La dolce fermezza - Infanzia Cismondi · 2016. 3. 18. · La dolce fermezza - educare con...

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La dolce fermezza - educare con consapevolezza - Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

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  • La dolce fermezza- educare con consapevolezza -

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Psicoterapeuta (orientamento psicoanalitico junghiano, psicosintesi e ipnosi terapeutica) e psicologa dello sviluppo con master DSA e specializzazione in psicologia perinatale

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  • Bimbi… bruchini in crescita?

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Mini - glossario:PSICHE: è la nostra mente, nella sua unicità e ampiezza di sfaccettature: emozioni, ricordi, pensieri, desideri, sentimenti, riflessioni, doti e limiti, istinti, associazioni di idee…

    IMMAGINI INTERNE: ciò che si forma dentro alla nostra psiche rispetto alle esperienze che facciamo, quando ci ripensiamo o mentre le stiamo vivendo: quando conosciamo qualcosa, dentro di noi si forma un’immagine che riassume il concetto di cui appunto abbiamo fatto esperienza. Il nostro cervello spesso funziona istintivamente e al meglio con le immagini, che riassumono in maniera completa le caratteristiche di ciò che abbiamo vissuto.

    PARTE MASCHILE E PARTE FEMMINILE: dentro ciascun individuo, uomo o donna, la personalità è dotata di caratteristiche che si differenziano in parte maschile e parte femminile; in ogni persona queste caratteristiche, opportunamente accolte e bilanciate, danno origine al carattere individuale e al modo di stare in relazione con gli altri. Riconoscere e saper sentire queste parti aiuta a conoscersi, sentirsi completi e sapersi valorizzare; non sentirle, non accoglierle o non coltivarle può portare a disequilibri e a senso di incompletezza, inadeguatezza o insoddisfazione.

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  • POTENZIALITA’ PSICHICA: ciò che la psiche di ognuno di noi è chiamata a raggiungere, ciò che ha dentro di sé per riuscire nella propria realizzazione; Jung la chiama INDIVIDUAZIONE. Da adulti anche la sofferenza, opportunamente gestita, è strumento di individuazione; al pari, nello sviluppo del bambino, regole e confini (pochi, opportunamente calibrati, proposti e mantenuti) possono diventare strumento di individuazione.

    PRINCIPIO QUALITATIVO DEL RAPPORTO CON SE STESSI: è l’inizio del rapporto con se stessi, l’inizio dello sguardo che abbiamo verso di noi, la qualità di quello sguardo: è ciò che ci permette di avere la forza di credere in noi stessi. questo è dato in larga parte dalla capacità del genitore di rivolgersi al proprio figlio dandogli la fiducia necessaria per una buon livello di autostima e per raggiungere le proprie potenzialità (caratteristiche che il genitore deve necessariamente prima possedere, per poterle trasmettere).

    DISTINGUERSI COME INDIVIDUO: l’esigenza sana del bambino di differenziarsi dal genitore. Questo comincia nei primi mesi e anni di vita per poi esplodere durante l’adolescenza, periodo in cui si deve “mettere in crisi” la figura dei genitori per raggiungere la propria autonomia di individuo e sviluppare il senso critico.

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  • BAMBINO INTERIORE: parte di noi che non sparisce mai, neanche da adulti, che ci consente di recuperare sensazioni, capacità, caratteristiche infantili (che a volte possono aiutare, a volte possono ostacolare).

    GIUDICE INTERNO: parte di noi che si sviluppa grazie all’agire dei nostri genitori e delle figure educative che intervengono nelle nostre vite e che gradualmente costituisce la nostra “voce guida interiore”; la parte che ci fa sentire sotto osservazione, accusati o in fase di scrutinio; la parte di noi con cui dobbiamo sempre fare i conti, quella che ci dice che cosa ci aspettiamo da noi stessi o gli altri si aspettano da noi.

