La dimensione della fraternità nella proposta politica di ... · Elaborato per il Corso speciale:...

18
1 Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni Evangelista» Palermo La dimensione della fraternità nella proposta politica di Giuseppe Dossetti Elaborato per il Corso speciale: «Il senso antropologico della fraternità/sororità. Per una ri-figurazione della soggettualità ecclesiale» presentato dallo studente Rocco Gumina n. matr. LE 2011 01 alla prof. Calogero Caltagirone Anno Accademico 2011/12 Palermo

Transcript of La dimensione della fraternità nella proposta politica di ... · Elaborato per il Corso speciale:...

1

Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia

«San Giovanni Evangelista»

Palermo

La dimensione della fraternità nella proposta

politica di Giuseppe Dossetti

Elaborato per il Corso speciale: «Il senso antropologico della

fraternità/sororità. Per una ri-figurazione della soggettualità ecclesiale»

presentato dallo studente Rocco Gumina n. matr. LE 2011 01

alla prof. Calogero Caltagirone

Anno Accademico 2011/12

Palermo

2

Indice

- Introduzione pag. 2

- 1 L’itinerario politico pag. 3

- 2 L’impegno fecondo alla costituente pag. 6

- 3 I temi dell’attività politica pag. 9

- 4 Due anni a Bologna per rianimare l’anima culturale ed economica della città

pag. 12

- 5 Per concludere: la dimensione della fraternità nella proposta politica di Giuseppe

Dossetti pag. 14

- Bibliografia pag. 17

3

- Introduzione

Il tema specifico del mio elaborato realizzato per il corso speciale condotto dal prof.

Calogero Caltagirone nell’anno accademico 2011/12 presso la Facoltà Teologica di Sicilia «San

Giovanni Evangelista» dal titolo “Il senso antropologico della fraternità/sororità. Per una ri-

figurazione della soggettualità ecclesiale”, è il seguente: «La dimensione della fraternità nella

proposta politica di Giuseppe Dossetti». La mia ricerca ha l’intenzione di presentare, con tutti i

limiti di un lavoro di natura seminariale, la dimensione della fraternità nella proposta politica di

Dossetti. I punti delle mia riflessione sul tema sono cinque:

1) L’itinerario politico di Giuseppe Dossetti: nella quale parte ripercorro il breve, seppur

intenso, periodo di impegno politico di Dossetti contraddistinto dalla lotta al nazifascismo con

la resistenza; dall’impegno nella costituente per l’elaborazione della nuova Costituzione

italiana; dall’attività come deputato e da importante esponente della Democrazia Cristiana per

la promozione di politiche volte alla ricerca del bene comune (indipendenza Stato-Chiesa,

centralità della dimensione sociale e politica della persona, riforma agraria, Cassa del

Mezzogiorno ecc.);

2) L’impegno fecondo alla costituente: dove presento le linee essenziali delle proposte

presentate da Dossetti nei lavori per la realizzazione della nuova Costituzione italiana.

Impegno caratterizzato dalla promozione della persona posta in una prospettiva di anteriorità

rispetto allo Stato. Persona alla quale vanno garantite le libertà e le possibilità di sviluppo e di

contributo materiale e spirituale per il progresso dell’intera società;

3) I temi dell’attività politica: nel quale punto metto in evidenza le tematiche portanti

dell’intera attività politica di Dossetti. Temi contrassegnati da una concezione della Democrazia

Cristiana, partito nel quale militava, come strumento per l’attuazione di politiche ad indirizzo

popolare e per la realizzazione di un socialismo spirituale e cristiano rispetto a quello ateo e

materialista dei marxisti;

4) Due anni a Bologna per rianimare l’anima culturale ed economica della città: dove

presento i temi salienti del programma e dei discorsi al consiglio comunale di Bologna di

Giuseppe Dossetti. Programma e discorsi caratterizzati dal il tentativo di rilancio e di recupero

della tradizione culturale, spirituale ed economica della città emiliana per ricollocarla nel

contesto delle grandi comunità guida del Paese;

5) Per concludere: la dimensione della fraternità nella proposta politica di Giuseppe

Dossetti: dove presento, tramite una sintesi, l’opera politica di Dossetti con l’angolatura della

fraternità che emerge chiaramente dai richiami al concretarsi di uno sviluppo materiale e

spirituale per tutti e con il contributo di tutti.

4

- 1 L’itinerario politico di Giuseppe Dossetti

Giuseppe Dossetti (1913–1996) si laureò nel 1934 in diritto canonico presso l’Università

di Bologna. Trasferitosi a Milano, incontrò padre Agostino Gemelli e nel 1936 entrò a far parte

dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo fondato dallo stesso sacerdote. Nel 1938 si

allontanò dal sodalizio per via di una diversa concezione dell’impegno del laico nella società:

per Dossetti, infatti, occorreva non solo un’azione nell’ambito dell’Università Cattolica (come

prediligeva il Gemelli), ma anche in tutto il resto del mondo con un apostolato aperto. La

collaborazione tra Gemelli e Dossetti non s’interruppe, infatti, il sacerdote gli chiese di

realizzare un elaborato sulla condizione giuridica degli istituti laicali da presentare alla Santa

Sede e conosciuto con il nome di Memoria. Tra il 1941 e il 1943, in pieno conflitto mondiale,

insieme ad altri membri dell’Università Cattolica (Fanfani, Lazzati, La Pira, Padovani), diede

vita ad una serie incontri per elaborare delle riflessioni sulla condizione sociale e politica

dell’Italia. Da queste riunioni maturò il senso dell’impegno attivo per la liberazione dal

nazifascismo e per la ricostruzione. Dossetti, così, cominciò a collaborare con i membri della

Resistenza di Reggio Emilia, tramite la raccolta di medicinali e di beni di prima necessità per le

popolazioni colpite particolarmente dal conflitto, con il soccorso ai feriti ecc. Fu nominato

Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della provincia di Reggio Emilia, ma pur

avendo responsabilità militari non impugnò mai le armi. A nome del nascente movimento

democratico cristiano scrisse ai parroci della zona: «L’attività organizzativa e politica della

Democrazia Cristiana non può ne deve essere confusa con il ministero esclusivamente

