La Dimensione Metodologica Del Curricolo_1
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La dimensione metodologica del
curricolo 1 _
Il modello del metodo didattico
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogiaL’unità dialettica tra teoria e prassi costituisce un principio regolativo
per l’epistemologia pedagogica e per il lavoro educativo
Scarsa incidenza della teoria sulla pratica educativa
•scarsa preparazione degli educatori;
•
scarsa propensione del mondo accademico verso le praticheeducative;
•difficoltà strutturale: pedagogia popolare come insieme di
teorie ingenue, di assunti impliciti e intuitivi acquisiti durante
l’esercizio della propria professione
«qualsiasi innovazione che voi, come “vero” teorico di pedagogia, potete voler
introdurre, dovrà scontrarsi, sostituire o modificare in qualche modo le teorie
popolari che già guidano insegnanti e allievi» (Bruner, 1997).
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
teoria praticaPedagogia popolare
La prassi quotidiana è mediata dal senso
comune pedagogico.
in maniera indiretta operando trasformazioninelle teorie popolari.
modificare il senso comune degli insegnanti
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Natura mediata del rapporto tra teoria e prassi
teoria pratica………………..
problematicismo
Mo e o e ucat vo
La teoria pedagogica non
tratta direttamente la prassi
ma i modelli educativi i quali
fanno da guida nella prassi
⊃⊃⊃⊃ aspetto normativoteoria sottesa ⊂⊂⊂⊂
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Def.: «un modello è lo schema concettuale secondo cui possono essere
connessi e ordinati i vari aspetti della vita educativa in rapporto ad un
principio teleologico che ne assicuri coerenza e organicità» (Bertin, Educazione
alla ragione)
finalità che costituisce una pratiche educative
problematica educativa
carattere normativo:corrisponde ad una scelta
educativa determinataforma/struttura che dà attuazione concreta e
storico-relativa al modello, all’interno di un
certo sistema educativo.
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Attività teorica: scelta del modello da assumere come guida per l’azione
educativa entro una certa situazione storico-sociale e in rapporto al
ventaglio di possibili modelli educativi.
teoria prassi
Il modello ha una ortata normativa che
modelli educativi
educativa che dà senso alla finalità
guida la prassi
Componente teorico-filosofica: insieme di presupposti impliciti presenti all’interno del
modello che esercitano una funzione “vincolante” nella scelta di obiettivi e metodi.Tali presupposti sono analizzati criticamente in senso antidogmatico in base alla teoria
pedagogica (filosofia dell’educazione).
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Pb.: il concetto di modello assunto dal problematicismo assume solo
funzione normativa
Modello descrittivo Modello normativovs
proiettabilità
A A’
• accezione descrittivo-esplicativa: modello come rappresentazione schematica di un
fenomeno (caratteristici del pensiero scientifico)
• accezione normativo-costruttiva: modello come schema-guida per la realizzazione di
qualcosa.
In ambito pedagogico:
•uno schema descrittivo (relazione tra variabili ed effetti formativi) implica un’ipotesi
normaiva;
•un modello normativo presuppone implicitamente delle giustificazione/spiegazioni
della relazione tra le proprie strutture e finalità.
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Hp.: anche dal punto di vista descrittivo la teoria non tratta direttamente
della prassi, ma di modelli intesi come rappresentazioni astratte e
idealizzate della realtà.
Teoria pedagogica come descrizione di modelli della realtà educativa
Implica processi di semplificazione, selezione, astrazione, idealizzazione
Pb.: qual è il rapporto tra modello e realtà educativa? Da che cosa è
giustificata la semplificazione/idealizzazione della realtà?
Realismo costruttivo di Giere (Spiegare la scienza, 1996)
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Realismo costruttivo di Gere: i modelli descrivono una realtà “costruita”, legata
ai sistemi reali da un rapporto di somiglianza, secondo aspetti e gradi
specificati.
•Un modello è buono se è efficace
•un modello è efficace se “somiglia” alla realtà (se cattura variabili e relazioni
con una uona appross maz one .
R (modello, realtà)≡≡≡≡ R similarità
Le semplificazioni del modello rispetto alla realtà devono essere adeguate dal
punto di vista del problema educativo che si deve affrontare
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Pb.: passaggio da un modello descrittivo (di rappresentazione della realtà)
ad un modello normativo (modo di affrontare nella pratica un certo
problema educativo)
A →→→→ A’
non una semp ce app caz one a e .
(a) la finalità intrinseca nel modello normativo svolge un ruolo
fondamentale nel determinare il tipo di proiezione che sarà realizzata).