    NEVROSI: stato psicologico di “crisi”, disordine mentale o più semplice disagio, all’interno del quale si manifesta un conflitto inconscio tra individuo e ambiente. Avviene quando l’ambiente e l’insieme delle caratteristiche caratteriali individuali non sono bilanciati, ma propendono e si concentrano verso un polo che spesso si manifesta in comportamenti o atteggiamenti che non ci piacciono o che non desideriamo; se in equilibrio, le stesse caratteristiche e risorse individuali consentono l’adattamento al mondo; se estremizzate, conducono la persona a sentirsi schiava di manifestazioni spiacevoli come ansia, fissazioni, compulsioni, esagerazioni, scoppi caratteriali, etc…

  • Ogni bambino è unico, con alcuni elementi comuni

    Nella crescita di un figlio c’è sempre, in ogni situazione, l’apporto di entrambi i genitori, che contribuiscono con il loro intervento alla costruzione delle immagini interiori nella psiche del figlio - presenti in ogni individuo - relative all’essere femminile e all’essere maschile, in tutti i relativi ruoli.

    Queste immagini interne guideranno l’esperienza e le relazioni del bambino, saranno la sua àncora (quindi sia nell’accezione di solidità e guida, sia in quella di bagaglio e peso).

    Le capacità genitoriali sono

    intergenerazionali

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • … che effetto vi fa questa frase?Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

    “Il modo in cui

    parliamo ai nostri

    figli diventerà la loro

    voce interna.”

  • Lo sguardo su di sé viene dato da chi guarda

    Responsabilità dei genitori: offrire il principio qualitativo del rapporto con se stessi

    Opportunità del bambino: prendere le distanze e riconoscersi come individuo, distinguendosi

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  • Confini: possibilità di sentirsi “delimitati”

    Un bambino si vive perché si sente, si percepisce; durante la crescita è l’adulto che lo aiuta in questo. Il bambino sviluppa un po’ alla volta la sua potenzialità psichica e il suo senso morale.

    Al bambino servono i confini, dati da: contatto, dialogo, atteggiamenti, limiti, divieti, regole, permessi, reazioni, eccezioni, apprezzamenti, ricompense, punizioni… è tramite queste cose che ognuno si vive come essere umano, in potenza, soggetto ad una gamma di possibilità emotive

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  • “Non è quello che fate per i vostri figli, ma ciò che gli insegnate a fare per se

    stessi che li renderà uomini di successo”

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  • Fasi di sviluppo emotivo: quando compaiono le emozioni nei bambini?

    TEORIA DIFFERENZIALE (Izard, 1977): alcune emozioni innate e universali (set di emozioni primarie o di base: paura, collera, gioia, tristezza e disgusto). Le emozioni non di base, o secondarie (vergogna, colpa, imbarazzo, orgoglio, odio e così via), si presentano in relazione all’emergere della consapevolezza di sé, a partire dalla fine del primo anno di vita

    Espressioni facciali = manifestazione diretta dell’esperienza emotiva: concordanza biunivoca e innata tra espressione facciale ed esperienza emotiva.

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  • TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE (Sroufe, 2000): emozioni = risultato di un processo di differenziazione da uno stato iniziale di eccitazione. Nel neonato sarebbe possibile distinguere uno stato di maggiore o minore eccitazione generalizzata, che si differenzierebbe nel corso del primo anno di vita in stati emotivi di sconforto e di piacere: il sistema del piacere-gioia, il sistema della circospezione-paura e il sistema della frustrazione-rabbia

    È solo grazie allo sviluppo cognitivo e alla socializzazione emotiva presente in famiglia e nei contesti educativi che si attua il passaggio dal precursore emotivo alla vera e propria emozione

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  • Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • COMPONENTI DELLA COMPETENZA EMOTIVA

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  • Sviluppo morale nel bambinoPrima dei sei anni non si può attribuire ad un bambino un senso morale autonomo. Per lui è giusto quello che i genitori considerano giusto e sbagliato ciò che considerano sbagliato.

