La Lega chiede tre Regioni del Nord - unimi.it · Nord finite a sinistra (come Milano e Ve-nezia),...

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Data e Ora: 23/06/09 22.28 - Pag: 3 - Pubb: 24/06/2009 - Composite con L’ACCADEMIA 23ª USCITA Euro 10,99 con SEMI, BACCHE E FRUTTI Euro 13,00 con PICCOLE GUIDE GRAFO Euro 8,90 con IN MOTO SULLE ALPI Euro 10,90 con GUIDA SANTA GIULIA Euro 8,90 LE NOSTRE INIZIATIVE con MAPPA LE COLLINE MORENICHE Euro 5,90 ROMA «Se questa per l’opposizione è una vittoria, noi vogliamo sempre per- dere così...». Il giorno dopo i ballottaggi delle amministrative, Silvio Berlusconi sceglie l’arma dell’ironia per colpire il centrosinistra, e quella della matemati- ca per illustrare la dimensione dell’affer- mazione della maggioranza: il centrode- stra, che governava solo 9 delle Provin- ce in palio, ora ne guida 34 e gli italiani amministrati da Giunte imperniate sul Pdl passano, nelle Province dove si è vo- tato, da 5 milioni a 21 milioni. Nessun effetto inchiesta Berlusconi non è solo nello sbeffeggia- re gli avversari. Da Ignazio La Russa («10-100-1000 di queste sconfitte») a Maurizio Gasparri («Franceschini ha subìto una disfatta, che non se ne ren- da conto ci preoccupa per il suo futu- ro»), in tanti seguono le orme del pre- mier. Ma c’è anche un altro motivo per il quale nel centrodestra si guarda con soddisfazione al risultato del voto: l’in- chiesta di Bari, diventata di dominio pubblico proprio nell’intervallo tra i due turni delle amministrative, non ha spinto il Pd oltre una dignitosa tenuta delle posizioni. Insomma, «la politica del pettegolez- zo non ha vinto», come osserva il sotto- segretario Paolo Bonaiuti. Anche se è al- trettanto vero che la vicenda delle ra- gazze ospiti di Palazzo Grazioli, con il suo strascico di polemiche, ha frenato l’avanzata del Pdl. Il Carroccio chiede il conto Anche per questo motivo, nel centro- destra, più del Pdl, è la Lega Nord a sen- tirsi davvero vittoriosa. Determinante nella riconquista delle province del Nord finite a sinistra (come Milano e Ve- nezia), soddisfatta per il flop del referen- dum elettorale, ora la Lega può alzare il prezzo: «Abbiamo un quarto dei voti della coalizione, un terzo dei voti del Pdl. Quindi, se l’anno prossimo si vota in 13 Regioni, ne vogliamo noi almeno tre del Nord», proclama il ministro Ro- berto Calderoli. Nonostante l’esultanza del centrode- stra, nel campo dei Democratici non si respira aria di Caporetto. I risultati del Centro-Sud, la tenuta di alcune impor- tanti realtà del Nord come Torino e Pa- dova, e la stessa sconfitta di misura a Milano, fanno dire all’ex ministro del Pd Luigi Berlinguer che «la notte è pas- sata». Ai Democratici si impone però il problema delle alleanze. L’Idv di Anto- nio Di Pietro o l’Udc di Pier Ferdinando Casini? Massimo D’Alema, che non ha mai nascosto di voler allargare l’allean- za all’Udc, vede «un’interessante capa- cità di costruire alleanze oltre il centro- sinistra, e dove questo è avvenuto, ha dato risultati positivi». Per il Pd il nodo alleanze A chiedere chiarezza è il leader del- l’Italia dei Valori, che fa sapere di non avere intenzione di aderire ad un’allean- za che veda tra i suoi soci anche i centri- sti dell’Udc: «Il Pd deve decidere che co- sa vuole fare da grande e poi, solo dopo, possiamo parlare di possibili alleanze». Tra l’altro, osserva, «nelle recenti elezio- ni ha pesato per il Pd più l’Idv nelle si- tuazioni in cui si è raggiunto un accor- do». «Non staremo con un Pd - sottoli- nea Di Pietro - che sta con un piede in una scarpa con l’Udc, un piede in un’al- tra scarpa, e rischia di rimanere senza scarpe». I numeri parlano chiaro. 