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La donna eroina della Società

Costituendo

“Museo della Candela”

Candelara

“La donna eroina della società” 1° Mostra collettiva internazionale in occasione della festa della donna 2012

Per informazioni:

Associazione Pro Loco Candelara

Strada Borgo Santa Lucia, 40 61122 Candelara di Pesaro www.candelara.com

Piergiorgio Pietrelli (Direttore artistico Pro Loco)

info: 339.2937316 [email protected]

Lorenzo Fattori

(Responsabile progetto “Museo della Candela” & curatore CandelarArte) 333 38 66 081

[email protected]

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La donna eroina della Società

Mostra organizzata dalla:

“Pro Loco Candelara”

con la collaborazione:

Mostra a cura: Dott. Lorenzo Fattori

Periodo: venerdì 2 marzo a domenica 25 marzo 2012

Inaugurazione: venerdì 2 marzo 2012, ore 17,30

Introduzione critica: prof.ssa Benedetta Andreoli

Orari di apertura: mercoledì, venerdì, sabato e domenica:

venerdì, sabato, domenica:16-19 21.30-23

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La donna eroina della Società

Ringraziamenti:

Associazione turistica “Pro Loco” Candelara

Regione Marche

Provincia di Pesaro e Urbino

Comune di Pesaro

Associazione di “Quartiere” n.3: delle “Colline e dei Castelli”

Associazione Nautartis – Gubbio

Associazione Il Megafono delle Donne - Ancona

Art Gallery Santa Teresa – Fano

Società Mutuo Soccorso - Candelara

Boy scout - Candelara

Gli artisti:

Gli artisti: Eva Fischer, Anna Rosa Basile, Elvia Bertuccioli, Alessandra Bonci, Cettina Calari, Rosalia

Cicerale, Pierina Clementi, Deborah Coli, Piera Corinaldesi, Rossella De Stefani, Breda Catherine Ennis, Irina Kuksova, Marisa Lambertini, Sandra Marcelloni, Chiara Meloni,

Matilde Orsini, Grazia Palomba, Maria Pia Pontrandolfo, Eufemia Rampi

Per l’allestimento: Pierpaolo Diotalevi, Bruno Massarini, Luciano Mei

Promozione:

Benedetta Andreoli, Alan David Baumann, Elio Giuliani, Luca Pietrelli, Piergiorgio Pietrelli

Stampa: Grafica Sistemi

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…tutto iniziò nel lontano 1908, quando a New York, 129 operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni finché, l’8 marzo, il proprietario signor Johnson bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire dallo stabilimento. Ci fu un incendio doloso e le 129 operaie prigioniere all’interno dello stabilimento morirono arse dalle fiamme. L’Associazione Turistica “Pro Loco” di Candelara, quando ha deciso di celebrare l’8 marzo ha cercato di recuperare il significato originario di questa ricorrenza, quello di Rosa Luxemburg (politica, teorica socialista e rivoluzionaria tedesca di origini polacche ed ebraiche) che propose questa data come una giornata di lotta internazionale, a favore delle donne; non una festa, dunque, ma un giorno per riflettere sulla condizione femminile e per organizzare lotte per migliorare le condizioni di vita della donna. Attualmente l’8 marzo è stato stravolto e svuotato dei suoi significati, tanto che alcune donne giustamente si rifiutano di celebrarlo; è divenuta - come per tante altre ricorrenze - una festa per i commerciarti, i ristoratori ed in particolare per le donne occidentali, per le quali nella maggior parte dei casi è l’occasione per trascorrere una serata trasgressiva. La nostra idea è stata quella di organizzare una mostra collettiva, riservata solo ad artiste di sesso femminile, ognuna delle quali partecipa con un’opera inedita, realizzata su supporto di carta (utilizzando la tecnica più consona al proprio talento artistico), nella quale racconta come ha visto la donna protagonista nella nostra società. Si tratta di un tema enciclopedico, in quanto ogni donna si può realizzare in campi diversi quali la politica, la scienza, l’arte, la letteratura, ma molte altre, forse la maggioranza, sono divenute le protagoniste della famiglia. Di quest’ultime, i volti e le storie non si sono conservati, perché non hanno fatto parte della cosiddetta “grande storia”, ma esse hanno fatto e scritto la piccola storia sociale; esse sono anche le più numerose, visto che nei secoli passati solo poche e testarde donne si sono potute affermare in una società misogina. L’idea deve essere piaciuta tanto che, con sorpresa, abbiamo avuto adesioni non solo da artiste di tutta la penisola italiana, ma anche straniere e ciò ha arricchito la nostra iniziativa. Con “timore” abbiamo chiesto alla pittrice Eva Fischer di partecipare alla rassegna quale ospite d’onore alla manifestazione e la sua risposta è stata subito positiva ed entusiasta. Le sue opere, dedicate alla shoa, sono un vero diario fatto di immagini - segreto dell’artista, che solo recentemente ha reso pubbliche - nelle quali ha raccontato le sue emozioni ed i drammi vissuti. A questa collettiva si affiancano anche momenti di approfondimento dei temi trattati, attraverso conversazioni che si terranno ogni mercoledì, con giovani studiose o professoresse/i: è anche questo secondo noi un modo per promuovere ed integrare la cultura, e visto che cultura non è solo quella storica o sociale, ma c’è anche per esempio quella culinaria, al termine di ogni incontro, in collaborazione con il sommelier Gabriele Alessandroni, andremo alla scoperta e degustazione di ottimi vini ed aperitivi con prodotti a Km 0. Così questa iniziativa potrà essere una vera festa in cui celebrare le donne con anche un momento conviviale in cui i partecipanti possano conoscersi e dibattere tra loro. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Pesaro e Urbino, del Comune di Pesaro e dell’Associazione Quartieri n. 3 “delle colline e dei castelli”. Alla realizzazione dell’evento hanno collaborato con l’Associazione Pro Loco di Candelara gli amici dell’Associazione “Nautartis” di Gubbio, l’Associazione “Il Megafono delle donne” di Ancona e l’“Art Gallery Santa Teresa” di Fano.

