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LADOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 OTTOBRE 2012 NUMERO 398 CULT La copertina BARTEZZAGHI E DOWD La tecno-età della distrazione inseguiamo tutto senza concentrarci La recensione GIANCARLO DE CATALDO Boris Vian, proverbi e delitti imperfetti l’Africa in noir All’interno L’intervista LEONETTA BENTIVOGLIO Albert Espinosa “Le mie storie semplici aiutano a far leggere” Il festival ANGELO FOLETTO Biennale Musica i suoni del futuro vengono ancora dal Novecento Il libro ALESSANDRO BARICCO Unacertaidea dimondo: “L’importanza dellabellezzafragile” Quando l’Italia si inventava le colonne sonore Spettacoli MARIA PIA FUSCO e EMILIANO MORREALE Scandali e bugie, il triste compleanno di “Zietta Bbc” L’attualità ENRICO FRANCESCHINI e JOHN LLOYD NEW YORK L a forza di Mitt Romney non si può capire senza guarda- re da vicino questi quattro intellettuali di punta. Sono quattro figure chiave nella penetrazione del credo libe- rista fino ai gangli più profondi della società americana. L’agilità di Romney consiste nell’usarli quando gli servono, e smar- carsene quando decide di “giocare al centro”. Il primo personaggio è un monaco guerriero di 56 anni, Grover Norquist, così descritto per il suo stile di vita austero e frugale “alla Ralph Nader”; e sposato con una palestinese musulmana. Fondatore dell’associazione Ameri- cans for Tax Reform, è il padre del “Giuramento di protezione del contribuente”. Tutti i repubblicani devono sottoscrivere quell’im- pegno solenne se vogliono avere una chance di vincere un’elezione: a sindaco, deputato, o presidente degli Stati Uniti. Romney non fa ec- cezione (l’unico dei candidati alle primarie che osò dissociarsi, Jon Huntsman, fu eliminato subito). Norquist incarna la filiazione diret- ta della destra del 2012 dalla “rivolta fiscale” che partì dalla Califor- nia nel 1978, con la vittoria al referendum della Proposition 13. (segue nelle pagine successive) FEDERICO RAMPINI WASHINGTON S ono il pensiero dietro l’azione, il potere che sussurra al- l’orecchio del re, dietro il trono. All’ombra di ogni presi- dente americano, o candidato presidente, si muovono i Richelieu, i Mazzarino, i Machiavelli, i “consigliori”, co- loro che creano il prodotto politico che sarà venduto al pubblico. Be- nevolmente, possono essere chiamati il brain trust, come il New York Times definì nel 1932 il concentrato di professori che consigliavano Franklyn D. Roosevelt. O essere ribattezzati, polemicamente, «La Gestapo di Nixon», definizione cucita addosso ai due tedeschi, Harry Haldeman e John Ehrlichman, che condussero, con i loro consigli sbagliati il Presidente alle dimissioni per il caso Watergate. E loro due in carcere. Ma se i loro nomi sono raramente noti al pubblico, la ri- servatezza non va letta come connotato sinistro. Pochissimi sapeva- no, all’epoca, che l’ideatore del “New Deal”, nel nome e nei fatti, il programma di interventi pubblici per scuotere l’America dalla Gran- de Depressione, non fu neppure un economista, ma un professore di diritto costituzionale della Columbia University, Raymond Moley. (segue nelle pagine successive) VITTORIO ZUCCONI Tutti gli uomini del Candidato Servono soldi, servono appoggi, servono voti Ma soprattutto servono idee Ecco chi sono i “nuovi neocon” che puntano su Mitt Romney alla Casa Bianca FOTO REDUX PICTURES/CONTRASTO Repubblica Nazionale

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LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 14OTTOBRE 2012

NUMERO 398

CULT

La copertina

BARTEZZAGHI E DOWD

La tecno-etàdella distrazioneinseguiamo tuttosenza concentrarci

La recensione

GIANCARLO DE CATALDO

Boris Vian,proverbie delitti imperfettil’Africa in noir

All’interno

L’intervista

LEONETTA BENTIVOGLIO

Albert Espinosa“Le mie storiesemplici aiutanoa far leggere”

Il festival

ANGELO FOLETTO

Biennale Musicai suoni del futurovengono ancoradal Novecento

Il libro

ALESSANDRO BARICCO

Una certa ideadi mondo:“L’importanzadella bellezza fragile”

Quando l’Italiasi inventavale colonne sonore

Spettacoli

MARIA PIA FUSCO

e EMILIANO MORREALE

Scandali e bugie,il triste compleannodi “Zietta Bbc”

L’attualità

ENRICO FRANCESCHINI

e JOHN LLOYD

NEW YORK

La forza di Mitt Romney non si può capire senza guarda-re da vicino questi quattro intellettuali di punta. Sonoquattro figure chiave nella penetrazione del credo libe-rista fino ai gangli più profondi della società americana.

L’agilità di Romney consiste nell’usarli quando gli servono, e smar-carsene quando decide di “giocare al centro”. Il primo personaggioè un monaco guerriero di 56 anni, Grover Norquist, così descritto peril suo stile di vita austero e frugale “alla Ralph Nader”; e sposato conuna palestinese musulmana. Fondatore dell’associazione Ameri-cans for Tax Reform, è il padre del “Giuramento di protezione delcontribuente”. Tutti i repubblicani devono sottoscrivere quell’im-pegno solenne se vogliono avere una chance di vincere un’elezione:a sindaco, deputato, o presidente degli Stati Uniti. Romney non fa ec-cezione (l’unico dei candidati alle primarie che osò dissociarsi, JonHuntsman, fu eliminato subito). Norquist incarna la filiazione diret-ta della destra del 2012 dalla “rivolta fiscale” che partì dalla Califor-nia nel 1978, con la vittoria al referendum della Proposition 13.

(segue nelle pagine successive)

FEDERICO RAMPINI

WASHINGTON

Sono il pensiero dietro l’azione, il potere che sussurra al-l’orecchio del re, dietro il trono. All’ombra di ogni presi-dente americano, o candidato presidente, si muovono iRichelieu, i Mazzarino, i Machiavelli, i “consigliori”, co-

loro che creano il prodotto politico che sarà venduto al pubblico. Be-nevolmente, possono essere chiamati il brain trust, come il New YorkTimes definì nel 1932 il concentrato di professori che consigliavanoFranklyn D. Roosevelt. O essere ribattezzati, polemicamente, «LaGestapo di Nixon», definizione cucita addosso ai due tedeschi, HarryHaldeman e John Ehrlichman, che condussero, con i loro consiglisbagliati il Presidente alle dimissioni per il caso Watergate. E loro duein carcere. Ma se i loro nomi sono raramente noti al pubblico, la ri-servatezza non va letta come connotato sinistro. Pochissimi sapeva-no, all’epoca, che l’ideatore del “New Deal”, nel nome e nei fatti, ilprogramma di interventi pubblici per scuotere l’America dalla Gran-de Depressione, non fu neppure un economista, ma un professoredi diritto costituzionale della Columbia University, Raymond Moley.

(segue nelle pagine successive)

VITTORIO ZUCCONI

Tuttigli uomini

delCandidato

Servono soldi,servono appoggi,servono votiMa soprattuttoservono ideeEcco chi sono

i “nuovi neocon”che puntanosu Mitt Romneyalla Casa Bianca

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Repubblica Nazionale

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Lobby, giornali, fondazioni, gruppi finanziari, associazioni religiose

A meno di un mese dalle elezioni che potrebbero trasformare l’America

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zo personaggio, Robert Rector, è il “negazionista della povertà”. Lesue tesi sono il contesto subliminale che spiega la celebre gaffe di MittRomney sul «47 per cento di americani che si sentono vittime, pre-tendono assistenza dallo Stato». Ricercatore e blogger alla HeritageFoundation, uno dei più importanti think tank della destra, Rector halanciato sul mercato politico un’apologia aggiornata dell’attacco alwelfare: i poveri non esistono, cercare di combattere la miseria inAmerica è «un’idiozia». Il quarto uomo è l’avvocato Jim Bopp Jr., il cuistudio legale è nascosto nella più profonda provincia americana, aTerre Haute nell’Indiana. Bopp si formò come giovanissimo mili-tante della nuova destra all’epoca di Barry Goldwater (l’ispiratore diReagan), poi divenne un legale di punta nelle battaglie antiabortiste.Il suo trofeo più importante è un altro: è lui lo stratega dietro la vitto-ria delle grandi lobby economiche davanti alla Corte suprema, san-cita nella sentenza “Citizens United vs. Federal Election Commis-sion”, che dal gennaio 2010 ha consentito un afflusso illimitato di de-naro privato nelle campagne elettorali.

La destra americana ha studiato bene Antonio Gramsci. Crede nel-l’intellettuale organico. Investe generosamente nell’istruzione e nel-la cultura: purché sia la sua. La rete dei pensatoi conservatori ha unavastità di mezzi e una ramificazione senza eguali al mondo. I centripiù ricchi e influenti sono The Heritage Foundation, l’American En-terprise Institute, il Cato Institute. Attorno a loro gravita una galassiadi associazioni, enti non profit, che fungono da cinghia di trasmis-sione, copertura delle correnti di partito più radicali: Citizens again-st Government Waste, Mercatus Center, The Manhattan Institute, ilricchissimo FreedomWorks finanziato dai fratelli Koch che sono i ve-ri “padroni” del Tea Party (oltre che della seconda maggiore industriapetrolchimica del paese, non quotata in Borsa e quindi sottratta a

LA DOMENICA■ 30

DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

Il Candidato

Sono glieredi dei Neoconche sostennero George W. Bush

La copertina

LO STAFF

ogni dovere di trasparenza). Il Media Research Center ha per missio-ne quella di esibire e denunciare «il pregiudizio di sinistra dominan-te nei mass media». Da una costola della Heritage Foundation è natasette anni fa Townhall.com, cabina di regìa degli investimenti neinuovi mezzi d’informazione dell’era digitale. Da questo universoRomney trae linfa vitale, senza diventarne ostaggio. Lo ha dimostra-to sterzando al centro nel duello tv con Obama il 3 ottobre. Lo con-ferma il “rimpasto” della sua squadra di politica estera. È furioso JohnBolton, l’ex ambasciatore all’Onu di George Bush, che era rimastol’ultimo anello di collegamento con la tradizione dei neocon (DickCheney, Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz). Bolton è stato emargi-nato, al suo posto Romney si è preso un moderato come Robert Zoel-lick che fu alla guida della Banca Mondiale. Alla convention repub-blicana Romney ha rilanciato in grande Condoleezza Rice, che dallasua Hoover Foundation (università di Stanford) alleva una nidiata diesperti di geostrategia, molte donne, moderne e internazionaliste. Lafiglia di Cheney, Liz, e Kerry Healey, completano la squadra di politi-ca estera. Restano i rapporti con Wall Street, che Romney gestisce at-traverso il suo uomo della Goldman Sachs, Jim Donovan; e la proie-zione verso Main Street (l’economia reale, l’industria) dove un por-tavoce è l’ex numero uno di General Electric, Jack Welch. Ma il mon-do economico di Romney ha un’altra dimensione, interna alla chie-sa mormone. Dalla famiglia Marriott proprietaria dell’omonima ca-tena alberghiera, al fondatore e capo della compagnia aerea JetBlue,David Neeleman. Per finire con “l’intellighenzia della BusinessSchool mormone” uscita da Harvard (Kim Clark) e da Stanford(Henry Eyring), che oggi gestisce la sua università privata, la BrighamYoung University nell’Idaho.

