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Dopo aver visto la danza di una sirena si è convinti che tutto può accadere. Si comprende e si realizza che non solo gli orrori trovano mille modi per farsi vedere e sentire, ma talvolta anche i miracoli accadono, e si palesano sempre nei luoghi più inaspettati. VIRGIL, BARDO DI ‘DONO DELL’ACQUA’

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Dopo aver visto la danza di una sirena si è convinti che tutto può accadere. Si comprende e si realizza che non solo gli orrori trovano mille modi per farsi vedere e sentire, ma talvolta anche i miracoli accadono, e si palesano sempre nei luoghi più inaspettati.

VIRGIL, BARDO DI ‘DONO DELL’ACQUA’

LA DANZA DELLA SIRENA

La primavera aveva ceduto spazio alla torrida estate. I colori vivaci della natura rimasta morente per tutti i mesi invernali rallegravano i cittadini del Devas e dell’Höfelal.Nel nord e a Cruma i colori erano invece sempre gli stessi. A nord solo il ghiaccio e la neve, nel sud solo steppa e deserto.Anche nel Kellaris era giunta la primavera, ma gli abitanti di quella regione non ebbero modo di apprezzarla appieno, vista l’improvvisa epidemia di vaiolo che aveva colpito molte città dell’entroterra.Era proprio in quelle terre che Bereth non avrebbero voluto andare.

-Si tratta di un lavoro grosso. Mi hanno promesso una lauta ricompensa, ma non so se accettare o meno.- confidò Bereth ad un confratello, una sera.

-Di cosa si tratta? Perché ti hanno chiamato nel lontano Kellaris? Come fanno a ricordarsi di te?- gli domandò lui a suo tempo.Bereth, prima di diventare un Cercatore di Baas, era stato un mediocre mercenario e poi un disinfestatore di ratti. Sembrava proprio che qualche suo vecchio cliente gli avesse fatto buona pubblicità.

-Se mi stesse chiamando un mio vecchio cliente vorrebbe dire che a suo tempo non ho fatto bene il mio lavoro. Questo è invece un parente del sindaco che ho aiutato qualche mese fa. Si deve essere sparsa la voce; vuole espressamente me.- aveva detto Bereth un po’ imbarazzato per spiegare al confratello il suo errore.

-E quindi cosa intendi fare?-Il Cercatore sapeva bene che quella non era una missione in nome di Baas e che quindi non sarebbe mai stata approvata da Iolanthe, però la quantità di denaro promessa e la possibilità di sfoggiare le sue vecchie conoscenze gli fecero sperare che la donna gli concedesse di partire per quel viaggio.Al suono delle parole:

-Mi pagheranno settanta pezzi d’argento.- Iolanthe sgranò gli occhi e gli intimò subito di partire, anche il giorno dopo se necessario.

-Non puoi andare da solo, però.- commentò lei prima che Bereth potesse uscire.-E chi dovrei portare con me?- chiese lui sarcasticamente.-So fare il mio lavoro anche senza aiuto, sai?- aggiunse poi gonfiando il petto.

La zingara sorrise.

-Perché, in nome della Dea, non sapete lasciarmi in pace?--Non lamentarti, poteva andarti peggio, amico mio. Potevi rimanere qui al mulino,

con questo caldo, ad assistere Iolanthe nei suoi rituali o i due medici con le loro carcasse di animali per fare pratiche criurgiche.-

-Chirurgiche.- lo corresse Garmr.Bereth infilò la mazza ferrata nel buco del giaciglio arrotolato e dopo prese la bisaccia con il cibo che era riuscito a racimolare.Garmr odiava andare a cavallo, mentre Bereth era entusiasta all’idea di andare liberamente al galoppo per le praterie dell’Höfenal.

-Siamo stati davvero fortunati a trovare questi due cavalli.- commentò il ragazzo per esorcizzare la paure di andare al galoppo.

-Eh gia, quante possibilità c’erano di trovare due bei cavalli robusti legati sul ciglio della strada senza nessuno a tenerli d’occhio?- convenne Bereth.Il ragazzo finì di caricare sul suo cavallo la borraccia di riserva, quando sentì Garmr imprecare per non essere riuscito a mettere la sella neanche al terzo tentativo.

-Aspetta, fai fare a me.- gli disse scansandolo.Garmr si fece sfuggire un’altra imprecazione e poi si allontanò da quel maledetto equino per andare a prendere anche il suo di sacco a pelo e per approntare il cibo e l’acqua per il viaggio.

-Quanto ci metteremo?- chiese Garmr mentre annodava un sacchetto di tela con dentro delle cipolle.

-Credo che il viaggio di andata ci prenderà almeno dieci giorni.--Quindi altrettanti per il ritorno.- aggiunse Garmr.-Beh, ci metteremo di meno: dal Kellaris a qui è in discesa no?-

A Garmr sbocciò un sorrisetto. Bereth non era solito fare battute.-Una volta arrivati li quanto ci metterai?- chiese di nuovo Garmr mentre si

raddrizzava la schiena dopo essere stato chino a sistemare altre vettovaglie.-Difficile a dirsi. Credo che non ci metteremo più di due giorni, a meno che non ci

sia un infestazione di proporzioni mitologiche.-Il plurale usato da Bereth non fece affatto a piacere al suo confratello.

-Non sono io l’esperto disinfestatore qui.- si affrettò a dire.-Beh, era un modo di dire. Vorrà dire che mentre io scaccio i roditori tu sarai in giro

a sedurre le paesanelle, va bene?-Garmr salì a fatica sul dorso del cavallo.

-Splendida idea.- disse una volta in sella e recuperati equilibrio e dignità.

Attraversarono le colline e le ampie vallate del sud della regione con il passo veloce.Non gradivano troppo calcare le terre dove il controllo dell’Imperatore era più forte.Durante il loro cammino, prima di raggiungere gli alti picchi noti come Denti del Tisshe, ebbero più volte la tentazione di chiedere alloggio a qualche contadino per evitare di dormire all’aperto, sudici e sporchi di terra. Alla fine entrambi optavano per la via della segretezza, perciò non si avvicinavano nemmeno ai villaggi poco più a sud della capitale.La catena montuosa dei Denti divideva verticalmente il Douar, scandendolo tra Höfenal e Kellaris; occidente e oriente.La regione orientale non era particolarmente ricca, ne famosa per qualcosa in particolare, per questo di rado qualcuno intraprendeva l’arduo viaggio dall’Höfenal per poterla raggiungere.Si diceva che sui Denti vivessero mostri noti come “arpie” e che esse mangiassero gli uomini dopo averli costretti a copulare con loro per mandare avanti la discendenza.Altri invece, che dovevano essere più pragmatici, si limitavano a sconsigliarla per via dei ripidi passi montani e per via dei sentieri accidentati.Se c’era una cosa che di certo non dovevano temere, questa era senza dubbio il brigantaggio.Nessun fuorilegge sano di mente avrebbe vissuto in quel territorio inospitale con la sola prospettiva di rapinare un paio di sprovveduti disgraziati ogni mese.I due Cercatori erano almeno parzialmente a conoscenza di ciò. Fu proprio per questo motivo che decisero di tagliare per il Passo dell’argento.Quello era il punto più accessibile della intera catena montuosa, infatti, si trovava proprio tra due grossi monti ed era stato scavato e ampliato dall’Imperatore-Dio di qualche secolo prima.

Per quanto ne sapevano Garmr e Bereth, vale a dire le voci del volgo, quel passo era nato per trasportare l’argento e gli altri metalli preziosi da Nèatne ad Eremor, senza dover passare per il già allora pericoloso Dourswerd e allungare così il viaggio di un paio di settimane.La strada per il passo era però ormai caduta in disuso. Pochissimi la utilizzavano ancora per spostarsi tra le regioni di Cruma e Höfenal.I due Cercatori ebbero un bel colpo di fortuna nel trovare un gruppetto di viaggiatori accampato sotto una delle grandi querce del bosco antistante la leggendaria fortezza di Sallas Bafh.

-Ehilà, voi due, venite qui!- urlò una voce maschile.I due ragazzi si girarono in quella direzione e videro un grande falò con intorno almeno otto o nove persone.A guardarli da lontano sembravano tutti uguali, ma una volta che si furono avvicinati, e lo fecero ben volentieri, poterono apprendere che in realtà si trattava di un gruppo eterogeneo di persone delle più differenti estrazioni sociali.

-Venite qui, vicino al fuoco, saremo anche in estate ma il vento freddo dei Denti del Tisshe ce li fa battere anche a noi che siamo vicini al fuoco.-Garmr e Bereth giunsero vicino al fuoco e smontarono da cavallo. Dopo averli legati ad un ramo di quercia mozzato per fare legna, i due poterono appropinquarsi al fuoco.Il calore delle fiamme e della bevanda iperalcolica che gli offrirono li fecero smettere di imprecare per il freddo.I due erano stati poco previdenti. Indossavano abiti leggeri e nessuno di loro aveva avuto il coraggio di caricarsi anche dell’ingombro delle rispettive armature.Indossavano due casacche di diverse tonalità di verde, calzoni, rammendati per Bereth, stivali e poco più.

-Cosa vi porta qui, al Passo?- chiese l’uomo che li aveva invitati ad avvicinarsi al fuoco.Solo qualche secondo dopo essersi ripresi dal freddo, Garmr e Bereth si accorsero di essere osservati da otto paglia di occhi.L’uomo che li aveva invitati indossava una lunga tunica marrone, o forse color muschio, aveva lunghi e sottili capelli marroni, la barba incolta e portava appesi alla cintura di cuoio dei borselli e delle saccocce delle più svariate dimensioni.I suoi altri compagni di viaggio erano un nobiluomo di alta statura a giudicare dai vestiti e dal fatto che le sue spalle superavano di un palmo quelle degli altri, poi c’erano due Kenay che probabilmente gli facevano da guardie del corpo e che stavano bisticciando per spartirsi la lepre arrosto, e infine c’erano altre cinque figure vestite con grossi mantelli neri e cappucci abbassati fino a coprirgli gli occhi.I due Cercatori non seppero dire chi fossero con precisione, ma di certo erano guerrieri, perché le partigiane appoggiate al tronco della quercia dietro di loro non potevano che essere brandite da loro cinque.Il dubbio ricadde anche sui Kenay, ma loro erano due e le partigiane cinque.

-Ah, ma che scortese che sono, ancora non mi sono presentato.- disse l’uomo con la tunica colo muschio interrompendo la risposta che Bereth dovette strozzarsi in gola.

-Il mio nome è Morris D’Kai. Sono un alchimista di Berno.- disse con un sorriso sincero e giovale.

-Loro invece sono,--Louise de Carterbourg. E questi sono Krug e Shalamessh- completò l’alto

aristocratico dalla carnagione pallida.I due Kenay fecero a loro volta un inchino per imitare il padrone.I cinque non si presentarono per nome. Si limitarono a dire:

-Buonasera.- e a fare un piccolo inchino col capo.Bereth e Garmr si presentarono a loro volta per ricambiare la cortesia.

-Siamo in viaggio già da una settimana, in verità, e siamo diretti ad un villaggio che si trova proprio alle pendici dei Denti, poco più a nord di Sallas Bafh.- rispose Bereth.

-Capisco. Beh, che coincidenza, anche il nostro nobile qui è diretto da quelle parti.--Voi dove siete diretto, alchimista?-

L’uomo mise i pollici sotto la cintura e si diede una opportuna aria di importanza.-Sono diretto a Eremor per la certificazione da Speziale di Grado avanzato. È un

titolo a cui aspiro da ben sei anni.- spiegò lui scandendo bene le parole.-Avrete studiato un bel po’. Diventare speziali oggigiorno è diventato molto più

difficile di quanto non fosse già prima.- s’intromise dicendo uno degli uomini col cappuccio nero. Aveva una voce sgradevole ma imperiosa; la voce che tutti ascoltano senza mai interrompere.

-Si, ahimè, questo ruolo è diventato davvero difficile da ricoprire. Ci sono nuove scoperte e norme sulla sanità che stanno stringendo davvero il collo a questa fantastica disciplina, ma che dobbiamo farci, quando c’è una passione per qualcosa…- sospirò sognante l’alchimista, aspirante Speziale.

-Vi intendete di alchimia, suppongo.- notò quest’ultimo.-So qualcosa, diciamo.--Ah! Ma che bello incontrare un collega, qui, sulla strada dell’argento. Poteva dirlo

subito, avrei tirato fuori qualche storta e ci saremmo divertiti a mescere e distillare ahahaha!- esclamò il giovane uomo eruttando in una risata esagerata.Doveva essere davvero su di giri per quella certificazione, pensò Bereth

-Non sono molto pratico di provette e distillati. Io mi sono specializzato più in bombe e veleni naturali.- disse l’uomo incappucciato con un tono volutamente tombale.L’alchimista deglutì sonoramente e smesse di ridere. Spostò poi la sua attenzione ai due giovani.

