La dimensione della fraternità nella proposta politica di ... · Elaborato per il Corso speciale:...
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Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia
«San Giovanni Evangelista»
Palermo
La dimensione della fraternità nella proposta
politica di Giuseppe Dossetti
Elaborato per il Corso speciale: «Il senso antropologico della
fraternità/sororità. Per una ri-figurazione della soggettualità ecclesiale»
presentato dallo studente Rocco Gumina n. matr. LE 2011 01
alla prof. Calogero Caltagirone
Anno Accademico 2011/12
Palermo
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Indice
- Introduzione pag. 2
- 1 L’itinerario politico pag. 3
- 2 L’impegno fecondo alla costituente pag. 6
- 3 I temi dell’attività politica pag. 9
- 4 Due anni a Bologna per rianimare l’anima culturale ed economica della città
pag. 12
- 5 Per concludere: la dimensione della fraternità nella proposta politica di Giuseppe
Dossetti pag. 14
- Bibliografia pag. 17
3
- Introduzione
Il tema specifico del mio elaborato realizzato per il corso speciale condotto dal prof.
Calogero Caltagirone nell’anno accademico 2011/12 presso la Facoltà Teologica di Sicilia «San
Giovanni Evangelista» dal titolo “Il senso antropologico della fraternità/sororità. Per una ri-
figurazione della soggettualità ecclesiale”, è il seguente: «La dimensione della fraternità nella
proposta politica di Giuseppe Dossetti». La mia ricerca ha l’intenzione di presentare, con tutti i
limiti di un lavoro di natura seminariale, la dimensione della fraternità nella proposta politica di
Dossetti. I punti delle mia riflessione sul tema sono cinque:
1) L’itinerario politico di Giuseppe Dossetti: nella quale parte ripercorro il breve, seppur
intenso, periodo di impegno politico di Dossetti contraddistinto dalla lotta al nazifascismo con
la resistenza; dall’impegno nella costituente per l’elaborazione della nuova Costituzione
italiana; dall’attività come deputato e da importante esponente della Democrazia Cristiana per
la promozione di politiche volte alla ricerca del bene comune (indipendenza Stato-Chiesa,
centralità della dimensione sociale e politica della persona, riforma agraria, Cassa del
Mezzogiorno ecc.);
2) L’impegno fecondo alla costituente: dove presento le linee essenziali delle proposte
presentate da Dossetti nei lavori per la realizzazione della nuova Costituzione italiana.
Impegno caratterizzato dalla promozione della persona posta in una prospettiva di anteriorità
rispetto allo Stato. Persona alla quale vanno garantite le libertà e le possibilità di sviluppo e di
contributo materiale e spirituale per il progresso dell’intera società;
3) I temi dell’attività politica: nel quale punto metto in evidenza le tematiche portanti
dell’intera attività politica di Dossetti. Temi contrassegnati da una concezione della Democrazia
Cristiana, partito nel quale militava, come strumento per l’attuazione di politiche ad indirizzo
popolare e per la realizzazione di un socialismo spirituale e cristiano rispetto a quello ateo e
materialista dei marxisti;
4) Due anni a Bologna per rianimare l’anima culturale ed economica della città: dove
presento i temi salienti del programma e dei discorsi al consiglio comunale di Bologna di
Giuseppe Dossetti. Programma e discorsi caratterizzati dal il tentativo di rilancio e di recupero
della tradizione culturale, spirituale ed economica della città emiliana per ricollocarla nel
contesto delle grandi comunità guida del Paese;
5) Per concludere: la dimensione della fraternità nella proposta politica di Giuseppe
Dossetti: dove presento, tramite una sintesi, l’opera politica di Dossetti con l’angolatura della
fraternità che emerge chiaramente dai richiami al concretarsi di uno sviluppo materiale e
spirituale per tutti e con il contributo di tutti.
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- 1 L’itinerario politico di Giuseppe Dossetti
Giuseppe Dossetti (1913–1996) si laureò nel 1934 in diritto canonico presso l’Università
di Bologna. Trasferitosi a Milano, incontrò padre Agostino Gemelli e nel 1936 entrò a far parte
dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo fondato dallo stesso sacerdote. Nel 1938 si
allontanò dal sodalizio per via di una diversa concezione dell’impegno del laico nella società:
per Dossetti, infatti, occorreva non solo un’azione nell’ambito dell’Università Cattolica (come
prediligeva il Gemelli), ma anche in tutto il resto del mondo con un apostolato aperto. La
collaborazione tra Gemelli e Dossetti non s’interruppe, infatti, il sacerdote gli chiese di
realizzare un elaborato sulla condizione giuridica degli istituti laicali da presentare alla Santa
Sede e conosciuto con il nome di Memoria. Tra il 1941 e il 1943, in pieno conflitto mondiale,
insieme ad altri membri dell’Università Cattolica (Fanfani, Lazzati, La Pira, Padovani), diede
vita ad una serie incontri per elaborare delle riflessioni sulla condizione sociale e politica
dell’Italia. Da queste riunioni maturò il senso dell’impegno attivo per la liberazione dal
nazifascismo e per la ricostruzione. Dossetti, così, cominciò a collaborare con i membri della
Resistenza di Reggio Emilia, tramite la raccolta di medicinali e di beni di prima necessità per le
popolazioni colpite particolarmente dal conflitto, con il soccorso ai feriti ecc. Fu nominato
Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della provincia di Reggio Emilia, ma pur
avendo responsabilità militari non impugnò mai le armi. A nome del nascente movimento
democratico cristiano scrisse ai parroci della zona: «L’attività organizzativa e politica della
Democrazia Cristiana non può ne deve essere confusa con il ministero esclusivamente
“spirituale” dei Parroci; sarebbe anzi dannosa per il movimento stesso quanto pregiudizievole
per l’efficacia e la universalità dell’azione sacerdotale qualsiasi forma manifesta o dissimulata,
di partecipazione del clero alla lotta politica».1 Con la fine della guerra il suo impegno politico
continuò nel tentativo di dare all’Italia una democrazia sostanziale e compiuta, così scriveva:
«Occorre che i Comitati di liberazione nazionale si considerino non come organi di democrazia
perfetta o perfettibile, ma anzi come organi straordinari e caduchi di una democrazia
rudimentale, destinati a essere sostituiti, anzi operanti allo scopo di accelerare la propria
sostituzione con gli organi normali di una democrazia genuina, che traggono la loro
legittimazione e la loro composizione dalla designazione diretta fatta dalla totalità dei cittadini,
nella completezza dei loro interessi, materiali e morali, economici e spirituali, familiari e
politici, e nella unità – la sola veramente rappresentativa e sovrana – di tutte le classi e di
tutte le categorie».2 Tale impegno per la ricostruzione, continuò con il suo lavoro presso la
costituente per l’elaborazione della nuova Costituzione italiana.3
1 G. Dossetti, Il movimento democratico cristiano, in Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova
1995, p. 19. 2 Idem, Funzioni e transitorietà del sistema dei Comitati, in Rassegna, I, novembre-dicembre 1945, 7. 3 Cfr. Idem, La coscienza del fine. Appunti spirituali 1939.1955, Paoline, Milano 2010, pp. 39-43.