25 a 1 è il risultato finale, a favore del cen- tro-destra, della partita giocata nelle provinciali in questo dop- pio turno elettorale. Non altrettanto positivo, ma comunque sempre in at- tivo, è il bilancio delle Amministrazio- ni comunali strappate dal Pdl al Pd. È bastato, però, che al ballottaggio i numeri si siano in parte riequilibrati rispetto alla prima domenica perché partisse la solita, incresciosa, gara dei competitori a vantarsi entrambi del successo riscosso. Tutto dipende, ovviamente, dal termine di paragone che si adotta. Se si guarda alle ammi- nistrazioni passate di mano, il centro- destra può festeggiare la rimonta at- tuata. Se viceversa si ricordano le lut- tuose previsioni, circolanti alla vigilia del voto, a carico del centrosinistra, lo scampato pericolo, in alcuni casi la sonora vittoria riportata dal Pd in non pochi enti locali del Centro-Sud, il giudizio può essere rivoltato. È quanto ha fatto Franceschini che si è sentito autorizzato ad arrischiare l’annuncio niente meno che di un’«in- versione di tendenza» in atto e di un «declino della destra» in corso. I numeri sono chiari, ma in politica i numeri non dicono tutto. Se non al- tro, perché - la Prima Repubblica ci ha offerto un campionario pratica- mente inesauribile - i numeri in alcu- ni casi si contano (quando le alleanze tra i partiti sono obbligate) e in altri (quando almeno un partito gode del cosiddetto «potere di ricatto») si pe- sano. Dipende dagli equilibri politici che escono dalle urne. Domenica scorsa si è registrato - si diceva - un parziale riequilibrio dei rapporti elettorali tra maggioranza e opposizione, complici l’aumentato astensionismo, la qualità di alcune candidature nonché lo spostamento di voti che una sagace politica delle alleanze ha saputo garantire. Resta il grosso punto di domanda su quale sia il conto che il logoramento d’im- magine del premier ha fatto pagare al Pdl. Non è facile capire se Berlusco- ni sia ormai un’anatra zoppa o se re- sti il politico dalle sette vite che ab- biamo conosciuto in questi anni. Me- glio aspettare almeno la prossima ve- rifica elettorale. Non per questo le cose rimangono come se nulla fosse accaduto. Non so- no, però, paradossalmente gli avver- sari a beneficiare del suo appanna- mento. È in casa che il Cavaliere deve aspettarsi i primi creditori pronti a chiedergli l’incasso della sua debolez- za politica. Non ci sarà da stupirsi se tra qualche tempo verremo a sapere che qualcuno del suo stesso partito (non facciamo nomi) si era messo a trafficare, già all’indomani del voto, per avvantaggiarsene. Chi si sente nelle condizioni di far pesare il suo accresciuto potere con- trattuale (vogliamo chiamarlo pote- re di ricatto?) è, tanto per non fare nomi, la Lega. Aveva già tirato abbon- dantemente la corda nel primo anno di governo. Ora che sa di avere una forza elettorale - e, ancor più, politica - accresciuta si può star certi che stringerà nell’angolo il Cavaliere fin- gendo di stargli vicino per soccorrer- lo. Quando un partner boccheggia è il momento giusto per centellinargli con una mano l’ossigeno e con l’altra ritirare il costo del servizio. Non sono passate ventiquattro ore dall’apertu- ra delle urne e il Carroccio ha alzato il prezzo della sua alleanza. Non due, ma tre candidature a governatore di Regione chiede. Il logoramento d’im- magine il Cavaliere lo avrà - lo ha già - dall’opposizione, ma quello più insi- dioso perché politico è dalle sue parti che si sta consumando. Casini: «Indispensabili Senza noi non si vince» I risultati elettorali di ieri dimostrano «che dall’alleanza con il centro non si può prescindere. Che questo bipolarismo coatto non funziona». A dirlo è il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini che sottolinea come «nonostante una caccia all’uomo spietata e vergognosa, non solo siamo vivi e vegeti, ma facciamo la diffe- renza». «Il centrodestra ha fatto un grosso sbaglio a cullarsi nel- l’illusione che saremmo stati ininfluenti», dice Casini. «Chi vuole ragionare con noi, adesso sa che dovrà farlo con serietà. Siamo pronti a sederci a un tavolo - prosegue - ma non con la pistola puntata alla testa». In merito all’orientamento