. Dante ce lo ripete nella mirabile terzina:

« State contente, umane gente, al quia

« che se saputo aveste saper tutto

« Mestier non era partorir Maria ».

Il Maestro e l’autore di Dante non é però di questo parere poiché dice:

« Felix qui potuit rerum cognoscere causas

« Atque metus omnes et inesorabile fatum

« Subiecit pedibus, strepitumque Aeberontis avari »!

(Virgilio Georgiche II libr. 490 – 492)

Si deve pertanto avere fede che effettivamente sia felice quel Massone che riesce a sfondare le porte

e a giungere nei più profondi penetrali del Tempio Salomonico. Quel Massone felice avrà

l’intelligenza dell’Arcano, purificandosi di tutte quelle sovrastrutture, che l’ignoranza umana, da

quando è nato, gli ha appiccicato addosso con l’educazione familiare e scolastica, con la religione,

con la cultura scientifica, con le leggi sociali e con le ipocrite quotidiane usanze.

La leggenda di Hiram, restituita alle sue origini ed al vero senso della scienza massonica, fa

conoscere al massone, nell’universale e nel particolare, la « Legge » che è adombrata ugualmente

nei jerogrammi di Ermes, Ieve, Inri.

Che cosa può significare il ramoscello d’Acacia sulla tomba della Forza Legislativa della Natura,

destinata ad arrestare la Dissoluzione, trasformando l’Involuzione in Evoluzione, e viceversa per

formare il miracolo di una cosa sola?

Se quest’unica forza universale della Natura, capace di tutti i miracoli per l’integrazione dell’uomo,

è stata ridotta al nichilo dell’Istinto bestiale, dall’Intendimento perverso, dalla Coscienza involuta

(Moabon, Oterfut, Eterkin), che cosa si deve fare perché questa scintilla di Luce Ammonia torni a

brillare ed a ridare tutti i suoi poteri al fratello massone operante?

Si deve avere il ramoscello d’Acacia sulla tomba di Hiram.

La tomba di Hiram è il nostro sarcòma.

Non per niente il Cristo storico censurando le turbe gridava:

« Guai a voi scribi e farisei ipocriti! perciocché voi

siete simili a sepolcri imbiancati, i quali di fuori

appaiono belli, ma dentro son pieni d’ossa di

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morti e di ogni bruttura » (Matteo 23 -27).

Le diverse religioni dei vari popoli del mondo sono tutte soggettive, mentre la scienza universale

massonica è oggettiva e perciò ha predicato, predica e predicherà ai neofiti: gnoti sauton, nasce te

ipsum, conosci te stesso.

Se la tomba di Hiram è il nostro sarcòma, che significa che su di esso germogli l’Acacia?

L’a–cacia è l’in-nocenza che l’animale uomo deve riconquistare.

Il falso massone deve ritrovare la tradizionale Acacia nella Massoneria se vuol essere Vero

Massone; come l’animale uomo deve tornare ad essere in-nocente (non facente male) come un

bambino, se vuol tentare la reintegrazione. L’innocente cioè il bambino è anche in-fante, il ché

significa che il reintegrabile, nello stato di reintegrazione, non deve parlare, se vuole che le sue

fatiche d’Ercole realizzino le meraviglie promesse.

Platone insegnava che l’epifania (visione dall’alto) l’uomo non può averla attraverso la teleiotes

(illuminazione) se prima non si sottopone ad una paraseberè (preparazione dei sensi ed una

istruzione dell’istinto) seguita da una catarsis (purificazione del cuore e volontà animica).

Questa esposizione filosofica conferma quella fatta precedentemente e si ricollega a quella del

Cristo storico che con parabole insegnava alle turbe la Via (che si trova istruendosi), la Verità (che

si conquista purificandosi e tornando bambino), la Vita (che si crea eterna faticando la Grande

Opera Massonica).

Amen

PSICOLOGIA DELLE IDEE JEROGRAMMICHAE Massoneria e Religione sono due antichissimi alberi aventi un’unica radice, perennemente frondosi,

e producenti molti frutti acerbi e maturi. Le Eve, che hanno sostituite le Lilith, e gli Adami che a

mezzo secolo ventesimo dell’età volgare vivono all’ombra di tali maestosi alberi, sono ormai tanto

evoluti e coscienti che non abboccano più agli incantaménti del càllido serpente. Questi, però,

racconta ancora come l’Adamo solo e completamente muto gesticolasse ed incidesse segni

(grammi) sulla levigata pietra per fermare le « Idee » e come in seguito a questi segni facesse

corrispondere suoni articolati, che riproducessero nella sua mente sensazioni e percezioni dei segni

prima grafiti.

Queste leggi delle funzioni del cervello umano, nonostante i millenni trascorsi, sono assai poco note

agli Adami ed alle Eve modernamente evoluti. Se si deve credere a quello che ora si insegna, la

funzione del pensare risiede nella corteccia grigia del cervello, tessuto formato di cellule nervose fra

loro connesse da altre fibre di nervi. Per dirla alla moderna maniera « materialista » la corteccia

grigia del cervello segrega le « Idee » nello stesso modo come i reni emettono l’orina, come il

fegato la bile, come i testicoli il seme. Nella corteccia grigia fanno capo i nervi della superficie del

corpo e degli organi interni. Se uno di tali nervi è eccitato da qualche sensazione, esso conduce

l’eccitamento fino alla cellula nervosa nella corteccia del cervello, dove va a terminare; per questo,

la cellula in parola, subisce cambiamenti chimici, i quali stanno in relazione diretta con l’intensità

dell’eccitazione. La cellula nervosa toccata trasmette l’eccitazione avuta alle cellule vicine, con lo

stesso processo di un sasso che cada in un laghetto d’acqua tranquilla. Nelle cellule nervose eccitate

affluisce il sangue, il quale viene con un processo iperchimico (ancora completamente sconosciuto)

trasformato in energia di « Idee », di « Movimenti » e di « Forza ». Abbiamo quella trasformazione

della materia in energia, che tanto chiasso con la bomba atomica ha fatto nei bei tempi che corrono.

La cellula nervosa, ha un’altra qualità fondamentale: è in grado di rammentarsi delle proprie

eccitazioni, di modo che se viene colta da un nuovo eccitamento, questo ridesta in essa la « Idea »

da cui fu prima affetta e tale immagine mnemonica rinforza il nuovo eccitamento.

Ogni eccitamento quindi richiama alla mente (per il fenomeno caratterizzato del sasso che cade

nell’acqua) una grande « associazione di idee », non solo di quelle che si riferiscono alla causa

dell’eccitamento, ma anche di quelle destate per il fatto che cellule che elaborano altre « Idee » si

trovano vicino a quella eccitata. Da ciò deriverebbe un caos di idee nella mente, se non intervenisse

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l’« Attenzione » a servizio della « Volontà », con la sua proprietà particolare di sopprimere la

maggior parte delle immagini mnemoniche, avvertite dalla mente, mediante l’associazione delle

idee, lasciando sussistere soltanto quelle immagini, che si riferiscono all’oggetto, che ha prodotto

l’eccitazione. Tale soppressione di immagini è fatta dalla « Volontà »allargando e stringendo i vasi

sanguigni che alimentano le cellule, in modo che quelle che non ricevono sangue a sufficienza

devono sospendere il lavoro di trasformazione della materia in energia; ne consegue che quanto più

forte è la « Volontà » tanto più perfettamente si percepisce una « Idea » tanto meglio si esegue un «

Movimento » e si esplica una « Forza ».