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Nel 1946, Dossetti venne nominato vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana.
Nello stesso anno il dibattito politico si concentrava sulla scelta fra repubblica e monarchia e
sulle prime consultazioni per eleggere i membri del nuovo governo e i costituenti. Dossetti si
schierò apertamente a favore della repubblica e in vista delle elezioni elaborò alcune proposte
come: ordinamento dello Stato e dell’intera società verso il bene comune; diritto al lavoro;
superamento delle idee conservatrici e liberali; difesa della famiglia come nucleo fondante della
società; diritto all’istruzione obbligatoria gratuita; protezione della proprietà personale come
mezzo di sviluppo individuale e collettivo; autonomia comunale e regionale; indipendenza fra
Stato e Chiesa con il mantenimento dei Patti Lateranensi; creazione di un’organizzazione
sovranazionale federativa. Alle consultazioni, Dossetti, risultò eletto e per il progetto della
nuova Costituzione s’impegnò per la rappresentatività delle comunità locali, per la libertà
politica, religiosa, della stampa e della scuola. Dopo la fine dei lavori della costituente non
condivise alcune scelte del capo del governo De Gasperi e fondò insieme a Lazzati, La Pira,
Baget Bozzo e molti altri il quindicinale “Cronache sociali”,4 per animare il dibattito politico-
culturale nella Democrazia Cristiana e nel Paese. Nel 1948 ci furono nuove elezioni nazionali,
alle quali non voleva partecipare, ma per via di una richiesta diretta giuntagli da Pio XII accettò
di candidarsi con tali rinnovati propositi: «La mia scelta è fatta: dopo le elezioni, nessuna
esigenza di difesa cristiana mi farà tradire il cristianesimo e il suo compito storico nel nostro
tempo, né mi farà schierare tra gli ultimi difensori cattolici dell’ordine. Cioè di un ordine per me
perento e ingiusto, se si accomodasse – sia pure sotto lo scudo della giustizia sociale e
cristiana – a un regime politico e sociale eretto contro i lavoratori – sia pur deviati e travolti da
ideologie e da metodi d’ispirazione anticristiana».5 Le elezioni del 1948 sancirono una netta
vittoria della Democrazia Cristiana a scapito del Blocco del Popolo formato dal Partito
Comunista e da quello Socialista, ma per Dossetti si trattò di: «Non una scelta generica tra
libertà e schiavitù, tra cristianesimo e anticristianesimo, ma una scelta specifica per una libertà
e un cristianesimo, concretati storicamente, se non ancora in nuove strutture, per lo meno in
un nuovo senso di vita democratica».6 Nel 1948 si pose anche il problema dell’alleanza
internazionale dell’Italia stretta fra il Patto Atlantico, proposto dagli USA, e l’URSS. Per Dossetti
l’Italia doveva mantenere una posizione autonoma per non essere fagocitata dall’una o
dall’altra superpotenza. Questa sua posizione generò ulteriori dissapori con De Gasperi il quale
spinse verso l’adesione al Patto Atlantico, convinto della bontà della proposta degli Stati Uniti.7
Le elezioni del ’48 portarono ad ulteriori tensioni per via dell’impegno dell’Azione
Cattolica, tramite i Comitati Civici di Gedda avallati dal Vaticano, nella campagna elettorale e
4 Pubblicato dal 1947 al 1951. 5 Idem, Lettera a Piccioni, in Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), op. cit., p. 195-196. 6 Idem, Il 18 aprile e l’11 maggio, in Cronache sociali 9, 15 maggio 1948. 7 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 67-73.
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successivamente a questa. Dossetti intervenne su tale tema sostenendo che l’Azione Cattolica
era destinata alla promozione di itinerari per la salvezza dell’uomo, per lo sviluppo dell’ordine
spirituale. Se casi eccezionali, come le elezioni del ’48, portarono ad un impegno politico attivo,
questa eccezionalità non poteva considerarsi norma per non tradire, dai fondamenti, i tratti
costitutivi dell’associazione cattolica più grande e influente in Italia. Sul fronte economico,
Dossetti propose forti investimenti per alleviare la disoccupazione presente in tutto il Paese.
