La fede, risposta d’amore - diocesicassanoalloionio.it · lui e attraverso di lui possiamo vedere...

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settembre 2010 • 1 Settembre 2010 • Anno 3 • Numero 9 Quando Dio parla è necessario rispondere. La fede si comprende all’interno di questo rapporto di amore che spinge Dio a uscire dal silenzio, in cui la disobbedienza di Adamo l’aveva rinchiuso, per far comprendere all’uomo che, nonostante tutto, continua ad amarlo. All’origine della fede sta l’amore di Dio che vuole raggiungere ogni singola persona e tutta l’umanità per condurre a una vita di comunione con lui. La chiamata di Abramo, “nostro padre nella fede”, la rivelazione fatta a Mosè sul Sinai, come la voce dei singoli profeti e di tanti personaggi dell’Antico Testamento non sono altro che un invito permanente ad accogliere questa parola di salvezza. Eppure, il progetto del Padre ha orizzonti che appartengono solo a lui. Nella “pienezza dei tempi”, egli ha rivolto a noi in maniera definitiva la sua Parola, inviando il Figlio. Gesù di Nazareth è l’alfabeto di Dio. Solo guardando a lui e attraverso di lui possiamo vedere il volto del Padre e avere certezza del suo amore. La fede è niente altro che amore. Amore di risposta a un amore donato gratuitamente e senza confini. Per accedere al tema della fede, quindi, è necessario mantenere fermo lo sguardo sul primato della grazia di Dio che permette di credere; di aprire cioè il cuore per essere plasmato in modo da giungere alla conversione. Essendo un atto di amore, la fede comporta la donazione totale di sé alla persona amata. Per questo, è richiesto che tutto dell’uomo sia compreso nell’atto che viene compiuto. Ciò significa che deve essere un atto di libertà piena. La fede, quindi, richiede anche l’assenso dell’intelligenza e della ragione. Con sapienza sant’Agostino poteva affermare che la fede se non è compresa è nulla. L’atto con il quale ci si abbandona a Dio pienamente passa, pertanto, attraverso la conoscenza della sua Parola e della sua volontà. La fede, insomma, si nutre della Parola di Dio e cresce in noi ogni giorno per permettere un’esistenza carica di senso. È questo, alla fine, che provoca a porsi le domande fondamentali della vita: chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Perché la sofferenza? Esiste una vita dopo questa vita? Questi e altri interrogativi appartengono di diritto alla natura dell’uomo e richiedono una risposta perché la vita non sia sottoposta al dubbio, ma si costruisca sulla certezza. La fede viene incontro a questa esigenza e offre la risposta ultima e definitiva che permette di guardare alla nostra esistenza con occhi nuovi, avendo la certezza di costruire sulla roccia. Ogni giorno, pertanto, è necessario ratificare questo atto di amore, senza mai stancarsi, perché decide del senso della nostra vita. X Monsignor Rino Fisichella Presidente Pontificio Consiglio promozione per la nuova evangelizzazione dell’Occidente La fede, risposta d’amore

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• settembre 2010 • 1

Settembre 2010 • Anno 3 • Numero 9

Quando Dio parla è necessario rispondere. La fede si comprende all’interno di questo rapporto di amore che spinge Dio a uscire dal silenzio, in cui la disobbedienza di Adamo l’aveva rinchiuso, per far comprendere all’uomo che, nonostante tutto, continua ad amarlo. All’origine della fede sta l’amore di Dio che vuole raggiungere ogni singola persona e tutta l’umanità per condurre a una vita di comunione con lui. La chiamata di Abramo, “nostro padre nella fede”, la rivelazione fatta a Mosè sul Sinai, come la voce dei singoli profeti e di tanti personaggi dell’Antico Testamento non sono altro che un invito permanente ad accogliere questa parola di salvezza. Eppure, il progetto del Padre ha orizzonti che appartengono solo a lui. Nella “pienezza dei tempi”, egli ha rivolto a noi in maniera definitiva la sua Parola, inviando il Figlio. Gesù di Nazareth è l’alfabeto di Dio. Solo guardando a lui e attraverso di lui possiamo vedere il volto del Padre e avere certezza del suo amore. La fede è niente altro che amore. Amore di risposta a un amore donato gratuitamente e senza confini. Per accedere al tema della fede, quindi, è necessario mantenere fermo lo sguardo sul primato della grazia di Dio che permette di credere; di aprire cioè il cuore per essere plasmato in modo da giungere alla conversione. Essendo un atto di amore, la fede comporta la donazione totale di sé alla persona amata. Per questo, è richiesto che tutto dell’uomo sia compreso nell’atto che viene compiuto. Ciò significa che deve essere un atto di libertà piena. La fede, quindi, richiede anche l’assenso dell’intelligenza e della ragione. Con sapienza sant’Agostino poteva affermare che la fede se non è compresa è nulla. L’atto con il quale ci si abbandona a Dio pienamente passa, pertanto, attraverso la conoscenza della sua Parola e della sua volontà.La fede, insomma, si nutre della Parola di Dio e cresce in noi ogni giorno per permettere un’esistenza carica di senso. È questo, alla fine, che provoca a porsi le domande fondamentali della vita: chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Perché la sofferenza? Esiste una vita dopo questa vita? Questi e altri interrogativi appartengono di diritto alla natura dell’uomo e richiedono una risposta perché la vita non sia sottoposta al dubbio, ma si costruisca sulla certezza. La fede viene incontro a questa esigenza e offre la risposta ultima e definitiva che permette di guardare alla nostra esistenza con occhi nuovi, avendo la certezza di costruire sulla roccia. Ogni giorno, pertanto, è necessario ratificare questo atto di amore, senza mai stancarsi, perché decide del senso della nostra vita.

X Monsignor Rino FisichellaPresidente Pontificio Consiglio

promozione per la nuova evangelizzazione dell’Occidente

La fede, risposta d’amore

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Fede e postmodernitàdi Giovanni Maurello

Cari lettori, anche questo numero de “l’Abbraccio” affronta un tema tanto stuzzicante quanto delicato e complesso: il rapporto tra Fede e Ragione. Ci piacciono le sfide, anzitutto quelle difficili, quindi nessuno ha esitato quando, durante una delle riunioni di redazione, è saltata fuori l’idea di incentrare su questo binomio, più spesso iato che dittongo, il numero della ripresa dopo la breve pausa estiva. Anzi, tutti abbiamo accolto l’invito con entusiasmo, convinti della ricchezza dell’argomento. E gli articoli che giorno dopo giorno sono giunti in redazione hanno confermato appieno che la scelta è stata azzeccata.Pezzi pro e contro, di cucitura e di rottura, testimonianze e interviste, tutti uniti da un denominatore comune: la messa al bando dell’ipocrisia. Da questo numero “l’Abbraccio” vi offre, inoltre, una novità importante: quattro pagine dedicate alle altrettante Vicarie foranee in cui è organizzata la Diocesi: Oriolo, Trebisacce, Castrovillari e Cassano. Una pagina ciascuna per raccontare quanto avviene nei diversi centri, cercando d’essere ancora più vicini alla quotidianità della vita diocesana, dare ancora meglio voce a chi voce non ha e quindi concretizzando ulteriormente una delle ambizioni più importanti che hanno sollecitato, motivato e spinto la nascita de “l’Abbraccio”. Ospitiamo, ancora, un articolo che anticipa l’appuntamento con le Settimane sociali che a ottobre, per qualche giorno, faranno di Reggio Calabria la capitale della Chiesa italiana. L’ultima pagina, infine, la dedichiamo interamente al convegno diocesano in programma giovedì 30 settembre e venerdì 1 ottobre al Miramare Palace Hotel di Trebisacce. Un ennesimo appuntamento di riflessione e confronto di qualità illuminato da una lanterna insostituibile: la Fede. Un abbraccio.d.m.

