La FAMIGLIA nell’Europa della prima età moderna · Francesco Guicciardini (Firenze 1483-1540),...

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La FAMIGLIA nell’Europa della prima età moderna La famiglia come CORPO sociale elementare: Condizioni economiche, insediative, culturali migliore adattabilità del gruppo coeso famiglia come CORPO a. forza della STRUTTURA: ordine, legami, funzioni b. esistenza di una ampia potestas regolativa, amministrativa e giudiziaria; c. propensione alla gerarchia d. propensione alla patrilinearità [struttura agnatica] subordinazione delle ragioni dell’individuo a quelle del corpo familiare elementi di sofferenza del sistema famigliare a. subordinazione, eterodirezione, limitazione della donna; b. subordinazione e eterodirezione dei figli c. diseguaglianza di trattamento dei fratelli d. compressione della sfera affettiva? La famiglia come MODELLO di corpo

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

La famiglia come CORPO sociale elementare:

Condizioni economiche, insediative, culturali →

→ migliore adattabilità del gruppo coeso →

→ famiglia come CORPO →

a. forza della STRUTTURA: ordine, legami, funzioni

b. esistenza di una ampia potestas regolativa, amministrativa e giudiziaria;

c. propensione alla gerarchia

d. propensione alla patrilinearità [struttura agnatica]

→ subordinazione delle ragioni dell’individuo a quelle del corpo familiare →

→ elementi di sofferenza del sistema famigliare

a. subordinazione, eterodirezione, limitazione della donna;

b. subordinazione e eterodirezione dei figli

c. diseguaglianza di trattamento dei fratelli

d. compressione della sfera affettiva?

La famiglia come MODELLO di corpo

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

- oggetto

- forma

- modelli interpretativi

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Oggetto:

casa / household / Haus

casato / stirps / lignaggio

parentela

fuoco

La famiglia come soggetto riproduttivo / produttivo /

patrimoniale / politico / fiscale

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Forma:

nucleare (o “neolocale”)Padre + Madre + Figli

estesa (o “patrilocale”) P + M + FF + Nonno/a/i + Zio/a/ii

multipla (P + M + FF) + (Fratello + Cognata + Nipoti)

senza struttura a(U/D) + b(U/D) + c(U/D)

individuale U o D

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Ο femmina

∆ maschio

Џ coniugio

Ι filiazione

П consanguineitàN

M

E

SS

I

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Modelli interpretativi

1. Classico (F. Le Play) prevalenza famiglia estesa

(“patriarcale”)

2. Cambridge (P. Laslett) prevalenza famiglia nucleare

3. Pluralista/processuale

(Barbagli; Goody) varietà di forme nel tempo,

nello spazio, nei ceti

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Modello pluralista/processuale

L’aggregato domestico è «un processo, derivante dalla combinazione dei cicli di vita dei suoi membri, l’insieme delle fasi di un ciclo di sviluppo della famiglia» (Berkner)

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Fattori che influiscono sul modello

famigliare prevalente (Barbagli):

- il sistema successorio;

- i contratti agrari;

- le forme insediative;

- il grado di urbanizzazione;

- la distribuzione della proprietà;

- il ceto sociale di appartenenza;

- l’iter evolutivo della famiglia.

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Variazioni nello spazio:

Famiglia nucleare-neolocale

Inghilterra, Francia settentrionale, Paesi Bassi, Italia meridionale

Famiglia complessa-patrilocale

Francia meridionale, Spagna, alcune aree tedesche e austriache, Europa orientale, Italia centro-settentrionale

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Letture:

Elena Cassandra Tarabotti (Venezia 1604-1652), L’inferno monacale

Francesco Guicciardini (Firenze 1483-1540), Ricordanze

Michel de Montaigne (Bordeaux 1533-1592), Saggi

Fonte:

G. Dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci, 2004, pp. 64-68

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Elena Cassandra Tarabotti (Venezia 1604-1652), L’inferno monacale, manoscritto inedito, pubblicato postumo

“Ben furno ragionevoli le profetiche lacrime e dolorose lamentazioni con le quali Geremia si dolse delle future rovine della misera Gerusalemme. Però con non meno lacrimosi gemiti merita d’esser compiante l’infilicità compatibili di quelle anime che, non solo imprigionate in un corpo provano gli infortuni comuni a tutta ‘humanità, ma hanno, per tormento loro particolare, la carcere d’un monastero in cui sono forzatamente et innocentemente condonate a patir etterno martìr di pene che, per esser tale, a raggione può chiamarsi un Inferno […].

