La filosofia di fronte alla guerra 3. Oltre la guerra Lezioni d'Autore.

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La filosofia di fronte alla guerra 3. Oltre la guerra Lezioni d'Autore

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La filosofia di fronte alla guerra3. Oltre la guerra

Lezioni d'Autore

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“Da tempi immemorabili l’umanità è soggetta al processo dell’incivilimento […]. Dobbiamo a esso il meglio di ciò che siamo divenuti e buona parte di ciò di cui soffriamo.

Forse questo processo si può paragonare all’addomesticamento di certe specie animali; senza dubbio comporta modificazioni fisiche; tuttavia non ci si è ancora familiarizzati con l’idea che l’incivilimento sia un processo organico di tale natura. […]

La civilizzazione e le sue conseguenze: Freud scrive ad Einstein (1/3)

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Dei caratteri psicologici della civiltà, due sembrano i più importanti: - il rafforzamento dell’intelletto, che comincia a dominare la vita pulsionale, - l’interiorizzazione dell’aggressività

Questo crea vantaggi, ma anche pericoli.

La civilizzazione e le sue conseguenze: Freud scrive ad Einstein (2/3)

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Poiché la guerra contraddice nel modo più stridente a tutto l’atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile, dobbiamo necessariamente ribellarci contro di essa […] tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra.

La civilizzazione e le sue conseguenze: Freud scrive ad Einstein (3/3)

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Freud: il processo d’incivilimento dell’umanità ne è il più alto traguardo e allo stesso tempo la sua rovina progresso della ragione vs. natura istintuale.

Il dominio sulle pulsioni (sia quelle erotiche sia quelle aggressive) porta con sé inevitabili conseguenze, poiché reprimere la parte passionale a favore di quella razionale significa schiacciare la metà animale dell’uomo.

Ragione e istinto

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La guerra stride con l’idea del progresso razionale dell’uomo, l’uomo migliore deve essere necessariamente pacifista.

Il timore degli effetti di una guerra futura ha realmente lavorato contro la guerra?

Il progresso razionale e la guerra

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Hans Jonas, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica (1979)

“Si prenda […] la vulnerabilità critica della natura davanti all’intervento tecnico dell’uomo – una vulnerabilità insospettata prima che cominciasse a manifestarsi in danni irrevocabili. […] La natura come responsabilità umana è certamente una novità sulla quale la teoria etica deve riflettere.”

Jonas: la natura come responsabilità umana

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Per promuovere una nuova etica è necessario partire dalla euristica della paura: bisogna prendere coscienza delle nuove minacce che incombono sulla nostra civiltà.

La guerra fredda ha dimostrato come il possesso o la possibilità di utilizzare la bomba atomica da parte delle due superpotenze abbia frenato il conflitto.

Una nuova etica della civiltà tecnologica 1

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Non è tanto il rischio nucleare a dover preoccupare, quanto il Prometeo scatenato dell’uomo dell’età della tecnica. Il potere e l’utilizzo sfrenato della tecnologia sono la vera minaccia in grado di prosciugare le risorse della Terra: è l’uomo a essere divenuto il pericolo più grave per sé stesso e per la natura.

Una nuova etica della civiltà tecnologica 2

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Jonas è negativo anche nei confronti dei risultati dell’ingegneria genetica:“Il controllo biologico dell’uomo, specialmente il controllo genetico, solleva questioni etiche di genere completamente nuovo, al quale né la prassi né la teoria precedenti ci hanno preparato. Poiché sono in discussione nientemeno che la natura e l’immagine dell’uomo, la prudenza diventa il nostro primo dovere etico”. (L’ingegneria biologica: una previsione in Dalla fede antica all’uomo tecnologico, 1974)

Controllo genetico e questioni etiche

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“Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna”Aldous Huxley

L’incipit:“Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l’entrata principale le parole: ‘Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale’ e in uno stemma il motto dello Stato Mondiale: ‘Comunità, Identità, Stabilità’…”

Il mondo nuovo (1932): una conclusione pessimistica

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Uno Stato immaginario del futuro, pianificato nel nome del razionalismo produttivistico.

I cittadini di questa società sono concepiti in provetta sotto il controllo d’ingegneri genetici.

Durante l’infanzia vengono condizionati attraverso la tecnologia e l’uso di droghe al fine di occupare, da adulti, dei ruoli prestabiliti.

Stato e cittadini

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Nel Mondo nuovo vengono immaginati dei procedimenti di controllo mentale ed emotivo in grado di garantire un perfetto dominio sull’evoluzione dell’umanità.

Un controllo perfetto basato unicamente su meccanismi mentali, senza alcun bisogno di repressione violenta.

L’educazione infusa e impressa nei bambini addomestica e svilisce fino a annullare ogni resistenza, ogni lotta politica, non c’è più spazio per la guerra.

Il condizionamento mentale

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Nell’universo di Huxley il concetto di politica non ha più senso: si è sviluppata la perfetta rivoluzione psicologica dell’umanità: ognuno appartiene a tutti è una delle principali lezioni continuamente ripetute nel sonno.

Il corpo sociale è l’unica cosa importante.

Il concetto stesso di patria è inesistente. Tutta la terra è pacificata e riunita in un unico governo federale senza alcun conflitto interno.

La fine della politica

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Le persone non raggiungono mai più di 60 anni e si consumano attraverso l’uso di droghe e una vita sfrenata.

L’umanità è condizionata fin dalla giovane età a non temere la morte, a considerarla un atto necessario al benessere della società e a non ritenersi in nessun caso una persona insostituibile.

La vecchiaia e la morte

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Il culto, l’unico possibile, è modellato su una versione distorta del Cristianesimo e basato sul massiccio uso del sacro soma e di canti spersonalizzanti intonati al grande Ford, le cui messe sono orge sfrenate e anonime, basate su ritmi musicali ossessivi e su visioni allucinogene della divinità.

La felicità è garantita e assicurata da un’intera struttura sociale che non riconosce altro valore che l’immediata soddisfazione dei sensi.

Il sacro soma e la felicità

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Le persone, per quanto felici possano pensare di essere, sperimentano la più degradante delle violenze e delle dominazioni: non possono comprendere che cosa sia la schiavitù. E cosa rimane della libertà?

Libertà e schiavitù

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[…] Credo che entro la prossima generazione i padroni del mondo scopriranno che il condizionamento degli infanti e la narco-ipnosi sono più efficienti, come strumenti di governo, rispetto a club e prigioni […]In altre parole, sento che l’incubo di 1984 sarà destinato ad evolvere nell’incubo di un mondo che somigli a quello che ho immaginato ne Il Mondo nuovo.

Da 1984 al Mondo nuovo: Huxley scrive a Orwell

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Le società che si definiscono democratiche finiscono per essere intrinsecamente totalitarie, cioè rendono impossibile qualsiasi forma di opposizione: l’apparato produttivo raggiunge dimensioni tali che i desideri umani possono subire un mutamento qualitativo, la società è in grado di condizionare i veri bisogni umani, sostituendoli con altri artificiali, i quali impediscono la liberazione degli individui grazie al soddisfacimento delle pulsioni vitali.

La critica alla società capitalista avanzata: Theodor Adorno

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“Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico”.

La società tecnologica avanzata riduce tutto a sé, ogni dimensione altra è asservita al potere capitalistico e ai consumi. La forza liberatoria dell’eros è neutralizzata per mezzo della pornografia.

Herbert Marcuse: L’Uomo a una dimensione (1964)

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FINE

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