-E voi invece cosa fate nella vita?- chiese a bruciapelo per porre fine all’imbarazzante silenzio.Fu Garmr a rispondere, prima che Bereth dicesse qualcosa di scomodo.

-Siamo disinfestatori. Il mio amico si occupa dei ratti, io invece degli uomini che lo assoldano e non lo pagano.-

-Sei pericoloso dunque.- s’intromise un’altro degli individui incappucciati.Questa volta fu una donna a parlare. Una donna poco femminile a giudicare dalla sagoma tozza che il mantello descriveva alla luce del grande falò.

-So il fatto mio.- rispose lui inclinando un po’ la bocca, come a dire “potrei ammazzarti se volessi, ma non lo farò perché sono stanco”.La donna grugnì qualcosa che suonava molto come un “buon per te”.

-E cosa ci fa un disinfestatore qui, nel Passo, se non sono indiscreto nel chiedere.- il nobiluomo era riemerso dalle ombre proiettati dalle sue altrettanto enormi guardie del corpo.

-Siamo stati chiamati, come ho detto.--Da così lontano? Non avevano dei disinfestatori locali?-

Bereth schioccò la lingua.-Beh, non ne hanno di bravi quanto me. E poi quanti disinfestatori possono vantare

un collega incantatore che interviene quando le cose si mettono male.- disse Bereth con tono da spaccone mentre indicava Garmr col pollice.Il ragazzo si passò la mano sul volto, profondamente contrariato dall’uscita del confratello.

-Dunque siete una specie di mago! Vi prego di scusarmi, ma non l’avrei detto dal vostro aspetto.- esclamò a sua volta il nobile stupito.

-Non sono proprio un mago, più che altro conosco qualche trucco.- rispose lui smettendo di torturarsi la faccia.

-Come io ne so di alchimia.- disse di nuovo il carismatico uomo in nero.

Lui e Garmr si scambiarono una intuibile occhiata d’intesa e fecero una risatina alquanto sinistra che disturbò molto i Kenay.

-Beh, ma non stiamo qui a parlare a stomaco vuoto. La carne sembra cotta al punto giusto.-L’alchimista prese un bel pezzo di carne arrostita dando agli altri il via.A metà della cena, vedendo che il leprotto era troppo poco, riempirono d’acqua un paiolo dell’alchimista e lo usarono per bollire delle pannocchie gentilmente offerte dal pallido nobiluomo. Poi arrostirono delle fette di pane indurito e ci strofinarono sopra aglio e prezzemolo. Bevvero poco vino, perché purtroppo l’unico che ne era provvisto era il gigante titolato che si scusò dicendo:

-Non riesco a dormire senza essermi fatto un goccio, non vogliatemene se non condivido.-Per il resto fu una bella serata, trascorsa tra una risata e un rutto in allegria.Quando ormai del falò non rimanevano altro che tizzoni ardenti, l’alchimista mise su dell’altro pane, mentre gli uomini in nero presero ad intonare un canto della Battaglia di Pianalunga.

-Eravate nel Lanshakt durante la rivolta dello Jarl Sv’llall?- chiese Bereth incredulo.Garmr gli diede una gomitata per farlo tacere e non interrompere il canto dei cinque.Nè lui né Bereth avevano partecipato a quella battaglia, così come il nobile e l’alchimista, eppure tutti e sei loro, udendo gli altri cantare, si sentivano come se l’avessero vissuta sulla loro pelle.Udire della paura e del coraggio dei soldati dello Jarl che perirono nel tentativo di conquistare la tanto ambita indipendenza del nord, fu per loro una lezione di umiltà.Louise de Carterbourg sembrò quello più toccato da quel canto.

-Si, ragazzo, abbiamo partecipato a quello scontro. Abbiamo prevalso, ma questo non ci ha portato alcuna allegria, credimi.- disse l’uomo dalla voce senza tempo in risposta alla precedente domanda rivoltagli da Bereth.

-Fantastico, davvero. Quella è una delle battaglie più famose del nord. Quanto tempo fa è stata combattuta, dieci anni?- disse il Cercatore in preda all’emozione di trovarsi davanti sì famosi veterani di guerra.

-Undici un paio di mesi fa. La combattemmo nei primi giorni di primavera, col ghiaccio che cominciava sciogliersi e il sole che rifaceva capolino in cielo dopo quel rigido inverno.- precisò un altro dei cinque che fino a quel momento non aveva aperto bocca.Un ciocco cadde fuori dal perimetro di ciottoli. Bereth si sporse in avanti per spingerlo di nuovo dentro ma la donna incappucciata fece lo stesso. Le loro mani si incrociarono per un attimo e il ragazzo poté vedere la sua mano.Era pallidissima e le vene scure, in contrasto, ben visibili.C’erano anche delle macchie rosse sul dorso che sembravano proseguire lungo tutto il polso e l’avambraccio.Il ragazzo rimase di pietra e sottrasse lesto la mano.A tutti sembrò semplicemente un gesto imbarazzato, intanto Bereth si stava toccando i gioielli.

-Garmr, devo andare a fare pipì, accompagnami.- disse Bereth in fretta.Tutti si girarono a guardarli incuriositi.Garmr, paonazzo per la vergogna, avrebbe voluto dire a Bereth che simili uscite erano davvero fuori luogo, fargli notare che adesso sarebbero diventati gli zimbelli del gruppo, ma non fece in tempo a farglielo capire che lui si era già dileguato.

-Ehm, scusateci, lui è un po’ fifone. Vuole sempre che gli guardi le spalle.-Non appena finì di dire quella frase si morse il labbro. I presenti avevano colto un doppio senso ancora più grosso ora.Uno dei Kenay si rivolse verso l’altro, strofinandosi l’orecchio.

Tutti lo videro e Garmr poté udirli scoppiare a ridere dopo che si fu allontanato di un ventina di metri.

-Ma come ti viene di dire quelle cose?- lo rimproverò Garmr mentre ne stava approfittando anche lui per urinare.

-Lascia perdere Garmr. Abbiamo qualcosa di pericoloso qui!- esclamò l’altro Cercatore, qualche cespuglio più in là.

-Di che parli?--La donna incappucciata con lo scafandro nero, ha qualche malattia. La pelle è

pallida, le vene in vista e delle macchie rossastre sparse ovunque. Se non è qualche malattia la Dea sa cos’è.-

-Mh, magari non è contagiosa. Però hai ragione tu questa volta; meglio starne lontani. Spero non si offrano di viaggiare con noi.- convenne Garmr aggiustandosi la cintura.

-Ah, avete fatto in fretta.- disse uno di quelli incappucciati al loro ritorno, cercando di soffocare una risata.

-Oh, beh,- cominciò Bereth con semplicità,-una volta che lo tiri fuori fa tutto da sé.--Quanto è vero!- annuì il nobile contendendosi a stento dallo scoppiargli a ridere in

faccia.Garmr avrebbe voluto sotterrarsi.

Il mattino seguente si alzarono tutti di buon’ora. L’alchimista ricavò una colazione alquanto deludente dagli avanzi della sera prima e si offrì di dare una mano per lavare le stoviglie nel fiumiciattolo poco lontano. Tutti gli altri però lo disobbligarono, lasciandolo pure andare per la sua strada.

-E buona fortuna con la vostro promozione!- esclamò Bereth, lo scudo in spalla, mentre l’alchimista stava per scomparire oltre la collina.

-Si dice “diploma”!- esclamò lui in lontananza per tutta risposta.-Beh, sembra che sia giunto il momento di salutarci.- disse Louise de Carterbourg

quando ebbero finito di smantellare l’accampamento.I cinque uomini incappucciati annuirono.

-È stato un piacere trascorre la piacevole serata di ieri in vostra compagnia.- aggiunse porgendo la mano ai cinque.Tutti loro si tolsero per cortesia il guanto, meno che la donna.Quando arrivò il turno di Garmr e Bereth, l’uomo sembrò quasi ridestarsi da un sogno.

-Ah, scusatemi, ma voi non avete detto di stare andando proprio nella mia direzione?- chiese rivolto a Bereth.

-Si, beh, mi è parso proprio di si!--E allora non vedo perché doverci fare tutto questa strada da soli.-

Garmr e Bereth si scambiarono un rapido sguardo.-Ma si, accettiamo volentieri. In fondo si sa che insieme si viaggia meglio e più in

sicurezza.- aggiunse Garmr sollevato.I cinque incappucciati si congedarono con un leggero inchino, mentre gli altri cinque stavano montando in sella ai loro cavalli.

-Ditemi, ragazzi, il vostro lavoro è cose remunerativo da valere un viaggio attraverso i Denti del Tisshe?- chiese dopo qualche ora il nobile de Carterboug.

-Beh, è anche la fame a farci fare tutta questa strada. Chi lavora per fame lavora dieci volte meglio e fa dieci volte prima di chi lo fa per mera cupidigia.- rispose Bereth ostentando saggezza.

-Verissimo.- annuì il nobile per assecondarlo.

-Sarei davvero curioso di vedere all’opera un professionista disinfestatore. Io sono uno di quelli che crede alle trappole per topi e ai gatti affamati, sapete?-

-Sono un ottimo rimedio, invero, ma quando si parla di centinai e centinai di fottuti roditori che si riproducono…come ratti, appunto, non c’è gatto che possa cacciarli o abbastanza trappole in tutta Douar. Serve una soluzione più drastica in quei casi.-disse il ragazzo accarezzando la truce stella del mattino che gli pendeva dal fianco. In un pomeriggio riuscirono ad oltrepassare il cuore del Passo e a trovarsi sulla strada che discendeva lentamente, adagio adagio, verso le colline brulle e sassose delle terre del Kellaris. Nè Garmr né Bereth erano mai stati da quelle parti. Il primo impatto non fu dei migliori, però.Proprio quella sera, mentre stavano per accamparsi, vennero sorpresi da un violento acquazzone che li costrinse a trovare rifugio in una spelonca che sapeva di carcassa di orso.Poco dopo quella veloce ritirata al chiuso, Garmr venne colpito da una scarica di dissenteria e fu costretto a rintanarsi negli angoli più remoti della grotta pur di non farsi vedere dagli altri.

-Va tutto bene, signor Cobalth?- chiese l’eco della voce di Louise.Il ragazzo rispose con un verso un po’ sofferente.

-Uno dei miei sta preparando qualcosa che potrebbe farvi sentire meglio. Quando avete fatto, tornate un attimo qui!- disse sempre l’eco.

-Ok, argh, arrivo fra poco però.-Al suo rientro nell’antro illuminato dal fai e adibito a rifugio, gli venne dato un boccale di legno pieno di un liquido rosa scuro, come se fosse una bevanda ai succhi di bosco.L’odore era quello del vomito. Il sapore era anche peggio.Il ragazzo non riuscì a finirlo tutto.Quando Bereth si alzò per prendere qualcosa da mangiare, il ragazzo fu colto da un nuovo attacco e si ritirò di nuovo nel suo angolo degli orrori, lontano dagli occhi e dalle orecchie dei quattro compagni di viaggio.Da lontano poté udire l’eco di Bereth che rantolava. Stava vomitando copiosamente, a giudicare dai singhiozzi.

-Bereth, tutto bene?- chiese Garmr in un lamento.Nessuna risposta da Bereth, fu infatti l’altro Loosimar a rispondere.

-Credo proprio di no. Adesso vedo cosa possiamo fare per mettere in salvo le vettovaglie su cui ha vomitato.- La voce del nobile era vagamente tesa per l’arrabbiato.Perfino un aristocratico perdeva le staffe quando un disinfestatore gli sfogava il pranzo sulle scorte di cibo.

-Adesso arrivo subito a darvi una mano.- cercò di dire Garmr.-Non vi preoccupate, ci penso io, voi liberatevi pure dell malore.- lo rassicurò di

nuovo l’eco di Louise de Carterbourg.Sia Garmr che Bereth pensarono all’uniscono alla donna appestata che avevano incontrato la sera prima. La chiamarono “puttana” e “sgualdrina” un gran numero di volte durante le numerose gettate e scariche che li afflissero per tutta la notte.Al mattino seguente, con solo un paio d’ore di sonno ma lo stomaco miracolosamente risanato dagli orribili intrugli Kenay, decisero di non gravare sulla tabella di marcia dei tre compagni di viaggio e gli dissero che avrebbero aspettato qualche ora, forse l’intero giorno, prima di partire.Il nobile in un primo momento non volle saperne, ma poi, visto la loro insistenza, si convinse che non avrebbe fatto loro alcun torto cercando semplicemente di curare i suoi affari.

-Vi basterà mangiare qualcosa di leggero fino a domani e dormire un bel po’.- disse loro il Loosimar mentre montava agilmente in sella.

