LA DEVOZIONE AL CUORE DI GESù IN S. … nei tormenti coloro che lo beffeggiavano e nella morte...

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27 2 continua in ultima di copertina continua a pagina 27 dalla pagina 2 LA DEVOZIONE AL CUORE DI GESÙ IN S. BERNARDO DI CHIARAVALLE LA DEVOZIONE AL CUORE DI GESÙ IN S. BERNARDO DI CHIARAVALLE T utta la rivelazione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo; tutta la storia della salvezza, l’esisten- za stessa della Chiesa hanno un’unica motivazione: l’amore di Dio per l’umanità, per cia- scuno di noi. Quell’amore viene cele- brato, nel mese di giugno, nel suo segno più immediata- mente comprensibile a tutti: il Sacratissimo Cuore di Gesù. L’oggetto materiale della devo- zione al Sacro Cuore di Gesù è il cuore fisico di Gesù, la parte più nobile della natura umana, assunta dal Verbo. È un cuore umano, ma anche divino, per- ché unito ipostaticamente alla persona del Verbo, e perciò de- gno di tutte le nostre adorazioni. Il cuore è sempre stato, ed è tuttora, il simbolo più espressi- vo dell’amore. Gesù ha voluto rivelarci il suo Cuore per farci vedere e toccare l’amore alla sua fonte. Amando pertanto il Cuore di Gesù, non intendia- mo amare soltanto il suo Cuore di carne, ma l’amore divino e umano che ci ha portato e ci porta, amore che è sorgente di tutte le grazie e i benefici che ci ha elargito. Amando il Cuore di Gesù, intendiamo amare la per- sona divina del Verbo. La devozione al Cuore di Gesù occupa un posto importan- te nel pensiero e negli scritti di S. Bernardo, abate di Clairvaux (1090-1153). Quando il S. abate vuole parlarci del cuore umano e del Cuore di Gesù si richiama alla Sacra Scrittura e, in modo particolare, si basa sul testo del primo comandamento enunciato nel Deuteronomio e confermato da Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze” (Deut. 6,5; Mt 22, 37-38; Mc 12,30). Questa formula contiene per Bernardo tutto un programma di crescita spirituale. Nel Sermone XX del Cantico dei Cantici Bernardo ci parla dell’amore che noi dobbiamo a Gesù Cristo, in risposta all’amore incommensurabile che Egli ha manifestato nei nostri confronti, offrendosi al Padre vittima di espiazione per i nostri peccati, accettando la morte ignominiosa della Croce anche per i suoi nemici. Gesù infatti designandosi come unico depositario della salvezza, avanza la pretesa assoluta di essere il Messia e il Salvatore dell’umanità intera, di essere il Messia accreditato da Dio per portare la salvezza definitiva a tutti gli uomini. Gesù giudica come spuria la falsa pretesa di altri che prima di Lui o dopo di Lui vorrebbero arrogarsi il ruolo di “salvatori” del mondo. Questa finalità salvifica della missione escatologica di Gesù, derivante dall’identità del suo mistero di Figlio di Dio, si illumina con molti testi del Nuovo Testamento. Basti ricordare quanto l’Evangelista Giovanni riporta all’inizio del suo Vangelo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. (Gv 3, 16-17). “Sopra ogni cosa, dico, ti rende amabile a me, o Gesù buono, il calice che hai bevuto, l’opera della nostra redenzio- ne. Questo richiede facilmente il nostro amore per Te. Questo, dico, è quello che è più adatto ad eccitare la nostra devozio- ne, che esige con più giusti- zia e sprona più fortemente, che spinge più efficacemente. Molto, infatti, in essa ha penato il Salvatore, né ha faticato tanto nel costruire tutto il mondo. Per creare le cose gli fu sufficiente proferire una parola, un coman- do, e furono fatte. Ma nella re- denzione dovette sopportare nei detti la contraddizione, nei fatti quelli che lo spiavano per accu- sarlo, nei tormenti coloro che lo beffeggiavano e nella morte coloro che lo disprezzavano. Ecco come ha amato” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,2). Bernardo distingue un tri- plice amore di Gesù nei nostri confronti: “Amò con dolcez- za, con sapienza, con fortezza. Dolce direi il Suo amore, per- ché si rivestì di carne; accor- to, perché evitò la colpa; forte perché sostenne la morte… Nell’assumere la carne fu con- discendente verso di me, evi- tando la colpa provvide a sé, accettando la morte soddisfece al Padre” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,3). Secondo Bernardo questa specie di itinerario attraverso il quale è passato Gesù, questi gradi secondo i quali ci ha amati per primo, ci indicano la via che dobbiamo seguire per amarlo in modo vero, sincero ed efficace: “Impara, o cristiano, da Cristo come tu debba amare Cristo. Impara ad amare con dolcez- za, ad amare con prudenza, ad amare con fortezza; dolcemen- te, affinchè, non allettati, con prudenza, affinchè non ingan- nati, con fortezza, affinchè non oppressi dalle cose del mondo siamo stornati dall’amore del Signore. Per non essere trasci- nato dalla gloria o dai piace- ri della carne, ti diventi dolce più di tutte queste cose Cristo sapienza; per non essere sedot- to dallo Spirito di menzogna e di errore, splenda ai tuoi occhi Cristo verità; per non venire meno nelle avversità, ti confor- ti Cristo, forza di Dio… Ama il Signore Dio tuo con tutto e pieno l’affetto del cuore, amalo con la tua vigilanza e circospe- zione della ragione, amalo an- che con tutte le tue forze, tanto da non temere neppure di mo- rire per amore Suo… Sia dolce e soave al tuo cuore il Signore Gesù, contro i piaceri carnali malamente dolci, e la dolcezza vinca la dolcezza, a quel modo che un chiodo scaccia un altro chiodo” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,3). L’amore del cuore che noi chiamiamo affettuoso “è cer- tamente dolce ma esposto a seduzione; quello dell’anima invece, senza quello che è ca- ratterizzato dalla forza, è ragio- nevole, ma fragile” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,3). Bernardo poi passa ad illu- strare questa distinzione con esempi ricavati dal Vangelo e dagli Atti degli Apostoli: “I discepoli essendo tristi per quello che avevano sentito dal Maestro, che stava per salire al cielo, circa la Sua dipartita, si sentirono rispondere: Se voi mi amaste sareste veramente con- tenti che io vado al Padre (Gv 14,28). Come dunque? Non amavano Colui per la parten- za del quale si affliggevano? Ma amavano in un certo modo, e non amavano veramente. Amavano dolcemente, ma meno prudentemente; amavano carnalmente, ma non ragione- volmente; amavano con tutto il cuore, ma non con tutta l’anima. Questo loro amore era contro il loro interesse e perciò aggiunse il Signore: È bene per voi che io me ne vada (Gv 16,7), rimpro- verando non il loro affetto, ma il loro ragionamento” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,4). Bernardo si dilunga in una mirabile descrizione dell’amo- re carnale, osservando: “Che l’amore del cuore è in qualche modo carnale, perché il cuore umano si volge maggiormente alla carne di Cristo e a quelle cose che Cristo operò e ordinò nella carne. Chi è pieno di que- sto amore, facilmente si com- muove ad ogni discorso che si tiene su questo argomento. Niente ascolta così volentieri, nulla medita con maggiore soa- vità. Da qui, l’olocausto delle sue orazioni trae abbondante