FEDERICO RAMPINI

I quattro cavalieridell’armata Romney

LE STAR CLINT EASTWOOD

Ha annunciatoil suo sostegno

a Romney durantela conventionrepubblicana

a Tampa

TAGG ROMNEY

Classe 1970,il primogenito di Mitt

si è messo in luceconsigliando

la “svolta al centro”

(segue dalla copertina)

Fu l’atto di nascita del moderno movimento conservato-re, anti-tasse e anti-Stato, nella roccaforte di Ronald Rea-gan. L’albero genealogico conta: il vice di Romney, PaulRyan, è un allievo di Jack Kemp, lo stratega delle politicheneoliberiste di Reagan. Il secondo personaggio ha anchelui radici in California, lo Stato dove la sinistra vince le ele-

zioni ma la destra costruisce gli arsenali delle sue guerre ideologiche.Nel Claremont McKenna College, a ottanta chilometri da Los Ange-les, ha il suo centro di potere Charles Kesler. Il suo libro su Barack Oba-ma e la crisi del movimento progressista è la nuova Bibbia dei repub-blicani. In quel saggio Kesler illustra la «minaccia statalista e sociali-sta» che incombe sull’America da quando Obama è alla Casa Bianca.Kesler dirige la Claremont Review of Books, rivista di élite dell’intelli-ghenzia che ha formulato idee e programmi per il movimento popu-lista del Tea Party. La Claremont Review fa parte di un gruppo di rivi-ste che raccolgono la punta “alta” del pensiero conservatore: le altresono The American Interestdi Francis Fukuyama, la National Review,The National Intereste il Weekly Standarddi Bill Kristol. Da questi ce-nacoli di prestigio le idee si irradiano verso le masse grazie agli orga-ni di più vasta diffusione, molti dei quali appartengono a Rupert Mur-doch: la Fox News, il Wall Street Journal, il New York Post, le oltre sei-cento radio locali che diffondono il talkshow di Rush Limbaugh. Il ter-

PAUL RYAN

42 anni, ultraconservatore,è il candidato scelto

da Mitt Romney comesuo vice. È membro

della Cameranello Stato

del Wisconsin

STUART STEVENS

58 anni,è il manager

della campagnaelettorale

ERIC FEHRNSTROM

50 anni, bracciodestro di RomneyÈ il responsabiledella campagna

per i mediaBETH MYERS

55 anniHa iniziato

come volontarianella campagna

del 2002

PETER FLAHERTY

46 anni, cattolicoirlandese

è il collegamentoprincipale

con i conservatorisociali

ED GILLESPIE

51 anni,ex consigliere

di George W. Bushè stato nominato

consulentesenior

KEVIN MADDEN

40 anni, consulentee portavocedi Romney,si occupa

delle relazionipubbliche

MIKE LEAVITT

61 anni, mormone,un passato conGeorge W. Bushpotrebbe essere

l’uomo chiavein un futuro

governoRomney

ROBERT ZOELLICK

59 anni,ex BancaMondiale,

è il consiglierepersonalein materia

di sicurezzanazionale

R. GLENN

HUBBARD

54 anni, uomodi fiducia di Bushora è consigliere

di politicaeconomica

SPENCER ZWICK

32 anni,mormone,

è il responsabiledella raccolta

dei fondielettorali

KARL ROVE

61 anni,artefice della vittoriadi George W. Bush,

è stato reclutatoda Romney per

ripetere l’impresa

Repubblica Nazionale

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Ma soprattutto un nuovo network di think tank neoliberisti

Ma sono più radicali contro governo federale, tasse e welfare

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(segue dalla copertina)

Ecolui che partorì l’idea, generosa quanto effimera, dellaSocietà delle Nazioni dopo la Grande guerra, non fu ilPresidente Wilson, ma un suo oscuro aiutante di cam-po, il colonnello Edmund House. Di loro, di questi “sus-surratori dietro il trono” conosciamo i nomi soltanto aposteriori. Brent Scowcroft, consigliere per la Sicurezza

nazionale di George Bush il Vecchio, divenne famoso soltanto nel1990, quando fu lui, con l’aiuto del pupillo e collega generale ColinPowell, a organizzare la legittima coalizione che sloggiò SaddamHussein dal Kuwait occupato, ma bloccò ogni ipotesi di occuparel’intero Iraq.

Furono necessari anni perché uno sconosciuto professore di ori-gine tedesca, specialista in storia europea del primo Ottocento, ac-quistasse notorietà e glamour da supermodel, ma tutta la strategia in-ternazionale dell’America negli anni Settanta, dal Medio Oriente al-l’Asia, dall’Europa all’America Latina, eliminazione di Salvador Al-lende inclusa, era figlia sua. Fu l’ultimo consigliere che Nixon — cri-stiano Quacchero — volle abbracciare, piangendogli sulla spalla echiedendo — a lui ebreo — di inginocchiarsi e pregare insieme, la not-te prima delle dimissioni. Il suo nome era Henry Kissinger, “Super K”.

Possono avere idee luminose o disastrose, ma sono loro a elabora-re quelle “dottrine” che poi prenderanno le gambe della politica e delpotere. Dietro al luccichio della corte kennedyana, “Camelot”, c’era-no le parole incantevoli di Ted Sorensen, l’inventore delle frasi cele-bri («Non chiedetevi che cosa l’America possa fare per voi...»), il per-

corso storico e politico disegnato da ArthurSchlesinger, la padronanza del mondo giorna-listico di Pierre Salinger, la cultura economica di John Kenneth Gal-braith. E soprattutto l’intuito del più ascoltato fra i consiglieri di JFK,il fratello Bobby, sistemato al ministero della Giustizia. Una genera-zione di whiz kids, di genietti giovanissimi, troppo intelligenti per ca-pire che gli acquitrini del Vietnam sarebbero state sabbie mobili.

Non devono essere necessariamente americani, questi emuli diPère Joseph, il frate cappuccino francese che manipolava il cardina-le Richelieu che manipolava Luigi XIII e per il quale fu coniata l’e-spressione éminence grise, dal colore grigio-beige del saio. QuandoGeorge W Bush fu eletto presidente, il padre, che ne conosceva la pro-digiosa ignoranza di mondo, lo affidò all’ambasciatore saudita, prin-cipe Bandar bin Sultan della Casa Saud, perché gli facesse da tutore.Tanto stretto fu il rapporto del principe con l’erede al trono america-no che l’ambasciatore fu soprannominato «Bandar Bush». Soltantoil vice presidente Dick Cheney, con la sua banda di neocon ripresi ingruppo dal serbatoio di cervelli ultraconservatori dell’American En-terprise Institute per «ricreare il secolo americano», aveva più poteresul presidente.

Ma anche il vice Cheney aveva la propria eminenza grigia, e gran-de diffusore di falsi segreti sulle armi irachene bevute dai media, IrveLewis “Scooter” Libby. Anche lui, come la «Gestapo nixoniana» fini-to in carcere. Ancora a piede liberissimo, e remuneratissimo, è KarlRove, la più grigia delle eminenze, che aveva “inventato” George Bu-sh il giovane e lo aveva fatto vincere fra l’incredulità generale, di-struggendo il primo avversario, il senatore McCain con calunnie sof-fiate ai media. Rove, che il giovane allievo Bush chiamava affettuosa-mente «turd blossom», fior di stronzo, è uno dei principali manovra-

tori della campagna elettorale di Mitt Romney e potrebbe dunquesbocciare ancora. Talmente intricato e profondo è il sistema dellematrioske, del potere invisibile che a volte neppure i ministri e i con-siglieri ufficiali del presidente arrivano fino all’ultima bambolina. Fuil caso del misterioso “Signor Charlie” di Bill Clinton, noto soltanto alservizio segreto votato al silenzio. Eppure abitava proprio di fronte al-la Casa Bianca, in una suite dell’hotel Hay Adams, pagata con fondiriservati. Il presidente lo consultava più volte al giorno, per sapere co-me salvarsi dal cappio del Monicagate e dall’assedio politico-giudi-ziario dell’impeachment.

Charlie gli suggerì la strategia della “triangolazione”, di parlare a si-nistra per governare a destra o, se necessario, parlare a destra per go-vernare a sinistra. Aiutato da un’economia in pieno boom, Clintonscampò alla forca della destituzione. Il segreto su Charlie crollò quan-do il consigliori segreto si fece notare seminudo in accappatoio sulbalcone dell’hotel davanti alla Casa Bianca, sorseggiando champa-gne accanto a una escort, anche lei in accappatoio aperto. Si scoprìche si chiamava Dick Morris, e aveva lavorato a lungo per il più con-servatore fra i pezzi grossi del partito avversario, il repubblicano. Og-gi Morris è rimasto con un solo cliente, la rete televisiva di Murdoch,la Fox News, per la quale spara commenti feroci contro Obama e nonè preso più molto sul serio. Père Joseph gli potrebbe spiegare che nonsi può fare l’eminenza grigia in accappatoio bianco.

VITTORIO ZUCCONI

GROVER NORQUIST

È il padredel giuramentodi protezione

del contribuenteche ogni

repubblicano deve fare qualora

si candidi

LE LOBBY

LINDSAY LOHAN

Dopo aver sostenutoObama nelle scorse

elezioni l’attriceha dichiarato

di aver cambiatoidea

JENNA JAMESON

La pornostarpiù ricca e famosa

del mondo si è dettaentusiasta

del candidatorepubblicano

ARNOLD

SCHWARZENEGGER

L’attoreex governatoredella California

fa il tifoper Romney

I THINK TANK

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DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

CLAREMONT

REVIEW OF BOOKS

Diretta da CharlesKesler. Il suo Barack

Obama e la crisidel movimentoprogressista

è la nuova Bibbiarepubblicana

ASSOCIAZIONI

Sono la coperturaper le correnti più radicali

del partito: Citizens AgainstGovernment

Waste, Mercatus Center,Manhattan Institutee il Freedom Works

dei fratelli Koch

DONNE

Romney si affidaper la politica esteraa Condoleeza Rice

che alla HooverFoundation addestra

molte donnein geopolitica e strategia

Tra queste, la figliadi Dick Cheney,

Liz

RIVISTE

Le maggiorisono The AmericanInterest di Francis

Fukuyama, NationalReview, The National

Interest e WeeklyStandard

di BillKristol

ROBERT RECTOR

Ricercatoredella Heritage FoundationLe sue teorie sono la causa

della famosa gaffedi Romney sui “poveri

che si sentonovittime”

JIM BOPP JR

Avvocato di battaglieantiabortiste è soprattutto

noto per aver vintoquella sul finanziamentoillimitato nelle campagne

elettorali

MORMONI

La chiesa di Romney mette a disposizione,

oltre alla sua rete,finanziamenti di famiglie

importanti comei Marriott e l’appoggio della Brigham Young

University

ISTITUTI

I centri di pensieropiù ricchi e influenti

sono la HeritageFoundation, l’American

Enterprise Institute, il Cato

Institute PETROLIO

La Koch Industriesha investito400 milioni

per la campagnadi sostegnoa Romney

SUPERPAC

Tra i comitatiindipendenti il soloRestore Our Future

ha raccolto 90 milioniper il candidatorepubblicano

ecco le forze in campo schierate per sconfiggere Obama

L’uomo che sussurraal Presidente

WALL STREET

La Goldman Sachs,dove Romney conta

su Jim Donovan, ha versato1,8 milioni di dollari

per la campagna elettoraleJP Morgan Chase, Citigroup,

Bank of Americae Morgan Stanley insieme

hanno raccolto1,5 milioni

Repubblica Nazionale

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LONDRA

C’era un orco in casadella “zietta”. Cosìgli inglesi chiamanola Bbc, come un pa-

rente stretto: un’amica di famiglia, unavecchia zia da romanzo di Agatha Chri-stie, arzilla, educata, spiritosa, eccentri-ca, dotata del necessario “understate-ment” (minimizzare) ma di straordina-ria onestà, vivacità e intelligenza. Non èdifficile da comprendere, il rapporto trail popolo britannico e la sua radiotelevi-sione pubblica: in fondo anche noi ita-liani chiamavano la nostra “MammaRai”, ai bei tempi. Pensate dunque qua-le sorpresa nello scoprire che in casa diquesta venerata vecchietta si nascon-deva un mostro: uno stupratore, un pe-dofilo, un molestatore di fanciulle. Il suonome era Jimmy Savile e in Inghilterra loconoscevano tutti: per decenni ha pre-sentato Top of the Pops, la hit parade te-levisiva della canzone. Un personaggio

colorito, lunghi capelli biondi, sigarosempre in bocca, abiti sgargianti, giravasu una Rolls Royce decapottabile.

