La Domenica Settimanale

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Se questo è un uomo... Gigino a’ Purpetta Lo sterminatore dei congiuntivi d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura Luigi Cesaro deputato e presidente provincia Napoli N.0 Aprile/Maggio 2012 A rogo “Il Casalese” Il cardinale song’ io Tornano i viceré Distruggete quel libro l’ira dei Cosentinos Leggi a pagina 4 Il papa Rosso l’holding di chiesa Leggi a pagina 6 Gli avatar della politica riecco la banda dei tre Leggi a pagina 7 Affari & Romeo Dopo la global service il prenditore ci riprova Leggi a pagina 10

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è un periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura. É il numero 0 aprile/maggio 2012

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Se questo è un uomo...Gigino a’ PurpettaLo sterminatore dei congiuntivi

d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

Luigi Cesarodeputato e presidente provincia Napoli

N.0 Aprile/Maggio 2012

A rogo “Il Casalese” Il cardinale song’ io Tornano i viceré

Distruggete quel librol’ira dei Cosentinos Leggi a pagina 4

Il papa Rossol’holding di chiesa Leggi a pagina 6

Gli avatar della politicariecco la banda dei treLeggi a pagina 7

Affari & Romeo

Dopo la global serviceil prenditore ci riprovaLeggi a pagina 10

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facciamo rete

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Auguri sindaco... Aspettando la rivoluzione8Dal sogno all'incubo Stop alla lista civica nazionale9

Ncopp' 'America I conti non sempre tornano 11Provincia analfabetaLo strano caso di Cesaro 12Governatore all'angolo Caldoro, (ri)torna al Psi 13Prestiti agli amici I Coppola: così fan pochi14Spiaggia per tuttiNapoli indossa il costume16Lo spread e l'incenso Così si combatte la crisi...18Keynesiani e decrescita Il mistero di Federico Caffè20

LA FOTO

LA SVISTA Giornalismo militante

con piccoli mezzi e tante idee per “FARE RETE”

***iccoli mezzi, tante idee e la volontà di far sopravvivere un giornalismo militante dove il valore della

notizia non è merce di scambio. I lettori sono il nostro editore. Noi cocciutamente continuiamo ad essere solo cronisti che raccontano ciò che vedono dal nostro punta di svista. La Domenicasettimanale.it vuole contribuire a costruire una RETE per FARE RETE con altre testate militanti. Ci riconosciamo nella splendida esperienza passata, presente e futura di quel laboratorio di democrazia, battaglie contro le mafie e impegno civile de “I Siciliani” di Pippo Fava. Il nostro progetto editoriale è nato soprattutto grazie all'ispirazione e alla generosità dell'instancabile Riccardo Orioles, un maestro. Questo numero de La Domenicasettimanale.it è formalmente un “numero zero” (ci è sembrato corretto chiamarlo così, siamo in attesa di registrazione da parte del Tribunale di Napoli) ma non è affatto un numero “di prova”; è un giornale completo, fatto per continuare. Buona lettura e grazie.

P

Settimanale d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie,

interviste, cultura. Giornale in Pdf scaricabile da www.ladomenicasettimanale.it

“Esiste una borghesia codarda che pretende di appaltare alle Forze dell'Ordine il compito di farsi sputacchiare, pestare e ammazzare per tenere a riparo se stessa. E non vuole, la borghesia, nemmeno pagargli uno stipendio decente”

Indro Montanelli

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GAJ - Graphic Art JuliaHanno collaborato gratuitamente:

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In attesa di Reg. Stampa Tribunale di Napoli

Responsabile del trattamento dati(D.LGS- 30/06/2003 n.196)

Arnaldo Capezzuto

L'oro di Napoli

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chi fa paura “Il Casalese” - ascesa e tramonto di un leader politico di Terra di lavoro? Il

libro edito dalla piccola casa editrice “Cento Autori” di Pietro Valente racconta - senza censure - l'escalation della famiglia del disonorevole deputato Nicola Cosentino, ex sottosegretario all' Economia con delega al Cipe, ex potente coordinatore regionale del Pdl che per ben due volte ha scansato il carcere grazie alla Camera dei Deputati che non ha concesso l'autorizzazione a procedere. Personaggio controverso e definito dal giudice dell'udienza preliminare “Il referente nazionale del clan dei Casalesi”. All'ombra dell'enorme potere accumulato da Nik 'o Mericano si snoda una famiglia-azienda tentacolare con forti interessi economici: negli idrocarburi, nell'energia e nel mercato immobiliare. E proprio Giovanni Cosentino, uno dei fratelli del deputato del Pdl, titolare delle

A aziende: Aversana Petroli e l'Ip Service, considerate la cassaforte di famiglia ha intentato una causa contro l'editore e gli autori de “Il Casalese”. L'agguerrito pool di legali nella denuncia contro Cento Autori e lo stampatore chiedono un milione e duecentomila euro di risarci- mento danni, il sequestro del libro su tutto il territorio nazionale e la sua distruzione. Scrive bene il presidente della Fondazione Libera Informazione, Santo della Volpe : “Quel che succede al libro 'Il Casalese' è l’esempio non solo dell’arroganza del potere e della protervia politica della intera famiglia del personaggio in questione: è il sintomo di una pericolosa deriva della libertà di stampa nel nostro paese. Usata come un’arma per ferire e colpire, per il metodo Boffo e la macchina del fango,

ben conosciuta dall’on. Cosentino (come sa l’attuale presidente della Regione Campania): ma vista come una libertà da

imbrigliare se osa toccare, investigare sul ricco e potente uomo politico amico degli amici. Il Casalese, appunto”. Chiedere la distruzione di un libro – attaccano gli autori – è come chiedere in tempo di democrazia l'adozione di un provvedimento nazista. Insomma vicenda alquanto paradossale. Nell'Italia della caduta degli Dei pare ci siano ancora cognomi che non possono essere nominati

invano. Senza scomodare Ray Bradbury e il suo Fahrenheit 451, più banalmente l'editto casertano certifica, non avevamo dubbi, il crepuscolo dei Cosentinos. ☻

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Distruggete “il Casalese”Editto casertano contro il libro della Cento Autori Giornalisti svelano gli affari di famiglia dei Cosentinos

I legali nella loro istanza giudiziaria hanno chiesto il sequestro e la distruzione del libro “Il Casalese” su tutto il territorio nazionale e un milione e duecentomila euro di risarcimento di danni

di Claudio Riccardi

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Le anticipazioni. Rapporto Ossigeno 2011 – 2012 sulla libertà di stampa in Italia

Le minacce ai cronisti bloccano l'informazione:servizio pubblico a rischioNon si devono sottovalutare le pressioni indebite, gli insulti di uomini potenti, le misteriose intrusioni di ladri che non rubano niente, le querele pretestuose, le citazioni per danni infondate, gli abusi di potere degli amministratori, le indagini invasive e a volte arbitrarie di investigatori ed inquirenti… Anche questi sono tentativi di imbavagliare i giornalisti

di Alberto Spampinato

direttore di Ossigeno per l’Informazione, consigliere della Fnsi

“Chi intimidisce un giornalista causa un danno personale e insieme un danno sociale. L’aspetto sociale non deve essere mai trascurato: è ciò che motiva la necessità di norme specifiche di tutela” si legge nella introduzione al Rapporto Ossigeno 2011-2012 che sarà pubblicato nei prossimi giorni dalla rivista Problemi dell’Informazione. Di seguito altri passaggi sulla funzione sociale dell’informazione giornalistica nelle società democratiche, sul carattere di infrastruttura pubblica che le va riconosciuto”.

Infrastruttura della democrazia“… L’informazione giornalistica è una infrastruttura essenziale della società democratica. Senza informazione libera e indipendente non c’è trasparenza e non può esserci consapevole partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Chi

minaccia un giornalista per condizionare ciò che scrive si comporta come un dirottatore che sale su un autobus di linea e costringe il pilota cambiare percorso. Con quella azione fa violenza al guidatore, ma anche alla compagnia, ai passeggeri, a chi attende i passeggeri all’arrivo, e al servizio di trasporto pubblico in generale. Allo stesso modo le intimidazioni ai giornalisti, oltre a colpire la libertà di espressione ed il diritto individuale di un singolo giornalista, colpiscono il suo giornale, il suo editore, i suoi giornalisti, i suoi lettori, i cittadini che hanno diritto di ricevere le informazioni che si tenta di oscurare con la violenza…”.

