La Gazzetta Scolastica 2-2019 · 2020. 1. 21. · però, la fabbrica riaprì e tutti gli operai...

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Anno XV N. 2 - Ottobre-Dicembre 2019 Buone Feste!

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  • Anno XV N. 2 - Ottobre-Dicembre 2019

    Buone Feste!

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    BULLISMO & CYBERBULLISMO

    DICIAMOGLISEMPRE

    NONO

  • editoriali

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    Federico BarbarossaDirettore Responsabile

    Tantissimiauguri!!

    Piaccio o non piaccio?Quando si parla di bullismo, il tema è spesso troppo critico o generale. Si ha paura di, in un certo senso, esprimere la propria opinione, ma questo avviene in campo allargato, dal tema più semplice a quello più complicato. Ora, io provo a spiegare il perché. E’ solo la mia opinione, puoi essere d’accordo, puoi non esserlo, pace all’anima tua. Specialmente nel nostro mondo, moderno, esposto, ci si sente un po’ tutte pecorelle smarrite, tutti poveretti, tutti depressi, tutti fuori casta. Già al limite del branco, proviamo a tener per buoni gli ultimi amici che si hanno, anche se questi inseguono ideali completamente diversi dai nostri. Cerchiamo addirittura di cambiare i nostri pensieri, giusto per farci andare bene quel gruppetto di due o tre che, per carità, niente contro nessuno, scegliamo solo per disperazione. Ognuno di noi può essere di più, meritarsi di più, il problema è che non molti, anzi praticamente nessuno, ne è consapevole. E chi lo è, si tira indietro per falsa modestia, per “piacere agli altri”. Che poi, perché “piacere agli altri” sembra essere diventato un bisogno primario? Di cosa siamo soddisfatti? Di aver cancellato quasi completamente la nostra essenza, quel “noi”, quel ”io”, che ci identifi cava? Abbiamo studiato per anni, che ci sono sembrati secoli, quegli “intelligentoni” illuministi e le loro grida di protesta contro il buio in cui erano abituati a vivere, e ora, gettando al vento tutte quelle opposizioni che hanno reso il genere umano unico, ci abbandoniamo alle macchine, non quelle rivoluzionarie in senso positivo, ma quelle che ogni giorno, nella loro stupidità digitale, si impegnano a renderci tutti uguali. Quasi fosse un dramma ridicolo tra selfi e allo specchio, cellulari di ottocento euro spesi perché con questo le storie di Instagram vengono meglio. Soldi che vengono spesi magari per farci comprare quei pantaloni, che magari neanche ci piacciono, però vanno di moda, e quindi sono spesi bene. Cosa, se non cercare di farci accettare, corrode la nostra essenza nel più profondo, mangia il midollo come una malattia, annienta le nostre capacità cognitive e, prima ancora, le focalizza su una sola domanda: “piaccio o non piaccio?”, e qua, il buio. Silenzio. E ritorniamo al tema delle “pecorelle smarrite”. Una reazione a catena, che, senza consapevolezza, si ripeterà all’infi nito.Non abbiate paura di lottare per ciò che volete, non siate spaventati di alzare la voce, chi, se non voi? Quando, se non ora? Tutti, nessuno escluso, dovremmo essere consapevoli del potenziale che abbiamo, non sottraiamoci ai pregiudizi, non dobbiamo cercare l’approvazione di altre persone, che sia defi nita da canoni o da regole sociali. Non spaventatevi di rimanere da soli di fronte alle diffi coltà, siate forti, e nessuno potrà mai sostenere il contrario. Siamo l’“io” che ci identifi ca, e così, siamo destinati a fi nire, fi rmando a nostro nome quello che ci ha distinti.

    Chiara Gaggioli

    Chissà perché arrivati in questo periodo dell’anno, ci sentia-mo tutti un po’ più disponibili ad accettare ciò che ci capita. Succede a tutti e, in questo caso, anche a noi della redazio-ne della Gazzetta Scolastica. È da tanto che cerchiamo di preparare il nostro giornale prima di Natale ma, purtroppo, senza riuscirci. Eppure ce la mettiamo tutta: scriviamo gli articoli, scattiamo le foto, facciamo i nostri sondaggi, i grafi ci e prepariamo il progetto di ogni numero. Nonostante ciò, vuoi per qualche ritardo, vuoi perché l’organizzazione cittadina del Natale non ha ancora pubblicato nulla o perché si è andati a teatro qualche giorno più tardi o più semplicemente perché chi doveva scrivere non lo ha fatto. In buona sostanza, no-nostante i nostri sforzi anche stavolta sarà diffi cile arrivare in tempo in tipografi a. Niente male! La cosa importante è che il lavoro sia stato portato a termine. E di questo potete starne certi, perché i ragazzi hanno lavorato in maniera esemplare, scrivendo, correggendo, scoprendo e intervi-stando. Ma soprattutto, i più grandi sono stati di supporto ai più piccoli. Già, perché da noi funziona così. I ragazzi di terza aiutano i loro compagni più giovani a scoprire questo mondo, curioso, nuovo, coinvolgente e formativo, tanto che spesso il tempo trascorre veloce in redazione. I ragazzi fi n dai primi incontri imparano a costruire il numero: si fanno le riunioni di redazione come in un qualsiasi giornale. Si decide insieme, Direttore e Capo Redattori, quali argomenti trattare per poi andare in giro per le classi a proporre i sondaggi e per il paese a intervistare le persone, scattare fotografi e e raccogliere tutte quelle informazioni necessarie alla stesura degli articoli. Un lavoro di squadra che abitua i ragazzi al lavoro d’insieme e al coordinamento ma anche all’assunzio-ne delle proprie responsabilità riferite alla puntualità e alla bontà del lavoro svolto. Alla fi ne, la soddisfazione maggiore è quella del confezionamento, quando appunto si mettono insieme tutti gli elementi per costruire il giornale. E in questi ultimi quindici anni ne avete visto delle belle: da copertine colorate a titoli altosonanti con nel mezzo articoli importanti che hanno spaziato dalla realtà locale a quella nazionale e internazionale, fi no alle problematiche adolescenziali di ognuno di loro. Oggi, mentre mancano pochi giorni al Nata-le, ci auguriamo di essere vicini a voi con il nostro giornale, magari oggetto dei vostri commenti e delle vostre critiche, ma pur sempre tra le vostre mani…A tutti voi porgiamo i nostri migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo, nell’attesa di rileggerci il prossimo anno.

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    Tantissimi auguri! - pag. 3

    Piaccio o non piaccio? - pag. 3

    Lavoro o salute? - pag. 5

    A noi il primo passo - pag. 6

    Quell’amica-nemica - pag. 7

    Salviamoci - pag. 8

    Non scherziamo - pag. 9

    Mangiamo sano - pag. 10

    Sotto l’Albero - pag. 11 Modaioli - pag. 12

    Le risposte dei ragazzi - pag. 13

    Una sera a teatro - pag. 14

    Giocchino Rossini - pag. 15

    I nuovi armadietti - pag. 16

    Musica e sogni - pag. 17

    Avengers-Endgame - pag. 18

    Libri: Il codice da Vinci - pag. 19

    Non barattate i libri - pag. 20

    Tennis: lo sport del diavolo - pag. 21

    Windsurf - pag. 21

    Ballare in armonia - pag. 22

    Spotify - pag. 23

    Classifi che e recensioni - pag. 23

    Tantissimi auguri! - pag. 3

  • attualità Industria Siderurgica. Il dramma di Taranto

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    di Adele Azara

    Lavoro o salute?

    Il 4 Novembre 2019 ArceloMittal annun-cia di non voler più acquistare l’acciaieria Ilva di Taranto, gettando nello sgomento un’intera città e migliaia di lavoratori. A motivare questa sua decisione pare sia stato il diniego dello scudo legale da par-te del governo, ma soprattutto, il calo del-la richiesta mondiale di acciaio. A questo si sarebbe dovuto dar seguito all’opera di bonifi ca inserita nel contratto di affi tto del polo industriale: bonifi ca necessaria a garantire la salute dei cittadini di Taran-to, da sempre colpiti da malattie e tumori. Già nel 2012, l’allora Ilva, fi nì al centro di un gravissimo problema ambientale a causa delle polveri del carbone, respon-sabili di numerose nascite di bambini con malformazioni e di molteplici deces-si. Nonostante questo grave problema, però, la fabbrica riaprì e tutti gli operai ri-presero le proprie attività lavorative. Oggi il Governo sta facendo di tutto per garan-tire i posti di lavoro, ma la questione am-bientale è più che mai attuale. Cionono-stante nessuno sembra voler prendere una decisione diviso com’è tra la salute pubblica e la garanzia di tenere in piedi l’ultimo pezzo dell’industria italiana e con esso i posti di lavoro e la sopravviven-za di tante famiglie sparse in tutt’Italia. E proprio le istituzioni e l’opinione pubbli-

    ca si dividono su quella che dovrebbe e potrebbe essere una soluzione per tutti. Ma quale ci domandiamo? L’acciaio, in-fatti, si può produrre in diverse maniere e una di queste si basa sull’utilizzo del gas. Il processo prevede l’uso del “preri-dotto”, detto anche spugna di ferro, che utilizza minerali di ferro meno inquinante del carbone. Attraverso questo metodo, già sperimentato in Messico, si potrebbe riammirare un cielo azzurro e libero dalle nubi tossiche che lo infestano e respirare nuovamente aria pulita. Ma ad impedire la realizzazione di questo sogno sembra essere il denaro. Infatti i costi sono molto elevati: la cifra si aggira attorno al cen-tinaio di milione di euro. Sajjan Jindal, presidente di una società indiana inte-ressato all’acquisto del polo industriale tarantino, sarebbe disposto a realizzare

    il sogno “del cielo azzurro e aria pulita” senza badare ai costi. Ovviamente il la-voro è molto importante nella vita dell’uo-mo e ritrovarsi disoccupati da un giorno all’altro non è bello. Ma se ci fermassimo a pensare alla perdita di tante vite umane per colpa dell’inquinamento, a tutti i bam-bini che nascono deformati, alle persone che si ammalano respirando l’aria circo-stante, il lavoro passa in secondo piano. Ma come si può decidere tra la salute e il lavoro? Non si può! Infatti ci sono mol-tissime persone che sceglierebbero di condurre una vita sana, ma altrettante che sceglierebbero il lavoro. Così fa-cendo saremmo costretti a chiudere e a comprare acciaio dall’estero, spendendo molto più denaro. Scelta diffi cile questa, ma non impossibile! C’è una soluzione per tutto. Perché ci sono molti modi su come agire, così come la proposta di cui abbiamo parlato prima in quest’articolo. Soluzione che, tuttavia, non può restare isolata e che non può esimersi dal bonifi -care tutta l’area interessata dalle polveri di carbone. Ma chi pagherà tutto ciò? I proprietari, lo Stato, i lavoratori? Io vi dico semplicemente che la soluzione dovrà essere il risultato del buon senso e della volontà di tutti per salvaguardare la salu-te dell’uomo, dell’ambiente e garantire il lavoro agli abitanti di questa travagliata terra del Mezzogiorno.

