La crisi - Mise · idee di business vincenti: chi riesce a presidiare nicchie di mercato è più...

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1 Presidente Sangalli, Autorità, Signore e signori, Sono davvero lieto di partecipare alla vostra assemblea annuale, luogo di confronto con una delle più importanti associazioni del mondo economico del Paese. Le aziende della Confcommercio Imprese per l’Italia sono una risorsa fondamentale, sia perché costituiscono una grande fetta della ricchezza prodotta in Italia sia perchè rivestono un ruolo strategico nella filiera produttivo- distributiva. *** La crisi La più lunga e dura fase recessiva dal secondo dopo guerra si è abbattuta su tutte le principali economie avanzate in un momento particolarmente delicato, un momento in cui, per far fronte alle trasformazioni del contesto globale, erano in atto processi di sviluppo e di

Transcript of La crisi - Mise · idee di business vincenti: chi riesce a presidiare nicchie di mercato è più...

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Presidente Sangalli,

Autorità,

Signore e signori,

Sono davvero lieto di partecipare alla vostra assemblea

annuale, luogo di confronto con una delle più importanti

associazioni del mondo economico del Paese.

Le aziende della Confcommercio – Imprese per l’Italia sono

una risorsa fondamentale, sia perché costituiscono una

grande fetta della ricchezza prodotta in Italia sia perchè

rivestono un ruolo strategico nella filiera produttivo-

distributiva.

*** La crisi

La più lunga e dura fase recessiva dal secondo dopo

guerra si è abbattuta su tutte le principali economie

avanzate in un momento particolarmente delicato, un

momento in cui, per far fronte alle trasformazioni del

contesto globale, erano in atto processi di sviluppo e di

2

innovazione, necessari al consolidamento della

competitività delle nostre imprese.

La fase più acuta della crisi adesso sembra superata, anche

se la ripresa è ancora lenta e deve far fronte alle continue

minacce che giungono dall’esterno: le tensioni sul fronte

dei paesi produttori di petrolio e i rischi connessi alla

stabilità finanziaria dei cosiddetti Pigs si riflettono su tutti i

Paesi dell’Unione.

In Italia è risultato indispensabile lo sforzo congiunto delle

istituzioni, delle imprese e delle associazioni di

rappresentanza per generare un circolo virtuoso in grado

di limitare le conseguenze della recessione: il Sistema

Paese ha retto, pur subendo ridimensionamenti.

È ora necessario indirizzare gli sforzi verso un progetto

comune: le capacità mostrate nell’affrontare l’emergenza

devono essere da incentivo anche e soprattutto

nell’attuale fase congiunturale, forse ancor più delicata.

Coniugare crescita e rigore diventa l’imperativo dei

prossimi mesi e dei prossimi anni.

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*** I servizi di mercato

La recessione si è abbattuta su tutti i settori, non

risparmiando alcun ambito dell’economia. Nell’industria in

senso stretto il numero di occupati si è drammaticamente

ridotto di oltre 450 mila unità tra il 2007 e il 2010; la

perdita nei servizi di mercato, sia pure significativamente

più bassa, è stata pesante: circa 140 mila addetti.

Si è verificata una selezione all’interno del tessuto

produttivo, ma il contenimento delle perdite è comunque

una conferma della solidità di una larga fetta del sistema

imprenditoriale del comparto, radicato nel territorio,

flessibile, sempre orientato al perseguimento di elevati

standard qualitativi.

Non a caso i primi segnali positivi per il settore si possono

riscontrare già dallo scorso anno: il tasso di crescita della

ricchezza prodotta è tornato a mostrare un segno positivo

sia per il commercio che per il turismo, con una variazione

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del 2,5% significativamente superiore a quella media del Pil

(+1,3%).

*** Debolezza della domanda

Dati che confortano ma che non possono comunque far

sottovalutare una realtà complessa e articolata: lo

scenario economico permane incerto e la dinamica del

Paese è insoddisfacente, anche se non è così distante dai

ritmi medi dell’ultimo decennio.