Un cervello costituito « normalmente » è necessario e indispensabile perché espliciti una volontà e

quindi una forza d’attenzione, che solo può dare « Idee » chiare. L’uomo, il cui cervello o sistema

nervoso ha difetti organici ereditati o irregolarità funzionali; e l’isterico, che ha un organismo

esausto di forze, non hanno volontà, oppure se l’hanno non è forte abbastanza; quindi non hanno la

capacità di essere attenti, e senza l’« attenzione » le loro «idee» non sono chiare, ma nebulose e

frammiste, indistintamente, a molte altre. Se le idee così si destano nella mente per illimitata

associazione, e se la volontà non interviene per rinvigorirne alcune e per sopprimerne altre, un

miscuglio d’idee vicendevolmente estranee, che si escludono fra loro, si formano in pensieri, che

necessariamente risultano privi di senso e non esprimono relazioni effettive di pensieri reali, ma

hanno il presentimento delle più strane ed impossibili relazioni delle cose fra loro.

L’uomo in questo stato patologico può sembrare a tutte le menti deboli, un uomo perspicace, perché

sfrutta nel modo più perfetto le associazioni delle idee e sa dare la maggiore intensità e piacevolezza

a tutte le sue immagini destate nella mente. In questo modo un professore di storia naturale, che

perde la capacità dell’attenzione, diventa un così detto « filosofo naturalista »; un ingegnere si

arrovella la mente con ogni sorta di invenzioni impossibili; un medico diventa un omeopàtico

taumatùrgo; un astronomo fa l’astrologo; un chimico ricerca il lapis philosopharum; un matematico

pensa a risolvere la quadratura del cerchio. Nei più profondi gradi patologici l’«attenzione» (è

parziale, superficiale o debole) manca completamente ed allora si ha l’idiota, mentre quando

l’attenzione è superficiale o debole, si ha l’imbecille. La paralisi è paragonabile all’idiotismo del

cervello come le contrazioni involontarie alle idee incoercibili e alle idee fisse; così per un centro

cerebrale l’estasi é come un crampo per un muscolo.

Se si deve credere a quello che ora si insegna, e che assai succintamente sopra si è esposto, ne

consegue che tutto il mondo simbolico massonico e religioso è inquadrabile, in maniera

inequivocabile, fra l’imbecillità e l’idiozia. Per esempio, un cubo di pietra calcarea, mentre per un

uomo normale non può essere percepito che come tale e nient’altro, per un massone o un sacerdote

può diventare la rappresentazione dell’Universo. Tutto questo è il risultato della deficienza di

attenzione e di volontà, per cui questi uomini percepiscono le cose reali come in mezzo ad una

densa nebbia, così che per essi un uomo in lontananza assume l’aspetto di uno spettro o di un albero

o di una colonna miliare e ne parlano come di una cosa certa e indiscutibile. Per un matematico, «

uno » è un simbolo numerico, nient’altro che un numero astratto se è solo, o concreto se è collegato

con altre idee; per un massone « uno », invece, contiene in se tutto, moto, forma, forza, intelligenza,

bene, amore e morte. Possiamo quindi dire che per questa speciale categoria di uomini, la realtà

diventa un’immaginazione e l’immaginazione una vera Realtà. Così pensando e ragionando la

pubblica opinione, che è l’attuale grande forza umana, fa bene ad affermare le sue teorie, perché è

convinta di difendere la società da una categoria di persone, che potrebbero a poco a poco infettare

con una specie di epidemia psichica l’umanità: fa bene ed ha ragione di fare così perché non può

vedere il problema che soltanto dal suo unico punto di vista, perché non sospetta nemmeno che può

esisterne un altro eminentemente scientifico al di fuori di ogni « Fede » cieca dei massoni e dei

religiosi.

L’opinione pubblica e la scienza ufficiale si sono occupate e preoccupate della fisiologia e della

psicologia delle « idee » passando dal noto all’ignoto, come per tutto ciò che è speculazione e

investigazione diretta, ma le parole psiche, psichismo, psichico nel linguaggio moderno della

pubblica opinione non hanno il valore, che etimologicamente esse debbono avere.

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La greca (dice il callido serpente) è un jerogramma residuo di geroglifico atlantico, che indica il

volo, il volare; che indica il corpo volante per eccellenza, che si racchiude nel corpo materiale, di

cui il cervello, il cervelletto, il midollo allungato, non sono che organi funzionali.

Da qui sgorga la controversia se il pensiero sia un risultato delle funzioni cerebrali, come l’orina dai

reni, oppure il pensiero sia una manifestazione di un corpo iperfisico per mezzo di organi più o

meno perfetti, più o meno adatti alle manifestazioni, più o meno potenti della potenzialità di una

intelligenza. Di qui la lotta tra errori ed errori, tra teorie false ed opinioni falsissime, discussioni

vuote e inutili, più fatte per alimentare lo spirito dell’orgoglio umano, che per determinare la verità

dell’errore. L’inferno, i cui tormenti si descrivono nelle stupide descrizioni mistiche, è questo in cui

si vive senza luce di verità, quando la pubblica opinione prevarica rispetto alla ragione essenziale

della natura. Tutto il poema di Dante è basato sulla forma neoplatonica italiana della rivelazione

della «Unica Legge» armonizzante i contrari.

Il Goethe più spiccatamente ripropone questo dualismo del serpente parlante all’orecchio dell’avida

natura umana e ragione umana stessa. Appena la mente si isola dalla pestifera opinione pubblica, o

meglio, appena l’uomo immagina che oltre la scienza dell’uomo vi sia una possibilità del miracolo,

cioè di fatti che la scienza e l’opinione pubblica non possono spiegare, sente ed invoca la sua

coscienza terrena e trova il suo iniziatore nel «Mefisto», che è il sopra-natura o l’extra se dell’uomo,

che ancora umanamente ragiona per portare il suo contributo alla conquista di una scienza integrale.

Il fabbro per conoscere il ferro lo lavora per lunghi anni e la pratica lo rende signore del grave

metallo; così il falegname, del legno; così ogni artefice della materia del suo lavoro. Della Psiche

può parlare con certezza solamente colui che ha la signoria assoluta della Psiche. Se il falegname

vuol parlare o conoscere di ferro va dal fabbro, e viceversa. Coloro che arrivano a signoreggiare la

propria Psiche, come il fabbro conosce il ferro, non si contentano di ragioni intuitive, ma hanno a

loro disposizione mezzi fisici di prova strettamente scientifici, da dimostrare matematicamente che

gli organi corporei sono non generatori, ma strumenti di manifestazioni della Psiche. Il solo

annunzio di questa Verità della Scienza Integrale è sbalorditivo per la scienza ufficiale, e pure

questa nella Freniatrìa (che non è una scienza, ma una pratica medicale empirica) avrebbe un mezzo

inoppugnabile di prova nelle follie, dove ordinariamente tra il contenente (o corpo materiale) e il

nuovo contenuto (Psiche), c’è incompatibilità, se come scienza non fosse bambina poppante e se

avesse gli organi prensili per stabilire una indiscutibilità scientifica.

Da quanto sopra esposto discende la naturale predisposizione della opinione pubblica, anche nelle

alti classi sociali, specialmente nel momento contingente, di non tenere nessun conto dei simboli e

dei riti religiosi o massonici, se non come fede cieca di menti deboli e facilmente suggestionabili.

Da quanto sopra esposto discende la naturale predisposizione dei « docenti » la scienza ufficiale di

ritenere soggetti patologici Enrico sen, Federico Nietzsche, Dante Gabriele Rossetti, Swimsburne,

Baudelaire, William Morris, Stefano Mallarmè, Giovanni Moréas, Catullo Mendes, Oscar Wilde,

Maurizio Barrès, e la lista potrebbe seguitare per pagine intere se si volessero analizzare tutti i libri

che psichiatri, psicanalisti e alienìsti hanno scritto in proposito.