L’avaritia e tirania de’ padrii con la semplicità, ignoranza et obedienza intempestiva delle figlie partoriscono queste conseguenze deplorabili! […].

Ad alcune non ancora generate – o essecrabile crudeltà paterna! – vien da’genitori assignato il monasterio per habitatione, onde , non così tosto nate, odono intonarsi all’orecchie il nome di monacha anche prima che ‘l sappino profferire. Inventione diabolica, tradimento accorto e perfidi inganni che insegnano alle miserelle innocenti e semplici ad esprimer con lingua balbetante quel nome che a suo luogo e tempo è da loro così fervidamente abborrito! Queste, in tal guisa allevate, sempre con speciosi titoli e vocaboli di religione e di religiose tottalmente dannosi, a credere che Iddio le voglia tali e per tali l’habbia segniate, né s’accorgono che non sono state poste al mondo dissimili dalle maritate, ma che queste sono astutie inventate per inganarle […]. Così poscia pare che di propria volontà s’inducano a quell’ingresso et elettion di vitta che nel tempo della perfetta cognitione è da loro abborrita et odiata in paragon di morte […].

(prosegue)

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[Elena Cassandra Tarabotti (Venezia 1604-1652), L’inferno monacale]

Alcuna, rimasta sotto la cura de’ frattelli, per liberarsi da’ disgusti che la opprimono e per fugir la fattica di far con esso loro officio di vil serva, profferisse un sì forzato e prende un volontario essiglio dal mondo; ma con che core lo dica Dio che è lo scrutatore dell’amare passioni d’animi cosìtravagliati! […] E non mancano insino di quelle che vengano chiuse con violenza dalla barbarie de’ loro stessi padri, quali non arrosiscono a servirsi di gridi e di minaccie; e con tutto che le figliole, spinte a forza ne’ chiostri, facciano gagliarda resistenza e si respingano nei seni de’ propri non so s’io dica genitori o carnefici, dalla cui impietà superate con lagrime e lamenti publici e private, restano a lagnarsi e movono Iddio a risentirsi di tal’ingiustitia con i castighi che fulmina nelle case dei malvaggii […].

Si trova talhora in qualche una di queste diaboliche habitationi quatro o cinque femine tutte generate d’un istesso seme – per quanto appare – e partorite tutte da un solo ventre, cadauna delle quali sarà vogliosa di goder i lumi di questo celo e niuna di loro può disponer del suo ventre e libero arbitrio per ché è forzata a dipendere del suo volere dalle paterne e interessate determinationi. I padri e frattelli, che sono giudici ingiusti, parte per non scaricar gli scrigni di tesoro e privar di comodi superflui le case loro, trattane una sola, condanano tutte le altre al perpetuo laberinto d’un chiostro”.

[tratto da G. Dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci, 2004, p. 64-66]

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Francesco Guicciardini (Firenze 1483-1540), Ricordanze

“Nel detto anno [1506] a dì 4 di gennaio, sendo Piero mio padre vicario di Scarperia, tolsi per donna la Maria, quarta figliuola di Alamanno di Averardo Salviati, con dota di fiorini dumila di suggello contanti, nel modo appare per la scritta, benché detto parentado si tenessi coperto insino al tempo che di sotto si dirà. E benché io trovassi allora molto maggiore dote e fanciulle di nobile case, e che questo parentado non satisfacessi molto a Piero mio padre per più ragione […], nondimeno io mi dirizzai a volerla tòrre, perchéallora Alammano ed Iacopo di parentadi, ricchezza, benivolenzia e riputazione avanzavano ogni cittadino privato che fussi in Firenze ed io ero vòlto a queste cose assai, e per questi rispetti gli volevo a ogni modo per parenti; parendomi ancora che l’avere uno cinquecento o seicento ducati più di dota non avessi a essere lo stato mio. E finalmente detto dì 4 con licenzia di Piero, benché con difficultà vi si accordassi, conchiusi detto parentado, di che fu mezzano Agnolo di Giovanni de’ Bardi […]. A Dio piaccia sia stata la salute dell’anima mia e del corpo, e mi perdoni se ne feci troppa importunità a Piero; che benché insino a qui io mi satisfaccia di aver fatto el parentado, pure non posso fare non abbia qualche scrupulo e dubio di non avere offeso Dio, e massime avendo uno padre della qualità che io ho […]”.