Gli stimoli alla crescita provengono soprattutto dai mercati

esteri, mentre la domanda domestica stenta a ripartire:

rispetto al primo trimestre del 2010, in avvio di anno

corrente l’aumento della spesa delle famiglie sul territorio

nazionale non ha raggiunto l’1%.

Comprendo le vostre preoccupazioni sulla riforma fiscale di

cui si discute in questi giorni. Superata l’emergenza

occorre adesso accelerare sulla via dello sviluppo. Per

questo, voglio dirvi oggi che non è assolutamente

intenzione del Governo costruire la riforma sull’aumento

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dell’IVA. Sarebbe uno strumento fiscale che frena la

crescita, mentre sappiamo bene che quello che serve è un

forte stimolo alla ripresa della domanda interna. [Per cui,

Carlo, potete stare tranquilli].

Non intendo soffermarmi più di tanto sulle cause della

difficoltà della ripresa dei consumi interni, che voi vivete

quotidianamente in modo diretto. La debolezza della

domanda ha radici profonde, ulteriormente aggravate

dalla crisi.

Da una vostra recente ricerca emerge come si comprima

sempre più la quota di reddito che le famiglie riservano ai

consumi, erosa dalle spese obbligate cui i cittadini devono

far fronte: mutui o affitti, bollette, sanità, assicurazioni,

ecc. Non a caso la propensione al risparmio, punto di

forza della nostra economia, si è ridotta fino a

raggiungere valori uguali se non inferiori a quella degli altri

grandi Paesi d’Europa.

Istat e Ocse ci ricordano come la presenza di lavoratori

scoraggiati, ai margini del mercato del lavoro o titolari di

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bassi salari, sia in costante aumento. La crisi ha

comportato una perdita di oltre 500 mila occupati, con un

tasso di disoccupazione di lunga durata passato dal 2,8%

del 2007 al 4% dello scorso anno.

Sono dinamiche preoccupanti, a cui il Governo ha fatto

fronte mettendo in campo ingenti risorse: l’emergenza

lavoro ha rappresentato una delle priorità irrinunciabili

della nostra azione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti:

da gennaio 2009 al marzo 2011 sono state utilizzate 1,3

miliardi di ore di Cassa Integrazione; oltre 687 mila sono

stati i beneficiari di assegni di disoccupazione e mobilità.

*** Recenti miglioramenti

La cura d’urto ha funzionato e adesso si iniziano a

raccogliere i primi frutti: il tasso di disoccupazione è sceso

in aprile all’8,1%, le ore di CIG autorizzate nei primi cinque

mesi dell’anno sono diminuite di oltre 100 milioni rispetto

allo stesso periodo del 2010.

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Dal miglioramento del mercato del lavoro ci attendiamo

ricadute positive anche sulla domanda interna.

Le elaborazioni del vostro centro studi segnalano ad aprile

un aumento dell’1,1% dell’indicatore dei consumi rispetto

allo stesso mese del 2010: al netto delle autovetture

l’indice ha raggiunto il valore più elevato degli ultimi due

anni.

Qualche segnale confortante arriva anche dall’Istat: cresce

il clima di fiducia dei consumatori, con giudizi e previsioni

più favorevoli sulla situazione economica del Paese.

Nel complesso va valutata positivamente anche la

dinamica degli ordinativi del manifatturiero, nonostante la

recente battuta d’arresto segnalata dall’Istat: l’indicatore

relativo alla componente domestica, crollato a quota 82

punti in aprile del 2009, si è stabilizzato sopra quota 100

nel corso dell’anno.

*** Il commercio

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I prossimi mesi ci diranno se queste dinamiche

incoraggianti saranno sufficienti a imprimere

un’accelerazione alla crescita del Paese. Molto dipenderà

da quanto riusciranno a stabilizzarsi e consolidarsi,

diffondendosi a tutte le attività economiche.

Del resto, si deve anche considerare che le attività poste a

valle della filiera come il commercio ed i servizi di mercato

vengono normalmente raggiunte in ritardo dalle

dinamiche di ripresa.