    Come si può decidere tra la

    salute e il lavoro? Non si può!

    Infatti, sono tantele persone che sceglierebbero

    di condurre una vita sana,

    ma altrettante che, invece,

    preferirebbero il lavoro.

    Ma la sola unica grande

    decisione la potrà prendere soltanto...

    il buonsenso!

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    di Anna Pili &Sofi a Sanna

    “Appena arrivata alla Scuola di Primo Grado, le ragazze di terza mi hanno accolto calorosamente. Il primo giorno i professori mi hanno fatto fare un disegno che, in segui-to, dovevamo mostrare alla classe. Le professoresse sono state molto gentili e fi no a questo momento mi sto trovan-do molto bene in questa bellissima scuola”.

    Ambientarsi, però non è mai così come dovrebbe essere. La paura c’è sempre: dall’ansia del primo giorno, alla paura di non essere accettati e di non avere amici. Ma anche di non sapere con chi sedersi in classe o con chi passare la pausa. Tuttavia, sebbene sia diffi cile, è necessario superare queste paure an-che contro le differenze culturali e sociali che talvolta appaiono ostacoli diffi cili da superare, soprattutto quella linguistica. Per ambientarsi nella nuova comunità è indispensabile imparare le abitudini e le usanze del nuovo ambiente e portargli rispetto. Dopo, superata la paura si os-servano le abitudini che ci sono, il nuo-vo ambiente e le nuove persone, cosa fanno di solito, come si comportano con gli altri, cosa fanno durante le lezioni, e il loro atteggiamento nei momenti critici. Poi si osservano i professori, il loro modo d’insegnare, le loro capacità intellettive, il comportamento verso gli alunni, cosa e come trasmettono i loro insegnamen-ti. Dopo di che, interagire. L’importanza del primo contatto è quella piccola azio-ne che si fa gradualmente e che avviene con le prime amicizie che permettono di fare i primi passi: stare assieme nel tem-po libero, parlare, studiare o svolgere un

    compito assieme, parlare durante la pau-sa, sedersi vicini sul bus. Dopo la prima amicizia ne nasceranno altre e così si ini-zia ad uscire assieme, a scambiarsi nu-meri di telefono, mangiare in compagnia ed avere più interazioni. Solo allora si capirà se fi nalmente ci si è inseriti. Il dia-logo facilita l’apprendimento e porta ad agire sempre con più facilità. L’amicizia

    è la base di ogni buon inserimento nella società, che all’inizio sembra spaventoso per le diversità, ma alla fi ne si capisce che si hanno degli interessi in comune e gli ostacoli maggiori sono più dentro la nostra testa che fuori. Le nostre paure e opinioni sbagliate ci impediscono spesso di farci avanti e, nel momento dell’inseri-mento, si capisce che tutto ciò non aveva senso. Conoscersi aiuta tutti ad abbatte-re le barriere di diffi denza e di diversità ma pensiamo a quanto l’intera comunità possa arricchirsi da questa integrazione di usi, costumi, tradizioni, lingue, storia e cultura. E chissà che un giorno, con-siderando che ormai il mondo è di tutti e alla portata di tutti, possa essere un tantino diverso e più ospitale di quanto lo sia oggi!!

    A noi il primo passoattualità Sociale. Integrarsi a scuola

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    Quell’amica-nemicadi Valentina Filippeddu

    L’adolescenza: uno strano periodo della nostra vita in cui allegria e tristezza van-no a braccetto e gli sbalzi di umore sono all’ordine del giorno. Durante questa fas-cia di età, solitamente compresa tra i 12 e i 19 anni, i ragazzi sono costretti ad af-frontare numerosi cambiamenti sia fi sici, come l’inizio della pubertà, sia psichici. Infatti, è proprio in questo periodo che iniziano a scoprire tante nuove emozioni che colpiscono alla sprovvista lasciandoli spesso spiazzati. La verità è che non ci si sente compresi, ascoltati tanto che delle volte, sembra che essi vivano in un mon-do ingiusto, dove tutti non fanno altro che calpestare i loro sogni. Ma l’adolescenza è così. Un periodo cruciale nel passag-gio dall’età infantile a quella adulta che, purtroppo, non tutti riescono ad attraver-sare in modo giusto e indolore. È vero però che c’è una grande differenza tra le diverse generazioni. Certamente i nostri genitori e i nostri nonni l’hanno vissuta in altro modo rispetto ai ragazzi di oggi, dove la società dà più importanza alla forma rispetto ai contenuti. Può sembrare come camminare con gli occhi bendati in un campo minato tra bullismo, discrimin-azioni, dipendenze e una realtà che non sembra accettarli. Forse uno dei problemi per molti ragazzi sardi è proprio la nostra terra e in paesi come Arzachena, relativa-

    mente piccoli rispetto alle grandi metropoli di oggi, si sentono come asfi ssiati e senza la possibilità di realizzare i propri sogni. Questa sensazione di impotenza, i primi cuori infranti, le preoccupazioni per la scuola si inseriscono in un contesto nel quale ogni piccolo problema pare essere un ostacolo insormontabile. Ma che tutto ciò sia solo il ragionamento di una men-te ancora giovane o la verità, noi non lo sappiamo. Di certo pare che non lo sap-piano neppure loro. Non bisogna dimenti-care che questi problemi vengono troppo comunemente etichettati come capricci irrilevanti, ovvero nulla in confronto ai veri dilemmi della vita. Da qui la nascita delle barriere difensive, di una chiusura estremamente negativa per la crescita o peggio ancora, dell’adozione di un com-portamento freddo e staccato ma anche aggressivo verso gli altri e se stessi. Questo dovrebbe essere un campanello di allarme per genitori e amici, perché in molti casi non si tratta solo di una “fase” di crescita, lunga o breve che possa es-sere, ma se male interpretata o addirittura sottovalutata, può portare a conseguenze di cui ci si può pentire. Eppure bastereb-be ricordare che gli adolescenti vedono il mondo in maniera diversa espresso spesso nel bisogno di più attenzioni e di qualcuno che, con pazienza, sia pronto ad ascoltarli. Sappiate perciò che, se anche voi i sentite così, state semplicemente at-

    traversando un periodo di sviluppo duran-te il quale basterebbe ascoltare con più attenzione le parole degli adulti. Essi vi accompagneranno in questa transizione dove lascerete il mondo dei ragazzi per quello degli adulti, dove la vita vi metterà di fronte a tante scelte, spesso diffi cili e talvolta cariche di preoccupazioni.

    Ogni piccolo problema pare essere un

    ostacolo insormontabile. Ma che tutto ciò sia solo la

    manifestazione di una mente ancora giovane o la verità,

    noi non lo sappiamo. Di certo, a non avere la risposta sembra che siano proprio loro...

    attualità Sociale. L’adolescenza

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    attualità Ambiente. I disastri ecologici

    Rispettiamoci... un tantino di più!!

    di Christian Malu &Francesco Amadori

    Oggi più che mai sentiamo parlare inces-santemente dell’inquinamento e di come l’uomo abbia contribuito a far si che le generazioni future non possano godere delle meraviglie di questo mondo. Gli studenti protestano con grande coraggio, ognuno dice la sua. Con internet è facile fare il giro del mondo ma nella realtà ogni mattina, quando andiamo a scuola, cam-minando per una strada vicino casa nostra, troviamo una stradina sterrata che collega due strade asfaltate dove ci sono, alberi, mare e un fiumiciattolo che scorre ma anche un’immensa quantità di rifi uti. Ossia montagne di immondizia abbandonata, lasciata da chi non ha alcuna intenzione di andare a conferirla all’Ecocentro. Eppure sarebbe facilissimo farlo!! Ma non si fa. La gente preferisce abbandonarla lì senza

    preoccuparsi del fatto che recuperarla ha dei costi per tutti noi. E tutti la paghiamo, anche quegli stupidi che non lo fanno comportandosi in maniera incivile. Pensate a quanto sarebbe bella quella strada se la gente non passasse di li solo per abban-donare rifi uti. Buste di spazzatura, lattine, ma anche materassi, elettrodomestici e tantissima plastica che hanno preso il posto di cespugli, alberi e tanto verde. E se pen-siamo che li vicino c’è un corso d’acqua che scorre, quali conseguenze pensate questa situazione possa causare? Quali danni potrebbero esserci. Oggi, noi ragazzi della Scuola Media mostriamo tutto il nostro co-raggio, denunciando pubblicamente quello che ogni giorno vediamo con i nostri occhi nel nostro paese. Ma, soprattutto, pensia-mo a quanto potrebbe essere più bello e

    Oggi, noi ragazzi della Scuola Media mostriamo tutto il nostro coraggio, denunciando pubblica-mente quello che ogni giorno vediamo con i no-stri occhi nel nostro paese. Ma, soprattutto, pensiamo a quanto potrebbe essere più bello e vivibile senza tutte queste porcherie che lo deturpano!!

    vivibile senza tutte queste porcherie che lo deturpano!! Oggi noi ci proviamo ancora, chiedendo ai grandi di applicare i progetti per fare un passo indietro e mettere fi ne a questa distruzione. La tecnologia ci dà una mano, il riciclo ci aiuta e i potenti di tutto il mondo fi nanziano progetti e iniziative per salvare l’insalvabile... il nostro pianeta. Gre-ta Thumberg, la ragazza che manifestava contro le emissioni di carbonio nel suo paese, ha accettato critiche e consensi, senza mai tirarsi indietro, senza mai avere paura e la sua causa è diventata la causa di un intera generazione. Noi vogliamo esserci, perciò dimostriamo fi n da subito di esserci, contribuendo con il nostro esempio a tenere pulita la nostra cittadina!! Siamo certi che tanti altri ci seguiranno ancora…

    nelle foto: i diversi versamenti a cielo aperto nelle campagne di Arzachena

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    attualità Scuola. Il Bullismo tra i banchi

    Nella sfera di questa brutta esibizione esistono vari tipi di bullismo: il più presente è il cyberbullismo, ossia quello che si manifesta attraverso i social. Vi arriva un messaggio col quale vi insultano o fanno battute sul tuo aspetto fi sico, e voi state zitti, tenendovi tutto dentro.