Circolazione delle notizie“… Nei paesi democratici impedire a un giornalista di fare il suo lavoro equivale a interrompere un servizio di pubblica utilità. In ogni società democratica l’informazione giornalistica è una infrastruttura sociale , è un’attività di interesse collettivo. Permettere ai cittadini di essere informati facendo circolare le notizie è importante quanto fare circolare i treni o distribuire acqua potabile. I cittadini hanno diritto di muoversi liberamente e hanno anche il diritto di essere informati. Questo diritto è tutelato dall’articolo 21 della Costituzione, dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dall’articolo 11 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali. Essere informati correttamente, senza omissioni, senza parzialità e senza censura è il

presupposto necessario per prendere decisioni consapevoli, per fare scelte basate sulla conoscenza dei fatti. E’ importante, ad esempio, al momento delle elezioni sapere chi ha avuto comportamenti negativi per scegliere in modo oculato i rappresentanti nelle istituzioni. Occorre conoscere per deliberare, come diceva Luigi Einaudi. Essere istruiti, conoscere è ciò che trasforma in cittadino un suddito, aggiungeva Piero Calamandrei”.…Non a caso quando i regimi autoritari usano le minacce, le intimidazioni, la censura e altre forme di bavaglio per reprimere la libertà di stampa, di cronaca e di espressione, noi protestiamo. Protestiamo perché violano diritti umani universali che gli italiani dotati di spirito democratico e di senso umanitario chiedono di concedere a tutti…”.

Basta intimidazioni“…Perché non pretendere più attivamente che in Italia quegli stessi diritti siano più ampiamente rispettati? (…) Intimidire un giornalista per impedirgli di fare il suo lavoro è un fatto grave, anche quando l’intimidazione si manifesta in una forma che non richiama immediatamente implicazioni gravi. Perciò è importante conoscere come si sviluppano i condizionamenti indebiti. Certamente le minacce di morte, gli attentati, le aggressioni personali sono fra le forme di intimidazione più allarmanti, e richiedono la massima mobilitazione.Da http://www.ossigenoinformazione.it

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'auspicio pubblico dell'allora sindaca Rosa Russo Iervolino per la nomina del nuovo cardinale di

Napoli recitava: “Sua Eminenza Crescenzio Sepe saprà aiutare la città”. Poi il graffio a taccuini rigorosamente chiusi: “Finalmente Napoli avrà un importante operatore economico”. Che l'Arcivescovo natio di Carinaro, piccolo comune poco distante da Aversa e Casal di Principe (Caserta- Italia) sia una potenza paragonabile ad una holding è un fatto risaputo dai tempi della sua ascesa nei palazzi ovattati del Vaticano. E' lui che organizzò per conto di Papa Giovanni Paolo II, il grande Giubileo del 2000. Un evento mondiale. Figurarsi che ad Oltretevere - pare - ci siano ancora deposi zeppi di magliette, gadget, cappellini, bandierine, cellulari, pubblicazioni, torce, bottigliette d'acqua con stampato il logo delle Porte sacre. Il cardinale Sepe è una macchina da guerra: marketing martellante, comunicazione capillare, collaboratori di prim'ordine, contatti con partner interna- zionali. Decisionismo e trasversalità questi i punti di forza che lo faranno approdare -senza avversari- alla poltronissima della potentissima Prefettura della Congrega- zione per l'evangelizzazione dei popoli e Propaganda Fide, il vero centro dei poteri. Esiliato da Papa Benedetto XVI - il 20

L maggio 2006 - il Papa Rosso incassa con non pochi mal di pancia la destinazione Napoli. Lui combatte. Non si perde d'animo. Aste di beneficenza, giubileo azzurro, case per la carità, sguardo ai bisognosi, denunce plateali, alzate di voce, spettacoli, eventi, partite del Napoli. La sua propaganda sfrutta lo stesso meccanismo del Berlusconismo. I politici sgomitano

per apparirgli accan-to. Il grido di bat- taglia è: facimm ammuina (anche se sulla sua berretta porpora pendono gravi e mai chiarite inchieste giudiziarie). Sepe piace ai napoletani ('o popolo) tanto da

meritarsi di diritto un posto tra i pastori di San Gregorio Armeno. Tra una caramella e un'altra (così le chiama le sigarette...) l'inquilino della Curia un po' come il sindaco Luigi De Magistris progetta un network della comunicazione : canali digitali, web radio, mensile e un quotidiano - tipo freepress -. Pregare è importante, ancora di più è apparire. Qualcosa alla chetichella - per la verità -

già si muove. Le prove tecniche sono cominciate. La testatina targata Curia di Napoli si chiama “New Napoli” (inserto occasionale del “Denaro” di Alfonso Ruffo). La pubblicazione è composta da 64 pagine patinate, full colors e tante generose inserzioni pubblicitari. A ben ragionare il vulcanico Sepe non avrebbe neppure bisogno del network ad personam: quotidiani, settimanali, mensili, Tv, radio e Web già sono schierati abbondantemente dalla sua parte. Le notizie sono all'incenso, i cronisti chini e inginocchiati a baciare gli abiti cardinalizi. E' la solita informazione in salsa partenopea sacrificata al potente di turno in Largo Donnaregina. Le poche, anzi pochissime notizie che circolano sulla berretta porpora provengono - guarda caso - da altri ambienti giornalistici. Il cardinale da bravo pastore non cura solo le le anime dei fedeli ma soprattutto - come il suo predecessore Michele Giordano - i bisogni dei suoi tre nipoti: due sistemati al consorzio di camorra “Eco 4” dei fratelli Orsi e un altro all'Anas del suo amico: l'ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi. Riconoscente Sepe gli ha svenduto un immobile del Vaticano molto al di sotto del prezzo di mercato e l' ex ministro ha contro-ricambiato con un allegro finanziamento per la costruzione e l'allestimento di una pinacoteca fantasma in piazza di Spagna.☻

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Song' 'o Cardinale e Napule L'Arcivescovo Crescenzio Sepe campione di propaganda

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“La sua nominafu commentatacosì dall'ex sindaco Iervolino: E' giunto un importante operatore economico in città”

di Arnaldo Capezzuto

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A volte ritornano ecco i politici Avatar: storie di brontosauri Dalle macerie di tangentopoli risuscitano i viceré: Paolo Cirino Pomicino, Giulio Di Donato e Sua Sanità Francesco De Lorenzo senza dimenticare Nello Polese

remate son tornati. Come chi? I brontosauri della prima Repubblica. Cambia la geografia politica, scompaiono i partiti, muoiono i

leader ma loro sono sempre in sella al potere. Gli Avatar e vicerè di Napoli Paolo Cirino Pomicino, 'o Ministro, Giulio Di Donato, Francesco De Lorenzo e persino il socialisteggiante Nello Polese. Un rimasuglio della banda dei quattro emerge dal sottosuolo e grida vendetta. Pomicino condannato ad un anno e otto mesi per finanziamento illecito (tangente Enimont) e dopo aver patteggiato una pena di 2 mesi per corruzione per fondi neri Eni, già coinvolto nella cattiva gestione per il Terremoto dell'Irpinia del 1980 (60 mila miliardi di lire) è fresco fresco approdato alla Tangenziale di Napoli. Che bello rivedere il faccione di Giulio Di Donato, ex vicesegretario del Psi di Craxi, ritenuto colpevole del reato di corruzione per la privatizzazione del servizio di nettezza urbana e condannato in via definitiva a 3 anni e 4 mesi di reclusione occupa con il suo sederino la poltrona di consigliere del Teatro stabile della città di Napoli. Mentre il mancato “Nobel” De Lorenzo, è vicepresidente dell'ECPC, inventore dell'Aimac, che raccoglie 500 associazioni di volontari nella lotta contro il cancro ed è membro dell'Osservatorio Nazionale per il Volontariato del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali. Sono in tanti ad aver rimosso la sua condanna a 5 anni per associazione a delinquere e finanziamento illecito al suo partito, il Pli. Di questi giorni la tegola: dovrà risarcire con 5.164.569 euro lo Stato per i danni arrecati tra corruzione e concussione negli anni 1982-1992. Serenamente ha detto: “Vivrò da francescano per restituire tutto”. La carrellata da brivido si chiude con Polese: dimessosi nel 1993 da sindaco di Napoli in piena bufera di Tangentopoli. Tre mesi di galera, 23 processi, la sospensione dall’insegnamento universitario, qualche assoluzioni, qualche proscioglimenti e su invito di Caldoro non ha resistito e si è lanciato al timone dell'Eav (azienda dei trasporti della Campania).☻

T

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Foto-regime Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato ai

tempi del partito unico trasversale della spesa pubblica. Entrambi

condannati e ricollocati. A sinistra Nello Polese,

ex sindaco di Napoli ora alla disastrata Eav.