dell’Udc alle pros- sime elezioni regionali, Casini afferma che «non siamo pronti a fare sconti a nessuno. Né a Berlusconi, che comunque valutere- mo sui fatti, né al Pd». Di Pietro attacca il Tg1: «Siamo stati oscurati» Il direttore del Tg1 Minzolini, «è un gossipparo» che «ha ridotto lo spazio dell’informazione politica in modo impressionante» ol- tre ad aver «oscurato l’Italia dei Valori». A denunciarlo è stato Di Pietro che, in una conferenza stampa ha sostenuto che Minzolini andrebbe «licenziato per giusta causa». Il leader dell’Idv ha quin- di annunciato che invierà una lettera al presidente della Repub- blica, Giorgio Napolitano, «affinché eserciti la sua funzione di garante della Costituzione per quanto riguarda il pluralismo». E su Minzolini ha spiegato: «Capisco che Minzolini abbia il dente avvelenato nei miei confronti: ha fatto del gossip su di me e l’ho querelato tre volte. Ha avuto anche una condanna a 4 mesi di reclusione e il risarcimento danni lo ha pagato la Mondadori». Poi sul Pd: «Non sindachiamo su chi sarà il nuovo segretario». Le insidie per il Cavaliere vengonodall’alleato di Roberto Chiarini Il Premier:mai pagatodonne.FamigliaCristiana:indifendibile ROMA Un incontro tra Dario France- schini, che oggi annuncerà la sua candi- datura, e Pier Luigi Bersani, ormai in piena corsa, alza definitivamente il sipa- rio sul congresso del Pd, spazzando via la tentazione di alcuni di rinviare la resa dei conti dopo le regionali del 2010. Un’ipotesi che, dopo Chiamparino, avanzerà, anche la Finocchiaro chieden- do, nella direzione di venerdì, di fare ad ottobre una discussione ma senza con- te. Conta alla quale non parteciperà l’ex premier Prodi, che però considera «una buona notizia» la conferma dell’assise. Il giorno dopo i ballottaggi, il Pd met- te fine ad una tregua interna, già vacil- lante. E apre le danze per un congresso che si annuncia molto duro nonostante i buoni propositi, espressi sia da France- schini sia da Bersani, di un confronto «trasparente e aperto» ma senza spargi- menti di sangue. I segnali d’altra parte si vedono già nell’analisi del voto. Se lu- nedì il segretario aveva parlato di inizio del «declino del centrodestra», metten- do l’accento sui risultati positivi, ieri D’Alema, ormai convinto sponsor di Bersani, dà una lettura più amara: «C’è stata certo un’avanzata del centrode- stra e il nostro non è un successo, ma abbiamo tenuto». Attento, però, a sotto- lineare il successo nelle Regioni meridio- nali, Puglia in primis, e di uno schema di alleanze larghe, dalla sinistra all’Udc, da lui da sempre caldeggiata. Franceschini non ha alcuna intenzio- ne di farsi logorare. Oggi, a quanto si ap- prende, ufficializzerà la sua discesa in campo rinviando la presentazione della sua piattaforma ad un momento succes- sivo. Il segretario democratico è molto determinato ad andare fino in fondo per ottenere la legittimazione del voto di iscritti e popolo delle primarie. Senza svelare i suoi progetti personali, France- schini ha fatto capire nella riunione del- la segreteria di ieri mattina di essere contrario a rinvii del congresso, che lo terrebbero al vertice del partito ma sen- za il potere conferitogli da una vittoria, prima al congresso e poi alle primarie. D’altro canto, Bersani esclude di rima- nere per un altro anno a bagnomaria. Ie- ri l’ex ministro ha annunciato il suo pri- mo discorso da candidato in un’iniziati- va, a Roma, il primo luglio. «C’è un duro lavoro da fare e non si possono più ri- muovere i problemi se davvero credia- mo nel nostro progetto», afferma striz- zando l’occhio «alla nuova generazione già in campo». Non tutti, però, sembrano identificar- si nella sfida congressuale che si sta aprendo. Non contenta di una dinami- ca da resa dei conti sarebbe la Finoc- chiaro che interverrà nella direzione di venerdì per spiegare i rischi di un avvita- mento interno provocato da mesi di estenuante dibattito