    Non è uno scherzo!

    Stop, tutto questo è sbagliato!! Quale miglior messaggio si potrebbe lanciare a quei bulli che ogni giorno si divertono a “bullizzare” i nostri compagni. La nostra scuola è, purtroppo, lo scenario di tante manifestazioni di bullismo, che negli ultimi anni è aumentato. Per que-sto motivo abbiamo preso il coraggio a due mani e vi raccontiamo di fatti accaduti a persone che sono state vittime di questo fenomeno praticato da alcuni ragazzi della nostra stessa età. A questo punto, però, la domanda che tutti noi ci poniamo è: perché lo fanno? Forse perché hanno una cor-poratura più robusta, quindi possono sfi dare le persone più piccole? Altri lo fanno per divertimento oppure perché loro stessi sono vittime di bullismo e devono trovare una valvola di sfogo contro qualcuno con cui avere la cer-tezza di “vincere” sempre. Nella sfera di questa brutta esibizione esistono vari tipi di bullismo: il più presente è il cyberbullismo, ossia quello che si manifesta attraverso i social: vi arriva

    un messaggio col quale vi insultano o fanno battute sul tuo aspetto fi sico, e voi state zitti, tenendovi tutto dentro. Questo è ciò che è successo ad una ragazza nella nostra scuola. Appena sentito il fatto, tutti hanno cominciato a fare battute dalle quali poi, ho capito quello che succedeva. Loro non ride-vano mai con lei, ma di lei. Quando ha detto che li aveva sentiti prenderla in giro con i loro amici e ha descritto questa situazione, ha detto che per lei era come se le fosse crollato il mondo addosso. Nonostante ciò non lo ha mai detto a nessuno. Ha raccontato del fatto che lei si sentiva sbagliata, ma che nonostante ciò, continuava a vivere la sua vita in modo tale che nessuno se ne accorgesse. Solo dopo due mesi si è decisa a dirlo ai suoi ge-nitori che, come lei stessa raccontò, la aiutarono dicendolo ai professori che decisero di aiutarla. Adesso lei è felice e non ha più avuto episodi di bullismo, ma pensate se tutto ciò fosse fi nito in modo diverso, che magari lei anziché

    dirlo ai suoi genitori, avesse smesso di parlare e decidere di isolarsi dal re-sto del mondo! Noi, però siamo voluti andare oltre: abbiamo fatto alcune domande ai due “gruppi sociali”, il bul-lo e la vittima! La domanda è sempre stata la stessa: “secondo voi, è giusto fare questo”?. Ci sono state diverse risposte, tra cui la prima è stata “no, perché è sbagliato far stare male le persone ingiustamente” e la seconda è stata invece “ma noi lo facciamo per scherzo”. A questo punto, la domanda sorge spontanea: “abbiamo veramen-te capito la differenza tra lo scherzo e la presa in giro”? La loro differenza è che quando si fa una battuta e una persona smette di ridere, molto pro-babilmente la frase detta può averla ferita. Come spesso accade, però, dalla storia di questa ragazza è venuto fuori che molte persone non l’hanno capita, dimenticando, che con questo tipo di battutine non possiamo mai dimenticare quanto sia importante il peso delle parole!!

    di Camilla Asara & Edoardo Tecleme

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    attualità Alimentazione

    Ormai siamo agli sgoccioli e quest’anno il Comune di Arzachena ha organizzato, come ogni anno, degli eventi che, special-mente in vista di Natale, rendono l’attesa di questa festività meno pesante. Adesso a Natale manca poco più di qualche settima-na, e, specialmente i più piccoli, non riesco-no più ad aspettare l’arrivo di Babbo Natale, che ad Arzachena è arrivato l’anno scorso con i suoi elfi , che truccavano i bambini più piccoli da renna o da stella. Oltre che alle manifestazioni pubbliche nelle quali gli anni scorsi veniva offerto da mangiare e da bere, la gente si aspetta di vedere di nuovo la pi-sta di pattinaggio, dato che i bambini si sono tanto divertiti. I più grandi, invece, aspettano il periodo natalizio per le diverse bancarelle che proponevano dolci e addobbi ai curiosi che preferivano rilassarsi passeggiando per le vie del paese. A breve inizieranno i lavori

    di addobbo in tutto il paese e, soprattutto, della Piazza, che ospiterà la vera anima natalizia in tutti noi. Tuttavia, ‘aria natalizia si respira fi n dagli inizi del mese nei negozi e supermercati che fi n dall’inizio di dicem-bre, hanno addobbato le loro strutture. Oggi nei negozi dove tutti i giorni andiamo a fare compere stanno iniziando a trasformare ba-rattoli, bottiglie o altre cose in tema natali-zio ma anche i tipici dolci del periodo come panettoni, biscotti, bastoncini di zucchero e altre delizie. Le luminarie a forma di stel-la appese ai lampioni e agli alberi, creano una bellissima cornice nelle vie del paese. Basti pensare che soltanto alcuni anni fa Arzachena non era molto illuminata ma si è rifatta grazie alla novità dell’albero di Na-tale, alto quasi quindici metri e addobbato con palline enormi e luccicanti. Ancora non sappiamo se anche quest’anno faranno il concorso “dell’Albero più bello”, ma se sarà sì, speriamo che a vincere sia sempre il più

    bello del paese. Allo stesso modo, speriamo che ripropongano quel bellissimo presepe ricco di statuine e animali che sembravano vivi, che ha avuto un tale successo che non si riusciva a vederlo tanto era l’affl usso di persone. Novità dell’Auditorium Comuna-le sono i fi lm che questi giorni saranno in programmazione, tra cui Frozen, che tra il freddo dell’inverno norvegese, ha conqui-stato l’attenzione dei bambini più piccoli. La piazza risorgimento verrà trasformata in un bel “Villaggio Natalizio” con musica, lucine colorate che punteranno tutti gli edifi ci pub-blici, e numerosi spettacoli di magia. Come l’anno scorso ci sarà il cinema Igloo dove sarà possibile vedere fi lm natalizi; in tutto ciò saranno coinvolti anche altri paesi come Cannigione, Baia Sardinia, Abbiadori, Porto Cervo, dove anche lì si stanno addobbando le strade e i negozi. Carissimi tutti, vi augu-riamo fi n d’ora un Felice Natale e Prospero-so Anno Nuovo!!

    di Gioia Diturco& Sofi a Azara

    Sappiamo tutti che al giorno d’oggi i pro-blemi di nutrizione sono tanti e tutti legati a diversi fattori. Ma cos’è veramente l’educa-zione alimentare? Apparentemente noiosa, se applicata dovutamente, risulta essere un insegnamento interessante per tutte le fasce d’età, dai più piccoli ai più grandi. Da alcuni esperti viene identifi cato come un percorso importante con lo scopo di trarre benefi cio sia psicologico che fi sico. Altre volte invece, viene preso come un gioco al quale non si da importanza, ed è proprio da qua che si rischia di andare incontro a diverse proble-matiche chiamate disturbi alimentari o DCA (Disturbo del Comportamento Alimentare). I più gravi e più diffusi tra questi sono l’ano-ressia nervosa che, insieme alla bulimia, è uno dei casi statistici più importanti. Questa malattia viene provocata dal rifi uto del cibo a causa dell’ossessiva idea di poter ingrassa-re. La bulimia nervosa, invece si manifesta quando si ha una forte e continua fame. Ciò provoca spesso il vomito e successivamen-te, un digiuno accompagnato da una conti-

    nua attività fi sica. “Binge eating disorder”, è il caso in cui si registra un eccessivo bisogno di cibo che comporta poi, una dipendenza: l’obesità. Questa è una condizione in cui il grasso è molto concentrato in tutto il corpo capace di causare enormi problemi di salute fra cui quelli cardiovascolari. Tutte queste gravi malattie sono dovute a diversi problemi tra i quali: depressione, disturbi psichiatrici, ansia, tossico dipendenza, alcolismo. Essi possono manifestarsi in qualsiasi età ma gli standard medi si abbassano sempre di più: la media attuale è compresa tra gli 11 e 14 anni. Proprio per questo è necessario insegnare a tutti i ragazzi d’oggi una buona educazione nutrizionale, così che non ca-dano in situazioni di disagio con se stessi e con gli altri. Tra questi il più consigliato è quello della Dieta Mediterranea, scoperta in America ma usata soprattutto nei paesi

    Europei, che utilizzandola, sono risultati es-sere coloro con maggiori aspettative di vita. Grazie ai suoi benefi ci effetti nel 2010 è stata riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. La Dieta Mediterranea com-prende tra i suoi alimenti principali: cereali, frutta, verdura in grandi quantità con un moderato uso di carne bianca, pesce, dolci, latticini, mentre sono esclusi alimenti grassi. L’alimentazione Americana, al contrario di quella Mediterranea, comprende cibi grassi e ricchi di calorie che in pochi riescono a controllare. Infatti le abitudini americane sono sicuramente tra le peggiori al mondo e con il maggior numero di casi di obesità. Perciò una corretta alimentazione associata a una costante attività fi sica sono gli esempi da seguire a tutte le età, ma iniziare da piccoli darà certamente maggiori vantaggi e una sana e lunga vita.