-Buon viaggio, signori, possano i ratti ed i clienti insolventi tenersi ben lontani dalla vostra strada!- gli augurò de Carterbourg.

-Possano i vostri affari portarvi benefici e le spade dei vostri guardiani non smussarsi mai.- disse Bereth.

-Possiate voi non cagarvi più le budella.- aggiunse uno dei Kenay, credendo in cuor suo di essere stato cortese. Una volta rimasti soli, i due ragazzi si riaddormentarono quasi subito, sfruttando la fresca brezza del mattino. Quando si risvegliarono era già tardo pomeriggio.

-Credo proprio che ci faremo l’intero viaggio in notturna, amico mio. Abbiamo perso la coordinazione tra sonno e veglia.- esclamò Garmr, un sorriso obliquo dipinto in volto.Purtroppo per loro fu proprio così. Passarono i restanti giorni di viaggio a sonnecchiare disturbati dal sole alto e dal caldo, mentre la notte si muovevano aiutandosi con la luce della luna, miracolosamente piena durante quella settimana.Giunsero alla meta quattro giorni dopo essersi congedati dal nobile. Era un villaggio piuttosto grande, ma senza mura di cinta o palizzate a difenderlo, e si trovava proprio sotto le pendici della catena del Tisshe. Lì le temperature erano fredde di notte ma fresche di giorno. Di tanto in tanto, Bereth avvistò perfino uno stambecco che ardiva tanto nella discesa dai suoi monti per abbeverarsi al fresco ruscello venutosi a creare artificialmente per mano degli uomini del villaggio.L’intero villaggio era diviso in tre parti da due fiumi che sgorgavano in alto, tra le montagne, e che poi si riunivano a valle nel fiume che avrebbe attraversato Nèatene, a Cruma, per poi sfociare ad est, nell’Oceano della speranza.I datori di lavoro non potevano essere più gentili; al loro arrivo, Garmr e Bereth vennero fatti subito accomodare dentro casa del capovillaggio, un vecchio terribilmente ingobbito.

-Siete due giovanotti! Mi aspettavo qualcuno di più “esperto”.- fu il suo commento non appena li vide alla porta di casa sua, scortati da alcuni abitanti del villaggio che gli avevano generosamente indicato la via addirittura accompagnandoli.

-Non giudicare un uomo dall’altezza e dall’età, diceva mio zio.- esclamò Bereth spandendo saggezza.

-Ma di certo giudicateli dalle orecchie; se sono a punta e hanno tatuaggi, mandateli via a calci in culo, quei bastardi.- concluse il vecchio un po’ sdentato, alludendo ai Ma’hablung.I ragazzi si accomodarono dentro, i cavalli vennero portati alla vicina stalla, spazzolati e nutriti.Il capovillaggio si sedette su una sedia a dondolo di bambù prima di parlare.

-Allora, sono lieto che siate venuti così in fretta. Ah! La forza dei giovani è la miglior virtù della tenera età.-

-Diteci tutto, capovillaggio. Qual’è il problema.- disse Bereth assumendo un’aria di professionalità.A Garmr sembrava di condividere la sgangherata panca di legno con una persona completamente nuova.

-Circa due mesi fa abbiamo notato che dei ratti si avvicinavano al mulino più a nord.Lì è dove teniamo la segale e l’orzo che stiamo cominciando a raccogliere dai campi ad est di qui, perciò abbiamo cercato di liberarcene prima dell’arrivo della prossima mietitura.-

-Ma non ci siete riusciti.- lo interruppe Bereth, la mano alzata e l’aria saccente.-No, infatti, non siamo riusciti a fermarli. All’inizio abbiamo provato con i gatti, ma

purtroppo non sono abbastanza. Ci sono molti più topi di quanto pensassimo!--Quanti più o meno?-

Intanto Garmr stava giocherellando con un candeliere sulla mensola del camino e salutava le contadinotte curiose che si affacciavano sulla casa per poter origliare il discorso.

-Almeno quattrocento, signor disinfestatore.- disse lui piano.

Bereth sgranò gli occhi e deglutì sonoramente. Perfino Garmr e le paesanelle poterono udirlo.

-Puoi gestirne così tanti?- chiese Garmr, sempre rivolto verso le donzelle che andavano accumulandosi.

-Pff, ma certo!- rispose lui sfoggiando il sorriso più falso della loro epoca e agitando la mano in segno di stare tranquilli.

-Bene! È un sollievo udirlo dalla vostra bocca. Quando volete mettervi a lavoro?--Anche subito. Il tempo di lasciare le mie cose nella locanda più vicina, vero Garmr?

Garmr?!--Eh? Si, si, andiamo a poggiare i nostri bagagli.- esclamò lui interrompendo le laide

avances alle signorine in abiti grezzi e opportunamente scollati.-Ma no, ma no! Non vi permetteremo certo di andare a dormire in una squallida

locanda! Dormirete qui al villaggio, a casa mia c’è un posto per gli ospiti.- esclamò il vecchio alzandosi in piedi con insolito vigore.

-Anche a casa mia c’è un bel letto per gli ospiti!- intervenne una delle ragazze alla finestra. Il vecchio sembrò notarle solo in quel momento.

-E voi cosa fate qui? Origliate? Andate via, tornate a filare, sciò!- le scacciò lui scorbutico.Le ragazze si misero a ridere prima di saltellare via, le grazie ben in mostra che Garmr non mancò di apprezzare.

-Allora ci accomodiamo di sopra.- disse Bereth prendendo i bagagli lasciati fuori.Il vecchio annuì con un sorriso giovale dipinto in volto.

-Tra poco dovrebbe tornare mia moglie. Era andata insieme ad altri abitanti a comprare delle cose al mercato del villaggio qui vicino.-

-E quindi io cosa dovrei fare?- chiese Garmr infilandosi gli stivali per scendere a fare colazione.

-Te l’ho detto; vai in giro a vedere il villaggio e a molestare le paesane. Io ne avrò per un po’ di tempo. Non avevo previsto una infestazione così grande. Spero di non deludere le aspettative del capovillaggio che mi ha addirittura chiamato su raccomandazione di quel tale del Devas.-Garmr annuì contento, mentre Bereth discendeva le scale e dava il buongiorno ai coniugi capovillaggio.

-Buongiorno!- disse allegro.Garmr, che su quegli scomodi sacchi che i vecchi facevano passare per letti non era riuscito a dormire, fu meno cortese.

-Oggi stesso andrò a vedere il mulino. Di solito è quello il luogo preso di mira dai ratti. Mi aspetto di trovare molti indizi lì.-

-Ma certo, ma certo, forse qualcuno al villaggio potrà darvi qualche informazione.--Ottimo, allora sarà da loro che andrò per prima cosa.--E voi, signore, cosa farete?- chiese stavolta rivolto a Garmr.-Molesterò paesanotte.- rispose Garmr infastidito, gettando a Bereth uno

sguardaccio.-Cos’ha che non va?- chiese l’uomo una volta che Garmr fu uscito.-Ha dormito male. È irritabile quando non riesce a riposare.-

Il ragazzo si diresse verso il fiume per darsi una lavata. Quel villaggio era piccolo, ma davvero pittoresco. Le case in legno chiaro erano decorate con fiori coloratissimi e, all’incrocio delle strade acciottolate, sorgevano sempre uno o due pini silvestri.

Molte donne erano fuori, nel patio, a tessere o insegnare alle bambine come pelare le patate e i frutti, mentre gli uomini potevano essere intravisti in lontananza, aratro in mano, atti a mietere il primo grano della stagione.Garmr vagò a lungo per quelle ampie vie, indugiando un po’. Molti gli lanciavano occhiate sospettose, altri invece erano semplicemente incuriositi dallo spadaccino con la lama sulle spalle.

-Mio padre, che fa il soldato, dice che è da stupidi portare la spada sulla schiena.- gli fece notare una bambina sugli otto anni.La madre uscì dal suo piccolo giardinetto e fece per riportarla dentro casa scusandosi con il ragazzo.

-Non si preoccupi, signora, ci sono abituato.- Garmr estrasse la spada con un gesto agile, mettendosi già in posa d’attacco.Molte teste si girarono. La madre della bimba strinse la figlia al petto, ma la piccola sembrava incuriosita più che spaventata.

-Se la portassi alla cinta, poi, non potrei fare questo.-Il ragazzo fece una piroetta per schivare un fendente immaginario, si rotolò a terra, sui grossi sassi bianchi, per poi tornare in piedi con un balzo e la spada in posizione d’affondo.

-Pensi ancora che sia stupido portarla sulla schiena?- la bambina tacque.-Fai il gradasso con le bambine?- disse una voce maschile alle sue spalle.

Garmr riunì le gambe divaricate prima di rispondere ad un giovanotto butterato con i capelli corvini. Non doveva avere più di sedici anni.

-L’ho istruita. Suo padre le ha insegnato qualcosa di non vero.- gli disse secco.Il giovanotto fece spallucce e gli fece notare che qualsiasi rodomonte poteva venire in un villaggio di contadini e vendersi come il più grande spadaccino del mondo.

-Mai detto di esserlo.- concluse Garmr col tono di chi ha letteralmente chiuso il discorso. Fece per andarsene, quando il giovane esclamò alle sue spalle:

-Siete tutti grandi guerrieri quando i nemici non si fanno vedere. Tutti a vantarvi delle vostre tecniche; siete capaci a fare solo questo.-Garmr strinse i pugni. Dopo qualche secondo riuscì a rispondere con autocontrollo.

-Va a farti fottere.- e se ne andò.

-Hai fatto un’ottima impressione.- Lui e Bereth si erano incontrati per pranzare tra una pausa e l’altra dalla disinfestazione.

-Come lo sai?- chiese il rodomonte con un peso di carne secca in bocca.-Tutti parlano dello spadaccino che si fa bello con le mamme e le ragazzine e che

poi insulta i giovani passanti.-Non sono stato io a cominciare.- -Tu piuttosto, come procedono i lavori di disinfestazione?- chiese subito dopo.

Bereth trasse un lungo sospiro.-Difficile a dirsi.--Oh, Bereth, perché non dai mai risposte chiare, amico mio?--Cosa vuoi che ti dica? Non ne ho idea. Ho piazzato delle trappole intorno al mulino

per catturare qualche esemplare. Non appena avrò visto con che razza ho a che fare ti saprò dire con maggiore precisione quanto ci metterò a ripulire questo amabile centro abitato ai piedi della montagna.-

-Almeno qui le giornate sono più fresche.- disse Garmr abbozzando un sorriso.Bereth fece un cenno di assenso prima di rialzarsi. Si scrollò le briciole di dosso e poi si rimise al lavoro senza dire una parola.

Preso dalla noia, Garmr prese a percorrere ogni stradina del villaggio, spostandosi tra una zona e l’altra, scandite dai tratti di fiume. Si spinse fino alla parte di villaggio più a nord, dove si trovavano moltissimi tessitori.La giornata era perfetta per stare all’aperto. I colori del grano erano di tonalità dorate, mentre i prati lì intorno avevano un caratteristico color verde smeraldo che diventava più chiaro nei momenti in cui il vento scompigliava i ciuffi d’erba.Lo stesso vento rese agli uomini più semplice l’arduo compito della mietitura.Finite le stradine da esplorare, scese a valle per prendere un po’ di vento e sentire l’odore dell’erba.Seguì il corso del fiume che andava piano piano ingrandendosi fino a confluire nel corso d’acqua principale, e notò che sul terreno non si arricciavano nemmeno un ramo o una radice secca. Sembrava tutto ordinato e perfetto, come il giardino di un nobile.Si specchiò sul corso d’acqua. Si tolse la cintura e la fibbia a tracolla con la spada appesa.Poi si tolse anche la casacca, stando ben attento a non staccare troppo in fretta il tessuto attaccatosi al sangue rappreso di una crosta di una vecchia ferita.

-Non si è ancora rimarginata, la maledetta…- imprecò lui dopo una decina di secondi di sofferenze.L’acqua era gelida, ma rinfrescante e purissima. Il vento appena fresco asciugò quasi subito la pelle.Quando Garmr si sciacquò anche la faccia, sfregando più volte, sentì che la sua mano aveva toccato qualcosa di squamoso.Ritraendola in fretta, non potendo aprire gli occhi ancora bagnati, pensò fosse stato un semplice pesce, anche se le dimensioni delle squame erano considerevoli.Quando aprì gli occhi per vedere cosa avesse toccato, rimase a bocca aperto, il cuore in gola.Il corpo di una donna, con coda di pesce dalla vita in giù, stava galleggiando esanime sul pelo dell’acqua.Garmr non notò nemmeno il fatto che fosse praticamente nuda, tanto era lo stupore.La donna, o comunque l’esemplare femmina di chissà quale specie, aveva la pelle color azzurrino e altre parti, come le labbra, di colore blu cobalto.Il volto era pallido, le palpebre rilassate, come se fosse morta.Il ragazzo, a metà tra l’orripilato e l’emozionato, allungò una mano verso il suo braccio per trarla sulla terra ferma prima che venisse trasporta via dalla corrente.La pelle era gelida, notò quasi subito.Quando finì di trascinarla sulla riva del fiume, dovette stare attento a che non scivolasse di nuovo in acqua per colpa del limo fluviale.Non respirava. Il petto era fermo.