A destra Francesco De Lorenzo, ex ministro e mancato Nobel -

così disse - per la medicina. Insieme all'ex dg del Servizio farmaceutico Duilio Poggiolini

dovrà versare allo Stato oltre 5 milioni di euro

di Arnaldo Capezzuto

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Sindaco d'assaltofesteggia un annoBilancio tra luci e ombre aspettando la rivoluzione

La gente mi chiama sindaco e ancora non ci credo. Sono orgoglioso di

rappresentare una città così bella e importante”. Il mantra l'ex pm Luigi De Magistris, da dodici mesi sindaco di Napoli, lo ripete a memoria. “Mi dicevano che ero un pazzo. Questo non sta bene con la testa”. Invece ha “scassato” la vecchia politica. E' stata la vittoria della bandana arancione. Neppure l'Italia dei Valori avrebbe scommesso un solo euro. Invece De Magistris è il sindaco più amato d'Italia. Non mente affatto quando dice di essere emozionato nel sentirsi chiamare sindaco. Di errori ne ha fatti. Anzi forse troppi. Il suo impegno e quello della Giunta è vigoroso e genuino. I problemi sono di confine. De Magistris appartiene e forse ne è sicuramente il leader maximo del partito degli ex pm. Anche lui come altri ha la patente

di sacerdote del “controllo di legalità” che sempre più spesso, e senza alcun appiglio nel codice, viene regalata ai pm d'assalto. Gli appartenenti al club della toga per impostazione la legalità non la violano. Se la violassero non vale. Lo scriviamo: non ci piace che suo fratello Claudio dev'essere più uguale di tanti napoletani che come lui gratuitamente vorreb-

bero dare un contributo alla loro città. Guai a criticare Giggino a manetta : un cronista di Repubblica per fotografarne l'auto in terza fila apriti cielo. Il suo è un “potere senza critica”, che sfugge al confronto con l'opinione pubblica. Non basta proclamare la nascita dell'assemblea di popolo e teorizzare la rivoluzione. La democrazia è altra cosa....comunque auguri.

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Il ritratto caricatura

è comparso

sul magazine

prima pagina.it

Sottoun'

immagine del

sindaco De

Magistris quando era in servizio

come pubblico

ministeroalla

Procuradi Reggio

Calabria

di Arnaldo Capezzuto

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di Michele Scaccia

“Napoli è tua” è la lista civica che ha sostenuto la cavalcata elettorale del sindaco Luigi De Magistris. Per ora è un oggetto misterioso. Nei dodici mesi di attività i suoi rappresentanti non hanno brillato per proposte, interventi, iniziative. A toglierli dall'imbarazzo, però, è stato lo stesso primo cittadino che prima sulle pagine dell'Unità (24 febbraio) poi su quelle del Manifesto (1 aprile) ha delineato il suo progetto politico, la sua aspirazione di “giocare” un ruolo nazionale.

Il sogno proibitoIl sogno proibito di De Magistris è preparare una lista “civica nazionale” senza “barriere ideologiche”, appellandosi agli astensionisti e ai movimenti. Il suo omologo di Bari Michele Emiliano, esce di scena dopo che sono emersi i suoi legami con gli imprenditori corruttori. De Magistris pensa ad “nuovo soggetto politico” nell'ambito del “centro-sinistra”, una lista a cui dovrebbero concorrere vari sindaci e amministratori del “centro-sinistra”. Gli stessi che hanno partecipato al primo forum nazionale dei beni comuni organizzato dallo stesso De Magistris dove si era costituito un vero e proprio asse con il sindaco di Bari. L'ex pm mette le mani avanti e dice: “La lista 'civica nazionale' rappresenterebbe un tentativo molto serio di selezionare una nuova classe dirigente da mettere a disposizione dei partiti del centrosinistra, a cui non ci contrapponiamo”. In sostanza, una lista di

sostegno e appoggio elettorale al “centro-sinistra” allo scopo di condurlo al governo dopo le prossime elezioni politiche del 2013. Annunci. Propositi. Per ora De Magistris non ha firmato il “Manifesto per un soggetto politico nuovo, per un'altra politica nelle forme e nelle passioni”. Si è giustificato in un'intervista a “Il Manifesto” del 1 aprile che gli chiedeva conto della sua mancata adesione con un saggio: “In politica i tempi non sono affatto secondari”.

Niente fatti velleitari“Considero questa iniziativa un fatto positivo - ha aggiunto -. Avevo letto il documento prima della sua presentazione pubblica e si sono raccolte firme importanti (i suoi assessori Sergio

D'Angelo e Alberto Lucarelli ed il capogruppo di 'Napoli è tua' Vittorio Vasquez) e contenuti condivisibili. La mia opinione è che si debba costruire in modo organizzato, intelligente e con la tempistica giusta un qualcosa che non sia un fatto velleitario, contenutistico. Ma sia un quid pluris che serva a vincere le elezioni nel 2013”. E poi : “La lista non può essere l'obiettivo finale, è uno strumento. L'obiettivo, dopo le elezioni, sarà trovare una forma organizzativa”.

Non bruciare le tappeDe Magistris è molto attento a non bruciare le tappe, a mettere i piedi su un terreno sicuro e con la certezza di risultati positivi. Egli lavora su tempi più lunghi anche perché né lui né gli altri amministratori che con lui stanno lavorando a questo progetto politico-elettorale possono svincolarsi prima del tempo dai loro incarichi. Ne andrebbero di mezzo la loro credibilità e il loro grado di fiducia nell'elettorato. Una riflessione ulteriore va fatta ed è di rigore. Bisogna capire però questo “nuovo” modello in progress culturale-politico-organizzativo quanto risenta del berlusconismo di ritorno. Nei discorsi e iniziative dell'ex pm c'è un problema di fondo: la partecipazione. De Magistris incarna il condottiero, l'uomo carismatico, il profeta che struttura - secondo se stesso e le sue sembianze - il modello. E' un punto di debolezza per uno che predica di continuo: assemblee di popolo e gestione comune e partecipata dei beni pubblici.

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Cominciano le grandi manovre per le elezioni politiche del 2013

Da “Napoli è tua” alla civica nazionale

I NUMERI Napoli è tua lista civica a sostegno di De Magistris

Questi sono gli eletti Vittorio Vasquez (1147); Alberto Lucarelli (711); Salvatore Pace (684); Pietro Rinaldi (617); Enzo Varriale (616); Gennaro Esposito (574); Carlo Iannello (538); Carmine Sgambati (482). Con la nomina di Lucarelli ad assessore è subentrato al suo posto il consigliere Arnaldo Maurino

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l lupo perde il pelo ma non il vizio. Appunto, il vizio di Alfredo Romeo - parafrasando uno slogan caro al Luigi De

Magistris - versione rivoluzione arancione della campagna elettorale - è essere un prenditore e non un imprenditore.- Le numerose inchieste giudiziarie cominciate nella prima Repubblica e proseguite nella seconda ci raccontano chi è veramente Alfredo Romeo. Con rito abbreviato a marzo 2010 - l'imprenditore che gestisce per conto del Comune di Napoli tutto il patrimonio immobiliare e altro è stato condannato a due anni di reclusione (pensa sospesa) per corruzione. L'inchiesta è quella della “Global Service” dove esponenti di Comune, Regione e Provincia indistintamente si mettevano a disposizione per modellare e orientare atti amministrativi cuciti su “misura” per le imprese di Romeo. Non parliamo di venti anni fa. Non domo, l'ineffabile imprenditore-prenditore che flirtava con Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino adesso ci riprova con il “nuovo che avanza”: la nuova giunta targata De Magistris. Forte di una sentenza amministrativa che obbligherebbe Palazzo San Giacomo a sborsare una paccata di quattrini, l'instancabile Romeo corteggia il Comune-Giulietta con una proposta

I indecente : il progetto “Insula.-Borgo Antica Dogana”. Si tratta della bonifica di un'area di 45 mila metri quadri compresa tra via Cristoforo Colombo, piazza Municipio e il varco della Immacolatella. Romeo da benefattore si accollerebbe tutti gli oneri (circa 7 milioni) e “regalerebbe” al Comune un modello sperimentale a costo zero per la rinascita del quartiere gestito come un condominio dalle sue aziende. A proposito, nell'area ricade guarda caso, il suo albergo e proprio collegato ad esso vorrebbe realizzare un mega parcheggio privato su di un suolo di pertinenza pubblico. Il progetto-pacco di Romeo - ricordiamo condannato per corruzione - è stato sottoposto alla Giunta della legalità e subito inserito nella delibera comunale 206 del 27 marzo, per le dismissioni di immobili per 100 milioni nel 2012, insieme con l'accordo per transazione al pagamento da parte di Palazzo San Giacomo di 49 milioni dovuti alla Romeo. L'ex battagliero assessore al patrimonio Barnardino Tuccillo che voleva - appena insediatosi - chiudere ogni rapporto con la Romeo Spa si è sciolto come neve al sole. Sandro Fucito, capogruppo di Federazione della sinistra (il politico che ha denunciato e dato il là all'inchiesta Global