Pierpaolo Diotalevi (Presidente Pro Loco)

Piergiorgio Pietrelli (Direttore artistico)

Lorenzo Fattori (curatore della mostra

& CandelarArte)

La donna eroina della Società

con la partecipazione:

Eva Fischer

Elenco delle artiste in mostra:

• Anna Rosa Basile • Elvia Bertuccioli • Alessandra Bonci • Cettina Calari • Rosalia Cicerale • Pierina Clementi • Deborah Coli • Piera Corinaldesi • Rossella De Stefani • Breda Catherine Ennis • Irina Kuksova • Marisa Lambertini • Sandra Marcelloni • Chiara Meloni • Matilde Orsini • Grazia Palomba • Maria Pia Pontrandolfo • Eufemia Rampi

Cantina Bianchini Via Sant’Anna, 33

61030 - Cartoceto (PU) Tel-fax 0721 898440

www.sangiovese.it [email protected]

Nel giugno 1176 Federico Barbarossa, dopo la sconfitta nella battaglia di Legnano, grazie all’aiuto del vescovo scismatico di Pesaro Stefano, trova rifugio nel castello di

Candelara. Lo stemma municipale di Candelara è sormontato da una corona viscontile, cimata da quattro pietre, di cui tre visibili, sostenute da un numero corrispondente di punte alternate da quattro piccole pietre, due delle quali sono visibili. Che in questa occasione il sovrano, per ringraziare dell’ospitalità, abbia donato alla comunità candelarese un riconoscimento imperiale?

Giancarlo Cesarini “Federico Barbarossa a Candelara”

Pittura muraria, 2010

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Ospite d’onore: Eva Fischer

Eva Fischer è nata a Daruvar (ex Jugoslavia), nel 1920. Il padre Leopoldo, Rabbino Capo ed eccellente talmudista, venne deportato dai nazisti. Sono più di trenta i familiari di Eva scomparsi nei lager. Negli anni precedenti la guerra, Eva Fischer si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Lione e fece ritorno a Belgrado in tempo per assistete ai bombardamenti nazisti sulla città (1941) senza dichiarazione di guerra. Ebbe così inizio un periodo travagliato fatto di fughe e costellato da privazioni e duri sacrifici. Fu determinante allora l’aiuto di Wanda Varotti, Massimo Massei ed altri membri del Partito d’Azione (Eva è membro ad honorem dell’Associazione Nazionale Partigiani). A guerra finita Eva Fischer scelse Roma come sua città