congressuale e per proporre un rinvio non della discus- sione politica ma di una conta. Pd, inizia la corsa per il congresso di ottobre Bersani e Franceschini i contendenti. Nel partito c’è chi chiede che non sia una resa dei conti con DIMORE DEL GARDA Euro 7,90 La Lega chiede tre Regioni del Nord Il Carroccio, dopo i consensi alle amministrative, vuole indicare i presidenti di Lombardia, Veneto e Piemonte Berlusconi sbeffeggia i Democratici sul risultato elettorale: «Se il Pd ha vinto, vogliamo perdere sempre così» ROMA «Dietro l’inchiesta di Bari c’è qualcuno che ha dato un mandato molto preciso e benissimo retribuito a questa signora D’Addario». Lo dice il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un’intervista al direttore di «Chi» che il settimanale pubblica oggi in edicola. «Non ho mai pagato una donna. Non ho mai capi- to che soddisfazione ci sia se non c’è il piacere della conquista», aggiunge il premier, che alla domanda di Alfon- so Signorini: «Non si era reso conto che potesse essere una prostituta d’alto bordo che voleva tenderle una trappola?» risponde: «Se sospettassi di una persona una cosa del genere, le starei lontano mille miglia». In serata sono arrivate le smentite di Patrizia D’Addario circa il fatto che sarebbe stata «ben pagata» per fornire certe versioni dei fatti. D’Ad- dario invita quindi «Berlusconi, qua- lora sia in possesso della minima pro- va a sostegno della sua affermazione, a volerla trasmettere all’Autorità giu- diziaria». E mentre dall’inchiesta di Bari ora spuntano delle telefonate non inter- cettate di Tarantini sulle quali la Pro- cura vuole vederci chiaro una dura critica al premier arriva da Famiglia Cristiana. Dal piccolo confessionale mediati- co che è «Colloqui col padre», la rubri- ca del dialogo con i lettori, don Anto- nio Sciortino, direttore del settima- nale cattolico lancia il suo affondo più duro contro il presidente del Con- siglio, Silvio Berlusconi. La vicenda personale del premier «è indifendibi- le», «non esiste una zona franca per la morale», «a tutto c’è un limite e quel limite di decenza è stato supera- to, qualcuno ne tragga le conseguen- ze», tuona il sacerdote-direttore, ri- spondendo agli interrogativi di letto- ri disorientati. Sia le domande che la risposta di don Sciortino non riguardano però soltanto il giudizio su Berlusconi - da sempre nel mirino del settimanale dei paolini - ma anche l’atteggiamen- to della Chiesa italiana, giudicato in alcune lettere troppo timido verso i comportamenti del premier. «Con Dio - ricorda il sacerdote - non è possibile stabilire un lodo , tan- to meno chiedergli l’immunità mora- le». Chi esercita il potere, «anche con un ampio consenso di popolo», «non può pensare - ammonisce - di baratta- re la morale con promesse di leggi fa- vorevoli alla Chiesa: è il classico piat- to di lenticchie da respingere al mit- tente». LE REAZIONI DELL’UDC L’ITALIA DEI VALORI con IL DVD DELL’ADUNATA DEGLI ALPINI Euro 13,00 Il premier Berlusconi con il leader della Lega Bossi Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani www.giornaledibrescia.it Direttore responsabile GIACOMO SCANZI Vice Direttore: Claudio Baroni Capiredattori: Gianfranco Bertoli, Lucio Dall’Angelo EditorialeBresciana S.p.A. viaSolferino,22/24-25121Brescia-tel.030.3790.1,fax030.292226 Stampa: C.S.Q. S.p.A. via dell’Industria 52, Erbusco (Bs) La tiratura di martedì 23 giugno 2009 è stata di 56.512 copie Certificato n. 6377 FEDERAZIONE ITALIANA del 4-12-2008 EDITORI GIORNALI Condizioni di abbonamento annuale: 7 numeri u 240; 6 numeri u 210; 5 numeri u 190; semestrale: 7 numeri u 140; 6 numeri u 125; 5 numeri u 108 trimestrale: 7 numeri u 77; 6 numeri u 67; 5 numeri u 57 Libro facoltativo per gli abbonati: contributo di u 8. Quota annuale per recapito domicilio città u 45. 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Data e Ora: 23/06/09 22.28 - Pag: 3 - Pubb: 24/06/2009 - Composite