Service) attacca: “Una donazione non può riguardare una transazione da 49 milioni, l'assessore Tuccillo, ha un´idea confusa di donazione”. E ricorda: “Con l´accordo il Comune rinuncia anche a due cause attive verso Romeo e che per velocizzare le dismissioni del patrimonio immobiliare si conferisce la possibilità a Romeo di istituire le pratiche in sanatoria, di avere accesso all'anagrafe comunale e di fornire il nominativo di tre persone che agiranno per conto del Comune”. La Giunta senza fiatare, alla faccia della democrazia partecipata e delle assemblee di popolo, ha espresso “interesse” per il progetto. Della serie cotto e mangiato. Unico assente - non casuale - alla riunione di Giunta è stato l' assessore alla Sicurezza Giuseppe Narducci che annusata la puzza di imbroglio dalle colonne de “La Repubblica” ha sparato a zero contro il progetto e l'imprenditore. L'eroe dei due mondi Romeo non è solo. Tanti amici al suo capezzale. In prima fila il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco De Marco che non fa

mancare alla causa il solito endorsement. Ma la rabbia di Romeo tracima quando l'assessore all'Urbanistica Luigi De Falco si sfila e comincia ad esprimere i suoi dubbi. L'imprenditore con una lettera pubblica sguaiata ed a tratti violenta risponde pan per focaccia parlando di “vecchiume intellettuale”, “mancanza di idee e di coraggio”, di “inconcludenti chiacchiere da bar” e di “battute demagogiche solo per

conquistare uno spazio 'interdittivo' con il sindaco”. Nella polemica si inserisce Stefano Gizzi, soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici di Napoli e provincia che serafico dice sempre sul quotidiano 'La Repubblica': “Romeo deve sanare prima gli abusi che ha commesso con la costruzione del suo albergo, infatti i volumi aggiunti non rispettano i vincoli a cui è assoggetta l'area, ma della questione si sta interessando la magistratura”. Ma Romeo ribatte: “Ho le carte apposto”. La testa al toro la taglia un disinvolto e pragmatico De Magistris che senza imbarazzo spiega: “La Romeo aveva ingiunzioni per 50milioni di euro e avrebbe avviato un contenzioso giudiziario pericolosis-simo per il Comune. L' obiettivo della transazione è importante e ne siamo tutti contenti perché tutti hanno contribuito”. Voce fuori dal coro quella di Pietro Rinaldi di “Napoli è tua” che ricorda: “La vera questione è il diritto al pregiudizio nei confronti di Romeo, non per le sue vicende giudiziarie, ma perché rappresenta, come abbiamo sostenuto in campagna elettorale, quel rapporto malsano tra pubblico e privato, tra politica e imprenditori”.

Oh Romeo mio: Il Comune non è Giulietta L'imprenditore condannato per corruzione per lo scandalo Global Service ci riprova:“Progetto Insula-Borgo Antica Dogana”

Fucito:“Con l'accordoil Comunerinuncia a duecause attiveverso Romeo.L'assessore Tuccillo ha un'idea confusadi donazione”

...Impensabile che primi attori, figuranti, coro, con i tempi che corrono, cedano alla tentazione di ciarlare al telefono delle “cose loro”, che poi sono essenzialmente le “cose” di Alfredo Romeo, l'imprenditore tessitore di un “sistema” che, nella ricostruzione del giudice, disponeva della politica e dell' amministra- zione come di una “cosa sua”. Che cosa cercano i pm? Alfredo Romeo pretende che anche alla Regione, come al comune di Napoli, siano le gare, le prassi, i procedimenti, i singoli atti amministrativi a essere modellati “a misura” delle caratteristiche tecniche delle sue imprese e non le sue imprese ad adeguarsi agli schemi delle gare di appalto. Gli abusi, i trucchi, i passi storti per “influenzare, nell'esclusivo interesse del gruppo Romeo, le linee programmatiche” non solo del comune e della provincia di Napoli, ma anche “della Regione Campania”. Il 19 marzo del 2007 Romeo è a colloquio con l'assessore al bilancio del Comune Enrico Cardillo. Briga per condizionare addirittura una riunione (“Bisogna assolutamente prevenirla”). I suoi interlocutori devono sapere che cosa fare e quando farlo, se si vogliono concludere affari.

Romeo. “No, vado anche a Santa Lucia (dov'è la sede della giunta regionale) per dire: se cambiate le carte in tavola, io rischio di non esserci?”. Cardillo. “Esatto, esatto”. Romeo. “Questa cosa la stanno sottovalutando tutti?”. Per la new entry è già pronta la prima missione per conto del “sistema”: è il consigliere regionale Pd Pasquale Sommese (oggi assessore alle Risorse umane e alle Autonomie locali e legalità in quota Udc nella giunta Caldoro ndr). L'affare riguarda il protocollo di intesa relativo alle “politiche edilizie” del comune di Napoli e della Regione. “Sono Sommese...”. Romeo. “Come stai?... Ti avrei chiamato perché siccome sono a Roma ho fatto anche la chiacchierata? Era come ipotizzavamo io e te: mi doveva parlare di quell' argomento.”. Sommese. “Benissimo”. Romeo. “Si è prodigato, si è dichiarato disponibile a dare una mano... però ti voglio parlare...”. Sommese. “Ottimo... perché così ti informo...”. Romeo. “Com'è andata quella cosa? Perché c'è stato un altro passaggio sul Piano Casa...” Sommese. “Sì, sì, sì, vai avanti?”. A Sommese deve piacere il gioco. A Romeo interessa il “piano casa” della Regione e “il più votato” fa quel che gli viene chiesto di fare”. Sommesse è stato premiato...oggi è addirittura assessore anche alla legalità nella Giunta Caldoro.☻

Appalti, ora tocca alla Regione, Romeo voleva il piano casa di Giuseppe D'avanzo “La Repubblica” del 19 dicembre 2008

Romeo all'ingresso dell'aula giudiziaria del carcere di Poggioreale di Arnaldo Capezzuto

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conti sono in rosso. La ricaduta economica, le occasioni di lavoro, il grande impatto d'immagine sperato della Coppa America, non c'è stato. Su http://www.linkiesta.it/de-magistris-

lucy-vela il cronista Ciro Pellegrino - in uno dei suoi reportage - ha elencato con dovizia di particolari le cifre dell'evento (per gli appassionati c'è anche una bella infografica consulta ttp://www.linkiesta.it/americas-cup-napoli). “Uno studio di mercato condotto dalla società Acn Napoli, (il consorzio creato ad hoc per gestire la tappa partenopea dell'America's cup ndr) – documenta il giornalista - prevede 220mila presenze nelle strutture ricettive, 110mila spettatori italiani ed esteri, un indotto complessivo pari a 73,5 milioni di euro. Un vorticoso giro d'affari che, ad oggi, non c'è. E non c'è bisogno di fare i conti nello specifico: è lampante. Nel bilancio del Villaggio sportivo emerge che sono state sfornate circa 5.000 pizze al giorno e bevuti 600 litri di birra ogni dì. Ma pizza e birra non fanno un indotto di tale portata. E portare la Coppa America a Napoli è costato 10 milioni di euro in fee, diritti, pagati agli statunitensi di Acea. Luigi de Magistris ha giocato la sua partita. Il suo obiettivo era mostrare una città positiva. Si è anche vestito da skipper di Luna Rossa e si è fatto fotografare prima col trofeo, poi sul catamarano, ribattezzato subito 'Il sindaco veste Prada'”. Mentre dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno la giornalista Simona Brandolini fa un po' di conti con il governatore Stefano Caldoro. “La delibera di riferimento è sempre la stessa, la 481 del 26 settembre 2011, mai modificata. Con la quale si decide «di destinare alla attuazione del Grande Evento “America's Cup World Series (ACWS) a Napoli 2012-2013”, un finanziamento complessivo massimo di

€ 22.000.000,00 (ventiduemilioni di euro) a valere sulle risorse dell'Obiettivo Operativo 1.12». Questa è la base di partenza. Tant'è che c'è una discrasia tra competenze e cassa. Questo perché la Regione Campania ha previsto dei plafond di massima, ma poi ha erogato somme inferiori. Andiamo nel dettaglio. Il marchio Coppa America è costato alla Regione 2 milioni di euro, erogati all'Acn (lo stanziamento possibile arrivava a 10 milioni). Al Comune di Napoli, invece, la Regione Campania ha

destinato 1 milione di euro per le opere a terra, 4 milioni per le opere a mare, 1 milione 200 mila per il public event village, 800 mila per la comunicazione e un ulteriore milione e 200 mila per gli eventi, per un totale di 10 milioni 200 mila euro. A questi si devono aggiungere gli ulteriori 2 milioni di euro della Provincia di Napoli e un po' meno di un milione del Comune di Napoli sempre per pagare il marchio. E circa 1 milione e 700 mila per i «servizi» a carico della Jumbo. Facendo due conti si arriva quasi a quota 15 milioni di euro. Ma è lo stesso Caldoro a specificare che le cifre possono mutare, di poco ovviamente, sia per difetto che per eccesso. «Perché è l'Acn la società che dovrà certificare il bilancio finale dell'evento», spiega «Sul piano dei costi per ragioni di trasparenza bisogna fare una verifica attenta. Dobbiamo quantificare il flusso turistico, i costi-benefici del ritorno d' immagine. E poi vedere come utilizzare una parte delle risorse per una struttura definitiva che resti alla città, come il Molo San Vincenzo. Ma questo l'anno prossimo». Quanto ai costi sostenuti dalla Regione Campania, non saranno 22 milioni come da delibera, ma anche più di 10 milioni è una cifra impressionante. Soprattutto se si paragonano allo zero assoluto di Venezia. Il comune lagunare, infatti, non sborserà un euro pubblico, il costo dell'evento un milione e mezzo per i 2 anni è a carico del consorzio Venezia Nuova. «Noi abbiamo scelto di far diventare un evento sportivo un evento promozionale per la città»”.