d’adozione: intenso è l’amore che ella porta a questa città. Entrò immediatamente a far parte del gruppo di artisti di Via Margutta coi quali contrasse indelebili amicizie. Di quel periodo è la sua amicizia e consuetudine con Mafai e Guttuso, Tot, Campigli, Fazzini, Carlo Levi, Capogrossi, Corrado Alvaro e tanti di quella generazione di artisti che avevano maturato idee luminose entro il buio della dittatura. Intensa fu l’amicizia con De Chirico, Mirko, Sandro Penna e Franco Ferrara allora già brillante direttore d’orchestra; venne così il tempo di lunghe e notturne passeggiate romane anche con Jacopo Recupero, Cagli, Avenali, Giuseppe Berto e Alfonso Gatto nonché con Maurice Druon non ancora ministro della cultura francese che andava scrivendo le pagine de “Le grandi famiglie”. Fu in quel tempo che Dalì vide e s’innamorò dei mercati di Eva, mentre lo stesso Ehrenburg scrisse sulle “umili e orgogliose biciclette”. Con Picasso si incontrarono nella bella casa di Luchino Visconti, parlando a lungo d’arte contemporanea e del sussulto intimo che porta alla creatività. Picasso la esortò a progredire nella luce misteriosa delle barche e delle architetture meridionali. Venne così il tempo di Parigi dove Eva abitò a lungo a Saint Germain des Près e cercò Marc Chagall divenendone amica devota e profonda ammiratrice. Egli le raccontava di sogni colorati nonché del fascino dei racconti biblici. Zadkine ospitò generosamente Eva ammirandone il coraggio d’una ricerca intensa e costruttiva ed il fascino d’una cultura mitteleuropea, tutt’altro che trascurabile. In quell’epoca Eva Fischer realizzò “paesaggi romani” con le loro trasparenze e lontananze, come se il tempo si fosse in qualche modo fermato sulle rovine della Città Eterna. Dunque venne la volta di Madrid. Qui la pittura di Eva Fischer - finalmente esposta nei musei - fu al centro di dibattiti nell’Atelier di Juana Mordò fra l’artista marguttiana ed i pittori spagnoli ancora in lotta contro il franchismo. Eva portò loro la testimonianza di un’arte rinata in un mondo libero fatta di tentativi nuovi, magri, discutibili ma al cospetto di tutti gli sguardi e tutti i giudizi. Nei tardo anni Cinquanta, si stabilizza a Roma, dove va a vivere nel popolare quartiere di Trastevere. Sotto di lei vive il compositore Ennio Morricone. Nasce un profondo legame anche artistico. Nel 1990 Ennio le dedica il CD “A Eva Fischer pittore”.

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Negli anni sessanta Eva Fischer fu a Londra dove espose nella più esclusiva Galleria della City, quella Lefevre che aveva concesso l’ultima “personale” al pittore italiano Modigliani. La Galleria Lefevre ospitò i quadri di Eva per i “suoi colori mediterranei e l’italianità” delle sue tele. Il mondo della Fischer è fatto di brevi migrazioni ovunque il suo estro l’ha chiamata: da Israele, ove dipinse mirabili tele di Gerusalemme e Hebron (molto note

sono le vetrate del Museo israelitico di Roma), fino agli U.S.A. dove conta numerosi collezionisti ed estimatori, fra i quali gli attori Humphrey Bogart (fu la moglie Laureen Bacall a donargli la prima ope

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ra) e Henry Fonda. Oggi che l’arte di Eva Fischer è conosciuta nel mondo, ella parla di sé con assoluta modestia tipica di questa donna coraggiosa ed intelligente, dallo sguardo pulito e profondo nonostante gli affronti degli uomini, in quei tempi disumani. Ella non condanna costoro con rabbia e vendetta ma con dei quadri malinconici e grigi, con sguardi di uomini stupiti prima ancora che smarriti e di bambini immobili nel gelo dei vagoni appiccicati a treni senza ritorno. Nel 2008 il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha conferito ad Eva Fischer l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica.

La donna eroina della Società

“L’Arco” olio su tela, 54 x 73 cm, 1952

“La Bicicletta come primo Amore n. 2” olio su tela, 54 x 73 cm, 1954

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“Visione aerea” olio su tela, 100 x 50 cm, 1954

“Fiori n. 5” olio su tela, 73 x 54 cm,1960

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“Avanspettacolo” olio su tela, 73 x 54, cm 1986

“Pause di Suoni” olio su tela, 73 x 54 cm, 1990

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Anna Rosa Basile “Vittoria Mosca”

matite colorate su carta Fabriano, 33 x 48 cm, 2012

Anna Rosa Basile nasce a Pesaro. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte Ferruccio Mengaroni di Pesaro, sezione ceramica. È stata insegnante di educazione artistica in diversi istituti scolastici della provincia di Forlì. Oltre ad essere pittrice e scultrice, è anche poeta: ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale. Anna Rosa propone un ritratto della marchesa “Vittoria Mosca”: entrambe hanno speso la loro vita nell’amore per l’arte. Vittoria, nobildonna pesarese vissuta nel XIX secolo, attraverso una ingente donazione al Comune di Pesaro ha costituito il nucleo centrale degli attuali Musei Civici di Pesaro. Il suo sogno era di allestire un “Museo delle Arti Industriali”, per questo aveva acquistato, restaurato e donato l’attuale Palazzo Mazzolari-Mosca: al piano terra la scuola d’arte ed al primo piano le collezioni d’arte ed artigianato. Un grande e lungimirante sogno infranto a causa di alcune scelte politiche sbagliate.