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LA DEVOZIONE AL CUORE DI GESù IN S. BERNARDO DI CHIARAVALLE

LA DEVOZIONE AL CUORE DI GESù IN S. BERNARDO DI CHIARAVALLE

Tutta la rivelazione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo; tutta la

storia della salvezza, l’esisten-za stessa della Chiesa hanno un’unica motivazione: l’amore di Dio per l’umanità, per cia-scuno di noi.

Quell’amore viene cele-brato, nel mese di giugno, nel suo segno più immediata-mente comprensibile a tutti: il Sacratissimo Cuore di Gesù. L’oggetto materiale della devo-zione al Sacro Cuore di Gesù è il cuore fisico di Gesù, la parte più nobile della natura umana, assunta dal Verbo. È un cuore umano, ma anche divino, per-ché unito ipostaticamente alla persona del Verbo, e perciò de-gno di tutte le nostre adorazioni.

Il cuore è sempre stato, ed è tuttora, il simbolo più espressi-vo dell’amore. Gesù ha voluto rivelarci il suo Cuore per farci vedere e toccare l’amore alla sua fonte. Amando pertanto il Cuore di Gesù, non intendia-mo amare soltanto il suo Cuore di carne, ma l’amore divino e umano che ci ha portato e ci porta, amore che è sorgente di tutte le grazie e i benefici che ci ha elargito. Amando il Cuore di Gesù, intendiamo amare la per-sona divina del Verbo.

