LA DOMENICA - Pietro Mennea

3
LADOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GIUGNO 2012 NUMERO 379 CULT La copertina BARTEZZAGHI e HESSEL Film, libri: vincono i “nonni prodigio” ecco perché ci piace il pensiero anziano La recensione DARIA GALATERIA La madre di tutte le cospirazioni: c’è il Dumas prima dei “Moschettieri” All’interno L’intervista FABIO GAMBARO Philippe Forest “Racconto gli aerei nel grande secolo delle nuvole” Il teatro ANNA BANDETTINI Sangue, assassini e bambini fantasma “Macbeth” diventa il re dell’horror Il libro ALESSANDRO BARICCO Una certa idea di mondo: la donna che era già Lisbeth Salander Bert Stern, “Quelle tre notti con Marilyn” Spettacoli ANGELO AQUARO Venere 2012, cercando un’altra vita L’attualità ARNALDO D’AMICO e SIEGMUND GINZBERG ROMA P ietro Paolo corre sempre contro. Anche a sessant’anni. «Quello della Silicon Valley, quello che ha detto che bi- sogna essere affamati e folli, mi fa ridere. Noi non ave- vamo niente e volevamo tutto. Eravamo cinque figli, quattro maschi e una femmina. Mio padre Salvatore era sarto, mia madre Vincenzina lo aiutava, a me toccavano i lavori più umili: fa- re i piatti, pulire la cucina, lavare i vetri. Avevo tre anni quando mam- ma mi mandò a comprare un bottiglione di varechina che mi si aprì nel tragitto, porto ancora i segni sulle mani. Papà veniva da una fa- miglia di undici figli, due si erano fatte suore, non c’era da mangia- re a casa. Quando ho iniziato a correre i calzoncini me li cuciva lui. Oggi non mi entrano più, nemmeno al braccio, ma li tengo ancora. Le prime scarpe da gara le ho prese più grandi, dovevo ancora cre- scere, sarebbero durate. La tv non la tenevamo, si andava al circolo degli anziani, era su un baldacchino, pagavamo 50 lire per vederla. EMANUELA AUDISIO Ce l’avevo la rabbia dentro, eccome». E Steve Jobs è servito. Pietro Paolo Mennea da Barletta è così: regge i confronti. È l’ultimo recordman mondiale bianco dello sprint, l’ultimo oro azzurro olimpico della velocità, e attuale primatista europeo dei 200. Il suo 19”72 non ha i capelli bianchi: dura dal 1979, al nono posto tra le mi- gliori prestazioni di sempre. Da garzone di bottega Pietro si dimentica le consegne. «Papà al- la domenica mi mandava in bicicletta a portare i vestiti, anche al questore Buttiglione, io appoggiavo la bici e andavo a giocare a pal- lone, stavo in porta, ma i clienti protestavano e all’una tra i rimpro- veri ero intercettato. Correvamo in piazza o attorno alla cattedrale, mi feci la fama lì. A quattordici anni divenni collaudatore di mac- chine veloci. Chi comprava una Porsche o un’Alfa Romeo veniva a suonarmi a casa alle undici di sera. Dormivo nello stesso letto, che si tirava giù, con due fratelli, cercare di non svegliarli era dura. (segue nelle pagine successive) L’ultimo sprinter bianco da record compie sessant’anni e racconta cosa c’è dietro un oro olimpico PIETRO MENNEA “Così si vince” Repubblica Nazionale

Transcript of LA DOMENICA - Pietro Mennea

Page 1: LA DOMENICA - Pietro Mennea

LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 3GIUGNO 2012

NUMERO 379

CULT

La copertina

BARTEZZAGHI e HESSEL

Film, libri: vinconoi “nonni prodigio”ecco perché ci piaceil pensiero anziano

La recensione

DARIA GALATERIA

La madre di tuttele cospirazioni:c’è il Dumas primadei “Moschettieri”

All’interno

L’intervista

FABIO GAMBARO

Philippe Forest“Racconto gli aereinel grande secolodelle nuvole”