“spirituale” dei Parroci; sarebbe anzi dannosa per il movimento stesso quanto pregiudizievole

per l’efficacia e la universalità dell’azione sacerdotale qualsiasi forma manifesta o dissimulata,

di partecipazione del clero alla lotta politica».1 Con la fine della guerra il suo impegno politico

continuò nel tentativo di dare all’Italia una democrazia sostanziale e compiuta, così scriveva:

«Occorre che i Comitati di liberazione nazionale si considerino non come organi di democrazia

perfetta o perfettibile, ma anzi come organi straordinari e caduchi di una democrazia

rudimentale, destinati a essere sostituiti, anzi operanti allo scopo di accelerare la propria

sostituzione con gli organi normali di una democrazia genuina, che traggono la loro

legittimazione e la loro composizione dalla designazione diretta fatta dalla totalità dei cittadini,

nella completezza dei loro interessi, materiali e morali, economici e spirituali, familiari e

politici, e nella unità – la sola veramente rappresentativa e sovrana – di tutte le classi e di

tutte le categorie».2 Tale impegno per la ricostruzione, continuò con il suo lavoro presso la

costituente per l’elaborazione della nuova Costituzione italiana.3

1 G. Dossetti, Il movimento democratico cristiano, in Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova

1995, p. 19. 2 Idem, Funzioni e transitorietà del sistema dei Comitati, in Rassegna, I, novembre-dicembre 1945, 7. 3 Cfr. Idem, La coscienza del fine. Appunti spirituali 1939.1955, Paoline, Milano 2010, pp. 39-43.

5

Nel 1946, Dossetti venne nominato vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana.

Nello stesso anno il dibattito politico si concentrava sulla scelta fra repubblica e monarchia e

sulle prime consultazioni per eleggere i membri del nuovo governo e i costituenti. Dossetti si

schierò apertamente a favore della repubblica e in vista delle elezioni elaborò alcune proposte

come: ordinamento dello Stato e dell’intera società verso il bene comune; diritto al lavoro;

superamento delle idee conservatrici e liberali; difesa della famiglia come nucleo fondante della

società; diritto all’istruzione obbligatoria gratuita; protezione della proprietà personale come

mezzo di sviluppo individuale e collettivo; autonomia comunale e regionale; indipendenza fra

Stato e Chiesa con il mantenimento dei Patti Lateranensi; creazione di un’organizzazione

sovranazionale federativa. Alle consultazioni, Dossetti, risultò eletto e per il progetto della

nuova Costituzione s’impegnò per la rappresentatività delle comunità locali, per la libertà

politica, religiosa, della stampa e della scuola. Dopo la fine dei lavori della costituente non

condivise alcune scelte del capo del governo De Gasperi e fondò insieme a Lazzati, La Pira,

Baget Bozzo e molti altri il quindicinale “Cronache sociali”,4 per animare il dibattito politico-

culturale nella Democrazia Cristiana e nel Paese. Nel 1948 ci furono nuove elezioni nazionali,

alle quali non voleva partecipare, ma per via di una richiesta diretta giuntagli da Pio XII accettò

di candidarsi con tali rinnovati propositi: «La mia scelta è fatta: dopo le elezioni, nessuna

esigenza di difesa cristiana mi farà tradire il cristianesimo e il suo compito storico nel nostro

tempo, né mi farà schierare tra gli ultimi difensori cattolici dell’ordine. Cioè di un ordine per me

perento e ingiusto, se si accomodasse – sia pure sotto lo scudo della giustizia sociale e

cristiana – a un regime politico e sociale eretto contro i lavoratori – sia pur deviati e travolti da

ideologie e da metodi d’ispirazione anticristiana».5 Le elezioni del 1948 sancirono una netta

vittoria della Democrazia Cristiana a scapito del Blocco del Popolo formato dal Partito

Comunista e da quello Socialista, ma per Dossetti si trattò di: «Non una scelta generica tra

libertà e schiavitù, tra cristianesimo e anticristianesimo, ma una scelta specifica per una libertà

e un cristianesimo, concretati storicamente, se non ancora in nuove strutture, per lo meno in

un nuovo senso di vita democratica».6 Nel 1948 si pose anche il problema dell’alleanza

internazionale dell’Italia stretta fra il Patto Atlantico, proposto dagli USA, e l’URSS. Per Dossetti

l’Italia doveva mantenere una posizione autonoma per non essere fagocitata dall’una o

dall’altra superpotenza. Questa sua posizione generò ulteriori dissapori con De Gasperi il quale

spinse verso l’adesione al Patto Atlantico, convinto della bontà della proposta degli Stati Uniti.7

Le elezioni del ’48 portarono ad ulteriori tensioni per via dell’impegno dell’Azione

Cattolica, tramite i Comitati Civici di Gedda avallati dal Vaticano, nella campagna elettorale e

4 Pubblicato dal 1947 al 1951. 5 Idem, Lettera a Piccioni, in Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), op. cit., p. 195-196. 6 Idem, Il 18 aprile e l’11 maggio, in Cronache sociali 9, 15 maggio 1948. 7 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 67-73.

6

successivamente a questa. Dossetti intervenne su tale tema sostenendo che l’Azione Cattolica

era destinata alla promozione di itinerari per la salvezza dell’uomo, per lo sviluppo dell’ordine

spirituale. Se casi eccezionali, come le elezioni del ’48, portarono ad un impegno politico attivo,

questa eccezionalità non poteva considerarsi norma per non tradire, dai fondamenti, i tratti

costitutivi dell’associazione cattolica più grande e influente in Italia. Sul fronte economico,

Dossetti propose forti investimenti per alleviare la disoccupazione presente in tutto il Paese.