La devozione al Cuore di Gesù occupa un posto importan-te nel pensiero e negli scritti di S. Bernardo, abate di Clairvaux

(1090-1153). Quando il S. abate vuole parlarci del cuore umano e del Cuore di Gesù si richiama alla Sacra Scrittura e, in modo particolare, si basa sul testo del primo comandamento enunciato nel Deuteronomio e confermato da Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze” (Deut. 6,5; Mt 22, 37-38; Mc 12,30).

Questa formula contiene per Bernardo tutto un programma di crescita spirituale. Nel Sermone XX del Cantico dei Cantici Bernardo ci parla dell’amore che noi dobbiamo a Gesù Cristo, in risposta all’amore incommensurabile che Egli ha manifestato nei nostri confronti, offrendosi al Padre vittima di espiazione per i nostri peccati, accettando la morte ignominiosa della Croce anche per i suoi nemici. Gesù

infatti designandosi come unico depositario della salvezza, avanza la pretesa assoluta di essere il Messia e il Salvatore dell’umanità intera, di essere il Messia accreditato da Dio per portare la salvezza definitiva a tutti gli uomini. Gesù giudica come spuria la falsa pretesa di altri che prima di Lui o dopo di Lui vorrebbero arrogarsi il ruolo di “salvatori” del mondo. Questa finalità salvifica della missione escatologica di Gesù, derivante dall’identità del suo mistero di Figlio di Dio, si illumina con molti testi del Nuovo Testamento. Basti ricordare quanto l’Evangelista Giovanni riporta all’inizio del suo Vangelo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. (Gv 3, 16-17).

“Sopra ogni cosa, dico, ti rende amabile a me, o Gesù buono, il calice che hai bevuto, l’opera della nostra redenzio-ne. Questo richiede facilmente il nostro amore per Te. Questo, dico, è quello che è più adatto ad eccitare la nostra devozio-ne, che esige con più giusti-zia e sprona più fortemente,

che spinge più efficacemente. Molto, infatti, in essa ha penato il Salvatore, né ha faticato tanto nel costruire tutto il mondo. Per creare le cose gli fu sufficiente proferire una parola, un coman-do, e furono fatte. Ma nella re-denzione dovette sopportare nei detti la contraddizione, nei fatti quelli che lo spiavano per accu-sarlo, nei tormenti coloro che lo beffeggiavano e nella morte coloro che lo disprezzavano. Ecco come ha amato” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,2).

Bernardo distingue un tri-plice amore di Gesù nei nostri confronti: “Amò con dolcez-za, con sapienza, con fortezza. Dolce direi il Suo amore, per-ché si rivestì di carne; accor-to, perché evitò la colpa; forte perché sostenne la morte…Nell’assumere la carne fu con-discendente verso di me, evi-tando la colpa provvide a sé, accettando la morte soddisfece al Padre” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,3).

Secondo Bernardo questa specie di itinerario attraverso il quale è passato Gesù, questi gradi secondo i quali ci ha amati per primo, ci indicano la via che dobbiamo seguire per amarlo in modo vero, sincero ed efficace: “Impara, o cristiano, da Cristo come tu debba amare Cristo. Impara ad amare con dolcez-za, ad amare con prudenza, ad

amare con fortezza; dolcemen-te, affinchè, non allettati, con prudenza, affinchè non ingan-nati, con fortezza, affinchè non oppressi dalle cose del mondo siamo stornati dall’amore del Signore. Per non essere trasci-nato dalla gloria o dai piace-ri della carne, ti diventi dolce più di tutte queste cose Cristo sapienza; per non essere sedot-to dallo Spirito di menzogna e di errore, splenda ai tuoi occhi Cristo verità; per non venire meno nelle avversità, ti confor-ti Cristo, forza di Dio… Ama il Signore Dio tuo con tutto e pieno l’affetto del cuore, amalo con la tua vigilanza e circospe-zione della ragione, amalo an-che con tutte le tue forze, tanto da non temere neppure di mo-rire per amore Suo… Sia dolce e soave al tuo cuore il Signore Gesù, contro i piaceri carnali malamente dolci, e la dolcezza vinca la dolcezza, a quel modo che un chiodo scaccia un altro chiodo” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,3).

L’amore del cuore che noi chiamiamo affettuoso “è cer-tamente dolce ma esposto a seduzione; quello dell’anima invece, senza quello che è ca-ratterizzato dalla forza, è ragio-nevole, ma fragile” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,3).