Due settimane fa l’inchiesta di unativù (privata) rivale fa venire a galla le ac-cuse di un pugno di donne: raccontanoche, da giovani, Savile le aveva costrettea fare sesso. Dove? Dovunque capitasse.Nei camerini del suo programma. Neicorridoi della Bbc. Sui sedili della Rolls.Scotland Yard apre un’inchiesta. Il pri-mo ministro David Cameron auspicache la Bbc conduca a sua volta un’inda-gine interna. Ma la “zietta”, da principio,recalcitra. Sembra ansiosa di chiudere ilcaso e voltare pagina. E non è difficile ca-pire perché. Non è solo questione d’im-barazzo per lo scandalo. Il momentonon potrebbe essere peggiore. Un mo-mento storico per l’azienda: in questomese di ottobre compie novant’anni divita. Celebra il compleanno inauguran-do un quartier generale completamen-te rinnovato, la Broadcasting House diRegent Street, trasformato in gigante-sco open space sotto vetro: dalla strada,si può vedere quello che c’è all’interno.

Come se la “zietta” non avesse segreti oalmeno nulla da nascondere.

Ma è anche un momento delicato perun network pubblico in tempi di crisieconomica, finanziato dai contribuenti(attraverso il canone — ma senza pub-blicità, diversamente dalla Rai): il consi-glio di amministrazione ha stabilito cheoccorre tagliare le spese (un budget di 3miliardi e mezzo di sterline l’anno) di unquinto, proprio mentre il presidentedella Bbc, lord Chris Patten, esorta a mi-gliorare la qualità delle trasmissioni «al-meno del 20 per cento». Fare di più conmeno soldi? «Impossibile», secondol’ex-direttore generale Mark Thom-pson, che dopo otto anni alla guidadella Bbc se ne è andato (attraver-sando l’Atlantico, per diventareamministratore delegato delNew York Times) per scaden-za del mandato ma anche pertimore che le restrizioni eco-nomiche danneggino la qua-lità della vecchia “zia”.

Al suo posto è appena arri-vato George Entwistle, e an-

LA DOMENICA■ 32

DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

Era la radio dell’Impero, aiutò il Regno Unito a resistere ai nazisti, i suoi programmi, anche televisivi, divennero un modello. Ora uno scandalo sessuale ne danneggial’immagine proprio mentre la British BroadcastingCorporation festeggia i novant’anni. Viaggio nel quartiere generale della “Zietta”

L’attualità

ANNI ‘50 ANNI ‘60

ANNI ‘80

Servizio pubblico

ENRICO FRANCESCHINI

È sempre

la BBC?

ANNI ‘90

ANNI ‘20

LA NASCITA

È il 18 ottobre 1922, ma inizia

a trasmettere il 14 novembre

IL PRIMO DIRETTORE

È John Reith, il suo mantra è:

informare, educare, intrattenere

LA NUOVA SEDE

Nel 1932 dagli studi di Savoy

Hill si sposta a Portland Place

ELISABETTA II

Il 2 giugno 1953 viene trasmessa

l’incoronazione di Elisabetta II

ESPERIMENTI

Nel 1955 partono i primi test

per le trasmissioni a colori

IL SECONDO CANALE

Viene inaugurato nel 1964

il secondo canale: Bbc Two

IL MATRIMONIO DEL SECOLO

Il matrimonio di Carlo e Diana

nell’81è trasmesso in 74 paesi

LA GUERRA DELLE FALKLANDS

Indimenticabili i reportage

di Brian Hanrahan nel 1982

L’ERA DIGITALE

All’inizio del decennio

la Bbc entra nell’era digitale

ANNI ‘30

che lui pare uscito da un romanzo, di Wo-dehouse o di Waugh: pallido, occhialini,camicia a righe, accento da buone scuoleprivate, cortese, forbito, discorso inter-vallato da occasionali «caspiterina». Matutt’altro che un debole, altrimenti nonsarebbe dov’è. «Da ragazzo andavo a let-to ascoltando la Bbc», racconta. «A

Repubblica Nazionale

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ANNI ‘40

tutt’oggi credo di non alzarmi mai almattino, tranne in vacanza, senzaascoltare il Today Show. Questa aziendaè stata tutta la mia vita. È un grande pri-vilegio guidarla». E i tagli? «Una tivùpubblica non può andare in bancarottaper contendere le stelle dello spettacoloo la Premier League di calcio a reti priva-te che pagano sempre di più. Allevere-mo talenti giovani, che costano meno eli valorizzeremo. E punteremo su altrisport». E le esortazioni a fare meglio?«Sono giuste, solo così possiamo guada-gnarci il finanziamento pubblico e il ri-spetto della gente. Dobbiamo distin-guerci per la qualità e la creatività deiprogrammi, come abbiamo dimostratoalle Olimpiadi. Soltanto la Bbc può faretrasmissioni su quella scala e unire lanazione intera davanti al televisore».

Sennonché la nazione intera si ritro-va ora a discutere lo scandalo del pre-sentatore pedofilo. Ogni giorno vienefuori di peggio. Molestava le orfanelle ele bambine disabili, facendo il giro di or-fanotrofi e ospedali, in apparenza perelargire nobili carezze, in realtà per sfo-

gare le sue perversioni. I tabloid parlanodi trenta donne abusate sessualmente epiù di cento casi sotto inchiesta. Alcunedelle vittime erano minorenni, qualcu-na aveva solo tredici anni. E anche qual-che ragazzino, pare, era finito tra le ma-ni di Savile. Ben presto, il neo-direttoregenerale capisce di non avere scelta. Or-dina un’indagine interna, affidata a uninquisitore esterno di alto prestigio, pergarantirne l’imparzialità. Si tratta discoprire se, oltre a quelli di cui è accusa-to Savile, c’era una pratica diffusa di mo-lestie sessuali negli studi della radiotele-visione di stato più politicamente cor-retta del mondo.

Sotto inchiesta, in effetti, non ci fini-sce tanto il presentatore, morto due an-ni fa, dopo essere stato fatto baronettodalla regina (forse sua Maestà gli revo-cherà il titolo e la sua famiglia ha già fat-to abbattere la lapide sulla sua tomba).Ci finisce la Bbc tutta intera. Come è pos-sibile che nessuno sapesse cosa stavaaccadendo? Se qualcuno sapeva, per-ché ha coperto lo scandalo? Il mese scor-so è andato in onda un programma ce-

lebrativo su Savile, eppure il nuovo di-rettore Entwistle era al corrente delle in-dagini della polizia: perché lo ha per-messo? «Con il senno di poi, avremmofatto meglio a non trasmetterlo», am-mette il presidente Patten. Che nella sualunga carriera è stato anche l’ultimo go-vernatore britannico di Hong Kong: havisto crollare il British Empire e ora temedi vedere crollare un altro “impero” bri-tannico, più piccolo ma non meno or-goglioso. Gli inglesi potranno ancoraguardare la Bbc come un’amabile vec-chia zia, oppure ci vedranno riflessi imostri che si annidano nei suoi armadi?«Forse siamo peggiori di come ci imma-giniamo», osserva il sociologo AnthonyGiddens, «da tre anni le nostre più glo-riose istituzioni cadono nella polvereuna dopo l’altra, prima i rimborsi spesetruccati al Parlamento di Westminster,poi le truffe dei banchieri nella City,quindi le intercettazioni illecite dei gior-nali, adesso tocca alla Bbc». Un orco incasa della “zietta”: che brutto modo dicelebrarne i novant’anni.

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DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

ANNI ‘70

ANNI ‘2000

La British Broadcasting Corporation è penetrata a fondo nell’anima dei britannici grazie auna serie di influenze e di forze potenti. La Bbc è stata la prima emittente radiofonica na-zionale: ha iniziato le sue trasmissioni nel 1922, per cinque anni è stata una società priva-

ta, e nel 1927 è diventata un’azienda pubblica. Il motto che adottò fu «Nation shall speak peaceunto nation»(«la nazione parlerà di pace alla nazione») e sotto il suo primo direttore, John Reith,si diede una missione che si poteva definire come l’impegno ad assicurare istruzione, informa-zione e intrattenimento.

Non era “popolare” nel senso di cultura popolare. Al contrario, per le trasmissioni via etere,Reith puntava di più sulla cultura alta, sulle opere letterarie, sugli argomenti importanti e sullamusica. Ma era fruibile da tutti e, una volta acquistato l’apparecchio radio, era anche economi-ca. Da questo punto di vista, la Bbc divenne un insegnante di quelli che si accettano «per il no-stro stesso bene». Accadde con la guerra. La Gran Bretagna era sotto attacco dal 1939 e dopo lasconfitta e la ritirata del suo esercito dalla Francia correva il rischio di essere invasa. Il governo ele autorità erano ascoltati assiduamente dalla popolazione, sempre più preoccupata, come nonera mai accaduto prima (e forse non è più accaduto in seguito). I discorsi di Winston Churchill,le comunicazioni di come dovessero essere approntate le difese, la mancanza di propaganda(che nei primi tre anni significò una sfilza di bollettini sulle sconfitte) contribuirono ad accen-tuare la solidarietà dello Stato e della popolazione grazie alla radio, con modalità che nessun al-tro paese in guerra riuscì a emulare. La Bbc, soprattutto per la fascia più anziana della popola-zione britannica, è rimasta una sorta di eroe di guerra vero e proprio.