    In questa fase l’adulto deve intervenire facendo capire colpa ed errore a seconda dei “guai” che il bambino ha combinato (se ci si riesce, con delicatezza e misura… quante volte le nostre nevrosi si impossessano del comportamento che adottiamo??), aiutarlo a modulare il suo atteggiamento e la sua reazione all’accaduto

    Spiegare al bambino il motivo delle differenti reazioni dell’adulto gli permette di cogliere e capire l’aspetto emotivo, e gli consentirà di capire gradatamente che i comportamenti acquistano un significato e un valore diverso a seconda dell’intenzionalità che li attiva

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  • BUGIE: prima dei sei anni il bambino vive in una dimensione “magica”, denominata di animismo del pensiero, per cui è convinto che basti pensare una cosa e desiderarla perché si materializzi.

    Vi è l’idea che la forza del desiderio sia così potente da trasformare la fantasia in realtà; per i bambini le prime bugie rappresentano una specie di magia che aiuta a modificare la realtà, soprattutto se questa, per certi versi, è sentita come sgradevole e difficile da tollerare. Lo stesso meccanismo magico entra in funzione anche quando non ci si limita a mentire per discolparsi, ma si scarica la colpa e la responsabilità del misfatto su un’altra persona

    Solo dopo i sei anni se le bugie fantastiche sono troppo frequenti possono rivelare un rapporto difficile con l’ambiente che lo circonda; ecco che la bugia diventa un mezzo per stare bene.

    es. “bicicletta cattiva!” ATTENZIONE a ciò che comunichiamo! ;)

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  • CAPRICCI: che cosa significa questa parola? che origine ha e che messaggio dà il nostro “fastidio”?

    TERRIBLE TWO: comparsa della volontà e gestione dei momenti di imposizione del bambino. Tanto fa come ci si arriva e lo stile genitoriale che si è tenuto nei primi due anni (e che si sceglie di tenere dopo!)

    L’IMPORTANZA DEI NO: imparare a tollerare lo stato di frustrazione e sperimentare la propria creatività di bambino è fondamentale

    In media stat virtus…

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  • Che cosa fare col nostro “bruchino”?

    Strategie ed interventi per migliorare la competenza emotiva dei

    piccoli

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  • QUANTA FAMILIARITÀ ABBIAMO CON NOI STESSI?

    Ascoltare emotivamente il messaggio nascosto dietro al comportamento del bambino: siamo prima di tutto noi il filtro dei nostri figli. Questo significa che fondamentale è come ognuno di noi sta con se stesso: i nostri bambini impareranno da noi e si allineeranno al nostro livello di consapevolezza!

    “Ogni genitore dà al proprio figlio ciò che ha nelle sue tasche.”

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  • Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • CHE RAPPORTO ABBIAMO CON LE NOSTRE EMOZIONI?

    Fare il genitore significa caricarsi sulle spalle tante responsabilità, tra cui anche quella di rappresentare il limite

    Per fare questo in maniera efficace occorre avere un buon rapporto con le emozioni che sottendono a questo meccanismo (senso di colpa, vergogna, paura, amore, odio, rifiuto…) e con le azioni che ne possono derivare (punizioni, premi, ricompense, lodi…)

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Diverse situazioni, diverse reazioni

    È importante che un genitore abbia piena fiducia in sé e nella sua dote (che è NATURALE) di sintonizzarsi empaticamente e sentire il proprio figlio

    FIDUCIA, AUTOSTIMA, SENSO DI AUTOEFFICACIA VS INFLUENZE ESTERNE… quanto ci permettiamo di essere spontanei come genitori?