    Mangiare sano!!

    di Ylenia Pinna & Caterina Filigheddu

    Natale in paese sotto l’alberodi Ylenia Pinna & Caterina Filigheddu

    Natale in paese sotto

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    Tanti popoli, tante nazioni, tante tradizioni. In Italia si è abituati al classico Natale da fi lm, con il panettone, l’albero e il cenone megaspaziale con i più lontani parenti. Al-tra, la tradizione europea e statunitense che prevede che si indossino maglioni di lana pesante con motivi supernatalizi e renne dal naso rosso. Il globo, però, è grande, e in paesi come Australia e Messico, situati nel tropico del Cancro con le stagioni invertite, a Natale si è soliti vedere le persone che si tuffano di testa nelle acque dell’Oceano. In alcuni paesi è addirittura proibito festeggia-re il Natale per questioni religiose, mentre per il resto è ormai considerata una festa moderna, dove l’unica festa pare sia scar-tare i regali, dimenticando che il motivo per cui si festeggia il 25 dicembre, è la nascita del bambino Gesù. Festa celebrata ormai ovunque anche dove altrimenti bandita per-ché non ritenuta religione di Stato. Quando in Germania, tra Weinachtmarket i mercatini della “Santa Notte”), e maestosissimi Tan-nenbaum, gli alberi di Natale, con le cande-le e la stella in ceramica, quella di usare l’al-bero vero rimane una tradizione inviolabile. Negli USA si svolgono competizioni annuali di decorazioni alle case e agli alberi, che di solito non sono più bassi di tre o quattro metri. Ciò che si propone davanti si sviluppa

    di Cloe & Chiara Gaggioli come un vero e proprio show di luci crean-do un’illusione per le strade delle più grandi città americane. Nel Regno Unito, patria di Shakespeare e dello Yorkshire Pudding, viene organizzata ogni anno, alle nove del-la mattina che attira l’attenzione di milioni di Londoners e non solo, che accorrono ogni anno a vedere chi riuscirà ad aggiudicarsi il titolo di fastest swimmer. Ma in competizio-ne c’è anche il nonno più fi go in circolazio-ne, il cosiddetto Babbo Natale. Frutto di una leggenda tedesca dove Klaus, un frate, con il suo diavoletto, andavano a distribuire dolci e carbone ai bambini, Babbo Natale ha tan-tissimi sosia in giro per il mondo. In Islanda, per esempio, ce ne sono dieci, e tutti quanti vestono l’abito azzurro. La fi gura del signo-re col vestito rosso infatti, è solamente una commercializzazione della Coca Cola, che, resasi conto che il verde, suo colore origina-le, non si combinava con l’etichetta della be-vanda, ha deciso di colorare il suo cappello di un colore acceso, il colore dell’amore. Questa “modifi ca grafi ca” è giunta così pre-sto che in paesi evoluti come gli USA che lo hanno conosciuto direttamente di colore rosso. Il vero spettacolo del Natale però, è vedere e sperimentare sulla propria pelle quanto il mondo sia meraviglioso e vasto, e constatare che, nella sua grandezza, il re-galo più grande sia conoscerlo tutto. Chi lo chiama Natale, chi Christmas, chi Noel, chi

    Natale in paese sotto l’albero Natale in paese sotto

    Weinacht, in qualunque parte del mondo, con gli occhi curiosi di un bambino, le cele-brazioni natalizie sono veramente qualcosa da scoprire, senza pregiudizi e senza luoghi comuni.

    E’ quasi Natale e camminando per le strade di Arzachena si sente il profumo che emana la festività più attesa dell’anno. Ma siamo sicuri che così ovunque? Siamo andati in giro per il mondo e orave lo raccontiamo, tra usi costumi e culture diverse...

  • l’indagine Moda & Modi

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    di Sofi a Azara & Giulia Russu

    Modaioli!!

    Poveri noi!! Ci eravamo convinti che per stare bene con noi stessi bastasse un po’ di buon gusto e invece, no. Ormai seguire una moda è diventato più un obbligo che un piacere personale. Infatti come molti di noi sanno, alcuni ragazzi criticano i capi d’abbigliamento altrui senza neanche mettere in gioco i propri gusti. Ciò accade spesso, poiché tra noi adolescenti, in molti, vedono il carattere di una persona attraverso il modo in cui si veste, che, non rispecchiando il proprio stile, spesso potrebbe infl uenzare l’umore di tale persona. La moda in sé è un modo per esprimersi, questo fa perciò capire che non è mai la stessa, ma cambia durante ogni stagione diventando sempre più bella e particolare. Ecco i capi più utilizzati durante l’autunno-inverno 2019/2020: I jeans a vita alta. Super utilizzati anche durante l’estate, sembrano togliere qualche centimetro in più e delineare

    il proprio punto vita dando alla fi gura una forma più slanciata. I jeans a zampa. I famosissimi jeans con la cosiddetta “zampa di elefante”, si può dire che fecero la storia della moda durante gli anni settanta. Oggi, dopo tanto tempo, si possono riutilizzare, sia durante il giorno che in una serata elegante abbinati con una canottiera di seta e magari anche con un blazer. I capi in pelle. Che siano pantaloni o giacche, colorati o meno, la pelle occupa un posto importante tra le tendenze di questo periodo. Hanno un aspetto sia rock che elegante e magari leggermente romantico, ma un cosa è certa: sono diffi cili da abbinare, infatti si possono commettere molti errori come ad esempio unire troppi capi di questo materiale in un solo outfi t. Ma c’è di più: abbiamo chiesto ai nostri compagni di darci la loro opinione. E vi assicuriamo che ne vedrete delle belle!!

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    il sondaggio Le risposte dei ragazziSecondo me, non proprio la moda ma il modo di vestire. Se qualcuno si veste elegante è più curato, quindi si. Rose Bataille 3°A

    Quasi sempre è cosi, perché quando ognuno di noi sceglie cosa mettersi pensiamo cosa sia meglio indossare, quindi è il nostro giudizio; perciò potrebbe rispecchiarci, ma non sempre è cosi, perché, come dice il detto: l’abito non fa il monaco.Giulia Pitturru 3°A

    Si, la moda è un modo di esprimere se stessi e può dire tanto di una persona.Anna Pili 3°C

    Si è vero. Molte persone esprimono il loro carattere attraverso il modo in cui ci si veste. Secondo me, però, il carattere viene espresso dall’atteggiamento di ognuno di noi.Giulia Russu 3°C

    Secondo me si anche se molti pensano il contrario.Ian Ragnedda 3°A

    Si, uno può essere rappresentato con il proprio modo di vestire.Riccardo Sanna 3°D

    Secondo me, la moda di ognuno di noi esprime il nostro carattere perché ciascuno si veste seguendo il proprio stile.Barbara Dettori 3°B

    No, io mi vesto in base ai miei gusti e mi ispiro anche dallo stile degli altri.Andrea Columbano 3°C

    Dipende, perché magari qualcuno di noi si veste come capita perché non ha voglia di scegliere un abbigliamento adatto.Grazia Sanna 3°A

    No, perché una persona può essere simpatica anche se non si veste bene.Lorenzo Deiana 3°C No, perché importa quello che hai dentro e non quello che hai fuori.Alessio Azzena 3°C

    No, perché la moda non mi piaceGiovanni Asara 3°C

    A parer mio,il carattere di una persona non è assolutamente espresso dal modo in cui si veste, ma può rappresentare un modo per potersi esprimere.Sofi a Azara 3°C

    Secondo me non è cosi perché l’aspetto di una persona non incide sul suo carattere. Ad esempio uno che si veste con vestiti vecchi e rovinati può avere un carattere migliore rispetto ad una persona che si veste di marca.Erika Nieddu 3°C

    Non completamente. Ognuno ha il diritto di vestirsi e comportarsi come meglio crede, l’importante è che non faccia del male in nessun modo alle altre persone. Il concetto di moda, secondo me, è relativa in quanto la moda viene defi nita tale appunto perché è passeggera ed essendo tale non dovrebbe essere in grado di defi nire il carattere di qualcuno, almeno dal punto di vista esterno.Chiara Gaggioli 3°A

    No, perché il carattere di una persona non viene rappresentato dal modo in cui si veste ma attraverso le sue azioni.Edoardo Tecleme 3°A

    Si dice che la moda esprima il carattere di ognuno di noi. È cosi?

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    di Barbara Dettori

    Una sera a teatro

    cultura Spettacoli. La Cerenentola di Gioacchino Rossini

    Si dice che l’Opera la si ama o la si de-testa, e oggi sono sempre più quelli che si schierano dalla parte di chi la amano. Per questo motivo, così come vuole la tradizione di questa scuola, il 6 novem-bre scorso tutte le classi terze si sono recate al teatro comunale di Sassari per assistere alla splendida opera teat-rale di Gioachino Rossini “LA CENE-RENTOLA”. Partiti in pullman alle 14.00 gli studenti sono arrivati in città intorno alle 17.00 e dopo essersi sistemati e aver preso posto le luci sono calate e si è aperto il sipario. Quest’atmosfera ha reso l’opera ancora più realistica, le scenografi e erano curate nei minimi det-tagli, tutti gli attori avevano delle voci stupende e i costumi rispondevano alla realtà dell’epoca. Sembrava di essere catapultati nel periodo in cui è stata am-bientata l’opera, nella quale, per fortuna abbiamo trovato delle parti divertenti che si alternavano a quelle più ansiose. Lo

    spettacolo è stato molto interessante e l’interpretazione degli attori l’hanno resa ancora più sbalorditiva, meravigli-ando tutti gli spettatori. L’orchestra che ha accompagnato tutti e due gli atti ha sostenuto meravigliosamente l’intero spettacolo, tenendo viva l’attenzione de-gli studenti al punto di rendere le scene ancora più coinvolgenti. La Cenerentola è un’opera teatrale divisa in due atti com-posta da Gioachino Rossini nel dicem-bre del 1816 e conclusa nel gennaio del 1817. E’ un melodramma che unisce il canto, il ballo e la recitazione. Il titolo originale era “Cenerentola ossia la bontà in trionfo” il soggetto fu tratto dalla fi aba di Charles Perrault (1697). L’intera opera venne composta in sole tre settimane e la prima rappresentazione fu fatta il 25 gennaio 1817 al teatro Valle di Roma. Il debutto fu un insuccesso ma dopo poche repliche, l’opera divenne popolarissima. I personaggi principali sono: Clorinda e

    Tisbe, fi glie di Don Magnifi co; Don Mag-nifi co, barone di Montefi ascone e padre di Clorinda e Tisbe; Angelina, detta ce-nerentola e fi gliastra di Don Magnifi co; Don Ramiro, principe di Salerno; Dan-dini, scudiero del principe e Alidoro, che aiuta Cenerentola nell’intento di sposare il principe. Le due fi glie di don Magnifi co, Clorinda e Tisbe, si preparano allo spec-chio mentre Angelina (Cenerentola), da parte sua canta lamentandosi della sua situazione ma le sorellastre la zittiscono proprio mentre entra in scena Alidoro, sotto le false spoglie di un mendicante. Il suo scopo è spiare le tre fanciulle e riferire al principe i loro comportamenti, Il princi-pe è infatti in cerca di una moglie alla sua altezza. Il falso mendicante viene mal-trattato da Clorinda e Tisbe mentre solo Angelina lo aiuta, dandogli di nascosto un po’ di caffè. Nel frattempo Alidoro se ne va e alcuni cavalieri segnalano l’arrivo al castello del principe. Le fanciulle van-