Chiese, infatti, delle riforme per uno Stato più moderno in grado di rispondere alle nuove
esigenze sociali in specie nel Mezzogiorno. Nel 1950 fu nominato coordinatore dei gruppi
parlamentari della Democrazia Cristiana. Da questa posizione s’impegnò con forza per la
riforma agraria e per la Cassa del Mezzogiorno, nel tentativo di risollevare le sorti di migliaia di
contadini e disoccupati. Ad ottobre del ’50 fece l’ingresso nell’Istituto secolare Milites Christi
Regis fondato da Giuseppe Lazzati. Nello stesso anno scoppiò la guerra in Corea che si
preannunciava come il primo atto di un nuovo, e più atroce, conflitto mondiale. Tale rischio
non lasciò tempo e impegno al governo per una politica rinnovatrice volta a cambiare le
fondamenta dell’Italia. Intanto maturava in Dossetti l’idea di ritirarsi dalla vita politica attiva,
come dimostra la lettera inviata a De Gasperi: «Credo di aver imparato un po’ di più a rendere
giustizia all’onestà dei vostri sforzi e all’oggettiva invincibilità di certi ostacoli: almeno nella
misura in cui approfondisco ogni giorno di più la vera natura di certi limiti, che non sono limiti
delle persone, ma delle ideologie, delle strutture e di un intero sistema. È da questo e non da
quelle che io mi sono allontanato e mi allontano sempre di più. Per quanto riguarda la tua
persona sento di doverti dire che oggi… posso capire perché certi miei atteggiamenti ti
dovessero sembrare incomprensibili»8, confermata quarant’anni dopo in un discorso ai
sacerdoti della diocesi di Pordenone: «Sono e resto convinto che la mia esperienza politica
dovesse finire e che sarebbe stato un grave errore proseguirla, perché non avrei raggiunto gli
obiettivi che mi ripromettevo di raggiungere, e comunque avrei ingannato e illuso troppa
gente… Non è stato un dissenso personale, non è stato niente altro che la considerazione che
la situazione bloccava tutte quelle che erano le mie intenzionalità».9 Libero da ogni impegno
politico, Dossetti poteva chiedere all’arcivescovo di Bologna, Lercaro, di dare vita ad un istituto
di ricerca teologica e storica che prese il nome di “Centro di documentazione”.10
I motivi dell’abbandono della politica attiva, da parte di Dossetti, sono essenzialmente
due: una situazione nazionale e internazionale che impediva ogni tentativo di seria riforma per
il Paese; la situazione di crisi della cristianità italiana. Per lui, infatti, la quasi totalità dei
cattolici italiani aveva una debolezza: la mancanza della fede operante: «La situazione critica
8 Idem, Lettera a De Gasperi, in De Gasperi. Ritratto di uno statista (a cura di M. R. De Gasperi), Milano 2004, pp. 300-
301. 9 Idem, Tra eremo e passione civile. Conversazioni, In Dialogo, Milano 1994, p. 14. 10 Cfr. Idem, La coscienza del fine, op. cit., pp. 103-110.
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ecclesiale deriva dal prolungarsi per molti secoli di un certo modo cristiano cattolico di
intendere il cristianesimo e di viverlo che, se si dovesse definire in forma puramente
descrittiva, si dovrebbe definire attivistico e semipelagiano nel suo aspetto teologico. Da ciò
dipende la mia scelta che consiste nell’impostare il resto della mia vita nel senso di fare uno
sforzo fondamentale di correzione di questi abiti attivistici».11 Per tali motivi, dunque, optò per
un impegno marcatamente ecclesiale con il “Centro di documentazione” che costituirà la genesi
della Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da lui stesso.12 Ma nel 1956, dopo ripetuta e
pressante sollecitazione del card. Lercaro, Dossetti decise di concorrere come candidato a
sindaco nella città di Bologna per poi assumere, successivamente alla vittoria del comunista
Dozza, la carica di capogruppo della minoranza della Democrazia Cristiana al consiglio
comunale. Tale esperienza, segnata profondamente dal programma elaborato da Dossetti e dai
suoi collaboratori dal titolo Il libro bianco su Bologna teso a rianimare il volto spirituale e
materiale della città, si concluse nel 1958 con le dimissioni che precedevano di qualche mese la
sua ordinazione sacerdotale.13
- 2 L’impegno fecondo alla costituente
Giuseppe Dossetti fece parte della commissione dei 75 (insieme a Moro, La Pira,
Togliatti e altri) la quale aveva il compito di elaborare il progetto della nuova Costituzione
italiana. La commissione era suddivisa in sottocommissioni e Dossetti era membro della prima
di queste che si occupava degli articoli iniziali, fondamentali per tutto il resto della
Costituzione. Fra le proposte che emergono dalle discussioni per l’elaborazione del testo
costituzionale14, possiamo trarre alcuni punti guida dell’impegno fecondo alla costituente di
Dossetti.
Fra i diritti e i doveri del cittadino, per Dossetti, devono essere inclusi quelli di natura
socio-economica, pertanto compito dei costituenti è preoccuparsi dei diritti economici insieme a
tutti gli altri. Per lui, sui diritti della persona, per via della differenza ideologica fra
democristiani, comunisti, liberali, repubblicani, occorre trovare un tema comune che può
essere rappresentato dall’anteriorità della persona nei confronti dello Stato, la quale è da
estendersi alla dimensione relazionale e sociale della stessa con la famiglia, le associazioni, i
sindacati. Riconoscere tale anteriorità significa presupporre la solidarietà economica e
spirituale obbligatoria per poter realizzare concretamente l’uguaglianza tra le persone nei
11 Aa. Vv., Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca (a cura di G. Alberigo), Il Mulino, Bologna 1998, pp.
106-107. 12 Cfr. G. Dossetti, La coscienza del fine, op. cit., pp. 179-183. 13 Cfr. A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003. 14 Tutti gli interventi alla costituente di Giuseppe Dossetti sono stati raccolti in: G. Dossetti, La ricerca costituente
1945-1952 (a cura di A. Melloni), Il Mulino, Bologna 1994.
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termini di pari politicità e socialità. In tale contesto la libertà personale è inamovibile fra i diritti
dell’uomo e questa può essere limitata solo con fondamento certo dall’autorità giudiziaria. La
violazione della libertà è prevista nei casi di ingiustizia e illegittimità. Nel diritto alla libertà
bisogna considerare anche la stampa, la quale non può essere soggetta a censure o restrizioni.