I

Venezia non sborsa un solo euro per i catamarani.Napoli ha messo sul piatto oltre 10 milioni di euro

La bella spennellata con la città allo scatafascio facciamo finta di niente...

ell'America 's cup non mi interessa granché, se tutto il resto è uno

scatafascio e vivi e lavori oltre quella Napoli fotografata e acclamata, nel resto della città terra di nessuno. Traffico congestionato, metro allagata, corse saltate, persone stipate come animali da macello, incertezza diffusa tra la gente che arranca il vivere quotidiano. Tutti impazziti per le vele, una foto-ricordo con i catamarani alle spalle e pronti a postarle sul social book in real time per documentare l' “IO c'ero”, con la smania di entrare far parte dell'evento mediatico e sentirti mediatico pure tu : un pezzo di storia . Che poi di tale sport si sia venuti a conoscenza di recente, quello è un dettaglio trascurabile. Bello vedere le foto degli spettatori, tutti costipati lì sul lungomare, attenti a registrare

D ogni cosa per raccontarla e tornarsene a casa sereni con parcheggi e mezzi pubblici efficienti e servizievoli: anche le corse della collinare potenziate. Che bella Napoli. Cristallizzatela così che, nei day after cup, potrete anche raccontare di aver letto sul display della metro linea 1 “prossimo treno tra 7 minuti” e colmare con i lieti ricordi tempi di attesa normalmente ben più lunghi. Che meraviglia l'America 's cap. Frotte di turisti, locali affollati: una nuova Napoli rinascimentale che sovrascrive quella sommersa dalla munnezza, si prospetta finalmente un nuovo corso. Sperando che non sia rattoppato come il corso Vittorio Emanuele, asfaltato alla meno peggio, giusto una spennellata per far finta che. Personalmente passo. Mi basta una partita del Napoli e una “cap 'e cafè. Vedi “La Repubblica” del 17 aprile 2012

di Monica Capezzuto

Ncopp' 'America i conti non tornano

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rottesco, incolto e disinformato al punto da confondere Marchionne, l’amministratore delegato della

Fiat, con Melchiorre, uno dei tre re Magi; oppure un “tic tac” al posto di un diktat e ancora “oggi festeggiamo i 150 anni dell'Unità della Repubblica”. Senza parole. Le gaffe di Luigi Cesaro sono cliccatissime dai frequentatori di youtube. Le sue poche ma solenni interviste dove non manca mai un riferimento agli “amici” e un qualche “pobblema serio e impottante” sono tra i più visionati del Web. Sembra un attore di una sceneggiata napoletana, snobbato dai suoi stessi colleghi di partito per il suo eloquio tutt’altro che fluido e, manco a dirlo, poco rispondente ai canoni della grammatica italiana; arrogante e strafottente tanto da decidere, pur senza averne alcun titolo, di diventare giornalista, presentando (con la complicità del direttore responsabile di un periodico del Giuglianese) una falsa pratica da pubblicista. Giggino ’a purpetta per gli amici; “lo sterminatore dei congiuntivi” per gli avversari – deputato da quattro legislature, presidente della Provincia di Napoli dal giugno 2009,

G europarlamentare dal 1999 al 2001, commissario del coordinamento provinciale napoletano di Forza Italia dal dicembre 2005 al marzo 2009, coordinatore provinciale del Pdl napoletano dall’aprile 2009 e da poco riconfermato nonostante oltre quattro pentiti di camorra l'accusano di essere un assiduo fiancheggiatore dei clan. Se ci fosse un premio da assegnare ai politici-macchietta più analfabeti d'Italia Luigi Cesaro non avrebbe avversari. Riscuote simpatie-omissive nei media partenopei sopratutto perché la sua famiglia è proprietaria a Sant'Antimo (comune alle porte di Napoli e quartier generale dei Cesaro) del centro polidiagnostico “Igea”, convenzionato con il Servizio sanitario nazionale che inonda di pubblicità giornali, siti web, muri ed etere. Le migliaia di napoletani che hanno delegato a quest’uomo problemi di ciclopica complessità come la gestione dei rifiuti, il risanamento, la riqualificazione della costa massacrata da ogni scempio e avvelenata, svenduta, piegata sotto mille interessi dovrebbero fare autocritica.☻

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La schedatura...La biografia di Luigi Cesaro aggiunge sconforto a sconforto. In una lontana ma pesante nota dei Carabinieri di Napoli (n. 0258456/1 del 27 ottobre 1991) si legge che “Cesaro Luigi, nato a Sant’Antimo, avvocato non praticante, assessore alla provincia di Napoli eletto nelle liste del Psi, (…) risulta di cattiva condotta morale e civile (…) In pubblico gode di scarsa stima e considerazione. E’ solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante a Sant’Antimo e dintorni”. Condannato in primo grado a cinque anni di reclusione per aver “favorito i collegamenti tra i vertici della N.c.o.” e “ripetutamente finanziato” il gruppo camorrista capeggiato dal padrino Raffaele Cutolo. Sentenza, va subito detto, che non convincerà i giudici della Corte d’appello e quelli della Cassazione. Le grane non sono finite: quattro pentiti accusano Cesaro di aver favorito i clan.

Accanto al faccione del presidente Cesaro nel riquadro c'è l'inserzione Igea - Sant'Antimo.

Nella schedatura, invece, sullo sfondo si intravede Cesaro con l'amico Nicola Cosentino

di Arnaldo Capezzuto

Lo sterminatore dei congiuntiviTra pesanti gaffe e grossolani errori di grammatica elementare Luigi Cesaro, deputato e presidente della Provincia di Napoli

si conferma il “politico-macchietta” tra i più grotteschi e incolti d'Italia

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Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, è stretto all'angolo. Il governatore non è finito ancora al tappeto ma i colpi sferrati dalla sua stessa parte politica cominciano a fargli male. Lui a denti stretti da socialista doc - e ultimo dei mohicani - resiste e con passo del gambero per non affogare continua a galleggiare ma...

ilenzioso, educato, riservato, taciturno e più che altro una persona onesta. Stefano Caldoro, 51 anni,

governatore della Campania, sotto le insegne del Pdl, ha da giorni abbandonato il suo tranquillo e democristiano aplomb da vecchio socialista-riformista-garantista per controbattere colpo su colpo con molti dei leader campani pidiellini che lo vorrebbero vedere KO, sul ring della politica. La misura è al limite. I dissapori misti a tradimenti, le colonne fumogene accese non casualmente dai suoi amici o presunti tali lo stanno mettendo alle corde. Il presidente della Regione è stanco. Il suo disagio giorno dopo giorno aumenta. Il “gioco” duro ha raggiunto il suo apice nel 2010 con le voci – messe in giro ad arte e pilotate – originate da un falso dossier su suoi presunti e particolari gusti sessuali che, secondo l’accusa, fu confezionato grazie all' interessata regia occulta dell’ex coordinatore Pdl Nicola Cosentino (ora a giudizio con altri dove lo stesso Caldoro si è costituito parte civile ed ha chiesto un risarcimento simbolico di 3 euro) allo scopo di far scoppiare un nuovo “caso Marrazzo” e bruciare così la candidatura di Caldoro alla

S

vigilia delle elezioni regionali 2010 poi vinte. I dissapori all'interno del popolo del Pdl stanno aumentando e il governatore è diventato un capro espiatorio. A rincarare la dose è il battagliero commissario regionale del Pdl, l'ex ministro della Giustizia Nitto Palma. I battibecchi sono continui per le pretese e gli aut aut dell'ex Guardasigilli. La tensione è salita ai livelli di guardia dopo il 16 marzo, all’indomani della standing ovation che accolto alla Mostra d'Oltremare – nel corso del congresso delle truppe cammellate pidielline - il comizio dell’ inquisito Nicola Cosentino (graziato due volte dalla Camera con il no all'arresto) che ha celebrato Marcello Dell'Utri e per lui l'inesistente reato di associazione esterna di stampo mafioso. Troppo anche per Caldoro l'estremistica uscita anti-giudici del Pdl. La reazione però non si è fatta attendere con 21 parlamentari campani Pdl che hanno firmato un documento anti Caldoro. Il Governatore

dossier, dei documenti pugnale e del suo costretto passo del gambero ora cerca delle sponde. E comincia a non sottrarsi agli occhiolini del sindaco De Magistris.