Conforta però sapere che le difficoltà non abbiano

scoraggiato i nostri imprenditori: avete voglia di fare,

avete voglia di scommettere su voi stessi per realizzare

quel benessere che è stato così duramente minacciato

dalla crisi. Un obiettivo che perseguite contando sempre di

più sulle vostre competenze ed abilità, prendendo su di

voi, consapevolmente, il rischio di fare impresa.

I dati proposti dal Presidente Sangalli sulla mortalità delle

aziende sono corretti. Ma, se eliminiamo le cancellazioni

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d’ufficio1, il risultato cambia. Nel 2010 il commercio

presenta un saldo positivo tra natalità e mortalità di ben

16.975 aziende2, il saldo settoriale più elevato in valore

assoluto, per oltre il 70% associabile al comparto delle

vendite al dettaglio. È positivo anche il contributo del

comparto turistico (servizi di ristorazione e alloggio) che

cresce di oltre 13mila unità, pari ad un aumento del 3,5%.

*** Verso nicchie di mercato

Dal quadro complessivo delle dinamiche interne al

commercio si possono ricavare alcune indicazioni

significative: nei primi mesi dell’anno, indipendentemente

dalla dimensione degli esercizi commerciali, quelli non

specializzati mostrano una flessione dell’1,6% delle

vendite al dettaglio rispetto al primo trimestre del 2010; gli

esercizi specializzati, al contrario, aumentano le vendite

di un +1,6% [Fonte Istat].

1 Sono chiusure amministrative, che non hanno valore contingente; per esempio per morte del

titolare, o per inattività pluriennale, oppure ancora per perdita dei diritti autorizzativi o abilitativi 2 Dati UNIONCAMERE

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Più che la distinzione tra vendita al dettaglio e grande

distribuzione, vale quindi la capacità di mettere in atto

idee di business vincenti: chi riesce a presidiare nicchie di

mercato è più protetto dalla crisi ma anche

dall’incremento della concorrenza. Le forme più

tradizionali di commercio, di contro, sono più esposte alle

dinamiche recessive.

***

E-commerce

Un mercato allargato e in evoluzione prevede forme di

concorrenza nuove, in grado di sfruttare canali e mercati in

passato inaccessibili. La competizione non avviene più su

scala locale: le nuove tecnologie consentono di

intercettare segmenti di domanda internazionali,

offrendo opportunità a chiunque riesca ad avere un’idea

imprenditoriale vincente, indipendentemente dal settore

e dalla dimensione d’impresa.

Un recente studio del Boston Consulting Group (aprile

2011) mostra come l’Internet economy italiana valeva

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31,6 miliardi di euro nel 2010 (ovvero il 2,0% del Pil), in

crescita del 10% rispetto ai 28,8 miliardi del 2009 (1,9% del

Pil). Se Internet fosse un settore, la sua crescita avrebbe

contribuito all’8% dell’aumento complessivo del Pil

nazionale registrato nel 2010.

Le imprese del commercio hanno incorporato le ICT più di

altri settori, ma in generale la diffusione di internet in Italia

resta ancora limitata, soprattutto tra le aziende di

dimensioni minori: secondo gli ultimi dati Eurisko, mentre

l’87% delle aziende con più di 50 dipendenti ha un sito, per

quelle con meno di 10 addetti la percentuale è inferiore al

50%, con una punta negativa del 15% nelle aziende che ne

hanno 1 o 2.

Il Governo ha puntato molto sul ruolo delle

telecomunicazioni e dello sviluppo della banda larga, con

un ambizioso progetto di azzeramento del digital divide

(garantendo a tutti i cittadini internet a una velocità di

almeno 2 mbps) e con il Piano per le reti di nuova

generazione, per raggiungere almeno la metà della

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popolazione italiana con una banda ultralarga (con velocità

oltre i 100 mb/s) entro il 2018.