La difesa della libertà è, per Dossetti, mezzo di garanzia e sviluppo per tutte le attività
democratiche e punto d’unione fra le varie ideologie presenti nel Paese e diversamente
ispirate. La libertà, però, deve essere definita in contrasto all’individualismo, poiché l’esercizio
di questa implica sempre una responsabilità sociale e giuridica. Solo la libertà di coscienza,
infatti, è costituzionalmente irrilevante.15
La Costituzione, per Dossetti, deve prevedere un controllo sociale della vita economica
per ridurre gli egoismi, per difendere gli organi dello Stato, per sostenere il diritto di proprietà
in vista di un vantaggio della collettività. La prima condizione per far questo è la libertà
politica, la quale è garante nell’evitare deviazioni. Tre sono, per lui, i mezzi per garantire
migliore sviluppo per tutti: la democrazia politica; la proprietà privata; il controllo sociale sulla
vita economica. Tali mezzi, insieme alla contrapposizione ad un liberismo sfrenato, possono
costituire la base di una forte ripresa economica dopo la guerra. Ogni cittadino, poi, ha il
diritto-dovere di svolgere un’attività socialmente utile, nelle quali sono incluse, oltre che la
produzione materiale, anche la dimensione morale e spirituale. Inoltre, la remunerazione di
qualsiasi lavoro deve corrispondere alle fondamentali esigenze del singolo e della sua famiglia,
tali da garantire un’esistenza libera. Il lavoratore impossibilitato a svolgere l’attività lavorativa
deve essere assistito e suddetta tutela è un diritto del cittadino ancor prima che una carità da
parte dello Stato. Per Dossetti, anche le donne lavoratrici devono essere garantite al pari degli
uomini con la specificità della loro missione familiare da svolgere. Per il padre costituente,
insomma, il lavoro è fondamento della vita repubblicana e dell’intera struttura sociale. La
difesa di questo passa anche dal diritto allo sciopero, il quale non può essere incondizionato
cioè non può causare danni gravi alla collettività, e dai sindacati i quali sono su di un piano
diverso dalle associazioni e non possono rappresentare la totalità dei lavoratori.16
Sul tema della scuola e della formazione culturale, per Dossetti, ogni cittadino deve
ricevere un’adeguata istruzione ed educazione per lo sviluppo della propria personalità e per
l’adempimento dei compiti sociali e lo Stato deve essere in grado di adempiere a tale funzione.
Inoltre, l’insegnamento in campo statale non può esaurire tutte le mansioni, poiché la libertà
della scuola consiste anche in iniziative non statali e necessita escludere il monopolio della
scuola di Stato. Esso dovrà gettare le norme generali per l’istruzione e l’organizzazione
scolastica che deve rimanere sempre sotto la sua vigilanza. Con la promozione scolastica lo
Stato deve impegnare, altresì, allo sviluppo e la promozione culturale. La Repubblica, per
15 Cfr. Ibidem, pp. 97-136. 16 Cfr. Ibidem, pp. 137-164.
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Dossetti, è chiamata ad assicurare a tutti un’istruzione adeguata alle proprie capacità e al
proprio merito. Questa finalità è perseguita sia con le scuole statali sia con le scuole private.
Bisogna garantire nel mondo della scuola anche l’effettiva parità di trattamento tra pubblico e
privato e la libertà d’insegnamento.17
Il diritto di voto riguarda, per Dossetti, la sfera dei diritti e doveri dei cittadini non sul
piano sociale o umano, ma su quello politico cioè sui rapporti del cittadino con lo Stato.
L’incapacità di voto deve, secondo lui, derivare da infermità naturali o da condanne penali.
Legato a questo, l’idoneità delle cariche pubbliche occorre che sia regolamentata dalla legge
dello Stato. Sulla difesa della patria, la sua proposta è che il servizio militare e ogni attività
bellica siano impostate per scopi difensivi, poiché lo Stato bisogna che rinunci alla guerra come
mezzo di conquista e di offesa dei popoli, ma deve organizzarsi in vista del mantenimento e
della difesa della pace anche sul piano della collaborazione internazionale per la ricerca del
bene comune. Inoltre, dopo la vittoria della repubblica sulla monarchia nel referendum del
1946, la forma repubblicana dello Stato non può essere messa in discussione né
dall’assemblea legislativa, né dal voto popolare, ma può ritenersi riformabile. La sovranità,
inoltre, è dello Stato e il popolo è il soggetto che la esercita direttamente o indirettamente.
Tale sovranità si esplica nei limiti dell’ordinamento giuridico sancito dalla Costituzione.18
La libertà di coscienza, per Dossetti, è il diritto alla libera professione di ideali e
convinzioni, purché non contrastino con le supreme norme morali della Costituzione. Tutti i
cittadini, altresì, devono avere diritto a professare qualsiasi culto che non sia contrario
all’ordine pubblico e alla suprema morale, la quale è base della convivenza civile. È indubbio,
per il padre costituente, che i principi etici del cristianesimo sono base della civiltà occidentale.
Ma lo Stato è chiamato a garantire tutte le confessioni cristiane e tutte le religioni, le quali
sono eguali davanti alla legge.19
Celebre è la riflessione di Dossetti, durante i lavori della costituente, sul rapporto Stato-
Chiesa e sul mantenimento dei Patti Lateranensi del ’29. Per lui, l’ordinamento della Chiesa
cattolica permette, tramite il diritto, di riconoscere l’originalità e l’estraneità rispetto allo Stato
e non individuare tale condizione conduce contro i principi politici e giuridici basilari. Infatti, la
Chiesa non è una società privata e se si vuole entrare in relazione con essa bisogna
considerarla come entità autonoma dallo Stato. Nella nuova Costituzione, quindi, è necessario
il rimando al Concordato del ’29 perché esso è effettiva garanzia di libertà per i cattolici e non
reca pregiudizio ai non cattolici. Lo Stato e la Chiesa, per Dossetti, ciascuno nel proprio ordine
sono indipendenti, ma il primo deve riconoscere l’originalità della seconda come ammette