Che tipo di relazione sussiste?
schema di inferenza pratica
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Schema di inferenza pratica
Pr.1: A intende raggiungere lo scopo x →→→→ finalità del modello normativo
Pr.2 A crede che per ottenere x si deve fare p →→→→ relazione causale nel modello descrittivo
C.: A si dispone a fare p →→→→ principio metodologico
La struttura dell’inferenza pratica evidenzia che la proiezione di un modello
descrittivo (del suo schema casuale) in un modello normativo (nei suoi principi
metodologici) è mediata dalla finalità del modello normativo stesso, senza la
quale mancherebbe il criterio per selezionare le relazioni pertinenti entro il
modello descrittivo e per decidere come manipolare le variabili.
A→→→→ A’
finalità del modello normativo
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
A’ non è una semplice applicazione di A.
(b) Principio deweyano secondo il quale nessun risultato di ricerca scientifica
si può tradurre in una regola normativa per la pratica formativa, ciò a causa
della complessità della situazione educativa.
Selettività del modello descrittivo: esso prende in esame solo alcune variabili
pertinenti rispetto al sistema da trattare. Ciò rende parziale la portata
descrittiva del modello che perciò non può essere tradotto direttamente in
un modello applicativo..
L’utilità è indiretta: cambiamento nell’atteggiamento mentale
dell’educatore (Dewey, Le fonti di una scienza dell’educazione)
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
La portata normativa del modello è di tipo “debole”
1. La proiezione di un modello descrittivo in un modello formativo non ci può dare
norme specifiche di procedura; ma può fornirci dei principi procedurali chenecessitano del giudizio dell’educatore/insegnanti per poter essere applicati in una
determinata situazione educativa.
. La relazione tra variabili e nessi causali previsti dal modello teorico hanno un
carattere di tendenza (indica che se le variabili variano in un certo modo allora si avrà
la tendenza al verificarsi di certi effetti ( ceteris paribus). Ciò vale anche per il modello
normativo.
3. Natura statistica degli effetti previsti dal modello.Se si segue il principio procedurale x si avrà la tendenza ad ottenere l’effetto y in una
certa percentuale di casi.
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
In sintesi:
La proiezione di A →→→→ A’ non consiste in una mera applicazione per due ragioni:
(a) la specifica finalità del modello normativo condiziona la forma della
proiezione; (b) la realtà educativa è troppo complessa rispetto alla selettività del
modello.
La relazione tra componente normativa-teleologica e descrittiva-casuale è deltipo di un’inferenza pratica
La proiezione di A in A’ non fornisce un algoritmo ma solo principi procedurali
Modello descrittivo e normativo individuano tendenze, a parità delle altre
condizioni
La validità dei principi di tendenza riguarda insiemi di individui e non singoli
soggetti
Considerati questi limiti è preferibile accogliere il criterio problematicista di
ricercare approcci integrati .
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Obiettivo: dare struttura di modello ad alcune intuizioni sull’insegnamento,
attraverso un processo di concettualizzazione suscettibile di rappresentazione
formale, a partire dal quale siano possibili proiezioni non banali su un modello
normativo.
Il modello (descrittivo) di Carroll →modello normativo
Intuizione sull’insegnamento: “apprendere richiede tempo e sforzo”
grado di apprendimento = f (tempo dedicato / tempo necessario)
tempo dedicato ≥ tempo necessario
tempo dedicato = f (tempo concesso, perseveranza)
tempo necessario = f (attitudine, qualità dell’istruzione)
L’idealizzazione mette in evidenza qualche aspetto rilevante della dinamica di
insegnamento e apprendimento?
L’approssimazione è adeguata per trarne indicazioni utili?
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Due esempi di uso del modello di Carroll
1. Proiezione del modello di Carroll in un modello normativo
Finalità (giustifica la prassi educativa)
apprendimento per padronanza (mastery learning); assicurare alla
maggioranza degli alunni la padronanza dei contenuti di base del curricolo.
Schema causale (spiega la prassi alla luce della finalità):
Grado pieno di apprendimento → (tempo concesso ≥ tempo necessario)
E poiché il tempo è diverso da alunno ad alunno, per ottenere da tutti gli
allievi un apprendimento pieno occorre tener conto dei ritmi diapprendimento individuali.
Se la finalità fosse diversa (selezionare gli allievi migliori), ma lo schema
casuale rimanesse invariato, l’indicazione metodologica suggerirebbe di
dare a tutti gli allievi lo stesso tempo!