Il nostro compito è equivalente a quello di chi, negli anni

’60, ha costruito la rete autostradale italiana per fa

circolare merci, persone e conoscenze: ampliare la grande

rete telematica, renderla più veloce e più affidabile. Lo

stiamo facendo, recuperando a grandi passi il divario con

le altre nazioni. Adesso non è più questione di barriere

tecnologiche e di infrastrutture mancanti. Ora è una

questione culturale: sta a voi riuscire a superare le

resistenze e le diffidenze: dovete sempre di più imparare

ad usare la rete, sviluppare le competenze necessarie per

sfruttare appieno le immense potenzialità del web.

Numerose esperienze di successo si trovano tra le tante

agenzie di viaggio che, per non essere spiazzate da un

turismo sempre più telematico, hanno modificato modello

di business grazie a internet, riuscendo così a continuare a

presidiare il mercato.

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Ma sono comuni anche nei settori più tradizionali: non

mancano esempi di negozi in grado di fatturare oltre

l’80% dei ricavi grazie al canale digitale.

.

*** Le risposte del Governo

Sono casi di scuola su come la capacità imprenditoriale e

di innovazione rimangano le doti più importanti per

superare le difficoltà conseguenti alla crisi.

Sono modelli imprenditoriali che vanno sostenuti e diffusi

il più possibile. Richiedono a volte investimenti ingenti e

un cambiamento nel modello manageriale. Per questo non

va sottovalutato Il rischio che progetti vincenti possano

essere vanificati dai tanti problemi nelle relazioni con il

sistema bancario e dai parametri stringenti previsti da

Basilea3. Un ruolo fondamentale di sostegno a percorsi di

upgrading qualitativo va indubbiamente riconosciuto, sul

fronte creditizio, da un lato all’azione dei Confidi, dall’altro

a quella del Fondo Centrale di Garanzia.

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Il progressivo spostamento delle assunzioni programmate

verso profili professionali più elevati, certificato dalla

ricerca Excelsior di Unioncamere, consente di guardare con

fiducia all’evoluzione del settore nei prossimi anni. Tra le

cause della bassa produttività italiana, infatti, si è fatto

spesso riferimento al deficit educativo della manodopera

impiegata e al mancato collegamento tra necessità delle

imprese e percorsi formativi degli studenti. Con la riforma

dell’istruzione abbiamo affrontato nodi per troppi anni

rimasti irrisolti.

La riforma dell’apprendistato dà una risposta concreta alla

necessità di favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del

lavoro, alla esigenza sempre più diffusa di conseguire alti

livelli di formazione e al bisogno di acquisizione di

specifiche competenze professionali.

Un’altra cosa voglio dire sugli impegni del Governo. Il

Presidente Sangalli sottolineava il rischio che una

considerevole quantità di fondi europei fissati per gli anni

2007-2013 potesse venire persa per non essere stata

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utilizzata. Vi voglio tranquillizzare su questo punto. Il CIPE

ha fissato regole chiare e certe per recuperare i ritardi,

prevedendo di levare i fondi ai programmi che non

riescono ad utilizzarli secondo scadenze definite, per

ridistribuirli ai programmi più puntuali. E la prima verifica,

fatta al 31 maggio, propone risultati molto incoraggianti: la

quasi totalità dei programmi di investimenti (50 su 52) ha

subito forti accelerazioni, raggiungendo gli obiettivi

prefissati. Tenendo presente questo dato, e il fatto che la

statistica ci dice che c’è sempre un notevole aumento di

spesa nella seconda parte del programma di investimento

(in questo caso da qui al 2013), possiamo dire che c’è la

ragionevole sicurezza che i Fondi Europei che ci sono stati

assegnati verranno interamente utilizzati3.

***

Reti di Impresa e internazionalizzazione

La competizione si svolge ormai su mercati globali e la

piccola dimensione, da sempre punto di forza della nostra

3 Dati forniti dalla Direzione Mancurti

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economia, rischia di non essere più adeguata alla sfida

mondiale. Accesso ai mercati più distanti, valorizzazione

dei marchi, consolidamento del potere contrattuale

all’interno della filiera, condivisione laddove possibile di

costi di gestione e innovazione sono solo alcune delle

priorità operative delle nostre aziende. Occorre allora

puntare su nuove forme di collaborazione tra imprese per

assicurare il raggiungimento della massa critica in grado di

compensare i limiti della piccola dimensione: i successi

dell’esperienza dei contratti di rete ci confortano nel

ritenere che l’azione del Governo stia andando nella giusta

direzione. Ad aprile i contratti erano 41, oggi sono già 63,

con 338 aziende coinvolte.