In una canzone datata Giorgio Gaber amava cantare «Io sono un uomo nuovo, talmente nuovo che è da tempo che non sono neanche più», ed elencava una serie di situazioni antropologiche e culturali in cui lui, uomo contemporaneo, veniva paradossalmente e inconciliabilmente a trovarsi.L’avvento della mentalità postmoderna segna, infatti, la nascita di un uomo nuovo che sperimenta inedite modalità di presenza nel suo tessuto vitale quotidiano. E il termine “postmoderno” (insieme a “postmodernità” e “mentalità postmoderna”) è la parola-chiave della riflessione filosofica contemporanea. Ma a cosa si riferisce questa parola? Giuseppe. Angelini ama definirla come «il trend delle trasformazioni antropologico-culturali che il mondo occidentale in questa stagione sta

conoscendo. È usata con pertinenza quando si usa descrivere il mutamento dei modi di sentire, di giudicare e di agire che sono di fatto caratteristici delle società occidentali». E tali cambiamenti non solo segnano la vita della chiesa e del credente, ma condizionano anche l’esperienza della fede, la sua trasmissione e le sue verità.Quando parliamo di avvento della mentalità postmoderna, dobbiamo pensare ad una serie di avanzamenti sempre più radicali rispetto al passato. La modernità, infatti, aveva a che

fare con la centralità del soggetto e con la sua capacità di conoscere e organizzare il mondo in modo razionale: tutto era oggettivabile, misurabile, scientificamente provato, legato al regno della ragione, considerata centro e misura di tutte le cose. La postmodernità, invece, ha i suoi punti di forza nella mentalità antideologica, per la quale non esiste più niente di vero e nulla può essere affermato; nella svolta antiaristotelica, per la quale niente più di stabile può essere riconosciuto e tutto diventa fluttuante; nella svolta antiplatonica, per la quale non vi sono orizzonti, ma tutto è qui, in un eterno presente dove non esiste né Dio né metafisica e l’orizzonte è rinchiuso dentro le proprie pretese o idee. Il professor Dogana, ordinario di psicologia alla Cattolica, ha scritto: «L’io postmoderno è quello di un Narciso ripiegato su se

stesso, individualista, d i s i m p e g n a t o , bramoso e consumista. Sostenitore e vittima del “Sii te stesso”, l’Io postmoderno è sedotto e tradito tanto dalla cultura della diversità, quanto da quella d e l l ’ o m o l o g a z i o n e . E’ un “Io” lieve, ma senza progettualità e senza tensioni, che gioca con la propria immagine indossando maschere e rischiando la frammentazione dell’identità».In una società siffatta, è finito e impossibile la fede del Cristianesimo? Quale cristiano occorre costruire e quale modello di fede è da vivere e da testimoniare? Ecco alcune sfide su cui dovremmo riflettere: la sfida della minoranza, che è di essere coscienti di ciò che siamo e viverlo consapevolmente; la sfida della mistica, che è

quella di sapere che siamo preceduti da Dio e a Lui indirizzati; la sfida della libertà, capace di saper aspettare l’altro con tutte le sue liberta e, una volta incontratolo, saper coniugare con lui l’istanza della verità e dell’amore di Dio.Non è facile credere nel tempo della postmodernità a motivo di una consistente leggerezza del nostro “io”’, ma è una sfida possibile e coraggiosa. Ne va di mezzo la nostra credibilità di cristiani. Non, certamente, quella di Dio, il cui amore e la cui fedeltà sono come un roccia (Sal 17,1-2).

• settembre 2010 • 3

Guardare all’uomo nella sua interezzadi Giuseppe Malomo

Si svolgerà dal 30 settembre al 1 ottobre prossimi, presso il Miramare Palace Hotel di Trebisacce, il convegno diocesano sulla fede, voluto fortemente da monsignor Vincenzo Bertolone. L’appuntamento annuale che chiama a raccolta tutto il popolo di Dio della Diocesi di Cassano vede la presenza di molti ospiti e importanti relatori. Il tema di quest’anno viene introdotto da una citazione tratta dal Vangelo di Matteo: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» (Mt 8,26). Per il secondo anno consecutivo aprirà i lavori monsignor Rino Fisichella, recentemente nominato dal Santo Padre Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione dell’Occidente. E proprio sulle sfide e le prospettive che la fede pone, monsignor Fisichella incentrerà la sua prolusione. Il convegno trebisaccese si pone obiettivi ambiziosi, raccogliendo anche le sfide lanciate dal Santo Padre che, con l’istituzione del nuovo dicastero guidato da monsignor Fisichella e con il progetto del “Cortile dei Gentili” affidato a monsignor Ravasi, vuole porre l’esperienza cristiana nuovamente al centro della vita degli uomini. Difatti, dice monsignor Bertolone,

«il convegno ha innanzitutto il compito di rispondere a quell’esigenza, sempre più pressante, di educare alla fede, specie le giovani generazioni. È un compito arduo, difficile, ma il convegno, col supporto indispensabile della catechesi, può aiutare nel cammino di fede». Aggiunge il Presule cassanese: «L’impegno della Chiesa ad educare ad una fede consapevole e

libera ed alla testimonianze del Signore Gesù assume un valore importante per contribuire, attraverso l’opera di cristiani autentici, a far uscire l’intera società dalla crisi educativa che l’affligge. In questa fase delicata, la Chiesa in ogni sua articolazione svolge un ruolo importante. Infatti, essa è riconosciuta dalla società come una istituzione ecclesiale fondamentale, chiamata a curare la dimensione spirituale personale e l’impegno sociale in favore degli ultimi». Perché - ed è questa la sfida che il vescovo della diocesi di Cassano vuole lanciare - occorre «ravvivare e migliorare la qualità della fede nella nostra realtà locale e puntare sulla formazione di una coscienza e di una forza interiore che diventino denuncia del peccato e testimonianza profetica».L’appuntamento di fine settembre, conclude il Presule di Cassano, «sarà anche un momento di sintesi ed unione tra una dimensione esclusivamente pastorale ed attenta alla missionarietà e un’altra, più culturale, che guardi all’uomo nella sua interezza e si interroghi sull’opportunità e necessità di come e quali coscienze forgiare nel contesto di una società ormai post-moderna.

Una società in cui si sente il bisogno di armonizzare le categorie di ragione e di fede e ridefinire il rapporto tra esse esistente». La Chiesa di Cassano, dunque, riflette, si interroga, programma e progetta. Per essere al passo con il mondo che cambia, per essere fedele ad un messaggio antico che ha il profumo di nuovo.

Galileo, uomo di grandi passioni: passione per la vita, per la scienza, per la verità. Da scienziato sottolineava come due sono i modi in cui Dio parla agli uomini: la Sacra Scrittura e il Creato. Ne conseguono due corrispondenti atteggiamenti di colloquio con Lui: la via della fede e la via della scienza, intesa quest’ultima come investigazione della realtà attraverso sensate esperienze. «La filosofia è scritta in questo grandissimo libro (io dico l’universo) egli è scritto in lingua matematica, senza quale è impossibile a intender umanamente parola» (Il Saggiatore). È un universo in cui non c’è posto per spiegazioni finalistiche e qualitative, ma piuttosto per procedure di misurazioni, in un rapporto dialogico tra filosofia e scienza, in modo tale che il progresso scientifico aiuti la riflessione filosofica a rinnovarsi e a non rinchiudersi in sterili citazioni bibliografiche. «Venite pure con le ragioni e con le dimostrazioni, vostre o di Aristotile, e non con testi e nude autorità»: è una citazione tratta dal “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, il libro nelle cui pagine prendono forma la Matematica, la Fisica e la nuova Astronomia, e la cui pubblicazione pose l’avvio al percorso che, già iniziato nel 1604 con una prima denuncia per sospetta eresia e condotta morale non virtuosa, si concluse con il processo per eresia e la condanna del 22 giugno 1632 e, definitivamente, con l’atto di revisione del processo, il 31 ottobre 1992. Galileo, consapevole della difficoltà create dalla visione copernicana, aveva tentato una riconciliazione con le esigenze della Chiesa. Scriveva, infatti, nella lettera al Castelli del 1613: «Procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice degli ordini di Dio, anche la natura è verità e due verità non possono contrariarsi. L’errore più grande è quello di prendere alla lettera le parole della Bibbia, ispirate dallo Spirito Santo, ma formulate in modo semplice, per essere comprese dagli uomini. Del resto, perché mai Dio avrebbe dato all’uomo il linguaggio, l’intelletto e i sensi se non per darci con altro mezzo le notizie che per quelli possiamo conseguire?» Nella solitudine, sempre vicina a Galileo fu la figlia, suor Maria Celeste. «Gli mando una rosa – scriveva al padre - e con la rosa potrà accettar le spine, che rappresentano l’acerba passione del Nostro Signore, e le sue verdi frondi che significheranno la speranza di pervenire alla chiarezza e felicità dell’eterna primavera del cielo».

Valeria Greco

Galileo Galilei tra Verità e ragione

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Un rapporto personale

«La fede è un rapporto personale con Gesù, uno stare vicino a lui, ascoltarlo, guardarlo, amarlo, per seguirlo, obbedirgli; è un cammino di amicizia, di amore, per tutta la nostra esistenza». (Franco Mosconi)

Non è facile definire la fede. Ancor meno viverla, ovviamente. Ciò che vogliamo provare a definire, con questa piccola e modesta finestra di pensiero, è la fede nella sua esperienza più concreta e più intima.La mente e gli occhi si fissano sui volti che mi capita di vedere, ogni giorno, nella parrocchia dove celebro e amministro i sacramenti: gente che trascorre tanto tempo a pregare; persone che consegnano al Signore desideri e necessità; volti che, silenziosamente, balbettano parole e asciugano lacrime. Cosa faranno mai costoro? Cosa diranno mai questi uomini quando dicono di stare con il Signore?Questa gente è la scuola più bella della fede. E’ la palestra migliore per imparare a capire che la fede non è una sorta di soprabito, indossabile una tantum, o una scatola di dottrine in cui, freddamente, collocare la propria adesione intellettuale.La fede, nella Liturgia, è definita con un monosillabo che nasconde tutto il suo mistero: Tu. E’ un rapporto personale, fatto di intimità e di continua relazione; una sorta di compagnia fedele e silenziosa; una lampada che arde e mai si estingue. Dio è persona, non un’idea, non un valore, non una filosofia.Con Lui occorre solo avere un rapporto personale. Questa è la fede!!!