L’infante incomincia a fermare la sua attenzione sulle proprie impressioni sensoriali, a formare sulle

sue percezioni idee certe, nonché a fare movimenti volontari determinati da un certo scopo, ma la

coscienza del proprio Io comincia soltanto col destarsi della Volontà e solo allora riconosce di

essere un individuo. Le sue funzioni organiche interne lo tengono occupato assai più che i fatti, che

succedono nel mondo esteriore di cui ha conoscenza mediante i nervi sensoriali, e lo stato suo

proprio occupa pressochè del tutto la sua mente; sviluppandosi in seguito il suo cervello

l’adolescente arriva a quel grado di maturità, in cui giunge a farsi una idea esatta delle relazioni fra

esso e gli altri uomini, fra esso e la natura.

Come la formazione di un Io di un individuo è la maggiore opera della materia attiva, così

l’assunzione del non Io in se stesso è un altro grado di sviluppo superiore dell’IO.

L’importanza dello sviluppo umano non è però nel corpo fisico che solamente nelle missioni

fisiche, quindi le incarnazioni a soli fini fisici sono animalizzazioni e non umanazioni, poiché

l’uomo differisce dagli animali (col permesso del self made mann Darwin) in questo che il primo

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contiene uno spirito misto di intenzionalità o aspirazioni iperfisiche e di tendenze fisiche, mentre

gli animali non hanno che solo missioni e tendenze fisiche. Quindi l’uomo contiene la possibile

evoluzione dell’ «efflatus» primitivo nei quattro stati elementari di essere indicati dalla Sfinge

con quattro simboli, mentre gli animali hanno l’ «efflatus» solo nell’adattamento fisico. Lo spirito nel suo significato di intellettività iperfisica è assente nelle bestie; invece nel suo

significato assoluto di «efflatus» è in tutta la creazione. Il frondoso albero della Religione porta

frutti per alimentare e portare gli uomini allo stato di santità (Kadosch); quello della massoneria

invece porta frutti per alimentare e portare gli uomini oltre questo secondo stato di essere di uomo

moventesi o movimentato; può raggiungere cioè il terzo stato di essere come «Ibis» ed infine il

quarto ed ultimo stato di essere dell’ «Uomo Raggiante».

Esiste un punto di plesso dove avviene la fine teorica e filosofica di tutto quanto concerne

Massoneria e Religione e comincia la pratica di un’Arte, che se esercitata bene non ha limiti a

successi di effettivi poteri umani. Le idee jerogrammiche sono uniche determinante nell’uomo il suo

allontanamento dalla pestifera opinione pubblica e il suo inoltro in una Via di purificazione alla

conquista di una Verità fisica, che sola può concedere la Vita eterna.

Le idee jerogrammiche non sono secrezioni del cervello come l’orina dei reni, la bile del fegato, ma

sono il sibilo del callido serpente; le idee jerogrammiche non sono un risultato della eccitazione

delle cellule nervose della corteccia grigia del cervello per sensazioni più o meno intense della

supeficie del corpo o degli organi interni, ma sono manifestazioni del sopranatura, che è in noi, è

per noi, ma non è noi; le cellule nervose della corteccia grigia del cervello sono quindi strumenti più

o meno perfetti per la manifestazione della Psiche, ma non possono essere generatori di idee

jerogrammiche, se la Psiche dorme o è assente.

La « Psicologia delle idee jerogrammiche » quando si farà strada nella pubblica opinione per mezzo

di uomini, che avranno il potere e la missione di questo poter fare, porterà l’umanità in uno stato di

essere, in cui l’attuale bomba atomica sarà ricordata come un gioco da bambini.

« Pro pace populi massonici »

Amen.

PSICOFISIOLOGIA MASSONICA

I fenomeni naturali denunciano all'uomo, costantemente, le eterne Leggi Universali e pertanto il

Fratello massone non ha che da scegliere la miglior via di quella indicata dal gran libro della natura,

se in mezzo al travaglio della vita si decide di incamminarsi alla conquista della verità, cominciando

secondo la indicazione delfica a conoscere se stesso.

Un fenomeno naturale, che passa generalmente quasi inosservato, è quello in cui si trova l'uomo nel

decorso di ogni giornata nei due stati di (essere) sveglio o di addormentato.

Ogni sera ci corichiamo per riposare e per ristorare le forze, come diciamo comunemente, senza

renderci veramente ragione di ciò che avviene in noi, essendo anche la scienza ufficiale assai corta

di argomenti in proposito. Il fatto si è che dopo un periodo di sonno, in media di otto ore, noi ci

svegliamo non avendo nessuna coscienza di quello che il corpo ha fatto durante quel periodo di

tempo, a meno dei sogni che qualche volta ricordiamo. Il corpo, però, in quel periodo di tempo ha

vissuto una vita, che la scienza ufficiale chiama vegetativa che evidentemente si svolge senza

l'intervento della nostra intelligenza, della nostra sensazione; quindi dentro di noi possiamo

considerare due sistemi nervosi, cioè il cosciente e l'incosciente; il primo è costituito dagli organi

che cessano di funzionare durante il sonno, il secondo ( che la scienza ufficiale chiama sistema

nervoso della vita vegetativa) è formato dal gran simpatico e da tutti i nervi sparsi dovunque,

intorno alle arterie, alle vene, alle diverse e svariate glandole ed al periosteo osseo; questo secondo

sistema nervoso, durante una vita umana, smette di lavorare soltanto una volta quando si muore; se

si vuole determinare da quali organi è costituito, basta osservare quali organi funzionano durante il

sonno; fisiologico o patologico, cioè durante lo stato di essere incosciente.

Questi due sistemi sono completamente indipendenti l'uno dall'altro ed assai differenti dagli altri

sistemi organici, perché essi sono percorsi da un'energia speciale che viene chiamata "forza

1

nervosa", che similmente come per l'elettricità, la scienza ufficiale non conosce ancora in che modo

il suo fluido si trasmetta attraverso il conduttore, poiché dell'Essenza di questa forza nervosa, come

della Elettricità, fra le tante ipotesi fatte, non si conosce ancora la verità.

Questa forza nervosa si produce, però, in qualche parte del corpo, mediante la trasformazione del

sangue in energia, con un processo anch'esso completamente ignorato; da questo centro di

produzione la forza nervosa è inviata ad alimentare i due sistemi, che presiedono alla veglia ed al

sonno, per mezzo di ramificazioni nervose.

I trattati della Fisiologia classica, indicano con numerose esperienze e con molti casi patologici,

come il cervelletto sia un organo motore nervoso, ma non precisano se il cervelletto sia il solo e

proprio centro di produzione della forza nervosa; questo però non ha molta importanza per quello

che veniamo esponendo.

Questo centro di produzione di forza nervosa, che possiamo chiamare (C) , è collegato in modo

inoppugnabile col cervello (A) e con il gran simpatico (B), che sono gli organi direttivi dei due

sistemi nervosi; quindi questo centro (C) può inviare la forza nervosa sia all'uno che all'altro

sistema, in maniera continua o alternata; cioè C può alimentare di forza nervosa

contemporaneamente A e B; oppure durante il tempo che C alimenta A non alimenta B; oppure

quando C alimenta B non alimenta A; ma se si tiene presente l'alternativa dei due stati di veglia e di

sonno, si deve convenire che il funzionamento delle eccitazioni ed alimentazioni nervose dei due

sistemi A e B deve essere alternativa e non contemporanea.