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
2. Uso di un modello descrittivo per un esperimento simulato entro il modello
Es.: Il disagio scolastico
disagio di tipo zero: il disagio scolastico ha origine storico-sociale
disagio di primo tipo: il disagio scolastico ha matrice psico-esistenziale
sag o terzo t po: sag o sco ast co a matr c att c e
demotivazione→scarso rendimento→disagio
grado di apprendimento = f (tempo dedicato / tempo necessario)
perfetta perseveranza
tempo disponibile / n. contenuti = tempo concesso per ogni contenutotempo concesso per ogni contenuto ≤≤≤≤ tempo necessario
Discrepanza tra grado di competenza e difficoltà del compito → disagio→ diminuzione
della perseveranza → ecc. ecc.
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Il modello dell’apprendimento significativo di Ausubel
Il modello dà struttura all’intuizione secondo la quale: “per apprendere qualche
cosa occorre già sapere qualcos’altro”
Solitamente si pensa che:
l’apprendimento ricettivo (fondato sull’esposizione del docente)sia meccanico;
’ .
Ausubel sostiene che l’apprendimento ricettivo e significativo siano due
dimensioni logicamente indipendenti dell’apprendimento
Apprendimento
meccanico
Apprendimento
significativo
Apprendimento ricettivo ricettivo-meccanico ricettivo-significativo
Apprendimento per
scoperta
per scoperta-meccanico per scoperta-significativo
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Secondo Ausubel il modello dell’apprendimento ricettivo-significativo è il più
efficace ed economico
promuovere l’acquisizione di contenuti
disciplinari dotati di significato
basato sull’esposizione dell’insegnante
o del libro di testo
Significato logico: inerente al contenuto da apprendere
Significato psicologico: inerente la comprensione dell’allievo
L’apprendimento ricettivo è significativo se:
1. Il materiale d’apprendimento possiede un suo proprio significato logico;
2. l’allievo possiede idee di ancoraggio e collega il nuovo contenuto rappresentato a queste
idee
significatività dell’apprendimento = f (contenuti R idee di ancoraggio, connessione)
fattori che possono rendere meccanico un apprendimento significativo
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Apprendimento
meccanico
Apprendimento
significativo
Apprendimento
ricettivo
ricettivo-
meccanico
ricettivo-
significativo Carroll
Apprendimento
per scoperta
per scoperta-
meccanico
per scoperta-
significativo
Ausubel
Il modello di Carroll concerne l’apprendimento ricettivo, mentre quello di Ausubel
concerne l’apprendimento significativo. Essi si intersecano nell’apprendimento
significativo per ricezione:
•Il modello di Carrol ne spiega il grado di apprendimento (parte quantitativa)
•Il modello di Ausubel ne spiega il grado di significatività (parte qualitativa)
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
Il modello dell’apprendimento di Gardner-Olson
Il modello dà struttura all’intuizione secondo la quale: “ognuno apprende
meglio se può farlo nel modo a lui più congeniale”.
Ogni conoscenza è sempre codificata entro un medium (o campo di attività:
linguaggio verbale, uso delle immagini, attività psicomotoria).
Soggetti diversi possono sviluppare una diversa familiarità con media diversi erisultare perciò più abili nell’uso di certi media. Di conseguenza, il soggetto
apprenderà più facilmente entro quei media.
rapidità di apprendimento = f (medium R abilità nel medium)
Intelligenza ≡ abilità in un medium intelligenze multiple di Gardner
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Teoria, prassi e “modello” in pedagogia
I modelli danno struttura alle intuizioni sull’insegnamento:
• Apprendere richiede tempo
• Ogni apprendimento è condizionato dalle conoscenze possedute;
•Si impara meglio se si può usare il modo a noi più congeniale.
grado di apprendimento = f (tempo dedicato / tempo necessario)
’ = ,
rapidità di apprendimento = f (medium R abilità nel medium)
Secondo la struttura dell’inferenza pratica, alla luce di una certa finalità, da questi modelli si
possono derivare precise conseguenze didattiche.
• occorre concedere ad ogni discente il tempo che gli necessita per imparare;
• occorre garantire il possesso delle idee-ancoraggio per il suo apprendimento significativo
• occorre mettere l’allievo in condizioni di scegliere tra diverse modalità d’apprendimento
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Il senso di riferirsi a modelli descrittivi
La razionalità dell’azione didattica si può cogliere attraverso la
struttura dell’inferenza pratica:
Prima premessa: fine desideratoSeconda premessa: una credenza circa una relazione fine-mezzi
usare per realizzare il fine (insegnamento guidato dalla pedagogia popolare) si passa ad operare secondo un modello descrittivo
esplicito delle relazioni causali tra manipolazione di certe variabili
e certi effetti.
Ciò che orienta i giudizi e le decisioni del docente/educatore non
sono più solo le sue credenze implicite, ma i modelli educativi