Negli anni del dopoguerra si è assistito alla nascita della televisione (dopo qualche sporadi-co tentativo condotto negli anni Trenta) e dagli anni Sessanta in poi alla concorrenza della tvcommerciale. La Bbc aveva cercato di portare avanti e promuovere la tradizione di Reith perla cultura alta, ma la concorrenza introdusse sia una quantità maggiore di cultura popolare, dinotizie pungenti e meno deferenti, di episodi drammatici di attualità e di taglio più duro, sial’influenza di programmi provenienti in buona parte dagli Usa. Senza più monopolio, col ri-schio di diventare la meno importante delle due, la Bbc reagì alla sfida dei canali commercia-li aggiungendone altri, come la Bbc2 e in seguito la Bbc3 e poi la 4 e altri ancora. Nel frattempoanche la radio diede vita a molteplici canali, uno per la musica classica (Radio 3), uno dedica-to all’informazione, l’attualità e i documentari (Radio Four), e altri ancora per musiche popo-lari di vario genere.

La Bbc insomma ha preso una piega più popolare, ma ha mantenuto un pubblico d’élite. Hasviluppato e perfezionato uno stile giornalistico considerato in linea di massima sempre obiet-tivo. È stata capace di emergere e di mostrarsi all’altezza nelle grandi occasioni, come durante irecenti giochi olimpici di Londra, e al tempo stesso di restare locale, con le emittenti radio citta-dine. Ha saputo conservare la sua indipendenza dallo Stato, pur essendo ancora adesso identi-ficata con la nazione. Il suo timore è che le generazioni più giovani non daranno prova della me-desima fedeltà e ammirazione.

Traduzione Anna Bissanti

Ma gli inglesi non dimenticheranno mai la loro “eroina di guerra”JOHN LLOYD

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DALLA RADIO ALLA TV

Sempre nel 1932 hanno inizio

i primi esperimenti televisivi

ABDICAZIONE IN DIRETTA

Nel ’36 Edoardo VIII annuncia

in tv la sua abdicazione

I DISCORSI DI CHURCHILL

Durante la guerra Churchill

parla alla nazione dalla Bbc

DONNE E BAMBINI

Iniziano i programmi dedicati

a donne (’45) e bambini (’46)

FINALMENTE A COLORI

È su BBc Two che partono

nel ’67 le trasmissioni a colori

SULLA LUNA

1969: in diretta le prime

immagini dell’uomo sulla Luna

LA QUESTIONE IRLANDESE

I dibattiti sull’Irlanda del Nord

in tv provocano molte critiche

PROGETTO SHAKESPEARE

Inizia nel 1978 il progetto

dello “Shakespeare televisivo”

LADY D SUPERSTAR

Diana domina le news: nel ’97

19 milioni vedranno il funerale

IL MONDO DEI DINOSAURI

Ricreandoli con effetti speciali

è il programma più seguito

I RECENTI SUCCESSI

Cresce il sito e viene lanciato

il servizio gratuito Bbc iPlayer

LONDRA 2012

Le Olimpiadi di Londra 2012

l’ultima grande sfida della Bbc

LE IMMAGINI

Sopra, giornalisti

al lavoro

nella redazione

della Bbc

A destra, Jimmy

Saville presenta

Top of the Pops

all’inizio degli anni

Settanta

Repubblica Nazionale

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DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

La storiaFinis Austriae

Per Karl Kraus il Parco di Ja-novitz, separato dal mondoda «un muro dove si posa ilcielo», era il paradiso, Vien-na l’inferno. Là, nella splen-dida proprietà dei baroni

Nádherný von Borutin, non lontana daPraga, tra lillà in fiore, faggi, abeti, pic-coli corsi d’acqua che sfociano in unostagno solcato da cigni, tutto era perfet-to, incorrotto, tutto era poesia e magia,mentre nella capitale dell’Impero au-stro-ungarico dilagavano irrimediabil-mente corruzione, stupidità, pregiudi-zi, ipocrisia, doppia morale. Così, tradue poli estremi, all’inferno e in paradi-so, «l’irato mago, il bianco ponteficedella verità dalla voce di cristallo», auto-re dei più celebri e graffianti aforismi delNovecento, visse la sua esistenza fattadi battaglie in nome della giustizia, diodio feroce contro il governo e la stam-pa, di incessante guerra alla guerra. Maanche di amore, di un’unica, grandepassione, sofferta e senza limiti, per Si-donie, la bella e sensibile castellana diJanovitz. Una storia d’amore d’altritempi, venuta alla luce solo negli anniSettanta del Novecento, che rivela, co-me scrisse Elias Canetti, un «nuovoKraus», tenero, appassionato, implo-rante. Iniziò con il classico colpo di ful-mine per entrambi, fu avversata dal fra-tello della giovane baronessa, Karl, chele faceva da tutore, da pregiudizi di clas-se e anche razzisti, da malevole insi-nuazioni. Fu costellata di colpi di scenacome il matrimonio di Sidonie con ilconte Guicciardini di Firenze, andato amonte all’ultimo momento, nel mag-gio del 1915, per l’entrata in guerra del-l’Italia, e quello da operetta con il fatuocugino Max Thun, che non durò nem-meno sei mesi.

In pubblico Karl e “Sidi” si davano dellei, nessuno doveva sapere dei loro in-contri clandestini, delle loro romanti-che passeggiate notturne per il parco,delle loro fughe improvvise in automo-

bile in Svizzera e nelle Dolomiti. Si co-nobbero a Vienna l’8 settembre del1913 al Café Imperial e fu proprio MaxThun a presentarli. Kraus allora, a tren-tanove anni, con la sua rivista DieFackel, era diventato lo scrittore au-striaco più popolare e più temuto delsuo tempo; lei, a ventotto, aveva una di-screta cultura, era sportiva, colleziona-va viaggi per il mondo e teneva un dia-rio in cui registrava i suoi incontri.

In quella prima, memorabile serataandarono al Prater in carrozza, sotto lestelle. «Lui riconosce la mia natura»,annotò subito lei commossa e più tardiammise che «Kraus le era entrato nelsangue». Nel novembre dello stessoanno lo invitò a Janovitz e lui ne rimaseincantato, passarono insieme il Natalee il fine anno; la notte, quando il fratel-lo di Sidi e la servitù dormivano, lui sci-volava di nascosto nella sua stanza daletto, poi passeggiava con lei nel buiosul grande prato che cantò in una suacelebre lirica (Wiese im Park). Da allorail Parco di Janovitz divenne parte inte-grante di un grande amore a cui solo lamorte pose fine, fu lo scenario da favo-la di una storia drammatica a cui laguerra fece da contrappunto, come at-testano le oltre mille lettere che lo scrit-tore inviò a Sidonie Nádherný per ven-titré anni (furono pubblicate in Ger-mania nel 1974). Fino ad allora di KarlKraus si conosceva solo il forte, inesau-ribile impegno civile e letterario, era lacoscienza del suo tempo, l’uomo «sce-so all’inferno per giudicare i vivi e i mor-ti», come scrisse di lui Oskar Koko-schka. Nessuno conosceva il suo rap-porto con Sidonie in cui si rivela sor-prendentemente disarmato e disar-mante, un innamorato che implora, sistrugge in trepida attesa di un invitoal castello: sogna come un adole-scente di vivere a Janovitz, lonta-no da Vienna, in quella sua «oa-si di felicità» dove scrisse par-te del dramma Gli ultimigiorni dell’umanità. Krausera inquieto, a volte dispe-

PAOLA SORGE

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Lui era la coscienza del suo tempo,lei una giovane baronessa che passava da un matrimonioinfelice all’altro. La lororelazione fu sempreclandestina, osteggiata

e infangata anche da RilkeLe lettere che lo scrittore le mandònon riuscirono mai a convincerlache era vero amore. E la donnatroppo tardi capì:“Ho espiato più di quanto egli abbia sofferto”

Karl e Sidi,gli ultimi giornidella felicità

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rato di fronte ai vani tentativi di Sidoniedi sposare qualcuno del suo rango; mavani furono anche i tentativi di lei distaccarsi da lui: gli sfuggiva, ma poi tor-nava sempre perché per lei era «la per-sona più cara, più nobile, più generosadella terra», come scrisse nel suo diario.A sposare Kraus non pensò più, sin daquando lesse la lettera che Rilke lescrisse il 21 febbraio del 1914. Il poetaconosceva Sidonie sin dal 1906, quan-do la incontrò a Parigi, nell’atelier diRodin di cui era segretario. Anche lui,come Kraus, rimase incantato dallagiovane baronessa. «È bella come unaminiatura», scrisse alla moglie ClaraWesthoff, scultrice e allieva di Rodinche otto anni dopo le fece uno splendi-do busto in marmo. Poco tempo dopola baronessa invitò Rilke al castello. An-che lui subì la magia della Boemia «col-linosa come una musica lieve», del par-

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I DOCUMENTI

Karl Kraus e Sidonie Nádherný

fotografati nel Parco di Janovitz;

a destra, due lettere di Kraus

a Sidonie. Sotto, la poesia

del 13 settembre 1933 tratta dal libro

Briefe an Sidonie Nádherný von Borutin 1913-1936, di Karl Kraus,

Heinrich Fischer e Michael Lazarus

editori, 1974. A sinistra, lo scrittore

ritratto da Tullio Pericoli

se), lei era nobile e cattolica. «Vede, ca-ra Sidie, lui non può esserLe che estra-neo. Lei non sta di fronte all’animo ca-ro, puro di una persona sensibile e par-tecipe, Lei sta di fronte a un’arma, adun uomo armato, a uno che attacca glialtri intellettualmente...». Parole comepietre, dove «estraneo» sta per ebreo;un vero e proprio attacco gratuito, dicui Kraus non seppe mai nulla, che in-quinò sul nascere un rapporto auten-tico. Da allora Sidonie si ritrasse, spo-sò il cugino Max Thun con la scusa chein questo modo si liberava dalla tutelaoppressiva del fratello.

Kraus reagì tuffandosi nel lavoro. Lacatastrofe della guerra unì di nuovo idue amanti che passarono cinque set-timane in giro per la Svizzera. Krausiniziò la stesura della sua opera più im-pegnativa, Gli ultimi giorni dell’uma-nità. Fra lui e “Sidi” ora c’era una nuo-va intesa: lei lo incoraggiò a scrivere, loaiutò a correggere le bozze, voleva as-solutamente che il suo dramma vedes-se la luce. Lui continuò a lavorare sa-pendo di rischiare la prigione e forse lavita per manifesta propaganda controla guerra. Ma anche la regina del picco-lo paradiso boemo conobbe la soffe-renza. La morte di Kraus, avvenuta nel1936, segnò per lei l’inizio di una solitu-dine tormentata dai rimorsi. In unabreve memoria che intitolò Il mio epi-logo, scritta a pochi mesi dalla suascomparsa, Sidonie Nádherný von Bo-rutin si confessa. «Spesso ho scritto conle lacrime del più amaro pentimento,con sconfinato orrore verso me stessa,capace di ferire, di far ammalare uncuore così nobile e ricco d’amore. Eroio, proprio io, quella che pur dandoglitutto il cuore, ha potuto mancare disensibilità?». E più tardi annotò: «Hoespiato più di quanto egli abbia soffer-to». Nel 1943 “Sidi” dovette lasciare ilcastello e il Parco di Janovitz ai nazistiche ne fecero un’officina di riparazio-ne dei panzer delle SS. Era un paradisoper lei irrimediabilmente perduto.

co «avvolto nell’umido autunno». Pertre volte fu ospite di Sidi; passavano leserate leggendo poesie; lei suonavaChopin al pianoforte; si scambiaronolettere e confidenze. Ma non era amo-re: per lei Rilke era l’amico di fiducia acui chiedere consiglio. Commise cosìun errore di ingenuità: gli confidò il suosegreto, la forte attrazione che provavaper Kraus.

