La deportazione è il trasferimento forzato di un individuo o un gruppo di individui obbligati a...

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La deportazione è il trasferimento forzato di un individuo o un gruppo di individui obbligati a risiedere in un luogo, diverso dal proprio, nel quale vengono condotti con la forza.Si differenzia dal confino e dall’esilio principalmente perché in genere al trasferimento segue la restrizione in determinate aree o proprio la reclusione, mentre il confino è più propriamente solo l’obbligo di risiedere in una determinata località e l'esilio è il mero divieto di soggiornare nel territorio nazionale.

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Il campo di concentramento è una struttura carceraria all’aperto, per la detenzione di civili e/o militari. È solitamente provvisoria, atta a detenere grandi quantità di persone, in genere prigionieri di guerra, destinati ad essere scambiati o rilasciati alla fine del conflitto.Un campo di concentramento è formato da file di baracche o container disposti ordinatamente, adibiti a dormitori, refettori, uffici e altre strutture necessarie e circondate da reticolati di filo spinato o altre barriere. Il perimetro del campo è sorvegliato da ronde di guardie armate.

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I campi di concentramento che tratteremo noi saranno…

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Il campo di concentramento di Auschwitz fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso situato nelle vicinanze di Auschwitz. Facevano parte del complesso anche il campo di sterminio di Birkenau ed i restanti 45 sottocampi costruiti durante l'occupazione nazista della Polonia.Il complesso dei campi di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di “soluzione finale del problema ebraico”, eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli Ebrei, divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio nazista. Nel campo, oltre agli Ebrei, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati come zingari, omosessuali, testimoni di Geova, avversari politici.Dal 1979 ciò che resta di quel luogo è patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

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Sachsenhausen è il nome di un campo di concentramento nazista istituito nel 1936 nella zona denominata Sandhausen a 35 chilometri a nord di Berlino. Era già attivo dal 22 marzo 1933 come campo di lavoro per prigionieri politici.Fu uno dei più grandi campi di concentramento in Germania, dove circa 100.000 prigionieri morirono per fucilazione, di stenti, di fame, di dissenteria e di polmonite, oltre che di esperimenti medici. Molti furono anche eliminati con i gas di scarico dei camion. A Sachsenhausen furono inoltre uccisi gli uomini del commando dell'Operazione Musketoon, tra i quali il campione di automobilismo William Grover-Williams.

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Ogni divisa possedeva un numero identificativo ed un simbolo diverso per ogni razza o categoria di deportato (come si vede nelle foto seguenti). La divisa era l’unica protezione degli ebrei dal freddo; i cambi di biancheria si succedevano ad intervalli pluri-settimanali e persino mensili, i deportati non avevano la possibilità di lavarla. Le divise erano spesso causa di diffusione di epidemie e di diverse malattie, in particolare del tifo, della febbre tifoidea e della scabbia.

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Le baracche erano generalmente gli edifici adibiti a dormitorio dei deportati. Vi erano però diverse tipologie di baracche: ricoveri per i deportati, baracche di quarantena, infermeria, infermeria speciale (o blocco della morte, riservata ai deportati destinati ad essere soppressi entro breve tempo), lavanderia, cucina, edificio del carcere, camere a gas, forni crematori, locali per le esecuzioni capitali, le torture, gli esperimenti su esseri umani, ecc.I deportati erano rinchiusi nelle baracche tutte le sere ed anche durante il giorno.

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Tutti gli internati avevano l'obbligo di lavorare; gli orari variavano a seconda delle stagioni ma si assestavano su di una media di 10-11 ore di lavoro giornaliero. La domenica, esclusi coloro che lavoravano presso aziende belliche che lavoravano a ciclo continuo, era considerata giorno festivo e dedita ai lavori di pulizia e manutenzione del campo. I nazisti in questo modo umiliavano gli ebrei privandoli del loro giorno di riposo che è il sabato. Le disumane condizioni di lavoro, le scarse razioni e le condizioni igieniche pressoché inesistenti portavano rapidamente i detenuti alla morte.

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Alle 5,30 del mattino di sabato 16 ottobre 1943, provvisti degli elenchi con i nomi e gli indirizzi delle famiglie ebree, 300 soldati tedeschi iniziano in contemporanea la caccia per i quartieri di Roma. L’azione è capillare: nessun ebreo deve sfuggire alla deportazione. Uomini, donne, bambini, anziani ammalati, perfino neonati: tutti vengono caricati a forza sui camion, verso una destinazione sconosciuta.Alla fine di quel sabato le SS registrano la cattura di 1.024 ebrei romani.

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Con le sorti della guerra compromesse, i nazisti decisero di abbandonare i lager dell'est esposti all'avanzata dell'Armata Rossa e il trasferimento forzato dei detenuti superstiti di nuovo in Germania. Alla fine del 1944 Himmler ordinò di accelerare la distruzione di Auschwitz, impartendo ordini specifici perché nessun detenuto cadesse vivo nelle mani del nemico. Il programma era ancora in corso quando le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo il 27 gennaio 1945. Nelle ultime settimane della guerra i prigionieri superstiti vennero trasferiti a ovest in campi di detenzione in Germania per evitare che venissero liberati; mentre i deboli e i malati vennero uccisi sommariamente, quelli in grado di sopportare il viaggio vennero trasportati in treno a bordo di carri bestiame o costretti a estenuanti “marce della morte” fino a nuovi campi sovraffolati dove furono falcidiati dalla fame e dalle malattie. Oltre 80.000 ebrei morirono in quest'ultima fase della guerra, mentre circa 100.000 furono liberati dalle truppe alleate al momento della caduta del Terzo Reich.

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