con L’ACCADEMIA23ª USCITA Euro 10,99

con SEMI, BACCHEE FRUTTI Euro 13,00

con PICCOLE GUIDEGRAFO Euro 8,90

con IN MOTO SULLE ALPI

Euro 10,90

con GUIDA SANTA GIULIA

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LE NOSTREINIZIATIVE

con MAPPA LE COLLINEMORENICHE

Euro 5,90

ROMA «Se questa per l’opposizione èuna vittoria, noi vogliamo sempre per-dere così...». Il giorno dopo i ballottaggidelle amministrative, Silvio Berlusconisceglie l’arma dell’ironia per colpire ilcentrosinistra, e quella della matemati-ca per illustrare la dimensione dell’affer-mazione della maggioranza: il centrode-stra, che governava solo 9 delle Provin-ce in palio, ora ne guida 34 e gli italianiamministrati da Giunte imperniate sulPdl passano, nelle Province dove si è vo-tato, da 5 milioni a 21 milioni.

Nessun effetto inchiestaBerlusconi non è solo nello sbeffeggia-

re gli avversari. Da Ignazio La Russa(«10-100-1000 di queste sconfitte») aMaurizio Gasparri («Franceschini hasubìto una disfatta, che non se ne ren-da conto ci preoccupa per il suo futu-ro»), in tanti seguono le orme del pre-mier. Ma c’è anche un altro motivo peril quale nel centrodestra si guarda consoddisfazione al risultato del voto: l’in-chiesta di Bari, diventata di dominiopubblico proprio nell’intervallo tra idue turni delle amministrative, non haspinto il Pd oltre una dignitosa tenutadelle posizioni.

Insomma, «la politica del pettegolez-zo non ha vinto», come osserva il sotto-segretario Paolo Bonaiuti. Anche se è al-trettanto vero che la vicenda delle ra-gazze ospiti di Palazzo Grazioli, con ilsuo strascico di polemiche, ha frenatol’avanzata del Pdl.

Il Carroccio chiede il conto

Anche per questo motivo, nel centro-destra, più del Pdl, è la Lega Nord a sen-tirsi davvero vittoriosa. Determinantenella riconquista delle province delNord finite a sinistra (come Milano e Ve-nezia), soddisfatta per il flop del referen-dum elettorale, ora la Lega può alzare ilprezzo: «Abbiamo un quarto dei votidella coalizione, un terzo dei voti delPdl. Quindi, se l’anno prossimo si votain 13 Regioni, ne vogliamo noi almenotre del Nord», proclama il ministro Ro-berto Calderoli.

Nonostante l’esultanza del centrode-stra, nel campo dei Democratici non sirespira aria di Caporetto. I risultati delCentro-Sud, la tenuta di alcune impor-tanti realtà del Nord come Torino e Pa-dova, e la stessa sconfitta di misura aMilano, fanno dire all’ex ministro del

Pd Luigi Berlinguer che «la notte è pas-sata». Ai Democratici si impone però ilproblema delle alleanze. L’Idv di Anto-nio Di Pietro o l’Udc di Pier FerdinandoCasini? Massimo D’Alema, che non hamai nascosto di voler allargare l’allean-za all’Udc, vede «un’interessante capa-cità di costruire alleanze oltre il centro-sinistra, e dove questo è avvenuto, hadato risultati positivi».