Chiese, infatti, delle riforme per uno Stato più moderno in grado di rispondere alle nuove

esigenze sociali in specie nel Mezzogiorno. Nel 1950 fu nominato coordinatore dei gruppi

parlamentari della Democrazia Cristiana. Da questa posizione s’impegnò con forza per la

riforma agraria e per la Cassa del Mezzogiorno, nel tentativo di risollevare le sorti di migliaia di

contadini e disoccupati. Ad ottobre del ’50 fece l’ingresso nell’Istituto secolare Milites Christi

Regis fondato da Giuseppe Lazzati. Nello stesso anno scoppiò la guerra in Corea che si

preannunciava come il primo atto di un nuovo, e più atroce, conflitto mondiale. Tale rischio

non lasciò tempo e impegno al governo per una politica rinnovatrice volta a cambiare le

fondamenta dell’Italia. Intanto maturava in Dossetti l’idea di ritirarsi dalla vita politica attiva,

come dimostra la lettera inviata a De Gasperi: «Credo di aver imparato un po’ di più a rendere

giustizia all’onestà dei vostri sforzi e all’oggettiva invincibilità di certi ostacoli: almeno nella

misura in cui approfondisco ogni giorno di più la vera natura di certi limiti, che non sono limiti

delle persone, ma delle ideologie, delle strutture e di un intero sistema. È da questo e non da

quelle che io mi sono allontanato e mi allontano sempre di più. Per quanto riguarda la tua

persona sento di doverti dire che oggi… posso capire perché certi miei atteggiamenti ti

dovessero sembrare incomprensibili»8, confermata quarant’anni dopo in un discorso ai

sacerdoti della diocesi di Pordenone: «Sono e resto convinto che la mia esperienza politica

dovesse finire e che sarebbe stato un grave errore proseguirla, perché non avrei raggiunto gli

obiettivi che mi ripromettevo di raggiungere, e comunque avrei ingannato e illuso troppa

gente… Non è stato un dissenso personale, non è stato niente altro che la considerazione che

la situazione bloccava tutte quelle che erano le mie intenzionalità».9 Libero da ogni impegno

politico, Dossetti poteva chiedere all’arcivescovo di Bologna, Lercaro, di dare vita ad un istituto

di ricerca teologica e storica che prese il nome di “Centro di documentazione”.10

I motivi dell’abbandono della politica attiva, da parte di Dossetti, sono essenzialmente

due: una situazione nazionale e internazionale che impediva ogni tentativo di seria riforma per

il Paese; la situazione di crisi della cristianità italiana. Per lui, infatti, la quasi totalità dei

cattolici italiani aveva una debolezza: la mancanza della fede operante: «La situazione critica

8 Idem, Lettera a De Gasperi, in De Gasperi. Ritratto di uno statista (a cura di M. R. De Gasperi), Milano 2004, pp. 300-

301. 9 Idem, Tra eremo e passione civile. Conversazioni, In Dialogo, Milano 1994, p. 14. 10 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 103-110.

7

ecclesiale deriva dal prolungarsi per molti secoli di un certo modo cristiano cattolico di

intendere il cristianesimo e di viverlo che, se si dovesse definire in forma puramente

descrittiva, si dovrebbe definire attivistico e semipelagiano nel suo aspetto teologico. Da ciò

dipende la mia scelta che consiste nell’impostare il resto della mia vita nel senso di fare uno

sforzo fondamentale di correzione di questi abiti attivistici».11 Per tali motivi, dunque, optò per

un impegno marcatamente ecclesiale con il “Centro di documentazione” che costituirà la genesi

della Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da lui stesso.12 Ma nel 1956, dopo ripetuta e

pressante sollecitazione del card. Lercaro, Dossetti decise di concorrere come candidato a

sindaco nella città di Bologna per poi assumere, successivamente alla vittoria del comunista

Dozza, la carica di capogruppo della minoranza della Democrazia Cristiana al consiglio

comunale. Tale esperienza, segnata profondamente dal programma elaborato da Dossetti e dai

suoi collaboratori dal titolo Il libro bianco su Bologna teso a rianimare il volto spirituale e

materiale della città, si concluse nel 1958 con le dimissioni che precedevano di qualche mese la

sua ordinazione sacerdotale.13

- 2 L’impegno fecondo alla costituente

Giuseppe Dossetti fece parte della commissione dei 75 (insieme a Moro, La Pira,

Togliatti e altri) la quale aveva il compito di elaborare il progetto della nuova Costituzione

italiana. La commissione era suddivisa in sottocommissioni e Dossetti era membro della prima

di queste che si occupava degli articoli iniziali, fondamentali per tutto il resto della

Costituzione. Fra le proposte che emergono dalle discussioni per l’elaborazione del testo

costituzionale14, possiamo trarre alcuni punti guida dell’impegno fecondo alla costituente di

Dossetti.

Fra i diritti e i doveri del cittadino, per Dossetti, devono essere inclusi quelli di natura

socio-economica, pertanto compito dei costituenti è preoccuparsi dei diritti economici insieme a

tutti gli altri. Per lui, sui diritti della persona, per via della differenza ideologica fra

democristiani, comunisti, liberali, repubblicani, occorre trovare un tema comune che può

essere rappresentato dall’anteriorità della persona nei confronti dello Stato, la quale è da

estendersi alla dimensione relazionale e sociale della stessa con la famiglia, le associazioni, i

sindacati. Riconoscere tale anteriorità significa presupporre la solidarietà economica e

spirituale obbligatoria per poter realizzare concretamente l’uguaglianza tra le persone nei

11 Aa. Vv., Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca (a cura di G. Alberigo), Il Mulino, Bologna 1998, pp.

106-107. 12 Cfr. G. Dossetti, La coscienza del fine, op. cit., pp. 179-183. 13 Cfr. A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003. 14 Tutti gli interventi alla costituente di Giuseppe Dossetti sono stati raccolti in: G. Dossetti, La ricerca costituente

1945-1952 (a cura di A. Melloni), Il Mulino, Bologna 1994.

8

termini di pari politicità e socialità. In tale contesto la libertà personale è inamovibile fra i diritti

dell’uomo e questa può essere limitata solo con fondamento certo dall’autorità giudiziaria. La

violazione della libertà è prevista nei casi di ingiustizia e illegittimità. Nel diritto alla libertà

bisogna considerare anche la stampa, la quale non può essere soggetta a censure o restrizioni.