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Elvia Bertuccioli “Riflesso”

tempera su carta, 35 x 50 cm, 2012

Elvia Bertuccioli nasce a Pesaro il 2 luglio 1939 e nella città ha effettuato gli studi presso l’Istituto statale d’arte “F. Mengaroni”, conseguendo con ottimi voti il diploma di Maestra d’Arte, con specializzazione in Storia del Costume, sotto la guida del prof. Ciro Pavisa. Ottenute le abilitazioni per l’insegnamento di Educazione Artistica nelle scuole medie e storia dell’arte negli istituti superiori inizia la sua carriera di insegnante, tra Fabriano e Jesi. Ha partecipato alle mostre del “Salvi” di Sassoferrato in cui ha ottenuto varie citazioni. Elvia in questa mostra ripropone caratteristiche tipiche del suo linguaggio artistico: le figure di donne sottili, allungate, delicate come la bolla di sapone che compare a destra. Questa delicatezza e preziosità è ripresa anche da un altro elemento, il gambo di rosa rossa, simbolo per eccellenza dell’amore, rappresentato dai due volti di giovani contrapposti in cui nel volto dell’altro vedono riflesso il proprio. Una ambientazione irreale, ma frutto del ricordo della memoria di eventi e situazioni vissute e ripercorse e ricostruite nell’io.

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Alessandra Bonci “Campo di fiori”

acrilico su carta Fabriano, 30 x 40 cm, 2012

Elvia Bertuccioli nasce a Pesaro il 2 luglio 1939 e nella città ha effettuato gli studi presso l’Istituto statale d’arte “F. Mengaroni”, conseguendo con ottimi voti il diploma di Maestra d’Arte, con specializzazione in Storia del Costume, sotto la guida del prof. Ciro Pavisa. Ottenute le abilitazioni per l’insegnamento di Educazione Artistica nelle scuole medie e storia dell’arte negli istituti superiori inizia la sua carriera di insegnante, tra Fabriano e Jesi. Ha partecipato alle mostre del “Salvi” di Sassoferrato in cui ha ottenuto varie citazioni. Elvia in questa mostra ripropone caratteristiche tipiche del suo linguaggio artistico: le figure di donne sottili, allungate, delicate come la bolla di sapone che compare a destra. Questa delicatezza e preziosità è ripresa anche da un altro elemento, il gambo di rosa rossa, simbolo per eccellenza dell’amore, rappresentato dai due volti di giovani contrapposti in cui nel volto dell’altro vedono riflesso il proprio. Una ambientazione irreale, ma frutto del ricordo della memoria di eventi e situazioni vissute e ripercorse e ricostruite nell’io.

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La donna eroina della Società

Cettina Callari “Madre e donna”

carboncino su carta Fabriano, 29,7 x 42 cm, 2012

Cettina Callari nasce a Niscemi, terra del sole e dei colori, tra il profumo della zagara degli agrumi della splendida Sicilia. Sin da piccola manifesta la sua passione per il disegno e la pittura. All’età di 16 anni interrompe gli studi e si trasferisce in Svizzera con la sua famiglia, dove frequenta dei corsi di pittura ed allestisce le sue prime mostre nella città di Winterthur. All’inizio degli anni Ottanta rientra in Sicilia, dove riprende gli studi alla scuola d’arte della ceramica di Caltagirone (CT); in seguito si diploma alla Scuola d’Arte “Picasso” (PA). Dal 1997 lavora presso un istituto per disabili dove ha messo la sua esperienza artistica al servizio dei ragazzi. Nella sua città tiene corsi di pittura per ragazzi ed adulti. Dal 1982 ad oggi ha allestito mostre personali ed ha partecipato a collettive in Italia e all’estero, con ampio riconoscimento di pubblico e critica. Cettina, con questo carboncino immortala un attimo - forse rubato - di tenerezza tra una madre ed il proprio bambino che stringe al petto tra le sue mani. L’immagine propone uno dei gesti più comuni, ma l’artista ha colto la sua sacralità. Donna, madre e lavoratrice, una vera eroina, ha voluto rappresentare la luce con la figura del bambino con il volto illuminato dal sorriso, luce che irradia nel cuore di madre quando abbraccia il proprio figlio e che riesce a far scordare le fatiche e le sofferenze della madre donna e lavoratrice.