Per il Pd il nodo alleanzeA chiedere chiarezza è il leader del-

l’Italia dei Valori, che fa sapere di nonavere intenzione di aderire ad un’allean-za che veda tra i suoi soci anche i centri-sti dell’Udc: «Il Pd deve decidere che co-sa vuole fare da grande e poi, solo dopo,possiamo parlare di possibili alleanze».Tra l’altro, osserva, «nelle recenti elezio-ni ha pesato per il Pd più l’Idv nelle si-tuazioni in cui si è raggiunto un accor-do». «Non staremo con un Pd - sottoli-nea Di Pietro - che sta con un piede inuna scarpa con l’Udc, un piede in un’al-tra scarpa, e rischia di rimanere senzascarpe».

Inumeri parlano chiaro. 25 a 1 è ilrisultato finale, a favore del cen-tro-destra, della partita giocatanelle provinciali in questo dop-

pio turno elettorale. Non altrettantopositivo, ma comunque sempre in at-tivo, è il bilancio delle Amministrazio-ni comunali strappate dal Pdl al Pd.È bastato, però, che al ballottaggio inumeri si siano in parte riequilibratirispetto alla prima domenica perchépartisse la solita, incresciosa, garadei competitori a vantarsi entrambidel successo riscosso. Tutto dipende,ovviamente, dal termine di paragoneche si adotta. Se si guarda alle ammi-nistrazioni passate di mano, il centro-destra può festeggiare la rimonta at-tuata. Se viceversa si ricordano le lut-tuose previsioni, circolanti alla vigiliadel voto, a carico del centrosinistra,lo scampato pericolo, in alcuni casi lasonora vittoria riportata dal Pd innon pochi enti locali del Centro-Sud,il giudizio può essere rivoltato. Èquanto ha fatto Franceschini che si èsentito autorizzato ad arrischiarel’annuncio niente meno che di un’«in-versione di tendenza» in atto e di un«declino della destra» in corso.

I numeri sono chiari, ma in politicai numeri non dicono tutto. Se non al-tro, perché - la Prima Repubblica ciha offerto un campionario pratica-mente inesauribile - i numeri in alcu-ni casi si contano (quando le alleanzetra i partiti sono obbligate) e in altri(quando almeno un partito gode delcosiddetto «potere di ricatto») si pe-sano. Dipende dagli equilibri politiciche escono dalle urne.

Domenica scorsa si è registrato - sidiceva - un parziale riequilibrio deirapporti elettorali tra maggioranza eopposizione, complici l’aumentatoastensionismo, la qualità di alcune

candidature nonché lo spostamentodi voti che una sagace politica dellealleanze ha saputo garantire. Resta ilgrosso punto di domanda su qualesia il conto che il logoramento d’im-magine del premier ha fatto pagareal Pdl. Non è facile capire se Berlusco-ni sia ormai un’anatra zoppa o se re-sti il politico dalle sette vite che ab-biamo conosciuto in questi anni. Me-glio aspettare almeno la prossima ve-rifica elettorale.

Non per questo le cose rimangonocome se nulla fosse accaduto. Non so-no, però, paradossalmente gli avver-sari a beneficiare del suo appanna-mento. È in casa che il Cavaliere deveaspettarsi i primi creditori pronti achiedergli l’incasso della sua debolez-za politica. Non ci sarà da stupirsi setra qualche tempo verremo a sapereche qualcuno del suo stesso partito(non facciamo nomi) si era messo atrafficare, già all’indomani del voto,per avvantaggiarsene.

Chi si sente nelle condizioni di farpesare il suo accresciuto potere con-trattuale (vogliamo chiamarlo pote-re di ricatto?) è, tanto per non farenomi, la Lega. Aveva già tirato abbon-dantemente la corda nel primo annodi governo. Ora che sa di avere unaforza elettorale - e, ancor più, politica- accresciuta si può star certi chestringerà nell’angolo il Cavaliere fin-gendo di stargli vicino per soccorrer-lo. Quando un partner boccheggia èil momento giusto per centellinarglicon una mano l’ossigeno e con l’altraritirare il costo del servizio. Non sonopassate ventiquattro ore dall’apertu-ra delle urne e il Carroccio ha alzato ilprezzo della sua alleanza. Non due,ma tre candidature a governatore diRegione chiede. Il logoramento d’im-magine il Cavaliere lo avrà - lo ha già -dall’opposizione, ma quello più insi-dioso perché politico è dalle sue partiche si sta consumando.