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    cultura no subito a svegliare don Magnifi co che gli raccomanda di fare una buona im-pressione sul principe. A seguire entra in scena il principe don Ramiro, vestito da scudiero, che ha i scambiato le vesti con il servo Dandini per spiare di nascosto le fanciulle. Tra il principe in incognito e la giovane Cenerentola scocca subito l’amore. Entra in scena Dandini, insieme alla famiglia reale e nessuno dei presenti si accorge dello scambio di persona attu-ato dai due. Dandini mantiene la messa in scena e invita le due sorellastre alla “sua” festa. Cenerentola chiede al patri-gno il permesso di andare alla festa or-ganizzata dal principe a cui tutti si stanno recando, ma egli le nega il permesso. Alidoro comprende l’animo gentile della giovane Cenerentola e decide di aiutarla. Nel palazzo reale, don Ramiro e Dandini (ancora con le vesti scambiate), parlano con le fi glie di don Magnifi co e decidono di metterle alla prova: Dandini (vestito da principe) informa che una ragazza sarà sua sposa mentre la sorella andrà a don Ramiro ma nessuna delle due giovani accetta il corteggiamento del fi nto servo. In quel momento, na strana ragazza ves-tita elegantemente e con il volto coperto da un velo, giunge a castello: si tratta di

    Cenerentola, vestita per l’occasione da Alidoro. Clorinda e Tisbe, per un attimo, colgono una somiglianza tra la giovane misteriosa e Cenerentola ma i loro dubbi vengono subito smentiti. Don Magnifi co invece riconosce senza ombra di dubbio Cenerentola, ma è sicuro che il principe sceglierà o Clorinda o Tisbe. Don Mag-nifi co confi da alle due ragazze che ha potuto farle vivere nella ricchezza, ap-propriandosi e sperperando il patrimonio di Angelina. Intanto Cenerentola, rifi uta infastidita le proposte di sposare Dan-dini, dicendogli di essere innamorata del suo scudiero; queste parole riempiono di gioia don Ramiro, il quale riceve un brac-cialetto da Cenerentola, dicendogli che se veramente la ama, dovrà cercarla e restituirglielo. Cenerentola fugge, men-tre don Ramiro è più deciso che mai a ritrovarla. Dandini rivela a don Magnifi co di essere in realtà il servo del principe; egli, adirato e indignato, se ne va. Nel frattempo Cenerentola, torna a casa e subito dopo anche don Magnifi co e le sorellastre, arrabbiati per la rivelazione. Intanto un violento temporale e l’aiuto di Alidoro, fanno in modo che la carrozza del principe si rompa proprio davanti al palazzo di don Magnifi co che, nonos-

    Gioachino rossini fu uno dei più im-portanti compositori italiani della prima metà del XIX secolo. Nasce a Pesaro il 29 febbraio 1792 da una famiglia di semplici origini. Il padre suonava la tromba per professione nella banda cit-tadina e nelle orchestre locali, la madre era invece una cantante di discreta bra-vura. La famiglia di Rossini fu costretta a numerosi trasferimenti da una città all’altra dell’Emilia Romagna. Rossini trascorse gli anni della giovinezza dalla nonna e in viaggio tra Ravenna, Ferrara e Bologna. Dal 1802 la sua famiglia vive per qualche anno a Lugo, qui Gioachino inizia a studiare i primi argomenti di teoria musicale. Nel 1804 compone le Sei sonate a quattro. Successivamente la famiglia si trasferisce a Bologna e nel 1806 a quattordici anni si iscrive al liceo musicale bolognese e scrive la sua prima opera “Demetrio e Polibio” che verrà rappresentata solo nel 1812. Dal 1815 fi no al 1822 si trasferisce a Napoli e si lega al soprano Isabella

    tante tutto, è ancora intenzionato a far sposare al principe una delle sue fi glie. Arriva Cenerentola e il barone le svela lo scambio di abiti, rivelando la vera iden-tità di don Ramiro. I due giovani si ricon-oscono immediatamente mentre i parenti sfogano la loro ira contro Cenerentola. Dandini e don Ramiro la difendono, rec-lamando vendetta verso la sua famiglia. Con animo nobile e gentile Cenerentola chiede perdono al principe per la sua famiglia, nonostante le tante cattiverie subite, faccendo sì che quest’atto sia la sua unica vendetta. E mentre il principe e Cenerentola si riuniscono, arriva an-che Alidoro, tutto contento per la sorte capitata alla giovane Angelina. Divenuta ormai principessa, Cenerentola concede il perdono ai suoi familiari, i quali sottolin-eano la sua nobiltà d’animo affermando che nessun trono sia veramente degno di lei. Ma, sebbene dopo questo bellissi-mo fi nale, l’opera non è stata apprezzata da tutti gli studenti, che ancora una volta, hanno buttato alle ortiche una bellissima occasione di crescita e di conoscenza culturale. Perché sono proprio questi i momenti indimenticabili per i quali, og-nuno di noi dovrebbe avere la possibilità di assistervi almeno una volta nella vita!!

    Colbran, maggiore di lui di otto anni, che alla fi ne sposa a Castenaso il 16 marzo 1822. Nel 1837 ci si separa legalmente ma in realtà i due vivono separati già dal settem-bre del 1830. A novem-bre dello stesso anno Rossini parte defi nitiva-mente per Parigi deve sposa nel 1846 Olympe Pélissie, un anno dopo la morte della prima mo-glie. Rossini muore il 13 novembre 1868 a Parigi. Le sue opere più impor-tanti sono: il barbiere di Siviglia, L’italiana in Algeri, La gazza ladra, La Cenerentola, Il turco in Italia, Semirade e Gu-glielmo Tell.

    Gioacchino Rossini biografi adi Barbara Dettori

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    di Francesca Orecchioni

    Musica & Sogni“La musica è vita, e avere la possibilità di suonare uno strumento, scoprirlo, cono-scerlo ed esplorarlo è certamente un’espe-rienza entusiasmante”. Questo è quanto ci racconta una giovane allieva del Corso ad Indirizzo Musicale della nostra scuo-la. Lo ha fatto perché frequentare questa scuola le avrebbe permesso di suonare la

    cultura Scuola. Percorso ad indirizzo Musicale

    di Rose Bataille

    In questo anno scolastico ci sono stati diversi cambiamenti, uno dei quali è sta-ta la collocazione degli armadietti lungo i corridoi della scuola. E così come tutte le novità ha suscitato curiosità, meravi-glia e un po’ di scalpore. Infatti, a molte ragazzi sono piaciuti e ad altri meno. Per i “primini” arrivati quest’anno è stato un cambiamento drastico, mentre i ragazzi di terza erano molto entusiasti. Abbiamo intervistato tanti dei nostri compagni per avere le loro opinioni. La maggior parte degli alunni ha detto che preferisce averli

    I nuoviArmadietti

    Scuola. Arredi per gli alunni

    e queste sono state le loro motivazioni: “abbiamo lo zaino più leggero, il telefono è al sicuro, sono belli esteticamente”. Un gruppo più piccolo sostiene, invece, che era più funzionale prima, senza armadietti. Anche in questo caso ci sono motivi validi, ad esempio: “veniamo e torniamo comun-que con lo zaino molto pesante, potevano usare i soldi per prendere lim, banchi, sedie nuove di cui c’è maggior necessità”. Un altro cambiamento è lo spostamento delle classi, già presente dall’anno scorso. Anche su questo argomento le opinioni

    sono diverse e contrastanti tra le quali emergono quelle a cui fa piacere averli e altre che invece sono contrarie, perché dicono che prendono troppi spintoni e colpi, non si ricordano in che classe sono e si perde troppo tempo. Fa piacere invece perche: “ci possiamo sgranchire le gambe, possiamo incontrare i nostri amici,i professori sono più organizzati”. In conclusione, come spesso accade a scuola le opinioni sono tante e diverse tra loro, e che mettersi d’accordo resta sem-pre l’obiettivo più diffi cile da raggiungere!

    sua chitarra. “Ho scelto la chitarra classica come strumento perché è quello che più mi rappresenta – continua - per me è un mezzo di comunicazione, e quando riesco a suonarla mi sento senza limiti; è come se le corde fossero una voce differente nel-la quale sei tu a decidere quale suonare. La chitarra è uno strumento che ti apre la

    mente e ti arriva al cuore in un secondo. Le persone vanno e vengono la musica è per sempre, non ti abbandonerà mai”. Si dice che noi ascoltiamo la musica perché vorremmo sentire quelle parole rivolte a noi come se la vita fosse la nostra pioggia e la musica il nostro sole! “Ho già vissuto alcune esperienze musicali di vario gene-re ma quella che sto vivendo ora in que-sta scuola è diversa” – insiste la giovane allieva. “È più emozionante perché questo è il mio sogno e vederlo mentre si realizza, è fantastico. Dopotutto, la scuola insegna a fare esperienza, a crescere e a matura-re con a fi anco lo strumento che abbiamo scelto”. Naturalmente non è semplice, per-ché tutto ciò richiede impegno così come ogni altra cosa che facciamo. “Questa, però, è la cosa che più mi piace, e quindi per me non lo è”. E così come ogni altra giovane studentessa, la nostra allieva vede il suo sogno crescere, giorno dopo giorno, proiettata in un futuro che lei si aspetta di vivere come un’esperienza non solo edu-cativa ma anche divertente. “Mentre salgo sul palco voglio sentire emozioni che non ho mai sentito prima – conclude la nostra musicista - libertà, felicità e spensieratez-za. Voglio sentirmi come ogni volta che la suono, ma voglio sentirle più in grande perché ciò che starò vivendo per me sarà indimenticabile”.

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    cultura Scuola. Percorso ad indirizzo MusicaleConcerti & Esibizioni

    Per le vostre lettere e e.mail scrivete a:

    Redazione [email protected]

    Il Concerto finale degli alunni delle classi ad indirizzo musicale si è svolto mercoledì 29 Maggio 2019 presso l’Auditorium di Arzachena. I ragazzi hanno dedicato il loro concerto all’in-dimenticabile prof.ssa Paola Demuro.Hanno eseguito musiche di Verdi, Be-ethoven, Chopin, Kabalevsky, Nyman, Queen e melodie tradizionali, dimo-strando tutto il loro impegno ed entusia-smo profuso in tutto il corso dell’anno. Si sono esibiti anche individualmente e sono stati premiati gli alunni del con-corso Kellarious. Non va dimenticato, tuttavia, che questo è stato un anno ricco di proposte e di iniziative che hanno coinvolto in alcune occasioni anche gli alunni delle classi dei corsi ordinari: dal Concerto di Natale presso la Casa di riposo degli anziani, all’Open day musicale, per proseguire con le Lezioni Concerto, il Maggio dei libri e i gemellaggi musicali con la conclusione del Concerto fi nale.

    RINGRAZIAMENTI:La Dirigente Fabiola Martini ringrazia tutti docenti, genitori e complimenti ai ragazzi.La referente dell’indirizzo musicale prof.ssa Zazzara Donatella ringrazia i colleghi di strumento Canu E., Spano G., Meloni V., Uselli M. Per la collaborazione continua e ringrazia tutti gli alunni, in particolare quelli di terza per aver contribuìto a far crescere l’indirizzo musicale.