Gio. Ma.

Traccia di spiritualitàIo credo. Ma credo perché dubito. E non avendo certezze, ho fede. E conquisto così l’unica mia certezza. Grande e salda: per credere, in qualcuno, in qualcosa – nel mio caso, in Dio - bisogna dubitarne. Per avvicinarsi ad esso ogni giorno sempre più, per farlo proprio, per diventarne parte.

V’è stato, nella mia vita, un tempo in cui lo spazio del dubbio s’era esteso quasi fino a coprire ed escludere quello della fede. Avevo 18 anni: i sacerdoti mi apparivano solo nella loro veste di umani peccatori, la Chiesa mi sembrava una grande, oliata macchina del consenso, Cristo un rivoluzionario al pari di tanti altri, non ultimo quell’Ernesto “Che” Guevara il cui murales campeggiava nella mia cameretta di giovane pacifista forse comunista, certo di sinistra. Se ieri fosse stato oggi, nella mia libreria avrebbero certo trovato spazio i libri di Piergiorgio Odifreddi, che da matematico considera l’affermazione che quello della Bibbia è l’unico vero Dio una bestemmia nei confronti di colui che i grandi del pensiero Occidentale, da Pitagora e Platone a Spinoza e Einstein, hanno da sempre identificato con l’intelligenza dell’universo e l’armonia del mondo. Che come cittadino sostiene che il cristianesimo ha costituito non la molla del pensiero democratico e scientifico europeo, bensì il freno che ne ha gravemente soffocato lo sviluppo civile e

morale, e ritiene che l’anticlericalismo sia oggi più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla religione della Chiesa. Che come autore, infine, legge l’Antico e il Nuovo Testamento e le successive elaborazioni dogmatiche della Chiesa per svelarne le incongruenze logiche e le

infondatezze storiche. Tesi e argomenti per un ateismo figlio della ragion pura (e semplice), difficile da combattere sul piano della mera razionalità, pertanto di gran moda in un presente in cui andare oltre la logica ed investire in senso e sentimenti, in una parola credere, anche in una semplice idea, diventa causa di emarginazione culturale e sociale ed argomento per fiumi di parole che sfociano in libri di successo come quello, recente, dello scienziato Richard Dawkins, per il quale Dio è un’invenzione e la fede in un essere superiore è illogica, sbagliata e potenzialmente mortale, come millenni di guerre di religione e la recente minaccia globale del terrorismo fondamentalista islamico dimostrerebbero ampiamente. Giusto. Vero. O forse no. Perché la scienza che nega non sa provare. La scienza che giura e spergiura non essere possibile la prova di Dio, non riesce a dimostrare che esso, per

contro, non esista. E magari c’è e va solo cercato, da chi non lo vede o non riesce a trovarlo, o comunque merita che sulla sua essenza si investa in fiducia o almeno, alla maniera di Blaise Pascal, si scommetta.Un’intuizione, banale e a ben vedere pure scontata. Mi ha comunque cambiato la vita. Avevo 18 anni. Oggi ne ho quasi il doppio. Il poster dell’Ernesto è sempre appeso ai muri della mia stanza. Ed io dubito ancora, quindi sono (anche di sinistra, forse comunista). Dio esiste.

di Gianpaolo Iacobini

Nel dubbio la certezza della fede

• settembre 2010 • 5

Un “lavoro” da vivere con carità La professione medica credo sia una delle attività lavorative più gratificanti ed emozionanti, ma allo stesso tempo più difficili ed insidiose. Forse è sbagliato definirla attività lavorativa, perché quando si ha a che fare con uomini e non con macchine o apparecchi inanimati, allora ci si rende conto che, oltre alla preparazione ed all’esperienza, è necessario un profondo spirito critico ma anche tanta riflessione. Quasi giornalmente il clinico ed il chirurgo si trovano dinanzi a realtà umane difficili da affrontare, cercando di non far prevalere l’emozione all’analisi oggettiva e razionale. Spesso, per quanto la scienza voglia dare una definizione precisa ad ogni manifestazione, ci si rende conto in realtà che non tutto è sempre legato alla mera casualità o all’oggettiva razionalità. Nella mia breve esperienza da medico spesso mi sono trovato di fronte, soprattutto in sala operatoria, ad eventi che risultavano del tutto inspiegabili. Spesso, di ritorno a casa, mi veniva da pensare che sicuramente la bravura del chirurgo gioca

di Giovanni Concistrè

Risponde Rosa Novielli, medico chirurgo, specialista in ostetricia e ginecologia, obiettore di coscienza

Dottoressa, quali sono le ragione della sua scelta?«E’ stata una decisione seguita all’entrata in vigore della legge 194 del 1978. Ritengo che noi medici, nello specifico ginecologi, abbiamo come obiettivo primario tutelare la vita, che è tale sin dal momento del concepimento,non dare la morte».

Ha avuto problemi a mantenere salde le sue convinzioni?«Purtroppo si, già da quando esercitavo all’ospedale civile di Quistello, in provincia di Mantova. Gli scontri con il primario del reparto, abortista convinto, sono stati duri e ripetuti. Stesse difficoltà ho incontrato a Trebisacce, nel cui ospedale mi sono trasferita nel 1986».

Situazioni che l’hanno messa in crisi?«Ricordo una donna che ogni tre mesi ritrovavo in reparto per l’interruzione volontaria di gravidanza, moglie di un uomo privo di ogni rispetto per la propria compagna, oltre che per la vita. In quel caso mi sono posta delle domande. Come intervenire in modo risolutivo?»

Esistono fasce d’età o categorie che più frequentemente ricorrono all’aborto volontario?«Giovanissime dai 13 ai 15 anni. Caso estremo, è stata cesarizzata una tredicenne che aveva nascosto la gravidanza ai genitori fino oltre il tempo consentito per l’aborto. Anche donne mature. I loro alibi? L’età avanzata e il timore di malformazioni che potrebbero colpire il nascituro».

La scarsa cultura o condizioni economicamente sfavorevoli sono fattori condizionanti?«Curiosità, le donne appartenenti a fasce sociali più svantaggiate sono in genere più ragionevoli e spesso scelgono la vita».

Annamaria Partepilo

L’intervista

un ruolo determinante nella risoluzione di un problema, ma quando ci si trova di fronte a situazioni che a volte vanno oltre l’odierno sapere scientifico, allora si comprende che si vive in una sfera di sapere, sfera che dovrebbe essere costruita in vetro trasparente per consentire di vedere anche oltre. Louis Pasteur diceva: «Poca scienza allontana da Dio, ma molta la riconduce a lui». Scienza e fede non sono affatto contrarie l’una all’altra, ma le apparenti contraddizioni sono dovute alla poca scienza o alla poca fede. Si tratta di un problema spesso mal posto, perdendo di vista ciò che scienza e fede sono in realtà, immersi come siamo in un mondo che conosce ben poco la scienza quanto la fede. L’esperienza da me vissuta a Gerusalemme, seppur breve, in una realtà in costante conflitto, in cui all’assenza di mezzi e spesso di banali strumenti chirurgici si supplisce con la voglia di raggiungere un determinato risultato e con lo spirito di collaborazione, ha rafforzato in me la convinzione che una scienza che si ponesse come fine quello di una assoluta ed oggettiva conoscenza, illudendosi di sostituirsi alla fede, sarebbe quanto di più arido si possa immaginare. Scienza e fede dovrebbero procedere su strade certamente separate ma non certo divergenti, verso il fine ultimo che non può che essere porsi al servizio dell’umanità. Voglio concludere citando una frase di Giuseppe Moscati, medico e uomo di fede: «Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell’eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene».