17 Cfr. Ibidem, pp. 165-191. 18 Cfr. Ibidem, pp. 196-229. 19 Cfr. Ibidem, pp. 247-254.
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quella delle altre nazioni e della comunità internazionale. Dunque, la Chiesa cattolica è
autonoma e la sua sovranità nella prospettiva spirituale è universale, nell’ottica temporale si
limita al minuscolo Stato della Città del Vaticano. Quindi se lo Stato italiano e la Chiesa
cattolica hanno ordinamenti giuridici propri e originali, i loro rapporti devono avvenire
mediante un concordato bilaterale. Tale realtà, per Dossetti, implica reale distinzione tra Stato
e Chiesa e impossibilità di confondere le rispettive autorità. Bisogna considerare anche il fatto
che il contatto fra queste due entità è inevitabile e dunque necessita un reciproco
riconoscimento per non degenerare nella confusione. Solo in tal modo può avvenire la vera
separazione e la reale indipendenza tra lo Stato e la Chiesa. Lo Stato, inoltre, nell’ammettere
l’ordinamento della Chiesa accetta anche la sua struttura gerarchica e i vincoli di obbedienza
che ne conseguono. Per Dossetti, anche l’insegnamento religioso nelle scuole non rappresenta
una violazione della libertà, poiché è una proposta che può essere liberamente rifiutata e che
comunque rappresenta il sentimento religioso della quasi totalità degli italiani. Le altre
confessioni cristiane e le altre religioni non possiedono un ordinamento giuridico proprio come
quello della Chiesa Cattolica, e quindi lo Stato non può procedere per via di Concordato, ma
tramite “intese interne”.20
- 3 I temi dell’attività politica
Tra il 1941 e il 1943, Giuseppe Dossetti con Padovani, Lazzati, La Pira, Fanfani, Sofia
Vanni Rovighi, don Carlo Colombo (tutti protagonisti in quegli anni all’Università Cattolica),
diede vita ad una serie d’incontri per discutere dell’atteggiamento da tenere di fronte alla
guerra e soprattutto in vista della liberazione dal nazifascismo per la ricostruzione del Paese.
Tali incontri segneranno l’ingresso nell’attività politica-sociale di Dossetti che continuerà con il
suo impegno nella resistenza, diverrà Presidente provinciale del Comitato di Liberazione
Nazionale di Reggio Emilia; alla costituente; con la rivista di animazione politica-culturale
“Cronache Sociali”; nella Democrazia Cristiana da vicesegretario nazionale e coordinatore dei
gruppi parlamentari; nell’attività da deputato dal 1946 al 1951. Dai diversi scritti politici di
Dossetti21, possiamo ricavare i principali temi della sua attività.
Da esponente del nascente movimento della Democrazia Cristiana, ancora nella fase
della lotta di liberazione, afferma che il sacrificio, lo sforzo per la caduta del nazifascismo deve
essere compiuto per un vero e benefico rinnovamento delle coscienze e delle Istituzioni, in
Italia e nel mondo. Il rinnovamento è possibile con uno spirito di comprensione e
collaborazione fra tutti i partiti nascenti. Il movimento della Democrazia Cristiana è nato,
secondo lui, per la riconquista della capacità sociale, politica, giuridica ed economica in vista
20 Cfr. Ibidem, pp. 267-300. 21 Un’antologia degli scritti politici di Giuseppe Dossetti, non ancora completamente recuperati, si trova in: G. Dossetti,
Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova 1995.
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del godimento del bene comune. La Democrazia Cristiana ha una dimensione che è quella
politica, la quale non può permettere una totale collaborazione con il clero, ma il fine è
comune: la ricostruzione materiale, morale e spirituale dell’Italia. Per Dossetti, il movimento
democratico cristiano è una realtà aperta a tutti non solo per i cristiani, infatti è
un’organizzazione politica e non religiosa. In questa rinascita, la Democrazia Cristiana non può
attardarsi su idee conservatrici e non può semplicemente condannare la rivoluzione socialista e
il capitalismo esasperato, ma deve proporre un forte rinnovamento nella giustizia e nella
libertà. Bisogna penetrare nelle città, nelle campagne, in tutte le classi e gli ambienti con la
promozione dei diritti del popolo che coincidono con i diritti del partito. Per Dossetti la
Democrazia Cristiana attinge ispirazione dai valori enunciati dalla persona di Cristo e
perpetuati con il cristianesimo come la libertà, la giustizia, la dignità della persona, ma sul
terreno politico essa deve operare per una netta distinzione fra Stato e Chiesa. Occorre
rispettare anche i diritti degli altri partiti e i diritti del popolo per poter affermare in Italia una
vera democrazia tramite l’impegno con responsabilità per il rinnovamento democratico e
progressivo. Per lui è opportuno partire da un programma dove al vertice della gerarchia
sociale e politica è posto il lavoro inteso come fondamentale espressione della personalità
umana per la realizzazione di una democrazia sostanziale che permetta l’accesso, a tutto il
popolo, al potere politico, economico, sociale. Egli elabora così una sorta di socialismo
spirituale e cristiano, che è distante da quello materiale del marxismo il quale deve condurre
verso un rinnovamento progressivo e sociale. Insomma, per lui, la Democrazia Cristiana deve
interpretare i bisogni del popolo.22
Nel 1946 si svolgono le elezioni per la costituente e per la formazione del nuovo
governo. Dossetti elabora il suo progetto politico e partitico centrato sui bisogni e i fini della
persona. Le sue proposte si concretano su: rinnovamento economico sociale del Paese tramite
una rapporto Stato - società perennemente orientato alla ricerca del bene comune in modo che
ad ogni persona sia permesso il raggiungimento dei fini umani e spirituali; diritto al lavoro e
all’assicurazione sociale per il mantenimento dell’indipendenza e della libertà; difesa della
famiglia la quale va protetta nel tentativo di evitare disgregazione, poiché essa rappresenta il
nucleo sociale fondante; diritto all’istruzione gratuita e obbligatoria con la possibilità
dell’orientamento professionale, il quale è chiamato a preparare le nuove generazioni di
lavoratori; protezione della proprietà privata personale e familiare, poiché essa svolge una
funzione sociale; autonomia comunale e regionale; creazione di una federazione di Stati per
una collaborazione e una maggiore autonomia europea e internazionale dal blocco USA-URSS;
abolizione del latifondo e delle grandi proprietà terriere; superare gli egoismi dello Stato e
permettere una maggiore giustizia sociale; retribuzione salariale adeguata ai tempi e ai
