La dama della collana

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La dama della collana Come trovare un tesoro prezioso? Cercando nella storia. Lady with a necklace How to find a treasure? By rummaging through history Dama mit Kette Wie stößt man auf einen wertvollen Schatz? Indem man in der Geschichte sucht.

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Un’esposizione all’interno del CEMA – Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia di Noventa di Piave (VE), che ha riservato uno spazio permanente al suo interno per valorizzare la collana di epoca medievale ritrovata presso il Complesso Archeologico di San Mauro e accuratamente restaurata.

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La dama della collana

Come trovare un tesoro prezioso?

Cercando nella storia.

Lady with a necklaceHow to find a treasure?

By rummaging through history

Dama mit KetteWie stößt man auf einen wertvollen Schatz?

Indem man in der Geschichte sucht.

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La dama della collana

Il ritrovamento e lo scavo della tomba 49

Nel corso delle indagini archeologiche, condotte nell’estate del 2010 nel complesso archeologico di San Mauro a Noventa di Piave (VE), è stata messa in luce, in un’area cimiteriale relativa alla terza chiesa medievale, una tomba il cui inumato presentava al collo i resti di una collana (fig. 1).

L’apparato scheletrico appartiene ad un individuo di sesso femminile di età adulta depositato, in posizione supina con il capo verso est, in una fossa rettangolare avvolto in un sudario che, tenuto chiuso da uno spillone di bronzo (fig. 2), ha determinato la posizione finale convergente degli arti inferiori e superiori, questi aventi gli avambracci piegati sul bacino e con le mani aperte sovrapposte.

Alcuni chiodi rinvenuti a lato della scatola cranica, conservata in frammenti, e posti in corrispondenza del bacino testimoniano l’utilizzo di un manufatto di legno per la deposizione nella fossa del cadavere: potrebbe trattarsi o di una cassa chiusa o di una barella.

Sulla base del contesto stratigrafico è possibile datare la sepoltura al secolo XV.

Immagine aerea dello Scavo San MauroPagina a Fianco:Fig 1. Particolare del ritrovamento della collanaFig 2. Particolare dello spillone di bronzo che teneva chiuso il sudario

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La collana

La collana, costituita da 16 vaghi di vetro e da 29 piccoli vaghi di osso, è stata ricomposta utilizzando un filo di cotone, al posto di quello originario conservato solo in tracce, e rispettando l’alternanza originaria che mostra la sequenza dei vaghi vitrei intervallati da due perline di osso.

Il lungo tempo di interramento, che ha provocato i processi di degrado dei vari elementi costituenti la collana, non ci consente di cogliere e di apprezzare gli originari rapporti cromatici tra i vaghi grossi di vetro di colore viola con fiorellini bianchi e le perline di osso; infatti il vetro ha assunto una colorazione molto scura con iridescenze e i vaghi in osso una colorazione verdastra dovuta all’assorbimento di sali di rame per contatto con il tubetto metallico presente nel foro passante dei vaghi in vetro. I vaghi grossi sono quasi completamente rivestiti - alcune sfere staccatesi dal nucleo sono state riposizionate con il restauro - e decorati da piccole sfere vitree, realizzate in due differenti colori a contrasto, dove i fiori a rosette sono realizzati con cinque sferule di colore chiaro per i petali e una di colore scuro per il bottone centrale.

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La dama della collana

La fase del restauro

Il restauro conservativo della collana, che ha richiesto l’uso del microscopio per le operazioni di pulitura delle incrostazioni terrose, ci ha consentito anche di acquisire alcune informazioni utili per capire la tecnica di fabbricazione di queste paste vitree assemblate.

L’osservazione al microscopio ha inoltre permesso di scoprire tracce del filo che teneva in origine infilati i vaghi, conservatosi grazie all’assorbimento dei sali di rame; gli elementi vitrei, che presentavano esfoliazioni degli strati superficiali, sono stati consolidati con resina acrilica diluita in acetone.

La lavorazione

Queste particolari perle vitree sono state realizzate con il metodo definito a lume che utilizzava una fiamma per l’assemblaggio a caldo dei diversi elementi: la sfera vitrea principale (diametro non superiore al centimetro), che risulta forata e contenente un tubicino di rame, veniva riscaldata alla fiamma e resa molle al punto giusto per ricevere l’applicazione delle minuscole sferule (diametro 1-1,5 mm) a totale copertura della superficie sferica. La bravura dell’artigiano stava nel riuscire a comporre il fiorellino rappresentato da sei perline bianche e dal bottone centrale di diverso colore, tenendo conto che per ogni perla ce ne sono ben tre.