Giovanni Concistrè

• settembre 2010 • 6

E anche quest’estate, nella parrocchia “Visitazione della Beata Vergine Maria” di Rocca Imperiale Marina ha presto vita il Grest (Gruppo Estivo). Ci siam proprio fatti mettere “Sottosopra” per guardare la terra da una nuova prospettiva e scoprire che non siamo poi così distanti dal cielo! Il Grest 2010, dal titolo “Sottosopra come in cielo così in terra”, ha atteso il movimento dei ragazzi, degli animatori, degli educatori e dei genitori per percorrere insieme un pellegrinaggio speciale che ha avuto la sua meta in alto, là dove l’incontro con il Signore Gesù orienta la vita, dirige i passi, impegna al bene e apre gli occhi verso la bellezza dei doni ricevuti. Il protagonista è stato proprio Gesù, che si affianca al cammino di chi cerca una strada e, narrando una bellissima storia che si è avverata in lui, desidera sconvolgere per rialzarci, ribaltarci per darci una direzione, metterci appunto “sottosopra” per impegnarci a tenere testa e piedi strettamente ancorati alla terra e cuore e spirito costantemente rivolti al cielo. Il Grest 2010 è stato caratterizzato da diversi sfondi o strati che vanno scavati in profondità per vedere cosa c’è sotto e scoprire come il messaggio in essi contenuto ci impegna a fare di tutto perché si avveri la preghiera del Padre nostro: “Come in cielo così in terra”. È proprio il sottotitolo “come in cielo così in terra” a svelare il senso più profondo dello slogan “Sottosopra!” Lo stile di noi animatori è quello proprio di ogni battezzato e di ogni cristiano: fare le cose con spirito di collaborazione e di servizio, vivendo il Grest come un servizio ai poveri. Ogni animatore è chiamato a dare il meglio di sé e a dare l’esempio in ogni momento. Ogni animatore dà tutto di sé ai bambini: nell’accoglienza, nella catechesi, nei laboratori, nei giochi e nel resto della giornata. Possiamo dire che, con il passare degli anni, abbiamo interiorizzato alcuni punti specifici: la gratuità, la sobrietà, la decenza, l’ordine, la serenità e la preghiera. Ogni bambino, dopo la preghiera e il racconto giornaliero della storia del grest, ha dato libero spazio alla sua fantasia attraverso i laboratori (musica, ballo, moda, blog, cucina, bricolage e decoupage), momento fondamentale della giornata, dedicato alla stimolazione delle qualità dei ragazzi e alla comprensione delle loro inclinazioni. E ora non ci tocca che aspettare il prossimo anno con tanto entusiasmo! Angela Marino

Un’estate rocchese... sottosopra

di Red A

Dal 28 luglio al 9 agosto si è svolto il campo missionario vocazionale rogazionista in terra di Albania, organizzato dai padri rogazionisti e dalle suore Figlie del Divino Zelo. Hanno partecipato a questa esperienza più di 50 ragazzi provenienti tutti dall’Italia centro – sud. Anche una rappresentanza della nostra diocesi ha vissuto questa bella e indimenticabile esperienza. Guidati dall’assistente spirituale Lavr (Laici Animatori Vocazionali Rogazionisti), don Francesco Di Marco, hanno preso parte alla missione Annadelia Silvestri, di Amendolara; Pina Varlaro, di Oriolo, e Nuccia Scardino, di Cassano. Punto di riferimento è stato il villaggio di Shenkoll (Lézhe), dove la missione ha avuto inizio con la visita alle famiglie dei vari villaggi. Con la domenica, si è dato inizio alla missione vera e propria: al mattino animazione dei bambini e ragazzi dei vari villaggi attraverso prima la catechesi e poi i giochi, quindi nel pomeriggio visita alle famiglie povere e formazione personale sul passo evangelico del giovane ricco. Tutto questo vissuto in un clima di grande condivisione e di preghiera. Cosa hanno portato a casa i protagonisti di questa esperienza? Molte cose, tra cui, forse la più importante, la consapevolezza di dover ringraziare Dio, ogni giorno, per

tutto quello che ci dona. L’incontro con la povertà ha messo tutti nella condizione di dare valore alle cose, ma soprattutto alle persone. Guardare ai bambini far festa per una caramella, vedere anziani ringraziare e benedire per essere entrati nelle loro case , toccare con mano la loro grande generosità, nella loro povertà, ha dato la possibilità di confrontarsi con se stessi e

Giovani missionari in terra di Albania

con il nostro essere cristiani. La grande lezione di vita che viene dal popolo albanese è che solo donando si riceve. Qualcuno, probabilmente, era andato in Albania pensando di donare a questo popolo qualcosa. In realtà, è tornato stracolmo di doni spirituali, di gioia e serenità.

Sentimento religioso, folklore e spiritualità si fondono al profumo di salsedine e alla vista serena e maestosa del mare nostrum. E’ la suggestiva atmosfera che, ogni anno, si ricrea, a Montegiordano, nel mese di agosto, in occasione dell’attesa festività della patrona Madonna di Pompei. L’evento si è svolto, come di consueto, sul lungomare Giorgio Liguori, vestito a festa per la lieta ricorrenza.Il rito è stato quello di sempre: una gremita e devota processione di fedeli, guidata dal parroco don Pasqualino Zipparri, ha condotto a spalla la statua della Madonna, percorrendo prima la statale 106, sostando presso la casa delle Suore Missionarie Catechiste Gesù Redentore per poi dirigersi verso la spiaggia. Qui si è svolto il momento culminante e più suggestivo della manifestazione, la benedizione delle acque del mare, al termine del quale, la Madonna ha compiuto l’ultimo tratto di corteo, seguita dai pescatori a bordo delle proprie barche. Il mare, solo lievemente increspato, ha fatto da sfondo a questa suggestiva sacra scena, che ha attirato a sé fedeli, devoti al culto mariano e una gran quantità di turisti che come ogni anno affollavano le località balneari del versante ionico. La serata, terminate le celebrazioni religiose, si è conclusa lentamente nella grande piazza del lungomare gremita di gente, tra le luci e le voci, miste ai profumi dei cibi tipici che inondavano le strade, mentre tutti attendevano il consueto saluto finale dei fuochi sul mare.Antonella Accattato

Montegiordano in festa

I partecipanti al campo in Albania

Vicaria di Oriolo

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Il 15 agosto scorso a Villapiana è stata festeggiata la patrona del paese, vale a dire Santa Maria del Piano, a cui è dedicata la parrocchia. L’aria di festa si respirava già di buon mattino, quando i classici botti hanno destato i villapianesi dal loro sonno prolungato tipico dell’estate. Le vie sono state ravvivate dalla banda musicale che ha percorso tutto il paese, diffondendo musica e allegria. Nel pomeriggio, il compaesano don Francesco Diodati, affiancato dal parroco, padre Roman Ntumba, ha celebrato la santa Messa, a cui è seguita la processione accompagnata dalla banda musicale e dal coro di donne che intonava canti dedicati alla stessa Madonna, in particolare quello specifico della Madonna del Piano, le cui parole e musica sono state composte dal compianto parroco emerito, don Rodolfo Ettorre. Al rito religioso è seguita poi la festa civile. In serata, infatti, il comitato “Villapiana in festa” ha concluso la festa patronale con un concerto in piazza e con la riffa finale. L’afa di ferragosto non ha fermato i tanti devoti della Madonna del Piano. Il popolo villapianese ha partecipato come sempre numeroso alla giornata dedicata alla sua patrona: con riconoscenza e gratitudine si è prostrato innanzi a Lei, affidando ancora una volta nelle Sue amorevoli mani la protezione del paese e di tutti i suoi abitanti.

Giusi Lingria

Santa Maria del Piano

San Rocco, la devozione arriva dal maredi Assunta Madera

Puntuale come sempre, anche quest’anno Trebisacce ha festeggiato San Rocco. La magia estiva di questa meravigliosa festa si corona di numerosissimi dettagli che rendono ancora più allettanti gli inviti agli innumerevoli stranieri giunti in visita. Già dalla vigilia di Ferragosto, ad esempio, la gente si prepara all’evento con la caratteristica fiera in onore del Santo, popolando così Trebisacce di bancarelle e prodotti tipici che, come ci ricorda la tradizione, si era soliti acquistare insieme a del bestiame nel giorno della fiera per farsi trovare preparati nei mesi invernali. Successivamente alla fiera e al giorno dell’Assunta, la grandezza di Rocco De La Croix, conosciuto come Rocco di Montpellier, raggiunge il suo vertice nella messa cantata e celebrata al mattino nella chiesa Madre di san Nicola di Mira, per continuare poi con la benedizione e l’uscita della statua del santo alle 16.30,

diretta in processione verso il mare, dove ad attenderla ci sono le barche dei pescatori locali in festa, tutte ornate di colori e fiori. Giunti alla spiaggia adiacente al pontile, il Santo, posto in direzione del mare, impartisce la benedizione, e grazie all’aiuto dei fedeli numerosissimi viene issato su una barca per il giro della zona, accompagnato dalle bellissime note della

banda musicale di Trebisacce. Una delle soste più lunghe è quella fatta di fronte

alla statua a san Francesco, nell’omonima piazzetta sul lungomare, dove la gente gremita e impaziente lo attende per omaggiarlo, facendo rimbombare il forte applauso fino alle porte del Bastione!Per tantissimi anni la tradizione ha voluto che il Santo fosse portato in processione su una paranza (peschereccio locale). Attualmente, per ragioni di spazio e di

sicurezza, l’evento è stato spostato su una barchetta che con tanta cura e dedizione i pescatori trascinano a piedi nudi lungo la riva. All’imbrunire, le luci colorate delle bancarelle e i profumi di cocco e zucchero filato rendono più divertente la serata per giovani e bambini che fino a tarda sera si prolungano sul lungomare con la gioia nel cuore e il dolce terminare di questo giorno di festa, mentre raggiunta la spiaggia il Santo fa ritorno in parrocchia nella sua nicchia con il suo lungo mantello da pellegrino, quasi a voler ricordare

la tradizione di emigranti delle popolazioni locali.

In breve dalla Vicaria

Dal 13 al 14 settembre: a Francavilla paese, presso la parrocchia “Annunciazione del Signore”, festa della Madonna degli Infermi.