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • E’ utile al bambino essere circondato da atteggiamenti che lo aiutino a formarsi le aspettative di base sul suo ambiente di crescita: dialogo e confronto tra i genitori, pochi importanti paletti - poi mantenuti, atteggiamenti univoci/prevedibili (non sconfinanti nell’eccessiva rigidità, che spesso diventa un muro!)

    se il rapporto con la famiglia è stato interferito, oppure forte è la disistima di sé come adulto, forse è il caso di farsi aiutare da un professionista che valorizzi le radici emotive

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  • PREMI E PUNIZIONI

    strumenti pratici per intervenire sul comportamento e sull’azione

    oltre all’azione, modificano anche il sistema di valori e l’autopercezione del bambino

    importante sulla validità è la frequenza con cui si utilizzano

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  • RINFORZI POSITIVI E NEGATIVI: che cosa sono?PREMIO: tutto ciò che fa sì che un certo comportamento si verifichi più spesso

    PUNIZIONE: tutto ciò che fa sì che un certo comportamento non venga ripetuto e si estingua

    Un premio o una punizione sono rinforzi e possono essere positivi o negativi, non in senso “etico”, ma solo considerando questa discriminante: se AGGIUNGONO qualcosa (= positivo) o se TOLGONO qualcosa (= negativo)

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • RINFORZO +: comporta il raggiungimento di qualcosa di buono. es. il bambino fa il bravo e noi gli diamo la caramella

    PUNIZIONE +: porta ad avvertire qualcosa di negativo es. il bambino si comporta male e noi diamo la sgridata verbale o scegliamo di agire sul corpo

    RINFORZO -: toglie qualcosa di sgradevole es. il bambino fa storie per non fare una certa cosa e noi effettivamente non gliela facciamo fare

    PUNIZIONE -: comporta la sottrazione di qualcosa di gradevole es. il bambino si comporta male e noi gli togliamo il gioco preferito

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  • Per essere efficaci, le punizioni devono essere:

    immediate: concetto diverso di temporalità

    private: rispetto della dignità

    singolari: isolate, non in successione con altre

    brevi: il più possibile, il tempo ha un altro valore per i bambini

    incoraggianti: piccole e simboliche

    esecutive: reali ed eseguibili, non “gonfiate”

    possibili: a misura di bambino, che non riguardino MAI il mangiare o il dormire

    ATTENZIONE ai messaggi contraddittori…

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  • Premi: manipolazione?La parola “premio” viene utilizzata in questo testo per indicare un qualcosa – che sia un cibo, un giocattolo o una coccola, oppure una promessa – inteso come ricompensa al fatto che i bambini fanno quello che gli viene richiesto.

    Anche premiare i bambini è una forma di manipolazione, perché questo genere di gratificazione viene utilizzata con lo scopo di portare i bambini a fare quello che vogliamo noi.

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Dando una ricompensa, io genitore/nonno/educatore sottolineo che sono quello che decide ciò che è giusto; so che cosa le persone dovrebbero fare o meno: preferirei, quindi, che le persone attorno a me si conformassero con questa idea.

    Non distribuisco gratificazioni solo per il gusto di farlo: consapevolmente o meno, ho una motivazione ulteriore, ovvero, se gli do un premio, il bambino si comporterà nuovamente come desidero io, nella speranza di ricevere di nuovo la ricompensa.

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Evitare di utilizzare le gratificazioni, però, non significa lasciare i bambini a briglie sciolte. Ci sono alternative valide ai premi: elargire premi, infatti, come conseguenza porta il destinatario a essere soddisfatto di sé stesso solo nel momento in cui riceve l’approvazione di altre persone.

    Gli APPREZZAMENTI sono invece qualcosa di diverso, da non confondere con i “premi”. L’apprezzamento può essere espresso in maniera differente, come ad esempio: «Adoro la pace e la tranquillità della tua cameretta, quando è in ordine e pulita». «Ti piace riordinare la tua stanza?»

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  • Questi messaggi iniziano con “Io” oppure sono domande che esprimono interessamento nei confronti dell’altro, lasciandogli libertà espressiva. Abbiamo tutti bisogno di essere riconosciuti. Ci piace essere visti: l’apprezzamento è una via eccellente per mostrare a qualcuno che l’abbiamo visto.

    Offrire al bambino un ambiente tranquillo e stabile, ben “strutturato”, è una delle vie possibili per promuovere la fiducia nel bambino.