Durante lo stato di essere della vita cosciente il centro (C) invia la forza nervosa al cervello (A), che

sotto l'influenza di questo afflusso agisce e si ha lo stato di veglia; dopo un tempo più o meno lungo

interviene la stanchezza delle cellule nervose usate, che determina la sensazione di sonno ed allora

la corrente di forza nervosa cambia di direzione, rivolgendosi verso gli accumulatori del gran

simpatico (B) e l'uomo dorme; in questo periodo di incoscienza il sistema (B) prende possesso

anche del sistema (A), disintossicando le cellule nervose usate dalle tossine accumulate durante le

ore di veglia. Quando questa disintossicazione è completata, le cellule nervose della corteccia grigia

del cervello richiamano l'afflusso della forza nervosa dal centro (C) ed allora avviene il risveglio

dell'uomo addormentato. Mentre il corpo materiale riposa, cioè durante lo stato di incoscienza, il

corpo siderale è in relativa libertà secondo la più o meno perfetta costituzione fisica ed iperfisica

dell'uomo stesso; nello stato cosciente di veglia il corpo siderale è invece inesorabilmente

imprigionato nel corpo materiale. Durante il secolo scorso sono state fatte dalla scienza ufficiale

molte esperienze, per stabilire una teoria fisiologica del sonno naturale e specialmente dei diversi

sonni provocati; nell'impossibilità di richiamare qui quanto in moltissime pubblicazioni nazionali e

specialmente estere è stato illustrato, relativamente ai mezzi atti a provocare il sonno patologico, ed

ai risultati di esso con impressionanti fenomeni, sintetizzo alcuni principi fondamentali per la

chiarezza dell'esposizione, che vengo tentando per ottemperare alla delfica indicazione del

conoscere se stesso.

Lo stato di essere incosciente nelle sue modalità (se non nelle cause, almeno negli effetti) non si

riesce a percepire se non attraverso gli esperimenti di anestetizzazione del corpo materiale, che è

uno stato passivo di esso, atto a mettere in completa libertà il corpo siderale. Questo è la femmina di

quello, perché riceve da quello le sensazioni del mondo materiale ed egli come femmina le fissa, le

nutrisce e le restituisce a quello.

L'anestesia del corpo materiale non è veramente profonda, se non passa per una serie di stati

ascendenti come intensità, che gli ipnotisti chiamano: prima ipnosi o ipnosi superficiale, seconda

ipnosi o ipnosi media, terza ipnosi o ipnosi profonda.

Gli ipnotizzatori procurano il sonno ipnotico con metodo diretto o con metodo indiretto; col primo

metodo facendo pressioni sulla base del midollo allungato o sulle arterie temporali; col secondo

metodo per mezzo di rifrazioni di raggi luminosi partenti da superfici lucide sull'apparato ottico del

paziente.

I magnetizzatori, invece, si servono del così detto fluido magnetico, il quale sarebbe una

materializzazione della volontà, così che essi caricano il corpo del paziente di questo fluido per

1

imporgli il sonno dei sensi materiali; anestetizzato così il corpo materiale, il magnetizzatore si mette

in diretta comunicazione col corpo siderale, il quale invece di ricevere le impressioni dal corpo

materiale proprio, li riceve direttamente dal magnetizzatore, le fissa, le nutrisce e quando rientra in

possesso del suo proprio corpo materiale impone ad esso gli ordini e gli obblighi, che il corpo

materiale ciecamente esegue nel pieno convincimento che siano ordini della propria intelligenza e

della propria volontà.

Gli stati di sonno ipnotico e magnetico sono inizialmente patologici, ma diventano poi fisiologici,

come generalmente avviene in natura, che gli stati patologici non sono altro che interruzioni di

funzioni normali, cioè abituali.

Nei tempi passati si aveva orrore di concedere al popolo i diritti politici e a maggiore ragione la

conoscenza dei misteriosi segreti, che possono dare all'uomo poteri quasi divini, ma oggi che il

potere politico è del popolo sovrano ogni problema può essere trattato per arrivare alla conoscenza

della verità assoluta. Esiste però disgraziatamente una impossibilità gravissima in proposito e cioè

che un mondo che altri sensi svelano, non può essere analizzato con criteri ristretti alla materialità

della vita sensoriale. Le varie proprietà del corpo siderale e le fantastiche realizzazioni, che possono

crearsi, sono a conoscenza dei veri Fratelli Kadosh, che conquistano un nuovo organo di senso di là

da quelli animali, di là della vita illusoria, verso un aspetto più sottile della Realtà.

E' questione quindi di uscire con un "mezzo" dalla schiavitù del corpo materiale ed entrare col

corpo siderale in un cosciente contatto con il Mondo della Essenza e di là agire attivamente per

potenti realizzazioni ed effetti fenomenici nella vita materiale.

Questo mezzo, da quanto assai brevemente abbiamo illustrato, è, dai più perspicaci già intravisto

nella possibilità di poter ottenere la contemporaneità e non la alternativa delle alimentazioni della

forza nervosa dal centro (C) ai due sistemi (A) e (B), in modo da poter realizzare lo stato di sonno

da sveglio, o per meglio dire uno stato cosciente di sonno, o meglio ancora un sognare da sveglio.

Il nostro sarcosoma è una creazione nel mondo materiale di una Essenza individuata e cosciente che

è la vera sorgente di ogni potere. Il parallelismo fra gli organi e le funzioni del corpo materiale con

quelli relativi all'Essenza dell'uomo può servire sotto certi aspetti a intuire le cause prime. Si può

quindi risalire dalla funzione di un organo, quale è noto alla scienza ufficiale, all'Essenza dell'uomo

interiore che è prerogativa della scienza integrale massonica.

Il parallelismo tra gli organi e le funzioni del corpo materiale, con quelli del corpo siderale, può

essere utile solo a chi sa leggere, intendendo con questo modo di dire quello che avviene nella

lettura dei libri sacri, nei quali è fondamentale il detto che: "littera occidit, sed spiritus vivificat" ( Il

verbo uccidere, in pratica, è di più facile coniugazione del verbo vivificare). Il corpo siderale ci da il

possesso, mentre il corpo materiale ci da la voluttà del possesso che è un requisito soltanto dei sensi

del corpo animale, che imprigiona costantemente quello siderale, cui è preclusa così ogni possibilità

e potere.

Cupido precede Venere e piace di più di Venere, ma non è Venere, ne può quello che è nei poteri di

questa Dea. Il pesce nella cupidigia ( del corpo materiale, dormendo) dell'esca non si accorge

dell'amo, così l'uomo nella cupidigia del corpo materiale, dormendo, mangiando, accoppiandosi,

non si accorge che uccide se stesso ( non è soltanto vana retorica, questa).

Due cose sono incompatibili nella psicofisiologia massonica: il desiderio e la volontà.

Il desiderio è di ogni animale ed è istintivo.

La volontà è atto spirituale di libertà ed è divino.

Ciò che il Fratello Massone desidera con le forze basse degli umani istinti non sarà mai raggiunto; il

Fratello Massone deve arrivare alla dominazione pura di tutti gli istinti e di tutte le umane influenze

della ragione umana e delle influenze degli ambienti corrotti e deve avviarsi così alla conoscenza di

quel Mezzo per cui da sveglio possa mettersi nello stato cosciente di sonno e sognare da sveglio

idee pregne di molto amore e prive di ogni cupidigia, che portino un contributo di pratiche e

benefiche realizzazioni materiali, animiche e spirituali nelle Comunioni Massoniche dell'Universo

Intero.

1

Gli scettici per abitudine diranno che queste sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano,

noi non ci opponiamo a quelli che così pensano; le nostre idee, spoglie da ogni boria, sono semi che

fruttificheranno se cadranno in terra fertile, saranno distrutti se rimarranno improduttivi sul selciato

della strada maestra, abbattuti dalle ingiurie del tempo e degli uomini.

MISTERIOSOFIA MASSONICA (Numen, cui vult, largitur et substrait)

La morte allegorica, seguita da una rinascita a vita nuova, col testamento del Fratello Apprendista,

si conosce nei rituali del primo grado; si conferma con la misteriosa Leggenda di Hiram nel terzo

grado; si generalizza con la grandiosa cerimonia funebre templare del trentesimo grado; così che

non è un fuor di luogo l'affermare che l'idea fondamentale della misteriosofia massonica sia

imperniata sulla combinazione dei due verbi " moriri et oriri" e cioè sul profondo e sottile concetto

di trarre dal seno della morte il principio della vita.

