La Dstanza - Dragana Mićanović

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La dstanza Marzo 1992, Zvornik, Bosnia ed Erzegovina . Erano le quattro. Questa era la parte preferita del giorno per Luca ed Edis perchè potevano fare qualsiasi cosa volevano, mentre i loro genitori dormivano. Questi due amici del cuore uscivano furtivamente dalla casa ed andavano a giocare insieme,in un bosco vicino al loro abitato. Il sole era già alto nel cielo e godeva gli sguardi degli occhi grandi e chiari, nascosti nell’ombra di un vecchio ed amichevole noce.Il sole era il giocattolo più amato dei bambini, un pallone giallo, gigantesco, disponibile a tutti, il quale non era la proprietà di nessuno, era libero, non conosceva confini e non faceva distinzioni tra una e l’ altra religione, tra le diverse nazionalità , e tra le altre cose delle quali spesso parlavano gli adulti. Ma i bambini non li capivano.Loro giocavano con le ombre e con i raggi riflessi dallo specchio che molestavano le vecchie e noiose signore, le quali ogni giorno si lagnavano instancabilmente del rumore che i bambini provocavano con i il loro giocare.Ma se il riso viene trattato come un rumore, allora che cosa ne sanno gli adulti dei rumori? Poche cose, ed in genere sbagliate. Quei giorni si notava un altro tipo di strepito, molto strano ed insolito che suscitava timore, che richiamava alla mente qualcosa di negativo, un suono ottuso, un lamento. Ma il riso, di giorno in giorno, si sentiva raramente. Quelli che si sentivano più spesso erano gli spari.Ma non erano spari per le nozze, nessuno si sposava, niente si festeggiava. Si poteva capire dal comportamento degli adulti che non si trattava di una festa. Edis e Luca non si incontrarono durante quei giorni. Avevano molte domande ma non trovavano le risposte. Se fossero stati insieme, tutto sarebbe stato più chiaro. Ma Luca non veniva più a scuola. Aprile 1992, Atene, Grecia. “ Caro Edis,come stai? Scusami, sono andato via senza salutarti! Volevo farlo, ma mi hanno detto che non c’era tempo. Ti scrivo da un posto lontano che si chiama Atene. Non è come la nostra città. C’ è tanta gente ! Le case sono altissime e il sole non si vede sempre bene . Ancora non ho trovato qui un noce per costruirci una casetta, ma pazienza - ci vuole tempo ed io ora l’ho.Quando sarà pronta, anche tu potrai venire e così vivremo insieme. I miei genitori non sono venuti con me. Sono qui con una signora molto carina ma io non capisco nulla di ciò che mi dice. La mamma mi ha promesso che verrà fra pochi giorni ed ancora l’ aspetto. Qui non si sente più quel rumore strano che noi due non potevamo capire cosa fosse, ma nemmeno si sente il rumore che facevamo noi. Non ci sono

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Un racconto scritto da me che parla della guerra in Bosnia ed Erzegovina, di amicizia, di bambini, d'innocenza...

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La dstanza

Marzo 1992, Zvornik, Bosnia ed Erzegovina .

 

Erano le quattro. Questa era la parte preferita del giorno per Luca ed Edis perchè potevano fare

qualsiasi cosa volevano, mentre i loro genitori dormivano. Questi due amici del cuore uscivano

furtivamente dalla casa ed andavano a giocare insieme,in un bosco vicino al loro abitato. Il sole

era già alto nel cielo e godeva gli sguardi degli occhi grandi e chiari, nascosti nell’ombra di un

vecchio ed amichevole noce.Il sole era il giocattolo più amato dei bambini, un pallone giallo,

gigantesco, disponibile a tutti, il quale  non era la proprietà di nessuno, era libero, non conosceva

confini e non faceva distinzioni tra una e l’ altra religione, tra le diverse nazionalità , e tra le altre cose

delle quali spesso parlavano gli adulti. Ma i bambini non li capivano.Loro giocavano con le ombre e

con i raggi riflessi dallo specchio che molestavano le vecchie e noiose signore, le quali ogni giorno si

lagnavano instancabilmente del rumore che i bambini provocavano con i il loro giocare.Ma se il riso

viene trattato come un rumore, allora che cosa ne sanno gli adulti dei rumori? Poche cose, ed in

genere sbagliate.