22 Cfr. Ibidem, pp. 11-49.
12
bisogni; permettere una maggiore collaborazione tra lavoratori, industriali e possidenti. Sul
versante del partito per Dossetti bisogna mantenere l’autonomia dalle tendenze liberali e
conservatrici e imporre un indirizzo popolare e rinnovatore attraverso anche un radicale
rigenerazione della classe dirigente, degli organi e dei direttivi. Un partito, dunque, non
collocabile a destra, a centro e a sinistra, ma capace d’impegnare tutto l’uomo in ogni sua
connessione sociale per poter divenire un grande partito di lavoratori italiani.23
Per Dossetti è fondamentale sapere come ricostruire l’Italia dopo la guerra. Il rimettere
in circolo gli stessi sistemi di governo del passato non porterebbe ad un vero cambiamento
della realtà che è possibile solo con un nuovo progetto ispirato dal potente soffio dello spirito
cristiano. Questo, per lui, non significa ricreare tutto dal principio, ma certamente è opportuno
distaccarsi dal mondo realizzato con la rivoluzione francese del 1789, la quale sotto il vessillo
della libertà ha generato le più grandi diseguaglianze della storia. Infatti, non necessita un
impegno per evitare il peggio, ma per costituire un ordine nuovo. La nuova Costituzione
rappresenta la struttura e il presupposto per le vere e definitive soluzioni dei nostri problemi
che vanno sempre collocati, però, in un contesto non solo nazionale, ma anche europeo e
internazionale a seguito del secondo conflitto mondiale. La Democrazia Cristiana, che deve
mantenere il posto di prima inter pares nel dialogo con gli altri partiti al governo per via del
grande consenso ricevuto alle elezioni del 1946, è chiamata ad un’azione capillare per risolvere
i temi più concreti e urgenti della solidarietà popolare e del progresso sociale, tramite un’equa
distribuzione dei sacrifici fra tutti i cittadini. Il compito della DC, per lui, è di grande
mediazione, poiché i problemi sociali e politici mettono a dura prova la coscienza democratica
del Paese.24
Dopo appena un anno dall’elezione del ’46, Dossetti avverte nella vita dei partiti,
compresa la DC, segni d’involuzione verso lo sviluppo di una democrazia sostanziale. Registra,
infatti, un allontanamento dalla tensione morale e dallo sforzo di educazione alla politica dei
partiti. Essi, per lui, sono incapaci di cogliere il disagio diffuso nel Paese. La scena pubblica,
infatti, è dominata dai loro contrasti interni. Tale situazione può essere superata solo con
un’autonomia dai due imperialismi USA e URSS che condizionano pesantemente la politica
italiana, poiché anche l’aiuto americano in termini di soldi e di derrate alimentari rappresenta
una goccia nell’oceano se la politica italiana non riesce a trovare intese e pacificazione.
Pertanto, la Democrazia Cristiana e tutti gli altri partiti devono concentrarsi su come realizzare
il primo articolo della Costituzione italiana che fonda la Repubblica sul lavoro.25
Alle successive elezioni nazionali nel ’48, Dossetti non aveva intenzione di proseguire la
sua esperienza parlamentare perché la DC, secondo il suo punto di vista, aveva abbandonato
23 Cfr. Ibidem, pp. 50-94. 24 Cfr. Ibidem, pp. 95-154. 25 Cfr. Ibidem, pp. 155-191.
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l’ispirazione popolare ed era incapace di risolvere i problemi sociali, politici ed economici
dell’Italia. Ma per via di un invito all’obbedienza provenutogli dalla Santa Sede, direttamente
da Pio XII, decise a favore della nuova candidatura. Tale scelta fu motivata da Dossetti al
segretario nazionale DC di allora, Piccioni, con queste convinzioni: nulla può legittimare il
partito a proseguire una politica negativa condotta sino ad allora; impossibilità di impostare la
politica interna ed estera con la sola preoccupazione dell’anticomunismo, poiché per il
cambiamento bisognano idee, progetti e forze ricostruttive e perché la sola proposta
dell’anticomunismo conduce al fascismo; concretizzare storicamente il cristianesimo, al di là
della falsa difesa della cristianità dal comunismo, per un ordine nuovo basato sulla giustizia
sociale e la libertà. Dopo le elezioni del ’48, fra i temi più importanti della politica c’era
l’adesione al Patto Atlantico proposto dagli USA. Per Dossetti l’Italia doveva assumere una
posizione di forte autonomia per evitare di essere distrutta nel vortice dello scontro tra Stati
Uniti e Russia. Ma l’Italia, per ferma volontà di De Gasperi Presidente del Consiglio in quel
periodo, aderì al Patto e il partito della DC venne avvisato a cose fatte e per tale motivo
Dossetti criticò il metodo dell’iniziativa del capo del governo. Nel 1950 fu nominato
coordinatore dei gruppi parlamentari della DC e da questa posizione s’impegnò per la
realizzazione della Cassa del Mezzogiorno e per la riforma agraria. Ma la situazione
internazionale, nello stesso anno infatti scoppiò la guerra di Corea che si preannunciava come
l’inizio di un terzo conflitto mondiale, impedì alla DC di realizzare quel cambio di passo per la
riforma del Paese che Dossetti sperava.26
- 4 Due anni a Bologna per rianimare l’anima economica e culturale della città
Terminata l’esperienza da parlamentare con le dimissioni del 1951, Dossetti chiese al
vescovo di Bologna, card. Lercaro, di dare vita ad un “Centro di documentazione” per la ricerca
storico-teologica dal quale scaturirà la Piccola Famiglia dell’Annunziata. Ma nel 1956 in
occasione dell’elezioni comunali a Bologna, il card. Lercaro invitò Dossetti, con decisa
insistenza, ad accettare la candidatura a sindaco come indipendente per le liste della
Democrazia Cristiana nel tentativo di strappare al Partito Comunista la guida della città. Alle
elezioni vinse il comunista Dozza, sindaco uscente. Dossetti per due anni, sino al 1958 quando
di dimise da consigliere comunale per rispondere alla chiamata del Signore al sacerdozio, guidò
il gruppo di minoranza della DC a Palazzo d’Accursio.27 Dal programma per la città e dai
26 Cfr. Ibidem, pp. 192-283. 27 Sede del comune di Bologna.
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discorsi in consiglio comunale,28 possiamo presentare l’impegno di Dossetti per rianimare
l’anima culturale ed economica di Bologna.