La Misteriosofia massonica non deve essere ritenuta, come profanamente s'intende, una

elucubrazione più o meno filosofica, od una vana meditazione a tipo orientale, o una mistica

illusione evangelica, ma una precisa esperienza fisica ad operazione pratica in base alle eterne ed

universali leggi della Scienza Integrale della universale Massoneria.

I rituali dei vari gradi adombrano soltanto la misteriosofia massonica. Chi ha stilato detti rituali

soprattutto si è preoccupato di ingannare i profani e di prendere in giro i profanatori.

In conseguenza sono rarissimi i Fratelli, che intuiscono e praticano l'unica Legge Creativa e

trasformativa, vera nella potenzialità materiale, più vera della virtualità animica, verissima

nell'essenza spirituale.

Nei più antichi misteri, l'iniziazione è stata sempre concepita come un abbandono della vita vecchia,

come un morire del vecchio uomo, per assurgere a vita nuova e nelle più antiche religioni vi è

sempre un Nume che muore o che è ucciso; così accade a Brama, a Budda, a Zoroastro, a Mitra, ad

Osiride, a Dionisio, ad Adone, a Numa, a Cristo.

La leggenda egizio-ebraica di Hiram è una delle più belle simbologie analogiche. Fra tante

misteriologie quale dobbiamo ritenere misteriosofia? Una Leggenda vale l'altra; una Teogonia vale

l'altra. Credere o pensare non vale molto di più di non credere e di pensare a niente, poiché credere

e pensare non realizzano affatto, se al pensiero non si unisce all'opera e se per mezzo di quest'opera,

ben intuita e praticata, non si riesce a conquistare uno Stato di Essere differente da quello che si

possedeva in partenza; il che significa ugualmente ed evidentemente una palingenesi e quindi si

conferma il "moriri et oriri", ma sotto un altro aspetto più drastico e più realistico, che bene assai

può essere fissato in parole con il detto famosissimo "to be or not to be" di scespiriano

intendimento;

"Moriri et Oriri" differiscono tra loro soltanto per una semplice lettera "M" che in tutte le lingue del

mondo, vive o morte, è la lettera iniziale del nome di madre; sono due verbi che indicano due stati

di essere opposti, di cui il primo per la M è stato passivo, il secondo per l'assenza della M indica

uno stato attivo; analogamente avviene per le due parole West ed Est, che differiscono fra loro

soltanto per la lettera "W" che si può considerare come una "M" rovesciata: parole che indicano le

località opposte dove nella relatività quotidiana scompare ed appare il grande astro che dà vita al

Mondo.

"Moriri et Oriri" hanno un'unica etimologia Caldaica-egizia in "Or" ebraicamente tradotta "Ruach"

ed italianamente "Luce, Vita, Anima"; Questa etimologia sta ad indicare la virtù che genera le

infinite forme materiali, che continuamente nascono, crescono e muoiono nell'universo, grazie al

concorso di due forze ostili, di cui l'eterno conflitto ha la fecondità di un abbraccio d'amore; queste

due forze ostili simbolizzate dalla due colonne del Tempio, che i Caldei e gli Egizi chiamavano OD

e DB; la prima centrifuga , la seconda centripeta; questa potenza maschia impersonante l'Eternità,

quella potenza femmina esprimente la Temporaneità. Nei libri sacri occidentali queste due potenze

sono state chiamate: Jonah e Hereb per significare la potenza espansiva e dispensatrice di vita e la

1

potenza agente di Marte; per mezzo di questa la reintegrazione, ossia il ritorno dell'individuo dalla

materia ilica e sottile della Eternità

La potenza generante OR può essere simbolizzata con il segno e le due forze ostili (grazie al cui

concorso ininterrottamente le forme materiali nascono, crescono e muoiono) possono simbolizzarsi

in + (OD) e - (OB) , addizionando si volatilizza il fisso e sottraendo si fissa il volatile. Il principio

o per meglio dire il potere della divisibilità ( : ) e della moltiplicazione ( x ) che agisce sull' OR, gli

ebraizzanti lo chiamano "Nahash", che sta a significare il vertice astrale, che i Cristiani hanno

simboleggiato nel famoso callido serpente che consigliò Eva a corrompere Adamo, cioè il desiderio

agente all'esterno e il desiderio agente all'interno, che producono il movimento (nello stesso modo

come un movimento di un circuito tagliente un campo magnetico produce una corrente elettrica).

Quando Pacinotti inventò il suo storico Anello non conobbe che inconsciamente aveva intuito una

pratica applicazione del Grande Arcano Universale massonico.

La morte ha trascinato nella tomba Pacinotti, ha disfatto il suo sarcosoma, ma non ha potuto né

potrà giammai distruggere la sua idea.

Orazio era ben cosciente di questa "legge di regalità postuma", quando scriveva: "monumentum ex

egire aere parennius ".

La scienza ufficiale non conforta in nulla nella conoscenza dei misteri della Vita e della Morte,

perché queste due potenze cosmogoniche sono insensibili ai mezzi ed agli organi prensili scientifici,

anche i più moderni. La Misteriosofia massonica ci da gli elementi per penetrare "intrus intraque"

nell'Arcano della distruzione della Tirannide neumenica da parte del Comunismo della Materia

Differenziata, sia nella vita Cosmogonica ed Androgonica, sia in quella cellulare e colloidale degli

atomi e in quella neutronica degli atomi stessi. La grandiosità di questi principii Capitali e

Fondamentali non colpisce se non quella mente sulla quale detti principi hanno esercitato la potente

loro influenza nelle Logge durante lunghissimi periodi della massonica vita, con alterni periodi di

fede e di scetticismo, di febbrile attaccamento e di apatica rilasciatezza. La grandiosità di questi

principi non può essere percepita dal Fratello massone che si oppone inconsciamente alla occulta

influenza e a maggior ragione, del Fratello massone che di proposito o per costituzione naturale si

astiene da ogni conoscenza.

Abbiamo delle debolezze innate ed altre che dobbiamo alla educazione familiare, statale e sociale, e

non sarebbe ozioso il domandarsi quali di queste debolezze siano per noi di maggior impedimento

per il nostro ascenso massonico.

Queste debolezze sono dovute per la maggior parte al nostro imperfetto sarcosoma, che però è

sempre un grande preservativo dell'essere umano durante la vita incarnativa contro gli attentati

dell'oceano fluidico astrale, sia durante il giorno per la potenza di Jonah, sia durante la notte per

quella di Horeb.

Ed ecco come gli antichi illuminati, per questi concatenamenti, erano indotti a considerare fratello e

sorella il Sonno e la Morte ed a dare loro ierografie e ierofanie analoghe.

Nel precedente articolo sulla psicofisiologia massonica abbiamo esposto come il corpo siderale

durante il sonno sia in relativa libertà, secondo la più o meno perfetta costituzione fisica ed

iperfisica dell'uomo, mentre durante lo stato di veglia, il corpo siderale sia inesorabilmente

imprigionato dentro il sarcosoma; questo contenente funziona da preservativo, considerato sotto un

certo aspetto come abbiamo sopra esposto, per l'esplicazione dei poteri della vita, poiché il luogo

simpatico della vita è precisamente nel corpo siderale ; quando questo è imprigionato e vincolato

nel sarcosoma, evidentemente poco si può realizzare dalle possibilità e potenzialità della vita.

Questo vincolo o imprigionamento è tanto più grande quanto più l'uomo, inconsciamente, ha paura

che il suo corpo astrale abbia a subire danni (anche mortali) uscendo dal sarcosoma e

avventurandosi nell'oceano tempestoso dell'astrale sublimare. Questa istintiva paura è incosciente

ricordo terrificante del continuo imperversante ciclone astrale, che si impossessa dell'essere umano

appena dopo la morte. Ecco perché durante il sonno è difficile, assai difficile fare sogni che non

rispecchiano le consuete volgarità quotidiane della vita umana.