[tratto da G. Dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci, 2004, p. 66-67]

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Michel de Montaigne (Bordeaux 1533-1592), Saggi, libro III, cap. VII

“L’amore detesta che ci si tenga uniti per altro che per lui, e prende fiacca parte alle relazioni che sono fondate e mantenute sotto altro titolo, come il matrimonio: la parentela, i beni vi pesano per forza di ragione, altrettanto o più delle grazie e della bellezza. Non ci si sposa per se stessi, checché se ne dica; ci si sposa altrettanto o più per la propria posterità, per la propria famiglia. L’utilità e l’interesse del matrimonio riguardano la nostra progenie ben lungi al di là di noi. Perciò mi piace questo sistema, di combinarlo piuttosto attraverso terzi che di persona, e piuttosto col senno altrui che col proprio. Come tutto questo è all’opposto delle convenzioni amorose! Così èuna specie d’incesto andare ad applicare a quest’unione venerabile e sacra gli impulsi e le stravaganze della licenza amorosa […]. Bisogna, dice Aristotele, toccar la propria moglie con saggezza e castigatezza, per paura che, solleticandola troppo lascivamente, il piacere la faccia uscire fuor dei cardini della ragione. Quello che egli dice per la coscienza, i medici lo dicono per la salute: che un piacere eccessivamente caldo, voluttuoso e assiduo altera il seme e impedisce il concepimento; dicono d’altra parte che in un rapporto languente, come quello è per sua natura, per riempirlo d’un calore giusto e fertile bisogna accostarvisi di rado e a intervalli notevoli […].

Coloro che pensano di fare onore al matrimonio unendovi l’amore, fanno, mi sembra, come coloro che per favorire la virtù ritengono che la nobiltà non sia altra cosa che la virtù. Sono cose che hanno qualche parentela; ma c’èmolta differenza”.

[tratto da G. Dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci, 2004, p. 67-68]

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Profili diacronici

Il sentimento della famiglia

Philippe Ariès, L’enfant et la vie familiale sous l’ancien régime, Paris 1960

Ricerca condotta su fonti iconografiche e letterarie

Assunto 1: famiglia da un lato, lignaggio, parentela, clientela e comunità dall’altro sono concorrenti

Assunto 2: nell’Europa della prima età moderna prevale largamente il modello nucleare in tutti gli strati

sociali; ha perso di rilevanza il lignaggio

Secondo Ariès il sentimento della famiglia:

- è assente nel Medioevo

- nasce fra Quattro e Cinquecento

- matura nel Settecento

- è un segno di modernità

- è connesso alla rivalutazione dello stato laicale

- è subordinato alla crescita dell’intimità del nucleo famigliare

- è segnalato dal grado di attenzione all’infanzia

- è accompagnato dalla perdita di capacità giuridica dalla donna e dal

rafforzamento dell’autorità paterna

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Famiglia e socievolezza

Nella prima età moderna

- la forza centripeta che addensa il nucleo famigliare e lo

separa dal mondo esterno

- la forza centrifuga che proietta la famiglia verso l’esterno

sono in equilibrio. Ariés

→ ci sono elementi nuovi, ma c’è continuità con il medioevo.

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

«DI fatto, fino alla fine del Seicento, NESSUNO ERA MAI SOLO. La densità delle relazioni impediva l’isolamento e si celebravano come esempi segnalati i casi di gente che era riuscita a chiudersi in una stanza riscaldata o in uno studio per un certo tempo: rapporti tra pari, tra persone della stessa condizione, ma dipendenti le une dalle altre, fra padroni e servi, rapporti di tutti i giorni e di tutte le ore non lasciavano mai solo un uomo. Questa SOCIEVOLEZZA, per mancanza d’intimità, aveva ostacolato a lungo la formazione del sentimento della famiglia; essa ha resistito allo sviluppo, nel Cinque e Seicento, di una relazione affettiva nuova, o per lo meno diversamente cosciente, fra genitori e figli».(Ph. Ariès, Padri e Figli, Laterza, 1991, p. 469)

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Profili diacronici

Lawrence Stone, The Family, Sex and Marriage in England, 1500-1800, London 1977

Riprende Ariès e Laslett, ma con cautele e maggiore articolazione del discorso. Molta attenzione ai mutamenti nel tempo.