Il Decreto Sviluppo (art. 3) prevede la possibilità di istituire

nei territori costieri Distretti turistici a cui si applicano

agevolazioni in materia fiscale e amministrativa, inclusa

l’attivazione di sportelli unici.

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Molto resta ancora da fare, anche in tema di

internazionalizzazione: è importante che il percorso di

apertura sui mercati esteri coinvolga diffusamente anche

le imprese dei servizi. Noi intendiamo sostenervi in questa

direzione, a partire dalla necessità di un’azione coordinata

di tutti gli enti, Ice, Sace, Simest, per rendere ancora più

efficace l’utilizzo delle risorse e degli strumenti dedicati: lo

schema prevede l’unitarietà d’azione, all’interno di una

suddivisione di compiti e ruoli funzionale al sostegno della

competitività italiana.

***

Rapporti con la PA e semplificazione

C’è un aspetto che il Presidente ha toccato nel suo

discorso, e su cui voglio soffermarmi: è quello del rapporto

tra imprenditori e Pubblica Amministrazione.

Riteniamo che debbano essere sempre di più garantite le

condizioni indispensabili per assecondare la vostra spinta

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innovatrice. La Pubblica Amministrazione non deve più

essere vista come ostacolo alla voglia di fare, ma come

supporto alla creazione delle condizioni ideali per fare

impresa.

Il 16 marzo scorso, è entrata in vigore una direttiva

europea sul controllo dei pagamenti della PA (7/2011). Il

Governo ha la delega per stabilire controlli e sanzioni sui

ritardi nei pagamenti. Personalmente mi impegno per un

veloce recepimento della Direttiva, perché so bene

quanto sia fondamentale la certezza dei tempi di

pagamento per chi ogni giorno deve fare i conti per

mandare avanti la propria azienda. E’ una promessa.

In tema di semplificazione un passaggio fondamentale è

assicurato dall’approvazione dello Statuto delle imprese,

che ribadisce la centralità delle Pmi nel panorama

economico nazionale. La nomina di Mister Pmi e

l’approvazione dello Small Business Act costituiscono una

riprova dell’attenzione che il Governo e questo Ministero

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riservano alle problematiche delle piccole e medie

imprese.

La riforma degli sportelli unici dovrebbe finalmente

portare al superamento delle tante barriere d’ingresso

per chi vuole avviare un’attività imprenditoriale.

È stato inoltre istituito presso il Mise un Tavolo di

Semplificazione a cui siedono Rete Imprese Italia,

Confindustria, Abi, Alleanza per le Cooperative, Confapi.

Abbiamo scelto un approccio pragmatico: nessuna enfasi

su grandi riforme ma un lavoro certosino, "con il

cacciavite in mano", da svolgere insieme a voi per

individuare ed eliminare le restrizioni normative e

regolamentari che soffocano lo sviluppo della libera

impresa.

Già nelle prossime settimane alcune misure individuate nel

tavolo verranno inserite nell'iter parlamentare dello

Statuto delle Imprese ed altre, come ben sapete, sono già

comprese nel nuovo testo del Decreto Sviluppo.

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Ma il contesto favorevole, come ricordato dal Presidente

Sangalli, passa anche dalla certezza del diritto. Per snellire

i tempi della giustizia civile, il Governo ha varato la riforma

sulla mediazione civile, con il duplice obiettivo di ridurre il

flusso in ingresso di nuove cause e di velocizzare quelle in

corso ricorrendo al processo civile telematico.

*** Contraffazione

L'ambito del mercato e dei consumatori rappresenta

certamente un pilastro della nostra azione: su questo

interveniamo anche con la garanzia dei prodotti in

commercio (abbiamo recentemente approvato in via

definitiva il testo di recepimento della direttiva giocattoli)

e con la lotta alla contraffazione.