-Se è vero che sei un pesce…- immerse la sua testa sotto l’acqua.La donna, o comunque la donna-pesce, prese ad agitare le braccia e ad avere spasmi. Proprio mentre stavano per svanire del tutto le bolle d’aria da sotto l’acqua, Garmr si riscosse dalla sorpresa di trovarla ancora viva e la ritirò su.Ella prese una profonda boccata d’aria dopo aver sputato fuori mezzo fiume.

-Cosa credevi di fare, ammazzarmi, allarim sassenta etern!- squittì lei.Garmr si avvicinò a guardarla. Era proprio una donna-pesce…

-Cosa sei…?- le chiese.La femmina di ibrido si asciugò la faccia dall’acqua e scosto i lunghissimi capelli biondo scuro dal volto. Garmr notò per la seconda volta che era di una bellezza mozzafiato.

-Sono una sirena, che altro potrei essere?- rispose lei tributandogli una risata di scherno, come se fosse l’individuo più ignorante sulla faccia della terra.

-Ma…come le leggende?-

-Non credevo che voi umani foste così stupidi.--Ehi, ti ho appena salvato la vita, sirena.--Oh, perdonami, non volevo dire questo. Intendevo dire che non immaginavo voi

umani vi stupiste così facilmente. Jani sheilishagal bene la vostra lingua.-Sulla faccia di Garmr si dipinse uno sguardo interrogativo.

-Oh, come diamine si dice quando uno non ha imparato a padroneggiare qualcosa, ah! Ecco, Non padroneggio ancora bene la vostra lingua.- disse lei facendo tutta da sola.

-Quindi sei…una sirena.--Si! E tu sei un umano, un Loosimar.--Si dice così anche da voi?- chiese Garmr stupito, dimenticando il fatto che stava

parlando con una creatura che credeva mitologica fino a pochi secondi prima.-Mio caro Loosimar, chi credi abbia coniato quel termine?- gli disse lei dandosi

importanza e volume ai capelli.-Siete stati voi?- chiese nuovamente incredulo.-Beh, in realtà furono i primi popoli a coniare questo termine, così come fu molti

altri, ma nel tempo noi siamo quasi tutti scomparsi, scacciati da voi, dai Ma’hazar e dai Kenay.-Garmr stava ascoltando una tesi che avrebbe fatto crollare il mondo per come gli studiosi e gli storici lo conoscevano, ma lì per lì fu troppo impegnato a non far cadere lo sguardo sulle grazie della sirena, temendo di offenderla.

-Ma cosa ci facevi lì, distesa sul pelo dell’acqua?--Una bella domanda. Devo essere svenuta cadendo da lassù.- levò l’indice e indicò

una minuscola cascata, in alto, appena visibile tra le rocce delle montagne del Tisshe.-Sei caduta da una cascata?--Credo di si. Sono stata poco attenta. Una vera fortuna che ialarim andar aderin.--Che io ti abbia visto?- suggerì il Loosimar.-Pescata.- si corresse la sirena mostrando il labbro da lepre.

“Altro che paesanotte; ho pescato una sirena, Bereth creperà d’invidia.” pensò tra sé e sé il Cercatore mentre si incaricava ben volentieri di portarla al villaggio vicino.

-Quindi vuoi farmi credere che l’hai trovata mentre galleggiava giù per il fiume?-Anche Bereth, come tutti i paesani, non gli aveva creduto.Tutti insistevano nel dire che fosse una Loosimar ammalata e trasformata in sirena, ma altri non potevano concepire l’idea che una cosa orribile come la peste potesse creare tali meraviglie.

-Sentite? Non puzza nemmeno di pesce!- fece notare uno dei sostenitori della seconda teoria.

-Guardate che volto, che corpo, e i capelli? Sembrano fatti di fili d’acqua!- esclamava qualche ragazzetto toccandole le ciocche.

-Statele lontano accidenti! Fatela respirare!- abbaiava Garmr cercando di tenerli lontani. La sirena, sollevata dal ragazzo e con le braccia intorno al suo collo, sembrava gradire molto tutte quelle attenzioni.

-Non credevo avrei mai visto così tanti Loosimar, e la terra ferma! Oh, è magnifico sentire la terra sotto i piedi.-

-Si, i miei. Sei più pesante di quanto tu non dia a vedere.-La sirena lo fulminò con lo sguardo e poi sbuffò, rivolgendo lo sguardo in avanti, verso il centro del villaggio.-

-È la coda a pesare. E tu sei troppo gracile.-Bereth fece per dare una mano a Garmr. Allungò il braccio per portare la sirena per la coda, ma lei sbraitò:

-Giù le mani! Non mi porterete come un sacco!--Ne sai di cose per non essere mai stata sulla terra ferma.- fece notare Bereth.-Dove mi state portando, quindi?--Dal capovillaggio.--Chi?--Il capo di questo laghetto.- disse Bereth.-Ahh-

Il capovillaggio intanto, avvertito da un ragazzo che era corso a casa sua, stava andando loro incontro per vedere con i propri occhi quella meraviglia.

-Non ci posso credere!- esclamò lui con lo sguardo vitreo di chi sta per venire meno. Garmr, solo a quel punto, decise di lasciare a terra la sirena.

-Nooo ragazzo! Sono bagnata, mi si appiccicherà tutta questa terra!--Argh…- il ragazzo la risollevò un attimo prima di lasciarla.-Portatela dentro, portatela da me, prego, faccio strada.- esclamò l’anziano in preda

alle palpitazioni. Quando la moglie del capovillaggio vide entrare suo marito e i suoi due giovani ospiti, uno di loro con una donna-pesce in mano, pensò di aver esagerato di nuovo con le erbe per il dolore alle ginocchia.

-Avete portato una vera sirena? Quel giovanotto aveva ragione allora!- disse lei sollevandosi dalla seggiola con agilità degna d’un atleta.La sirena indossava ancora la casacca che Garmr le aveva dato prima di portarla al villaggio. L’anziana però le offrì di indossare una delle sue vesti, una volta che si fosse asciugata.

-Molte grazie, glailishàr.--Oh, non c’è di che, ehm signorina.--Chiamatemi pure Meghillisham.- disse lei semplicemente, ostentando umiltà.-Facciamo Meg.- disse Garmr, e Bereth e gli altri annuirono sollevati.

L’anziano si mise seduto su una seggiola vicino alla sedia a dondolo.-Mettila qui.- disse al ragazzo, che eseguì con sollievo quell’ordine.

Una volta adagiata sulla sedia, la ragazza, per comodità di definizione, si mise in una posa quantomeno bizzarra. Si reggeva spasmodicamente ai braccioli della sedia, il collo incurvato in avanti come se petto e mento dovessero essere appiccicati, trasportata dal peso della coda.

-È incredibile, una vera sirena, come le leggende e le favole!- esclamò il vecchio asciugandosi la fronte con la manica.

-Dove l’avete trovata, per la miseria?- chiese uno dei contadini che aveva seguito il trasporto della creatura fin dentro le mura della casa.

-Al fiume, non è vero Garmr?- suggerì Bereth. L’altro Cercatore annuì.-Sto cadendo.- mormorò imbarazzata la sirena.-Sbalorditivo! Ma le sirene non dovrebbero rimanere in acqua per sopravvivere?--Forse lei è una sirena speciale.- commentò Bereth asciugandosi a sua volta il

sudore con il bracciale imbottito.-Sto cadendo!- esclamò di nuovo lei, cadendo rovinosamente a terra come un

pesce scivola dalle mani del pescatore.Garmr la cinse al volo per un braccio, Bereth per l’altro. La issarono sulla sedia e ripresero a parlare di lei, per la gioia del suo ego.La moglie del capovillaggio, salita su qualche attimo prima, tornò giù con una bella veste bianca ricamata. Molto probabilmente non era nemmeno mai stata indossata.

-Questa dovrebbe starti.- disse la vecchia signora mentre cercava di prendere le misure stendendogliela sopra.

-È slaivishbeische, glailishàr!--Dalla sua espressione: è bellissima, signora.- tradusse Bereth alla buona.

Lei arrossì un poco e lasciò che la sirena giocasse con l’abito.-Quello va infilato, da lì. No, non da lì, quella è la manica, va sulle braccia. Ecco, si,

da lì.- disse lei mentre la giovane creatura marina cercava di capire come andasse indossato quella tipologia di casacca allungata e decisamente più profumata di quella che indossava gia.-

-Era per mia figlia.- disse l’anziana con la voce rotta. Il marito la ammonì, ma lo fece con un sguardo tenero, stringendole la mano.La sirena fece per indossarla, ma Bereth frenò il suo esibizionismo.

-Che c’è?- chiese lei ingenuamente.Bereth arrossì non poco nello spiegarglielo.

-Ehm, da noi le ragazze e le donne, una volta cresciute un po’, sono solite cambiarsi in disparte, per non mostrarsi, ecco.-

-Beh, allora se è cosi giratevi!--La porteresti di sopra, ragazzo? Così potrà cambiarsi tranquillamente.- propose

l’anziana con gli occhi ancora arrossati.Garmr sbuffò un poco prima di eseguire l’ordine.

-Gli affaracci tuoi, Bereth?- gli soffiò il Cercatore, con l’appoggio di tutti i presenti che avrebbero volentieri visto come era fatta una sirena.

-Forza, mio destriero, cleillimar di sopra!- esclamò lei euforica.Garmr la caricò come si fa un capra, senza grazia e con un po’ di fastidio anche.Una volta arrampicatosi con enorme difficoltà su per la scaletta a chiocciola, la adagiò di malavoglia su un letto sgangherato.

-Mi aiuti a mettermi meglio?- lo rimproverò lei.Il ragazzo la tirò su come un neonato e la pose con le spalle attaccate al muro, in modo da farla rimanere a mezzo busto senza rischio di scivolare a terra.

-Clarrilar. Cioè, volevo dire girati.- gli disse poi. Il ragazzo lo fece un po’ di malavoglia.Dopo essersi cambiata, la sirena chiese al ragazzo di girarsi per farsi dire come stava.Una volta giratosi, il Cercatore si trovò davanti una scene di bellezza diversa dal solito. La ragazza era aggraziata, il vestito finemente lavorato e pulito, ma la coda che faceva capolino da sotto la veste non era molto attraente.

-Bellissima.- commentò Garmr, non sapendo se stesse mentendo o meno.Lei sfoggiò un felicissimo sorriso e poi tese le braccia in avanti, per farsi riprendere di peso. Il ragazzo la rimise in spalla e la riportò giù, come un curioso trofeo di pesca o caccia alla creatura magica.

Per tutto il resto del pomeriggio rivolsero un incessante fiume di domande alla povera sirena. Da quell’interrogatorio Garmr, Bereth e tutti i presenti, poterono apprendere che le sirene, come i delfini, potevano respirare anche fuori dall’acqua, a patto che dopo alcune ore potessero di nuovo bagnarsi le branchie che avevano sul collo, tenute ben nascoste dai lunghi capelli. Le branchie della sirena fecero un po’ impressione a tutti i presenti, quando essa gliele mostrò.Poi appresero anche che le sirene, così come molte altre creature antiche e credute mitologiche, vivevano nei luoghi più remoti dell’Impero e, a volte, entravano in contatto con i popoli moderni. Pena che nessuno credeva a questi fortunati individui che avevano avuto modo di incontrare una creatura magica o antica.

-Abbiamo paura di venire perseguitati un’altra volta. Come è successo alle arpie qualche anno fa.- spiegò lei un po’ meno giuliva del solito.Molte teste annuirono.

-E cosa ti ha portato sul fiume vicino al nostro villaggio?- chiese l’anziano capovillaggio.La sirena lo guardò con aria distratta. Ci mise qualche secondo a formulare la risposta.

-Volevo osservare il mondo che c’è sopra il pelo dell’acqua. Ho vissuto per tutta la vita in un luogo che appare minuscolo rispetto allo spazio verde che hiulluriram prima, mentre venivo portata al villaggio.-

-Le pianure.- disse Bereth lentamente.-Pianure- ripete la sirena scandendo la parola.

La ragazza si mise più composta sulla sedia, aiutandosi con le braccia. Poi riprese tra la curiosità e il silenzio più totale.Garmr avrebbe giurato che quella situazione la lusingasse non poco.