La lettera di risposta del poeta a Si-donie è un capolavoro di malignità ediplomazia. Lui vide con orrore il suoposto, il suo castello-rifugio, “usurpa-to” dallo scrittore, pensò che la suapresenza gli avrebbe impedito persempre di tornare a Janovitz, e cercò intutti i modi di dissuadere Sidonie dauna relazione con un personaggio co-me Kraus. Senza scriverlo esplicita-mente, fece pesanti allusioni alla diffe-renza tra i due: lui era ebreo (e borghe-

‘‘on ce la faccio più. Vivo di quello che sarà il domani ed è sempre un dopodomani,

e poi neanche quelloPerché fai così? Resti, anche se da tempo saresti dovuta venire

Resti lunedì perché devi ascoltare un LiedMa dici che io sono “mille volte più importante di tutte le bellezze, gli stati d’animo, i ricordi”

E allora, perché resti lunedì? Nella tua lettera parli di desiderio e impazienzaOra arriva il tuo telegramma: dunque, arrivi qui solo giovedì. Sono appena tornato a casa

Sono le tre e sapevo che nella cassetta della posta ci sarebbe stato un telegrammaNon posso più partire per Venezia perché devo essere di ritorno al massimo il 25

Tutto è andato all’aria, fuori e dentro, non posso partire con te e non posso restare qui...Sarebbe molto, molto più bello, sarebbe un vero ritrovarsi, se io potessi venire ora, di notte,

nel buio studio di Janovitz, se potessi penetrarvi — rimarrei fino al 24, e il 28 potremmo partire insieme per Venezia

Da un pezzo ormai abbiamo tutti l’elenco del telefono e mai mi si chiama Perciò ora lo faccio io. Per sentire la parola “mai” — se mai posso vedere

(Vienna, 19 maggio 1914 )

Non posso partire, non posso restareKARL KRAUS

Ora che la Terraha fatto crac

KARL KRAUS

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on mi si chiedache ho fatto

In tutto questo tempoIo resto muto

E non dico il perché C’è silenzio

ora che la Terraha fatto crac

Neppure una parola Aveva colto nel segnoSi parla solo nel sonno

Sognando un sole ridentePasserà;

dopo è tutto indifferente La parola si eraaddormentata

Quando quel mondoSi ridestò

Per Sidi

K. K.(Janovitz, 13 settembre 1933)

TraduzioneElisabetta Horvat

Repubblica Nazionale

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Non solo “Profondo rosso” o “Indagine su un cittadinoal di sopra di ogni sospetto”. Tra gli anni Sessanta e Settantai compositori hanno fatto grande il cinema italiano,nobilitando una serie di pellicole di genere:horror, westerne polizieschi considerati “minori” dai criticiMa non da un certo Quentin Tarantino

SpettacoliTitoli di coda

Quando la musicarimane in testa più del film

Ben prima che ar-rivasse QuentinTarantino a rive-larle al mondo,gli spettatori piùcuriosi e perversi

lo sapevano già: il cinema italia-no di genere ha costruito le pro-prie fortune anche sulle musi-che. E non solo nel western, colgrande momento inauguraledella partitura di Per un pungo didollariscritta da Ennio Morrico-ne. Questa preminenza dellamusica nei film degli anni Ses-santa e Settanta non è un caso (loracconta ora Così nuda così vio-lenta, il libro di Alessandro Tor-dini in uscita da Arcana). Si trat-tava infatti di inventare una viaitaliana alla serie B e C hollywoo-diana, di sfidare gli americani sulloro terreno. E dunque le sono-rità western si contaminavanocon i complessi bandistici delnostro Sud e con gli scacciapen-sieri, commentando i film di Leo-ne o i mafia-movie; il jazz italia-no, anche il più sperimentale,poteva funzionare benissimo giànei gialli pop degli anni Sessanta,il nostro funky e il nostro loungecommenteranno negli anni Set-tanta il giallo alla Dario Argento eil cosiddetto “poliziottesco”.

Se il decennio precedente eraquello dei pionieri dell’horror

Mario Bava e Riccardo Freda, o diautori di western come SergioCorbucci, Sergio Sollima o Duc-cio Tessari, qui i nomi di puntasono l’eclettico Lucio Fulci, Fer-nando Di Leo, e poi UmbertoLenzi, Sergio Martino e decine dialtri variamente riscoperti. Inprodotti anche di serie B o C, fattiin fretta, spesso con sceneggiatu-re improbabili, con attori nonsempre all’altezza (ma a voltecon facce di caratteristi indimen-ticabili), eppure affascinanti.Perché lasciando cadere la vero-simiglianza, la trasparenza dellostile, le mille autocensure, eranoun luogo in cui permettersi lesperimentazioni visive più libe-re. E questi generi permettonosperimentazioni varie anche aimusicisti, pur costretti a lavorarein serie con inevitabili ripetizio-ni. È di Ennio Morricone il temaindimenticabile del film d’esor-dio di Argento, L’uccello dallepiume di cristallo, e di altri horrore thriller e polizieschi, tra cuispicca Milano odia: la polizianon può sparare(brani omaggia-ti un quarto di secolo fa anche inun mirabile album di John Zorn,The Big Gundown). Dal jazz veni-va Giorgio Gaslini, ma anche Pie-ro Umiliani e Piero Piccioni. PinoDonaggio, cantante, sarebbe di-ventato il compositore preferitodi Brian De Palma. Nel westernera specialista Francesco De Ma-

si, nel thriller Bruno Nicolai, nel-l’horror i Goblin (è loro il temaforse più celebre di tutti, quello diProfondo rosso), nel poliziescoFranco Micalizzi, ma anche gliOliver Onions dei film di BudSpencer e Terence Hill, e al futu-ro premio Oscar Luis Bacalov sideve la bella musica di Milano ca-libro nove. Ma nell’elenco dei

compositori troviamo i nomi piùdiversi: Nora Orlandi (quella dei4+4) e Nicola Piovani, Nico Fi-denco, Mino Reitano e MaurizioVandelli, l’illustre Bruno Mader-na e Tullio De Piscopo, FrancoMannino e il maestro Pregadiodella Corrida.

Tutto questo cinema finirà ne-gli anni Ottanta, dopo aver con-taminato le sue ultime musichecon l’heavy metal (specie nei filmdell’orrore). Oggi, queste musi-che e immagini sono perfetti peressere visti a frammenti, su You-Tube, postati e condivisi sui so-

cial network. Lo aveva intuito e ri-meditato a modo suo anche Ta-rantino: il primo Kill Bill sembral’opera di un vee-jay, un remixa-tore che coreografa scene-clouutilizzando le colonne sonore diVince Tempera o di Morricone incontesti e diversi. Oltretutto,spesso le musiche di quei film so-no già in partenza stranianti, usa-te per contrasto: ascoltando cer-ti brani in minore di Stelvio Ci-priani, non è ovvio capire se pro-vengano da Anonimo venezianoo dal cruento Reazione a catena,e le tenere melodie di Riz Ortola-

EMILIANO MORREALE

PIERO PICCIONI

Il suo cupo ritmo jazz

battezza l’esordio

di Bertolucci:

La commare seccaJazz e blues

si alternano

nelle partiture

per l’amico Rosi

(vedi Cadaverieccellenti), ma anche

nei polizieschi

di serie b come

Fatevi vivi, la polizianon interverrà

ROBERTO NICOLOSI

Le sue partiture sinfoniche per orchestra risultano congeniali al gotico italianoa cui si accosta prima di altriIn curriculum ci sono due tra i migliori film del genere:La maschera del demonio, dove risuonano legni, organo e pianoforte, e I tre volti della paura di Mario Bava

Colonnasonoradi...OLIVER ONIONS

I fratelli Guido e Maurizio De Angelis firmano i ritmi funk di Piedone lo sbirrodi Steno con BudSpencer. Ma anche il cult poliziesco di Enzo G. CastellariIl cittadino si ribella

LUIS BACALOV

Il Premio Oscar con Il postino vantatrascorsi di tutt’altrogenere. Sua la chiavequasi hard rock sceltacome tappetomusicale per Milanocalibro 9 di FernandoDi Leo con cui lavorapiù voltePer Elio Petri scrive A ciascuno il suo

Repubblica Nazionale

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«Un film è un film. Che sia un western, unastoria d’amore, un giallo, un horror,un’opera d’autore per me non fa diffe-

renza, il mio approccio è lo stesso. L’unica differen-za può dipendere dal regista, se è uno di quelli che ticoncede carta bianca oppure pone limiti all’uso del-la colonna sonora. Il mio impegno comunque noncambia», dice Ennio Morricone, il Maestro per eccel-lenza della musica da film. L’impegno fa parte del suocarattere, insieme al rifiuto ostinato di imparare l’in-glese — nel 2007 in occasione dell’Oscar alla carrieraClint Eastwood fece da interprete — e all’amore perRoma e per il lavoro, che, sconfiggendo il tempo(classe 1928) continua con i ritmi di sempre: tra Pra-ga e Roma adesso sta finendo di registrare la colonna

sonora di La migliore offerta, l’ultimo film di Giusep-pe Tornatore.

Tornatore è uno di quei registi che le lasciano car-ta bianca…

«Comincia a parlarmi del film da quando ha la pri-ma idea. C’è un’intesa molto forte, lui parla di stati d’a-nimo anche confusi e io “sento” quello che vuole e rie-sco a creare la musica giusta».

Non è frustrante per un compositore quando il re-gista pone limiti o interviene troppo?

«Non mi è mai capitato. All’inizio di ogni nuova col-laborazione chiedo sempre la fiducia del regista. La co-sa importante poi è appropriarsi della sua volontà, del-la poetica della storia o dei ritmi dell’azione e scriverela musica imponendo la propria personalità, il propriostile, la propria intelligenza. Se uno stesso film fosse af-fidato a dieci autori diversi ci sarebbero dieci colonnesonore diverse, ciascuna rispecchierebbe lo stato d’a-nimo, l’immaginazione, il talento di chi compone. Cisono occasioni in cui bisogna accettare piccoli com-promessi con se stessi, basta esserne consapevoli. Sol-tanto i cattivi autori possono sentirsi frustrati».

Quali devono essere le qualità di chi scrive musi-che per film?

«La prima è non considerare la musica soltanto unsottofondo a quello che si svolge sullo schermo, maaccompagnare gli stati d’animo, spesso stimolarli: lapaura, l’orrore, la passione, la nostalgia, la ribellione.Se si entra nella storia con attenzione e semplicità nonè difficile, poi bisogna tenere conto della forza delleimmagini, dell’impatto degli attori. Ed è essenziale ilrispetto del silenzio, che a volte l’evento sullo scher-mo impone. Altrettanto importante è l’apertura ver-so ogni genere, non disdegnare il rock, il pop, la musi-ca cosiddetta leggera se è funzionale alla storia».

Lei ha cominciato a comporre per il cinemaquasi per caso, mentre comunque scrivevamusica classica, jazz, ecc. Quando ha capito diavere imposto uno stile?