Bernardo poi passa ad illu-strare questa distinzione con esempi ricavati dal Vangelo e dagli Atti degli Apostoli: “I

discepoli essendo tristi per quello che avevano sentito dal Maestro, che stava per salire al cielo, circa la Sua dipartita, si sentirono rispondere: Se voi mi amaste sareste veramente con-tenti che io vado al Padre (Gv 14,28). Come dunque? Non amavano Colui per la parten-za del quale si affliggevano? Ma amavano in un certo modo, e non amavano veramente. Amavano dolcemente, ma meno prudentemente; amavano carnalmente, ma non ragione-volmente; amavano con tutto il cuore, ma non con tutta l’anima. Questo loro amore era contro il loro interesse e perciò aggiunse il Signore: È bene per voi che io me ne vada (Gv 16,7), rimpro-verando non il loro affetto, ma il loro ragionamento” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,4). Bernardo si dilunga in una mirabile descrizione dell’amo-re carnale, osservando: “Che l’amore del cuore è in qualche modo carnale, perché il cuore umano si volge maggiormente alla carne di Cristo e a quelle cose che Cristo operò e ordinò nella carne. Chi è pieno di que-sto amore, facilmente si com-muove ad ogni discorso che si tiene su questo argomento. Niente ascolta così volentieri, nulla medita con maggiore soa-vità. Da qui, l’olocausto delle sue orazioni trae abbondante

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ANNO XLVII - N. 4 - LUGLIO/AGOSTO 2016 - SPED. IN A.P. COMMA 20/C ART. 2 LEGGE 662/96 - BR. FERROVIA

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alimento come dall’apide di un vitello grasso. L’uomo di Dio in preghiera ha davanti a sé una sacra immagine, o della nativi-tà di Gesù, o di Gesù che viene allattato, o che insegna, o che muore, o che risorge, o che sale al cielo; e qualunque di queste cose venga presa in conside-razione, necessariamente ac-cende nell’animo l’amore per le virtù, disorienta i vizi della carne, schiaccia le turpi lusin-ghe, calma gli appetiti smodati. Io penso che questa sia stata la causa per cui l’invisibile Dio volle farsi vedere nella carne e vivere uomo con gli uomini, affinché, cioè, coloro che non erano capaci di amare se non carnalmente, fossero portati a dirigere tutte le loro affezioni al salutare amore della Sua carne, e così a poco a poco venissero portati all’amore spirituale.

Stavano ancora in questo grado coloro che dicevano: Ecco noi abbiamo lasciato tut-to e ti abbiamo seguito (Mt 19,27). Avevano lasciato tutto solo per amore della presenza corporale, fino al punto che non riuscivano a sopportare, senza allarmarsi, nessuna parola sul-la futura passione e morte, da cui pure dipendeva la salvezza, e in seguito, neppure sentire parlare, senza grande tristez-za, della gloria dell’ascensione di Cristo. Questo significano le parole che Egli diceva loro: Perché vi ho detto queste cose, il vostro cuore si è riempito di tristezza (Gv 16,6). Pertanto, la sola grazia della presenza della sua carne, aveva sospeso, per

il momento, ogni altro amore carnale” (Cantico dei Cantici, Serm. XX,6).

Per mostrare che “esiste un amore di un grado più eleva-to”, Bernardo si richiama ai testi biblici che parlano dello “Spirito che vivifica, mentre la carne non serve a nulla (Gv 6,64), dello Spirito davanti a noi l’Unto del Signore” (Lam. 4,20); e ancora: “Anche se ab-biamo conosciuto Cristo secon-do la carne, ora non lo cono-sciamo più così” (2 Cor 5,16). È lo Spirito Santo che trasfor-ma il nostro amore carnale: pur conservandogli la sua dolcezza, gli conferisce tutta la sua pie-nezza, lo rende universale, fa sì che il cuore non sia diviso, lo fa passare dalla devozione verso l’umanità di Gesù all’amore del Verbo, sapienza, giustizia, veri-tà, santità, bontà, forza di Dio.

Onorare il Cuore di Gesù significa, per S. Bernardo, ono-rare la persona stessa di Gesù, quale è apparso nella nostra umanità, rivelatrice dell’amore infinito di Dio per le sue creatu-re, peccatrici e perdute.

P. Ruggero M. Di Bitetto

La devozione al Cuore di Gesùin S. Bernardo di Chiaravalle 2Quattro nostri doveri 3Pastorale mariana in parrocchia 4Tra il “già” e il “non ancora” 6La prima discepola del Figlio 8“Stabat Mater dolorosa...” 11Maria e l’identità nazionale 12Quale futuro per la vita consacrata? 13

«Sei tu il re dei Giudei» 12Fatti & persone 15Dono o rischio? 18Per amare, serve conoscere 20Una grande festa 21Frutti straordinari 22“La messe è abbondante” 24Un luogo di cultura e di fede 25

Sommario