19 settembre: a Cerchiara di Calabria, la parrocchia “San Giacomo Apostolo” celebrerà la festa della Madonna Addolorata.

29 settembre: h. 18, ad Albidona, parrocchia “San Michele Arcangelo”, solenni festeggiamenti in onore di san Michele.

Vicaria di Trebisacce

• settembre 2010 • 8

Catechisti e professori a convegno

Due importanti appuntamenti sono previsti a Castrovillari il 10 e l’11 settembre nell’auditorium della parrocchia di san Girolamo: il convegno catechistico e il corso annuale di aggiornamento degli insegnanti di religione.“Imparare a conoscere il Cristo. Per migliorare la qualità della tua fede” è il tema del convegno organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano. L’appuntamento è rivolto a sacerdoti, religiosi, diaconi e aspiranti diaconi, seminaristi, catechisti laici, insegnanti di religione, membri delle aggregazioni ecclesiali, docenti, educatori e responsabili di gruppi giovanili. Il convegno avrà inizio alle ore 17 di venerdì 10 settembre. Dopo il saluto del vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone, seguiranno l’introduzione di don Laitano e la relazione, affidata a don Andrea Fontana, dell’Ufficio catechistico di Torino, su “La catechesi catecumenale: favorire la mentalità di fede”. La prima giornata si concluderà con il dibattito e la preghiera finale. Sabato 11 settembre, alle ore 17, don Giovanni Maurello, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile, riepilogherà la giornata precedente prima della seconda relazione di don Fontana su “Catechesi per la vita ecclesiale e per i sacramenti”. Al dibattito seguiranno, quindi, le conclusioni affidate a don Annunziato Laitano che affronterà il tema “Problematiche irrisolte e

prospettive pastorali in Diocesi”.Sabato mattina, invece, sempre nell’auditorium di san Girolamo, si terrà il corso annuale di aggiornamento degli insegnanti di religione. La prima relazione sarà affidata a monsignor Silvio La Padula, direttore dell’Ufficio insegnamento religione cattolica di Cassano, che tratterà il tema “L’insegnamento della religione cattolica nel contesto della scuola attuale”. La seconda relazione sarà trattata da Antonio Sessa, funzionario dell’Ufficio scolastico del ministero della pubblica istruzione, che parlerà dello “stato giuridico

dell’insegnante di religione nel rapporto Stato-Chiesa”. Infine, la terza relazione sarà svolta da don Domenico Cicione Strangis, direttore dell’Ufficio regionale IRC della Calabria, che discuterà de “L’insegnamento della religione cattolica come disciplina scolastica: tra Teologia e Scienze umane”.

Siamo agli sgoccioli dell’estate e non mancano gli echi delle esperienze – un po’ di nostalgia non guasta – vissute durante il tempo delle vacanze. Una cosa vogliamo subito ricordare a tutti: un’associazione cristiana non va mai in vacanza, perché i suoi insegnamenti e il suo stile durano per sempre; anzi, dovrebbero segnare la ferialità della vita di un semplice credente.Fin dallo scorso giugno, l’equipe giovani del settore giovani di Azione Cattolica ha impiegato energie e tarde serate per preparare un’avventura fantastica che, quest’anno, abbiamo vissuto al Seminario di Mormanno dal 7 al 13 agosto: il campo scuola associativo. In 60 tra giovanissimi e giovani ci siamo ritrovati a riflettere su un tema particolare: la libertà, guidati da un significativo personaggio biblico, il profeta Giona, figura tipica di chi decide, per un po’ di tempo, di fare a meno delle indicazioni del Signore e realizzare la propria libertà seguendo semplicemente le voglie o le mode del proprio pensiero.Momenti di preghiera e di riflessione, scambi di opinioni e laboratori creativi, socializzazione, giochi e attività ricreativa: tutto orientato a far crescere l’uomo e a orientarlo verso il Signore Gesù Cristo, l’uomo libero per eccellenza. Raccontare un campo scuola non è facile: esso va vissuto attimo per attimo e momento per momento. Proviamoci: il percorso verso la libertà si è snodato attraverso quattro immagini che rileggevano la vita di Giona: la chiamata di Giona (la consapevolezza di essere chiamati da Dio); Giona nel ventre della balena (il buio e il peccato che condizionano la nostra vita); Giona in preghiera (si è liberi se si cerca aiuto); Giona obbediente a Dio (è libero colui che sa fare di Dio la verità della propria vita).Tutto qui? Sì. Non perché non si voglia o non si sappia dire altro, ma perché un campo lo raccontano mille elementi, soprattutto interiori, che un foglio di carta poco riesce a descrivere. Per un attimo, pensate a qualche foto e immaginate cosa vi possa essere stato dietro o dentro: gusterete di sicuro una voglia di vita e di libertà che ha solo bisogno di essere coltivata, guidata e promossa orientandola a Gesù Cristo. È semplicemente questa l’AC! È semplicemente questo un campo di AC!Valentina Gioiella

Meglio vivere... liberi!?

di Roberto Fittipaldi IL CAMPANILE DEI SACRI CUORI

Chiesa dei Sacri Cuori di Castrovillari, chiusa ormai da diversi mesi per restauro, si arricchisce di un nuovo elemento. E con essa anche la città di Castrovillari. È la torre campanaria, in fase di costruzione proprio durante l’estate. Il campanile - che sarà alto più di quaranta metri - è una delle principali novità esteriori del completamento della chiesa costruita negli anni Cinquanta del secolo scorso. I lavori proseguono anche all’interno e il parroco, don Carmine De Franco, così come la comunità parrocchiale, si augurano possano terminare entro i primi mesi del 2011. L’intervento, in parte finanziato con fondi Cei, prevede, tra l’altro, la costruzione del salone parrocchiale, che è stato già realizzato, il completamento e la ristrutturazione della chiesa, l’adeguamento a norma degli impianti e, quindi, anche la realizzazione dell’impianto di riscaldamento. R. F.

Vicaria di Castrovillari

Foto di gruppo alla fine del campo Ac

• settembre 2010 • 9

Andare a Lourdes è come ritornare a casa: nel commiato dalla grotta il cuore rimane incastonato in quella roccia. Andare a Lourdes è guardarsi attorno e vedere giovani che fanno delle proprie vacanze un servizio. Andare a Lourdes è un sorriso, è un bacio, è una carezza, è un finto naso rosso. Andare a Lourdes è stupirsi della sofferenza che si fa speranza, e imparare dai malati la ricchezza della vita. Il treno dei Foulards bianchi si è fermato a Paola per far salire un gruppo di persone che dalla nostra diocesi è partito alla volta della Francia. Numerosi i fazzolettoni in giro per i tredici vagoni, ma presenti anche volontari, che per una settimana hanno respirato un’accogliente aria “scoutese”. Nel fare servizio si impara che si è davvero solo quando ci si dona: ed è in quel momento che la stanchezza diventa un contorno e la gioia il centro. La notte, quando il proprio turno termina, ognuno si reca alla grotta. Nella luce soffusa di mille candele, nello scroscio del fiume Gave, nel silenzio ovattato si tende l’orecchio per sentire un’unica voce, la più flebile di tutte, quella della Mamma. E tutti i ragazzi sono davanti a quella grotta, seduti per terra, con gli occhi chiusi, perché quello è il punto di ristoro più efficace. Ecco la meglio gioventù, quella silenziosa, quella che va controcorrente, quella che vola al di sopra di mille voci. Quella che vuole essere felice!

Delia Lanzillotta

Servire nel servire

In marcia illuminati dalla preghieradi Giuseppe Arcidiacono - Antonio Santagada

Un tempo, passi lenti per la fatica del cammino, all’alba e al tramonto, con un lieve affanno, si mescolavano ai suoni della campagna circostante, prendendo respiro in prossimità della Cappella del Monte. Una piccola sosta, per affidare alla Madre la fatica del giorno e le speranze frugali di un domani senza troppe pretese se non quella di una buona giornata per continuare a vivere. Le soste dei contadini davanti alla Madonna della Cappella del Monte sono ormai un ricordo custodito nella memoria di chi ha vissuto le trasformazioni dell’amata collina, che ancora oggi continua ad accogliere chi, da Cassano, lì sale per riposare d’estate in un clima più fresco, allietando il cuore, immergendo lo sguardo nella spettacolare Piana di Sibari, quasi a cercarvi nuovi percorsi di speranza. Un legame forte, che ancora oggi spinge passi che si confondono con rumori e suoni di tempi moderni e che si dirigono come allora verso le braccia e lo sguardo materno di Maria. Un percorso di sicuro meno faticoso di quello dei contadini di una volta, ma non per questo più povero di sentimenti e di desideri. Sentimenti di speranza, desideri di pace e serenità per un futuro più certo affidati alla fioca luce delle torce in marcia e alla preghiera commossa del Rosario: gli aneliti dell’anima in cerca di Dio. Una marcia discreta, annunciata, lungo il cammino, dalle

“Ave Maria”, pregate anche per chi si affaccia incuriosito al passaggio della fiaccolata che precede la veglia di preghiera per la solennità dell’Assunta. Giunti alla Cappella si celebra l’Eucarestia, presieduta come di consueto dal parroco di san Francesco d’Assisi, monsignor Silvio Renne. Ormai a notte inoltrata, poi, i fedeli ritornano alle case, ancora con l’animo gioioso, ricco di speranza per i figli, il cui futuro si è affidato al Cuore Immacolato della Madre di Dio. Passi di una certa età che sostengono i passi giovani di oggi, nel camminare insieme sulla collina che guarda il mare di Sibari, nel camminare insieme verso la piccola chiesetta di campagna da cui la Madre veglia sui figli che sempre a Lei volgono lo sguardo ed il cuore nel riposo dagli affanni e dalla vita che scorre.