La difesa della libertà è, per Dossetti, mezzo di garanzia e sviluppo per tutte le attività

democratiche e punto d’unione fra le varie ideologie presenti nel Paese e diversamente

ispirate. La libertà, però, deve essere definita in contrasto all’individualismo, poiché l’esercizio

di questa implica sempre una responsabilità sociale e giuridica. Solo la libertà di coscienza,

infatti, è costituzionalmente irrilevante.15

La Costituzione, per Dossetti, deve prevedere un controllo sociale della vita economica

per ridurre gli egoismi, per difendere gli organi dello Stato, per sostenere il diritto di proprietà

in vista di un vantaggio della collettività. La prima condizione per far questo è la libertà

politica, la quale è garante nell’evitare deviazioni. Tre sono, per lui, i mezzi per garantire

migliore sviluppo per tutti: la democrazia politica; la proprietà privata; il controllo sociale sulla

vita economica. Tali mezzi, insieme alla contrapposizione ad un liberismo sfrenato, possono

costituire la base di una forte ripresa economica dopo la guerra. Ogni cittadino, poi, ha il

diritto-dovere di svolgere un’attività socialmente utile, nelle quali sono incluse, oltre che la

produzione materiale, anche la dimensione morale e spirituale. Inoltre, la remunerazione di

qualsiasi lavoro deve corrispondere alle fondamentali esigenze del singolo e della sua famiglia,

tali da garantire un’esistenza libera. Il lavoratore impossibilitato a svolgere l’attività lavorativa

deve essere assistito e suddetta tutela è un diritto del cittadino ancor prima che una carità da

parte dello Stato. Per Dossetti, anche le donne lavoratrici devono essere garantite al pari degli

uomini con la specificità della loro missione familiare da svolgere. Per il padre costituente,

insomma, il lavoro è fondamento della vita repubblicana e dell’intera struttura sociale. La

difesa di questo passa anche dal diritto allo sciopero, il quale non può essere incondizionato

cioè non può causare danni gravi alla collettività, e dai sindacati i quali sono su di un piano

diverso dalle associazioni e non possono rappresentare la totalità dei lavoratori.16

Sul tema della scuola e della formazione culturale, per Dossetti, ogni cittadino deve

ricevere un’adeguata istruzione ed educazione per lo sviluppo della propria personalità e per

l’adempimento dei compiti sociali e lo Stato deve essere in grado di adempiere a tale funzione.

Inoltre, l’insegnamento in campo statale non può esaurire tutte le mansioni, poiché la libertà

della scuola consiste anche in iniziative non statali e necessita escludere il monopolio della

scuola di Stato. Esso dovrà gettare le norme generali per l’istruzione e l’organizzazione

scolastica che deve rimanere sempre sotto la sua vigilanza. Con la promozione scolastica lo

Stato deve impegnare, altresì, allo sviluppo e la promozione culturale. La Repubblica, per

15 Cfr. Ibidem, pp. 97-136. 16 Cfr. Ibidem, pp. 137-164.

9

Dossetti, è chiamata ad assicurare a tutti un’istruzione adeguata alle proprie capacità e al

proprio merito. Questa finalità è perseguita sia con le scuole statali sia con le scuole private.

Bisogna garantire nel mondo della scuola anche l’effettiva parità di trattamento tra pubblico e

privato e la libertà d’insegnamento.17

Il diritto di voto riguarda, per Dossetti, la sfera dei diritti e doveri dei cittadini non sul

piano sociale o umano, ma su quello politico cioè sui rapporti del cittadino con lo Stato.

L’incapacità di voto deve, secondo lui, derivare da infermità naturali o da condanne penali.

Legato a questo, l’idoneità delle cariche pubbliche occorre che sia regolamentata dalla legge

dello Stato. Sulla difesa della patria, la sua proposta è che il servizio militare e ogni attività

bellica siano impostate per scopi difensivi, poiché lo Stato bisogna che rinunci alla guerra come

mezzo di conquista e di offesa dei popoli, ma deve organizzarsi in vista del mantenimento e

della difesa della pace anche sul piano della collaborazione internazionale per la ricerca del

bene comune. Inoltre, dopo la vittoria della repubblica sulla monarchia nel referendum del

1946, la forma repubblicana dello Stato non può essere messa in discussione né

dall’assemblea legislativa, né dal voto popolare, ma può ritenersi riformabile. La sovranità,

inoltre, è dello Stato e il popolo è il soggetto che la esercita direttamente o indirettamente.

Tale sovranità si esplica nei limiti dell’ordinamento giuridico sancito dalla Costituzione.18

La libertà di coscienza, per Dossetti, è il diritto alla libera professione di ideali e

convinzioni, purché non contrastino con le supreme norme morali della Costituzione. Tutti i

cittadini, altresì, devono avere diritto a professare qualsiasi culto che non sia contrario

all’ordine pubblico e alla suprema morale, la quale è base della convivenza civile. È indubbio,

per il padre costituente, che i principi etici del cristianesimo sono base della civiltà occidentale.

Ma lo Stato è chiamato a garantire tutte le confessioni cristiane e tutte le religioni, le quali

sono eguali davanti alla legge.19

Celebre è la riflessione di Dossetti, durante i lavori della costituente, sul rapporto Stato-

Chiesa e sul mantenimento dei Patti Lateranensi del ’29. Per lui, l’ordinamento della Chiesa

cattolica permette, tramite il diritto, di riconoscere l’originalità e l’estraneità rispetto allo Stato

e non individuare tale condizione conduce contro i principi politici e giuridici basilari. Infatti, la

Chiesa non è una società privata e se si vuole entrare in relazione con essa bisogna

considerarla come entità autonoma dallo Stato. Nella nuova Costituzione, quindi, è necessario

il rimando al Concordato del ’29 perché esso è effettiva garanzia di libertà per i cattolici e non

reca pregiudizio ai non cattolici. Lo Stato e la Chiesa, per Dossetti, ciascuno nel proprio ordine

sono indipendenti, ma il primo deve riconoscere l’originalità della seconda come ammette