Casini: «IndispensabiliSenza noi non si vince»I risultati elettorali di ieri dimostrano «che dall’alleanza con ilcentro non si può prescindere. Che questo bipolarismo coattonon funziona». A dirlo è il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casiniche sottolinea come «nonostante una caccia all’uomo spietata evergognosa, non solo siamo vivi e vegeti, ma facciamo la diffe-renza». «Il centrodestra ha fatto un grosso sbaglio a cullarsi nel-l’illusione che saremmo stati ininfluenti», dice Casini. «Chi vuoleragionare con noi, adesso sa che dovrà farlo con serietà. Siamopronti a sederci a un tavolo - prosegue - ma non con la pistolapuntata alla testa». In merito all’orientamento dell’Udc alle pros-sime elezioni regionali, Casini afferma che «non siamo pronti afare sconti a nessuno. Né a Berlusconi, che comunque valutere-mo sui fatti, né al Pd».

Di Pietro attacca il Tg1:«Siamo stati oscurati»Il direttore del Tg1 Minzolini, «è un gossipparo» che «ha ridottolo spazio dell’informazione politica in modo impressionante» ol-tre ad aver «oscurato l’Italia dei Valori». A denunciarlo è stato DiPietro che, in una conferenza stampa ha sostenuto che Minzoliniandrebbe «licenziato per giusta causa». Il leader dell’Idv ha quin-di annunciato che invierà una lettera al presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, «affinché eserciti la sua funzione digarante della Costituzione per quanto riguarda il pluralismo». Esu Minzolini ha spiegato: «Capisco che Minzolini abbia il denteavvelenato nei miei confronti: ha fatto del gossip su di me e l’hoquerelato tre volte. Ha avuto anche una condanna a 4 mesi direclusione e il risarcimento danni lo ha pagato la Mondadori».Poi sul Pd: «Non sindachiamo su chi sarà il nuovo segretario».

Le insidie per il Cavalierevengono dall’alleatodi Roberto Chiarini

Il Premier: mai pagato donne. Famiglia Cristiana: indifendibile

ROMA Un incontro tra Dario France-schini, che oggi annuncerà la sua candi-datura, e Pier Luigi Bersani, ormai inpiena corsa, alza definitivamente il sipa-rio sul congresso del Pd, spazzando viala tentazione di alcuni di rinviare la resadei conti dopo le regionali del 2010.Un’ipotesi che, dopo Chiamparino,avanzerà, anche la Finocchiaro chieden-do, nella direzione di venerdì, di fare adottobre una discussione ma senza con-te. Conta alla quale non parteciperà l’expremier Prodi, che però considera «unabuona notizia» la conferma dell’assise.

Il giorno dopo i ballottaggi, il Pd met-te fine ad una tregua interna, già vacil-lante. E apre le danze per un congressoche si annuncia molto duro nonostantei buoni propositi, espressi sia da France-schini sia da Bersani, di un confronto«trasparente e aperto» ma senza spargi-menti di sangue. I segnali d’altra partesi vedono già nell’analisi del voto. Se lu-nedì il segretario aveva parlato di iniziodel «declino del centrodestra», metten-

do l’accento sui risultati positivi, ieriD’Alema, ormai convinto sponsor diBersani, dà una lettura più amara: «C’èstata certo un’avanzata del centrode-stra e il nostro non è un successo, maabbiamo tenuto». Attento, però, a sotto-lineare il successo nelle Regioni meridio-nali, Puglia in primis, e di uno schemadi alleanze larghe, dalla sinistra all’Udc,da lui da sempre caldeggiata.