-Per tutta la mia vita ho visto solo il mondo esterno tramite i racconti altrui. Avrei tanto voluto vederlo da me; per questo ho intrapreso questo viaggio.

-Scommetto che qualcuno non è d’accordo.- s’intromise Garmr, infastidendo gli uditori, curiosi di saperne di più.La sirena annuì, il sorriso quasi del tutto spento sul volto.

-Mio padre. Lui è uno dei hjimaliir del nostro Signore, non poteva ammettere che sua figlia si ricoprisse di ridicolo scannrendiran in giro per il mondo, fraternizzando con tutti i Maarenynar e rischiando di venire catturata da qualche cacciatore di creature antiche. È un vero blarraban.-

-Stronzo.- suggerì Bereth, che sembrava avere orecchio con la parlata dei tritoni.La sirena annuì di nuovo.

-Tutto ciò che voglio è conoscere voi e il vostro mondo.- disse lei a mo di giustificazione.

-Il “nostro” mondo. Voi un tempo nuotavate in questi fiumi e in questi laghi così come facciamo noi ora. Dovevano essere tempi bellissimi.- intervenne l’anziano capovillaggio con aria quasi sognante.

-Sarebbe bellissimo potervi far tornare qui, nei nostri corsi d’acqua, ehm, i vostri, corsi d’acqua. Sarebbe bello sentire i vostri canti e potervi chiedere aiuto per quando qualcuno cade in mare.- concluse uno dei popolani.La sirena lo guardò con gli occhi di chi ha visto di fronte a sé il proprio sogno.

-Sarebbe un climiratarral.- sospirò.-Un’utopia.- tradusse alla buona Bereth tra lo stupore generale.-Beh, se la signorina sirena, qui, vuole conoscere il mondo dei Loosimar, noi glielo

mostreremo!-Il capovilaggio si batté il palmo sul ginocchio scricchiolante.

-E sia! Che si organizzi una festa, forza! Celebriamo la mezza estate!--Ma mancano ancora dodici giorni!- fece notare una donna bassa e tarchiatella.-Ahh ma chi se ne importa! Quante volte avremmo ancora l’occasione di ospitare

qui una sirena! Che gli Dei ancestrali la benedicano, guardate che meraviglia!- e tutti eruppero in esclamazioni di giubilo.

-Mi chiedo se avrebbero mostrato la stessa gioia se a materializzarsi dal mondo fantastico fosse stato un drago.- si chiese Garmr cinico.

-Probabilmente saremo già tutti morti. Beh, io torno ad occuparmi dei ratti. Non posso dimenticare i miei doveri!- e detto ciò, Bereth se ne andò dalla porta, affollata in modo indecoroso da popolani che ancora stavano cercando di vedere la sirena.

-Garmr?- chiese la sirena. Il ragazzo distolse lo sguardo dalla scena in cui Bereth cercava di passare attraverso la folla a colpi di gomito e ginocchio.

-Dimmi.--Mi porti di fuori? Voglio vedere il verde.-

Qualche minuto più tardi, su gentile concessione di un carrettiere, Garmr poté caricare la sirena su un piccolo risciò e la portò in giro per il villaggio, seguito a ruota da una dozzina di popolani.

-Cosa sta facendo il tuo amico, lassù?- chiese lei puntando la mano affusolata e pallidissima verso il mulino poco più in alto.

-Scaccia i ratti.--I che?--Topi. Roditori, pantegane. Come li chiamate voi?--Non credo di averne mai visto uno. Questo nome mi è nuovo.-

Era ovvio, pensò Garmr, di ratti non ce ne dovevano essere molti sott’acqua.Le spiegò più o meno cosa fossero. Soffermandosi soprattutto sull’aspetto fisico e la differenza con i piccoli viventi con cui la sirena cercava sempre di fare dei paragoni.

-E perché scaccia queste creature che non sembrano né granchi né murene?--Portano malattie. Mangiano il nostro cibo e ad alcune donne fanno paura.--Capisco.--Siamo venuti qui apposta per questo. È stato chiamato per questo lavoro.

Volevano esplicitamente lui.--E perché ci sei anche tu, allora?--Perché lo difenderò, in caso non ci vogliano pagare e noi dovremmo usare le…

maniere forti.--Tu? Tu difendi lui? A me sembrerebbe più il contrario. È più alto e largo di te.--Si dice “grande” o al massimo “robusto”.--Grande. Robusto.-

Oltrepassarono la casetta di un conciatore e poi attraversano un basso ponte di legno chiaro ben levigato.

-Quindi, per vivere, cacciate topi.--Si.- mentì Garmr.

La sirena si sporse fuori dal carro per raccogliere un fiore. Prese una margherita.-Ho sempre voluto un’alga d’aria.--Fiori.--Si, fiori. Sono bellissimi e profumati. Voi siete davvero fortunati. Da noi ci sono solo

fili molli e bagnati.--Si, le alghe.--Qui non hanno un brutto nome.--Voi come le chiamate?--Oh, noi abbiamo tantissimi modi di chiamarle.-

A Garmr scappò una risata.-Come quelli del Lanshakt chiamano la neve e il bianco in ventisei modi diversi.-

La donna rimase interdetta per un minuto.-Cos’è Lashakt?--Dov’è semmai: è una regione. Si trova a nord, oltre queste montagne.-

Il silenzio dietro il carro gli fece capire che la sirena non aveva idea di cosa fosse una regione.

-La regione è come un grande mare. Tanti mari fanno l’oceano, no? Beh, qui noi lo chiamiamo continente; un insieme di regioni.-

-Rigione.--Regione.-

La sirena puntò di nuovo il dito, verso il villaggio stavolta.-E questa che regione è?-

Garmr rise sonoramente e di gusto alla faccia dell’ingenuità della povera sirena.-Quello? È poco meno di una pozzanghera in confronto all’Impero.-

La sirena fece un verso di stupore.

-Allora la terra ferma è davvero gigante.--Immensa. Anche troppo per i miei gusti.-

La sirena fece cenno a Garmr di avvicinarsi al fiumiciattolo vicino.-Devo bagnarmi un po’, ne ho bisogno.- si spiegò lei.

Il ragazzo la avvicinò al fiume e la fece avvicinare al corso dell’acqua. Ella allungò la mano e con essa si bagnò il viso e il corpo. Poi immerse la coda dentro, sollevandosi la gonna in un modo che sarebbe stato indecoroso per una umana normale.

-Ahh, molto meglio. Fa caldo.- commentò la giovane sirena. Già, ma quanti anni aveva?

-Perdonami la domanda, ma…--Anche tu ti chiedi come facciamo a riprodurci senza gambe? Ho sentito che questa

cosa vi lascia davvero impietriti.--Mh, no, magari quello te lo chiederò un’altra volta. Volevo sapere quanti anni

avessi.-La sirena ci pensò per un po’.

-E difficile dirlo in termini Maarenynar.--Di un numero.- la esortò lui.

La sirena alzò sei dita. Poi le alzò di nuovo. Due, tre, quattro, cinque volte, sei, otto, dieci volte!

-Aspetta aspetta, frena!- mi stai dicendo che hai…ehm, all’incirca più di trecento anni?-

-Ahh ecco come si dice. Ne ho,- alzò sette dita, -cento.-Garmr sgranò gli occhi.-Se…settecento? Vivete anche più a lungo dei Ma’hazar!-

La sirena probabilmente non aveva capito cosa volesse dire, ma il fatto che lo avesse detto con quel tono la fece sentire ugualmente lusingata.

-Sono ancora bella come una hellillamac?- chiese lei ridendo.-Si, direi proprio di si.- confessò Garmr senza aver capito cosa volete dire quella

parola.

In onore della sirena fu organizzata una festa sensazionale. Tutte le stradine vennero sgombrate da carretti, cavalletti per acconciare, sacchi di foraggio e aratri da riparare.Sul tetto di ogni casa erano stati annodati almeno due lacci colorati che si collegavano a quelli dell’abitazione adiacente con l’effetto di un reticolo colorato tra le viottole del piccolo centro abitato. Nella piazza centrale, dove affacciavano le case dei più abbienti, era stato allestito un tendone dal singolare color giallo canarino un po’ stinto dagli anni. Lì sotto si esibivano un gruppo di zampognari o perfino di menestrelli, ovvero, contadini che nel tempo libero si dilettavano nella musica o nel canto.

-È molto diverso dalla piccola identità del Dourswerd.- commentò Bereth, pinta di birra in pugno e spalle di donzella, presa a caso dalla folla, sottobraccio.

-Questo villaggio è diventato il mio proposito per la vecchiaia.- commentò Garmr dandogli ampiamente ragione.

Per le vie si sentiva l’odore della melassa del contadino che la usava per addolcire le mele che vendeva ai bambini, mentre alla fine del vicolo cieco che si veniva a creare tra la casa dello spaccapietre locale e un contadino si stava tenendo una caccia al pollo.I partecipanti si azzuffavano per riuscire a prendere il pollo con al collo il sonaglio. Chi fosse riuscito nell’eroico intento lo avrebbe potuto portare a casa. Poco lontano dalla piazza, nei pressi del ponte più meridionale, un’anziana stava leggendo la mano ai malcapitati che le davano credito, oltre a darle anche due pezzi di rame.

Gli uomini venivano tutti ammoniti sul fato incerto che attendeva loro tutti e gli consigliava di spaccarsi la schiena a lavorare e non a bere, mentre alle donzelle prometteva che l’uomo dei loro sogni si sarebbe inginocchiato di fronte a loro quella sera stessa.

-Che puttanate.- sbuffò Bereth mentre si aggirava da quelle parti con una ragazza castano scura, e alquanto minuta, sotto braccio.

-Quella è mia nonna.- gli disse la pastorella.Bereth tacque imbarazzato. Dopo pochi attimi la fanciulla esplose in una fragorosa risata.

-Ahahah scherzavo, quella è la Vecchia Helim. Non piace davvero a nessuno qui, ma quando arrivò, ormai tanti anni fa, fece guarire il grano ammuffito e garantì al villaggio la sopravvivenza all’inverno allora prossimo.-

-Capisco.- rispose Bereth, immaginando Iolanthe in quello stato, alla sua età.-Voglio andare a sentire cos’ha da dire.- disse lei, prima di trascinare Bereth al

banchetto della donna.-Anche voi volete che vi venga letto il futuro?- chiese la donna giocherellando con

delle rune che teneva in mano. Aveva uno sguardo arcigno, Bereth lo notò quasi subito, ma sembrava che anche la fattucchiera si fosse accorta della sue espressione, infatti la cambiò repentinamente sostituendola con un’arcigno sorriso sdentato.

-Allora madama, siediti, e dammi la tua mano, la sinistra.- disse la strega, fattasi seria in volto.La ragazza, già suggestionata da quattro moine, allungò la mano, come fosse in trance.

-Vedo… vedo un uomo. Vedo un buon padre per i tuoi quattro figli dai capelli castani.-Bereth avrebbe imprecato per la scontatezza di quelle parole.La ragazza invece era di tutt’altro partito; pendeva dalle labbra violacee della donna.

-Vedo anche un cavallo, un’avventura nel nord. Un’avventura dalla quale il tuo amato non tornerà più.-La ragazza cambiò espressione sua volta, diventando gelida e cupa.

-Se farai partire questo uomo per l’avventura egli non farà mai ritorno, e tu verrai ritrovata con una corda stretta al collo per la disperazione di averlo perso. È finito il tuo tempo, cara.- terminò in tono quasi amabile. La ragazza ritrasse bruscamente la mano da quella della fattucchiera.

-Andiamocene Bereth, questa qui non mi piace.-I due fecero per andarsene, ma la donna lo trattenne per il braccio. Una forza che non si addiceva ad un’anziana signora.

-Tu no. Non ho ancora letto la tua mano.--E non lo farai; non credo a queste cose, grazie.--Siediti, Cercatore.-

A Bereth mancò il fiato. Per un attimo gli sembrò che la terra fosse scomparsa da sotto i piedi e che una sfera di acciaio gelato gli fosse scivolata giù per la schiena.

-Sei un cantore, per caso?- gli chiese la ragazza incredula, confondendo “cercatore” con “trovatore”.

-Siediti, ragazzo. Non vuoi sapere il tuo futuro?-Bereth si sedette, come ipnotizzato.La ragazza dai capelli castano scuro sbuffò e se ne andò via irritata.

-L’uomo a cui ti riferivi nella sua predizione, ero io?- chiese poi con tono grave, colpito da manie di protagonismo.

-Affatto. Sto parlando dell’apprendista tintore, quello che ora si sta ubriacando vicino alla vanga, laggiù.- la vecchia megera gli indicò un punto, alle sue spalle, con il suo indice ossuto e inanellato, facendo tintinnare tutti i braccialetti che portava al polso.