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BOZZETTO

Rosalia Cicerale “Le donne del mondo eroine della società che vive e lavora”

pastelli ad olio e patine su carta realizzata a mano su tela di yuta, 60 x 47 cm, 2012

Rosalia Cicerale nasce a Roma (7 marzo 1967) ma attualmente vive e lavora a Pesaro. Fin da giovanissima mostra una propensione naturale per il disegno e la pittura. Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Urbino nel 1991 dopo aver frequentato il Liceo Artistico - sezione Architettura - a Roma. La passione per l’arte si è tramutata subito in un’attività professionale, iniziata con il settore delle scenografie teatrali e televisive. Ciò ha favorito una ricerca che ha legato pittura, scultura, decorazione ed uso di svariati materiali. Recentemente ha organizzato dei corsi d’arte e di restauro per avvicinare adulti e bambini al mondo dell’arte, soprattutto attraverso l’apprendimento delle antiche tecniche di realizzazione dei manufatti. Rosalia ama lo studio delle tecniche artistiche ed è per questo che ha fabbricato anche la carta di quest’opera. Due donne sono le protagoniste: quella occidentale e quella mediorientale il cui viso è avvolto nel “burqa”; entrambe sono poste di profilo e ciò non permette all’osservatore di cogliere i loro sentimenti. Tra loro a dividerle, e nello stesso tempo ad unirle, una moderna città. L’artista elegge la città quale elemento che identifica la civiltà: le due donne pur appartenenti a culture diverse rappresentano il profondo impegno del genere femminile alla realizzazione della società in cui viviamo.

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La donna eroina della Società

Pierina Clementi “La Teresa De Sanchiett” matita su carta Fabriano, 35 x 50 cm, 2012

Pierina Clementi nasce a Candelora. Si diploma alla Scuola Magistrale di Fossombrone. Da sempre ha sentito l’esigenza di esprimersi con il pennello, i colori e le matite, che sono i suoi più cari amici ai quali affida stupore sempre nuovo e magiche emozioni. La famiglia non gli ha consentito di seguire queste inclinazioni nello studio; quindi successivamente, da autodidatta, ha coltivato questa sua passione ed è stata seguita in modo particolare dal professor Monaldi, noto acquerellista. Ama cimentarsi con varie tecniche ma predilige l’acquerello. Iconograficamente le sue opere sono paesaggi e fiori, dipinti rigorosamente dal vero. Ha partecipato a mostre, individuali e collettive. Pierina propone un accattivante disegno a matita, un’opera che si caratterizza solo per la bravura nel contrapporre i segni neri contro lo sfondo bianco del foglio. Si tratta di un’opera biografica: infatti, raffigura la suocera, che al tempo del dopoguerra, rimasta vedova, per mantenersi portava con il suo motorino le bombole di casa in casa percorrendo ogni angolo di Candelora. Il ritratto della “Teresa De Sanchiett” è un omaggio anche alle donne candelaresi.

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La donna eroina della Società

Deborah Coli “Bellezza , gentilezza , amicizia” sanguigna e pastelli su carta ruvida, 29,7 x 21 cm, 2012

Deborah Coli nasce a Pesaro e si forma all’Istituto d’Arte Mengaroni della città. Ha proseguito le sue ricerche frequentando gli studi di prestigiosi maestri marchigiani, approfondendo le proprie conoscenze delle diverse tecniche pittoriche e del disegno, come i ritratti a carboncino, dipinti ad olio e pitture murali. Predilige però la pittura ad olio. Oggi tiene anche diversi corsi pittorici in comuni marchigiani e romagnoli. Al 2007 risale la sua prima mostra personale nella galleria di Pesaro, seguita da altre nei comuni di Cattolica, Gabicce Mare, Morciano di Romagna ed Urbino. Deborah per i soggetti delle sue opere si ispira al quotidiano, al suo essere madre e moglie, esprime e comunica le sue emozioni attraverso il linguaggio figurativo. In questa mostra presenta un’opera realizzata con la tecnica della sanguigna ed ispirata alla celebre scultura “Le Grazie” di Antonio Canova. Grazia, intesa non solo come bellezza fisica ma qualità dello spirito e sentimento (una caratteristica specifica della donna!) unite da un abbraccio inteso come sentimento ma anche come collaborazione e costruzione per un mondo pronto ad accogliere e non a dividere, consapevoli che solo abbattendo la competizione femminile si può raggiungere. Gli sguardi si incrociano e ognuna vede riflessa negli occhi dell’altra la stessa forza e la stessa paura.