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Regione Campania, pericolo decomposizione

Stefano Caldoro, ostaggio del “suo” Pdl

Il governatorestretto all'angolo

Con il riformismo vero costruire un'alternativa

Messaggio a De Magistris

Mentre dal canale Youtube il presidente Stefano Caldoro elenca i successi della sua Regione - tra gli Enti locali giudicati tra i più virtuosi d'Italia - annuncia solenne la riorganizzazione dell'intera macchina della burocrazia di palazzo Santa Lucia. Sono però ben altre le preoccupazioni del Governatore. Le alleanze pre-elettorali - in vista delle prossime amministrative nei comuni campani - vedono il matrimonio d'interessi tra il centro sinistra e l'Udc. Un'ulteriore tegola sulla testa di Caldoro che di fronte al serio pericolo di decomposizione, congiure e defezioni della sua stessa maggioranza in segreto comincia a sedurlo un'idea mai accantonata: riunire attorno alla sua persona il partito socialista e il riformismo. Dargli una dignità politica, utilizzare la Campania come grande laboratorio politico un po' come sta facendo il suo “amico” Luigi De Magistris.

di Genny Attira

La prospettiva

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 0 Aprile/Maggio 2012 N. 0 Aprile/Maggio 2012 14Gli istituti ricapitalizzano a tassi agevolati e non finanziano

Il cappio delle banchestrozza le imprese:i prestiti solo agli amici

La restrizione del credito sta avvenendo sia in termine di quantità erogata che di costi applicati” è l'analisi emersa durante un confronto tecnico tra i vertici dell'area fisco, finanza e welfare di viale dell'Astronomia. I segnali sono allarmanti: il rischio è che un intero sistema di piccole e medie imprese implodi con effetti drammatici per la collettività.

e da un lato la pubblica amministrazione paga a 180 giorni, se vabbene, dall'altro

c'è la tendenza a non erogare più i crediti. Gli istituti bancari non finanziano più il sistema imprese ed i progetti d'innovazione. L'effetto è devastante e drammatico specialmente - in quelle realtà come il Mezzogiorno - dove i flussi finanziari sottoforma di volume e scambi sono notevolmente inferiori al Settentrione d'Italia e al commercio con l'estero. Le imprese fanno sempre più fatica a finanziarsi . “Il perdurare di questa situazione – hanno certificato i vertici di Confindustria - suscita forti

S

preoccupazioni. La carenza di credito infatti è uno dei principali fattori di freno per le imprese italiane: oltre a ostacolarne l'attività, ne penalizza la competitività rispetto alle aziende straniere, in particolare rispetto a quelle tedesche, che godono di condizioni creditizie molto più favorevoli grazie alla migliore situazione tedesca in termini di debito pubblico”.

Il bluff delle liberalizzazioni

L'altro fattore che sta gravando sulle imprese è quello dei ritardi dei pagamenti, specie da parte delle Pubbliche amministrazioni, che saldano dopo 180 giorni, rispetto ai 35 della Germania. L'analisi di viale dell'Astronomia non fa una pecca: lucida, circostanziata, onesta. Imbarazza allora ancora di più che il numero due della stessa Confindustria l'imprenditrice Cristiana Coppola con la naturalezza di un battito di ciglia incassi un sconfinamento dal fido pari a 27 milioni di euro. E' nella legittimità della banca accordarlo – ci mancherebbe – ma ad un

“normale” cittadino-imprenditore gli sarebbe concesso con la stessa tempestività? I dubbi sono tanti. La verità è una sola: la linea di credito – in tempo di recessione – è accordata solo a chi ha i santi in paradiso. Gli altri posso essere strozzati dal cappio delle banche. Insomma i prestiti sono erogati solo agli amici degli amici: i potenti di turno. Altro che liberalizzazioni tecniche, vincono le caste.☻

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Aziende che chiudono, ditte a conduzione familiare oberate di debiti, progetti d'innovazione a secco, pubblica amministrazione in bolletta. A tempi della recessione sopravvive solo chi ha santi in paradiso... di Pier Paolo Milanese

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n fido milionario che scotta. E' quello che hanno ottenuto le aziende di Cristiana Coppola,

(famiglia d'imprenditori noti per una maxi lottizzazione edilizia nota come Villaggio Coppola) vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno e grande elettrice del designato nuovo presidente Giorgio Squinzi. La vicenda non è molto chiara tanto è vero che sulla concessione del prestito di 27 milioni la sezione Criminalità economica della Procura di Napoli, coordinata da Fausto Zuccarelli ha affidato alla Guardia di finanza una serie di verifiche. Sotto alla lente è finito uno sportello di Banca IntesaBanco di Napoli. Le società Coppola avevano già aperte linee di credito per decine di milioni con l'istituto. A questi si sarebbe aggiunto il nuovo credito. Ventisette milioni non escono in un soffio, da un'agenzia di banca. Il direttore della filiale che ha accordato il fido è stato licenziato, e anche su questo la sezione della Procura che si occupa di reati finanziari vuole vederci chiaro. La Banca d'Italia ha appuntato la sua attenzione nella sua periodica ispezione agli istituto di credito. C'è chi butta acqua sul fuoco e spiega. “Dietro i presunti abusi c'è solo uno sconfinamento dal fido, autorizzato in via fiduciaria, come spesso avviene quando la banca ha un rapporto continuativo, solido con un grande gruppo industriale”. Tutto qui? Saranno gli accertamenti e la verifica della documentazione avviata dalle Fiamme Gialle a ricomporre il puzzle. All'ombra dello scandaletto c'è qualcuno che parla di pillola avvelenata per la competizione a Confindustria. La Coppola ha dichiarato pubblicamente il suo appoggio in favore di Squinzi,

U

chiedendo al Comitato per il Mezzogiorno di Confindustria di seguirla. E i colleghi imprenditori hanno accettato di buongrado suscitando le ire del fronte opposto, quelli che avrebbero voluto eleggere Alberto Bombassei. Torniamo alla Coppola: è presidente di “Mirabella spa” assegnataria della realizzazione e gestione per 60 anni del porto turistico a Castelvolturno da 1200 posti barca extra-lusso, amministratore delegato di “Marina di Castello spa” proprietaria di “Holiday Inn resort” con

campo da golf da 18 buche a una decina di metri dal mare. L'infaticabile Cristiana è anche amministratore unico di “Gricignano 2” e “Gricignano 4”, attive nel settore immobiliare e responsabili della realizzazione, gestione, manutenzione e locazione del US Navy Support Site, un

vasto complesso logistico al servizio del personale della marina militare statunitense con 1000 alloggi, due scuole, un ospedale, uffici, depositi, un albergo e centri commerciali.☻

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Un fido che scottail credito in tempo di crisi

Vice presidente di Confindustria

con delega per il Mezzogiorno.Cristiana Coppola,

è la grande elettricedel designato nuovo presidente di

Viale Dell'Astronomia Giorgio Squinzi che prenderà - a breve -

il posto di Emma MarcegagliaSotto,

nell'asterisco un'immagine d'epoca

delle torridel Villaggio Coppola

alcune abbattuteper avviare

la riqualificazionedell'area

assassasassasa

“Tecnicamente si chiama sconfinamento dal fido.Resta il fattoche il signornessunonon avrebbe lo stessotrattamento”

L'asterisco Il Villaggio Coppola si estende per 863 mila metri quadri occupati dal cemento, che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l’ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusivo l’ufficio delle poste. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato, che una volta lasciata la zona, hanno fatto si che sprofondasse nel più totale abbandono e che diventasse il feudo di Francesco Bidognetti e allo stesso momento territorio di insediamento di una comunità di migliaia di migranti. E’ il luogo dove i Coppola curarono la demolizione di quanto costruito abusivamente anni addietro, ed è il luogo dove i Coppola si apprestano a curare la costruzione del nuovo polo del turismo tirrenico, forti della nuova posizione imprenditoriale acquisita con la rampolla di casa, Cristiana, ora un nome che conta a livello nazionale.

di Giulia Rosati

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L'iniziativa

Campagna referendaria Ridateci il nostro mare spiaggia libera per tuttiNapoli indossa il costume

L'idea è una avviare una campagna

referendaria “per una grande spiaggia pubblica a Napoli”. Formalizzata la nascita del comitato promotore il risultato da raggiungere è raccogliere diecimila firme entro il mese giugno. L’obiettivo, previsto dallo statuto del Comune, è quello di ottenere un atto deliberativo del consiglio comunale.

el caso che questo non si verifichi ci sarà tempo fino a dicembre per mettere insieme

ventimila firme e chiedere che nel merito si pronunci l’intera popolazione attraverso un referendum consultivo. L’iniziativa si avvale già di un sito internet – unaspiaggiapertutti.it – e di uno slogan molto semplice ma efficace:

N

Una spiaggia per tutti

Il 2% dei napoletani possiede un’imbarcazione, il 98% possiede un costume da bagno”. Viviamo, in effetti, in una città di mare che non è dotata di

una spiaggia pubblica degna di questo nome. Se esaminiamo i venti chilometri di litorale che sono compresi nei confini urbani potremmo contare appena due o tre spiaggette scarsamente curate, collocate a ridosso di impianti di vario genere e affacciate su specchi d’acqua di dubbia limpidezza. Negli ultimi vent’anni le istituzioni locali hanno creato nuovi porti (Vigliena), ampliato quelli esistenti (Mergellina), avallato quelli abusivi (Nisida); insomma, si sono mosse per favorire gli interessi di quel 2% di napoletani che possiede una barca. “È arrivato il tempo di pensare a quel 98% che possiede un costume”, affermano i promotori del referendum.Proviamo a percorrere la linea di costa da est verso ovest, da San Giovanni a Teduccio fino a Bagnoli. A San Giovanni troviamo quasi un chilometro di litorale impraticabile, inquinato dagli scarichi del depuratore e dalla centrale termoelettrica di Vigliena, su cui è in costruzione un porto turistico per 900 barche. Proseguendo verso ovest

incontriamo cinque chilometri di attrezzature portuali, di cui è prevista l’espansione. Poi il lungomare degli alberghi, dei ristoranti e della Villa Comunale, in cui rientrano le attività dei porti di Santa Lucia e di Mergellina. Più avanti si profila l’alta costa rocciosa di Posillipo, sei chilometri e mezzo di fatto inavvicinabili per i comuni mortali, con i pochi accessi requisiti dai proprietari delle lussuose ville a picco sul mare.

I ritardi nelle bonifiche

Arriviamo così ai due chilometri e mezzo di costa che da Nisida raggiungono il confine comunale con Pozzuoli: circa un decimo del litorale disponibile, un tratto di arenile prevalentemente sabbioso e di facile accesso, interessato da un programma pubblico di bonifica e riqualificazione che si protrae da decenni. Il comitato del referendum propone di realizzare qui una grande spiaggia pubblica per tutti i napoletani, in cui l’accesso e la permanenza siano rigorosamente gratuiti. Naturalmente

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Costituito il comitato promotore che avrà il compito di raccogliere diecimila firme entro il mese di giugno. Depositata la proposta, l'obiettivo secondo lo statuto del Comune, è ottenere un atto deliberativo del consiglio comunale. Ricordiamo che solo il 2% dei partenopei possiede un'imbarcazione, il restante 98% è proprietario solo di un costume da bagno di Luca Rossomando

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bisognerà completare tutta la bonifica dei suoli in questione – che secondo la società Bagnoli Futura è giunta al 60% del totale – e mettere mano a quella dei fondali marini, che non è mai nemmeno cominciata; e poi spostare altrove le strutture private – gli ormeggi abusivi a ridosso di Nisida, le attività di Città della scienza sul lato mare, le concessioni balneari con annessi concerti e discoteche – che nel corso del tempo vi si sono installate approfittando del lassismo o della connivenza delle amministrazioni. Si tratta di un progetto dall’apparenza massimalista. In tempi difficili per il bene pubblico e in una città

Difendere il bene pubblico

in cui più che governare si lascia che le cose accadano, viene lanciata una proposta di respiro ampissimo, dai contorni semplici e lineari, che però non tiene in alcun conto gli interessi dei privati, consolidati e stratificati nel tempo, ma solo quelli della generalità dei cittadini, prefigurando una drastica destinazione d’uso per un’area

su cui si discute da più di vent’anni senza raggiungere alcun risultato concreto. Sappiamo tutti quanto sia faticoso, in questa città, raggiungere anche il minimo obiettivo che innalzi la qualità della vita e della convivenza civile.

Innalzare la qualità della vita

Una grande spiaggia pubblica. Per quanto ogni città di mare che si rispetti ne sia dotata, tale immagine appare oggi ai nostri occhi come un miraggio. Eppure un’iniziativa del genere viene a cadere in un periodo particolare, in cui qualcosa sembra muoversi nel consueto pantano delle decisioni non prese. Siamo alla vigilia delle regate della coppa America. Al termine di un percorso non privo di ombre e ripensamenti, l’amministrazione è arrivata in fondo a un suo progetto,

molto discutibile ma altrettanto voluto. Questo rinnovato ottimismo, spinge adesso altri soggetti a farsi avanti: da imprenditori screditati ma evidentemente ancora ben saldi nel patrimonio come Alfredo Romeo, ad altri invece sulla cresta dell’onda come Aurelio De Laurentis, fino alla cordata di Naplest

ferma al palo da tempo nel progetto che riguarda i quartieri orientali. Tutti propongono, con diverse sfumature, lo stesso modello di trasformazione urbana, riassumibile nella formula: datemi mano libera su una parte di città, io ve la riqualifico con i miei soldi (o facciamo a metà), e poi me la lasciate gestire come mi pare, tanto voi non sareste capaci.

Corsie preferenziali ai soliti noti

In questi tempi ambigui, nei quali al “popolo” non si lesinano le assemblee e le consulte, le promesse e i luminosi orizzonti, mentre ai soliti noti si spianano nel silenzio le corsie preferenziali per fare affari, proporre di far esprimere i cittadini sulla realizzazione di una grande spiaggia pubblica riveste soprattutto un valore esemplificativo. Il gioco delle percentuali, che contrappongono i possessori di barca a quelli di costume, vuole mettere l’accento sull’enorme sproporzione tra le istanze di pochi – che in questi anni hanno prevalso, anche solo per l’indifferenza delle istituzioni – e quelle della grande maggioranza dei cittadini, che per quanto semplici ed essenziali hanno finito per trasformarsi in obiettivi degni di sognatori e utopisti.

Articolo pubblicato il 4 aprile 2012 sul quotidiano “La Repubblica Napoli” e sul sito del mensile “Monitor” (http://www.napolimonitor.it/2012/04/04/12145/per-una-spiaggia-pubblica-a-bagnoli.html)

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Sciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio... funecelle all'uocchio... aglio, fravaglio,

fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape'e alice e cape d'aglio... diavulillo diavulillo, jesce a dint'o pertusillo... sciò sciò ciucciuvè... jatevenne, sciò sciò...”. Quando si affaccia sull'uscio del negozio, Ciro Formicola, per pronunciare questa filastrocca gli sguardi dei clienti non lo mollano più un attimo. Sorrisi, battute, gag poi una piccola offerta a mò di ringraziamento per aver movimentato la giornata. Ma Ciro Formicola, 45 anni, originario e residente a Torre del Greco, non è un comico e neppure un interprete del folklore partenopeo è uno iettatore buono: libera dalla malasorte, dalle influenze negative lo sfortunato di turno. “Sono uno iettatore buono – racconta Ciro Formicola – questo lavoro lo svolgo da oltre venti anni. Inizialmente la gente ride e non mi prende sul serio. Invece, a parte i vestiti di scena, mi

ritengo un vero professionista che sa capire se una persona, un'attività commerciale è vittima di influenze negative e dicerie: 'o malocchio ”. Ciro quando parla del suo lavoro lo fa con rispetto e serietà. Consuma le suole delle scarpe, percorre chilometri e chilometri di strada,

incontra tantissime persone, chiacchiera con chiunque e diventa una sorta di confessore laico dei guai, dei timori, delle insicurezze delle persone. “In giro c'è tanta paura, la gente non riesce a vedere più il futuro – riflette – c'è una crisi spaventosa sembra assurdo ma uno come me alcune volte con una filastrocca riesce ad aiutare una persona. Non ho poteri, non sono un chiromante, non prevedo il futuro, non vendo amuleti magici, né filtri. Praticamente non faccio niente. Sono uno che mette allegria recitando vecchie massime e adagi scaramantici

A Napoli lo spread scende a picco

grazie 'O iettatore Ciro Formicola, 45 anni vive a Torre del Greco ma “opera” nella città

di Eduardo, Totò e Troisi

Nell'immagine grande Ciro Formicola, professione Iettatore buono. Sotto, il barattolo fai-da-te dell'incenso. E'

autocostruito: sui lati ci sono dei fori per far passare l'aria mentre all'interno è apposto un altro barattolo più piccolo che funziona da braciere per le carbonelle e per i granuli d'incenso. I due barattoli sono legati con del filo metallico

ed agli occhielli e' stata applicata una catenella.