I vaghi in osso, osservati al microscopio, mostrano le tracce della lavorazione realizzata con l’ausilio del trapano verticale fatto ruotare manualmente con il sistema della corda avvolgente.

In copertina:La dama della collanaPagina a fianco:Particolare

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Lady with a necklaceThe discovery and excavation of grave 49The archeological excavation works performed over summer 2010 in Saint Maurus archaeological complex in Noventa di Piave (Venice), specifically in the grave-yard area of the third Medieval church, brought back to light a grave in which the buried body wore the remains of a necklace around its neck (fig. 1). The skeletal apparatus, which belongs to an adult woman lying on her back with her head turned eastwards, is placed in a rectangular-shaped pit and is wrapped into a shroud. Fastened by a bronze-made long pin (fig. 2), the shroud affected the final converging position of the lower and upper limbs, as her forearms are folded into her lap and one open hand lies over the other.Some nails found close-by the brainpan’s fragments, in correspondence to the lap, highlight how a wooden hand-made tool was used to let the corpse down the pit - it could be a shut box or a stretcher. Based on the stratigraphical context, the burial can be dated back to the 15th Century.

The necklaceFeaturing 16 glass beads and 29 bone beads, the necklace has been re-assembled with a cotton thread replacing the original one - only traces of it are to be seen now - complying with the original alternation of glass beads and a couple of bone beads.The long interment triggered a deterioration process which affects various elements of the necklace, and prevents us from catching and appreciating the chromatic relations existing originally among the bone beads and the bigger glass beads - purple in color and decorated with tiny white flowers. As a fact, the glass developed a very dark iridescent hue, and the bone beads a greenish color which was brought about by the absorbed copper salts touching the tiny metallic tube that pierced the glass beads. The bigger beads are almost entirely covered - restoration actions brought back to their original place some beads which got loose from their core - and are decorated with tiny glass spheres featuring two contrasting colors. The rose-shaped flowers present five small spheres - fair-colored for the petals and dark-colored for the middle-bud.

The restoration phaseThe conservative restoration of the necklace, which relied upon the microscope to clean the jewel’s dirt deposits, gave us the chance to gather useful information on the technique used to manufacture these assembled glass paste pieces. The microscope observation led also to detect traces of the thread on which the beads were originally strung — it survived thanks to the copper salts it has been absorbing. The glass pieces showing exfoliation on their superficial layers have been strengthened with acrylic resin diluted with acetone.

The manufacturing processThese specific glass beads have been made with the so-called flame-working technique, which used fire to assemble and stick together all the different pieces - the pierced main glass bead (no bigger than a centimeter in diameter) featuring a tiny little copper tube got heated over a flame and softened to the point that it could hold the tiny beads (1, 1.5 mm diameter) which cover the whole spherical surface. The craftsman’s expertise lied in the ability to shape the small flower by employing six tiny white beads and a differently-colored middle bud, considering that each bead included three of them.Observed under the microscope, the bone beads show traces of the workmanship carried out manually with the use of a vertical drill that rotated thanks to the wrapping rope system.

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Dama mit KetteFund und Ausgrabung des Grabes 49Im Laufe der archäologischen Untersuchungen, die im Sommer 2010 an der archäologischen Stätte San Mauro in Noventa di Piave (VE) durchgeführt wurden, konnte im Bereich des Friedhofsgeländes der dritten mittelalterlichen Kirche das Grab, in dem die Beigesetzte Reste einer Kette am Hals aufwies (Abb. 1), zutage gefördert werden. Das Skelett stammt von einer erwachsenen Person weiblichen Geschlechtes, die in Rücklage und mit dem Kopf gegen Osten in einem rechteckigen Graben beigesetzt worden war. Das durch eine Bronzenadel (Abb. 2) zusammen gehaltene Leichentuch, in das der Leichnam eingewickelt worden war, bedingte die konvergente endgültige Position der unteren und oberen Gliedmaßen mit den auf Beckenhöhe angewinkelten Vorderarmen und den offenen übereinander liegenden Händen. Die neben den Schädelfragmenten und auf Beckenhöhe gefundenen Nägel sind ein Beweis dafür, dass die Beisetzung des Leichnams in einem hölzernen Manufakt erfolgte: Es könnte sich hierbei um einen geschlossenen Sarg oder eine Tragbahre handeln. Auf der Grundlage des stratigraphischen Kontexts kann das Grab in das 15. Jahrhundert datiert werden.