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Piera Corinaldesi “Aung San Suu Kyi”

acquarello, 35 x 50 cm, 2011

Piera Corinaldesi nasce a San Costanzo nel 1949 ed oggi vive e lavora a Marotta. Inizia a dipingere come autodidatta; successivamente frequenta una scuola di pittura a Marotta per perfezionarsi e per condividere la sua grande passione e le proprie esperienze. Piera “attraverso le sue forme e i suoi colori si esprime come in un vortice cercando di comunicare i suoi stati d’animo”. Piera, guardando anche a suoi trascorsi politici e sociali, ha scelto di esporre un ritratto di Aung San Suu Kyi (Rangoon, 19 giugno 1945): politica birmana, attiva da molti anni nella difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, devastato da una pesante dittatura militare, imponendosi come leader del movimento non-violento ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1991. Nel 2007 l’ex Premier inglese Gordon Brown ne ha tratteggiato il ritratto come modello di coraggio civico per la libertà.

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Rossella De Stefani “Donne in ascesa”

tecnica mista: mordente ed ecoline acquerellati con intervento di matite grasse e crete su carta Fabriano, 33 x 38 cm, 2012

Rossella nasce Pesaro nel 1975, frequenta l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di Urbino. La pittura è per lei un espressione dell’anima, ne ha bisogno per analizzarsi, capirsi ma anche per esporsi e confrontarsi. Utilizza la pittura per dominare i suoi sentimenti e razionalizzarli nello stesso modo in cui uno scritture usa le parole. Rossella propone un disegno realizzato con tecniche miste che dimostra la sua bravura tecnica nell’usare i colori ma, soprattutto, nel taglio che dà alla composizione: solo un particolare di questa atleta che si prepara a scalare una montagna (che non vediamo) esprime al massimo tutta la sua concentrazione e lo sforzo fisico che il taglio quadrangolare riesce a malapena a contenere! Si tratta di quell’energia che l’artista ha dentro di sé: infatti, la rappresentazione del corpo femminile per Rossella è solo un pretesto per immaginare sé stessa; quindi la protagonista non è altro che l’artista stessa alla conquista della sua vita.

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Breda Catherine Ennis “Introspezione”

pastelli morbidi, matite grasse, matite acquerellate su carta Fabriano, 31 x 41 cm, 2012

Breda Catherine Ennis nasce a Dublino. Successivamente si trasferisce in Italia dove studia all’Accademia di Belle Arti di Roma ed alla “Pontificia Università Gregoriana”. È docente all’Università Americana di Roma. Ha al suo attivo mostre collettive e monografiche in Italia ed all’estero. Il leitmotiv dell’opera dell’artista irlandese è l’albero: smilzo e spoglio, frondoso e imponente, quercia o gelso s’impone ora come un frammento del mondo ora come un territorio dello spirito, in sintonia con il colore che padroneggia la tela, e le cromie assumono modulazioni liriche di vasta e nel contempo sottile consonanza. Quest’opera si differenzia dalle altre in mostra non solo per essere astratta ed informale, ma per la valenza semantica della sua iconologia. Catherine rappresenta la donna non in un atto materiale (maternità, carriera politica o sociale) ma nel momento in cui si ferma e guarda dentro il suo io, mentre analizza la sua storiaK; così il grigio predomina sugli altri colori e le forme si attorcigliano e si trasformano ad indicare lo sforzo psicologico di questa azione mentale, uno sforzo che coinvolge anche noi che la guardiamo.

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Irina Kuksova “Santa Maria del nostro treno”

acquaforte su carta Fabriano, 25 x 32 cm, 2011 Irina Kuksova nasce a Mosca nel 1982 ma oggi vive in Irlanda. Da quando aveva quattro anni ha sentito il bisogno di raccontarsi attraverso disegni e scarabocchi; dieci anni dopo, i suoi disegni e quadri sono divenuti arte. Il primo suo viaggio in Italia avviene nel 2000: dopo aver letto “Il tormento e l’estasi” di Irving Stone ha sentito la necessità di studiare e conoscere dal vero l’arte del Rinascimento italiano; contemporaneamente si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nelle sue opere emerge costantemente il suo amore per l’arte rinascimentale: Irina sa catturare i soggetti delle sue opere in ogni dettaglio prezioso e con il giusto gioco di luci ed ombre in opere pittoriche ad olio, acquarelli o nelle stampe. Nell’acquaforte Irina attualizza l’iconografia della Sacra Famiglia: la Vergine è seduta su un treno, Giuseppe suo sposo è seduto nel sedile affianco. Il treno è uno dei nostri mezzi di comunicazione: del resto la famiglia di Nazareth non era diversa dalle altre povere famiglie dell’epoca e se l’incarnazione avvenisse oggi sicuramente non userebbero un asino e delle bisacce per recarsi al censimento.