1

Per questa innata terribile paura il corpo siderale durante il sonno, pur uscendo fuori dal sarcosoma

per legge fisica (altrimenti il sonno stesso non sussisterebbe ), non si allontana non soltanto dal

mondo sublimale, ma neanche dalla nostra camera da letto. Il fratello Sonno è, come si vede,

estremamente prudente, mentre la sorella Morte, volente o nolente, è costretta a lasciare il corpo

siderale, liberato dal cadavere, completamente in balia delle potenze cosmogoniche, per

l'inesorabile compimento delle eterne leggi universali. L'anima raccortacciata nel corpo siderale

perirebbe non di paura, ma di effettivi logoramenti causati dalla orribile tempesta astrale nel vortice

di Hecate, se non fosse aiutata da forze simpatiche ed inviluppata da nimbi vendicatori, provenienti

dalla abbandonata terra o da altre località dell'infinito, dove il suo posto è prenotato dalle inesorabili

leggi dell'eterna armonia universale. Le commemorazioni funebri massoniche dei Fratelli passati

all'Oriente Eterno hanno un profondissimo significato di esplicazione pratica di emanazione di

influenze ausiliatrici e liberatrici, analogamente a quanto dai cattolici si vorrebbe ottenere con la

"Messa per i defunti".

L'anima velata nel corpo siderale trova elementi di nutrimento vampirico (per un immediato ed

energico aiuto nella tremenda prova, che deve sopportare trascinata nella bufera astrale " che mai

non resta" dalle sottili evaporazioni del sangue umano, dai suoi derivati, dalle lacrime e soprattutto

dalle emorragie fluidiche, che il copro umano inconsciamente emette (fenomeno che la scienza

ufficiale, ancora ignora nel modo più assoluto) ogni qual volta è sottoposto a profondissime e

violente crisi di dolore, non vi è niente di trascendente in questo; è semplice esplicazione pratica di

leggi fisiche, sebbene poco o niente conosciute, ma che rientrano nel grande principio, ben noto,

della conservazione dell'energia; le forze perdute dell'uomo incarnato nelle violente e profonde crisi

di dolore sono messe a disposizione e avidamente assorbite dall'anima velata nel corpo siderale,

terrificata e lottante per la propria esistenza, nella ciclonica tempesta astrale.

Il culto dei morti che in tutte le religioni ed in tutte le epoche l'uomo ha professato, deriva da questa

sola ed unica ragione scientifica massonica; tutte le altre questioni mistiche, tutte le altre assurdità

fisiche ed iperfisiche, che nei millenni sono state diffuse per accontentare le passioni del popolo

sovrano, non sono che simboli, non sono che favole. L'uomo percepisce per istinto tante idee;

compie tante azioni care al proprio cuore ed alla propria mente nel modo più incosciente; lo fa

perché così gli hanno detto, o perché così gli è passato per la testa, ma se dovesse effettivamente

spiegarle a se stesso rimarrebbe soltanto di princisbecco. Col Goethe possiamo dire l'insufficiente

non arriva che fin qui; l'inenarrabile; l'imperscrutabile.

"Moriri et oriri" "Sonno e Veglia" sono quattro stati di essere di quel bipede non alato, che si

chiama uomo o bestia, a seconda che contenga o meno nella sua entità uno spirito misto di

aspirazioni iperfisiche. L' "Oriri" è in funzione del peccato originale che come un bollo a fuoco

sulle natiche delle pecore (more pecundum) è una stigmate sulla nostra anima, che ci fa passare

tutta la vita incarnativa in una maniera spesse volte non molto differente dai mandrilli; l' "Oriri",

sempre per la stessa ragione, avviene anche da una parte bassa, che viene chiamata "vergogna",

mentre il "Moriri" in contrapposto avviene nell'alto per la sutura cranica. La "Veglia", nel momento

storico attuale è in funzione soltanto del fattore economico; è in funzione della negazione di ogni

ideale della volontà umana, che non sia un saggio di pratica, molto pratica soddisfazione materiale,

è proprio il caso di esclamare "O tempora o mores". La "Veglia" del Fratello massone si dovrebbe

svolgere lontano dal ciclone della vita terrestre, dovrebbe essere redenta dalla schiavitù del

cosiddetto senso comune dell'opinione pubblica, che prende inevitabilmente nelle sue spire ogni

singolo individuo. La "Veglia" del Fratello Massone dovrebbe svolgersi con il proprio organismo

mentale interiore libero ed armonico con l'essere organico che lo avviluppa; percipiente tutto il

mondo fisico ed iperfisico come il nostro orecchio è sensibile alle vibrazioni sonore; attivo quando

intende compiere un'azione, passivo quando ascolta l'armonia delle eterne leggi della natura. La

"Veglia" dovrebbe poter compiere, nel suo ciclico ritorno in una intera vita massonica, una grande

trasformazione organica per mezzo della Grande Opera scaturente dalla misteriosofia massonica;

fuori, però, della possibilità comune a tutti i Fratelli, che vivono la vita precaria delle sensazioni

1

semplicemente esteriori e l'influenza ed il contagio dell'ambiente e della suggestione mentale delle

folle puteolenti.

Il "Sonno" dovrebbe col "Sogno" fornire la favola ed il simbolo alla Mente, che nella Veglia,

ricordando e bene interpretando, avrebbe gli elementi, l'inenarrabile; l'imperscrutabile, che nessuno

al mondo può dare per iniziare un'opera che tutto può nei tre mondi.

Il "Sonno", però, per essere così munifico deve avvenire in un ben combinato disposto di Corpo

puro, di cuore più puro e di mente purissima; poiché il cervello umano, come una sensibilissima

lastra fotografica non riproduce se non quelle idee che il corpo siderale riesce a plasmare sotto le

sensazioni interne ed esterne del sarcosoma, quando è nell'interno di esso, e sotto le impressioni

astrali quando è nell'esterno di esso, il che può essere nella stessa camera da letto od anche nelle

vicinanze di Sirio.

"Moriri et Oriri" "Sonno e Veglia" sono ombra e luce, che nell'universo si contendono il primato;

così che analogamente l'Oceano della Luce e della Scienza Massonica non sarebbe sensibile senza

un Oceano di Ombra Massonica.

Un nostro carissimo Fratello Maggiore ci ha lasciato scritto che in una Loggia della Valle

dell'Ofanto, interrogato un saggissimo non isideo su ciò che si dovesse credere o non credere in

fatto di tanti misteri massonici, che si raccontano o che sono scritti, questi avesse data la seguente

risposta:

" Carissimo Fratello, non credere alcuna cosa solo perché sentita o letta su grandi e famosi libri; non

credere nelle tradizioni, che arrivano vecchie e alterate dalla imbecillità umana; non credere a tutto

quello di cui i Fratelli, anche potentissimi, molto sparlano; né credere solo perché ti sta innanzi la

testimonianza di un assai grande sapiente che tutto il mondo onora; non credere ad una cosa perché

delle probabilità ti parlano per essa o perché, per vecchia abitudine, la ritieni vera; non credere

nemmeno sulla sola autorità di tuo padre e del tuo Venerabile;

Carissimo Fratello, prendi per verità quello che la sola tua ricerca, la sola tua esperienza di un'intera

lunga vita bene utilizzata ti dimostra corrispondente alla tua salute materiale, animica e spirituale; al

tuo bene ed al bene degli altri uomini che come te sono "trovatori d'amore", instancabili per il

raggiungimento del fine supremo dell'esistenza umana.

Grembiule d'Apprendista

" La rappresentazione

delle sofferenze

di Lui "

(Erodoto)

Il vedersi cingere col grembiule di pelle bianca alla fine della Cerimonia d'Iniziazione di

Apprendista; l'assistere innumerevoli volte durante una Vita Massonica allo stesso cerimoniale; il

sentire stereotipate spiegazioni dagli Oratori in proposito, è una delle impressioni che più si

scolpiscono nella mente del Fratello massone. Questi, però, quando ci pensa, non rimane soddisfatto

dei chiarimenti che generalmente vengono dati, limitati al solo significato morale del simbolo; se

poi è un appassionato ed infaticabile ricercatore della verità, nelle biblioteche massoniche non trova

molto per soddisfare la sua inesausta sete di conoscenza, così che per necessità virtù è costretto ad

adagiarsi in una poco consolante acquiescenza di insoddisfatta curiosità.