CONCORSO “IL CANE DI TOBIA”

Il 29 Settembre, festa di San Raffaele Arcangelo, patrono dell’omonima parrocchia sita nella contrada Lattughelle di Sibari, si tiene il tradizionale concorso “Il cane di Tobia”. Si tratta di una manifestazione nata con l’intento di voler premiare quei cani che si sono distinti per coraggio e fedeltà. Il nome rimanda alla Bibbia, esattamente al Libro di Tobia dove si parla di un cane che seguì il suo padrone nel lungo viaggio fino alla lontana Media (oggi Kurdistan) e non si volle staccare da lui nonostante le difficoltà del viaggio. Questa iniziativa vuole essere un invito ad essere più attenti verso gli animali domestici; si assiste,infatti, specialmente nel periodo estivo, ad un abbandono di questi animali arrivando anche al limite della crudeltà. Non si può pertanto non plaudire ad essa ed invitare quanti sono sensibili a questo problema a partecipare.

Lazzaro Longobardi

Vicaria di Cassano

Scout cassanesi a Lourdes

• settembre 2010 • 10

«Custodire il creato, per coltivare la pace»di Gaetano Zaccato

«Un’occasione preziosa per accogliere e approfondire, inserendolo nel suo agire pastorale, il profondo legame che intercorre fra la convivenza umana e la custodia della terra». Questo rappresenta, per la Chiesa italiana, la celebrazione della quinta Giornata per la salvaguardia del creato: a scriverlo sono i vescovi italiani nel messaggio per la giornata 2010 dal titolo “Custodire il creato, per coltivare la pace”. «La Sacra Scrittura – si legge nel testo a firma della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo - ha uno dei punti focali nell’annuncio della pace, evocata dal termine shalom nella sua realtà articolata: essa interessa tanto l’esistenza personale quanto quella sociale e giunge a coinvolgere lo stesso rapporto col creato». L’uno e l’altro Testamento convergono, poi, nel sottolineare lo stretto legame che esiste tra la pace e la giustizia, messo in forte rilievo dal profeta Isaia: «Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre». Nella prospettiva biblica, l’abbondanza dei doni della terra offerti dal Creatore fonda la possibilità di una vita sociale caratterizzata da un’equa distribuzione dei beni. È la logica della manna: «Colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne

aveva preso di meno, non ne mancava» . «Benedetto XVI – sottolineano i vescovi - ha segnalato più volte quanti ostacoli incontrino oggi i poveri per accedere alle risorse ambientali, comprese quelle fondamentali come l’acqua, il cibo e le fonti energetiche». Spesso, infatti, l’ambiente viene sottoposto a uno sfruttamento così intenso da determinare situazioni di forte degrado, che minacciano l’abitabilità della terra per la generazione presente e ancor più per quelle future. La recente Assembla Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa ha denunciato con forza la grave sottrazione di beni necessari alla vita di molte popolazioni locali operata da imprese multinazionali, spesso col supporto di élites locali, al di fuori delle regole democratiche. Come osserva il

Il pontificato di papa Benedetto XVI sarà caratterizzato da due nuovi importanti progetti: “Il Cortile dei Gentili”, realizzato nell’ambito del Pontificio consiglio della cultura, ed un nuovo dicastero, il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Il Dicastero per la evangelizzazione dell’Occidente, presieduto dall’arcivescovo Rino Fisichella, promuoverà una nuova evangelizzazione nei Paesi occidentali che hanno perso la fede e che stanno vivendo una sorta di eclissi del senso di Dio. La necessità di questo progetto nasce dalla constatazione di papa Ratzinger secondo la quale «vi sono regioni del mondo che ancora attendono una prima evangelizzazione, altre che l’hanno ricevuta ma necessitano di un lavoro più approfondito, altre ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione cristiana, ma dove negli ultimi secoli il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa». “Il Cortile dei Gentili”, invece, retto dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, svilupperà un confronto tra intellettuali appartenenti al mondo cattolico ed esponenti della cultura laica. Il nome di tale organismo ricorda il cortile del biblico tempio di Gerusalemme dove avevano accesso tutti i popoli per pregare il Dio a loro sconosciuto. A quei tempi i Gentili erano i popoli diversi da Israele, i pagani che si erano avvicinati al cristianesimo. Il Natale scorso, in occasione degli auguri alla curia romana, il Santo Padre chiese di creare “cortili dei gentili” per permettere ai gentili di oggi di avvicinare Dio, ritenendo che «oggi i Gentili sono coloro per i quali la religione è una cosa estranea, eppure non vogliono rimanere semplicemente senza Dio, perchè stanchi e scontenti dei loro dei. Sono tutte quelle persone che sentono come l’irreligiosità del nostro tempo ha condotto a nuovi miti in apparenza liberatori ma non veramente liberanti. Essi non conoscono il vero Dio, però se trovassero un aggancio vi si appiglierebbero». Rosella Gullo

Un progetto ambizioso e un nuovo dicastero

Papa nell’Enciclica “Caritas in veritate”, «l’incetta delle risorse naturali, che in molti casi si trovano proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento e frequenti conflitti tra le Nazioni e al loro interno». Pace, giustizia e cura della terra, dunque, possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre. Oggi, si legge ancora nel messaggio, «la stessa pace con il creato è parte di quell’impegno contro la violenza che costituirà il punto focale della grande Convocazione ecumenica prevista nel 2011 a Kingston, in Giamaica. Celebriamo, dunque, la quinta Giornata per la salvaguardia del creato – concludono i vescovi - in spirito di fraternità ecumenica, nel dialogo e nella preghiera comune con i fratelli delle altre confessioni cristiane, uniti nella custodia della creazione di Dio».

• settembre 2010 • 11

La Politica è sotto tensione. E l’opinione pubblica è disorientata. Le classi dirigenti litigano trascurando gli interessi dei cittadini di cui, apparentemente, nei proclami dicono di avere a cuore le sorti. La situazione è abbastanza pesante. Tanto da indurre i vescovi italiani, e i media vicini alla Chiesa a continui richiami, negli ultimi mesi, alla responsabilità e ad avere a cuore le sorti del Paese. A metà Luglio è stato proprio il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, ad evidenziare in un’intervista all’Osservatore Romano che «è sotto gli occhi di tutti che l’attenzione al bene comune diminuisce e crescono gli interessi personali. Per questo è sempre più urgente che si affermi una nuova generazione di politici cattolici». Dopo neanche un mese è stata “Famiglia Cristiana” a lanciare il j’accuse, ridando prima parola al Cardinal Bagnasco, in campo per denunciare un «sottosviluppo morale». E poi esprimendo la propria posizione in un duro editoriale ripreso da tutti i maggiori quotidiani italiani. Secondo il settimanale cattolico, «la politica non svolge la funzione che dovrebbe competerle. Ma analoghe carenze si riscontrano nel mondo imprenditoriale, nella comunicazione e nella cultura. Persino nella società civile e nell’associazionismo. Mancano persone capaci di offrire alla nazione obiettivi condivisi. E condivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine. Non emerge un’idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali. Un Paese maturo, che deve mirare allo sviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per sistemare se stessi e le proprie pendenze. Siamo lontani dall’idea di Paolo VI, che concepiva la politica come una forma di carità verso la comunità, capace di aiutare tutti a crescere».La denuncia che proviene dalla Chiesa e dai suoi media appare, a giudicare anche dai commenti favorevoli, l’interpretazione autentica del pensiero dei cittadini che si sentono traditi - sentendo e leggendo le note politiche - da chi è stato delegato a curare e a portare nelle sedi istituzionali competenti i loro interessi.R. F.