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Marisa Lamberti

“Ragazza” bronzo, 2011

Marisa Lamberti nasce a Russi (RA) nel cuore della Romagna. Da sempre disegnatrice instancabile, da trent’anni è anche un’ottima scultrice. Le sue donne e ragazze che la critica ha chiamato “Pomone”, sono femmine piene di vita che sono state immobilizzate dall’artista. Gli abiti, le epidermidi di queste, sono un manifesto della bellezza arcaica. Si caratterizzano per i seni prorompenti, i ventri debordanti ed i visi rubicondi, ma nelle sue opere non c’è nulla di volgare o grottesco, c’è al contrario eleganza e nel guardarle proviamo sempre piacere estetico. L’opera esposta è un bozzetto di una scultura esposta al Comune di Fano: rappresenta una giovane ragazza che si libra nell’aria con grande forza, quella forza eroica che ogni donna ha dentro di sé e che fuoriesce nel momento di difficoltà. È una donna trattata sinteticamente nelle forme perché a Marisa non interessano la descrizione minuziosa del corpo, ma far emergere il suo carattere.

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La donna eroina della Società

Sandra Marcelloni “Vanità”

tecnica mista su legno, 48 x 32 cm, 2011

Sandra Marcelloni nasce a Lima (Perù) nel 1973. Dopo undici anni passati a viaggiare in Sud America si trasferisce a Milano. Studia al Liceo Artistico Orsoline e si diploma come Art Designer presso l’Ateneo di Milano. Lavora come grafica presso diversi studi pubblicitari coltivando nel tempo libero la sua passione per l’arte e la decorazione che nutre fin da piccola. Nel 2003 decide di trasformare la sua passione in un lavoro mettendosi in proprio e aprendo il suo laboratorio, dove crea opere nelle quali trasmette il bagaglio artistico acquisito nei suoi viaggi. Normalmente Sandra interpreta iconograficamente temi mitologici; in questa occasione, invece, questa piccola opera materica interpreta la vanità, una caratteristica di molte donne. Ecco allora queste forme sinuose nelle quali si aprono dei piccoli vortici neri pronti ad inghiottire le stesse; intorno ad essi predominano dei colori con tinta terra insieme all’oro che rendono tutto molto affascinante e ammaliante.

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La donna eroina della Società

Chiara Meloni “Eleonora d'Arborea”

olio su carta Fabriano, 29,7 x 42 cm, 2012

Chiara Meloni nasce ad Oschiri (OT) nel 1943. Vive e lavora a Fabriano (AN). È un’artista autodidatta, ma per diversi anni ha frequentato corsi di perfezionamento all’accademia “Alternativa” di Milano, gestita dall’associazione studi culturali “il Quadrato”. Si dedica alla pittura ormai da circa trenta anni ed ora, con lo stesso interesse, anche alla poesia. Oltre a ciò spazia in diversi altri settori dell’attività artistica: decorazione della porcellana, della stoffa e della ceramica. Ha partecipato a numerose manifestazioni artistiche collettive nazionali ed internazionali ed ha realizzato mostre personali in diverse località. Chiara propone l’immagine di Eleonora d’Arborea (1340-1404) giudice del Giudicato d’Arborea (Sardegna), esile nella corporatura quanto energica e vigorosa nel carattere. È passata alla storia per la promulgazione della “Carta de Logu” (rimasta in vigore fino al 1827) che è stata definita come un distillato di modernità e saggezza: tra le norme più importanti una che permetteva il matrimonio riparatore alla violenza carnale subita da una donna nubile solo qualora la giovane fosse stata consenziente.

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La donna eroina della Società

Matilde Orsini “Ragazza”

acrilico su cartoncino, 26 x 34 cm, 2012

Matilde Orsini nasce a Gubbio nel 1974 ma trascorre l’infanzia a Pesaro. Rientra a Gubbio per proseguire gli studi superiori e poi frequenta la facoltà di ingegneria a Perugia. Gli studi tecnici molto intensi la portano a sviluppare un irrefrenabile desiderio di liberare la parte espressiva di sé e di comunicare con gli altri attraverso l’Arte. Numerose sono le mostre personali e collettive. Nascono così i primi schizzi ed i primi dipinti molto veloci e dinamici, ricchi di colori decisi. Ispirandosi al grande astrattista americano William Congdom, inizia ad utilizzare la spatola e realizza i primi astratti. Matilde propone un mezzo busto di ragazza nudo che si caratterizza per la freschezza del segno e per l’esplosione dei colori che creano le forme anatomiche della ragazza dipinta; ella è fiera nella sua pudica nudità, della integerrima moralità, ma è anche sfrontata e superba, un comportamento tipico dettato dalla sua giovane età.