«Non so, non l’ho mai pensato, tutto è comincia-to dall’incontro perfetto con Sergio Leone. Ma nonesiste un film che amo di più o più importante nel rap-porto con me stesso, tutti fanno parte di me, della miaevoluzione».

Da una parte il Maestro celebrato nel mondo delcinema, dall’altra il compositore e direttore d’orche-stra applaudito da migliaia di persone in tanti paesi:chi preferisce?

«E perché dovrei scegliere? Il successo, se lo rag-giungi con le tue forze e il tuo impegno, è una gioia daqualunque parte arrivi».

Morricone.Bisogna ascoltareil silenzio dello schermoMARIA PIA FUSCO

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ni cullano i film di Pupi Avati, maanche Non si sevizia un paperinoo Cannibal Holocaust. Ma il verosegreto, forse è un altro: il cinemaitaliano è per lungo tempo, e an-che dove uno meno se lo aspetta,figlio del melodramma, dell’ope-ra lirica. Argento è, nello stile, unallievo di Sergio Leone, che a suavolta è, più che un erede dei we-

stern americani, un regista difilm-opera con i cavalli, che sem-brano idealmente costruiti suleitmotiv, arie, cori, e (come è nel-l’opera) senza grande interesseper trama e dialoghi. Gli omicidisempre più efferati nei thrilleritaliani, i lunghi tesissimi duellimusicati negli spaghetti-we-stern, gli inseguimenti tambu-reggianti dei poliziotteschi sonoanche questo: arie d’opera. Soloche a cantare, sulle note di Mor-ricone o dei Goblin, è la cinepre-sa selvaggia dei nostri registi.

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ENNIO

MORRICONE

Non soloSergio LeoneSuo è il tema con archi e pianodi Indaginesu un cittadino al di sopra di ognisospetto di PetriE non tutti ricordano il legame con Argento nato a partireda L’uccello dalle piumedi cristallo

RIZ ORTOLANI

Il suo jazz vienespesso prestatoall’horror: è il caso di Non si sevizia un paperino di LucioFulci con FlorindaBolkan o del cultCannibal HolocaustMa anche al sexythriller, vedi Così dolce... così perversadi Umberto Lenzicon Jean-LouisTrintignant

NICOLA PIOVANI

I trascorsi del Premio Oscarper La vita è bella includonosodalizi d’autore con Bellocchio(Marcia trionfale)e Fellini, ma ancheuna curiosaincursione dark:Il profumo della signora in nero di Francesco Barilli è un Rosemary’sBaby all’italiana

FRANCO MICALIZZI

Lavora al campione di incassi Lo chiamavano Trinità,ma poi il suo jazz-funkcon un uso personalissimodegli ottoni fa da tappeto musicalea inseguimenti e sparatoriedei polizieschi di Umberto Lenzicosì come a Italia a mano armata di Franco Martinelli

IL LIBRO

Così nuda così violenta -Enciclopedia della Musica nei MondiNeri del Cinema Italiano

di Alessandro Tordini

(384 pagine, 26,50 euro)

esce il 17 ottobre

per la casa editrice Arcana

GIORGIO GASLINI

Maestro jazz, è l’esempio della duttilitàdel compositore che lavora per il cinema italianodegli anni ’60-’70. Esordisce con La nottedi Antonioni; passa ad Argento; viene “consacrato”dalla partitura per il b-movie Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della squadra mobile

GOBLIN

Con Profondo rossoil gruppo di rockprogressive vende un milione di copie solo nel 1975 e si specializzanell’horrorIl sodalizio con DarioArgento continua conSuspiria, Tenebre,PhenomenaSimonetti, Moratti,Pignatelli e Marangolosi riuniscono nel 2001 per Non ho sonno

ARMANDO TROVAJOLI

Il suo jazz è al servizio degli autori del cinema italiano

Per Il commissario Pepe di Scolacon Tognazzi spazia dal jazz

al valzer, alla bossa novaNon manca la partecipazione

al filone poliziesco (Una MagnumSpecial per Tony Satta)

Repubblica Nazionale

Page 10: LA DOMENICA - download.repubblica.itdownload.repubblica.it/pdf/domenica/2012/14102012.pdf · Nel Claremont McKenna College, a ottanta chilometri da Los Ange-les, ha il suo centro

LA DOMENICA■ 38

DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

La materia quando è vita? Non è ancora

chiaro. Può moltiplicarsi? Lo fanno anche

le proteine che causano la “mucca pazza”

Cresce? È tipico anche dei cristalli

I virus sono vita anche se incapaci

di moltiplicarsi e di produrre energia da soli? GL

OSSA

RIO

Organismo vivente

La molecola con le istruzioni per costruire

ciò che serve a un organismo per vivere

e moltiplicarsi. È universale, struttura

chimica e codice sono gli stessi in tutte

le forme di vita: scambiati tra organismi

diversi, funzionano alla perfezione

Dna

La parte di Dna con l’informazione

per produrre una proteina di struttura,

che compone l’organismo, o una proteina

(enzima) che controlla reazioni chimiche,

o una molecola (Rna) che comanda altri geni

Si trasmette di generazione in generazione

Gene

NextFanta-scienza

Clonazione e ingegneria genetica,coi loro Ogm e animali-fotocopia,stanno per andare in pensione.Siamo entrati nel “Nexus cen-tury”: quello in cui gli organismiviventi si costruiscono ex novo,

anziché modificarne qualche gene. Come face-va la Nexus Corporation del film Blade Runner.Per i replicanti degli esseri umani veri e proprimancano ancora le conoscenze necessarie. Maqualcosa di simile ai giocattoli viventi che popo-lavano la casa del tecnico della Nexus giustizia-to dalla bella androide del capolavoro di Rid-ley Scott è già stato fatto. Tutto è comincia-to nel 2000, quando su Naturedue gruppi diricerca indipendenti annunciano la co-struzione di un interruttore e un orologio,che di fatto sono cellule viventi. Nel giro di po-chi anni si realizzano altre cellule viventi confunzioni diverse: interruttori di vario tipo, sen-sori per odori, luce, temperatura, campi magne-tici, e poi memorie, oscillatori, generatori di im-pulsi e microfabbriche di farmaci, resine, plasti-che biodegradabili, carburanti.

Come è stato possibile? Il primo passo è statodecodificare i geni presenti in una cellula, chesiano dieci, cento o diecimila non ha importan-za. Poi, con le nuove tecnologie appena messe apunto, si sintetizzano e si “cuciono” insieme. In-fine, si mettono in uno chassis, un telaio, come ibiologi sintetici (gli scienziati che praticano lanuova disciplina) definiscono una cellula svuo-tata del suo Dna, lasciando solo la parte che nepermette la vita e la riproduzione. «La biologiasintetica può anche, combinando e integrandosistemi di geni scoperti in forme di vita diverse,realizzare organismi che hanno funzioni o pro-ducono materiali nuovi per la natura», precisaCarlo Alberto Redi, genetista dell’università diPavia.Un altro passo avanti avviene nel 2003quando il Mit (Massachusetts Institute of Te-chnolgy) di Boston, culla della biologia sinte-tica, apre un sito ad accesso libero dove iricercatori depositano le sequenze deigeni e dei loro regolatori che man ma-no scoprono e degli chassis realizzati. Sichiama “Registro di parti biologiche stan-dard”, l’indirizzo è partsregistry.orged è un ca-talogo di funzioni, dispositivi e parti, appuntogli chassis. I “telai” disponibili derivano da unbatterio abituale ospite dell’intestino umano,l’escherichia coli, dal lievito di birra, da alcuni vi-rus e, ultime arrivate, cellule staminali di ovaio dicriceto e di rene umano. La loro realizzazione, almomento, richiedestrumentazioni non allaportata di tutti i laboratori. Tutto il resto invece sicopia. Ad esempio, per fare una foto batterica adalta definizione (13 megapixel per centimetroquadrato) si clicca “coloroid” e si trovano gli un-dici componenti tra geni e regolatori che dotanouno chassis della capacità di diventare scuro secolpito dalla luce. Sono messi a disposizione dastudenti della Texas University ad Austin e cor-redati dei loro ritratti in fotografia batterica.

Di ogni pezzo di Dna capace di svolgere unafunzione (produrre una proteina, accendere ospegnere l’espressione di un altro gene, deter-minare il tempo di vita di una cellula eccetera) c’èla sequenza di lettere che lo compongono, le mo-lecole (i nucleotidi) che costituiscono il Dna. Un“copia e incolla” sul programmino del compu-ter (ce ne sono anche per iPad) ad esempio Ge-noma compiler, collegato a una macchinettache assembla le molecole-lettera del Dna, ed ec-co gli undici geni e relativi regolatori da impian-tare. I pochi microrganismi ottenuti si fannomoltiplicare sino a generare il film fotosensibiledella dimensione voluta. Una curiosità, al mo-mento nulla di più. Come la zampa di rana che

Luigi Galvani muoveva con l’elettricità nel Set-tecento e che divenne il primo passo di una rivo-luzione che cambiò la storia umana.

La fotografia batterica è il dispositivo più sem-plice in catalogo. Ci vogliono un centinaio di ge-ni e regolatori per dotare una cellula del movi-mento. Di meno per un dispositivo di autodi-struzione, o di distru-zione di altre cellu-le, un centinaioinvece per farprodurre resine, plasti-che, farmaci o carbu-ranti. E così via per il centinaio di funzioni e di-spositivi diversi sinora messi a disposizione. Nelcomplesso, le sequenze di Dna depositate sino-ra sono numerose migliaia. E proprio la produ-zione di sostanze spiega bene il superamentodell’ingegneria genetica. Dice ancora Redi: «Ec-

Dnafai-da-te

La biologia sintetica, combinando sistemidi geni scoperti in forme di vita diverse, può realizzare organismi produttori di materiali nuovi‘‘

Carlo Alberto Redi

Genetista

Costruire ex novo organismi viventi

oggi si può.Per gli androidi del film di RidleyScott bisogna ancora aspettare, ma i giocattoli “vivi”del tecnico Nexus sono già una realtà L’ultima frontiera della biologia sinteticaè sviluppare programmi “copia e incolla” di cellule. Ecco come

ARNALDO D’AMICO

Premiata fabbrica

Blade Runner

Repubblica Nazionale

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DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