-Ah, beh, perdonami. È che sono abituato ad essere al centro delle attenzioni di chi predice sventure.- si scusò Bereth un po’ imbarazzato.

-Ma come sai chi sono?- chiese poi sospettoso.La donna non rispose. Prese invece delle rune di osso e cominciò ad agitarle.

-Oh, per favore. Le rune sono una cosa ridicola.- esclamò il ragazzo.La donna allora ripose le rune e prese un mazzo di carte consunto e logoro dal tempo.

-Le carte, davvero? Torniamo alla lettura della mano. È l’unica di cui ancora non conosco i trucchi.- disse lui, sempre esasperato da quelle sciocchezze.La donna allora ripose anche il mazzo; si girò e allungò la mano verso il pollaio vicino e trascinò una bella gallina pingue che strangolò a meno di un centimetro dalla faccia di Bereth.Il sangue schizzò addosso al povero Cercatore mentre ella sventrava il povero animale con un pugnale smussato e storto.

-L’aruspcina è di tuo gradimento?-Bereth fece di si con la testa così freneticamente da slogarsi il collo.

-Vedo che sei qui per ricordare i vecchi tempi.- lesse lei tra le interiora della gallina. -Ora ti senti libero dal peso che ti opprime di solito. Ti senti al sicuro, perché sei

lontano dal luogo che chiami “casa” pur non essendolo. C’è anche un tuo compagno qui, ma anche se non ti fidi ciecamente di lui ti fa sentire più sicuro.- Bereth annuì con noncuranza.

-Sento che c’è qualcosa che ti turba. Sento che hai paura, una grande paura. E sento che dovresti sbrigarti ad andartene da qui, perché potrebbe rivelarsi pericoloso per te e Garmr Cobalth restare qui.-Bereth applaudì come a volersi burlare di lei.

-Beh, che non ci sia da fidarsi di quel tagliagole di Garmr non è un mistero. Mi scusi però se credo sia troppo facile dire ad un uomo che ha paura. Abbiamo tutti paura ultimamente. I disordini nel Devas, la pesta, le eclissi rosse…-

AH! L’eclisse, credi sia un caso? Eh?- lo incalzò la donna, perdendo carisma.-Me ne vado, grazie.- e Bereth si alzò per andare a recuperare la sua donna prima

che andasse ad invaghirsi dell’apprendista tintore, ora impegnato a rimanere su due zampe per la sbronza colossale che si era procurato.

-Promettimi che non riderai.--Prometto.- rispose Garmr automaticamente.

Da dietro il baldacchino uscì la sirena, con passo un po’ incerto. Era sorretta da due giovani popolane dalla stazza un po’ considerevole per essere chiamate “donzelle”.

-Come sto?- chiese lei.Garmr osservò ogni dettaglio del bellissimo vestito color smeraldo che la moglie del capovillaggio le aveva generosamente regalato.Aveva decorazioni di un giallo intenso e profondo, tanto da sembrare oro, e aveva una gonna lunga e rigonfia che mascherava opportunamente lo spessore della coda.

-Se fossi umana ti chiederei di sposarmi ma…- azzardò Garmr abbozzando un sorriso.La giovane che teneva la sirena per il braccio destro sembrò incassare male quelle parole. Avrebbe volentieri lasciato cadere a terra la sirena.La creatura non arrossì, come Garmr si sarebbe aspettato. Non dicendo nulla, si limitò a sorridere.

-Mi farai da tritone?- chiese lei, dimenticando evidentemente la sua situazione.Non sapendo cosa rispondere, il ragazzo annuì un po’ imbarazzato.La prese come aveva fatto quella mattina e la portò giù.Qui venne accolta da un applauso e numerosi fischi che poi si moltiplicarono quando uscirono fuori dalla casa del capovillaggio.

-Uomo fortunato!- gli urlava qualcuno.-Fetente.- mormorava qualcun altro, amareggiato.

Il capovillaggio si arrampicò sul palco ottenuto rialzando e incassando carretti.-Miei concittadini! Oggi stiamo festeggiando un evento più unico che raro, non è

vero? Che si beva, che ci si diverta, alla salute della nostra Meghillisham, la più bella creatura che il fiume potesse donarci!- tutti alzarono i calici, applaudirono e risero.

-Si è ricordato il mio nome, non me lo sarei velerishamano jerrotenam!- esclamò stupita e lusingata la sirena.

-Vorrei condividere con voi solo alcuni miei pensieri.- disse il vecchio cambiando leggermente espressione e facendosi più serio.-

-La qui presente creatura, dono del fiume, appartiene ad una razza antichissima, e pertanto è da considerarsi una vera e propria rarità.-Al suono della parola rarità gli occhi di Meg brillarono.

-Se si dovesse spargere la voce che una sirena è stata effettivamente avvistata in questo villaggio, tutti i villaggi vicini ci molesterebbero. Orde di curiosi verrebbero qui a disturbare la nostra quiete. Onde evitare ciò, per preservare questo nostro centro abitato che ha tanto affascinato la qui presente meraviglia, invito tutti voi a non dare troppo spago a chi avrà modo di credere che in questo modesto villaggio è successo qualcosa di speciale. Vi domandate perché dovrebbero crederlo? Semplice; perché da oggi in avanti io, Fraulur D’Lauream, capo di questa comunità, dichiaro che questa comunità prenda il nome di “Villaggio di Dono dell’Acqua”, in onore di Meghillisham!-Al suono di queste parole la plebe levò i calici ancor più in alto e gridò in coro il nuovo nome del suo villaggio.La sirena, adagiata su dei sacchi vicino al palco, scoppio a piangere e portò le mani alla bocca in un moto di stupore.

-È un grande onore!- gridò Garmr per sovrastare la folla.-Dono dell’Acqua! Dono dell’Acqua!- gridavano tutti.-Io… non so che dire!- esclamò la sirena, le lacrime di gioia le inondavano il viso.-Dono dell’Acqua! Dono dell’Acqua!- continuavano ad urlare.

Garmr si avvicinò alla sirena per sentire meglio.-Come hai detto?- chiese urlando.

La sirena si girò e lo guardo negli occhi prima di rispondere.Il giovane notò solo in quel momento che erano di due colori diversi. Sembravano blu, ma in realtà verso l’alto sfumavano ad un verde chiaro.

-Ho detto che non so che dire, sono davvero bimellaft!- e la voce andò a scemare verso l’ultima frase.

-Dono dell’Acqua! Dono dell’Acqua!- La bocca, semiaperta nonostante la frase fosse finita, si avvicinò a quella di Garmr. Il ragazzo, dimenticando che quella era una creatura mitologica con coda di pesce, le cinse il collo col braccio, ignorando perfino il fatto che stesse toccando delle branchie.

-Dono dell’Acqua! Dono dell’Acqua!- le grida intorno a loro.E poi accadde.Dop, le asciugò istintivamente alcune lacrime dalla guancia pallida e scintillante, talmente chiara che si potevano vedere le vene bluastre che pulsavano freneticamente il sangue in giro per il suo corpo ibrido. Molti presero a ballare al suono degli strumenti e del canto dei musici che avevano deciso di mettere da parte le rivalità per anteporla il divertimento.Garmr vide di sfuggita Bereth mentre ballava con una ragazza dai capelli rosso scuro.In condizioni normali sarebbe morto d’invidia, ma non quella volta. Non che si fosse innamorato, quella sarebbe stata una follia anche per lui, era più la sorpresa a tenerlo ancorato con lo sguardo e il pensiero a quella sirena che ora lo tormentava per portarla a ballare.

-Ma tu hai la coda!- le faceva notare lui ogni volta.Lei però non voleva saperne. Saltava, si dimenava e trascinava Garmr in modo quasi ridicolo, ma nel mezzo di quel marasma nessuno ci fece caso.

-Adoro la terra ferma, vorrei rimanere qui per sempre!--Si, anche io!- convenne Garmr comprendendo solo un attimo dopo l’insensatezza

della sua risposta.Ad un tratto accadde l’impensabile. Proprio mentre il Cercatore stava per chiedere un attimo di tregua dalla danza, la sirena divenne più leggera e molleggiata. Visto che lui la spingeva e la attirava a se come se fosse del medesimo peso di quando l’aveva tirata fuori dal fiume, ella finì per cadere a terra. Quando cadde, una parte del vestito si sollevò rivelando un paio di gambe bianche dai polpacci sottili.Tutti trattennero il respiro, la musica si fermò per un attimo.Tutti risero e gridarono di giubilo.

-Avete visto il potere della magia dell’amore?- esclamò una donna ubriaca.Tutti risero e l’aiutarono a rialzarsi. La sirena, ora diventa donna, non sapeva affatto reggersi in piedi. Si aggrappò ad alcuni uomini e donne per rimanere in equilibrio.

-Garmr, ho…le jallarbe.- mormorò stupita.-E un bel paio, aggiungerei!- disse uno di quelli che la sosteneva penzoloni.

Bereth accorse sul posto per vedere con i suoi occhi.-Per la miseria!- esclamò stupito. La sua compagna di danze non prese troppo

bene quella esclamazione di sorpresa nei confronti della sirena.-Ora non hai più scuse, dobbiamo ballare!- squittì la ex-sirena, la voce rotta da un

singhiozzo.I bardi e i cantori eseguirono subito il suo desiderio attaccando di nuovo a suonare e cantare. Pur non essendo un ottimo ballerino, il ragazzo riuscì a dare alla fanciulla delle rudimentali lezioni di ballo. Utilizzava perlopiù passi della scherma mascherati da passi di danza, ma non sapendo nessuno cosa fossero né gli uni né gli altri, pensò che tutto sarebbe andato per il meglio e, anzi, avrebbe anche fatto una bella figura.Dopo alcune ore di danze e balli sfrenati, i cantori deposero esausti gli strumenti e i pochi con ancora forze in corpo decisero di giocare a rincorrersi per i campi già arati.

-Se mi calpestate il grano, vi spezzo le gambe!- li ammonì un uomo circa trent’anni, ormai completamente ubriaco, brandendo il suo fedele boccale di legno.

-Sono troppo stanco, Meg.- sospirò Garmr ormai allo stremo, sdraiato sul parto scosceso che degradava fino ai campi.

-Ma io voglio correre, ho delle gambe, Garmr, gambe!--E anche un bel paio!- ripeté qualcun altro.

Alle loro spalle comparve Bereth, una manata rossa tatuata sulla guancia di rossiccio pelo barbuta.

-Buonasera, ragazzi, posso o interrompo qualcosa?-Garmr gli fece cenno di mettersi seduto; la sirena intanto lo ripeté per portarlo a mente.

-Che cosa hai sulla faccia?- chiese poi la ragazza indicando la sua guancia.-Già, amico mio, cos’hai fatto per meritartelo?- gli fece eco Garmr.

Bereth incrociò le braccia dietro la testa e si stese sul prato bagnato di rugiada.-Diciamo che se ti fai vedere mentre balli con una ragazza, mentre prima ne aveva

già, ehm, attirata una, le cose non possono che finire a sberle.-Garmr e Meg annuirono silenziosi.Rimasero in silenzio per qualche minuto, a contemplare i paesani che si rincorrevano per i campi.

-Beh, non so te, confratello, ma io me ne vado a letto. Ti auguro una lieta nottata. Ricordati della tua ferita al fianco, mi raccomando.- e fece per andarsene; Garmr era lì lì per dargli un calcio nel sedere.

-A cosa alludeva Bereth?--Ah, niente, tranquilla, è solo uno stupido che, ehm, si preoccupa per la mia ferita.--Intendevo quando ha detto “confratello”.--Ah, vuol dire che siamo…soci, ecco.--Curioso termine, sembra dire qualcosa di più profondo, dopotutto c’è la parola

“fratello”.-È solo che mia soci molto affiatati, ecco tutto.-

La sirena non sembrò essersi convinta.Nel frattempo, dietro di loro la festa era ricominciata e i menestrelli sbronzi ripresero in mano gli strumenti con risultati, neanche a dirlo, abominevoli.

La ragazza si distese poggiando la testa sul prato.Garmr, credendo di andare sul sicuro, cominciò a parlare delle stelle sperando di impressionarla.

-Le stelle si vedono anche dalle acqua in cui mi recavo di tanto in tanto nelle mie veloci fughe.- esclamò lei in una risata.“Stupido, mica è cresciuta sottoterra.” si rimproverò il ragazzo.

-Allora, sai dirmi che costellazione è quella?- chiese lei.-No.- ammise il Cercatore colto da un po’ di imbarazzo.

La ragazza si girò verso di lui, e lui fece lo stesso.-Nemmeno io.- gli confidò in un sussurro. Entrambi scoppiarono a ridere.