Quei giorni si notava un altro tipo di strepito, molto strano ed insolito che suscitava timore, che

richiamava alla mente qualcosa di negativo, un suono ottuso, un lamento. Ma il riso, di giorno in

giorno, si sentiva raramente. Quelli che si sentivano più spesso erano gli spari.Ma non erano spari

per le nozze, nessuno si sposava, niente si festeggiava. Si poteva capire dal comportamento degli

adulti che non si trattava di una festa. Edis e Luca non si incontrarono durante quei giorni. Avevano

molte domande ma non trovavano le risposte. Se fossero stati insieme, tutto sarebbe stato più

chiaro. Ma Luca non veniva più a scuola.

 

Aprile 1992, Atene, Grecia.

 

“ Caro Edis,come stai?  Scusami, sono andato via senza salutarti! Volevo farlo, ma mi hanno detto

che non c’era tempo. Ti scrivo da un posto lontano che si chiama Atene. Non è come la nostra città.

C’ è tanta gente ! Le case sono altissime e il sole non si vede sempre bene . Ancora non ho trovato

qui un noce per costruirci una casetta, ma pazienza  - ci vuole tempo ed io ora l’ho.Quando sarà

pronta, anche tu potrai venire e così vivremo insieme. I miei genitori non sono venuti con me. Sono

qui con una signora molto carina ma io non capisco nulla di ciò che mi dice. La mamma mi ha

promesso che verrà fra pochi giorni ed ancora l’ aspetto.

Qui non si sente più quel rumore strano che noi due non potevamo capire cosa fosse, ma nemmeno

si sente il rumore che facevamo noi. Non ci sono molti bambini, e nessuno sta giocando fuori nella

strada. Sono passati ventitrè giorni dall’ ultima volta che ti ho visto. Non mi lasciavano uscire da casa

e mi dicevano che fuori era pericoloso. Ho sentito alcune volte qualcuno che, passando sotto la

finestra della mia casa, buttava dentro i sassolini. Forse eri tu? Mi cercavi ? Volevo uscire, o almeno

dirti che verrò a trovarti dopo, ma il papà, con la sua mano, mi chiudeva la bocca e non potevo

parlare! Il papà poi mi diceva che quelli erano i musulmani, i nostri vicini del primo piano. Ma io

sapevo che nel primo piano abitava Mirsad con i suoi genitori. Chi lo sa , fosre anche loro se ne sono

andati, come me, e nel loro appartamento sono arrivati questi musulmani.  Non lo so. Diceva che

loro volevano controllare se eravamo nella casa e poi, se ci fossimo stati, ci avrebbero ucciso. Non

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credevo a ciò. Mi ha spiegato che i musulmani hanno ucciso suo padre e suo fratello- mio nonno e

mio zio. Ciò significa che non li vedrò mai più, e già sento che mi mancano.    

Edo, mi hanno detto che anche tu sei musulmano. Non sono sicuro di che cosa significhi

esattamente questa parola. Forse è una persona che mangia spesso müsli. E,certo! Ho capito!

Perchè un’ altra volta mi hanno spiegato che una delle differenze tra voi e noi è che noi mangiamo

carne di maiale ,invece voi non lo fate. Voi mangiate müsli. Per questo tuo padre era sempre più

magro del mio !

Li sento dire che noi serbi odiamo voi muslumani e che la stessa cosa succede anche a voi.  Questo

odio è sempre esistito, dicono. I libri di storia scrivono su questo. Da loro si possono imparare le

cose simili. Se è così io non leggerò mai uno di questi libri sciocchi! Io non voglio imparare ad odiarti.