Tecnica per trasferire un gene

da un organismo vivente a un altro,

di qualsiasi specie o regno (animale

e vegetale). L’impianto in genere riesce

Ma spesso va rifatto perché il gene

raramente funziona come si desidera

Ingegneria genetica

Tratti di Dna che regolano (attivano,

spengono, accelerano, rallentano)

il funzionamento di altri geni. È il numero

di geni regolatori che più aumenta

nella scala evolutiva, non di quelli che fanno

proteine. Scoperti di recente, sono ereditari

Geni regolatori

Tecnica che sintetizza decine di geni

regolatori e che fanno proteine

(copiati dalla natura o inventati), li assembla

e li impianta in una cellula svuotata di gran

parte del suo Dna. La cellula acquisisce

le funzioni del nuovo patrimonio genetico

Biologia sintetica

co un esempio pratico: la produzione di artemi-sina, un potente farmaco contro la malaria. Èstato scoperto in quantità minime in una pian-ta, l’Artemisia annua (assenzio romano) e, congrandi difficoltà, si può ottenere dalla ingegne-rizzazione del lievito di birra con alcuni geni del-la sintesi naturale della artemisina. Poi si fa cre-scere il lievito e si estrae la molecola. Le rese pro-duttive di questo macchinoso procedimento so-no scarse come difficile è coltivare la pianta ori-ginale per averne grandi quantità, quante ne ser-virebbero per tutti i malati. Invece, combinandoinsieme tutte le sequenze del Dna che controlla-no la produzione naturale della artemisina e in-serendole in uno chassis, si “sintetizza” un orga-nismo produttore di sola artemisina». La chiavedi questo balzo in avanti sta soprattutto nella ra-pida decifrazione del linguaggio segreto della

genetica, quello con cui pic-

cole parti del Dna e lo Rna regolano igeni. Racconta da Boston Pier Paolo Pan-dolfi, direttore del programma di ricerca ingenetica del cancro della Harvard University:«Oggi possiamo generare topi che hanno nonpiù il singolo gene che scatena la moltiplicazio-ne incontrollata della cellula, ma topi che si am-malano di tumore umano della prostata, del se-no e così via perché contengono le decine di ge-ni umani che si attivano in questi tumori. Pos-siamo così studiare il tumore, non solo la cellu-la cancerosa, i suoi rapporti con l’ambiente, co-me fermarlo e prevenirlo. Poi, nella nostra“clinica dei topi”, testare nuovi farmaci proget-tati e assemblati con la biologia sintetica inpiante geneticamente modificate per generaredei vegetali commestibili e farmacologicamen-te attivi». «Purtroppo continua a salire l’u-nico spread di cui ci dovremmo preoc-cupare — conclude Redi — il divariotra le conoscenze prodotte dall’Ita-lia e quelle sfornate dagli altri Pae-si avanzati. Basti pensare che pertutta la ricerca biotecnologicaabbiamo stanziato una minimaparte di quei 30 milioni di uno dei64 progetti tedeschi riservati soloalle staminali. Se continuiamocosì prepariamoci ad affrontareil principale rischio delle bio-tecnologie: lasciarle in ma-no agli altri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA INF

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I Balcani sono gli ospiti d’onore

al Salone del Gusto e Terra Madreche si apre a Torino il 25 ottobreDalle varianti di latticini alle confetture,passando per il nuovo eden del vinoche si trova in Slovenia i segreti di una regione “tornata” molto vicina

tori hanno deciso di dedicare una parte del Salone a otto nazioni dell’area balcanica e a cinquanta co-munità del cibo, scegliendo quattro percorsi che celebrano la biodiversità della regione. Si parte dai lat-ticini, dato che i Balcani sono stati territorio di transumanza — dal Mar Nero verso Egeo e Mediterra-neo — per migliaia di greggi. Un manipolo di indomiti pastori e artigiani perpetua la tradizione, conti-nuando a condurre le pecore tra pascoli e valli, e a lavorare il latte per produrre burro e formaggi tutti daassaggiare. Discorso analogo per le confetture, in primis la soave mar-mellata di rose. Sono le donne a custodire le ricette e a racco-gliere anche erbe spontanee, frutti selvatici (fichi della Ma-cedonia) e coltivati (prugne Pozegaca della Bosnia). Inquanto ai vini, la Slovenia sta diventando un veroEden enologico, a cui i vignaioli italiani guardanocon attenzione. Ma c’è chi si è spinto fino ai con-fini georgiani: un giovane tandem lombardo —zio e nipote, la società si chiama «I am wine» —ha da poco cominciato una piccola importa-zione di strepitosi vini dei monasteri, luo-ghi-simbolo della storia ancestrale del vino.Se volete imparare i segreti della cucina bal-canica, iscrivetevi al laboratorio di AltinPrenga cuoco albanese con esperienza inristoranti stellati italiani, che sabato 27 rac-conterà la realtà del suo locale di Lezhhë,“Mrizi i Zanave” (L’Ombra delle Fate), dovei compaesani contadini sono i suoi fornitoridi fiducia. Frutta, uova, verdure, animali dacortile, ingredienti di una cucina di matricetradizionale, elaborata con tecniche e spiritonuovi. Assaggiare per credere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LICIA GRANELLO

BanitsaNella versione bulgara

è farcita con formaggi freschi,

erbe officinali, interiora

e carne tritata

nelle occasioni speciali

Benvenuti alla Fiera dell’Est. Più che la canzone-filastrocca di Angelo Branduardi, potéSlow Food con il suo appuntamento biennale di Torino, fissato per giovedì 25 ottobre. Fi-nito il tempo della separazione tra Salone del Gusto e Terra Madre, infatti, quest’anno l’exfabbrica del Lingotto è pronta ad accogliere entrambi gli eventi miscelandoli in un uni-cum affascinante di mercati e talk-show, degustazioni e cene gourmand, cibo di strada edidattica, con i Balcani ospiti d’onore. Una penisola distante un braccio di mare, l’Adria-

tico, e con cui l’Italia ha un rapporto millenario e contraddittorio: tra colonialismo fallito e floridi scam-bi commerciali, le distanze con i nostri dirimpettai di levante si sono accorciate a vista d’occhio. A ce-mentare il tutto, le ondate migratorie dai Balcani all’Italia e il percorso inverso del turismo di massa, po-li geosociali del medesimo viaggio. Negli ultimi due anni, la crisi economica ha riportato alla ribalta levacanze d’antan. Scomparsi dagli orizzonti estivi Caraibi ed Estremo Oriente, paesi come Croazia e Tur-chia sono tornati di moda, e con loro i cibi della tradizione locale: lepinje (panini a tripla lievitazione)col formaggio fresco kajmak,cevapcici e rasnici(spiedini d’agnello e maiale) con un boccale di pivo (bir-ra), una dolcissima baklava con un bicchierino di slivovitz (acquavite di prugne), menù per stomaci ro-busti, tra una nuotata nell’Adriatico dell’Est e un’escursione alle città dell’interno. Così, gli organizza-

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DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

CucinaLa

diLevanteL’altra sponda dell’Adriatico

GulaschCome secondo o piatto unico,

a base di carne di manzo

e panna. Può essere servito

con i crauti (a sinistra

e nell’altra pagina)

I saporiFiera dell’Est

Formaggidi Mavrovo RekaDal latte crudo della pecora

sharplaninska: il Kashkaval,

il Belo Sirenje (sopra)

e il Kiselo Mleko (a destra)

LA DOMENICA

Repubblica Nazionale

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Aglio Saracdi LjubitovicaColore rossastro, profumo

dolce, sapore sapido,

si conserva a lungo

Le donne di Ljubitovica

lo vendono in trecce

Quattromesi fa ho avuto l’opportunità diconoscere meglio una gastronomia ec-cezionale ma ancora molto nascosta.Terra Madre Balcani, appuntamentoche riunì tutte le comunità del cibo diarea balcanica appartenenti a Terra

Madre, organizzò un eterogeneo mercato a Sofia.Fu come se si fossero aperte le porte delle case dicontadini e artigiani. Nei Balcani la gastronomia tra-dizionale è ancora cosa prettamente domestica, perquesto rimane tutta da scoprire. È difficile trovare ri-storanti che la servano, perché tendono tutti a scim-miottare la cucina internazionale. Invece nelle casesi preparano piatti autentici, con rimandi alle cuci-ne orientali, visto che stiamo parlando della portaeuropea verso Est. Una di queste tradizioni riguar-da la pasta phylloper preparare torte salate. Un piat-to semplice, per le feste o i giorni di riposo, che però

richiede pazienza e capacità di lavorare insieme. A Sofia assaggiai la banitsa, la versione bulgara,

preparata dalla comunità di raccoglitori di erbespontanee di Kyustendil, altipiano al confine con laMacedonia. Come spesso accade nei Balcani, le tra-dizioni superano confini linguistici, etnici e religio-si, declinandosi in mille varianti. È la cifra comunedi tutte le grandi culture gastronomiche, ed ecco chela banitsabulgara diventa börekin Turchia, burekinSerbia, byrek in Albania. È il ripieno a fare la diffe-renza: nel farcire la pasta phyllo si prediligono pro-dotti di prossimità, come formaggi freschi, erbe of-ficinali, interiora e, nelle occasioni speciali, carnetritata. In Bulgaria si usa unire tra una sfoglia e l’al-tra una miscela di uova sbattute e formaggio fresco,e le donne della comunità di raccoglitori l’arricchi-rono con mashterka (timo serpillo), chubritsa (san-toreggia) e sminduh (trigonella): indimenticabile.

A tavola

Una “banitsa” indimenticabileCARLO PETRINI

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© RIPRODUZIONE RISERVATAILLU

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Mishavine Caj malitCrema di formaggio ottenuta

dalla cagliata fresca seccata,

frantumata, pressata in botte

con il thlyn (burro chiarificato

cotto con farina di mais)

Slatko di prugnepozegacaFrutti sbollentati, spellati,

snocciolati, cotti in acqua

e zucchero per una conserva

golosa. Compagna ideale

per i formaggi

Genzianadi RashkaFioritura di montagna di lunga

e non facile coltivazione,

è alla base di numerosi infusi

e liquori tipici serbi

grazie alle sue virtù digestive

Vino di StolacBosniaco, due varietà

autoctone: �ilavka e blatina

Dalla prima si ottiene un bianco

paglierino e fragrante,

dalla seconda rosso

alcolico e intenso

Fagiolo poljakdi TrebinjePianta rustica dai semi rugosi

e variamente colorati,

che si cuociono bolliti o stufati

Abbinamento tradizionale

con la carne affumicata

Formaggiodi Tcherni VitToma ovina stagionata

in piccoli barili fino a colorarsi

di verde per l’attacco dei funghi

nobili, che la trasformano

in un erborinato piccante

DOVE MANGIARE

CONSORZIO

Via Monte di Pietà 23

Tel. 011-2767661

Chiuso sabato a pranzo e domenica,

menù da 30 euro

SCANNABUE

Largo Saluzzo 25

Tel 011-6696693

Chiuso lunedì, menù da 30 euro

SOTTO LA MOLE

Via Montebello 50

Tel. 011-8179398

Chiuso lunedì, menù da 35 euro

VINTAGE 1997

Piazza Solferino 16

Tel. 011-535948

Chiuso sabato a pranzo e domenica,

menù da 45 euro

DOLCE STIL NOVO

Piazza Repubblica 4, Loc. Venaria Reale

Tel. 011-4992343

Chiuso domenica sera e lunedì,

menù da 70 euro

DOVE COMPRARE

IL FORNO

Via San Massimo 49

Tel. 011-884667

ENOTECA BISTRÒ

Via Palazzo di Città 19

Tel. 011-5211324

GASTRONOMIA BAUDRACCO

Corso Vittorio Emanuele 62

Tel. 011-545582

GELATO ALBERTO MARCHETTI

Corso Vittorio Emanuele II 24

Tel. 011-8397809

CIOCCOLATO GOBINO

Via Lagrange 11

Tel. 011-5660707

DOVE DORMIRE

AI SAVOIA B&B

Via del Carmine 1

Tel. 339-1257711

Camera doppia da 115 euro, colazione inclusa

TOWNHOUSE 70 HOTEL

Via 20 Settembre 70

Tel. 011-1970 0003

Camera doppia da 140 euro, colazione inclusa

ALBERGO CONTI DI BIANCAMANO

Corso Vittorio Emanuele II 73

Tel. 011-5623281

Camera doppia da 90 euro, colazione inclusa

NH LINGOTTO

Via Nizza 262

Tel. 011-6642000

Camera doppia da 120 euro

HOTEL PIEMONTESE

Via Berthollet 21

Tel. 011-6698101

Camera doppia da 85 euro con colazione

Gli indirizzi a Torino

MeurchePiatto bulgaro in cui le parti

più nobili del maiale

(lardo, spalla coscia)

sono impastate con sale, aneto,

coriandolo e cumino

Si gusta con acquavite

Yogurt di pecorakarakachanDalla terra-madre dei lattobacilli

(Bulgaricus), il latte di questa

razza rustica viene acidificato

con delicatezza

per preservarne le proprietà

L’APPUNTAMENTO

Dalla Romania

alla Serbia, dalla Bulgaria

alla Turchia: torna

al Lingotto di Torino,

dal 25 al 29 ottobre,

l’appuntamento

di Slow Food

con Salone del Gusto

e Terra Madre

che quest’anno

dedica grande spazio

alla cucina

della penisola balcanica

DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

Repubblica Nazionale

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LA DOMENICA■ 42

DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

Partita dall’Australia, ha scalatole classifiche di tutto il mondo,conquistato le copertine delle rivistee sconfitto la malattia. Adesso chefesteggia i venticinque anni di carriera

l’“anti-Madonna” si regala un discoaccompagnata da una grande orchestraMa non è appagata: “Mi sembra di non aver

dato il massimo, di non aver osato Gli artisti sono ingordi. La loroambizione non ha limiti”