Il teatro

ANNA BANDETTINI

Sangue, assassinie bambini fantasma“Macbeth” diventail re dell’horror

Il libro

ALESSANDRO BARICCO

Una certaidea di mondo:la donna che era giàLisbeth Salander

Bert Stern, “Quelle tre notticon Marilyn”

Spettacoli

ANGELO AQUARO

Venere 2012,cercandoun’altra vita

L’attualità

ARNALDO D’AMICO

e SIEGMUND GINZBERG

ROMA

Pietro Paolo corre sempre contro. Anche a sessant’anni.«Quello della Silicon Valley, quello che ha detto che bi-sogna essere affamati e folli, mi fa ridere. Noi non ave-vamo niente e volevamo tutto. Eravamo cinque figli,

quattro maschi e una femmina. Mio padre Salvatore era sarto, miamadre Vincenzina lo aiutava, a me toccavano i lavori più umili: fa-re i piatti, pulire la cucina, lavare i vetri. Avevo tre anni quando mam-ma mi mandò a comprare un bottiglione di varechina che mi si aprìnel tragitto, porto ancora i segni sulle mani. Papà veniva da una fa-miglia di undici figli, due si erano fatte suore, non c’era da mangia-re a casa. Quando ho iniziato a correre i calzoncini me li cuciva lui.Oggi non mi entrano più, nemmeno al braccio, ma li tengo ancora.Le prime scarpe da gara le ho prese più grandi, dovevo ancora cre-scere, sarebbero durate. La tv non la tenevamo, si andava al circolodegli anziani, era su un baldacchino, pagavamo 50 lire per vederla.

EMANUELA AUDISIO

Ce l’avevo la rabbia dentro, eccome». E Steve Jobs è servito. Pietro Paolo Mennea da Barletta è così: regge i confronti. È l’ultimorecordman mondiale bianco dello sprint, l’ultimo oro azzurroolimpico della velocità, e attuale primatista europeo dei 200. Il suo19”72 non ha i capelli bianchi: dura dal 1979, al nono posto tra le mi-gliori prestazioni di sempre.

Da garzone di bottega Pietro si dimentica le consegne. «Papà al-la domenica mi mandava in bicicletta a portare i vestiti, anche alquestore Buttiglione, io appoggiavo la bici e andavo a giocare a pal-lone, stavo in porta, ma i clienti protestavano e all’una tra i rimpro-veri ero intercettato. Correvamo in piazza o attorno alla cattedrale,mi feci la fama lì. A quattordici anni divenni collaudatore di mac-chine veloci. Chi comprava una Porsche o un’Alfa Romeo veniva asuonarmi a casa alle undici di sera. Dormivo nello stesso letto, chesi tirava giù, con due fratelli, cercare di non svegliarli era dura.

(segue nelle pagine successive)

L’ultimo sprinter bianco da recordcompie sessant’anni e racconta

cosa c’è dietroun oro olimpico

PIETRO MENNEA

“Cosìsi vince”

Repubblica Nazionale

Page 2: LA DOMENICA - Pietro Mennea

(segue dalla copertina)

L’appuntamento era invia Pier delle Vigne o inviale Giannone, sui 50metri, un rettilineoleggermente in disce-sa. Il premio: 500 lire.

La macchina partiva a motore spentooppure io avevo diritto ad un vantaggiodi 50 metri. Con quei soldi ci compravoil panino per la scuola, ci pagavo il cine-ma e mi divertivo la domenica. Ma la po-lizia venne a sapere delle sfide e io scap-pai a casa».

Le prime gare provinciali con la ma-glia dell’Avis. «Le prima corse le ho fattecontro Pallamolla, mio compagno diclasse all’istituto tecnico. Era imbattibi-le, vinceva sempre lui, ma un giorno trale urla degli altri l’ho lasciato indietro.Ha cambiato nome, ora si chiama Pal-mi. Io a quei tempi prima di gareggiaremangiavo tre piatti di pasta al forno. Lamia crescita sportiva è stata lenta e co-stante, ma da ragazzo del sud nel ’72 so-no dovuto emigrare. Al centro federale