17 Cfr. Ibidem, pp. 165-191. 18 Cfr. Ibidem, pp. 196-229. 19 Cfr. Ibidem, pp. 247-254.

10

quella delle altre nazioni e della comunità internazionale. Dunque, la Chiesa cattolica è

autonoma e la sua sovranità nella prospettiva spirituale è universale, nell’ottica temporale si

limita al minuscolo Stato della Città del Vaticano. Quindi se lo Stato italiano e la Chiesa

cattolica hanno ordinamenti giuridici propri e originali, i loro rapporti devono avvenire

mediante un concordato bilaterale. Tale realtà, per Dossetti, implica reale distinzione tra Stato

e Chiesa e impossibilità di confondere le rispettive autorità. Bisogna considerare anche il fatto

che il contatto fra queste due entità è inevitabile e dunque necessita un reciproco

riconoscimento per non degenerare nella confusione. Solo in tal modo può avvenire la vera

separazione e la reale indipendenza tra lo Stato e la Chiesa. Lo Stato, inoltre, nell’ammettere

l’ordinamento della Chiesa accetta anche la sua struttura gerarchica e i vincoli di obbedienza

che ne conseguono. Per Dossetti, anche l’insegnamento religioso nelle scuole non rappresenta

una violazione della libertà, poiché è una proposta che può essere liberamente rifiutata e che

comunque rappresenta il sentimento religioso della quasi totalità degli italiani. Le altre

confessioni cristiane e le altre religioni non possiedono un ordinamento giuridico proprio come

quello della Chiesa Cattolica, e quindi lo Stato non può procedere per via di Concordato, ma

tramite “intese interne”.20

- 3 I temi dell’attività politica

Tra il 1941 e il 1943, Giuseppe Dossetti con Padovani, Lazzati, La Pira, Fanfani, Sofia

Vanni Rovighi, don Carlo Colombo (tutti protagonisti in quegli anni all’Università Cattolica),

diede vita ad una serie d’incontri per discutere dell’atteggiamento da tenere di fronte alla

guerra e soprattutto in vista della liberazione dal nazifascismo per la ricostruzione del Paese.

Tali incontri segneranno l’ingresso nell’attività politica-sociale di Dossetti che continuerà con il

suo impegno nella resistenza, diverrà Presidente provinciale del Comitato di Liberazione

Nazionale di Reggio Emilia; alla costituente; con la rivista di animazione politica-culturale

“Cronache Sociali”; nella Democrazia Cristiana da vicesegretario nazionale e coordinatore dei

gruppi parlamentari; nell’attività da deputato dal 1946 al 1951. Dai diversi scritti politici di

Dossetti21, possiamo ricavare i principali temi della sua attività.

Da esponente del nascente movimento della Democrazia Cristiana, ancora nella fase

della lotta di liberazione, afferma che il sacrificio, lo sforzo per la caduta del nazifascismo deve

essere compiuto per un vero e benefico rinnovamento delle coscienze e delle Istituzioni, in

Italia e nel mondo. Il rinnovamento è possibile con uno spirito di comprensione e

collaborazione fra tutti i partiti nascenti. Il movimento della Democrazia Cristiana è nato,

secondo lui, per la riconquista della capacità sociale, politica, giuridica ed economica in vista

20 Cfr. Ibidem, pp. 267-300. 21 Un’antologia degli scritti politici di Giuseppe Dossetti, non ancora completamente recuperati, si trova in: G. Dossetti,

Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova 1995.

11

del godimento del bene comune. La Democrazia Cristiana ha una dimensione che è quella

politica, la quale non può permettere una totale collaborazione con il clero, ma il fine è

comune: la ricostruzione materiale, morale e spirituale dell’Italia. Per Dossetti, il movimento

democratico cristiano è una realtà aperta a tutti non solo per i cristiani, infatti è

un’organizzazione politica e non religiosa. In questa rinascita, la Democrazia Cristiana non può

attardarsi su idee conservatrici e non può semplicemente condannare la rivoluzione socialista e

il capitalismo esasperato, ma deve proporre un forte rinnovamento nella giustizia e nella

libertà. Bisogna penetrare nelle città, nelle campagne, in tutte le classi e gli ambienti con la

promozione dei diritti del popolo che coincidono con i diritti del partito. Per Dossetti la

Democrazia Cristiana attinge ispirazione dai valori enunciati dalla persona di Cristo e

perpetuati con il cristianesimo come la libertà, la giustizia, la dignità della persona, ma sul

terreno politico essa deve operare per una netta distinzione fra Stato e Chiesa. Occorre

rispettare anche i diritti degli altri partiti e i diritti del popolo per poter affermare in Italia una

vera democrazia tramite l’impegno con responsabilità per il rinnovamento democratico e

progressivo. Per lui è opportuno partire da un programma dove al vertice della gerarchia

sociale e politica è posto il lavoro inteso come fondamentale espressione della personalità

umana per la realizzazione di una democrazia sostanziale che permetta l’accesso, a tutto il

popolo, al potere politico, economico, sociale. Egli elabora così una sorta di socialismo

spirituale e cristiano, che è distante da quello materiale del marxismo il quale deve condurre

verso un rinnovamento progressivo e sociale. Insomma, per lui, la Democrazia Cristiana deve

interpretare i bisogni del popolo.22

Nel 1946 si svolgono le elezioni per la costituente e per la formazione del nuovo

governo. Dossetti elabora il suo progetto politico e partitico centrato sui bisogni e i fini della

persona. Le sue proposte si concretano su: rinnovamento economico sociale del Paese tramite

una rapporto Stato - società perennemente orientato alla ricerca del bene comune in modo che

ad ogni persona sia permesso il raggiungimento dei fini umani e spirituali; diritto al lavoro e

all’assicurazione sociale per il mantenimento dell’indipendenza e della libertà; difesa della

famiglia la quale va protetta nel tentativo di evitare disgregazione, poiché essa rappresenta il

nucleo sociale fondante; diritto all’istruzione gratuita e obbligatoria con la possibilità

dell’orientamento professionale, il quale è chiamato a preparare le nuove generazioni di

lavoratori; protezione della proprietà privata personale e familiare, poiché essa svolge una

funzione sociale; autonomia comunale e regionale; creazione di una federazione di Stati per

una collaborazione e una maggiore autonomia europea e internazionale dal blocco USA-URSS;

abolizione del latifondo e delle grandi proprietà terriere; superare gli egoismi dello Stato e

permettere una maggiore giustizia sociale; retribuzione salariale adeguata ai tempi e ai

22 Cfr. Ibidem, pp. 11-49.

12

bisogni; permettere una maggiore collaborazione tra lavoratori, industriali e possidenti. Sul

versante del partito per Dossetti bisogna mantenere l’autonomia dalle tendenze liberali e

conservatrici e imporre un indirizzo popolare e rinnovatore attraverso anche un radicale

rigenerazione della classe dirigente, degli organi e dei direttivi. Un partito, dunque, non

collocabile a destra, a centro e a sinistra, ma capace d’impegnare tutto l’uomo in ogni sua

connessione sociale per poter divenire un grande partito di lavoratori italiani.23