Smisero solo dopo un paio di minuti; a vederli sembravano pazzi.Ad un tratto la ragazza si alzò in piedi con un balzo azzardato. Garmr fece per alzarsi e intervenire. La sirena ormai umana, però, riuscì a tenersi in piedi.

-Stai attenta, è già un miracolo che tu sappia come camminare.- la ammonì lui.-Se tu fossi diventato un tritone ti saresti accontentato di nuotare a pelo d’acqua o

saresti andato a tutta velocità controcorrente, ad esplorare le profondità del mare che per le vostre razze rimarranno per sempre un mistero?-Garmr capiva perfettamente, infatti non si stupì quando gli chiese di correre insieme agli altri per i campi, a giocare a nascondino.

-Io scappo e tu mi prendi!- gridò lei, i capelli fluenti che catturavano l’attenzioni di tutti coloro che la vedevano, donne comprese.

-Sono l’uomo dal piede più veloce che questa regione abbia mai visto, ti sconsiglio di sfidarmi.- disse lui seguendola giù per la collina, fino ad arrivare ai campi.

-Ti do un po’ di vantaggio!- le gridò mentre correva, sbilenca e un con andatura un po’ insicura.

-Cos’è?- chiese lei mentre trotterellava felice come una bambina di seicentonovanta anni in meno.

-È quando uno…oh, lascia perdere e corri!--Sheinnian!- e continuò a trotterellare felice sulla terra smossa proprio quella

mattina dagli aratri degli operosi contadini che ora stavano spassandosela al villaggio.Il mattino seguente non molti avrebbero lavorato la terra come quel giorno. Nei campi si erano radunate tantissime persone. Alcuni giocavano a nascondersi nel grano, nonostante gli avvertimenti dell’uomo ubriaco, altri ancora giocavano a rincorrersi e infine altri si dedicavano ad altre attività ugualmente faticose.Come era prevedibile, Garmr raggiunse la sua preda in pochi secondi. Molte teste si girarono nel guardarlo scattare come una fiera.Molti dei presenti gli invidiarono la preda, ma poi le loro mogli e compagne li riportavano alla realtà con un comprensivo e un po’ egoistico bacio.Tutti quanti loro avrebbero dato quanto avevano di più caro al mondo per protrarre all’infinito quella sera.Nella quiete della piana, così distante dal chiassoso villaggio eppure così vicina, era quasi impossibile per Garmr pensare all’Imperatore-Dio. Lì non c’erano problemi. Non

esistevano i servi di Ka, la caccia agli artefatti di Baas, la guerra di fede contro l’Impero. C’erano solo lui, la festa, e quella creatura fuori dal comune da cui sperava di non separarsi mai.

-Presa!- le gridò praticamente nell’orecchio. L’aveva presa un braccio con quanta più delicatezza era capace, ma lei si atteggiò comunque come se fosse stata travolta. Si buttò a terra e se lo trascinò dietro.

-Potevi farmici vincere, non sei galante.- ansimò lei.-Riproviamo, stavolta ci andrò più piano; ti inseguirò con una gamba sola!- le disse,

abbandonando ogni malizia e desiderando davvero divertirsi e giocare come un bambino troppo cresciuto.Lei si alzò e lui stava per imitarla, pronto a riprendere la corsa, ma la ragazza lo ributtò a terra spingendogli sul petto.

-Ah!- ansimò lui ricadendo a terra.La sirena scattò come meglio poteva, sfruttando il vantaggio conquistato con l’inganno.

-Ora ti prendo, brutta imbrogliona squamata.- sussurrò Garmr a sé stesso.Fece per scattare, ma quando mise a terra il secondo passo si scontrò con un altro cercatore di donzelle.

-Chiedo scusa, signor spadaccino!- disse lui, ricordandosi evidentemente di quando indossava la spada a tracolla.

-Non c’è problema.- disse lui. Quella sera non si sarebbe arrabbiato neppure se gli avessero dato un pugno sul naso.

-Ehm, starei cercando Calirea, la mia donna. L’avete vista? Capelli neri tagliati corti e una farfalla di stoffa sui capelli.-

-Spiacente, non l’ho vista.- rispose lui, un sorriso ebete ancora dipinto sul volto.Il giovane paesano fece spallucce e se ne andò per la sua strada.A causa di quel contrattempo aveva finito per perdere di vista Meg.La chiamò più volte, sperando rispondesse, ma la sirena aveva evidentemente deciso di cogliere l’opportunità per sfuggirgli al meglio.La cercò per una buona mezz’ora, girando per i campi in lungo e in largo. Trovò perfino Carilea, in compagnia del maniscalco, mentre si rotolavano allegramente dietro una balla.Quella era davvero una notte di libertà e giubilo.Le persone che avevano deciso di tornare bambine giocando per i campi se ne stavano gradualmente tornando alle loro abitazioni, esauste da tutte quelle corse e inseguimenti.Un vento freddo prese a soffiare sulle colline. La notte era ormai inoltrata. Si poteva sentire l’odore della terra umida e quello dei boschi poco lontani, trasportato dal vento.Chiamò la sirena un’ultima volta. Rispose.Si era nascosta dietro un masso vicino al fiume. Lo stesso posto dove l’aveva trovata.

-Stavolta ho vinto io.- disse lentamente.-Si.- il ragazzo si sedette vicino a lei, portando le gambe al petto per affrontare il

freddo.-Tu non hai freddo?- le chiese. La ragazza scosse la testa.-Sono a sangue freddo, ma questo abito è molto…grande, si dice così?--No, spesso, oppure pesante.- le rispose Garmr mentre osservava l’orizzonte e una

vena di malinconia tornava a cingergli il cuore.Quel sentimento di negatività dovette intaccare l’atmosfera del momento, perché la sirena smise di sorridere per la prima volta da quando aveva avuto inizio la festa.

-Ascolta, Garmr. Prima io mi sono glaiilamr velilellram e…non volevo. Non so dirtelo in lingua Maarenynar, scusa.-Garmr prese un lungo sospiro, finendo per inalare aria gelida che gli perforò il petto. Si aspettava qualcosa del genere. In fondo anche le sirene erano donne, o meglio, femmine.

-No, tranquilla. Ho capito cosa volevi dire.- si prese una lunga pausa prima di continuare.

-In fondo non poteva funzionare; io ho settecento anni e…beh, non sono una Loosimar, anche se per ora ne ho l’aspetto.-Garmr annuì, ricacciando in dentro la frase che stava per dirle.Decise di sostituirla con una più appropriata:

-È stato bellissimo anche così. Aver conosciuto una sirena ed aver danzato con lei è qualcosa che pochi possono vantare.-

-E quanti possono vantare di essere stati nel cuore di una sirena, anche solo per un secondo?- disse lei, tramortendolo.

-Ancora meno, anzi, forse nessuno.- disse lui con voce cadaverica.-Spero che questo mio gesto non mi faccia sembrare meno uaibillell o matura ai

tuoi occhi.- disse lei, riaccendendo in Garmr una speranza.All’improvviso lo prese per le spalle e lo gettò in acqua con una forza inaspettata.La sirena prese a ridere come una bambina.

-Molto divertente.- disse il Cercatore, zuppo, intirizzito ed irritato.-Avevo freddo, se proprio vuoi saperlo; quindi ora subirai la mia stessa sorte.-

La prese per le spalle a sua volta e la trascinò dentro il fiume. -L’abito dell’anziana!- provò a protestare lei. Ma fu tutto inutile.

Quando la donna tornò a galla, fu la sirena a riemergere.La coda le era ricresciuta non appena aveva toccato l’acqua.

-La… la mia coda.- disse lei un po’ delusa.Anche Garmr, a quella vista, si intristì non poco. La ricomparsa della coda sembrava aver messo tra loro due miglia e miglia di distanza. Il ragazzo sentiva di aver perso un’occasione, anche se non avrebbe saputo dire per fare cosa.

-Sembrerebbe che tu debba riportarmi di peso al villaggio.- disse lei inzuppata ma ironica.Garmr annuì lentamente e fece per uscire dal fiume.

-Garmr… scusa.-Il Cercatore si rivolse verso la sirena, ancora in acqua, e poi si accovacciò per prenderla ed issarla fuori dal corso del fiume.

-Te l’ho detto; non f niente. Non so neanche io cosa ci sia saltato in mente.-La tirò fuori dall’acqua, tremante e zuppa come un pulcino di dimensioni spropositate.

-Riconosco che un po’ d’acqua mi faceva comodo, però.- disse lei sorridendo.Il giovane la caricò di peso e la portò su per tutta la stradina acciottolata che conduceva fino al villaggio. Lì i menestrelli si erano ormai appisolati sui loro strumenti o direttamente sulle sconnesse assi di legno del palco. Alcuni temerari stavano ancora bevendo come dannati, sfidando la sorte e la gravità cercando di rimanere in piedi.Tra questi redivivi, cosparsi da capo a piedi di birra, ne spiccava uno con la zucca quasi dl tutto pelata e una barba rossiccia che indossava una casacca verde muschio.

-Bereth. Dovevi andare a dormire o sbaglio?- gli disse Garmr.-Si *hic*, ma non potevo dire di no ai miei nuovi amiscii.- rispose lui battendo la

spalla di un altro ubriacone.-Come è andata, vi siete divertiti?- chiese in un attimo di apparente lucidità.-Da morire.--E la coda? Quel bel paio di gambe non le piaceva? No, perché io una idea o due

ce le ave…*hic*.- domandò puntando il dito alla coda della sirena.-È passata la mezzanotte, no? Com’era la fiaba?- sbraitò l’”amico” di Bereth.

Garmr consigliò al suo confratello di fare ritorno alla casa del capovillaggio, ma lui non volle saperne.

-Fa come ti pare, noi andiamo a dormire.--Buonanotte, Bereth.--Buonanotte dolcezz…*hic*.-

Quando si richiusero la porta della casa del capovillaggio alle spalle, i due festaioli si trovarono nel silenzioso e buio salotto. La luce di una candela al piano di sopra filtrava tra le assi del tetto.Un singhiozzo e un respiro affannoso fecero capire ad entrambi che qualcosa non andava.Garmr adagiò Meg sulla sedia a dondolo che continuò ad ondeggiare anche dopo che Garmr si fu arrampicato in silenzio per la scala di legno dai bassi gradini. La stanza da letto del capovillaggio e di sua moglie era illuminata da un candelabro a quattro bracci con sopra sole tre candele. Due erano accese e gettavano una fioca luce sul letto dei due coniugi. Solo una figura era però sdraiata.La moglie del capovillaggio stava ansimando. Respirava a fatica. Il marito, con in faccia l’espressione della morte, lo guardò da sotto le sopracciglia cespugliose, la fronte aggrottata.

-Troppe emozioni.- disse rompendo quel velo di durezza e impenetrabilità. Una lacrima scese silenziosa dall’occhio, incontrando resistenza sulle rughe che solcavano il viso del vecchio.

-Sta…?- chiese il giovane, cercando di non sembrare inopportuno.Il vecchio annuì lentamente. Una seconda lacrime scese sulla guancia, venendo incanalata da una ruga vicino al mento, dove un tempo ci doveva essere stata una affascinante fossetta.

-Garmr?- chiese la sirena da sotto. Tutti e tre, l’anziana compresa, si girarono verso la rampa delle scale.

-Lya…- mormorò la donna allettata.Il capovillaggio fece un cenno con la testa a Garmr, indicandogli il piano di sotto.

-Potresti portarla qui su?- chiese tentennante.-Ma si, certo.-

Scese di sotto in fretta, ma in silenzio, prese la sirena e la portò velocemente di sopra. Fu tanto veloce da non darle nemmeno il tempo di chiedergli cosa fosse successo. Ci fu solo il tempo di farle rivolgere uno sguardo curioso e preoccupato al suo portatore.

-Lya…- ripeté l’anziana signora agitando la mano come ad accarezza un volto nell’aria. La sirena si sporse in avanti, per sostituire il suo volto a quello immaginario.La vecchia sorrise felice.

-Lya…- disse ancora, spalancando la bocca come se potesse veramente vedere…-Sua figlia.- mormorò Garmr.-Si. Lyadàn. È morta più di venti anni fa. Non si è mai ripresa del tutto da quella

perdita.--Si, sono io, mamma.- disse la sirena piano, per assecondare l’anziana.

Lei esplose di felicità e poi, lentamente, chiuse gli occhi.-Ti è piaciuto il vestito?- chiese prima di morire.-È bellissimo, grazie blamall.- rispose li accarezzandole i capelli bianchi.