    Ciao Prof...Arriva la banda

    Gli alunni della nostra scuola hanno avuto l’opportunità di ascoltare e interagire, la scorsa primavera, con la banda Musicale di Arzachena. Giovedì 21 marzo 2019, alle ore 11:00, il gruppo bandistico “Città di Arzachena” ha letteralmente lasciato tutti a bocca aperta, entrando con gli strumenti imbracciati e suonando mentre attraver-sava tutto il corridoio. La banda annovera una formazione strumentistica piuttosto insolita: oltre ai soliti strumenti a fi ato, tipici delle orchestre, che si spostano mentre suonano, comprende un basso elettrico, una chitarra e una batteria. Questi ultimi, normalmente, non dovrebbero essere presenti nelle normali bande proprio per-ché scomodi da portare in giro. Nel caso della batteria, strumento costituito da più parti smontabili, il problema viene risolto trasportando solamente il rullante, che è il tamburo centrale. Ma nel caso del basso elettrico e della chitarra, essendo quelli che scandiscono il ritmo, vengono usati solo nelle esibizioni da fermi poiché la scomodità non può essere aggirata visto che entrambi gli strumenti necessitano sia di un amplifi catore per farsi sentire non solo dal pubblico ma anche dagli altri strumenti. Questi hano anche bisogno di un leggio che non possono attaccare da nessuna parte, cosa che invece fanno gli strumenti a fi ato, più piccoli e maneggevo-li. C’è da dire che anche i pezzi presentati dal direttore non sono stati quelli che si

    assegnerebbero ad una normale banda. Cosa, peraltro, molto apprezzata da tuti gli alunni. Il direttore Nardino Giua ha presentato il complesso portando canzoni attuali e di autori moderni, iniziando dalle cover dei più famosi cantautori italiani come De Andrè, Zucchero, per prosegui-re con i pezzi di gruppi come i Pooh e i Queen, concludendo con Perfect, di Ed Sheeran, che è stato talmente apprezzato da indurre tutti a chiedere il bis. I musicisti della banda hanno poi accompagnato i ragazzi delle tre classi a indirizzo musi-cale e hanno approfondito dal punto di vista teorico delle nozioni riguardanti gli strumenti che hanno suonato. Lo scopo della visita è stato quello di far conoscere ai ragazzi una realtà musicale presente nel territorio e avvicinarli a studiare mu-sica. Alla fi ne dell’esibizione se alcuni pensavano si che l’occasione fosse solo una scusa per saltare un’ora di lezione, si

    è tornati in classe con un bagaglio cultu-rale appesantito e una voglia più forte di conoscere il mondo della musica in tutto il suo splendido genere.

    di Chiara Gaggioli

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    attualità Cinema. Il fi lm che ha incassato di più al mondo

    EndGame è il fi lm che è riuscito a scalare la vetta della classifi ca di incassi al mondo. Questo capolavoro della Marvel Studios uscito nel 2019, è stato diretto da Anthony e Joe Russo e sceneggiato da Christopher Marcus. Il film è stato annunciato nel 2014 come Avengers: Infi nity War- part2, per poi essere cambiato con l’uscita del trailer in Avengers: EndGame. Gli attori protagonisti di questo incredibile fi lm sono: Robert Downey Jr. nei panni di Iron Man, Scarlett Johansson come la Vedova Nera, Chris Hemswort nelle vesti di Thor, Karen Gillan nei panni di Nebula, la voce di Brandley Cooper per Rocket, Brie Larson nelle vesti di Captain Marvel, Mark Ruffalo come Hulk, Jeremy Renner nei panni di Occhio di Falco, Don Cheadle vestito da War Machine, Paul Rudd come Ant-man e ultimo, ma non meno importante, Chris Evans nei panni di Capitan America. Al cinema è stato qualcosa di spettacolare: gli attori sono stati magnifi ci a saper entrare nella parte del personaggio e gli incredibili effetti speciali hanno reso il tutto più bello, così facendo hanno lasciato il segno nella storia del cinema. Questo fi lm per alcuni attori è stato un addio alla Marvel Cinematic Universe, ma rimarranno per sempre i supereroi che sognavamo di diventare quando eravamo piccoli. Il fi lm comincia quando, dopo lo schiocco di Thanos, in Avengers: Infi nity War, Iron Man e Nebula, sorella di Gamora, riescono a tornare sulla terra grazie all’aiuto di Captain Marvel. Inizia così il ventiduesimo film targato Marvel dove vediamo i nostri supereroi cercare una

    soluzione per l’assurdo disastro creato da Thanos. Capitan America, Occhio di Falco, la Vedova Nera, Hulk, War Machine, Iron Man, Nebula, Thor e Rocket partono in una missione, guidata da Captain Marvel, per cercare di rubare le gemme dell’infi nito e riportare tutte le persone in vita. Ma su Titano, pianeta dove si rifugiò Thanos, li aspetta un’amara sorpresa: scoprono che le gemme sono state distrutte dopo lo schiocco. Per questo Thor, annebbiato dalla rabbia, uccide Thanos. Cinque anni dopo si hanno cambiamenti e novità. Vediamo un Tony Stark diventato padre di una bellissima bambina di nome Morgan; lo scienziato Banner è riuscito a mantenere il corpo del muscoloso Hulk ma con il cervello di Bruce. Ant-man, Scott Lang, fi nalmente uscito dal regno quantico, si ritrova proiettato in una nuova realtà ma con informazioni molto importanti per il futuro dell’umanità. Infatti, Scott afferma che è possibile viaggiare nel tempo attraverso il regno quantico. Allora, Natasha Romanoff e Steve Rogers propongono a Tony di lavorare con loro, ma egli rifi uta. Per questo si rivolgono a Bruce Banner che accetta. Partono gli esperimenti che non vanno a buon fi ne. Ma a interrompere i viaggi nel tempo è Iron Man. Dopo aver consegnato lo scudo di Capitan America, in segno di pace, li informa di aver invento un bracciale GPS che può facilitare il viaggio nel regno quantico. Dopo arrivano anche Clint Barton e Thor. Ora sono pronti per viaggiare indietro nel tempo e recuperare le gemme dell’infi nito. Si dividono in squadre: Hulk, Iron Man, Capitan America e Ant-man partono per la volta del 2012 a New York per recuperare

    inizialmente le Gemme della Mente e del Tempo, ma riescono a prendere solo quella del Tempo, provocando la fuga di Loki, fratello adottivo di Thor, con l’utilizzo del Tesseract. Di conseguenza Tony e Steve sono costretti a recuperarlo nel 1970. Nella seconda squadra ci sono Thor e Rocket che partono per l’Asgard del 2013 e recuperano il Mjolnir, il martello di Thor, e la Gemma della Realtà. La Vedova Nera, Occhio di Falco, Nebula e War Machine ritornano nel 2014. La prima coppia si reca a Volmir per la Gemma dell’Anima, ma ritornerà solo una persona. La seconda coppia, parte invece per Morag, dove recuperano la Gemma del Potere, ma non passano inosservati. La Nebula del passato, ancora fedele a Thanos, riesce a vedere i ricordi di sé stessa del futuro e gli riferisce tutto. Allora la Nebula del passato si scambia con quella del futuro senza che i Vendicatori se ne accorgano. Tornati al Quartier Generale, Hulk indossa un nuovo guanto con le gemme al completo, poiché solo lui può sopportare le radiazioni emesse. Però la Nebula cattiva fa smaterializzare la navicella di Thanos nel presente, distruggendo il Quartier Generale. Occhio di Falco cerca di mettere al sicuro il nuovo Guanto ma viene ostacolato dalla Nebula del passato che viene uccisa dalla Nebula del futuro. Intanto, in mezzo alle macerie, stanno combattendo Iron Man, Thor armato con lo Stormbreaker e il Mjolnir che Capitan America riesce a sollevare poiché degno, affrontando Thanos. Ma ad aiutarli arrivano tutti i supereroi cancellati dallo schiocco. Una lunga e dura battaglia seguirà, chi vincerà? Scopritelo guardando questo capolavoro della Marvel.

    Avengers-Endgamedi Adele Azara & Nicolò Filigheddu

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    Il codice Da Vincilibri recensioni e preferenze dei ragazzi

    Famoso per le sue opere in cui ci sembra di viaggiare tra storia e fantasia, l’autore Dan Brown dà il massimo con la pubblica-zione del capolavoro “Il codice da Vinci”. In questo romanzo di oltre 500 pagine il no-stro protagonista, il professore universitario ed esperto di simbologia Robert Langdon, dovrà destreggiarsi nella “città delle luci” tra altri nuovi misteri e pericoli, che minacciano di distruggere l’equilibrio dell’intera umani-tà. Il romanzo inizia proprio qui, in una not-te a Parigi, dove all’interno del museo del Louvre si assiste all’omicidio del famoso cu-ratore Jaques Saunière per mano di Silas, un monaco facente parte dell’associazione cattolica Opus Dei, in cerca della misterio-sa “chiave di volta”. Ad indagare è chiama-to proprio il nostro professore che, arrivato sul luogo del delitto, si ritrova davanti ad una scena inaspettata: Il corpo senza vita del curatore giace a terra con sull’addome gli indizi da lui stesso disegnati raffi guranti un pentacolo e delle scritte in codice. Poco dopo arriva al museo la giovane crittologa e nipote di Saunière Sophie Neveu che, dopo aver informato Robert che è conside-rato il principale sospettato, decifra il codi-ce che li conduce una piccola chiave con un indirizzo lasciatole dal nonno. Entrambi scappano dal museo inseguiti dalla polizia francese e nel frattempo, Langdon spiega a Sophie che suo nonno era molto proba-bilmente uno dei componenti del Priorato di Sion, un’associazione da sempre custo-de della “chiave di volta e del segreto del Santo Graal”. Dopo numerosi inseguimen-ti i protagonisti arrivano alla loro meta: la banca di depositi di Zurigo. Qui, grazie alla chiave e ad un codice scoperto in prece-denza, entrano in possesso del cryptex: un piccolo cilindro contenente una pergame-na, la cui apertura avviene solo con l’inseri-mento di un codice. Nel frattempo, Silas si reca nella chiesa di Saint Sulpice in cerca di quanto custodito dal priorato, ma scopre che tutto quello che i confratelli gli avevano confi dato prima di morire era falso. Sophie e il professore scappano dalla banca gra-zie all’aiuto del proprietario e, dopo che quello cerca invano di impadronirsi del cryptex, i complici cercano rifugio da Sir Leigh Teabing, un vecchio studioso che po-trebbe aiutarli. Il maggiordomo Remì li ac-coglie nella sua casa che inizia a spiegargli la vera storia del Graal: egli afferma che, a differenza di quello che si era sempre rac-contato, questo non era la coppa utilizzata da Gesù nell’ultima cena bensì le reliquie della sua presunta moglie, Maria Madda-