In tale stato di animo è stato, per me, un vero godimento l'ascoltare, in una cerimonia di iniziazione,

un Fratello Oratore che ha fatto un'ampia e profonda disamina del simbolismo del Grembiule di

Apprendista, disamina che cercherò di esporre qui di seguito nel modo migliore, in base agli

elementi, gentilmente fornitimi, ritenendo di fare una cosa gradita agli instancabili ricercatori della

verità.

1

Quanto più le meraviglie del passato ci rivelano i loro segreti attraverso scavi di monumenti e di

interpretazioni di antiche scritture, tanto più dobbiamo persuaderci che non esistono idee che non

siano state già patrimonio di uomini dei più remoti tempi, tanto più dobbiamo convincerci che ogni

fatto umano è vecchio come è vecchio il mondo, tanto più dobbiamo riconoscere che quello che a

noi sembra una nascita di una cosa nuova non è altro che una rinascita di una Cosa Vecchia. Anche

questa convinzione non è nuova, perché i nostri predecessori romani l'hanno esposta in modo

sintetico e impareggiabile duemila anni fa col famoso motto "nihil sub sole novi".

In alcune tombe egiziane della 18 dinastia di circa 35 secoli, esistono rappresentazioni grafiche di

uno dei misteri, che più hanno appassionato, in tutte le nazioni, gli eruditi, che solo da pochi

decenni sono venuti a conoscenza di essi e che, pur avendone date molte interpretazioni, non ne

hanno intuita la verità, perché, così essi si giustificano, gli antichi sono stati assai avari di

spiegazioni. Infatti, Erodoto di Alicarnasso, che nell’anno 444 A.c., leggeva alle Panatenaiche i suoi

libri di viaggi, ci ha lasciato scritto in proposito: " A Sais si trova la tomba di colui, che io mi faccio

scrupolo di nominare…… gli Egiziani fanno di notte "la rappresentazione delle sofferenze di Lui"

che essi chiamano Misteri……….. e su questi misteri, che tutti senza eccezione io conosco, la mia

bocca deve mantenere il più assoluto silenzio".

La rappresentazione grafica di questo mistero, sulle pareti di alcune delle migliaia di tombe, che

sono state aperte nella valle del Nilo, ci mostra un uomo (Tichenau = apprendista) accoccolato

(come il feto nell'utero) sopra una slitta, trainata da quattro serventi comandati da un Sacerdote di

Anubi; lo sgozzamento di un caprone fatto da appositi incaricati; lo scorticamento dello stesso

animale; l'ammissione in detta pelle dell'uomo disceso dalla slitta; un fosso scavato con

caratteristico vomere nel terreno, in esso vengono bruciati la pelle e il cuore della vittima ed i

capelli dell'apprendista (Tichenau); dalla fiamma l'immagine dell'apprendista e la pelle della vittima

si elevano verso il cielo. In altre tombe la stessa rappresentazione è fatta in quest'altro modo:

l'apprendista è in una barca funeraria sul Nilo, che attracca a terra, dove su di una slitta viene

deposto il neofita, che viene trainato nel Tempio, dove gli vengono lavati i piedi da un servente e gli

viene, dalla stessa Iside, sovrapposta una pelle, in modo da lasciargli la sola testa fuori, rimanendo

il resto del corpo accoccolato come il feto nell'utero; issato poi sulla slitta è trainato nella tomba,

dove viene situato su di un letto basso nella stessa attitudine tenuta sulla slitta.

La "Leggenda geroglifica" dice "Fare venire alla città della morte il Tichenau accoccolato sotto la

pelle nella terra di trasformazione" (luogo del divenire, di trasformazione in una nuova vita;

trasformazione in ombra, ossia in materia non più soggetta alla morte).

Nelle tombe della 19 dinastia la rappresentazione grafica si modifica ancora, poiché non più il

tichenau che passa per la pelle, ma è un servente che prende il nome di Sem. Il Sem non si

accoccola nella posizione incomoda del feto, ma si distende sulla slitta, come in posizione di sonno,

e nel Tempio il Sem si sveglia avvente sulla testa i simboli dello scarabeo e dell'ape; la leggenda

"geroglifica" commenta:

" La pelle generatrice di essere vivente è fecondata e da essa una vita novella si invola al cielo".

La interpretazione di questo mistero si andò sempre modificando durante i millenni, specialmente

perché alla operazione realistica, di cui probabilmente si perde la chiave, fu sostituito soltanto il rito

simbolico di una sfinge coricata sopra una letto, personificante secondo la "leggenda geroglifica" il

Sole levante, simbolo di resurrezione, oppure fu sostituito il rito chiamato del "Shedshed" che

consiste in una grande cerimonia nella quale si rimette in posizione verticale, da quella orizzontale,

una colonna (Saha ded) portante quattro capitelli sovrapposti, ed infine fu sostituito un semplice

simbolo raffigurante un utero, che ha la sua punta arrotolata a forma di chiocciola; questo simbolo è

poi sovrapposto ad una mensoletta portata da un lungo bastone; al posto dell'utero è anche

adoperato un cinocefalo (canelupo) e la parola della chiocciola, avente avanti a se l'ureus (sacro

serpente) e la punta della chiocciola suddetta, il tutto sopra la mensoletta portata dal lungo bastone.

Questo simbolo, nel corteo della festa del Shedshed, era un accessorio immancabile del dio Anubi e

le leggende geroglifiche annotano: "Si passa con questo ed in questo per andare al cielo".

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Se dal misterioso antichissimo Egitto si passa alla non meno misteriosa, antichissima India, si

ritrova quel rito discendente dai quattro famosissimi libri, Rig-Veda, Giagiur-Veda, Sama-Veda,

Atarva-Veda, una cerimonia chiamata Diksa, che serve alla deificazione dell'uomo, molto simile a

quella Egiziana sopra esposta.

Questa cerimonia si svolge costruendo una capanna nella quale viene immesso il neofita, vestito di

una veste di lini bianco, ricoperto di una pelle di antilope nera, cinto da un cordone di seta rossa.

L'interpretazione che i sacerdoti Bramini davano ai suddetti elementi del sacro rito è la seguente:

Il neofita rappresenta il feto, la bianca veste di lino è l'amnios (il liquido che involve il feto

nell'interno della placenta); la pelle nera di antipole è il corion (la pellicola della placenta dalla parte

interna verso il feto), la cintura è il cordone ombelicale ed infine la capanna è l'utero.

Il commento che i sacerdoti Bramini riservavano ai loro prediletti chiariva che il risultato della

pratica del rito di Diksa era per il neofita il ritrovarsi inconsapevolmente in possesso di due corpi,

uno materiale e mortale ed un altro diafano ed immortale, del quale poteva a sua volontà servirsi per

ottenere cose meravigliose. Il Neofita in questo modo aveva ricreato se stesso in una vita nuova,

seconda vita, dopo quella avuta dal proprio padre e dalla propria madre; quando sarebbe morto

avrebbe vissuto una terza vita.

La classica civiltà greca, che è una propaggine di quella dell'India e dell'Egitto, ci ha conservato in

Miti e Leggende, analoghe cerimonie alla integrazione umana; il Vello d'Oro e la pelle del Leone

Nemeo indossata da Ercole sono due classici adombramenti dell'Operazione, che serve a purificare

la materia sino a tanto che ciò che è occulto diventi manifesto ( fac occultum manifestum). Questi

misteri spogliati della messa in scena delle varie cerimonie rituali e ridotti alle idee madri dei grandi

focolai della scienza integrale su questo nostro pianeta si può dire che dai monumenti e dalle sacre

scritture abbiamo elementi assai scarsi per il carattere estremamente segreto dei riti; ma questi

hanno la manifestazione più appariscente e più importante nella idea "passare per la pelle" per avere

la certezza della immortalità quale risultato della iniziazione.