Politica in crisi, j’accuse della Chiesa

Si svolgerà dal 14 al 17 ottobre, a Reggio Calabria, la 46° edizione delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro”. Al centro della discussione, il momento delicato che ormai da anni l’Italia vive da un punto di vista politico, economico e sociale. Al riguardo, Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, spiega: «S’avverte forte la sensazione di un Paese che sta vivendo un passaggio pesante, in cui però

la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine». Aggiunge Patriarca: «Il riferimento di inadeguatezza s’estende anche a quei soggetti che abbiano la capacità di orientare, come ad esempio gli imprenditori. Il cardinale Bagnasco ha parlato spesso di questo bisogno di riprendere a crescere, economicamente ma anche moralmente da un punto di vista educativo». Dal canto suo, monsignor Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico e organizzatore, anticipa come sia «utile mettere in comune alcune delle prospettive che spesso compaiono nei lavori preparatori», laddove «la ricerca dei problemi cruciali si è trasformata anche in ricerca di soggetti sociali vitali, capaci di cooperare alla rigenerazione della pòlis». Il primo di questi soggetti vitali è la famiglia, «protagonista di vigilanza e di rinnovamento umano e sociale», che «genera relazioni forti e vere» e fortifica «il tessuto della nostra società e della stessa comunità ecclesiale». In secondo luogo v’è la «capacità di lavoro e di impresa» presente nel Paese: «Le regole

e le opportunità del mercato del lavoro, la necessità che le imprese crescano di numero, dimensioni e qualità si connette con le questioni di una maggiore giustizia fiscale, di una maggiore qualità e produttività della spesa pubblica, dell’efficienza del mercato del credito, dell’orientamento scolastico e della formazione professionale, del legame tra dinamiche economiche e territori». Tra le questioni che stanno emergendo nel corso del cammino di discernimento verso le giornate di Reggio Calabria vi è poi l’immigrazione, «processo che arricchisce

sotto svariati profili il Paese, dotandolo di risorse che non produce e di cui ha bisogno per crescere». Ma riserva di energie, per monsignor Miglio, sono pure «i giovani che studiano, che fanno ricerca, che lavorano», sebbene facciano «fatica a esprimere le proprie potenzialità nella nostra società e contribuire al bene comune», scontrandosi con una carenza nella «qualità media» e «quantità complessiva dell’istruzione, della formazione e delle opportunità di ricerca». Insomma, un futuro (e forse pure un presente) diverso è possibile. Da qui la prospettiva di un impegno diretto del laicato cattolico a favore dell’interesse collettivo. «Oggi – dice ancora Patriarca - il laicato cattolico, le comunità cristiane, l`associazionismo sono l’unica rete che regge in Italia, che si ritrova, che riflette. Noi cattolici dobbiamo assumerci una grande responsabilità. I cattolici la smettano di lamentarsi della Chiesa, dei vescovi e davvero iniziamo ad assumerci in prima persona il rischio della responsabilità. Se non lo facessimo, sarebbe un gesto molto grave verso il bene comune e verso la carità cristiana». G. I.

La città di Reggio Calabria vista dall’alto

Reggio, a ottobre le Settimane sociali

• settembre 2010 • 12

Bioetica, il segreto è nell’armonia

La Medicina nasce come una scienza basata sulla solidarietà umana e in favore dell’uomo, ma lo spettro di un utilizzo improprio delle tecniche e delle finalità non la rende immune dal controllo etico, rendendo pertanto necessario regolamentare l’operato degli uomini secondo i principi della Fede e della rivelazione Cristiana. In tal senso ricopre un ruolo fondamentale la Bioetica, che rappresenta uno dei campi su cui si combatte con grande enfasi mediatica l’eterno conflitto tra Fede e Ragione. Basti pensare ai dibattiti riguardo argomentazioni quali il testamento biologico, le donazioni degli organi, l’aborto e le cellule staminali, che hanno visto scendere in campo teologi, filosofi, medici, politici, sostenendo in maniera accesa l’un contro l’altro armati il partito della Fede e quello della Ragione.Ci si chiede se sia giusto o meno donare un organo quando il donatore è ancora in vita. Ci si chiede se sia giusto o meno sospendere la nutrizione artificiale, e se e quando l’embrione acquisisca la dignità di essere umano. Più la scienza progredisce, e più i contrasti tra Fede e Ragione si inaspriscono. La Fede chiede all’uomo di seguire una strada, di attenersi ad un sistema normativo la cui origine è sacra e superiore all’essere umano. Tale norma viene lasciata nelle mani dell’uomo affinchè venga sviluppata in maniera coerente, alla luce delle evoluzioni culturali e scientifiche del tempo. L’uomo, dunque, non può e non deve sostituirsi all’Entità divina, né tantomeno rigide regole possono essere imposte senza tener conto della continua metamorfosi a cui è sottoposto il Mondo. Fede e Ragione, pertanto, non dovrebbero essere in conflitto e cercare di predominare l’una sull’altra, ma interagire e integrarsi al fine di poter trovare risposte adeguate ai crescenti interrogativi di fronte a cui la scienza ci pone.Ogni scienza, infatti, manifesta la sua completezza all’interno dei confini definiti della scienza stessa e, come affermato dall’allora Cardinale Ratzinger, l’integrazione tra Fede e Ragione contribuisce ad una visione omnicomprensiva dell’oggetto osservato. Del resto, come affermato da Giovanni Paolo II dallo stesso Benedetto XVI, è contrario alla tradizione della Chiesa negare il valore della ragione e la legittimità dell’etica

razionale. La Chiesa Cattolica ha condannato ogni posizione fideista che togliesse alla ragione il suo peso e il suo valore, ma allo stesso tempo la ragione non può prescindere da quelli che sono i principi etici e la morale cristiana e l’uomo non può in alcun modo sostituirsi alla Entità Divina. Occorre quindi ricercare l’armonia tra Fede e Ragione, che non sarà semplice né immediata a causa della debolezza della mente umana, della pressione ideologica e delle difficoltà intrinseche dei problemi.

«Il via libera della Presidenza del Consiglio è un fatto positivo». Lo ha dichiarato don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), dopo l’autorizzazione del governo all’amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi, per la firma dell’intesa siglata dalla Fieg (Federazione italiana editori giornali) a fine luglio in merito all’aumento delle tariffe di spedizione postale. La vicenda è iniziata lo scorso 31 marzo con un decreto

interministeriale che ha soppresso le tariffe postali agevolate a tutti gli organi di stampa con relativo aumento medio di spesa pari a circa il 120%. «Il

testo dell’accordo che era stato preparato – spiega don Zucchelli al Sir – doveva essere aggiustato in alcune espressioni tecniche. Nell’incontro di inizio agosto con Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Francesco Vetere, segretario dell’Uspi (Unione stampa periodica italiana), ha proposto una soluzione per appianare le difficoltà. L’avvenuta autorizzazione mi fa ritenere che il problema amministrativo sia stato risolto e questo è un passo importante verso la firma dell’accordo». A questo punto è necessario il parere del ministero dell’Economia, azionista unico di Poste italiane. «È lo scoglio più grande che abbiamo di fronte ma quando verrà dato parere positivo, e non prevediamo particolari inconvenienti perché l’intesa stabilisce che lo Stato non intervenga più neanche con un centesimo nei rapporti con gli editori, l’accordo potrà essere firmato». Come Federazione, dice Zucchelli, «guardiamo con fiducia alla possibilità che la situazione si appiani nel più breve tempo possibile. Se qualcuno ha lasciato intendere che la Fisc non ha fatto ciò che doveva fare, si tratta di accuse assolutamente false. Sono mesi che la Federazione sta lavorando a vari livelli per raggiungere un accordo che, quando firmato, potrà essere definito storico. Siamo fiduciosi perché il sottosegretario Bonaiuti si è impegnato personalmente».

Red A

Tariffe postali,accordo vicino

di Antonio Perciaccante

• settembre 2010 • 13

Viv

a vo

ce Grandissimo successo per il concerto gratuito di Max Gazzè sul lungo mare di Rocca Imperiale lo scorso 20 agosto. Organizzato dall’amministrazione comunale, lo spettacolo ha riunito tantissima gente, specie giovani, fans e no, affascinati dalla semplicità e poeticità dell’artista. Circa due ore di spettacolo dedicate alla presentazione del suo ultimo album (“Quindi?”) e alla riproposizione dei grandi successi che hanno segnato la sua carriera: da “Vento d’estate” al “Solito sesso”, da “La favola di Adamo ed Eva” al “Timido ubriaco”, da “Cara Valentina” al “Motore degli eventi”. Accompagnato dalla sua band e dalla sua inseparabile chitarra basso, Gazzè ha reso partecipe tutto il pubblico attraverso il suo ricco repertorio. Ma il coro rocchese è esploso con carica negli ultimi due brani presentati dall’artista: “Mentre dormi” e “Una musica può fare”: rispettivamente il tormentone dell’estate 2010 e il brano presentato undici anni prima al festival di Sanremo, segno della continuità dell’amore del pubblico nei confronti di un cantante che con la sua originalità ha lasciato il segno fin dai suoi primi passi e che continua a farlo ancora dopo tanti anni di carriera.

Alberto Marino

K-Pax è il luogo da cui dice di provenire Prot che si è fatto uomo sulla Terra perché qui questa è la sua configurazione energetica più efficace. Ma K-Pax esiste? Da dove viene quest’uomo? K-Pax è la sua origine reale o la meta sognata?Prot sulla Terra incontra il dottor Powell , che tenta di comprendere questo psicotico fin troppo convincente, a cui racconta che su K-Pax non è necessario un ordinamento sociale poiché le creature sono in grado di distinguere il bene dal male accogliendo, al contrario degli umani, alcuni insegnamenti di Cristo. Questo K-Paxiano rivoluziona l’ospedale psichiatrico, in cui è ricoverato, affidando a tutti un compito, una speranza. Così gli altri pazienti impiegano il loro tempo per realizzare un progetto: aspettare un uccello blu, sperare di odorare i boccioli di K-Pax, non avere più paura della morte. Tutti hanno la speranza di andare su K-PAX un giorno. Prot dovrà tornare da dove è venuto, ma ha eseguito il suo compito, ha dimostrato che le catene possono imprigionare ma, sciolte, possono diventare un’altalena che muove libera l’anima. Ha lasciato un consiglio prima di andar via: «Fai la scelta giusta questa volta, perché questa volta è tutto ciò che hai».

