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  • La Forza Vitale come fondamento

    nella filosofia africana

    di Roberta Rosini

    Laboratorio Montessori

    Nuova Serie

    Marzo 2012

    ISSN 1974-8787

  • Introduzione

    Fratello doccidenteIl mondo non si ferma alla soglia della tua portaN nel fiume alla frontiera del tuo paeseN nel mareNella cui distesa tu credi talvoltaAver inteso il senso dellinfinito

    Poeta del Monzambico

    A partire dallinizio del XX secolo lesistenza della filosofia africana o Bantu1 stata

    oggetto di un ampio dibattito, che continua ancora oggi, da parte di filosofi occidentali e di

    filosofi africani stessi. Nel primo paragrafo di carattere introduttivo del primo capitolo

    ho appunto esposto le linee principali di tale dibattito filosofico. Si vedr come la maggior

    parte dei pensatori e filosofi occidentali abbia negato e neghi lesistenza di una filosofia

    africana. centrale a questo riguardo la figura del filosofo ed etnologo francese Lucien

    Lvy-Bruhl (1857-1939), il quale elabora la teoria del prelogismo dei primitivi, secondo

    cui la mentalit primitiva sarebbe prelogica o alogica. In base a questa teoria, infatti, i

    primitivi mancherebbero di logica ovvero sarebbero caratterizzati da una struttura psichica

    che ignora e in cui non vigono i principi di identit, di non contraddizione e di causalit e in

    virt della quale la loro mentalit differente da quella occidentale. Non si rileva dunque

    possibile stabilire un qualche collegamento tra la mentalit africana cos caratterizzata

    ovvero collocata nelle categorie del prelogico, del mistico o dell aconcettuale e i

    sistemi speculativi europei: si teorizza cos limpossibilit dellesistenza di una filosofia

    africana.

    Si poi analizzata la posizione di quei pensatori e filosofi che, al contrario, hanno

    sostenuto e sostengono la tesi dellesistenza di una filosofia africana. In questo contesto

    stata rilevata come fondamentale lopera Filosofia bantu (1944-45) del francescano belga

    Placide Tempels (1906-1977): questa opera costituisce la prima dimostrazione dellesistenza

    di un pensiero filosofico allinterno del popolo Bantu e la prima trattazione sistematica di

    esso. Tempels infatti in questo suo celebre libro realizza la prima sintesi filosofica ed espone

    i fondamenti del pensiero Bantu. Lopera di Tempels ha dato origine ad un ampio dibattito

    1 Con il termine Bantu, che pu essere tradotto in italiano con gente, popolo, vengono identificate molte stirpi dellAfrica Nera ovvero quella compresa tra il deserto del Sahara e il deserto del Kalahari e tra lOceano Atlantico e lOceano Indiano (cfr. I.1 Sullesistenza della filosofia africana o Bantu).

    http://en.wikipedia.org/wiki/1939http://en.wikipedia.org/wiki/1857

  • filosofico: alcuni hanno concordato con le tesi presentate dal Tempels, altri invece le hanno

    fortemente contestate. Tra questi ultimi vanno annoverati quelli che ritengono che riguardo

    alla cultura africana non si possa parlare di filosofia, ma al massimo di etno-filosofia;

    questa infatti, fondata essenzialmente su del materiale descrittivo del comportamento di un

    popolo, non propriamente filosofia. Lopera di Tempels dunque, da alcuni accettata e da

    altri criticata, ha aperto in Africa una strada nuova: da allora numerosi pensatori di cui

    appunto si fatta menzione in questo paragrafo hanno riflettuto e riflettono tuttora sulla

    cultura africana, arricchendo con i loro scritti il patrimonio filosofico dellAfrica. Di

    particolare interesse risultata la posizione che in questo lavoro appunto stata assunta

    del filosofo angolano Pedro F. Miguel, il quale teorizza lesistenza della filosofia africana,

    ma senza stabilire per questo una connessione tra la mentalit africana e i sistemi speculativi

    europei: senza intendere cio, come invece facevano Tempels e altri pensatori africani e

    non, che esiste un pensiero Bantu coerente e logico, riducibile agli schemi razionalistici

    occidentali. Al contrario Miguel rivendica lesistenza della filosofia africana nella sua

    peculiarit, ovvero di una filosofia africana caratterizzata appunto da alogicit,

    aconcettualit, misticismo, irrazionalit, istintualit, la cosiddetta emozione nera dei poeti

    della ngritude2 come valore culturale dellAfrica Nera, contrapposta alla Ragione coerente,

    logica e astratta della filosofia occidentale.

    Dopo il primo paragrafo introduttivo sullesistenza della filosofia africana, sono entrata

    nel cuore della concezione filosofica Bantu, presentando ed esponendo nel secondo

    paragrafo del primo capitolo il principio primordiale su cui tale concezione si fonda.