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La donna eroina della Società

Grazia Palomba “Venere”

ecoline su carta, 34 x 49 cm, 2012

Grazia Palomba nasce a Torre del Greco nel 1948 ed è architetto e docente. Unitamente a queste attività non ha mai tralasciato l’attività di pittrice. Si diploma al Liceo Artistico di Napoli; successivamente consegue la laurea in Architettura presso l’Università di Napoli. L’attività di architetto è stata feconda, sia nel privato che nel pubblico. Al 1964 risale la prima partecipazione alla mostra collettiva “I Mostra-Concorso di Arti Figurative per studenti di Licei ed Istituti d’Arte” a Torre del Greco; nel 1965, a soli diciassette anni, la prima personale. Da allora ha sempre continuato a lavorare ed esporre. Grazia predilige nelle sue opere il tema iconografico della mitologia. Per questa occasione presenta un raffinato disegno della dea Venere, dea della bellezza, dell’amore e della fertilità: in lei molte donne amano identificarsi. Interessante è l’acconciatura dei capelli che le coprono il volto, trasformandola quasi in una rappresentazione della dea fortuna: infatti, la bellezza è qualcosa di volatile che molte donne perseguono e solo poche afferrano. Le maschere e la rosa sono degli elementi che ricorrono in quasi tutte le opere dell’artista.

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Maria Pia Pontrandolfo “Dissoluzione cosmica” tecnica mista su carta, 83 x 64 cm, 2010

Maria Pia Pontrandolfo nasce a Santeramo in Colle (Bari). Frequenta il Liceo artistico a Bari e successivamente il corso di scenografia di Belle Arti della stessa città. Nel 1987 si trasferisce a Bologna dove segue il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti. L’artista riprende un percorso pittorico interrotto, con bruciature, gesti laceranti, velature, giochi di luce, premonizioni; l’artista fa emergere, sottolineandola, la relatività del reale attraverso un itinerario emotivo, un mondo tumultuoso, denso di segni pregnanti. È il suo mondo, dove energia e forma stridono per comunicare disagi esistenziali collettivi; tutto interagisce nei suoi acquerelli astratti, polimaterici; in seguito arriva fino alle combustioni che svelano i moti spirituali di una generazione massacrata dall’incertezza. Nell’opera esposta l’artista stende del colore corposo su un foglio di carta bruciato nel quale esso affonda, elementi questi tutti simboli delle donne. Colpiscono in particolare lo spettatore l’uso del colore azzurro e dell’oro.

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Eufemia Rampi “Luce Violetta”

olio su tela, 35 x 50 cm, 2012

Eufemia nasce a Rimini nel 1953 e si laurea in sociologia ad Urbino. Si forma alla scuola del Professor Silvio Bicchi junior, appartenente alla famiglia dei Macchiaioli livornesi. Fin dagli anni Ottanta del XX secolo fa parte degli artisti del cavalletto che ritraggono dal vero (en plein air) gli splendidi scenari della natura. Dalla frequentazione di noti scultori ceramisti ha coltivato la passione per il tutto tondo nella modellazione dell’argilla. La presente opera è stata donata al “Costituendo Museo della Candela” e viene esposta per ringraziare l’artista. Raffigura una giovane donna avvolta nella penombra che tiene in mano una candela viola; si tratta di un colore ricco di significati: nella cultura cattolica simboleggia il tempo di riflessione, di preparazione e penitenza. È conosciuto come il colore dello Spirito ed in effetti, secondo gli studi di Carl Gustav Jung, agisce sull’inconscio dando forza spirituale ed ispirazione. Rappresenta l’unione tra Cielo e Terra, tra Calma e Passione, tra Saggezza ed Amore, tra Blu e Rosso. È il colore della Trasmutazione, della metamorfosi, della Conversione. Questo colore esprime un’energia pura, atavica: è una forza legata alla vitalità del Rosso ed all’intimo accoglimento del Blu. La colorazione è un insieme di attesa e di precognizione e come messaggio porta il desiderio di elevazione della coscienza umana fino al raggiungimento del bianco, della pura luce.

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