Die KetteDie aus 16 Glasperlen und 29 kleinen Knochen-Perlen bestehende Kette wurde mithilfe eines Baumwollfadens unter Berücksichtigung der ursprünglichen Anordnung, d.h. Glasperlen abwechselnd mit zwei Knochenperlen, wieder zusammen gefügt. Vom ursprünglichen Faden sind lediglich einige Spuren erhalten geblieben. Aufgrund des langen Verbleibs unter der Erde, der die Beeinträchtigung der verschiedenen Kettenelemente zur Folge hatte, können die ursprünglichen durch die violette Farbe der großen Glasperlen mit weißen Blümchen und die Knochen-Perlen bewirkten Farbeffekte nicht mehr wahrgenommen und beurteilt werden. Das Glas weist eine sehr dunkle, schillernde Farbe auf, die Knochen-Perlen haben hingegen infolge der Aufnahme der Kupferchloride durch den Kontakt mit dem Metallröhrchen in der durchgehenden Öffnung der Glasperlen eine grünliche Färbung angenommen. Die großen Perlen sind fast zur Gänze mit kleinen Glaskügelchen in zwei verschiedenen Kontrastfarben besetzt und geschmückt, einige losgelöste Kügelchen wurden im Laufe der Restaurierung wieder angebracht. Die röschenartigen Blumen bestehen aus fünf hellen Kügelchen, welche die Blütenblätter bilden, und einem dunklen Kügelchen als Knopf in der Mitte.

Phase der RestaurierungDurch die konservative Restaurierung der Kette, die den Einsatz eines Mikroskops zur Entfernung der anhaftenden verkrusteten Erdreste erforderte, konnten wir zudem einige nützliche Informationen über die Technik zur Herstellung der miteinander vermengten Glaspasten gewinnen. Bei der Beobachtung unter dem Mikroskop wurden darüber hinaus Spuren des Fadens entdeckt, in den die Perlen ursprünglich eingefädelt waren. Der Faden war dank der Aufnahme von Kupferchloriden erhalten geblieben. Die sich lösenden oberflächlichen Teile der Glaselemente wurden mit in Azeton verdünntem Akrylharz fixiert.

Bearbeitung Diese besonderen Glasperlen wurden mit der sogenannten “A-lume”-Methode hergestellt, wobei die verschiedenen Elemente mithilfe einer Flamme aufgeschmolzen wurden: Die mit einem Loch und einem Kupferröhrchen versehene zentrale Glaskugel (mit einem Durchmesser von höchstens 1 cm) wurde in der Flamme erhitzt und bis zu einem gewissen Grad erweicht, sodass die kleinen Kügelchen mit einem Durchmesser von 1 bis 1,5 mm auf der gesamten Kugeloberfläche aufgebracht werden konnten. Besondere Geschicklichkeit war erforderlich, um ein aus sechs kleinen weißen Perlen und einem andersfarbigen Knopf in der Mitte bestehendes Blümchen zu fertigen. Jede Perle umfasst drei davon. Die unter dem Mikroskop beobachteten Knochen-Perlen weisen Spuren der Bearbeitung mit dem Vertikalbohrer auf, der mit dem System des sich aufwickelnden Seiles manuell gedreht wurde.

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La dama della collanaLa recente campagna di scavi (2010) nell’Area Archeologica di San Mauro ha portato alla luce una splendida collana medievale, esposta per la prima volta dopo il restauro presso il museo virtuale CEMA - Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia, all’interno del Veneto Designer Outlet.

Il CEMA, inoltre, accoglie la replica tridimensionale della collana, che rimarrà nel museo virtuale anche dopo il 24 settembre 2011, quando la dama verrà definitivamente collocata nella Sala Consiliare del Municipio insieme agli altri reperti provenienti dal complesso archeologico di San Mauro.

A cura di Francesco Cozza, Sara EmanueleSoprintendenza per i Beni Archeologici del VenetoVincenzo Gobbo ditta Diego Malvestio & C. s.n.c.

Centro Espositivo Multimediale dell’ArcheologiaVeneto Designer OutletPiazzetta della Gondola Via Marco Polo 1Noventa di Piave (VE)

Sala Consiliare del Municipio Noventa di PiavePiazza G. Marconi 1Noventa di Piave (VE)

Associazione Culturale Noventa Arte e StoriaCell. 331/[email protected]

in collaborazione con: da un’idea di:

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