Per Dossetti è fondamentale sapere come ricostruire l’Italia dopo la guerra. Il rimettere

in circolo gli stessi sistemi di governo del passato non porterebbe ad un vero cambiamento

della realtà che è possibile solo con un nuovo progetto ispirato dal potente soffio dello spirito

cristiano. Questo, per lui, non significa ricreare tutto dal principio, ma certamente è opportuno

distaccarsi dal mondo realizzato con la rivoluzione francese del 1789, la quale sotto il vessillo

della libertà ha generato le più grandi diseguaglianze della storia. Infatti, non necessita un

impegno per evitare il peggio, ma per costituire un ordine nuovo. La nuova Costituzione

rappresenta la struttura e il presupposto per le vere e definitive soluzioni dei nostri problemi

che vanno sempre collocati, però, in un contesto non solo nazionale, ma anche europeo e

internazionale a seguito del secondo conflitto mondiale. La Democrazia Cristiana, che deve

mantenere il posto di prima inter pares nel dialogo con gli altri partiti al governo per via del

grande consenso ricevuto alle elezioni del 1946, è chiamata ad un’azione capillare per risolvere

i temi più concreti e urgenti della solidarietà popolare e del progresso sociale, tramite un’equa

distribuzione dei sacrifici fra tutti i cittadini. Il compito della DC, per lui, è di grande

mediazione, poiché i problemi sociali e politici mettono a dura prova la coscienza democratica

del Paese.24

Dopo appena un anno dall’elezione del ’46, Dossetti avverte nella vita dei partiti,

compresa la DC, segni d’involuzione verso lo sviluppo di una democrazia sostanziale. Registra,

infatti, un allontanamento dalla tensione morale e dallo sforzo di educazione alla politica dei

partiti. Essi, per lui, sono incapaci di cogliere il disagio diffuso nel Paese. La scena pubblica,

infatti, è dominata dai loro contrasti interni. Tale situazione può essere superata solo con

un’autonomia dai due imperialismi USA e URSS che condizionano pesantemente la politica

italiana, poiché anche l’aiuto americano in termini di soldi e di derrate alimentari rappresenta

una goccia nell’oceano se la politica italiana non riesce a trovare intese e pacificazione.

Pertanto, la Democrazia Cristiana e tutti gli altri partiti devono concentrarsi su come realizzare

il primo articolo della Costituzione italiana che fonda la Repubblica sul lavoro.25

Alle successive elezioni nazionali nel ’48, Dossetti non aveva intenzione di proseguire la

sua esperienza parlamentare perché la DC, secondo il suo punto di vista, aveva abbandonato

23 Cfr. Ibidem, pp. 50-94. 24 Cfr. Ibidem, pp. 95-154. 25 Cfr. Ibidem, pp. 155-191.

13

l’ispirazione popolare ed era incapace di risolvere i problemi sociali, politici ed economici

dell’Italia. Ma per via di un invito all’obbedienza provenutogli dalla Santa Sede, direttamente

da Pio XII, decise a favore della nuova candidatura. Tale scelta fu motivata da Dossetti al

segretario nazionale DC di allora, Piccioni, con queste convinzioni: nulla può legittimare il

partito a proseguire una politica negativa condotta sino ad allora; impossibilità di impostare la

politica interna ed estera con la sola preoccupazione dell’anticomunismo, poiché per il

cambiamento bisognano idee, progetti e forze ricostruttive e perché la sola proposta

dell’anticomunismo conduce al fascismo; concretizzare storicamente il cristianesimo, al di là

della falsa difesa della cristianità dal comunismo, per un ordine nuovo basato sulla giustizia

sociale e la libertà. Dopo le elezioni del ’48, fra i temi più importanti della politica c’era

l’adesione al Patto Atlantico proposto dagli USA. Per Dossetti l’Italia doveva assumere una

posizione di forte autonomia per evitare di essere distrutta nel vortice dello scontro tra Stati

Uniti e Russia. Ma l’Italia, per ferma volontà di De Gasperi Presidente del Consiglio in quel

periodo, aderì al Patto e il partito della DC venne avvisato a cose fatte e per tale motivo

Dossetti criticò il metodo dell’iniziativa del capo del governo. Nel 1950 fu nominato

coordinatore dei gruppi parlamentari della DC e da questa posizione s’impegnò per la

realizzazione della Cassa del Mezzogiorno e per la riforma agraria. Ma la situazione

internazionale, nello stesso anno infatti scoppiò la guerra di Corea che si preannunciava come

l’inizio di un terzo conflitto mondiale, impedì alla DC di realizzare quel cambio di passo per la

riforma del Paese che Dossetti sperava.26

- 4 Due anni a Bologna per rianimare l’anima economica e culturale della città

Terminata l’esperienza da parlamentare con le dimissioni del 1951, Dossetti chiese al

vescovo di Bologna, card. Lercaro, di dare vita ad un “Centro di documentazione” per la ricerca

storico-teologica dal quale scaturirà la Piccola Famiglia dell’Annunziata. Ma nel 1956 in

occasione dell’elezioni comunali a Bologna, il card. Lercaro invitò Dossetti, con decisa

insistenza, ad accettare la candidatura a sindaco come indipendente per le liste della

Democrazia Cristiana nel tentativo di strappare al Partito Comunista la guida della città. Alle

elezioni vinse il comunista Dozza, sindaco uscente. Dossetti per due anni, sino al 1958 quando

di dimise da consigliere comunale per rispondere alla chiamata del Signore al sacerdozio, guidò

il gruppo di minoranza della DC a Palazzo d’Accursio.27 Dal programma per la città e dai

26 Cfr. Ibidem, pp. 192-283. 27 Sede del comune di Bologna.

14

discorsi in consiglio comunale,28 possiamo presentare l’impegno di Dossetti per rianimare

l’anima culturale ed economica di Bologna.