Fra Cinque e Seicento:

Il sentimento della famiglia→ è ancora tenue

I legami di parentela, clientela e comunità→ resistono, declinando solo lentamente

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Stone, The Family…

Gli stadi dell’evoluzione familiare:

a. la famiglia a lignaggio aperto (1450-1630)

b. la famiglia nucleare patriarcale ristretta (1550-1700)

c. la famiglia nucleare domestica chiusa (1640-1800)

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Stone, The Family…

Rapporti familiari nel XV-XVII secolo:

A. Intimità e affettività

1. Bassa speranza di vita →

2. Eterodirezione delle scelte matrimoniali →

3. Timore del peccato →

→ scarso investimento sui legami affettivi in famiglia → non si struttura una sfera intima e privata → intercambiabilità fra persone

B. Senso di sé e autonomia dell’individuo

1. Priorità degli interessi di gruppo → pedagogia autoritaria →

2. Condizioni materiali della vita quotidiana →

→ scarsa autonomia individuale + spirito di adattamento →

→ si rinforza la subordinazione al gruppo

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età moderna

Stone, The Family…

La FAMIGLIA A LIGNAGGIO APERTO (1450-1630)

1. strutturata in nuclei neolocali oppure aggregata2. tessuto molto permeabile: i legami interni sono compensati o

superati dai- legami di parentela e di clientela (nobiltà),- di corporazione (mercanti/professionisti; artigiani),- di vicinato (ceti popolari urbani e rurali)

3. bassa affettività; breve durata; eterodirezione della famiglia4. forte dimensione collegiale;5. doppio livello del controllo sull’individuo (1. famiglia; 2.

parentela/vicinato)

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La FAMIGLIA

nell’Europa della prima età modernaStone, The Family…

Il rafforzamento del patriarcato (1550-1640)

Concomitante e connesso:

- al declinare della parentela e soprattutto alla diminuita influenza della parentela in linea femminile [non chiarite le cause, ma documentato il fenomeno – ridotto rilievo cuginanza; calo dell’ospitalità; abbandono della faida]

- al rafforzamento dell’autorità monarchica. Il monarca conculca i lignaggi aristocratici potenzialmente concorrenti; invece esalta la potestà paterna utilizzandola come metafora sul piano delle rappresentazione e come snodo dell’azione di disciplinamento; il sovrano reclama lealtà; l’obbligazione politica acquista rilevanza a scapito di altre

- alla riorganizzazione confessionale delle chiese cristiane; in particolare il ruolo paterno si rafforza nel mondo protestante, perché vengono meno enti concorrenti (la parrocchia, la comunità rituale, la confraternita, il prete); l’esperienza religiosa centrale fra Cinque e Seicento; l’appartenenza religiosa talora divide la famiglia.

Effetti sulla moglie → subordinazione completa a interessi della famiglia del marito; limitazione della capacità giuridica; assenza di bilanciamenti; cfr. Althusius, Politica, II, 39 ss.

Effetti sui figli → pedagogia repressiva; disciplina e istruzione dei maschi; funzionalizzazione agli interessi del casato

“Se mai ti proponi di essere una buona moglie e di vivere serenamente, poniti bene in mente: mio marito è il mio superiore, il mio maggiore; egli ha su di me autorità e governo; la natura glielo ha conferito… Dio glielo ha conferito” [W. Whately, The Bride Bush, London 1617]

“I re sono paragonati ai padri nelle famiglie: poiché un re è davvero parens patriae il padre politico del suo popolo” [discorso di Giacomo I, 1609]

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La FAMIGLIAnell’Europa della prima età moderna

Il caso della famiglia mercantile lucchese (metà XVI sec.)[Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento]

- le relazioni famigliari si strutturano sulla stirpe, lungo la linea degli agnati

- modello patriarcale: forza del potere paterno e maritale- rilevanza del nome e del palazzo avito- inclusione delle donne nella famiglia del marito e indebolimento del

legame con la famiglia d’origine- immissione della dote nel capitale mercantile- cura e legittimazione dei figli naturali- cura della formazione dei figli maschi- divisione dell’eredità fra i figli maschi, ma cooperazione dei rami

all’impresa famigliare