di Arnaldo Capezzuto

LE STORIE

I SUOI SEGRETI: INCENSO, SALE, TALISMANI E

SCONGIURI. PER I CASI PIÙ DISPERATI UNA SFILZA

DI FILASTROCCHE E VECCHI ADAGI POPOLARI

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napoletani insomma più che dal malocchio libero le persone dalla tristezza”. Restiamo a parlare a piazza dei Martiri. Sono trascorsi scarsi venti minuti e ci accorgiamo a mano a mano che siamo stati circondati da una folla di curiosi, qualcuno è in attesa che accada qualcosa. Per non deludere Ciro Formicola fa roteare la catenella del suo barattolo incensatoio e sbotta all'improvvisato pubblico una formula delle sue : 'Palle, meze palle, chiuove, cape e' razze, e cape e' pazze, alluntanate tutt’e disgrazie. Pappavalle, barbagianne, cuorve, taccule e curnacchie. Levatece ra cuoll tutte sti macchie!'. E' un'ovazione. “Lo iettatore buono è la mia qualifica - sottolinea – oltre al malocchio sciolgo l'invidia. Sono anni che svolgo questo lavoro perchè ho una predisposizione a capire i problemi, cerco di aiutare chi ha bisogno moralmente. Chi mi incontra, si avvicina con curiosità per fare quattro chiacchiere poi mi chiede aiuto. I risultati si ottengono solo se c'è collaborazione”. E aggiunge: “Molti commercianti ci tengono alla mia presenza almeno una volta l'anno nel loro negozio. Una

scaramanzia. Non lo so. Per quanto posso ci vado e “benedico” con l'incenso. Recito qualche filastrocca, saluto e vado via. Sembra assurdo, ma è così. La mia presenza è molto richiesta anche alle inaugurazioni delle nuove attività in un certo modo sostituisco quello che faceva il vecchio pazzariello”. Ciro Formicola bazzica nei vicoli del centro storico, un po' sul lungomare e nella zona a ridosso della Stazione centrale. Sono in molti a conoscerlo. Non passa certo inosservato

lo 'iettatore buono' con la giacca e il cappello zeppi di cornetti di buon augurio e tra le mani il barattolo fai-da-te dell'incenso. “L'ho autocostruito - spiega - mi accompagna da anni. Sui lati ho praticato dei fori per far passare l'aria mentre all'interno ho

montato un altro barattolo più piccolo che funziona da braciere per le carbonelle e per i granuli d'incenso. I due barattoli sono legati con del filo metallico ed agli occhielli ho messo la catenella. Uno strumento artigianale

essenziale per il mio lavoro. L'incenso è troppo importante serve a cacciare la sventura, il malocchio, la cattiva fortuna che perseguita la persona”. “Da solo però non funziona – chiarisce Ciro – il suo uso dev'essere accompagnato sempre dalle filastrocche dei riti propiziatori. Sono cose della tradizione - sostiene convinto - occorre crederci e basta. Mai mettere in dubbio o criticare le cose del passato. Sarebbe una grave peccato. Penso e dico: se queste cose si sono tramandate nei secoli e continuano ad esistere nonostante il tempo che passa significa che possiedono autentiche verità di fondo. Inutile pensarci. Bisogna accettarle e basta”. I minuti sono preziosi, la chiacchierata anche spiacevole e interessante si sta prolungando decisamente troppo. Ciro ha molti impegni e un'agenda molto fitta. Di fronte alle domande insistenti taglia corto e impartisce la sua benedizione : “Sciò, sciò, ciucciuvè, cavalicchia e cape d'aglio schiatta invidia e caccia a chi fa 'o maluocchio'”. Vista la crisi irreversibile dell'editoria speriamo che la “benedizione” di Ciro possa portare fortuna.☺

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“Più che dal malocchiolibero dalla tristezza.In giroc'è tanta paura difuturo”

Si sente un “pazzariello” napoletano.I negozianti

mi invitano ad inaugurare le nuove attivitàcommerciali.

E' una tradizione

scaramantica

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Le riflessioni della stanza rossaL'ultima lezione di Federico Caffè

Latouche, la decrescita contro la crisi

er un’abbondanza frugale–Malintesi e controversie sulla decrescita” di Serge Latouche editore Bollati

Boringhieri 2012. Fa parte della collana Temi il piccolo libro del francese Latouche, professore emerito di Scienze Economiche all’Università di Paris Sud. E' il maggior teorico della decrescita, in questo testo analizza tutte le possibili obiezioni a questa teoria e le affronta singolarmente per smontarle e per dimostrare che l’unica possibilità che abbiamo per vivere in un mondo più giusto è abbandonare l’idea dello sviluppo sfrenato. Il nord del mondo succhia le

P risorse mondiali, che, come si sa, sono limitate, a scapito del sud del mondo dove mancano anche i beni di prima necessità come il cibo e l’acqua. Uscire dalla spirale dell’ingigantimento delle disuguaglianze è possibile solo se si adotta un sistema di convivenza pacifica e di simpatia per l’altro in quanto persona. Invece di accumulare denaro e beni materiali dovremmo fare dono di ciò che abbiamo e aiutarci reciprocamente. E’ per questo che non troveremo le teorie della decrescita all’interno dei programmi dei partiti politici, finora tutti orientati verso uno sviluppo infinito.☺

l 15 aprile 1987 l'economista Federico Caffè scompare nel nulla. La sua casa di Roma rimane vuota.

Sul comodino, vicino al letto, lascia solo un paio di occhiali e i documenti. Il professor Caffè, forte sostenitore della tradizione keynesiana e difensore dello Stato sociale, è svanito senza lasciar traccia. Il suo pensiero però guida ancora importanti scuole economiche internazionali e le sue parole sono impresse nella memoria dei tanti eredi che oggi rivestono prestigiose cariche istituzionali. A venticinque anni esatti da quella maledetta data, Bruno Amoroso, un suo allievo e grande amico, fa rivivere attraverso le pagine del libro “Le riflessioni della stanza rossa” edito dalla casa Castelvecchi nella collana “Le Navi” l'intimità intellettuale e affettiva che lo legava a Caffè. Entrambi lontani da ogni tipo di conformismo accademico e sociale, schivi di ogni mondanità celebrativa e di ogni esibizione pubblica, hanno

I combattuto gli effetti ingiusti e devastanti delle logiche capitalistiche. Nato dalla rielaborazione delle lettere e dei loro colloqui nel corso di vent'anni - i loro incontri della "stanza rossa" - "Federico Caffè" è un documento inestimabile su come l'esperienza della vita si innerva nello sviluppo dei pensieri e nella capacità di trasmettere

ad altri, in modo semplice, il senso profondo delle proprie idee. Non è solo un omaggio al maestro, ma il diario di una memoria fatto di piccole attività quotidiane, gesti fissati per sempre in chi ha voluto svelarci aspetti e pensieri di un uomo riservato che, altrimenti, non avremmo mai conosciuto. Ma che fine ha fatto Federico Caffè? Un mistero oscuro Secondo alcuni si

è suicidato, secondo altri, invece, si è ritirato nella solitudine di un convento di clausura. Il Tribunale di Roma, con sentenza del 30 ottobre 1998, ha dichiarato la morte presunta del professore Federico Caffè.☺

a proprietà intellettuale, cioè il monopolio sui prodotti frutto delle innovazioni, ha alcuni effetti indesiderabili. Il principale è che il

monopolista riduce in modo inefficiente la quantità venduta per mantenere alto il prezzo. Malgrado i costi sociali siano enormi, generalmente si pensa che la proprietà intellettuale sia un prezzo da pagare per stimolare l'innovazione. Un libro di Michele Boldrin e Davide K. Levine edito da Laterza e dal titolo significativo “Abolire la proprietà intellettuale”, che mette in discussione proprio quelle che ci sembrano certezze acquisite. Nel recente film di Paolo Sorrentino, “This must be the place”, il protagonista, nel corso del suo viaggio in America, incontra Robert Plath, l’inventore del trolley, la valigia con rotelle e maniglia estraibile. UNA STORIA ESEMPLARE Robert Plath, che nel film interpreta se stesso, era un pilota delle Northwest Airlines quando, nel 1987, ebbe l’idea di mettere le ruote alle valigie. All'inizio si limitava a vendere le sue rollaboards ai colleghi piloti, ma quando i viaggiatori videro queste valigie molto più comode da trasportare di quelle tradizionali, un nuovo mercato nacque velocemente. Plath decise di lasciare i cieli per fondare Travelpro, un’impresa specializzata nella produzione del nuovo tipo di valigia. Non chiese nessun brevetto per la sua invenzione e Travelpro fronteggiò ben presto la concorrenza degli altri produttori di valigie che adattarono la loro offerta alle nuove richieste dei clienti. Travelpro è sparita sotto il peso della concorrenza degli imitatori? Plath è oggi costretto a fare la comparsa nei film di Sorrentino? No, Travelpro festeggia i suoi 25 anni di attività e Plath viene celebrato sui giornali. La storia del trolley ci mostra che gli inventori possono riuscire a ottenere grandi profitti dalle loro idee anche senza la protezione di brevetti e malgrado la possibilità di facile imitazione da parte di altre imprese.

Riflessione tratta per gentile concessione dal sito: (http://www.lavoce.info/articoli/-libri/pagina1002826.html)

LProprietà intellettuale:abolirla al più presto