Con Il Libro Bianco su Bologna, Giuseppe Dossetti insieme alla sua equipe di

collaboratori formata da sociologi, economisti, architetti, presenta il suo programma elettorale

per lo sviluppo della città. Tale iniziativa non è solo occasione di propaganda, ma anche e

soprattutto momento per una conoscenza reale del territorio e dei bisogni dei cittadini. Il

programma presentato ha il compito, per Dossetti, di dare vita alla ripresa della tradizione

sociale, culturale ed economica di Bologna. Per realizzare ciò, il merito e la fatica non possono

essere solo di un partito, ma di tutta la cittadinanza. Nel programma si propone come

necessaria una conoscenza scientifica dei bisogni del territorio per poter fornire ai partiti una

consapevolezza della realtà da amministrare. Bisogna sviluppare l’industria nell’ottica del

legame città - campagna e conoscere realmente i dati inerenti al problema della

disoccupazione giovanile e degli immigrati. Inoltre, per il candidato a sindaco, il bilancio

economico del comune non può realizzarsi solo con l’attività della Giunta e dei tecnici

comunali, ma deve essere espressione di una partecipazione della società. Occorre, poi, una

comprensione non solo dei problemi, ma anche delle risorse rappresentate dalle tensioni

spirituali, economiche e politiche già in atto. Per fare questo necessita il concorso da parte di

tutte le forze della città, laiche e religiose, poiché l’avvenire di Bologna non interessa

solamente un partito, ma l’intera comunità. La conoscenza dei problemi conduce alle decisioni

che, per Dossetti, devono rispecchiare la volontà dei cittadini, la quale deve essere espressa,

oltre che con il voto, anche attraverso una partecipazione attiva nell’elaborazione delle scelte

da prendere. Necessita, inoltre, un riassetto urbanistico e sociale della città da conseguire

tramite consulte di quartiere, collaborazione tra associazioni e Istituzioni, consulta giovanile,

consulta per l’assistenza ecc.29

La proposta di Dossetti per lo sviluppo integrale di Bologna, è quella di valorizzare e

conservare il patrimonio spirituale che permetta di caratterizzare la città nel contesto della più

grande comunità nazionale. Per realizzarlo è opportuno risanare il centro storico con

particolare attenzione all’arte e alla cultura e dare ordine all’espansione edilizia della periferia.

Infatti, il lavoro dell’amministrazione comunale non può riguardare solamente l’attività fiscale o

la burocrazia, ma deve rappresentare il perno per lo sviluppo con un indirizzo veramente

popolare. Bisogna, per Dossetti, riscoprire l’identità culturale e spirituale bolognese che

caratterizzava la città in passato e che prima il fascismo e poi le amministrazioni comuniste

hanno dimenticato. L’università, in collaborazione con l’ente comunale, può promuovere una

28 Il programma per la città e i discorsi di Giuseppe Dossetti al consiglio comunale di Bologna sono stati pubblicati in: A.

Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003; G. Dossetti, Due anni a palazzo D’Accursio.

Discorsi a Bologna 1956-1958 (a cura di R. Villa), Aliberti, Reggio Emilia 2004. 29 Cfr. A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003, pp. 35-51.

15

serie di iniziative volte ad un profondo scambio culturale fra la società civile e la società

ecclesiastica per riscoprire le radici profonde che animano la città. Nella prospettiva urbanistica

è necessario far rivivere il centro, le piazze, i quartieri come luoghi d’incontro e di ritrovo. Con

la cura alle nuove generazioni, con la gratitudine agli anziani, con l’accoglienza agli immigrati,

il comune è chiamato, altresì, a esprimere quella vocazione alla solidarietà che emerge dai

cittadini. Sul fronte del lavoro e dello sviluppo economico il programma prevede l’elaborazione

di nuove prospettive come: l’inserimento nel mercato nazionale in forte espansione; il

collegamento tra università e imprese; la costruzione di aree industriali; la riforma del comune,

il quale è la più grande azienda della provincia per numero di dipendenti, con il decentramento

degli uffici, ambulatori medici, assistenti sociali, case comunali di quartiere, centri di lettura.30

Dopo la sconfitta alle elezioni del 1956, Dossetti assume l’incarico di capogruppo della

Democrazia Cristiana al consiglio comunale fino alle dimissioni del 1958. La sua azione e il suo

perenne stimolo hanno rappresentato per i consiglieri comunali della DC la costante spinta

all’unità e allo spirito propositivo. Dai discorsi a Palazzo d’Accursio emerge che, per Dossetti,

l’opera della minoranza ha la finalità di occuparsi con responsabilità di Bologna e che il

programma elaborato in campagna elettorale con Il Libro bianco viene riconfermato come

impostazione per l’azione della DC. Questo significa, per lui, che se la giunta presenta una

proposta positiva per lo sviluppo della città, il gruppo di minoranza non può far mancare il

proprio apporto positivo. Ma significa anche una vigilanza nei confronti della maggioranza e

della giunta comunista la quale, a parere del capogruppo DC, non ha realizzato minimamente

una politica socialista preoccupandosi solo di amministrare e non di progettare per il futuro.

Infatti, registra Dossetti, a Bologna ci sono tante schiere di esclusi, di poveri, dimenticati da

una politica fortemente capitalistica condotta dallo stesso Partito Comunista. Fra i temi

sviluppati nei due anni di presenza in consiglio comunale, emerge il problema della pace31 per

il quale, secondo lui, ogni uomo e ogni comunità sono chiamati a schierarsi. Per Dossetti, la

questione della pace ha una dimensione marcatamente spirituale e umana e anche i consiglieri

comunali con l’intero consiglio devono preoccuparsi di riflettere e prendere posizione, poiché si

tratta della sorte dell’umanità del presente e del futuro.32

30 Cfr. Ibidem, pp. 52-119. 31 Le riflessioni di Dossetti sorgono alla luce dell’incontro internazionale per la pace dei sindaci delle città capitali

promosso da Giorgio La Pira e da eventi come gli scontri nel Canale di Suez (il quale vide come protagonisti l’Egitto, la

Francia e l’Inghilterra) e la rivolta soppressa dai comunisti in Ungheria, tutti avvenuti nel 1956. 32 Cfr. G. Dossetti, Due anni a palazzo D’Accursio. Discorsi a Bologna 1956-1958 (a cura di R. Villa), Aliberti, Reggio

Emilia 2004, pp. 15-240.