    Lesistenza di una filosofia africana pu essere infatti sostenuta appunto in virt

    dellesistenza di fondamenti o principi alla base del pensiero e della cultura Bantu. Per

    lindividuazione e la caratterizzazione del fondamento della filosofia africana si fatto

    dunque riferimento allopera fondamentale di P. Tempels Filosofia bantu, che rappresenta 2 La Ngritude un movimento letterario e politico, sviluppatosi negli anni trenta, di cui fecero parte

    diversi scrittori neri francofoni. Il termine fu coniato da Aim Csaire nel 1935 nel terzo numero della rivista LEtudiant Noir. Egli rivendicava l'identit e la cultura nera contro quella francese percepita come strumento di oppressione da parte dell'amministrazione coloniale (Discours sur le colonialisme, Cahier dun retour au pays natal). L'idea fu poi ripresa da Lopold Sdar Senghor che l'arricch opponendo la ragione ellenica all' emozione nera. La nascita di questo concetto e della rivista Prsence Africaine, che apparve nel 1947 contemporaneamente sia a Dakar che a Parigi, ebbe l'effetto di una deflagrazione: essa, infatti, riuniva i Neri d'ogni nazione, cos come gli intellettuali francesi, tra i quali Sartre. Quest'ultimo defin allora la Ngritude come la negazione della negazione delluomo nero. Dopo Senghor, la ngritude diventa l'insieme dei valori culturali dell'Africa Nera. Per Csaire, questa parola designa in primo luogo il rifiuto: rifiuto dell'assimilazione culturale; rifiuto di una certa immagine del nero incapace di costruire una civilt (cfr. nota n. 29).

    http://it.wikipedia.org/wiki/Sartrehttp://it.wikipedia.org/wiki/Parigihttp://it.wikipedia.org/wiki/Dakarhttp://it.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9opold_S%C3%A9dar_Senghorhttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Coloniale&action=edithttp://it.wikipedia.org/wiki/Aim%C3%A9_C%C3%A9saire

  • appunto la prima trattazione del pensiero filosofico Bantu. Tempels pone al centro della sua

    elaborazione la Forza Vitale quale nucleo teoretico e fondamento della filosofia africana.

    Si analizzata dunque nello specifico la posizione di due autori contemporanei, il teologo

    Igino Tubaldo e il filosofo angolano Pedro F. Miguel, i quali rintracciano entrambi

    concordando con Tempels il principio su cui si fonda la filosofia africana nella Forza

    Vitale. Il teologo Tubaldo nel suo libro Filosofia in bianco e nero (1995), dopo una

    premessa sulla legittimit di una filosofia incentrata sulla Vita, definisce ed espone tale

    fondamento precipuo della teoria filosofica Bantu. Spiega innanzitutto che nella concezione

    Bantu i concetti di Vita e di Forza Vitale coincidono, per cui si pu parlare dellelemento

    Vita - Forza Vitale quale appunto caratteristica di fondo del pensiero africano. Tale

    elemento primordiale viene definito dallautore come l impulso determinante

    dellesistenza e della vita3. Anche il filosofo Miguel nella sua opera Kijila. Per una

    filosofia Bantu (1985) rivendica il valore di principio della nozione di Forza Vitale

    allinterno della filosofia Bantu. Secondo il filosofo angolano infatti la Forza Vitale, la Vita

    si configura come il valore supremo della filosofia Bantu: essa costituisce il Fondamento, la

    Fonte, lOrigine, la Sorgente, lArchetipo, il Principio primordiale generatore della realt, da

    cui tutto ha origine e vita. Miguel poi per una definizione della Forza Vitale fa riferimento

    al poema politico rivoluzionario Sagrada Esperana (1977) dellangolano Agostinho Neto

    (1922-1979)4, che identifica tale principio con la speranza del popolo angolano, soggetto da

    cinque secoli al dominio coloniale portoghese, nella lotta per lindipendenza. Miguel spiega

    infine il ruolo primario della Forza Vitale nel pensiero e nella vita dei Bantu, evidenziando

    la sua centralit nelle manifestazioni socio-religiose di questo popolo.

    Nel secondo capitolo ho dapprima mostrato, in un primo paragrafo dedicato alla filosofia

    occidentale, come essa si riveli e si caratterizzi essenzialmente come una concezione

    metafisico-razionalistica, ovvero come una Metafisica dellEssere. La filosofia occidentale 3 I. Tubaldo, Filosofia in bianco e nero, p. 123.4 Agostinho Neto nasce il 17 settembre 1922 a Kaxikane, nella provincia di Icolo e Bengo, in Angola.

    Dopo gli studi liceali a Luanda, parte per il Portogallo, dove si iscrive alla Facolt di Medicina di Coimbra, laureandosi qualche anno dopo a Lisbona. Impegnato nei movimenti antifascisti ed anticolonialisti, viene incarcerato nel 1951 e, successivamente, dal 1955 al 1957; in questi anni inizia a scrivere i componimenti che verranno poi raccolti nella Sagrada Esperana. Tornato in Angola, fonda il MPLA, Movimento Popolare per la Liberazione del