Le idee madri sono una tradizione unica e comune per l'intera umanità ed è per questo che i misteri

in tutte le religioni, in tutte le scuole iniziatiche, in tutte le forme di filosofia sottile, hanno sempre

un unico denominatore comune; per questo che anche nelle massonerie dell'ombra è rimasto

(lasciato chissà da quale fratello illuminato) il rito del grembiule di capretto di pelle bianca.

L'Apprendista, che per la prima volta, con grande sorpresa e meraviglia, si cinge i fianchi col

grembiule di pelle bianca di capretto, non è in grado di intuire la grandiosità e profondità del rito col

semplice ausilio dei sensi. Ma se il Fratello Apprendista trasferisse risolutamente il centro

generatore della conoscenza dall'esterno all'interno di esso, di modo che le forme del conoscere

derivino dalla sua mente e non dal mondo esteriore; e se ciò che della materia i Fratello Apprendista

potesse sapere avesse la sua origine nella virtualità della sua mente, la quale prescrive leggi alla

natura e non le riceve da questa e tali leggi sono universali e necessarie soltanto per l'esistenza

interiore della mente stessa, se il Fratello Apprendista in poche parole, modellasse le cose sui suoi

concetti e non i concetti sulle cose, potrebbe intravedere quello che altri hanno già percepito e

riferito velatamente. Il grembiule di Apprendista è di pelle di capretto o di agnello: Il primo animale

ci ricorda il Bafonetto dei Templari, il secondo Agni vedico, l'Agnus Dei del cattolicesimo, l'Ignis

degli Gnostici. La pelle è bianca perché il segreto consiste nel bianchire, mettendo da parte tutti i

libri al fine di non confondersi con la loro lettura, che potrebbe generare nell'Apprendista l'idea di

un lavoro massonico inutile. Il bianco indica il nuovo corpo risuscitato, bello, bianco, vittorioso,

incorruttibile, immortale. Il grembiule è di materia del regno animale, di pelle animale e non di lino

vegetale, perché la natura non perfeziona la materia (l'AKASA = l'ACACIA) se non mediante cose

che sono dello stesso regno naturale e pertanto non si può adoperare il legno per perfezionare i

metalli.

La pelle è un contenente di materia animale in continua trasformazione, è una forma di

preservativo, di scafandro per salvaguardare l'essere di materia organica, che in esso compie il suo

ciclo di vita.

1

La pelle della placenta è la casa del feto; entro di essa, immerso nel liquido amniotico, il feto in

quaranta settimane compie il suo sviluppo da semplice seme a corpo organizzato con microcosmo.

La mente del feto è come uno specchio nel quale si riflettono tutte le idee, che passano per la mente

della mamma. La mente è una qualità fondamentale della materia viva; anche il più eccelso

organismo non è altro che una colonia di organismi più semplici, vale a dire di cellule viventi che

però sono svariatamente differenziate, onde rendere più facile alla colonia certe funzioni più distinte

di quelle che potrebbe portare la cellula semplice. La consapevolezza complessiva consta nella

coscienza singola delle parti. La mente del feto, uscito alla luce del sole è ancora come uno

specchio nel quale si riflettono non più le idee, che passano per la mente della mamma, essendo

avvenuto il fatale distacco da essa, ma le idee della Gran Madre da cui ogni vivente trae la vita

propria. Molto tempo, però, occorre prima che questo grande avvenimento venga a conoscenza

dell'iniziante il nuovo ciclo di vita sarcosomatica.

Tutto, però, è analogico: come la mente della mamma presiede all'organizzazione del feto, così la

mente della Gran Madre presiede alla organizzazione dell'uomo; poiché l'uomo nel suo corpo

materiale può essere considerato come un feto, per meglio dire una crisalide che lavora alla

trasformazione di se stesso sotto la materna protezione della Mente della Gran Madre.

I nostri antichissimi predecessori riguardavano l'Ego come una sostanza speciale uniforme

completamente differente da quella costituente il corpo materiale (mente compresa) che quindi

poteva essere chiamata il "non Ego".

Si comincia, naturalmente, dall'Ego vegetativo incosciente, e si sale lentamente alla coscienza del

proprio Ego ed infine alla concezione del non Ego. La vita uterina, quella sarcosomatica, quella

pneumatica, sono analoghe nei principi costitutivi, trasformativi e distruttivi; ogni serie delle tre vite

costituisce un ciclo evolutivo; Caldei, Egizi, hanno, migliaia di anni prima di Darwin, conosciuta

l'idea evoluzionistica, cosicché si può affermare che la scienza, la filosofia e l'evoluzionismo sono

saldamente uniti nella storia del pensiero umano fin dalle primissime origini delle umane

conoscenze.

Infatti, conoscere se stessi, come la delfica sentenza, insegna, significa conoscere le proprie origini,

concepire le ragioni di essere del mondo, comprendere l'universo, l'immedesimarsi in Dio.

Eraclito, Anassagora, Lucrezio, Giordano Bruno, Goethe, hanno tramandato dell'anima umana, che

ovunque la lotta per la legge dei contrari sospinge ed innalza e che sempre rinnova dalla morte la

propria vita.

Un laborioso tentativo per penetrare almeno in parte gli enigmi che avvolgono l'evoluzione degli

esseri è fatto, dai moderni studi, sulle cellule artificiali, con tentativi di riprodurre mediante modelli

ed esperienze i fenomeni della divisione cellulare e con speculazioni intorno alle analogia tra i

cristalli liquidi e gli organismi viventi.

I legami fra le scienze biologiche e quelle fisiche potranno dare non poche sorprese alla società

umana, ma si sarà sempre molto lontani da quelle che trentacinque secoli orsono, gli Egizi

ottenevano "passando per la pelle".

Se il "passar per la pelle" può essere un mezzo abbreviato per fare tutta l'esperienza di una vita

umana intera, si comprende l'idea fondamentale evoluzionistica di questa cerimonia, che rinnovata,

può condurre un essere umano in uno stato di essere nel quale , in base all'evoluzionismo naturale,

arriverebbe fra migliaia di anni.

Nei tre mondi (animale, vegetale, minerale) esistono rapidissimi procedimenti evoluzionistici,

selettivi, perfettivi, che l'uomo pratica correntemente. Poiché nell'universo tutto è analogo, dagli

ammassi stellari al neutrone, non c'è niente di straordinario che, con un mezzo che si può adombrare

per il "passaggio per la pelle", l'uomo possa evolversi, selezionarsi, perfezionarsi, nei limiti delle

proprie possibilità, fra un "Oriri" ed un "Moriri".

Questi misteriosi abissi della natura e della vita sono adombrati nella sintetica e modestissima

cerimonia della cintura del grembiule in camera di Apprendista; cerimonia attestante la

rappresentazione delle sofferenze di una intera vita bene utilizzata per la sublimazione della propria

materia (Akasa=Acacia) pesante, in quella più eterea; cerimonia ricollegantesi con la misteriosofia

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della Leggenda di Hiram, in un copro unico di sapienza e di scienza massonica, che trentacinque

secoli or sono, in Egitto, era a conoscenza di una sola persona, cioè del Faraone, Re o Jerofante .

L'idea evoluzionistica ha, come si vede, una assai pratica attuazione, perché quello che un diritto

divino, prima era a conoscenza di una sola persona, ora col popolo sovrano, che ha conquistato il

potere della società umana, è divenuto pubblico dominio.

Naturalmente in questa considerazioni c'è sempre, in fondo, il Minotauro dell'imbroglio ed è bene,

pertanto, riservarsi il proprio giudizio in proposito.