Franceschini non ha alcuna intenzio-ne di farsi logorare. Oggi, a quanto si ap-prende, ufficializzerà la sua discesa incampo rinviando la presentazione dellasua piattaforma ad un momento succes-sivo. Il segretario democratico è moltodeterminato ad andare fino in fondoper ottenere la legittimazione del votodi iscritti e popolo delle primarie. Senzasvelare i suoi progetti personali, France-schini ha fatto capire nella riunione del-la segreteria di ieri mattina di esserecontrario a rinvii del congresso, che loterrebbero al vertice del partito ma sen-za il potere conferitogli da una vittoria,

prima al congresso e poi alle primarie.D’altro canto, Bersani esclude di rima-nere per un altro anno a bagnomaria. Ie-ri l’ex ministro ha annunciato il suo pri-mo discorso da candidato in un’iniziati-va, a Roma, il primo luglio. «C’è un durolavoro da fare e non si possono più ri-muovere i problemi se davvero credia-mo nel nostro progetto», afferma striz-zando l’occhio «alla nuova generazionegià in campo».

Non tutti, però, sembrano identificar-si nella sfida congressuale che si staaprendo. Non contenta di una dinami-ca da resa dei conti sarebbe la Finoc-chiaro che interverrà nella direzione divenerdì per spiegare i rischi di un avvita-mento interno provocato da mesi diestenuante dibattito congressuale eper proporre un rinvio non della discus-sione politica ma di una conta.

Pd, inizia la corsa per il congresso di ottobreBersani e Franceschini i contendenti. Nel partito c’è chi chiede che non sia una resa dei conti

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La Lega chiede tre Regioni del NordIl Carroccio, dopo i consensi alle amministrative, vuole indicare i presidenti di Lombardia, Veneto e PiemonteBerlusconi sbeffeggia i Democratici sul risultato elettorale: «Se il Pd ha vinto, vogliamo perdere sempre così»

ROMA «Dietro l’inchiesta di Bari c’èqualcuno che ha dato un mandatomolto preciso e benissimo retribuitoa questa signora D’Addario».

Lo dice il presidente del ConsiglioSilvio Berlusconi in un’intervista aldirettore di «Chi» che il settimanalepubblica oggi in edicola. «Non ho maipagato una donna. Non ho mai capi-to che soddisfazione ci sia se non c’èil piacere della conquista», aggiungeil premier, che alla domanda di Alfon-so Signorini: «Non si era reso contoche potesse essere una prostitutad’alto bordo che voleva tenderle unatrappola?» risponde: «Se sospettassidi una persona una cosa del genere,le starei lontano mille miglia».

In serata sono arrivate le smentitedi Patrizia D’Addario circa il fattoche sarebbe stata «ben pagata» perfornire certe versioni dei fatti. D’Ad-

dario invita quindi «Berlusconi, qua-lora sia in possesso della minima pro-va a sostegno della sua affermazione,a volerla trasmettere all’Autorità giu-diziaria».

E mentre dall’inchiesta di Bari oraspuntano delle telefonate non inter-cettate di Tarantini sulle quali la Pro-cura vuole vederci chiaro una duracritica al premier arriva da FamigliaCristiana.

Dal piccolo confessionale mediati-co che è «Colloqui col padre», la rubri-ca del dialogo con i lettori, don Anto-nio Sciortino, direttore del settima-nale cattolico lancia il suo affondopiù duro contro il presidente del Con-siglio, Silvio Berlusconi. La vicendapersonale del premier «è indifendibi-le», «non esiste una zona franca perla morale», «a tutto c’è un limite equel limite di decenza è stato supera-

to, qualcuno ne tragga le conseguen-ze», tuona il sacerdote-direttore, ri-spondendo agli interrogativi di letto-ri disorientati.

Sia le domande che la risposta didon Sciortino non riguardano peròsoltanto il giudizio su Berlusconi - dasempre nel mirino del settimanaledei paolini - ma anche l’atteggiamen-to della Chiesa italiana, giudicato inalcune lettere troppo timido verso icomportamenti del premier.

«Con Dio - ricorda il sacerdote -non è possibile stabilire un lodo , tan-to meno chiedergli l’immunità mora-le». Chi esercita il potere, «anche conun ampio consenso di popolo», «nonpuò pensare - ammonisce - di baratta-re la morale con promesse di leggi fa-vorevoli alla Chiesa: è il classico piat-to di lenticchie da respingere al mit-tente».

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