    lena, la cui fi gura apparirebbe accanto al marito anche nel dipinto “L’ultima cena” di Leonardo da Vinci. La Chiesa aveva oscu-rato tutta la faccenda e Teabing era sicuro che se il Priorato avesse riportato a galla il segreto come stabilito il Vaticano avrebbe cercato in tutti i modi di distruggerlo. Intan-to, seguendo gli ordini del Maestro, nella grande casa arriva anche Silas che fallisce il tentativo di recuperare la chiave di volta dove legato e privo di sensi viene trasferito con i quattro su un volo diretto a Londra. Insieme riescono a decifrare la scritta inci-sa sul cofanetto del criptex la cui soluzione è un ulteriore scritta in codice che sembra condurre alla chiesa di Westminster Ab-bey. Langdon e Sophie raggiungono la chiesa mentre il lettore viene colpito da un ulteriore colpo di scena: Teabing, dopo aver liberato Silas e ucciso Remì, si rivela essere il Maestro. L’impostore si scontra con i due protagonisti che con un ingan-no riescono ad aprire il criptex prima del Maestro che viene poi arrestato dalla po-lizia francese. Con in mano l’indizio fi nale Robert e Sophie si dirigono alla cappella di Rosslyn dove insieme scoprono una scioccante verità, ma questa lasciamo a

    di Valentina Filippeddu

    voi lettori scoprirla. Defi nito dalla critica (e anche da noi) puro genio, il Codice da Vin-ci miscela nel lettore la paura delle prossi-me righe con la curiosità che cresce e che vuole a tutti costi scoprire la fi ne. Pur non essendo il libro adatto ai deboli di cuore, questo romanzo fi nisce assolutamente in cima alle classifi che degli appassionati di thriller (e non solo).

    Autore di romanzi thriller Dan Brown è conosciuto soprattutto per la sua quarta opera, quello strepitoso record di incassi che tra la fi ne del 2003 e per tutto il 2004 ha scosso l’intero settore editoriale del pianeta: “Il Codice Da Vinci” I numeri delle vendite parlano chiaro e fanno di questo libro uno dei più grandi fenomeni editoriali di sempre: oltre 82 milioni sono le copie vendute nel mondo, più di quattro milioni e mezzo solo negli Stati Uniti, dove ha superato ancheJ.K. Rowling e il suo Harry Potter. Nato a Exeter, nel sud del New Hampshire, il 22 giugno 1964, Dan Brown dopo i suoi studi all’Amherst College e la laurea conseguita presso la Phillips Exeter Academy si trasferisce in California per tentare la carriera di pianista, autore e cantante. Torna però nel New Hampshire nel 1993 e diventa docente universitario di inglese nella sua vecchia scuola, la Phillips Exeter. Dal 1996 si dedica a tempo pieno alla scrittura: da sempre appassionato di codici segreti, i suoi interessi su questo tema e la sua passione per lo spionaggio in ambito governativo lo portano a scrivere il suo primo romanzo “Digital Fortress” che, forse anche grazie alla sua ambientazione informatico-tecnologica, diventerà l’eBook più venduto negli USA. Figlio di un professore di matematica (vincitore di un prestigioso Presidential Award) e di una professionista musicista esecutrice di musica sacra, Dan Brown è cresciuto circondato dai paradossi fi losofi ci che scienza e religione da sempre includono. Queste prospettive in qualche modo complementari sono servite allo scrittore come fonte di ispirazione per il suo secondo romanzo “Angels and Demons” (2000), la cui traduzione italiana “Angeli e Demoni” è uscita nel dicembre 2004. Nel 2001 esce il suo terzo lavoro “Deception Point”. In Italia “La verità del ghiaccio” è stato pubblicato l’11 ottobre 2005. “Angeli e Demoni” è sicuramente il romanzo che ha fatto conoscere Dan Brown al grande pubblico americano ma è con “Il Codice Da Vinci” che l’autore si è imposto a livello mondiale. Dan Brown è apparso su tutte le più importanti reti televisive e radiofoniche americane e su tutte le più importanti riviste: “Il Codice Da Vinci” è stato tradotto in più di 50 lingue.

    Dan BrownBIOGRAFIA

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    La lettura, nonostante sia da sempre una fon-te di crescita e di grande cultura è, purtroppo, sempre meno utilizzata dagli adolescenti. Grazie al cielo, però, non da tutti. La lettura è ancora viva e si manifesta a scuola nelle diverse attività didattiche, nella preparazione del giornale scolastico ma anche nella rea-lizzazione di fi lm che, in genere si ispira ad un libro. Ciò nonostante il tempo dei ragazzi sembra essere rivolto soltanto allo sport e all’uso del cellulare e del computer e vide-ogiochi. E già! Un dato, questo che è a dir poco allarmante, tanto che noi, incredule, non ci siamo accontentate e abbiamo voluto vederci un po’ più chiaro, bussando alle porte delle nostre aule per chiedere agli studenti che cosa ne pensassero e quanto e cosa leggessero più volentieri. A questo punto, convinte di ottenere chissà quale risultato, ci siamo ritrovate a dover fare i conti con la dura e cruda realtà: a leggere tanto è il 10% degli alunni, poco l’80% e per niente il 10%. Quando poi abbiamo posto loro la domanda sui generi di lettura, ci hanno risposto così: il 5% legge romanzi, il 15% i gialli e ben l’80% i libri fantasy. Quando poi abbiamo chiesto loro a che ora preferissero farlo ci hanno con-fermato che l’ora migliore è quando capita,

    mentre il 20% di sera e in mattinata il 5%. A questo punto crediamo che non sarebbe male trovare un pochino di tempo anche per la lettura di qualche libro in modo serio e concreto. Tuttavia, quando la nostra indagine ha voluto esprimere quali benefi ci (aiutare la mente e a scrivere meglio) avrebbe portato loro la lettura, ci hanno risposto che il 60% è d’accordo mentre il restante 40% ha detto

    no! Ma, se da un lato un’insegnante ci ha detto che in teoria è si e in pratica no, alcuni ragazzi hanno addirittura detto: “Come faccio a scrivere se nello stesso tempo sto leggen-do?! ”Dopo l’agghiacciante e traumatizzante esperienza possiamo confermare le dicerie tra professori e genitori le quali sono molto lontane dal positivo; nonostante ci siano stati vari alunni che hanno risposto, sorprenden-temente in maniera positiva, i risultati negativi sono schiaccianti. La mente dei ragazzi è sempre più attirata dai cellulari che, a loro volta, respingono i libri e quello che è pura lettura. Ora provate a immaginare se il cellu-lare fosse esistito ai tempi di Galileo Galilei, cosa questa fantastica e rivoluzionaria mente sarebbe riuscita a scoprire. Se ora i suoi libri non esistessero non saremmo a conoscenza del fatto che la terra gira intorno al sole. Non riusciamo a renderci conto della fonte che abbiamo tra le mani, non sappiamo usarla, o se la usiamo lo facciamo in modo sbagliato. La fonte che ci è stata data è inestimabile, però sta a noi capire come farla valere. Al giorno d’oggi i ragazzi che sono interessati alla lettura si stanno estinguendo, ma sicco-me non sono una specie protetta dobbiamo intervenire per fermare il processo all’ estin-zione. Ma per fortuna a questo ci pensano milioni di biblioteche in tutto il mondo!

    attualità Istruzione. Leggere e studiareNon barattate i libridi Cloe Gaggioli & Francesca Orecchioni

    Uno dei corsi che si possono trovare nella nostra scuola è quello del Giornale Scolastico. Grazie al giornalista Federico Barbarossa, Direttore responsabile del giornale, che da quindici anni realizza La Gazzetta Scolastica, i ragazzi della scuola hanno l’opportunità di diventare giornalisti per un triennio, approfondendo le proprie competenze nel campo della scrittura. Il laboratorio è aperto tutti i giorni dalle 10.30 fino alle 13.00 dove i piccoli giornalisti lavorano seriamente. Di certo non giocano, tanto che fi n dalle prime battute decidono col Direttore, il Capo Redattore e gli altri componenti della redazione, gli articoli da scrivere. Successivamente si portano bozze e altre idee per abbellire il giornale. All’interno della redazione ci sono vari inca-richi, come la Segretaria della Redazione, il Capo Redattore e i vari Redattori. Il nostro

    percorso di futuri giornalisti è iniziato in 2° Media, quando la professoressa di italiano, Giovanna Di Bartolo, ci ha avvicinato a questo progetto, che fi n da subito è risul-tato interessante per molti di noi. All’inizio può sembrare diffi cile scrivere un articolo, ma grazie all’aiuto dei ragazzi di terza e al Direttore Responsabile, il tempo è volato e ci siamo ritrovate, noi dell’ultimo anno, a fare le “mamme chiocce” ai più piccoli apprendisti giornalisti. Sicuramente non è un modo per saltare le ore di lezione, poiché talvolta il lavoro svolto risulta essere impegnativo

    quanto una lezione di italiano. Molti ragazzi la prendono “sotto gamba”, non pensando all’importanza di questo progetto, rallentan-do l’attività dei compagni. Man mano che si passa il tempo in redazione, si acquisiscono delle capacità lessicali maggiori in grado di aiutarci sia in ambito scolastico, sia nella nostra vita quotidiana. Nonostante ciò, molti docenti pensano che sia solo una perdita di tempo, mentre noi quando saliamo nel nostro “piccolo paradiso”, ci sentiamo libere di esprimerci attraverso la scrittura, e così “il naufragar c’è dolce in questo mare”.

    di Adele Azara & Sofi a AzaraCamilla Azara & Giulia Russu

    Fare il giornale

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    lo sport Tennis - Windsurf - Danza ClassicaLo sport del diavolo!