16

- 5 Per concludere: la dimensione della fraternità nella vicenda politica di Giuseppe

Dossetti

L’intera vicenda politica di Giuseppe Dossetti, la quale comprende l’esperienza nella

resistenza al nazifascismo- l’impegno alla costituente - l’attività parlamentare e al consiglio

comunale di Bologna - la riflessione politico-culturale sostenuta con il quindicinale “Cronache

sociali”, pare essere impostata profondamente nel riconoscimento del valore della persona. Il

suo impegno può essere configurato all’interno di una peculiare proposta di cristianesimo

politico che possiamo definire di ricerca di un socialismo cristiano e spirituale. Infatti, la sua

perenne attenzione ai lavoratori, agli emarginati, ai disoccupati, ai deboli della società, ci

mostra il lato sociale e fraterno della sua proposizione e della sua attività politica orientata e

tematizzata all’interno di una consacrazione religiosa.33 Ciò viene confermato dal vissuto

concreto di Dossetti il quale ha rivolto la sua opera sempre in vista di un miglioramento della

condizione dell’altro: nella resistenza alla ricerca di medicinali e cibo per i soccorsi; alla

costituente nel riconoscere la persona al di sopra dello Stato; nell’attività politica nel proporre

occasione di sviluppo per una democrazia sostanziale e compiuta per poter dare a tutti i

cittadini pari dimensione sociale e politica. Per presentare la dimensione fraterna nella vicenda

politica di Giuseppe Dossetti possiamo proporre tre punti di sintesi:

1) il riconoscimento della fraternità nella Costituzione: la persona umana deve aver

garantito i diritti di libertà di stampa, di scelta politica, di confessione religiosa. Tali diritti

vanno estesi anche alla dimensione economica, la quale deve essere controllata dallo Stato per

evitare egoismi e sopraffazioni. La persona posta in un regime di anteriorità dallo Stato, deve

poter realizzare la sua dimensione di socialità e di politicità in un contesto di responsabilità

giuridica e sociale. Ogni cittadino deve poter svolgere un’attività materiale e/o morale per il

progresso personale e comunitario. Da ciò si evince chiaramente la centralità della persona

nella proposta di Dossetti, come fine di ogni attività politica. Un fine che non è realizzato in

un’ottica di individualismo, ma sempre in un contesto comunitario, pubblico e fraterno per la

piena realizzazione sociale e politica di tutti;

2) la fraternità base per la realizzazione di un socialismo spirituale e cristiano:

fondamentale è il rinnovamento delle coscienze degli italiani, usciti dal ventennio fascista e

dalla tragica esperienza della seconda guerra mondiale, e della consapevolezza di un nuovo

positivo ruolo delle Istituzioni che devono agire in vista dei cittadini. Per concretizzare questo è

necessario il riconoscimento e la collaborazione fra i partiti della nascente Repubblica Italiana.

In tale contesto il compito della Democrazia Cristiana per conseguire un vero indirizzo

popolare, è quello di favorire l’acceso a tutti al potere politico, economico e sociale. Quindi, per

33 Dossetti, durante l’arco del suo impegno politico, sarà legato con consacrazione religiosa ai Missionari della regalità

di Gemelli e poi all’Istituto Miles Christi di Lazzati.

17

Dossetti, presupposto della nuova vita democratica del Paese è quello di una fraternità che si

realizza con le pari condizioni per tutti e l’uguale impegno di ogni cittadino per la comunità;

3) la fraternità per l’identità cittadina: per proporre scelte e azioni concrete in vista del

reale sviluppo della città di Bologna, secondo Dossetti, bisogna anzitutto dare vita ad un nuovo

modo d’intendere la partecipazione politica dei cittadini, la quale non può fermarsi alla sola

adesione al voto, ma deve proseguire con una vicinanza e una corresponsabilità con i

rappresentanti degli organi istituzionali eletti. Ciò è possibile concretizzarlo con le consulte di

quartiere, con collaborazione fra l’ente comunale e le associazioni laiche e religiose, le consulte

giovanili, il bilancio partecipato ecc. Questa convinzione esprime una reale dimensione di

fraternità politica nell’occuparsi tutti insieme, cittadini ed eletti ciascuno con il proprio compito,

dello sviluppo economico e culturale della città. La valorizzazione del patrimonio spirituale e

culturale, poi, permette di riscoprire l’identità dei bolognesi e una comune radice per potersi

considerare fratelli. Le riflessioni sulla pace, infine, fanno emergere la dimensione della

fratellanza mondiale da inseguire e difendere con l’assenza della guerra e con un’elevazione

spirituale dei popoli.

Da tale sintesi possiamo concludere che la dimensione della fraternità nella vicenda

politica di Giuseppe Dossetti può essere ricapitolata con tre termini chiave: persona – partito –

Istituzioni. L’anteriorità della persona sullo Stato e la sua dimensione sociale e politica

impostata in un’ottica fraterna; Il partito della Democrazia Cristiana inteso come portatore di

un reale indirizzo popolare volto allo sviluppo di tutta la comunità in senso fraterno; le

Istituzioni come garanti per permettere a ciascuno di concorrere per il benessere spirituale e

materiale dell’intera società.

18

Bibliografia

- Aa. Vv., Dossetti a Rossena. I piani e i tempi dell’impegno politico (a cura di R. Villa),

Aliberti, Reggio Emilia 2008.

- Aa. Vv., Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca (a cura di G. Alberigo),

Il Mulino, Bologna 1998.

- A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003.

- G. Campanini, Dossetti politico, EDB, Bologna 2004.

- G. Dossetti, Con Dio e con la storia. Una vicenda di cristiano e di uomo (a cura di A. e G.

Alberigo), Marietti, Genova 1986.

- Idem, Due anni a palazzo D’Accursio. Discorsi a Bologna 1956-1958 (a cura di R. Villa),

Aliberti, Reggio Emilia 2004.

- Idem, La coscienza del fine. Appunti spirituali 1939-1955, Paoline, Milano 2010.

- Idem, La ricerca costituente 1945-1952 (a cura di A. Melloni), Il Mulino, Bologna 1994.

- Idem, Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova 1995.

- Idem, Tra eremo e passione civile. Conversazioni, In Dialogo, Milano 1994.

- L. Elia – P. Scoppola, A colloquio con Dossetti e Lazzati, Il Mulino, Bologna 2003.

- G. Trotta, Giuseppe Dossetti. La rivoluzione nello Stato, Aliberti, Reggio Emilia 2006.