di Formia: 350 giorni di allenamento al-l’anno. Stavo lì pure a Natale e Pasqua.Da solo. Vent’anni ad acqua minerale, enemmeno gassata, il professor Vittorinon voleva. Il complimento più bellome lo hanno fatto i vecchi custodi, la fa-miglia Ottaviani, che ha dichiarato: cen’era solo uno che in tuta entrava alcampo di mattina e usciva di sera. Nel’71 ai campionati europei gareggiai perla prima volta contro Borzov, atleta dell’Urss, dio della velocità. Avevo 19 anni, loguardai negli occhi, e mi chiesi: ma iouno così quando lo batto? La stagioneseguente sui 100 gli restai incollato, per-si, ma al fotofinish, 10” entrambi. Con-tinuavo ad imparare. E a stare nellarealtà. Nel ’73 con i primi guadagni micomprai una Lancia Fulvia Montecarloda rally, ma non ci dormivo la notte perla paura di aver fatto il passo troppo lun-go. E la rivendetti».

Di Mennea si diceva: magro, storto,contorto. Ma duraturo: 5 Olimpiadi, dal’72 all’88. «A Monaco sui 200 arrivai ter-zo. Andai a festeggiare il bronzo in un ri-storante, tornai, mi misi a letto, avevouna singola. La nostra palazzina era da-vanti a quella di Israele, ma un po’ più in

California incontrai Muhammad Aliche per me è sempre Cassius Clay. Mipresentarono come l’uomo più velocedel mondo. Lui mi squadrò sorpreso:“Ma tu sei bianco”. Sì, ma sono nerodentro. Sono stato l’ultimo a vincereuna gara di velocità, a parte il greco Ken-teris, poi rivelatosi drogato. Cos’è siamodiventati tutti brocchi? No, ma non c’èpiù cultura sportiva, c’è il mito del suc-cesso, non quello di farsi strada nella vi-ta. Perché meravigliarsi delle scom-messe? Se non si studia, se non si hannointeressi, non c’è crescita della persona.Uno sportivo non deve essere Einstein,ma un minimo ci devi provare a darti de-gli strumenti e non solo a gonfiare il por-tafoglio».

A Mosca nell’80 l’oro dei 200 metri. Lasua faccia scavata, la rimonta quandotutto sembrava perduto, lo spasmo fi-nale. Un made in Italy che si affermavaanche nello sport. «Ma nei cento nonandai oltre la semifinale, dove mi quali-ficai precedendo di un centesimoCrawford che dalla rabbia buttò giù unaporta. Anche io ero giù e mi isolai. Ven-ne a trovarmi Borzov, ormai ex, non ave-vo tanta voglia di fare colazione con l’av-

EMANUELA AUDISIO

LA DOMENICA■ 26

DOMENICA 3 GIUGNO 2012

La copertinaPietro Mennea

VINCENZINA

Pietro Menneacon la mammanegli anni Settanta

6Medagliedi bronzo

15Medaglie

d’oro

3Medaglied’argento

COMPAGNI

Sul podio in una garagiovanile provincialeIl terzo è il compagnodi scuola Pallamollache Mennea volevaemulare nella corsa

FIOCCHI

Pietro Paoloalle elementari:cerchiato in rosso,è tra i pochisenza fiocco

spingere, stavo andando a trentasei chi-lometri all’ora con le mie gambe. Corsi iprimi cento in 10’’34 e i secondi in 9’’38.Arrivai con sei metri di vantaggio. Ilpubblico urlò, ma io non ero sicuro.Non c’erano tabelloni elettrici, allora.Mi girai. l’unico cronometro era allapartenza. Guardai le cifre, forse aveva-no sbagliato anno? Eravamo nel ’79 nonnel ’72, mi vennero tutti addosso, ci fuuna grande confusione, non riuscivopiù a respirare».