    Tra i campi del Tennis Club Corracilvuna, situato al centro della cittadella sportiva di Arzachena, c’è la vita che scorre tra le corde di una racchetta. I ragazzi, che rendono questo circolo fresco e movi-mentato, non si possono certo lamentare di non avere le strutture adatte per pra-ticare questo sport. Come ogni attività sportiva anche questa disciplina richiede una tecnica precisa, ma soprattutto la massima concentrazione sul proprio gio-co, sia che si giochi come un campione, sia come uno svogliato costretto a farlo dai genitori. Gli sportivi professionisti di-rebbero che è una “questione di testa”. Verissimo tanto che la parola magica è: “Estraniarsi”. Puoi trovarti nel campo nu-mero tre del tuo circolo a giocare contro un tuo amico, come puoi trovarti di fronte Maria Sharapova in fi nale a Wimbledon, le uniche cose presenti in campo devo-no essere la racchetta e la pallina. Anzi, solo la pallina, perché la racchetta deve essere considerata come un’estensio-ne del tuo braccio. Perché questo fatto-re è quello che porta il tennis a essere chiamato “lo sport del diavolo”. Certo, a livelli di “pace esteriore” e rispetto, per-ché quelli devono essere sempre pre-senti, non si può certo paragonare agli sport di lotta, però, se consideriamo la mente della persona che, per suo volere, gioca effettivamente a tennis, noteremo che nel momento della partita la paura si

    Nato in Inghilterra alla fi ne del XIX secolo,il tennis odierno è uno sport di mente e corpo, dove la voglia di vincere e di dimostrarsi il migliore, prevale su tutto.

    di Chiara Gaggioli

    alza, e la paura porta all’errore, e l’errore, inevitabilmente, alla sconfi tta. Capita poi che in allenamento si sia imbattibili, ma lì si allena solo la tecnica. Altra cosa sono le classifi che che contano in base ai ri-sultati prodotti durante la partita. Ecco perché quando si gioca in partita occorre essere concentrati e rimanerlo fi no alla fi ne per portare a casa dei risultati. E di tornei si parla tanto ad Arzachena dove il Tennis Club Corracilvuna ha ospitato, a Settembre, i Campionati Regionali di 4^ Categoria, e prima ancora a Maggio, i Campionati Regionali di terza catego-ria, dimostrando un livello di ospitalità elevato, e i suoi atleti un tennis di altissi-mo livello. Lo stesso tennis club ha dato luogo all’incontro di Coppa Davis, che è il massimo campionato internazionale maschile “Italia - Slovenia” disputato nel Settembre del 2011. Di certo al tennis club non si sta con le mani in mano, anzi, potremmo proprio dire “con le mani in racchetta”.

    di Edoardo Tecleme

    Il windsurf viene maggiormente praticato a Coluccia e Porto Pollo nella zona di Santa Teresa di Gallura e al Club Nautico Arzachena, dove due mesi fa c’è stata la “Kinder Cup”, una manifestazione orga-nizzata dalla Kinder sempre in un posto diverso ogni anno, rimanendo però sem-pre in Italia. Nel Club arzachenese ci sono due campioni italiani uno di “Techno plus” e uno “Techno ch4”. Il Techno si divide in più categorie: la prima è Ch3 la sigla ch vuol dire Kids, cioè bambini e il numero “3” sono i metri quadri della vela,. Per la Ch4 vale lo stesso discorso, dove la vela è di quattro metri quadri. I bambini dai sette agli undici anni fanno parte delle due categorie che abbiamo elencato, mentre le altre quattro sono 5.8, 6.8, 7.8, 8.5, numeri relativi ai metri quadri di ogni vela. Nella prima categoria cioè 5.8 l’età per gareggiare è tra gli undici e dodici anni, nella seconda categoria 6.8 devi averne dai tredici ai quindici mentre nella terza 7.8 l’età è compresa tra i sedici e i dicias-sette anni; nell’ultima categoria 8.5 devi avere tra i diciotto e diciannove anni. Solo dopo si può decidere se continuare con RS:X una categoria che si è classifi cata per le olimpiadi. Oppure si può decidere di fare freestyle o slalom, ossia l’utilizzo di una tavola da velocità che, molto proba-bilmente, sarà sostituita dal foil, una pinna lunga 1m/1,20m con due ali come quelle di un aereo. Ma, tornando al t293, una classe appartenente alla “federazione ita-liana vela” dove la tavola è lunga appunto 293cm e larga 80cm con un volume di 180 litri e una lunghezza della pinna che varia a seconda della grandezza della vela, possiamo dire che, grazie a questa categoria, abbiamo opportunità di girare vari posti dell’Italia e del mondo.

    A pelo d’acqua

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    Anno XV N. 2 Ottobre-Dicembre 2019Reg. Tribunale di Tempio Pausania

    N. 127 del 24.03.2005

    DirezioneIstituto Comprensivo Arzachena 1

    via Pietro Nenni, 1007021 Arzachena

    Direttore ResponsabileFederico Barbarossa

    Docente di riferimentoGiovanna Di Bartolo

    Segretaria di Redazione Camilla Asara

    Capo RedattoreAdele Azara & Giulia Russu

    RedattoriChiara Gaggioli-Sofi a Azara - Martina Pirisi

    Valentina Filippeddu

    Ringraziamo per le foto tutti coloro che hanno collaborato:

    Federico Barbarossa gli alunni e tutti coloro che, seppur non menzionati, hanno consentito

    l’utilizzo del loro materiale.

    StampaPixartprinting

    viale 1° Maggio, 830020 Quarto d’Altino - VE

    Questo numero è stato ultimato in redazione il 13/12/2019

    di Martina Pirisi

    sport Arzachena. Danza ClassicaBallare in armonia

    Ballare fa bene alla salute, allo spirito e modella il fi sico. A praticarla sono in tanti e di ogni età. Arzachena oggi più di ieri offre ai suoi

    cittadini strutture sapientemente gestite da società e gruppi di ballo dove

    si passa dalla Classica alla Moderna fi no al Hip-Hop e Modern Jazz...

    Volare come farfalle per liberare le no-stre emozioni! Questa è la danza, quella classica, quella dei grandi palcoscenici e delle grandi ballerine. Tuttavia, qualsiasi tipo di danza, compresa quella classica, è conosciuta come una disciplina arti-stica. Perché con la danza si possono esprimere e trasmettere diverse emo-zioni, sia per chi ti guarda e sia per se stesso. La danza è anche un mezzo per raggiungere il proprio obbiettivo, sia fi si-co che interiore, perché per poter ballare bisogna usare tutta la passione che si ha per essa. Questa disciplina viene quasi sempre associata ad uno sport o meglio ad un hobby, poco faticoso. Invece non è così. Perché oltre a tutti gli esercizi tecnici che richiedono molte ore alla set-timana, bisogna essere in grado di saper ballare trasmettendo emozione, oltre alla capacità interpretativa che si raggiunge facendo molti esercizi di carattere. Pos-siamo dire anche che ballare con la mu-sica classica e’ più diffi cile che ballare quella hip-hop (ora molto diffusa). A dif-

    ferenza del genere hip-hop che nasce in strada, la danza classica invece nasce e si sviluppa quando il re luigi XVI fondò la Royale de Dance, con l’intenzione di dif-fondere tutti i principi fondamentali della danza. Noi siamo molto fortunati perché la nostra cittadina ci propone diverse scuole di danza dove si praticano un po’ tutti i generi, che vanno dal classico al moderno o all’hip-hop. E, soprattutto in quella di via Paolo Dettori ad Arzachena si trova un ottimo esempio di scuola di danza classica e moderna. Qui si prati-ca oltre alla danza classica, si pratica il modern-jazz, grazie a due insegnanti molto preparate e con un’esperienza in campo nazionale e internazionale di otti-mo livello. All’interno del Centro Pastura c’è invece una palestra dove si pratica anche danza, chiamata B Fit- Fitness e Danza Center dove si praticano danza classica, hip-hop e il genere contempo-raneo. Perciò, che sia Classica o Moder-na, Hip-Hop o Modern Jazz, non ci resta altro che ballare!

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    rubriche musica - libri - spettacolo

    1. Circles by Post Malone2. Someone you loved by Lewis Capaldi3. Good as well by Lizzo4. Memories by Maroon 55. Lose you to love me by Selena Gomez6. Senorita by Shown Mendes-Camilla Cabello7. No guidance by Chris Brown-Drake8. Everything I wanted by Billie Eilish9. 10,000 Hours by Dan +Shay, Justin Bieber10. Truth Hurts by Lizzo

    Volete conoscere le canzoni più ascoltate del momento su spotify? Eccole qui di seguito raccolte da noi:

    Le 10 canzoni più ascoltate su

    1. Fuemila volte- di Marco Mengoni 2. Non avere paura di Tommaso Paradiso3. Al telefono - di Cesare Cremonini4. Stupida allegria di Emma5. In mezzo a questo Inverno di Tiziano Ferro6. Ti saprò aspettare di Biagio Antonacci7. Come fa? di Clementino8. La differenza di Gianna Nannini9. Che vita meravigliosa di Diodato10. La luna piena di Jovanotti

    Top 10 Global

    Top 10 Italia

    ci rileggiamo nel prossimo numero!!

    a cura di Tommaso Flore

    Post Malone è un rapper, scrittore, produttore discografi co e chitarrista americano. È indub-biamente una di quelle star che ha approfi ttato dei media digitali per esporre il mondo alla loro musica. La fama di Malone è recente. Divenne famoso nel febbraio 2015, dopo aver pubblicato il suo singolo di debutto intitolato “White Iverson”. Nell’agosto dello stesso anno ottenne il suo primo contratto discografi co con la Republic Records e a dicembre 2016 ha pubblicato il suo primo album in studio dal titolo “Stoney”. Post Malone, il cui nome di battesimo è Austin Richard Post, è nato il 4 luglio 1995 a Syracuse, città situata nel centro dello stato di New York. Quando aveva 10 anni, si trasferì con la sua famiglia a Dallas, in Texas, dove visse fi no a quando fi nì la scuola superiore. Da bambino, Malone era un appassionato di sport, gli piaceva giocare a basket e guardare lo sport in televisione. Forse suo padre ha avuto un’infl uenza sui suoi gusti, dal momento che ha lavorato con i Dallas Cowboys come vicedirettore del cibo e delle bevande della squadra. Gli sport, tuttavia, non erano l’unico hobby del rapper, tanto che iniziò a suonare la chitarra nell’audizione per la band Crown the Empire nel 2010. Malone fu rifi utato dal gruppo post-hardcore dopo che le corde della sua chitarra si ruppero durante l’audizione. Il suo interesse iniziale per imparare a suonare la chitarra iniziò a 14 anni quando suonava con il famoso videogioco Guitar Hero. Da quel momento l’artista iniziò una fase di apprendi-mento autodidatta nel campo della produzione musicale anche grazie a YouTube e al pro-gramma di editing audio FL Studio. L’artista ha confessato che il suo amore per la musica è dovuto a suo padre, che lo ha sempre esposto a tutti i generi di generi. All’età di 16 anni ha lavorato al suo primo mixtape indipendente, mentre suonava in una band hardcore con alcuni amici. Dopo aver completato questo lavoro musicale, l’artista li ha mostrati ai suoi compagni di classe grazie ai quali ha guada-gnato popolarità a scuola

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