Cristina Cirillo

[ il concerto ] [ il film ]

[ l’idea ] Per chi è appassionato di teatro è consuetudine acquistare il biglietto, recarsi nel luogo in cui si svolge lo spettacolo (anfiteatro, cinema o arena), prendere possesso della poltrona e aspettare con ansia la messa in scena dell’opera. Tutto ciò non capita a Cassano durante il Tam Tam. L’idea geniale capovolge tutto: è l’attore che , gratuitamente, si reca nei vicoli del paese e da vita alla sua performance, proprio davanti casa, sui gradini di un pianerottolo, senza microfoni, trucchi o luci di scena. Il teatro nella sua essenza, nella sua intimità più pura. Non esiste maschera non esiste finzione. Giunta alla settima edizione e curata dalla compagnia teatrale “Les Enfants Terribles”, la rassegna del Tam Tam Cassano ha riproposto “I racconti del pianerottolo”, portando cosi il teatro alla gente, tra la gente. Idea vincente e convincente. Oltre ad arricchire il bagaglio culturale di ognuno di noi , “I racconti del pianerottolo” ci aiutano a riscoprire quegli scorci di paese a volte dimenticati e trascurati: si ha la sensazione di tornare indietro nel tempo e rivivere i racconti dei nostri nonni, i profumi dei vicoli, le voci provenienti dai balconi e dalle verande pendono i peperoni rossi da seccare al sole. Colori di una maniera di vivere quasi in estinzione. Sul pianerottolo risuona la voce del nostro Sud: gustiamocela! Giuseppe Roseti

Max Gazzè

Un momento della rassegna

• settembre 2010 • 14

L’agenda del Vescovo

SETTEMBRE

10 e 11 settembre: partecipa ai lavori del convegno catechistico diocesano, a Castrovillari;

12 settembre: amministrazione del sacramento della confermazione; in mattinata, a Laino Borgo, nel pomeriggio a Sibari;

14 settembre: giornata di spiritualità, istituto delle suore minime, a Cosenza;

15 settembre: santa messa in occasione della festa dell’Addolorata, parrocchia dell’Annunciazione, Francavilla;

dal 20 al 22 settembre: partecipa al convegno regionale dei seminaristi in qualità di presidente della Commissione per la Vita Consacrata della Cec, a Cetraro;

23 settembre: santa messa in occasione della festa di san Pio; ospedale di Cosenza;

30 settembre - 1 ottobre: partecipa ai lavori del convegno diocesano sulla fede, a Trebisacce;

OTTOBRE

2 ottobre: partecipa alla Santa Messa col Santo Padre Benedetto XVI, a Palermo;

dal 4 al 6 ottobre: partecipa ai lavori della Conferenza episcopale calabra, a Catanzaro;

7 ottobre: ritiro del clero; seminario diocesano di Cassano;

10 e 11 ottobre: partecipa ai lavori del Convegno del Santo Volto; università Urbaniana, a Roma;

dal 14 al 17 ottobre: partecipa ai lavori delle Settimane sociali nazionali, a Reggio Calabria.

Un silenzio di preghiera«Sono profondamente addolorato. Esprimo il cordoglio della Chiesa cassanese per le giovanissime vittime ed intima, umana vicinanza alle loro famiglie».Il vescovo della diocesi di Cassano Ionio, monsignor Vincenzo Bertolone, pure impegnato in attività di predicazione in quel di Tortona, in Piemonte, non ha mancato di manifestare il sentimento dell’episcopato e della curia locali in relazione al terribile

incidente stradale verificatisi il 20 e il 22 agosto nella Sibaritide e costati la vita al diciannovenne cassanese Giuseppe Mungo, all’amico Filippo Le Voci (17 anni, di Castrovillari) ed al piccolo Federico Corvino, (di 6 anni appena, originario di San Giuliano di Campania), in vacanza a Sibari coi genitori. Dopo aver auspicato la pronta guarigione delle persone rimaste ferite nei due distinti incidenti stradali, il Presule rivolge la sua riflessione alle vittime: «Ci sono momenti – ha affermato - in cui si predilige il silenzio per ascoltare la voce dell’anima, che si leva ad implorare la misericordia del cielo sulla terra. Quello odierno è uno di quei momenti: nel silenzio, linguaggio adeguato nel tempo della sofferenza, la voce di Cristo oltrepassa la morte e indugia nell’abbraccio di persone amate che ci hanno lasciato e che, morendo, hanno portato con sé qualcosa di noi». Ha proseguito il Pastore della Chiesa cassanese: «Penso con intima, umana compartecipazione alla sofferenza indicibile vissuta in queste ore dai familiari, dagli amici e dalle comunità alle quali le tre vittime appartenevano: il loro dolore, insuperabile dinanzi alla morte, non può essere allontanato mediante la ragione, ma solo con la presenza di una Persona che ci ama: Dio». Ha concluso monsignor Bertolone: «Ai nostri giovanissimi fratelli prematuramente scomparsi possa il Signore mostrare il Suo Volto e far sì che la loro dipartita, come quella del seme innocente di cui parla l’Evangelo, possa essere feconda di vita e di pace». G. I.

In occasione del cinquantesimo anniversario di monsignor Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria e presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Bertolone ha indirizzato al confratello una lettera di auguri e felicitazioni. «Mi unisco con viva partecipazione al suo Magnificat – scrive il vescovo della Diocesi di Cassano - per il giorno giubilare che il Signore Le ha concesso di celebrare. Può certamente dire: “Eccomi, Signore! Si, sono carico di fatica...”, ma quanto amore ha donato e ricevuto in questi cinquant’anni di sacerdozio. Gioisco con Lei del felice evento e lodo con cuore grato Dio». Conclude monsignor Bertolone nella sua missiva: «Esprimo insieme il voto che il Volto di Cristo Signore abbia a vivere e continuare a manifestarsi nella persona e nel ministero della Paternità Vostra, come dice san Paolo: “Vita Jesu manifestetur in carne nostra mortali”. Ad Multos annos e vivissimi rallegramenti». G. I.

Auguri a monsignor Mondello

Fiori a ricordo della tragedia

Mons. Vittorio Mondello

• settembre 2010 • 1515

Registrazione presso il Tribunale di Castrovillari n° 1/08 del 10 gennaio 2008

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COMINCIA IL NUOVO ANNO PASTORALE

Venerdì 10 settembre, con il convegno catechistico avrà inizio il nuovo anno catechistico. Il titolo di questo convegno sarà: “Imparare a conoscere il Cristo … Per migliorare la qualità della tua fede”. La formazione è un discorso fondamentale per ogni singolo catechista. Perché? La risposta è semplice, cari amici, perché noi, con la nostra azione pastorale, facciamo educazione alla fede, trasmissione della stessa. Tutto ciò non è farina del proprio sacco, ma è il contenuto del deposito della fede tramandataci da Gesù Cristo, in prima persona, e dell’apostolo con i loro successori.I catechisti collaborano a quest’opera che, il Signore ha lasciato come missione alla sua Chiesa. La formazione è anche un’attività complessa, poiché coinvolge tutto l’essere del catechista; esso, infatti, secondo quanto ci dice il Direttorio Generale per la Catechesi, deve avere tre caratteristiche fondamentali: essere, sapere e saper fare.Queste sono formate attraverso l’attività formativa, la quale deve avere due caratteristiche fondamentali: formazione di base e formazione permanente. La prima è compito prioritario del pastore, la seconda è prima di tutto compito del catechista e deve essere stimolata dal pastore.Pertanto, finendo, non mi rimane che augurare a tutti un buon anno pastorale 2010-2011, ricordandovi il vostro compito prioritario: la formazione.

CATECHISTIRubrica a cura di don Nunzio Laitano

ERRATA CORRIGE

Nell’ultimo numero, a pagina 3, in coda alla testimonianza di Leonardo Aita, abbia presentato lo stesso come diacono. In realtà, egli è aspirante d i a c o n o . D e l l ’ e r r o r e , involontario, chiediamo scusa ai lettori ed all’interessato, al quale auguriamo un buon cammino di fede.RedA

Rosella Gullo e Giuseppe Malomo, no-stro apprezzato segretario di redazione, hanno coronato il loro sogno d’amo-re unendosi in matrimonio, benedetti dal vescovo Vincenzo Bertolone, nella chiesa di San Bernardino, a Morano. Ai novelli sposi e alle rispettive fami-glie un abbraccio affettuoso dall’edi-tore, dalla direzione, dalla redazione.

• settembre 2010 • 16