L’Italia scoprì un altro Coppi. Venivadal meridione, faticava come una be-stia, ma in pista era resistente. Quel19”72 aveva dentro scienza e dedizione.«Nessuno mi dava credito, quel prima-to sembrava destinato a cadere in fret-ta. È durato 17 anni. Dal ’79 al ’96. Al19”66 di Michael Johnson. Ci credo neinumeri: corsi sulla stessa pista doveTommie Smith nel ’68 aveva stabilito ilmondiale con 19’’83. Undici stagioniprima. E migliorai quel tempo di 11 cen-tesimi. Ero in forma, affrontavo tutti,battevo gli americani, che fisicamenteerano il doppio di me. A Viareggio sui200 Williams mi passò: avevo le sue gi-nocchia all’altezza del mio mento. In

alto. Quando mi svegliai il 5 settembremattina trovai dei tiratori sui tetti e unasituazione pazzesca, ma io quella nottenon avevo sentito niente. La polizia te-desca, senza divisa, sottovalutò gli allar-mi, era mal preparata e poco equipag-giata. E allo sport allora interessava solospostare i terroristi fuori dal villaggio,per poter continuare i Giochi: ammaz-zatevi, ma lasciateci continuare le gare.Ho scritto a Rogge, presidente del Cio,perché a Londra, a 40 anni dalla strage,si ricordino gli atleti morti con un minu-to di silenzio. Anche se il Cio ha già det-to che non intende farlo».

Messico e nuvole nel ’79. E record aCittà del Messico. Mennea aveva 27 an-ni, nei 200 metri era in corsia 4, la pistaera consumata. Alle Universiadi neigiorni precedenti era comparsa la scrit-ta Petro Menea, il suo nome storpiato,senza i e n, errata anche la nazionalità,francese. «Ero come un viaggiatore chestava per partire. Ogni corsa è un viag-gio. Mi chiedevo: ho preso tutto? Ero al-la ricerca di un tempo, troppe volte per-duto. Pensai fosse la volta buona. Remaiun po’ in curva, controllai la sbandataall’entrata del rettilineo, non smisi di

IL MEDAGLIERE

L’infanzia povera a Barletta, gli allenamenti durissimi a Formia,il record mondiale sui 200 metri a Città del Messico, l’oro olimpicoa Mosca. A sessant’anni la “freccia del sud”si guarda indietro:“Oggi c’è il mito del successo che ti gonfiail portafoglio. Io correvo soltanto per farmi strada nella vita”

“Per battere il tempo devi soffrire”

STAFFETTA

Anno 1969, la squadradella staffetta Avis:Mennea (in bassoa destra), De Fidio,Damato, Martucci

Peter RadfordWolverhampton28 maggio 1960

Livio BerrutiRoma3 settembre 1960 (2 volte)

Henry CarrTempe 23 marzo 1963Tempe 4 aprile 1964

Andy StanfieldFiladelfia 26 maggio 1951Los Angeles 28 giugno 1952

I RECORD

SFIDE

A quattordici anni, di notte, su uno stradonedi Barletta diventava “collaudatore” di autoveloci, Porsche o Alfa. Sui 50 metri le battevae si guadagnava 500 lire per pagarsi il cinemao il panino. Nella foto, una sua gara nel ’68

200 METRI

Repubblica Nazionale

Page 3: LA DOMENICA - Pietro Mennea

14”8Record mondiale manuale150 metri (Cassino, 1983)

19”72Record mondiale dei 200 metri

dal ’79 al ’96. Tuttora record europeo

10”01Record italiano 100 metri(1979, ancora imbattuto)

FATICA

Pietro Menneadurante le Olimpiadidi Mosca del 1980In copertina,l’atleta nel ’69con i calzoncinicuciti dal padre sarto

doping aveva vinto: come facevano adallenarsi tre volte meno di me e ad otte-nere risultati? Quando Vittori mostravanei convegni il programma di lavoro glichiedevano: scusi, chi ha fatto questecose è poi morto? A Formia ci costruiva-mo da soli gli attrezzi, anche in quellosiamo stati artigiani. E sono tornato asfidare i motori, come da ragazzo. Dal-l’auto siamo passati alla Vespa. Solo cheVittori a volte non riusciva a cambiare lemarce in fretta, allora vincevo io. Avreipotuto ribattere il mio record dopo Mo-sca, valevo 19”60, me lo confermò lui,cronometro alla mano, ma credeva chene sarei stato troppo appagato».