Con Il Libro Bianco su Bologna, Giuseppe Dossetti insieme alla sua equipe di
collaboratori formata da sociologi, economisti, architetti, presenta il suo programma elettorale
per lo sviluppo della città. Tale iniziativa non è solo occasione di propaganda, ma anche e
soprattutto momento per una conoscenza reale del territorio e dei bisogni dei cittadini. Il
programma presentato ha il compito, per Dossetti, di dare vita alla ripresa della tradizione
sociale, culturale ed economica di Bologna. Per realizzare ciò, il merito e la fatica non possono
essere solo di un partito, ma di tutta la cittadinanza. Nel programma si propone come
necessaria una conoscenza scientifica dei bisogni del territorio per poter fornire ai partiti una
consapevolezza della realtà da amministrare. Bisogna sviluppare l’industria nell’ottica del
legame città - campagna e conoscere realmente i dati inerenti al problema della
disoccupazione giovanile e degli immigrati. Inoltre, per il candidato a sindaco, il bilancio
economico del comune non può realizzarsi solo con l’attività della Giunta e dei tecnici
comunali, ma deve essere espressione di una partecipazione della società. Occorre, poi, una
comprensione non solo dei problemi, ma anche delle risorse rappresentate dalle tensioni
spirituali, economiche e politiche già in atto. Per fare questo necessita il concorso da parte di
tutte le forze della città, laiche e religiose, poiché l’avvenire di Bologna non interessa
solamente un partito, ma l’intera comunità. La conoscenza dei problemi conduce alle decisioni
che, per Dossetti, devono rispecchiare la volontà dei cittadini, la quale deve essere espressa,
oltre che con il voto, anche attraverso una partecipazione attiva nell’elaborazione delle scelte
da prendere. Necessita, inoltre, un riassetto urbanistico e sociale della città da conseguire
tramite consulte di quartiere, collaborazione tra associazioni e Istituzioni, consulta giovanile,
consulta per l’assistenza ecc.29
La proposta di Dossetti per lo sviluppo integrale di Bologna, è quella di valorizzare e
conservare il patrimonio spirituale che permetta di caratterizzare la città nel contesto della più
grande comunità nazionale. Per realizzarlo è opportuno risanare il centro storico con
particolare attenzione all’arte e alla cultura e dare ordine all’espansione edilizia della periferia.
Infatti, il lavoro dell’amministrazione comunale non può riguardare solamente l’attività fiscale o
la burocrazia, ma deve rappresentare il perno per lo sviluppo con un indirizzo veramente
popolare. Bisogna, per Dossetti, riscoprire l’identità culturale e spirituale bolognese che
caratterizzava la città in passato e che prima il fascismo e poi le amministrazioni comuniste
hanno dimenticato. L’università, in collaborazione con l’ente comunale, può promuovere una
28 Il programma per la città e i discorsi di Giuseppe Dossetti al consiglio comunale di Bologna sono stati pubblicati in: A.
Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003; G. Dossetti, Due anni a palazzo D’Accursio.
Discorsi a Bologna 1956-1958 (a cura di R. Villa), Aliberti, Reggio Emilia 2004. 29 Cfr. A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003, pp. 35-51.
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serie di iniziative volte ad un profondo scambio culturale fra la società civile e la società
ecclesiastica per riscoprire le radici profonde che animano la città. Nella prospettiva urbanistica
è necessario far rivivere il centro, le piazze, i quartieri come luoghi d’incontro e di ritrovo. Con
la cura alle nuove generazioni, con la gratitudine agli anziani, con l’accoglienza agli immigrati,
il comune è chiamato, altresì, a esprimere quella vocazione alla solidarietà che emerge dai
cittadini. Sul fronte del lavoro e dello sviluppo economico il programma prevede l’elaborazione
di nuove prospettive come: l’inserimento nel mercato nazionale in forte espansione; il
collegamento tra università e imprese; la costruzione di aree industriali; la riforma del comune,
il quale è la più grande azienda della provincia per numero di dipendenti, con il decentramento
degli uffici, ambulatori medici, assistenti sociali, case comunali di quartiere, centri di lettura.30
Dopo la sconfitta alle elezioni del 1956, Dossetti assume l’incarico di capogruppo della
Democrazia Cristiana al consiglio comunale fino alle dimissioni del 1958. La sua azione e il suo
perenne stimolo hanno rappresentato per i consiglieri comunali della DC la costante spinta
all’unità e allo spirito propositivo. Dai discorsi a Palazzo d’Accursio emerge che, per Dossetti,
l’opera della minoranza ha la finalità di occuparsi con responsabilità di Bologna e che il
programma elaborato in campagna elettorale con Il Libro bianco viene riconfermato come
impostazione per l’azione della DC. Questo significa, per lui, che se la giunta presenta una
proposta positiva per lo sviluppo della città, il gruppo di minoranza non può far mancare il
proprio apporto positivo. Ma significa anche una vigilanza nei confronti della maggioranza e
della giunta comunista la quale, a parere del capogruppo DC, non ha realizzato minimamente
una politica socialista preoccupandosi solo di amministrare e non di progettare per il futuro.
Infatti, registra Dossetti, a Bologna ci sono tante schiere di esclusi, di poveri, dimenticati da
una politica fortemente capitalistica condotta dallo stesso Partito Comunista. Fra i temi
sviluppati nei due anni di presenza in consiglio comunale, emerge il problema della pace31 per
il quale, secondo lui, ogni uomo e ogni comunità sono chiamati a schierarsi. Per Dossetti, la
questione della pace ha una dimensione marcatamente spirituale e umana e anche i consiglieri
comunali con l’intero consiglio devono preoccuparsi di riflettere e prendere posizione, poiché si
tratta della sorte dell’umanità del presente e del futuro.32
30 Cfr. Ibidem, pp. 52-119. 31 Le riflessioni di Dossetti sorgono alla luce dell’incontro internazionale per la pace dei sindaci delle città capitali
promosso da Giorgio La Pira e da eventi come gli scontri nel Canale di Suez (il quale vide come protagonisti l’Egitto, la
Francia e l’Inghilterra) e la rivolta soppressa dai comunisti in Ungheria, tutti avvenuti nel 1956. 32 Cfr. G. Dossetti, Due anni a palazzo D’Accursio. Discorsi a Bologna 1956-1958 (a cura di R. Villa), Aliberti, Reggio
Emilia 2004, pp. 15-240.