Passarono quattro giorni dalla festa. I funerali dell’anziana si tennero il secondo giorno. Tutti furono colti alla sprovvista da quella morte. Nessuna avrebbe potuto pensare ad un modo più brusco di tornare alla realtà dopo quella fantastica notte di festeggiamenti.La sirena intonò un canto funebre delle sue terre, o meglio, mari. Alle orecchie appariva come un gorgoglio di un uomo che affoga, ma ai cuori dei presenti parvero le parole più dolci e profonde che si potevano esprimere in quella situazione.Bereth riuscì a scacciare i topi grazie al trucco del barile e del cibo andato a male, mentre Garmr si limitava a a passare le giornate a bighellonare in giro, vedendo di tanto l’amico indaffarato con il suo lavoro o la sirena a rispondere alle tante domande dei popolani.

Arrivò però il giorno di andarsene. Bereth prese solo la metà del denaro che gli era stato promesso; sia come ringraziamento per la festa e l’ospitalità che per sconto vista la perdita del villaggio.Rimaneva solo una questione da dirimere: la sirena.

-Credo sia giunto anche per me il momento di andarmene.- sospirò lei un po’ triste.Molti cercarono di dissuaderla, ma lei era irremovibile. Doveva tornare a casa.Si riunirono tutti in quella frazione di fiume dove Garmr la rinvenne quasi una settimana prima. La sirena, prossima all’acqua, si riservò di dire alcune parole prima di immergersi per scomparire per sempre tra le acque.

-Vorrei ringraziarvi dal profondo del mio cuore. Ho passato con voi dei giorni magnifici. Sebbene non siano stati sempre felici, ho sentito il vostro cuore e il mio battere all’unisono, cosa che mi ha fatto capire che non siamo poi così diversi, squame a parte.-Alcuni risero, ma gli occhi lucidi e le mani nervosamente strette li tradivano.

-Vorrei ringraziare il capovillaggio per avermi aiutato a preparare il discorso. Avrei dovuto parlare in diafano altrimenti, e dubito che qualcuno di voi mi avrebbero capito.- disse lei sorridendo.Alcuni la salutarono con la mano, intuendo che il discorso era quasi giunto al termine.

-Vorrei ringraziare tutti voi, ognuno di voi, per avermi fatto conoscere questo mondo fantastico. E grazie a voi due, specialmente, per avermi fatto sentire un’umana nonostante la coda dimostrasse il contrario.- aggiunse poi, rivolta ai due Cercatori che si limitarono ad alzare la mano imbarazzati.

-Addio, amici miei, voi siete la dimostrazione che Maarenynar e popoli antichi possono ancora provare a vivere insieme, e forse un giorno avverrà- Tra qualche anno, magari, potremmo vivere affianco ai vostri nipoti, o bisnipoti; fino ad allora, finché quel giorno non sarà giunto, vi dico addio. Gamàl arìll.- e fece per tuffarsi sott’acqua.Garmr avrebbe voluto dirle qualcosa, qualsiasi cosa, ma non sapeva neanche lui cosa lo rendesse così inquieto all’idea di non vederla mai più. Ci fu uno schianto mugghiante. Dalla spuma venutasi a creare dall’increspamento improvviso di onde anomale, emerse quello che sembrava essere un vero e proprio serpente marino. Era lungo più di quattro metri, ma la coda non emerse, perciò era impossibile fare una stima esatta. La testa, di colore grigio scuro come il corpo, era appuntita e dotata di due occhi sottili come fessure. La bocca era irta di denti affilati e sottili come stiletti. La bestia marina si soffermò a guardare la sirena, caduta in acqua per via dall’onda che aveva generato col suo arrivo.Garmr e Bereth, armi in pugno, si frapposero tra la bestia e i popolani.

-Cosa è?- squittì Bereth impietrito dall’orrore.Garmr neppure lo sentì; la sua domanda venne sovrastata dal verso stridente e raccapricciante della bestia.Il fiume era talmente agitato da non permettere di vedere cos accadesse sotto il velo dell’acqua; i ciottoli di fiume e il limo presero infatti a vorticare furiosamente intorno al serpente, spesso come il ventre di un capodoglio.

-Meg, scappa!- gridò Bereth.-Non posso! Le alghe!- gridò lei in preda al panico.

La sirena era rimasta incastrata da alcune alghe e dal fondale del fiume che le si era riposato addosso. Solo la testa e parte del busto riuscivano ad emergere.La bestia non mancò di notarlo, ma prese di mira Garmr per primo.Il ragazzo stava infatti correndo verso la sirena zigzagando per non farsi intercettare, ma per sicurezza aveva anche richiamato a sé il potere della barriera magica. Il potere lo salvò da un colpo di striscio che la bestia marina aveva sferrato con la lunga coda, irta di piccoli ma letali aculei.

-Bereth, tienilo impegnato!- gridò il ragazzo.

L’altro fece cenno di si con la testa, senza pensare al fatto che il confratello non poteva averlo visto occupato com’era a cercare un punto tranquillo in cui immergersi.

-Qui! Qui!- urlò Bereth per dargli una finestra di opportunità.Il mostro non se lo fece ripetere e si fiondò su di lui, con la violenza di quattro cavalli da tiro in pieno slancio.Il ragazzo si parò abilmente con lo scudo, ma il colpo era troppo violento per poterlo neutralizzare con un semplice pezzo di legno. Volò per circa tre metri e atterrò di faccia, sentendo la curvatura dello scudo mentre minacciava di spezzargli il polso. Garmr colse l’occasione per conficcare la spada sul terreno, reso molle dal limo, e poi si tuffò in acqua come meglio sapeva fare.Liberare la sirena fu una vera impresa. Le onde anomale scatenate dal serpente, decisamente troppo grande per quelle acque, impedivano a Garmr di nuotare con regolarità e di prendere bene il fiato quando riemergeva. Più volte credette di essere sul punto di annegare.Quando finalmente riuscì a raggiungere la sirena, estrasse la daga arrugginita che portava con se dai tempi in cui era lo scudiero di Sir Isobèl e lo utilizzò per tranciare le alghe che tenevano ferma Meg.Visto che però le condizioni erano quantomeno ostili, chiamò con la mano sinistra un’onda d’urto che andasse proprio a favorire il movimento di taglio del pugnale.Con la forza dell’incanto, il pugnale riuscì a tranciare le ultime alghe rimaste.A quel punto la sirena fu in grado di liberarsi anche dal fango che l’aveva arpionata al bordo del letto del fiume.Bereth, nel contempo, si era rimesso in piedi e, furibondo, caricò la bestia allo scopo di farla attaccare e abbassare la guardia. La strategia sembrò funzionare.Con un colpo di stella del mattino ben assestato, il ragazzo rese al mostro l’attacco subito in precedenza. Con la parte tra attaccatura del collo e testa grondante di sangue, il serpente decise di fare appello alla coda per finire il suo avversario.Bereth parò appena in tempo il colpo, tuttavia il contraccolpo fu sempre inarrestabile e volò per altri due metri, atterrando meglio stavolta.

-Tutto qui?!- gli urlò contro.-Garmr muoviti!- aggiunse dopo.

Garmr riuscì per puro miracolo a riemergere e ad aggrapparsi al bordo del fiume.-Scappa!- urlo alla sirena.

Ella annuì e, sovrastando un onda contraria grazie ad un agile colpo di coda, fece per avvicinò+arsi a Garmr. Lui sapeva cosa stava per fare, ma se la negò, tornando sulla terra ferma.

-Scappa!- ruggì Garmr sicuro di stare per morire.Un colpo di coda lo stava per raggiungere dritto in testa, ma lo schivò all’ultimo.

-Scappa, Meg!- ripeté lui, la voce rotta.La sirena capì. Fece una piroetta e si portò sott’acqua in un batter d’occhio.Il mostro parti di affondo con la testa, le fauci spalancate e l’inferno di morte tra le sue mascelle potenti e acuminate

-AHH!- gridò Garmr, la spada in pugno.Il Cercatore scartò di lato, tenendo la spada orizzontalmente proprio all’altezza dell’attaccatura delle fauci del mostro.Questi, ormai impossibilitato a frenare l’attacco, si tagliò con la sua stessa forza buona parte del fianco destro.La bestia, presa dalla furia, prese ad ondeggiare la coda a casaccio, mulinando gli spunzoni a destra e manca. Fortunatamente nessun popolano era rimasto alla portata dei suoi attacchi. Bereth, cogliendo l’attimo, assestò alla bestia un duro colpo, proprio sul muso. Questo, ormai provato, fece per ritirarsi quando venne nuovamente punto dalla spada del Cercatore, non più grande di una spilla da balia per lui.

Un verso immondo, lo scrosciare delle onde e le grida della folla.In tutto quel marasma, il cercatore dotato di poteri riuscì lo stesso a richiamare l’incanto dell’onda d’urto. La indirizzò contro la parte del corpo che il mostro poggiava a terra.Il corpo squamato e scivoloso, insieme il limo fluviale, fecero il resto facendolo cadere rovinosamente a terra.I due Cercatori stavano per dare il colpo di grazia, ma la bestia fu più veloce e li scagliò via con un colpo della testa e del collo, facendoli volare a circa cinque metri di distanza,Quando i due riuscirono ad alzarsi il mostro aveva già cominciato la sua discesa verso il mare.

-Spero che la sirena sappia nuotare veloce.- commento Bereth tenendosi la milza.Garmr annuì lentamente, ricacciando dentro il sangue che gli usciva dal naso.

-Speriamo.-

-Alla fin fine non possiamo lamentarci, non è vero?--Insomma. Abbiamo preso metà di quanto ci era stato promesso.

Berth allora scrollò le spalle.-Che vuoi farci? È dura la vita dell’acchiapparatti.--Sono comunque felice di essere venuto con te.- ammise Garmr nonostante le

difficoltà nel rimanere in sella.-Mi fa piacere che ti sia divertito. Anche se devo dirti che non accade molto

spesso.--Cosa?--La comparsa di sirene durante i contratti per cui vengo pagato.- precisò luì con una

risatina.-Se mai riuscirò ad arrivare alla vecchiaia verrò a vivere qui.- disse piano lo

spadaccino.Bereth gli rivolse uno sguardo eloquente.

-Speri di rivederla?--No, non c’entra nulla quello. Dico solo che è un bellissimo villaggio. Calmo e ben

arredato.-Bereth scrollò la testa.

-Lo sai che tanto non me la bevo, vero?-Strano, visto che di solito ti bevi di tutto!- lo provocò Garmr.

Bereth, incassata la provocazione, spronò il cavallo e Garmr fece lo stesso, ma cadde tragicamente di sella.

-Sei negato con i cavalli, amico mio. Te la cavi meglio con le donne!- sbraitò Bereth in lontananza.

-Tutto il contrario di te!- disse quest’ultimo, rispondendo per le rime.Prima di rimontare in sella gettò un ultimo sguardo al fiume. Il fiume dove aveva conosciuto e poi lasciato per sempre la creatura più bella e più pura sui cui i suoi occhi si fossero mai posati.Alla luce dell’esistenza di tali meraviglie, anche uno come Garmr non poteva rimanere scettico. Pensare a lei gli diede nuova forza e determinazione per la lotta contro l’Impero. Una volta sconfitto il Dio, i tempi sarebbero cambiati e, forse, un giorno si sarebbero potuti rincontrare.

-Alla fine la vecchia aveva ragione.- commentò Bereth poco dopo, quando il confratello lo raggiunse.

-MI aveva detto che rimanere qui al villaggio si sarebbe rivelato pericoloso.-Garmr sbuffò.

-Stupidate. Ovunque andiamo i guai riescono sempre a trovarci; sai che predizione.-

-Forse dovrei farmi insegnare anche io il potere di quella specie di scudo magico. Mi farebbe davvero comodo avere dei poteri come i tuoi.- disse Bereth pensieroso.

-Fatti massacrare in un villaggio, aspetta di essere sul punto di morire, e poi fai vincolare la tua anima a questo mondo tramite un complesso e instabile rituale antico ed instabile.- rispose l’altro mentre cercava di tenersi in sella a fatica.

-Durante un’eclissi che avviene una volta ogni quattromila anni.- aggiunse con l’indice alzato.

-Mh, a ripensarci lo scudo di legno va benissimo lo stesso, anche se dovrò farlo riparare. Quella biscia di proporzioni mastodontiche me lo ha ridotto in poltiglia.- commentò Bereth contrariato.

-Già, chissà quanti altri pericoli ci attendono prima del nostro rientro a casa.- disse Garmr, facendo leva sulla scaramanzia di Bereth.Nonostante lui, però, non fosse così scaramantico, entrambi toccarono ferro contemporaneamente.

-Speriamo di no, Cobalth, speriamo di no. In fondo siamo due semplici ragazzotti in una terra tanto vasta e ricca di altre persone pronte a fare gli eroi!-Garmr annuì, sperando così di scacciare la malasorte convincendola a cercare altri avventurieri più coraggiosi.

-Lo sai Bereth? Stavolta hai proprio ragione.--Grazie.-Di nulla, fratello.-