Il dottor Mennea ha cinque lauree:Isef, scienze motorie, giurisprudenza,scienze politiche, lettere. È avvocato,commercialista, revisore contabile,agente di calciatori, giornalista pubbli-cista, insegnante universitario, è statodeputato al parlamento europeo (’99-2004). Ha cercato altra adrenalina. È ap-pena uscita una sua biografia per Limi-na firmata con Daniele Menarini, Lacorsa non finisce mai, lui stesso sta scri-vendo un libro su Bolt. «Anche per mead un certo punto è stato difficile guar-

darsi allo specchio e decidere: chi vuoiessere? Forse potevo vivere di rendita,invece mi sono rimesso ai blocchi peraltre partenze. Non ci sarà più un recordcome il mio, non in Italia, e non perchénon possano nascere campioni. Ma og-gi c’è una società e una morale diversa,che rifiuta tutto quello che io ho rappre-sentato. Io allenavo la fatica con l’alle-namento».

La moglie Manuela Olivieri l’ha co-nosciuta ad una festa nel ’92. Lei non sa-peva chi fosse Mennea. E al primo ap-puntamento pensò che il campione sisarebbe presentato con un macchino-ne. «Arrivai con una Panda Young 750,bianca con i bordini azzurri. Quandocorriamo, è più in forma di me, e mi la-scia indietro. Ogni tanto c’è qualcunonel parco che mi chiede: e tu che fai?Vorrei avere abbastanza fiato per ri-spondere: ho già fatto. 5482 giorni di al-lenamento, 528 gare, un oro e due bron-zi olimpici, più il resto che è tanto. A 60anni non ho rimpianti Rifarei tutto, an-zi di più. E mi allenerei otto ore al gior-no. La fatica non è mai sprecata. Soffri,ma sogni».

■ 27

DOMENICA 3 GIUGNO 2012

IL LIBRO

Si intitola La corsa

non finisce mai

l’autobiografiadi PietroMenneascrittacon DanieleMenarini(Limina, 214 pagine, 16 euro)

ORO OLIMPICO

La vittoriaalle Olimpiadidi Mosca nel 1980sempre nei 200

A TERRA

Cade in pistasotto la pioggia:è il 1973

versario di una vita. Mi regalò l’orsettoMisha e non la fece lunga: ti ho vistospento, senza scintilla, guardati dentroe torna a mordere la pista. In finale miconfinarono in ottava corsia, non erocontento, non potevo controllare gli av-versari. All’uscita della curva ero penul-timo, Wells indemoniato era tre metriavanti. Penso: non avrò altre occasioni.Dodici anni di lavoro e di dolore perniente. Allora riparto, risento tutto,rientro in gara, recupero, vinco, alzo lebraccia e il ditino. Per quell’oro guada-gnai un premio da otto milioni di lire emi comprai sei poltrone Frau. Al ritornoil presidente Pertini mi abbracciò conmolto affetto. Tra noi c’era un buon rap-porto. Mi invitò a colazione al Quirina-le, anche il giorno prima del suo addio.Era triste, mi commosse. Gli domandaicosa avrebbe fatto. “Tornerò a casa”.Chiesi: sua moglie l’aspetta? “Lo spero”,rispose». Le fatiche di Mennea sono sta-te codificate. «Convegno in Germaniasulla velocità. Metà anni Ottanta. Parlodel mio training: 25 volte i 60 metri, 10volte i 150 metri. Gli altri tecnici sbigot-titi: ma se i nostri atleti al massimo fan-no 6 volte i 150. E lì che ho capito che il

© RIPRODUZIONE RISERVATA

RECORD

Alle Universiadi di Cittàdel Messico,il 12 settembre ’79Mennea stabilisce il nuovo recorddel mondo sui 200 metri:19 secondi e 72 centesimi

Michael JohnsonAtlanta 23 giugno 1996Atlanta 1 agosto 1996

Usain BoltPechino 20 agosto 2008Berlino 20 agosto 2009

Tommie SmithSacramento 11 giugno 1966Città del Messico 16 ottobre 1968

Pietro MenneaCittà del Messico12 settembre 1979

Repubblica Nazionale