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- 5 Per concludere: la dimensione della fraternità nella vicenda politica di Giuseppe
Dossetti
L’intera vicenda politica di Giuseppe Dossetti, la quale comprende l’esperienza nella
resistenza al nazifascismo- l’impegno alla costituente - l’attività parlamentare e al consiglio
comunale di Bologna - la riflessione politico-culturale sostenuta con il quindicinale “Cronache
sociali”, pare essere impostata profondamente nel riconoscimento del valore della persona. Il
suo impegno può essere configurato all’interno di una peculiare proposta di cristianesimo
politico che possiamo definire di ricerca di un socialismo cristiano e spirituale. Infatti, la sua
perenne attenzione ai lavoratori, agli emarginati, ai disoccupati, ai deboli della società, ci
mostra il lato sociale e fraterno della sua proposizione e della sua attività politica orientata e
tematizzata all’interno di una consacrazione religiosa.33 Ciò viene confermato dal vissuto
concreto di Dossetti il quale ha rivolto la sua opera sempre in vista di un miglioramento della
condizione dell’altro: nella resistenza alla ricerca di medicinali e cibo per i soccorsi; alla
costituente nel riconoscere la persona al di sopra dello Stato; nell’attività politica nel proporre
occasione di sviluppo per una democrazia sostanziale e compiuta per poter dare a tutti i
cittadini pari dimensione sociale e politica. Per presentare la dimensione fraterna nella vicenda
politica di Giuseppe Dossetti possiamo proporre tre punti di sintesi:
1) il riconoscimento della fraternità nella Costituzione: la persona umana deve aver
garantito i diritti di libertà di stampa, di scelta politica, di confessione religiosa. Tali diritti
vanno estesi anche alla dimensione economica, la quale deve essere controllata dallo Stato per
evitare egoismi e sopraffazioni. La persona posta in un regime di anteriorità dallo Stato, deve
poter realizzare la sua dimensione di socialità e di politicità in un contesto di responsabilità
giuridica e sociale. Ogni cittadino deve poter svolgere un’attività materiale e/o morale per il
progresso personale e comunitario. Da ciò si evince chiaramente la centralità della persona
nella proposta di Dossetti, come fine di ogni attività politica. Un fine che non è realizzato in
un’ottica di individualismo, ma sempre in un contesto comunitario, pubblico e fraterno per la
piena realizzazione sociale e politica di tutti;
2) la fraternità base per la realizzazione di un socialismo spirituale e cristiano:
fondamentale è il rinnovamento delle coscienze degli italiani, usciti dal ventennio fascista e
dalla tragica esperienza della seconda guerra mondiale, e della consapevolezza di un nuovo
positivo ruolo delle Istituzioni che devono agire in vista dei cittadini. Per concretizzare questo è
necessario il riconoscimento e la collaborazione fra i partiti della nascente Repubblica Italiana.
In tale contesto il compito della Democrazia Cristiana per conseguire un vero indirizzo
popolare, è quello di favorire l’acceso a tutti al potere politico, economico e sociale. Quindi, per
33 Dossetti, durante l’arco del suo impegno politico, sarà legato con consacrazione religiosa ai Missionari della regalità
di Gemelli e poi all’Istituto Miles Christi di Lazzati.
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Dossetti, presupposto della nuova vita democratica del Paese è quello di una fraternità che si
realizza con le pari condizioni per tutti e l’uguale impegno di ogni cittadino per la comunità;
3) la fraternità per l’identità cittadina: per proporre scelte e azioni concrete in vista del
reale sviluppo della città di Bologna, secondo Dossetti, bisogna anzitutto dare vita ad un nuovo
modo d’intendere la partecipazione politica dei cittadini, la quale non può fermarsi alla sola
adesione al voto, ma deve proseguire con una vicinanza e una corresponsabilità con i
rappresentanti degli organi istituzionali eletti. Ciò è possibile concretizzarlo con le consulte di
quartiere, con collaborazione fra l’ente comunale e le associazioni laiche e religiose, le consulte
giovanili, il bilancio partecipato ecc. Questa convinzione esprime una reale dimensione di
fraternità politica nell’occuparsi tutti insieme, cittadini ed eletti ciascuno con il proprio compito,
dello sviluppo economico e culturale della città. La valorizzazione del patrimonio spirituale e
culturale, poi, permette di riscoprire l’identità dei bolognesi e una comune radice per potersi
considerare fratelli. Le riflessioni sulla pace, infine, fanno emergere la dimensione della
fratellanza mondiale da inseguire e difendere con l’assenza della guerra e con un’elevazione
spirituale dei popoli.
Da tale sintesi possiamo concludere che la dimensione della fraternità nella vicenda
politica di Giuseppe Dossetti può essere ricapitolata con tre termini chiave: persona – partito –
Istituzioni. L’anteriorità della persona sullo Stato e la sua dimensione sociale e politica
impostata in un’ottica fraterna; Il partito della Democrazia Cristiana inteso come portatore di
un reale indirizzo popolare volto allo sviluppo di tutta la comunità in senso fraterno; le
Istituzioni come garanti per permettere a ciascuno di concorrere per il benessere spirituale e
materiale dell’intera società.
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Bibliografia
- Aa. Vv., Dossetti a Rossena. I piani e i tempi dell’impegno politico (a cura di R. Villa),
Aliberti, Reggio Emilia 2008.
- Aa. Vv., Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca (a cura di G. Alberigo),
Il Mulino, Bologna 1998.
- A. Ardigò, Giuseppe Dossetti e il Libro bianco su Bologna, EDB, Bologna 2003.
- G. Campanini, Dossetti politico, EDB, Bologna 2004.
- G. Dossetti, Con Dio e con la storia. Una vicenda di cristiano e di uomo (a cura di A. e G.
Alberigo), Marietti, Genova 1986.
- Idem, Due anni a palazzo D’Accursio. Discorsi a Bologna 1956-1958 (a cura di R. Villa),
Aliberti, Reggio Emilia 2004.
- Idem, La coscienza del fine. Appunti spirituali 1939-1955, Paoline, Milano 2010.
- Idem, La ricerca costituente 1945-1952 (a cura di A. Melloni), Il Mulino, Bologna 1994.
- Idem, Scritti politici 1943-1951 (a cura di G. Trotta), Marietti, Genova 1995.
- Idem, Tra eremo e passione civile. Conversazioni, In Dialogo, Milano 1994.
- L. Elia – P. Scoppola, A colloquio con Dossetti e Lazzati, Il Mulino, Bologna 2003.
- G. Trotta, Giuseppe Dossetti. La rivoluzione nello Stato, Aliberti, Reggio Emilia 2006.