Qui ho conosciuto un altro ragazzo serbo che ha tredici anni,cioè due anni più grande di noi. Mi ha

aiutato a inviarti questa lettera. Lui scrive spesso al suo amico Sead che è rimasto a Sarajevo. Si è

iscritto qui in una scuola elementare. La signora Eleni, con la quale abito, diceva che lo devo fare

anche io. Purtroppo non conosco il greco e non posso spiegarle che io fra poco sarò a casa mia e

che continuerò a frequentare la vecchia classe, insieme a te.

Alla fine ho una sorpresa per te. Dentro il buco del nosto noce ti ho lasciato il mio specchio preferito

perchè mi ricordavo che il tuo si era rotto. L’ estate è vicina e le vechie noiose usciranno di nuovo

fuori con le stesse lamentele.

Edo,stammi bene e scrivimi se puoi. Finalmente capisco che la scuola ed  imparare a scrivere erano

utili. In ogni modo sono sicuro che ci vediamo tra poco! Mi manchi tanto! Amici come sempre!  “

 

Settembre 1992, Zvornik, Bosnia ed Erzegovina.

 

“ Luca, spero che tu stia bene. Sono passati mesi e tu ancora non sei ritornato.I miei genitori dicono

che tu ti sei salvato, che stai bene e che tutto è facile per te.Tante volte, quando piangevo e gli

chiedevo di portarmi da te, mi convincevano che dovevo dimenticarti così come tu mi hai

dimenticato. Ma io in quel tempo non gli credevo.Ti conoscevo meglio di tutti gli altri. Sapevo che non

ti piace stare lontano, da solo e che se avessi potuto, saresti riotornato. Ma ora...Tutto cambia

velocemente. Nella città succedono le cose che non abbiamo mai visto. Noi ci siamo trasferiti in

campagna. Fuggendo non potevo prendere molte cose con me e così ho dimenticato il tuo specchio

preferito. In ogni caso, tutti sono già molto disturbati e non c’è bisogno dello specchio .

Ti ricordi quando facevamo quel gioco di guerra? Ci annoiavamo perchè sempre uno di noi doveva

morire, poichè l’ altro l’ uccideva e alla fine restava solo. Certo, non è logico uccidere il proprio

amico. Ma anche questo succede qui. Nel tuo appartamento ora abita una cugina di Mirsad. Ha

undici anni e mi sembrava molto simpatica. Però ho cambiato idea quando mi ha detto che tu non

ritornerai più . Ora vedo che, forse, lei aveva ragione.

Luca,mi hanno spiegtao rare volte le differenze tra voi e noi. Era difficile capirle. Però non ha niente a

che fare con il müsli. Il nostro Signore è diverso. Per non confonderti, ti spiego che non sto parlando

del nostro vecchio maestro Jovan. Lui è morto. Invece quell’ altro Signore non muore mai, vive in noi.

Dicono che è l’ unico che ci può salvare, ma io non l’ ho mai visto. Per il tuo Signore dicono che non

esiste. Tu non ti preoccupare,se vedo il mio lo pregherò di salvare anche te. Gli altri ragazzi serbi

non mi piacciono. Sono cambiati. Ma tu sei il mio migliore amico! Beh, anche io non sono come

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prima e questo mi fa paura. Mi insegnano di non mostrarla e per questo spesso piango di nascosto.

Tu cerca di non cambiare sebbene so che questo sia difficile. 

Scrivimi e fammi sapere quando ritorni! Ti voglio ancora bene! Amici come prima! “

 

La guerra in Bosnia ed Erzegovina è durata dal 1º marzo 1992 al 14 dicembre 1995.  Si concluse

con la firma dell'Accordo di Dayton. Si stima che durante la guerra siano morte circa 100.000

persone e furono sfollati almeno 1,8 milioni di individui. L’ Accordo di Dyton permetteva il ritorno dei

profughi alle loro case. Ma le cose erano cambiate. I ragazzi avevano trovato le risposte che

cercavano tanto, una verità nuova che li aveva allontanati non solo geograficamente. Adesso sanno

di appartenere a due mondi diversi. Anche se si rivedranno, niente potrà più essere come prima.

 

 

                                                                                                    Dragana Mićanović