In Italia, come nel resto del mondo, la contraffazione ha

raggiunto dimensioni allarmanti. Nel corso del 2010 sono

stati sequestrati oltre 110 milioni di prodotti falsi o

pericolosi: i sequestri di beni di largo consumo sono

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aumentati del 36%, mentre quelli dei prodotti pericolosi

per la salute del 33%.

Questi dati dimostrano l'esistenza di una vera e propria

industria criminale, che oltre a colpire le eccellenze della

produzione nazionale, indebolisce anche le prospettive di

sviluppo del sistema economico italiano.

Per potenziare le azioni di contrasto abbiamo insediato il

Consiglio Nazionale Anticontraffazione (CNAC) previsto

dalla legge 99/2009. Questo organismo sta creando una

rete di amministrazioni pubbliche e di task- force di

coordinamento territoriale presso le prefetture per avviare

iniziative a garanzia della legalità delle attività economiche

e commerciali.

*** Energia

Un capitolo a parte merita l’energia. Sappiamo tutti

benissimo che c’è l’assoluta necessità di ridurre la bolletta.

La logica del 4° Conto Energia era esattamente questa:

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garantire lo sviluppo delle rinnovabili con un impatto

sostenibile sulle bollette dei cittadini e delle imprese.

La scelta di abbandonare il nucleare all’indomani della

tragedia di Fukushima rende ora necessario accelerare

sulla strada della definizione di una nuova strategia

energetica nazionale. Dovremo assumere in tempi rapidi

scelte e decisioni che orienteranno il futuro del nostro

Paese per i prossimi 20 anni. Vogliamo puntare sulla

ricerca e sulla sperimentazione di nuove tecnologie che

saranno preponderanti nel campo della produzione

elettrica.

Innovazione tecnologica vuol dire efficienza energetica e

risparmio in bolletta, rinnovabili più costanti e affidabili,

reti intelligenti, energia pulita da fonti fossili.

Il Governo sta già lavorando da tempo su questi fronti. Il

dlgs rinnovabili ha ridisegnato il sistema di incentivazione

rendendo economicamente sostenibili le fonti verdi e

dando prospettive di mercato di lungo periodo al settore.

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La Legge di Stabilità ha confermato l’ecobonus del 55% per

le ristrutturazioni ecosostenibili, dando ulteriore impulso

alla filiera produttiva nazionale e facendo un ulteriore

passo in avanti nel risparmio energetico.

È all’attenzione del Parlamento la norma che consente la

sperimentazione sulla CCS, un’innovativa tecnologia di

cattura e sequestro della CO2 che dovrebbe consentire

una forte riduzione dell’impatto ambientale delle emissioni

da fonti fossili.

***

Legalità

Voglio chiudere con un argomento che mi sta

particolarmente a cuore, quello della legalità.

Da una parte dobbiamo essere grati a quanto il Governo

sta facendo per combattere la criminalità organizzata,

soprattutto al sud. Ma la lotta alle mafie non può essere

un’esclusiva dello Stato. Occorre un impegno comune, una

battaglia quotidiana che deve essere combattuta da tutti.

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Per questo ritengo altamente apprezzabile ciò che fate

singolarmente e come associazione per opporvi alla

violenza ed al sopruso della criminalità; e a maggior

ragione lo apprezzo perché, malgrado spesso siate le prime

vittime, siete proprio voi a resistere e a contribuire a

mantenere vivibili le nostre città.

Dobbiamo però essere tutti ben coscienti che non esiste

solo la criminalità organizzata. L’illegalità si esercita in

ogni parte del Paese con l’evasione fiscale, con la

corruzione, con l’usura. Le parole di Sangalli sono

un’indicazione precisa di quanto tutti noi dobbiamo fare.

Ancora una volta solo lo sforzo comune, la voglia diffusa

di migliorare il nostro Paese può fare la differenza per

creare un Italia più forte e più sana.

Grazie.