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  • Poco per volta il bambino crescerà e imparerà sempre di più a decidere per sé stesso, a scegliere ciò che farà o meno. Durante tutto questo processo evolutivo, noi siamo in costante dialogo con noi stessi per comprendere come guidarlo, dove mettere dei paletti e dove, invece, possiamo “mollare la presa”. Questo processo è qualcosa di graduale che comincia con una presenza consistente e con dei limiti precisi, per poi giungere all’età matura in cui il nostro contributo dovrebbe diventare una presenza di sostegno.

    Possiamo acquisire fiducia nelle potenzialità di crescita e autodisciplina dei nostri figli ed educarli in questa atmosfera!

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  • ASPETTATIVELa logica ti porta da A a B. L’immaginazione ti porta ovunque. (A. Einstein)

    … purtroppo, o per fortuna!

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  • ASSERTIVITA’L'assertività è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocutore

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  • Si definisce assertivo «un comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui».

    si può anche delineare come il giusto equilibrio tra due polarità: da una parte il comportamento passivo, dall'altra il comportamento aggressivo.

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  • BILANCIA INTERIORE

    Giudice interiore vs bambino interiore: entrambe le parti ci appartengono, si tratta di sforzarsi di rientrare in panni più o meno recenti, far tesoro della ricchezza della nostra anima e sintonizzarsi sulla capacità di confrontare stati d’animo, percezioni, competenze… e avvicinarci così al mondo dei nostri bambini

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  • COMPROMESSIDare limiti può declinarsi comunque in un’offerta di libertà “condizionata”: si può dire di no ad un comportamento non consentito, offrendo però due/tre alternative entro cui lasciar scegliere il bambino (meglio non esagerare, per non essere dispersivi)

    Compromesso, NO RICATTO!

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  • FIDUCIA E RISPETTO

    Due atteggiamenti importanti, che si imparano sulla propria pelle: quanto è importante crescere sapendo di avere un valore e sapendo che il proprio valore viene riconosciuto dalle persone amate?

    I bambini hanno tutta la dignità delle persone adulte.

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  • COMUNICAZIONE EMOTIVA

    Diverso è il tipo di relazione quando ci si rende conto di che cosa sente l’altro. Un bambino è più aiutato quando l’adulto gli comunica le proprie emozioni, offrendogli uno specchio comprensibile e avvicinabile. Per essere capaci di intuire, occorre prima essere accompagnati e sperimentare l’intuizione di altri su di sè.

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  • Siamo capaci di riconoscere i nostri errori?

    Quando esageriamo, che cosa facciamo?

    Chiedere scusa ai figli: gesto di fragilità o di competenza emotiva?

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Che regalo facciamo ai nostri figli se trasmettiamo loro la nostra consapevolezza di aver esagerato?

    Esempi di comunicazione emotiva: noi siamo i primi a provare emozioni! dando ai nostri figli la possibilità di “leggerci”, li aiutiamo a leggere sé stessi e gli altri

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Senso criticoQuando vanno bene le questioni di principio e quando sfuocano la situazione?

    Quante volte ci sentiamo figli dei nostri genitori, nel bene e nel male?

    Quanto incide il giudizio sociale sulle nostre azioni?

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Quanto siamo oculati nel prevedere le reazioni dei nostri figli?

    Sappiamo essere oculati anche nei confronti di noi stessi e del nostro partner?

    Quanto siamo disposti a metterci in gioco?

    Riconosciamo l’influenza emotiva che emaniamo in famiglia?

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • Amare… riconnetterci all’origine

    Abbracciare, contenere, farsi penetrare dall’amore, offrire spazio, ascoltare l’istinto, permettersi di amare e di essere amati, aprirsi alla trasformazione e al nostro potenziale interiore…

    Dott.ssa Luisa Belleri - psicologa e psicoterapeuta

  • GRAZIE PER L’ASCOLTO :)

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