LONDRA

Domenica mattina aMelbourne: i Minoguesi preparano per ilbrunch. La mamma è

affaccendata in cucina, il papà in giar-dino, il fratellino Brendan gioca nel sa-lone. Le sorelle Kylie e Dannii sono incamera loro, sul giradischi l’albumPurple Rain di Prince. Le note di Dar-ling Nikki risuonano in tutta la casa:«Ho conosciuto una ragazza di nomeNikki / Chiunque si sarebbe accortoche era una ninfomane / La incontrainella hall di un albergo / Si masturba-va con un giornale in mano». La signo-ra Carol finge di non sentire, papà Ro-nald grida verso la finestra: «Ma che stacantando questo? È pazzo? Toglietequesta roba». 1984: Kylie non ha anco-ra sedici anni, Dannii neanche tredici.«A quell’epoca avevo smesso di ascol-tare Olivia Newton-John», raccontaKylie Minogue mentre accende unacandela Diptyque nella sala di regi-strazione degli Studi Abbey Road, «eraPrince la mia ossessione, lo ascoltavogiorno e notte, insieme ai new roman-tic inglesi — Adam and the Ants so-prattutto — Madonna, Cyndi Lauper,Janet Jackson e Whitney Houston». Ladiva australiana, 44 anni, è raggiante.Sta terminando i missaggi di The AbbeyRoad Sessions, l’album che celebra iventicinque anni di carriera in cui ri-canta i suoi classici accompagnatadalla grande orchestra. Nel disco, cheesce il 29 ottobre, c’è anche Nick Caveche ha accettato di ripetere in duettoWhere the Wild Roses Grow, il brano

più gotico e impegnativo di una stardecisamente glamorous. C’è ancheuna versione di The Locomotion, il pri-missimo successo di Kyle, la riedizionedi un tormentone degli anni Sessanta;nel 1987 rimase sette settimane in te-sta alla classifica australiana e la tra-sformò da stellina locale da soap ope-ra a popstar internazionale — tredicisingoli consecutivi nella top ten bri-tannica. «Venticinque anni di carriera:quanti ricordi. Se ci penso avverto unaspecie di vertigine. Paura e soddisfa-zione, sentimenti contrastanti», escla-ma l’artista, superba nel suo tailleurDolce & Gabbana d’ispirazione Cha-nel. «Se mi soffermo a rifletterci,sprofondo. Ho fatto una vita normale?Nooooo. Solo sprazzi di normalità inquesto quarto di secolo, tutto il resto èstato straordinario. Mi rivedo agliesordi… Dio mio, ero una bambina,non sapevo neanche cosa volevo dallavita, dalla carriera. Provo tenerezzaper quella ragazzina, la giudico conl’indulgenza di una madre: com’eradeterminata a otto anni, com’era in-trepida, avrebbe smosso le montagneper realizzare il suo sogno. È tempo dibilancio, che dire? Il mondo dello spet-tacolo mi ha prosciugato e arricchitoallo stesso tempo — mai soltanto rosee fiori. Questo è un mestiere in cui nonpuoi analizzarti minuziosamentegiorno per giorno, mese per mese, de-vi lasciarti andare. I bilanci si fannoogni tanto, come gli anni giubilari».

Dodici album, settanta milioni di di-schi venduti, copia in cera da MadameTussauds, statua di bronzo sul lungo-mare di Melbourne, esibizione al giu-bileo di diamante di Elisabetta II, chenel 2008 l’ha insignita del titolo di Uffi-ciale dell’Ordine dell’Impero Britan-nico, Ordre des Arts et des Lettres con-segnatole dal governo francese. BertStern, il fotografo di Marilyn che nel ’94la immortalò in un servizio per VogueAustralia, definì Kylie un misto di ero-tismo e fragilità. Madonna indossòuna t-shirt con la sua foto durante untour; per cancellare dubbi di presuntirancori o solo un’astuta mossa perneutralizzare la rivale? «Madonna nonha senso dell’umorismo, è più mega-lomane di Joan Crawford, e questo fa dilei un’icona dark. Kylie è l’anti-Ma-donna per eccellenza, si accetta perquel che è, non ha bisogno di espe-dienti intellettualoidi per dar spessorealla sua immagine», ha detto il cantau-tore gay Rufus Wainwright, fan dichia-

rato della cantante australiana.«Gli artisti sono ingordi. La loro am-

bizione non ha limiti, c’è sempre un al-tro traguardo dopo quello raggiunto»,riflette Kylie. «Ancora oggi, dopo ven-ticinque anni, mi sembra di non averdato il massimo, di non aver osato, diessermi adagiata sugli allori. Anche inquesto caso, sentimenti contrastanti:la smania di scoprire nuovi orizzonti ela soddisfazione di aver raggiunto unameta. La piccola parte che ho fatto inHoly Motors, il film di Leos Carax che èstato presentato a Cannes, mi ha mes-so addosso la smania di una nuova sfi-da. Sarei in grado di affrontare una car-riera cinematografica? Oppure sareb-be un errore imperdonabile? Perchéno? Non facevo l’attrice da adolescen-te? Non sono forse un’autodidatta?Mai stata a scuola di canto, di ballo o direcitazione. Quel che so, l’ho impara-to sul campo».

Si guarda intorno, le pareti degli stu-

di Abbey Road di Londra sono carichedi gloria: foto dei Beatles e di Ella Fitz-gerald, di Burt Bacharach e MichaelJackson. Questo è l’Arno dei musicisti,qui le pop star vengono a sciacquare leloro canzoni prima di vestirle a festa.«All’inizio ero nervosa, intimidita.Pensavo che tutti mi avrebbero guar-dato dall’alto in basso, che chi non rap-presenta l’eccellenza del pop non fos-se il benvenuto. Invece è stato cometornare a casa. Ho sempre pensato chenon solo gli esseri animati ma anche iluoghi abbiano un’energia. E qui den-tro sicuramente ce n’è molta. Ognitanto incontri personaggi strani. Men-tre scendevo ho incrociato un signorein smoking che sembrava provenire daun altro tempo. Il fantasma di un diret-tore d’orchestra che non ho ricono-sciuto?». Per sciogliere la tensione si al-za e improvvisa un flamenco accom-pagnandosi con la voce, le braccia sol-levate, il corpo magro e sinuoso cheondeggia accanto alla consolle, un lar-go sorriso spalancato sul viso bellissi-mo appena accarezzato dal tempo.«Sono piccola, sembro indifesa, eppu-re non ho mai avuto il terrore del pal-coscenico», continua, «non conosco lapaura che paralizza i muscoli di cuimolti artisti parlano, gli attacchi di pa-nico prima dei concerti, la salivazioneche si blocca, i conati di vomito in ca-merino quando è il momento di anda-re in scena. Al massimo sono un po’nervosa, soprattutto se si tratta di unanuova sfida, come quando mi sonoesibita dal vivo alla Bbc con l’orchestrala settimana scorsa. Non ho mai fattoricorso alla bottiglia per farmi corag-gio, per me le due ore sul palcoscenicosono la parte più facile della giornata,perché in quel momento smetto dicrearmi mille problemi su come sarà,come sarò, cosa penseranno di me.L’esibizione a quel punto diventa unfatto liberatorio».

Era nel bel mezzo di un tour, nel2005, quando le fu diagnosticato uncancro del seno. I tabloid, fino ad allo-ra piuttosto clementi, si scatenarono.Neanche il suo lungo flirt con l’attorefrancese Olivier Martinez e la sua at-tuale love story con il modello spagno-lo Andrés Velencoso (quello della pub-blicità di Chanel Allure) di dieci annipiù giovane sono stati così paparazza-ti. La fotografarono mentre usciva dal-la clinica dove era stata operata, perfi-no dopo le sedute di chemioterapia. Ilprincipe Carlo le inviò un biglietto di

auguri, Elton John e Robbie Williams(con il quale aveva inciso Kids) la chia-mavano ogni giorno, i Coldplay canta-rono a Glastonbury — il megafestivalestivo al quale Kylie aveva dovuto ri-nunciare — una cover di Can’t Get YouOut of My Head. «Il successo richiedesacrifici», riflette. «La vita privata diuna pop singer è costantemente sottoi riflettori, per quanti sforzi possa farenon sarai mai come gli altri. All’inizio tiilludi che tanto tutto sarà come sem-pre, che vedrai i tuoi amici con la stes-sa regolarità, che se hai i piedi benpiantati per terra nulla cambierà. Manon è così, non può essere così. Le tuepriorità sono altre, la giornata è scan-dita con ritmi diversi, sei lontano dacasa, dagli affetti, dalle radici. Per meche ho cominciato da bambina è statorelativamente facile, perché questo è ilmondo in cui sono cresciuta, non hofatto in tempo a conoscere la cosiddet-ta normalità — e quindi anche rim-piangerla sarebbe un’ipocrisia. I mieiamici sono diventati per default le per-sone con le quali lavoro. Mi sentii col-pevole la prima volta che lasciai l’Au-stralia. Sapevo, partendo, che nientesarebbe più stato come prima. Ma giàda bambina sognavo di fare la cantan-te, immaginavo che il ragazzo dellaporta accanto sarebbe diventato il mioproduttore e insieme avremmo con-quistato le hit parade».

I tecnici del suono rientrano nellostudio dopo la pausa pranzo. È ora diriprendere il lavoro. «Ce l’ho su con voi,sa?», dice Kylie al momento del conge-do. «Che delusione quando Can’t GetYou Out of My Head volò al primo po-sto in classifica in tutta Europa trannel’Italia. Non l’ho mai accettato».

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L’incontroPop Star

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Quando arrivail successo ti illudi che tuttorimanga come

prima:gli amici,le abitudini, la vitaMa non è così,non può essere così

Kylie Minogue

GIUSEPPE VIDETTI

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